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    Quell'anno non era cominciato nel migliore dei modi, tanto che era stata indecisa fino all'ultimo se fosse o meno il caso di unirsi ad una lezione del genere. Da un lato aveva la sensazione che Morrigan sapesse bene come distrarla, ormai, e le sue lezioni non era mai prevedibili, dall'altra parte però temeva di non avere la testa giusta per concentrarsi su qualcosa di potenzialmente pericoloso. Non doveva per forza essere così no? Eppure non sapeva più declinare una sfida quando veniva coinvolta e dopo aver letto la lettera inevitabilmente era troppo curiosa per tirarsi indietro.
    Così quella mattina si era svegliata di buon ora, aveva cercato di chiamare Aibileen e convincerla a venire con lei nonostante la stanchezza, e poi aveva indossato la divisa, perdendo forse fin troppo tempo a curare ogni dettaglio, ben più del solito.
    Un anno prima si sarebbe lanciata in una lezione come quella con più entusiasmo, per certi, e assieme sarebbe stata anche più preoccupata: aveva superato certe paure, questo era vero, ma aveva ereditato la paura delle proprie reazioni. Se in quel momento un'avventura non la spaventava, aveva paura di scoprire chi altro si sarebbe presentato alla lezione, e anche per quello aveva saltato molte delle precedenti: ora con Cameron le cose si erano fatte ancora più strane, fredde, forse imbarazzanti, e istintivamente aveva provato ad aggirare il problema.
    Ora però si rendeva conto di quanto fosse stata una reazione sciocca, almeno per certi versi, e nascondersi non ne valeva davvero la pena. Infilò nella tasca della giacca la sua lente di Falco, nel caso potesse tornare utile, montata sul cannocchiale che aveva acquistato, per poi avviarsi verso la spiaggia dove avrebbe rinfoltito il gruppetto di studenti che aveva risposto alla chiamata.
    "Buongiorno." salutò gentile i presenti con un cenno, uno riservato solo al professore.
    Inutile dire che l'imponente Senhora do destino attirò subito la sua attenzione, portandola a schiudere le labbra per la sorpresa mentre ascoltava la storia di Renata Sorrah, di cui aveva letto qualcosa qua e là ma che non l'aveva mai intrigata come in quel momento. "Come può essere qui..." sussurrò piano, incredula, mentre Morrigan continuava con la spiegazione che le avrebbe fornito proprio quella risposta.
    Annuì piano alle sue parole, ricordando di aver letto qualcosa di più invece su quel famoso programma, anche se le sue fonti non erano mai scese accuratamente nel dettaglio. "Un progetto ambizioso per quello che ho letto, e che ha creato diverse polemiche, è corretto? So che alcuni hanno festeggiato la sua...scomparsa." osservò, calcando la voce su quell'ultima parola perchè era proprio ciò che quella nave avrebbe dovuto essere: scomparsa. E invece era lì, indubbiamente messa alla prova dal passare del tempo ma ancora intera, malgrado tutto.
    Non potè trattenere un "wow" quando i tre automi fecero il loro ingresso, dimostrandole che nonostante tutto il progetto aveva dato i suoi frutti e che frutti! Osservò i tre automi avanzare e rispose con un leggero ritardo all'entusiasmo di Harry, rispondendo comunque con un sorriso.
    "Certo, sono dei vostri." confermò, dando poi un'occhiata agli appunti di Morrigan: a voler essere sinceri era affascinata da tutti i costrutti, anche se la magitecnica non era il suo talento principale li trovava se non altro sorprendenti e uno valeva l'altro, fin tanto che poteva proteggere i civili da quella minaccia. D'altro canto un automa, costruito da mani magiche, che si fondeva così bene con la natura non le sembrava solo magnificamente adatto al mare del sud, ma anche ancora più interessante da studiare.
    Annuì alla sua proposta e alla sua teoria, con convinzione, per poi estrarre il suo cannocchiale. "Ho portato questa con me, ci aiuterà a vedere meglio da lontano." confermò con sicurezza. "Se è affamato potrebbe anche non aver badato troppo alle tracce che lasciava dietro di sè, e la foresta è un ecosistema così perfetto che forse trovare impronte riconducibili ad un automa non sarà troppo difficile." aggiunse, per poi estrarre la bacchetta a sua volta. "Vestis!" pronunciò quindi, nel tentativo di tramutare i suoi abiti in una tuta da esploratore, di un materiale spesso e bella coprente, così da difendersi al meglio dalle minacce che la foresta poteva riservare.
    Mia Freeman

    "
    IL BENE SI NASCONDE IN OGNUNO DI NOI, BASTA SAPER OSSERVARE
    "

    AMETRIN

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    Mia Freeman
    Prefetto Ametrin

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    Era sicura che un incontro come quello sarebbe risultato, nella migliore delle ipotesi, strano e, nella peggiore e più probabile, sbagliato. Aveva imparato a conoscere Cam come le sue tasche, o meglio si era illusa di aver compreso i suoi meccanismi, di essere capace di leggere tra i suoi gesti e i suoi silenzi quello che gli passava per la testa, e all'improvviso si era resa conto di essersi costruita solo dei bellissimi castelli in aria. Non negava di aver idealizzato la loro relazione, di essersi illusa di poter migliorare anche lui, di poterlo salvare dai suoi demoni, quando forse avrebbe dovuto concentrarsi più che altro sul salvare se stessa. Si era chiesta quanti segnali si fosse persa, quanti sguardi avesse ignorato prima che la tragedia avvenisse. Doveva aver sottovalutato qualcosa prima o poi, doveva aver perso il momento in cui tutto aveva cominciato ad andare a rotoli. Ma non riusciva a perdersi le note di dolore nella voce dell'altro, non riusciva a ignorare la sua sofferenza, fare finta di niente e pensare ad altro.
    "Non sei obbligato ad accettarlo." provò a fargli notare, cercando di leggere il più possibile nelle sue iridi, ora quasi in tempesta, e provare a trovare le parole giuste per dargli più conforto possibile.
    "Non ha diritto di tornare all'improvviso e rivolere tutto indietro. Tu invece hai diritto ad avere i tuoi spazi, a prenderti i tuoi tempi." aggiunse poco dopo, anche se sospettava che nessuna frase avrebbe davvero potuto aiutare ad affrontare una situazione così complessa.
    Si concesse un respiro profondo, mentre incassava appena la testa tra le spalle e la scuoteva leggermente, quasi a voler negare l'evidenza: la verità era che lei si sarebbe accollata tutti i suoi pesi e i suoi problemi senza battere ciglio, lo aveva fatto in passato e non negava la possibilità di rifarlo ancora. Come poteva dire di no a quegli occhi? Come poteva voltargli le spalle sapendo quel che stava passando? Sospettava che non fosse più nemmeno colpa della sua empatia, del fatto che tendesse naturalmente ad immedesimarsi troppo nel prossimo, a quel punto viveva nella convinzione che Cameron fosse il suo più grande punto debole.
    Il fatto che fosse stata la sua prima volta, sotto molti aspetti, di sicuro giocava a suo favore: il ragazzo l'aveva segnata, suo malgrado, e per quanto nei momenti peggiori si fosse augurata un Oblivio per troncare la sua agonia, sapeva già che dimenticare certe cose le avrebbe fatto più male che bene.
    Era lì, in quel preciso istante, con tutti i suoi traguardi e i suoi obiettivi raggiunti, anche per merito di Cameron, e nonostante tutto non si pentiva di quel che era successo anche se, tornando indietro, avrebbe cambiato qualche dettaglio. Come quell'affetto così viscerale e profondo che la portò a sbuffare e minimizzare il tutto con un gesto distratto della mano.
    "Non mi stai dando nessun peso che non sia disposta a sopportare." si limitò a replicare per poi abbassare lo sguardo e scrutare la propria tazza di te alla ricerca di una risposta appropriata da dargli. Aveva fame? Non proprio. Ma rifiutare significava allontanarlo e, se lo conosceva ancora anche solo un po', Cameron avrebbe letto in un rifiuto miliardi di non detti inesistenti.
    "Perchè no?" finì quindi per rispondere alla fine, accennando un leggero sorriso.
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    Mia Freeman
    Prefetto Ametrin

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    C'erano momenti in cui girovagare da sola le pesava più di quanto le piacesse ammettere. Aveva passato una vita ad assicurarsi di saper stare da sola, convinta che non avrebbe mai legato con qualcuno, eppure ora le mancava la risata di Emma o di Aibi nelle orecchie, e le mancavano le battutine che Blake o Cameron avrebbero lanciato ai passanti. Cercò di focalizzarsi sul Black Opal, di non sovranalizzare tutto come faceva ogni volta quando si trovava da sola con i suoi pensieri.
    Aveva passato un'intera estate in solitudine, accettando solo la presenza di Charles, eppure adesso le sembrava molto più difficile.
    Si era ritrovata a vagare per i negozi senza una meta, cercando di collezionare gli ultimi regali di Natale, sperando di non impiegarci troppo, e stava cercando di portare la sua cioccolata calda ad una temperatura bevibile quando qualcuno la fece scattare, mettendole un braccio su una spalla e costringendola e voltarsi per capire che diavolo stesse succedendo.
    Il ragazzo che si trovò a fianco aveva un fisico definito, anche se non era imponente, ed emanava sicurezza e fermezza da ogni movimento. Sembrava teso, per qualche ragione, e le aveva appena chiesto una cosa che non aveva alcun senso e che suonava troppo assurda per non essere vera.
    L'ultima cosa che voleva era avere problemi con la legge, e per quanto Thomas non sembrasse un tipo minaccioso -in quel caso non gli avrebbe mai permesso di starle vicino- comunque non aveva intenzione di opporsi. Eppure... che senso aveva? Un brivido di preoccupazione le percorse lo stesso la schiena, e dal momento che non poteva pensare di usare la magia in un posto simile le sue dita si chiusero intorno alle chiavi, che teneva nella tasca della giacca, provando a non sembrare troppo rigida e restando comunque vigile.
    In effetti il ragazzino stava facendo qualcosa che non avrebbe dovuto, il che le suggeriva che per quanto quella fosse una finzione bella e buona poteva passare nella lista di "bugie bianche" in qualche modo, o almeno così sperava. Se mentiva per un poliziotto non era reato giusto? Era stato lei a chiederle di aiutarlo, quindi poteva farlo.
    Non era comunque il tipo di persona che sapeva davvero imporsi, aveva vissuto un numero di esperienze tale da aver sviluppato una certa sicurezza in sè stessa ma non abbastanza da fare scenate in pubblico o dare di matto. Piuttosto cercò di mantenere la calma e analizzare la situazione, rimanendo sulle sue per quanto possibile e seguendo Thomas, pur attenda a qualsiasi passo o suo movimento.
    Si schiarì la voce quando l'altro la interpellò direttamente, muovendosi ad annuire con più fermezza possibile, incrociando le braccia al petto nel tentativo di darsi un tono e sembrare più autoritaria. "Non ti conviene metterci alla prova, collabora e tutto questo finirà in fretta." improvvisò, sorprendendosi nel sentire la propria voce ferma e decisa nonostante niente di tutto quello fosse nelle sue corde, cercando comunque di mantenersi a distanza da Thomas pur senza darlo troppo a vedere.

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    Mia Freeman
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    Aveva paura, c'era poco da girarci intorno. Da quando Blake le aveva raccontato di suo padre aveva cominciato a vederlo sotto una luce diversa, molte delle sue reazioni e delle sue scelte avevano preso più senso, ma al contempo il ragazzo ora era molto più fragile ai suoi occhi, inutile negarlo. Non era una che credeva a stronzate come "i ragazzi non possono piangere" o "i ragazzi non provano emozioni", e anzi era la prima pronta a schierarsi a difesa di chiunque, ragazzo o ragazza che fosse, eppure nel suo rapporto con Blake i ruoli erano sempre stati chiari: fin dal primo momento lui era quello che la proteggeva, che la difendeva a spada tratta finendo per fare stronzate, e lei era quella che appariva come più debole e cercava di tirarlo fuori dai casini.
    Non si era mai immaginata in una posizione diversa, per quanto provasse sempre a proteggere Blake se non altro dal giudizio del mondo, comunque non si era mai trovata di fronte alle sue debolezze come in quel momento.
    Eppure aveva visto un lato simile di qualcun altro, nello specifico dello stesso ragazzo che ora stava con un'altra. Aveva visto il lato debole di Cameron, aveva cercato di aiutarlo ad abbracciarlo e aveva cominciato a capire che, se anche per lei non era un problema, aveva imparato che per i ragazzi era diverso.
    Non si aspettava di sicuro che Blake arrivasse lì, in quelle condizioni, e ancora prima di trascinarlo all'interno della casa si era resa conto che qualcosa non andasse. Le bastò incrociare il suo sguardo per averne la conferma e quando, togliendosi il cappuccio, mostrò il viso tumefatto il cuore di Mia si era già stretto nel petto e le sembrava di non riuscire più a respirare come avrebbe dovuto.
    Sgranò gli occhi, suo malgrado, incapace di nascondere la sorpresa e il dolore che la travolsero, e per quanto schiuse le labbra non fu in grado di dire niente all'altezza di quella situazione, niente che sembrasse "la cosa giusta" da dire in un momento come quello. Allargò comunque le braccia, stringendolo a se non appena l'altro la abbracciò, sforzandosi di non piangere anche lei quando sentì i primi singhiozzi scuoterlo.
    Non aveva bisogno di fare domande per sapere chi lo aveva ridotto così, non aveva nemmeno bisogno di chiedersi chi sarebbe stato capace di ridurlo in quello stato pur senza provocargli segni evidenti di una risposta da parte sua. Travolta dall'immagine di un Blake indifeso alla mercè di suo padre si prese qualche istante per affondare il viso nei capelli di lui, chiudendo gli occhi e cercando di raccogliere tutta la sua calma e la sua sicurezza, fosse anche solo per essergli di qualche aiuto.
    "Va tutto bene..." sussurrò piano vicino al suo orecchio, accarezzandogli delicatamente la schiena fradicia.
    "Sei al sicuro adesso. Ti do dei vestiti caldi e asciutti, quelli di mio fratello dovrebbero andarti bene, vieni con me?" propose a voce bassa, dopo non molto, pur senza sciogliere l'abbraccio.

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    Mia Freeman
    Prefetto Ametrin

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    Era ovvio che quella non fosse una scelta semplice o facile, decidere di intraprendere con Cameron la strada dell’amicizia - che poi, la stavano davvero intraprendendo?- non era qualcosa a cui aveva riflettuto abbastanza da saper prendere una decisione. Dopo la proposta che le aveva fatto ci aveva pensato, anche più di quanto le piacesse ammettere, eppure c’era sempre qualcosa che stonava e che la portava a sbilanciarsi, a fasi alterne, tra il sì è il no più assoluto. Era innegabile che Cam fosse stato il suo primo amore, non aveva mai provato per nessuno quel che aveva provato per lui ed era arrivata a fidarsi a livelli che per lei erano quasi inconcepibili.
    Mia non era una facile, in nessun senso, eppure per lui aveva provato a superare i suoi limiti, si era messa in discussione e stupidamente aveva fatto progetti. Non aveva condiviso granché, non aveva mai dato voce a quel che aveva in testa, e ora era felice di non averlo fatto. Aveva progettato di andare a vivere assieme, dopo Hidenstone, magari di prendere anche un altro gatto e trovare un posto in cui anche … potesse stare bene. Erano sogni sciocchi, idee balzane a cui anche lei aveva dato poco peso, almeno finché non aveva realizzato di essere l’unica ad averci pensato.
    Non sapeva nemmeno lei cosa fosse meglio, se l’idea che Cameron avesse avuto un colpo di fulmine o che si fosse annoiato: il primo non poteva ignorarlo, il secondo lo rendeva uno stronzo ben distante dalla persona che si era sempre immaginata di avere accanto.
    Non aveva mai pensato, almeno non dopo il primo periodo, che Cameron fosse il ragazzo idiota e scostante che mostrava a tutti: si era illusa quella fosse una maschera, aveva provato a guardarci sotto e aveva cercato in tutti i modi di salvarlo. Chissà da cosa poi.
    Col senno di poi aveva capito che non poteva salvare chi non voleva essere salvato, o che quantomeno non poteva essere l’eroe giusto per tutti.
    Se non altro si sentiva più matura adesso, abbastanza da riuscire a reggere la sua presenza così ravvicinata senza andare in frantumi e provo a ricordarsi di tutti i passi avanti fatti fino a quel momento. Blake le avrebbe detto che stava facendo una cazzata, e temeva che Aibi ed Emma e chiunque altro sarebbero stati d’accordo.
    Sospirò piano, prendendosi qualche istante per digerire il peso delle constatazioni dell’altro.
    “Sì, sono andate male.” confermò, perché nonostante la sua dolcezza era inutile negare la realtà.
    Non era sorpresa dalle speranze di Cameron, in vino veritas dopotutto ed era già stato tutt’altro che didascalico, ma le risultava difficile essere ugualmente propositiva. Non riuscì a non irrigidirsi, spostandosi appena quando l'altro le scostò i capelli dal viso pur senza allontanarlo: quello era troppo, almeno per ora, non era sicura di saper reggere certe attenzioni così presto. "Non dovremmo evitarci, questo è un inizio." concesse, cercando di ammorbidire la sua reazione con un sorriso appena accennato. Immaginava che per Cam fosse difficile vederla reagire così, non voleva ferirlo, ma al contempo non poteva nemmeno fingere, non era giusto.
    Arricciò appena il naso. "L'essere problematico non è mai stato un problema." provò a fargli notare subito, istintivamente più sulla difensiva pur senza volerlo davvero. Era sciocco e ingiusto ridurre il tutto al suo essere problematico, Mia quel lato di lui lo aveva sempre accettato ed era l'ultimo dei suoi problemi.
    D'altra parte però non stavano parlando di lei e nemmeno della loro relazione, era chiaro che il ritorno di suo padre fosse un argomento più delicato e conoscendo il ragazzo gli fu comunque grata per aver espresso qualcosa di così complicato come la paura. Non si aspettava quel genere di confessione e ne riconosceva il peso, per quanto fosse difficile replicare adeguatamente. Si tese verso di lui, pur senza toccarlo, per avere maggiore intimità.
    "Sei giustificato ad avere paura, Cam, ma lui ti ha fatto del male e tu hai ogni diritto di non volerlo vedere. Cerca di non affrettare le cose, di fare tutto con i tuoi tempi." cercò di suggerire quindi.

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    Mia Freeman
    Prefetto Ametrin

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    Sospettava che nessuna tra le persone che tenevano a lei le avrebbe dato ragione in quel momento, nessuno avrebbe supportato la sua scelta fino in fondo. Si era chiesta se fosse davvero il caso di fare un passo simile, si era anche domandata se Cameron avrebbe davvero colto quel ramoscello d'ulivo e avrebbe interpretato la sua presa di posto come un messaggio per lui e non come una semplice coincidenza. Si era fatta parecchie domande in merito a Cameron, al loro rapporto, dopotutto aveva passato tutta l'estate a riflettere, eppure ancora non aveva mai trovato alcune delle risposte che cercava. Aveva finito per chiedersi, molteplici volte, se davvero il loro rapporto fosse esistito e se non fosse stato invece frutto della sua immaginazione. A posteriori sospettava di essere stata pedante, una ragazzina innamorata che vedeva solo quello che voleva vedere, probabilmente un peso per qualcuno come Cameron che cercava ben di più di romanticherie e baci in una relazione. Se anche, col tempo, si era spinta oltre ed era convinta di aver fatto passi avanti, aveva sempre saputo di essere strana, difficile per certi versi, e sperare che uno come Cameron accettasse quel lato di lei per sempre ra da idioti.
    Lei al per sempre aveva giurato di non crederci mai, si era ripetuta mille volte che certe relazioni idilliache erano proprie solo delle fiabe, perchè allora era stato così facile illudersi che le cose tra lei e Cam sarebbero durate più del previsto?
    Si era data parecchie colpe, forse più di quelle che aveva affibbiato al ragazzo, che fosse giusto o meno si sentiva responsabile non tanto di come erano andate a rotoli le cose -quello ammetteva che non era stata una sua decisione- ma per averci sperato così tanto da rimanere scottata. Si era illusa che tutto funzionasse, che avessero trovato un equilibrio, ma doveva aver ignorato qualche segnale se erano finiti in quella situazione.
    Non sapeva nemmeno lei che reazione si aspettasse, forse era sicura che Cam avrebbe continuato con la sua vita, magari senza nemmeno notare quel cambiamento, lasciandola da sola con la sensazione di essere ancora più stupida di quanto credesse.
    Non aveva messo in conto che avrebbero potuto davvero parlare, non così in fretta, e quando captò un movimento famigliare al lato del suo campo visivo non poté fare a meno di voltarsi e osservare l'altro avvicinarsi.
    Corrucciò le sopracciglia alle sue parole, inclinando appena le testa. "E' andata male...cosa?" domandò, scoprendosi se non altro capace di dare voce ai suoi pensieri e meno imbrigliata di quanto avesse temuto. Pensava che sarebbe stato imbarazzante parlarsi di nuovo, ma scoprì che almeno al momento lo era di certo meno del previsto. Era strano, faceva male sapere quel che erano diventati, ma parlare con Cameron rimaneva naturale, semplice per certi versi.
    Annuì quando l'altro le chiese il permesso di sedersi e trovò solo difficile sostenere il suo sguardo per tutto il tempo in cui rimasero in silenzio, chiedendosi a che cosa stesse pensando. Proprio quando stava per aprire bocca e chiedere cosa gli passasse per la mente, l'altro la precedette mettendo a segno il suo colpo.
    Sospirò piano di fronte alle sue scuse, ne percepì il peso ma non riusciva ancora a fare una conversazione su quel tema. "Lo so. A me dispiace che questo non cambi le cose." ammise sincera. Lei al destino non riusciva a non crederci, ci aveva provato ma era arrivata alla conclusione che si trattava di qualcosa di piacevole, in qualche modo perverso, pensare che ci fosse un disegno più grande di cui loro erano parte. Schiuse le labbra quando le dita di Cameron le sfiorarono la guancia, incapace di spostarsi ma consapevole di quanto quel tocco fosse in grado di incendiarla. Non prese fuoco, miracolosamente, e sostenne il suo sguardo. "Lo siamo stati, almeno per un po'. Immagino che sia così che vadano le cose." rispose con qualche istante di ritardo, provando a non essere troppo fredda o arcigna, cogliendo negli occhi di Cameron la tempesta prima ancora di sentire il primo tuono.
    Conosceva la situazione famigliare di Cameron, non sapeva quante altre persone la conoscessero ora ma una parte di lei, inevitabilmente, si sentì importante all'idea che fosse comunque tornato da lei per una questione così delicata. Ascoltò attenta le sue parole, per poi soppesare il suo succo di zucca nel tentativo di trovare la risposta migliore.
    "Come ti senti al riguardo?" domandò alla fine, nel modo più delicato possibile.
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    Non era più riuscita a togliersi dalla testa la confessione che Blake le aveva fatto riguardo suo padre. Aveva realizzato, con notevole ritardo, quante cose non avessero mai condiviso tra loro, quanti non detti avessero lasciato che si accumulassero senza nemmeno rendersene conto. Non era mai stato un grande ostacolo, quello era vero, eppure si chiedeva se non avrebbe potuto aiutarlo di più, se non avrebbe potuto provare almeno ad essergli di supporto anzichè sparire a fasi alterne o vedere le sue risposte come provocazioni e non come semplice difesa.
    Il fatto che Barnes Senior fosse uno stronzo, nella testa di Mia, aveva giustificato la maggior parte dei comportamenti dell'amico, rendendo tutto molto più chiaro e sensato. Non sapeva quante persone conoscessero quella storia, con quanti Blake si fosse aperto abbastanza da condividere quel lato della sua vita, ma era inevitabile per lei essere ancora più protettiva e preoccupata per l'amico che mai.
    Aveva continuato a mandargli meme stupidi e messaggi su qualsiasi social, non in maniera fastidiosa ma abbastanza perchè l'altro potesse sentirsi calcolato e libero di ricominciare la conversazione in qualunque momento. Si era ripromessa di non sparire più, di rimanere presente anche quando avrebbe voluto isolarsi di nuovo, fosse anche solo per pensare più lucidamente, e aveva cercato di mantenere fede ai suoi buoni propositi facendosi sentire di tanto in tanto e provando a rimanere vigile nel caso succedesse qualsiasi cosa.
    Si rendeva conto di non poter essere sempre presente nella vita di Blake, non poteva installargli addosso delle telecamere o sperare che lui la informasse di ogni avvenimento, e anche se sentiva come il loro rapporto stava cambiando, mutando in qualcosa che ancora non sapeva nominare, non era nella sua natura essere pedante.
    Dopotutto come poteva non avere paura di disturbare quando Cameron, a suo modo, l'aveva portata a pensare di essere pedante? Non glielo aveva detto in faccia, non l'aveva mai accusata di niente di simile, ma era giunta alla conclusione che se lei non fosse fissata, se non avesse fatto di tutto per portare avanti la loro relazione, le cose sarebbero andate diversamente e forse l'altro non si sarebbe sentito in dovere di sopportarla più del dovuto.
    Aveva quindi cercato un equilibrio tra il suo bisogno di farsi sentire e sentirlo e la libertà personale di Blake, provando a non preoccuparsi troppo quando l'altro non le rispondeva per qualche ora, o se non dava davvero corda ai suoi principi di conversazione come avrebbe voluto.
    Non aveva pensato alla possibilità che il padre tornasse, aveva provato a non pensare a quell'eventualità ma a concentrarsi solo sulle condizioni attuali di Blake, per questo quella sera, quando aveva deciso di rimanere a casa a Londra fino all'ultimo e ripartire direttamente la mattina presto del giorno dopo, lo aveva fatto solo per puro istinto.
    Ed era per puro caso se stava scrollando sul telefono quando gli arrivò la notifica del messaggio. Aggrottò le sopracciglia all'istante leggendone il contenuto, così strano che la costringe a rileggerlo più volte prima di capire che l'altro era serio e che probabilmente avrebbe dovuto alzarsi. Era così corrucciata da aver increspato anche la fronte, e si diresse alla finestra aprendola, nonostante ogni istinto di sopravvivenza le urlasse di lasciarla chiusa, convinta che fuori l'umidità e il freddo non sarebbero risultati piacevoli.
    Le bastò aprire la finestra per essere travolta da schizzi di acqua gelida, e fu costretta a scrutare l'oscurità per qualche istante prima di individuare una figura nel buio. "... Blake?!" urlò sorpresa, cercando di farsi sentire nonostante lo sciabordio della pioggia intorno a loro. "Che diavolo ci fai lì!? Aspetta, ti apro!" si affrettò a dire, chiudendosi bruscamente la finestra alle spalle e correndo giù dalle scale, il cuore già schizzato in gola, l'agitazione che cominciò a invaderla in tempo zero. Che cosa poteva mai essere successo da convincere Blake a presentarsi a casa sua a quell'ora, con quel tempo da lupi?! Voleva davvero saperlo? Spalancò la porta e quando indivudò il rosso intenso sulla sua felpa si rispose che no, forse avrebbe preferito non sapere affatto che cosa fosse accaduto.
    "Entra, vieni, sei fradicio. Cosa diavolo è successo? Come sei arrivato qui?" domandò, incapace di trattenersi.

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    Mia Freeman
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    Sbuffò al suo commento, stringendosi ancora di più nella sua giacca e alzando gli occhi al cielo. "E' vintage... e i tuoi gusti non contano, tu sei sempre vestito da damerino!" provò a rimproverarlo ma lo fece comunque con troppo affetto per risultare davvero infastidita. Non appena l'altro le si avvicinò cominciò a percepire subito che le cose erano diverse dal solito, che l'atmosfera era in qualche modo cambiata. Non era qualcosa di fastidioso o negativo, era solo... strano. Non si era mai sentita in soggezione con Blake intorno, non avrebbe certo iniziato adesso, ma c'era qualcosa nel modo in cui si era avvicinato, nel suo sorriso, nel suo saluto che le sembrava diverso da come appariva normalmente.
    Forse era il posto a farle strano, non ricordava di essere stata invitata da qualcuno ad andare in un luogo apparentemente così romantico, e non si aspettava di certo che un invito del genere venisse proprio da Barnes.
    Non aveva programmato niente per quel pomeriggio, nella mente di Mia il Ballo di Natale era l'ultimo dei suoi problemi e di certo non aveva progettato di andarci nè aveva pensato ad un possibile candidato. Da quando Cameron aveva preso la sua strada aveva cancellato quell'appuntamento da ogni agenda o programma e non aveva certo preso in considerazione la possibilità di ricevere un invito last minute.
    "Sì, molto carino, non mi aspettavo un posto del genere." ammise, senza nascondere nemmeno un briciolo della propria sorpresa anche perchè con Barnes non era necessario. Era sempre stata trasparente con lui, non aveva mai avuto bisogno di nascondere niente e forse anche per quello quella situazione risultava strana ma non fastidiosa o imbarazzante.
    Sorrise appena, sedendosi accanto a lui e stringendosi appena nelle spalle. "Non male, la scuola è un po' impegnativa quest'anno ma sta andando bene tutto sommato... tu come stai?" domandò con sincero interesse, giocherellando con il polsino della manica con calma, cercando di leggere nel suo sguardo le ragioni di quell'incontro.
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    Mia Freeman
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    L'ultimo incontro con Cameron l'aveva lasciata scossa, si era portata dietro una sensazione di sporco e confusione per giorni e aveva faticato a concentrarsi su qualcosa che non fosse rivivere quella scena, ancora e ancora. Da un lato quell'approccio così carnale, imposto, forzato, l'aveva mandata in crisi: si era abituata all'idea di un Cameron sempre pronto a fare con calma, almeno per lei, un ragazzo pronto ad accettare i suoi limiti e provare solo gradualmente a superarli, qualcuno che aveva sempre compreso le sue difficoltà e si era impegnato per aiutarla. C'era qualcosa in quel bacio così urgente che l'aveva fatta sentire a disagio, in parte anche perchè non l'aveva odiato fino in fondo: lo aveva trovato inopportuno e fuori luogo, eppure una minuscola parte di lei si chiedeva solo perchè diavolo lo avesse fatto?
    Dubitava che Cameron la desiderasse ancora o sentisse la sua mancanza: per quel che la riguardava aveva reso chiara la sua scelta, le poche volte in cui lo aveva incrociato con Elizabeth o in cui avevano parlato le era sembrato evidente che non si pentisse di niente e lei non poteva stare con qualcuno in grado di tradirla da un momento all'altro, senza preavviso. Si era impegnata parecchio per costruire il proprio equilibrio, per circondarsi di persone rassicuranti, per vivere situazioni nelle quali si sentisse a proprio agio, e non era più sicura che valesse la pena mettere tutto in gioco.
    Ci aveva creduto, almeno per un po', aveva provato a uscire dalla sua comfort zone e lanciarsi in una relazione che non sembrava "da lei" e che comunque pareva miracolsamente funzionare, eppure ne era uscita scottata e sofferente e tanto le bastava per provare ad evitare di commettere di nuovo lo stesso sciocco errore.
    Cameron era stato un bell'errore, un incidente che aveva cercato e che l'aveva anche resa felice, almeno fino a che era durato. Si rendeva conto di aver sbagliato lei per prima ad illudersi così tanto, non aveva mai accusato Cam di tutto quanto, eppure quell'incontro così rapido e improvviso l'aveva destabilizzata.
    Aveva impiegato un'intera estate a farsene una ragione, a ricomporsi abbastanza da riuscire a tornare ad Hidenstone senza crollare in pezzi alla sola idea di vivere di nuovo sotto lo stesso tetto, e rivederlo così da vicino, sentire di nuovo le sue labbra sulle proprie o anche solo ragionare su come sarebbe stato non respingerlo l'aveva rispedita nel suo baratro di insicurezze. Un baratro dal quale però stava imparando, piano piano, a uscire da sola e di cui comunque stava provando a farsi una ragione.
    La verità era che era stanca di stare male, e forse vedere Cameron soffrire l'aveva fatta sentire anche in colpa, in minima parte, per non aver saputo come aiutarlo. Eppure non poteva salvare tutti, ormai cominciava a capirlo, ancora meno se prima non salvava sè stessa. Si era presa quindi del tempo, aveva riflettuto sull'accaduto, e poi aveva deciso che non serbare rancore, di cercare di superare la cosa e non chiudersi di nuovo in sè stessa. La modalità era discutibile, ma le sembrava chiaro che quella di Cameron fosse una richiesta di aiuto e lei non voleva sbattergli le porte in faccia, anche se ancora dubitava di potergli essere utile o essere nelle condizioni di aiutarlo. Le sembrava efficace comunque provare a non collezionare troppa rabbia nei suoi confronti, poteva essere un inizio no?
    Così aveva ricominciato ad andare in Sala Grande regolarmente, e anche a sedersi di nuovo dove si sedevano prima della loro "separazione", in tacito segno di pace nel caso l'altro avesse voluto coglierlo.
    Aveva pensato di farlo con naturalezza, mettere il suo vassoio pieno di leccornie vicino alla finestra, lasciare che Zeus si accoccolasse sulla sedia vicino alla sua e provare a mangiare con calma, tenendo d'occhio l'ambiente circostante per provare a cogliere ogni piccolo cambiamento.

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    Mia Freeman
    Prefetto Ametrin

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    parlato - pensato- ascoltato
    Quando aveva ricevuto l'invito di Ares si era sorpresa parecchio nel vedere il felino recapitarle un messaggio del genere, sopratutto perchè aveva sempre considerato Blake un tipo più pratico e diretto, uno con il telefono sempre in mano al posto di carta e penna. Aveva imparato a sue spese che le persone erano sempre imprevedibili, eppure era convinta che Blake avrebbe sempre rispettato determinati "standard".
    Fino a quel momento non aveva mai sentito la necessità di revisionare il loro rapporto, doveva ammettere che nonostante gli alti e bassi era sempre stata sicura della loro amicizia, era una delle poche sicurezze che aveva dal primo periodo a Hidenstone. Per lei era significativo che anche dopo la crisi che aveva affrontato quell'estate, Blake era ancora lì al suo fianco: non si era allontanata da nessuno, non concretamente, ma aveva mollato la presa su qualsiasi rapporto avesse costruito e non si aspettava che Barnes rimanesse.
    Sapevo quanto l'altro amasse stare al centro dell'attenzione, e al contempo sapeva anche -ora più che mai- quanti problemi si portasse dietro: era stata assente per lui, avrebbe dovuto aiutarlo di più, eppure ritrovarlo pronto a farle da spalla come se niente fosse l'aveva sorpresa.
    Non tanto quanto un invito scritto a mano per un incontro a Denrise, quello l'aveva sorpresa di gran lunga di più, oltre a gettarla in un'agitazione di cui non comprendeva nemmeno lei del tutto le origini. Sapeva quanto l'altro fosse pieno di sorprese e sconvolgimenti, e sospettava che un invito simile non fosse qualcosa di banale o scontato, ma allora perchè adesso? Perchè così? La prima risposta che riusciva a darsi era che fosse successo qualcosa, ma che cosa?
    Aveva vagliato diverse ipotesi nella giornata passata da quando aveva ricevuto il biglietto, e anche mentre si sistemava la giacca, ultimando il suo outfit comodo, vintage ma comunque sempre delicato, non potè fare a meno di ritrovarsi a rimuginare sempre sulle solite alternative. La prima cosa a cui aveva pensato era stato un ritorno di fiamma con Lilith: non era più sicura di cosa provasse per quella ragazza, eppure sapeva già che nel caso avrebbe cercato di supportarli, per quanto sospettasse che l'ennesimo tira e molla non avrebbe potuto fargli troppo bene. Si era poi chiesta se non fosse successo qualcosa con suo padre o magari con Aaron, ma per parlare di qualcosa di grave si sarebbe presentato alla sua porta no? Perchè invitarla fuori?
    Alla fine si era anche domandata se quell'invito non c'entrasse qualcosa con Cameron o Elizabeth ma aveva escluso quell'ultima ipotesi ripetendosi che non poteva tutto girare intorno a quei due.
    Ed eccola quindi che si avviava verso il luogo dell'incontro, ancora indecisa circa che cosa credere e senza sapere cosa aspettarsi.
    Proprio perchè non si aspettava niente di che la prima cosa che guardò una volta arrivata fu Blake, ignorando almeno in un primo momento tutto il resto. "Ehi!" salutò quindi con un cenno e un sorriso gentile.
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    Iscrivo Amelia e Mia ❤️
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    Mia Freeman
    Prefetto Ametrin

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    parlato - pensato- ascoltato
    Non aveva idea di che cosa si aspettasse da parte sua, d'altra parte aveva già capito che le cose tra lui ed Elizabeth sarebbero durate, con ogni probabilità, e non poteva fare niente per contrastare quella verità. Lo aveva realizzato alla festa di inizio anno, quando li avevi visti assieme e aveva capito, suo malgrado, che erano troppo vicini, troppo in sintonia per poter essere stati una "scopata" e basta, come aveva detto Cameron la prima volta che si era confessato.
    Se non altro sospettava che la sincerità fosse un buon strumento anche in quel momento, se avessero anche cominciato a mentirsi a vicenda non aveva idea di che cosa di buono avrebbero potuto trarre da quel momento. E doveva pur essere una parte buona no?! "No." ammise alla fine, mordendosi piano il labbro inferiore. "Non penso sia saggio andare da qualche parte da soli ma sospetto non lo sia nemmeno rimanere qui." rispose poco dopo, cercando di addolcire la prima risposta in qualche modo.
    Vederlo allontanarsi da lei in quel modo faceva male, ma al tempo stesso non sarebbe riuscita ad accettare una vicinanza fisica come quella, così delicata e quasi gentile -in contrasto col resto- troppo a lungo.
    Aveva pensato più e più volte a che cosa sarebbe successo se si fossero parlati di nuovo, quando sarebbe successo. Sapeva che quel momento sarebbe arrivato ma pensava che sarebbe stato tutto più chiaro e netto, preciso e definito. In quel momento invece provava solo confusione, non capiva dove l'altro volesse andare a parare, che cosa di preciso volesse ottenere con quel discorso, perchè l'avesse cercata in primo luogo e che cosa volesse comunicarle. Per quel che la riguardava era piuttosto convinta che fosse lì per qualcosa che non fosse chiederle di tornare assieme o qualsiasi altra ragione ci fosse dietro a domande come quella che le aveva appena rivolto.
    Era...interesse? Come avrebbe dovuto sentirsi al riguardo? Si ritrovò a sospirare piano, corrucciando appena le sopracciglia per poi scuotere piano la testa. "Certo... certo che li ho ancora. Hai intenzione di chiederli indietro?" domandò di getto per poi cercare di riprendere il controllo e sospirare piano. "Non intendevo... solo sì, li ho ancora, certo che li ho ancora." provò a correggersi pur sapendo che era troppo tardi.
    Seguì lo sguardo dell'altro verso il libro rimasto aperto a terra ma non lesse niente nell'immagine della fenice, che svettava decisa sulla pagina, e si chinò per raccoglierlo giusto in tempo perchè le parole dell'altro la colpissero in pieno petto. Si portò il libro al petto e lo strinse appena, rialzandosi con più calma del necessario per cercare di soppesare le parole con cura. Provò a calibrare la sua reazione, a non essere troppo dura, ferma o fredda, anche perchè sospettava di non riuscirci su un argomento come quello. " Io... non credo di riuscirci adesso. Forse, un giorno ma... forse per te è stato facile, non lo so, ma per me non lo è. Non ancora almeno." ammise alla fine, cercando di mantenere fede alla sua promessa di essere quantomeno sincera

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    Mia Freeman
    Prefetto Ametrin

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    parlato - pensato- ascoltato
    Non si sarebbe mai definita violenta e quel genere di reazione non era da lei, tanto che sentì comunque le mani tremare leggermente, costringendola a nasconderle incrociando le braccia al petto. Sentì il senso di colpa montare quasi subito, anche se questa volta mescolato a più rabbia e fastidio del solito.
    Non amava essere aggredita in quel modo, ogni volta che qualcuno si intrometteva nel suo spazio personale in modo imprevisto si irrigidiva e le sembrava di tornare a quando, tempo prima, non tollerava nemmeno che un ragazzo la sfiorasse, anche se rendeva chiare le sue intenzioni. La cosa che più la infastidiva era che Cameron lo sapeva più che bene, aveva affrontato con lui ogni passo del suo percorso di guarigione, e ora si imponeva così?!
    Non l'aveva spaventata comunque quanto avrebbe dovuto, sospettava che una parte di lei lo avrebbe sempre riconosciuto anche in mezzo una folla, e avrebbe riconosciuto il suo tocco e il suo calore anche dopo anni. Le faceva male quella sensazione di famigliarità, la vaga sensazione che avrebbe potuto tornare a fidarsi di lui anche dopo tutto quello che le aveva fatto.
    Non riuscì a prendere con la solita leggerezza le sue parole però, e quando l'altro la apostrofò senti un brivido di vergogna e di ripugnanza comunque, all'idea che potesse davvero farle allusioni di un certo tipo dopo tutto quel che era successo. Poteva sbagliarsi, ma quello le sembrava più il Cameron stronzo che aveva sempre visto da lontano che il "suo" Cameron, che non le avrebbe mai suggerito di usare le sue labbra davvero altrove, non con quel tono almeno. "Se continui così penso che ne userò anche di peggiori." ammise con distacco, prendendosi qualche istante per studiarlo meglio, cercando di capire quanto fosse lucido e quanto invece mosso dall'alcool e non sapeva nemmeno cosa sperare.
    Una parte di lei preferiva pensare che fosse ubriaco marcio piuttosto che pensare che potesse trattarla così da sobrio, d'altra parte però cosa poteva essergli successo per ridurlo così a quell'ora? Avrebbe dovuto allontanarlo, le sembrava quasi di sentire Blake urlarle nell'orecchio di andarsene e lasciarlo da solo, ma alla fine lanciò un'occhiata alla Sala Grande e sospirò piano, arrendendosi all'idea di saltare l'ora di pranzo.
    "Direi comunque fin troppo per stare qui, forse è meglio andare in un posto più tranquillo?" propose, cercando di essere condiscendente e optare per il male minore. Forse davvero un po' di pace avrebbe giovato ad entrambi, anche se si pentì della sua offerta quando l'altro cominciò a passarle le dita tra i capelli, portando il suo stomaco a ritorcersi all'istante. Non era ribrezzo quello, anzi, si chiedeva come avrebbe mai potuto chiudersi in una stanza da sola con Cameron che cominciava ad accarezzarla e...piangere? In quel momento anche il suo cuore si strinse in una morsa, portando i suoi occhi a diventare lucidi.
    "Me lo avevi detto." rispose solo, a fatica, e in parte fu quasi felice di quella domanda fuori luogo, anche solo perchè la riportò alla realtà. Alzò gli occhi al cielo, prendendogli un polso per togliergli le dita dai propri capelli.
    "Ti respingo perchè hai fatto già la tua scelta Cameron, e ora non puoi tornare qui, baciarmi e pensare che sia tutto come prima."

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  14. .
    Mia Freeman
    Prefetto Ametrin

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    Non si sarebbe sbilanciata affermando che le cose ora andavano bene, ma se non altro stavano migliorando. Se si guardava indietro e analizzava la se stessa prima dell’estate poteva affermare con una certa onestà di aver fatto notevoli passi avanti, forse più di quelli che si sarebbe aspettata.
    La rottura con Cameron era stata come aveva sempre temuto: improvvisa, dolorosa e violenta. Aveva sempre avuto paura di che cosa le sarebbe successo nel momento in cui si sarebbe stancato di lei, almeno all’inizio lo aveva reputato inevitabile, eppure non era comunque pronta a quello che era successo. Certo, non aveva potuto prevedere un tradimento, quello era ben lontano dai suoi piani e in un certo senso forse era la parte che aveva fatto più male.
    Ammetteva senza problemi che la loro fosse sempre stata una coppia particolare, nessuno sembrava credere che lei e Cameron potessero durare a lungo e forse proprio quell’aspetto del loro rapporto l'aveva sempre intrigata. Non era una che ricercava relazioni complicate, le erano successe abbastanza cose da non volersi cercare nuovi problemi, eppure le sembrava che le loro differenze rendessero il loro rapporto ancora più voluto e profondo. Nonostante tutto si erano scelti no? Doveva esserci qualcosa di romantico nel loro superare le difficoltà senza separarsi.
    Era certo che ci fosse stato davvero, che il loro legame fosse stato saldo e sicuro almeno fino ad un certo punto, e nonostante tutto non riusciva a negare che quel che avevano condiviso era stato speciale, forse per certi versi impossibile da replicare. Sapeva di avere lasciato a Cameron parecchie "prime volte", cose che non avrebbe più sperimentato con nessun altro, non allo stesso modo.
    Forse la parte che aveva più faticato a digerire era che, nonostante gli sforzi fatti fino a quel momento, lui non avesse pensato di lasciarla ma di tradirla, per di più con Elizabeth Lynch. Non aveva niente contro l'altra ragazza, o quantomeno non la detestava prima di quell'estate, forse non aveva mai stravisto per lei ma aveva anche provato a fare dei passi nella sua direzione, a non escluderla troppo, ad essere comprensiva. Era arrivata addirittura a sentirsi in colpa per essere stata più distaccata del solito con una persona che sembrava capire Cameron così bene, e ora si sentiva sciocca per esserci ricreduta.
    Aveva davvero avuto senso sesto senso fin dall'inizio? Forse. In ogni caso si era impegnata parecchio per "farsela passare", e se anche non poteva affermare di stare bene fino in fondo, comunque le cose erano migliorate almeno in parte. Si sentiva meno tesa, anche ora che vivevano nello stesso posto, e non sentiva più le mani fremere ogni volta che incrociava la Lynch per i corridoi, anche se si assicurava succedesse meno spesso possibile. Sapeva bene di non poter evitare nè lei nè Cameron per sempre, ma fino a quel momento ci era riuscita senza enormi sforzi.
    Aveva anche ripreso confidenza con l'idea di essere circondata dalle persone, di non essere più rinchiusa nella sua cameretta, dove poteva piangere, disperarsi o solamente cercare il silenzio senza farsi problemi: essere tornata a scuola e, per di più, essere ancora Prefetto significava dover aver a che fare con gli altri studenti, farci anche amicizia quando e se possibile e provare ad essere la solita Mia di sempre. Ecco, forse quella parte era la più difficile da perseguire, forse non poteva tornare la "solita Mia di sempre" ma poteva comunque provare ad essere una versione di se decente.
    Si era accorta che era ora di pranzo solo per caso e si era inserita nel flusso di studenti diretti verso la Sala Grande mentre leggeva ancora un libro di Cura delle Creature Magiche appena recuperato in biblioteca, e proprio perchè immersa nella lettura aveva reagito in ritardo a quello che stava accadendo. Prima di rendersene conto si era ritrovata spinta contro una nicchia del muro, il libro che le cadeva sui piedi, i polsi tra le dita calde di Cameron e le labbra premute contro le sue. Sentì il cuore schizzare nelle tempie, il respiro farsi affannato e la cosa più istintiva che le venne da fare, sul momento, fu mordergli un labbro per poi cercare di divincolarsi per quanto possibile dalla sua presa.
    "Cosa cazzo fai?" si ritrovò a ringhiare, in una risposta che non le sembrava nemmeno sua e che si attenuò solo quando realizzò che sapore avesse ora sulle labbra. "Sei... ubriaco?! A quest'ora?" aggiunse quindi subito dopo, il tono già più basso e lo sguardo preoccupato, anche se velato ancora dalla rabbia e dal fastidio del momento.

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    Joshua B. Evans se vuoi ti offro anche Mia, tra Ametrin ci si aiuta sempre <3
216 replies since 8/5/2020
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