You were my crown, now I′m in exile

Mia&Cameron

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +2   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Group
    Master of Graphic
    Posts
    1,126
    Reputation
    +356

    Status
    🗲
    Mia Freeman
    Prefetto Ametrin

    SHEET |STAT |DRESS
    parlato - pensato- ascoltato
    L'ultimo incontro con Cameron l'aveva lasciata scossa, si era portata dietro una sensazione di sporco e confusione per giorni e aveva faticato a concentrarsi su qualcosa che non fosse rivivere quella scena, ancora e ancora. Da un lato quell'approccio così carnale, imposto, forzato, l'aveva mandata in crisi: si era abituata all'idea di un Cameron sempre pronto a fare con calma, almeno per lei, un ragazzo pronto ad accettare i suoi limiti e provare solo gradualmente a superarli, qualcuno che aveva sempre compreso le sue difficoltà e si era impegnato per aiutarla. C'era qualcosa in quel bacio così urgente che l'aveva fatta sentire a disagio, in parte anche perchè non l'aveva odiato fino in fondo: lo aveva trovato inopportuno e fuori luogo, eppure una minuscola parte di lei si chiedeva solo perchè diavolo lo avesse fatto?
    Dubitava che Cameron la desiderasse ancora o sentisse la sua mancanza: per quel che la riguardava aveva reso chiara la sua scelta, le poche volte in cui lo aveva incrociato con Elizabeth o in cui avevano parlato le era sembrato evidente che non si pentisse di niente e lei non poteva stare con qualcuno in grado di tradirla da un momento all'altro, senza preavviso. Si era impegnata parecchio per costruire il proprio equilibrio, per circondarsi di persone rassicuranti, per vivere situazioni nelle quali si sentisse a proprio agio, e non era più sicura che valesse la pena mettere tutto in gioco.
    Ci aveva creduto, almeno per un po', aveva provato a uscire dalla sua comfort zone e lanciarsi in una relazione che non sembrava "da lei" e che comunque pareva miracolsamente funzionare, eppure ne era uscita scottata e sofferente e tanto le bastava per provare ad evitare di commettere di nuovo lo stesso sciocco errore.
    Cameron era stato un bell'errore, un incidente che aveva cercato e che l'aveva anche resa felice, almeno fino a che era durato. Si rendeva conto di aver sbagliato lei per prima ad illudersi così tanto, non aveva mai accusato Cam di tutto quanto, eppure quell'incontro così rapido e improvviso l'aveva destabilizzata.
    Aveva impiegato un'intera estate a farsene una ragione, a ricomporsi abbastanza da riuscire a tornare ad Hidenstone senza crollare in pezzi alla sola idea di vivere di nuovo sotto lo stesso tetto, e rivederlo così da vicino, sentire di nuovo le sue labbra sulle proprie o anche solo ragionare su come sarebbe stato non respingerlo l'aveva rispedita nel suo baratro di insicurezze. Un baratro dal quale però stava imparando, piano piano, a uscire da sola e di cui comunque stava provando a farsi una ragione.
    La verità era che era stanca di stare male, e forse vedere Cameron soffrire l'aveva fatta sentire anche in colpa, in minima parte, per non aver saputo come aiutarlo. Eppure non poteva salvare tutti, ormai cominciava a capirlo, ancora meno se prima non salvava sè stessa. Si era presa quindi del tempo, aveva riflettuto sull'accaduto, e poi aveva deciso che non serbare rancore, di cercare di superare la cosa e non chiudersi di nuovo in sè stessa. La modalità era discutibile, ma le sembrava chiaro che quella di Cameron fosse una richiesta di aiuto e lei non voleva sbattergli le porte in faccia, anche se ancora dubitava di potergli essere utile o essere nelle condizioni di aiutarlo. Le sembrava efficace comunque provare a non collezionare troppa rabbia nei suoi confronti, poteva essere un inizio no?
    Così aveva ricominciato ad andare in Sala Grande regolarmente, e anche a sedersi di nuovo dove si sedevano prima della loro "separazione", in tacito segno di pace nel caso l'altro avesse voluto coglierlo.
    Aveva pensato di farlo con naturalezza, mettere il suo vassoio pieno di leccornie vicino alla finestra, lasciare che Zeus si accoccolasse sulla sedia vicino alla sua e provare a mangiare con calma, tenendo d'occhio l'ambiente circostante per provare a cogliere ogni piccolo cambiamento.

    code made by gin
     
    .
  2.     +1   -1
     
    .
    Avatar




    Group
    Dioptase
    Posts
    580
    Reputation
    +259

    Status
    🗲
    La osservò da lontano, due bicchieri di succo di zucca tra le mani.
    Era così bella e pura. Quella vista gli faceva male, perché sapeva di averla distrutta, ridotta per lungo tempo ad una sola ombra di se stessa, un guscio vuoto che niente aveva a che fare con la Mia Freeman che aveva conosciuto ed amato, anche se non glielo aveva mai detto. Quelle due paroline avrebbero reso il loro distacco ancora più brutale e difficile da sopportare.
    La verità era che Cam aveva avuto un passato che pochi altri adolescenti potevano raccontare di aver avuto e questo lo aveva forgiato oltre ogni aspettativa, portandolo a determinati comportamenti che a lui sembravano giusti, ma che finivano con il ferire qualcuno, persino chi fingeva di stare bene.
    Aveva raggiunto la consapevolezza di essere un mostro e di riuscire a stare solamente con chi aveva una tempra dura, chi aveva le fiamme che gli ardevano dentro. Mia, invece, era tenera come un dolcetto col cuore di cioccolato fuso, era inevitabile che finisse travolta da quella valanga che aveva innescato il padre, tanti anni prima. Ma aveva capito, aveva compreso e realizzato, che non aveva comunque giustificazioni per il suo comportamento, per il suo essere irrimediabilmente uno stronzo.
    Forse avrebbe dovuto smetterla di avvicinarsi alla bionda, ma ne era attratto come una calamita. Non voleva lasciarsi con il veleno, voleva che riuscissero a ricucire qualcosa, sebbene non potesse essere una relazione.
    L'aver invitato Liz al ballo, gli aveva regalato un po' di quiete, quindi si sentiva pronto anche a parlare civilmente con la sua ex, lasciandola finalmente libera.
    Si era seduta dov'erano soliti loro mangiare prima che accadesse tutto e Cameron lo prese come un buon segno. Avrebbe anche potuto scusarsi per l'irruenza del loro incontro precedente, non era in sé, aveva appena fatto qualcosa che, nonostante tutto, non pensava di essere capace di fare.
    Iniziò ad avvicinarsi a passi lenti, guardando ora la chioma bionda, ora i fiocchi di neve che vorticavano in cielo fuori dalla finestra. Cosa avrebbe dovuto dirle? Come avrebbe potuto iniziare una discussione che avrebbe finalmente messo, per entrambi, il punto? Anche se sicuramente ci sarebbe voluto del tempo per far passare il senso di colpa che lo divorava dall'interno.
    Ma forse, in fondo, era stata anche la cosa giusta... aver lasciato libera Mia, libera di scegliere un ragazzo che non le facesse del male, per il quale non soffrisse come stava soffrendo per lui.
    Finalmente la raggiunse, stando bene attento a non fare movimenti bruschi che potessero farle intendere che avesse intenzioni non dissimili dalla volta precedente.
    Le si affiancò e senza dire niente, le porse uno dei due bicchieri, tenendo l'altro per sé.
    Alla fine è andata male, eh? La domanda fu fatta in tono colloquiale, mentre prendeva una sedia per sistemarsi accanto a lei. Posso? Domandò in seguito e, se avesse ricevuto risposta affermativa, avrebbe allargato le gambe per sedersi al rovescio sulla sedia, posando il proprio petto contro lo schienale ed incrociando le braccia sopra di esso, lo sguardo nocciola puntato verso l'esterno, ad osservare il manto bianco che iniziava a ricoprire ogni cosa.
    Rimase così, in silenzio, ad osservare. Osservare ancora. Passarono lunghi minuti senza che lui proferisse parola, limitandosi a qualche sorsata di succo di zucca, poi alla fine sorrise.
    Sai, mi dispiace. Per tutto. Mia, nonostante tutto, lo conosceva bene ed avrebbe riconosciuto il tono sincero che aveva usato. Non era una bugia oppure una frase detta tanto per. Lo credeva davvero. Forse serviva per farci capire che non era destino. Si volse verso di lei, scostandole delicatamente una ciocca di capelli dal viso e portandogliela dietro l'orecchio. Fu un gesto innocente, un riflesso dei vecchi tempi, non indugiò troppo sulla sua guancia, non voleva darle l'impressione di torturarla ulteriormente.
    Era sempre stata e rimaneva bellissima, un angelo che non si meritava di essere trattata così da uno come lui. Un mostro. Qualcuno che stava ancora lottando contro i suoi demoni. Mi hanno chiamato dalla prigione, lo sai? Iniziò quel discorso, apparentemente buttato là come se non significasse nulla ma Mia sapeva esattamente a che prigione si riferisse e perché l'avesse nominata.
    Con l'anno nuovo, rilasceranno mio padre. Infermità mentale o qualcosa del genere, dicono. Era la prima persona alla quale lo comunicava, forse perché dirlo a voce sembrava così reale... ma doveva accettarlo, sarebbe successo che lo avrebbe ammesso oppure no. Avrebbe dovuto dirlo pure a Liz, prima o poi.
    Cameron Cohen


    Dioptase
    III Anno
    Eterosessuale

    code by ©#fishbone

     
    .
  3.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Group
    Master of Graphic
    Posts
    1,126
    Reputation
    +356

    Status
    🗲
    Mia Freeman
    Prefetto Ametrin

    SHEET |STAT |DRESS
    parlato - pensato- ascoltato
    Sospettava che nessuna tra le persone che tenevano a lei le avrebbe dato ragione in quel momento, nessuno avrebbe supportato la sua scelta fino in fondo. Si era chiesta se fosse davvero il caso di fare un passo simile, si era anche domandata se Cameron avrebbe davvero colto quel ramoscello d'ulivo e avrebbe interpretato la sua presa di posto come un messaggio per lui e non come una semplice coincidenza. Si era fatta parecchie domande in merito a Cameron, al loro rapporto, dopotutto aveva passato tutta l'estate a riflettere, eppure ancora non aveva mai trovato alcune delle risposte che cercava. Aveva finito per chiedersi, molteplici volte, se davvero il loro rapporto fosse esistito e se non fosse stato invece frutto della sua immaginazione. A posteriori sospettava di essere stata pedante, una ragazzina innamorata che vedeva solo quello che voleva vedere, probabilmente un peso per qualcuno come Cameron che cercava ben di più di romanticherie e baci in una relazione. Se anche, col tempo, si era spinta oltre ed era convinta di aver fatto passi avanti, aveva sempre saputo di essere strana, difficile per certi versi, e sperare che uno come Cameron accettasse quel lato di lei per sempre ra da idioti.
    Lei al per sempre aveva giurato di non crederci mai, si era ripetuta mille volte che certe relazioni idilliache erano proprie solo delle fiabe, perchè allora era stato così facile illudersi che le cose tra lei e Cam sarebbero durate più del previsto?
    Si era data parecchie colpe, forse più di quelle che aveva affibbiato al ragazzo, che fosse giusto o meno si sentiva responsabile non tanto di come erano andate a rotoli le cose -quello ammetteva che non era stata una sua decisione- ma per averci sperato così tanto da rimanere scottata. Si era illusa che tutto funzionasse, che avessero trovato un equilibrio, ma doveva aver ignorato qualche segnale se erano finiti in quella situazione.
    Non sapeva nemmeno lei che reazione si aspettasse, forse era sicura che Cam avrebbe continuato con la sua vita, magari senza nemmeno notare quel cambiamento, lasciandola da sola con la sensazione di essere ancora più stupida di quanto credesse.
    Non aveva messo in conto che avrebbero potuto davvero parlare, non così in fretta, e quando captò un movimento famigliare al lato del suo campo visivo non poté fare a meno di voltarsi e osservare l'altro avvicinarsi.
    Corrucciò le sopracciglia alle sue parole, inclinando appena le testa. "E' andata male...cosa?" domandò, scoprendosi se non altro capace di dare voce ai suoi pensieri e meno imbrigliata di quanto avesse temuto. Pensava che sarebbe stato imbarazzante parlarsi di nuovo, ma scoprì che almeno al momento lo era di certo meno del previsto. Era strano, faceva male sapere quel che erano diventati, ma parlare con Cameron rimaneva naturale, semplice per certi versi.
    Annuì quando l'altro le chiese il permesso di sedersi e trovò solo difficile sostenere il suo sguardo per tutto il tempo in cui rimasero in silenzio, chiedendosi a che cosa stesse pensando. Proprio quando stava per aprire bocca e chiedere cosa gli passasse per la mente, l'altro la precedette mettendo a segno il suo colpo.
    Sospirò piano di fronte alle sue scuse, ne percepì il peso ma non riusciva ancora a fare una conversazione su quel tema. "Lo so. A me dispiace che questo non cambi le cose." ammise sincera. Lei al destino non riusciva a non crederci, ci aveva provato ma era arrivata alla conclusione che si trattava di qualcosa di piacevole, in qualche modo perverso, pensare che ci fosse un disegno più grande di cui loro erano parte. Schiuse le labbra quando le dita di Cameron le sfiorarono la guancia, incapace di spostarsi ma consapevole di quanto quel tocco fosse in grado di incendiarla. Non prese fuoco, miracolosamente, e sostenne il suo sguardo. "Lo siamo stati, almeno per un po'. Immagino che sia così che vadano le cose." rispose con qualche istante di ritardo, provando a non essere troppo fredda o arcigna, cogliendo negli occhi di Cameron la tempesta prima ancora di sentire il primo tuono.
    Conosceva la situazione famigliare di Cameron, non sapeva quante altre persone la conoscessero ora ma una parte di lei, inevitabilmente, si sentì importante all'idea che fosse comunque tornato da lei per una questione così delicata. Ascoltò attenta le sue parole, per poi soppesare il suo succo di zucca nel tentativo di trovare la risposta migliore.
    "Come ti senti al riguardo?" domandò alla fine, nel modo più delicato possibile.
    code made by gin
     
    .
  4.     +1   -1
     
    .
    Avatar




    Group
    Dioptase
    Posts
    580
    Reputation
    +259

    Status
    🗲
    Anche Cameron aveva creduto fermamente che la loro relazione potesse durare, non aveva mai messo in conto l'arrivo di una come Elisabeth, che gli aveva infiammato il cuore, portandolo a fare qualcosa che sì aveva già fatto, ma che aveva giurato di non fare mai con una come Mia. Tradire.
    Mia era stata speciale, gli aveva fatto capire che il "vero amore" poteva esistere e che non era solo un'illusione che gli raccontavano da bambini per fargli sperare che la vita potesse essere bella.
    Mia era una parte della sua vita che non sarebbe mai riuscito ad eliminare semplicemente, avrebbe sempre avuto uno spazio per lei, ci sarebbe sempre stato se lei avesse avuto bisogno di lui, l'avrebbe sempre ascoltata, era disposto a fare molto più di quanto pensava, per lei. E glielo avrebbe fatto capire, ma lo avrebbe fatto a piccoli passi. Non voleva in alcun modo spaventarla, ci sarebbe andato piano... ma gli sarebbe davvero piaciuto che diventassero amici.
    Lei lo aveva cambiato. Era uno stronzo arrogante, prima che lei facesse breccia in lui, ed un po' lo era ancora, ma... molto meno. Adesso era capace di amare, di credere che un futuro migliore ci fosse anche per lui, nonostante gli ostacoli che gli stava riservando la vita. Mia sarebbe per sempre rimasta il suo primo amore, indistintamente da come fossero andate le cose, alla fine.
    Si avvicinò a lei, a quel luogo che avevano scelto come loro rifugio tanto tempo prima per abbattere la divisione che gli imponeva l'essere in due casate diverse. Là avevano passato le ore a parlare ma anche in silenzio, mano nella mano, a mangiare qualsiasi cosa capitasse loro sottomano.
    E' andato male... tutto replicò, vago, abbracciando la zona, metafora della loro relazione. Sperava che lei lo capisse, ma comunque continuò a parlare. Le cose tra noi specificò alla fine, sedendosi dopo che lei glielo ebbe concesso. Non c'era ironia nella sua voce, solo tanta amarezza per com'erano andate le cose e, soprattutto, perché erano andate così proprio a causa sua, per quanto avesse provando a nascondere le sue colpe addossando ogni responsabilità alla piccola Freeman.
    Hai ragione. Non cambierà le cose. Ma e nel dirlo volse completamente lo sguardo verso di lei, incrociando il suo sguardo azzurrissimo, una delle cose che lo avevano fatto innamorare. E' un punto di partenza. Non tornerà tutto come prima, però almeno non dovremo più evitarci. Azzardò un sorriso appena accennato e leggermente ironico, uno che aveva sempre addosso ai vecchi tempi. Un tentativo di smorzare la tensione.
    Le spostò la ciocca di capelli dal viso, annuendo. Aveva ragione, però non credeva nel "per sempre" e le cose sarebbero andate così, prima o poi, era inevitabile secondo Cameron. Troverai qualcuno di meno problematico le augurò, senza sapere quanto poco quelle parole corrispondessero a realtà, vista la sua tendenza di attirare solamente casi umani, lui compreso. In effetti se fosse stata adulta, avrebbe potuto essere la migliore amica dell'Olwen, che aveva la stessa tendenza.
    Alla fine, comunque, decise di rivelarle un pensiero che gli arrovellava il cervello, incendiandolo quando ci pensava, da quando era stato avvisato. Il padre era la causa dell'invalidità della madre e della morte della sorella. Sì, Cameron attribuiva la colpa a sé stesso per non aver agito, ma anche a suo padre, perché aveva fatto mancare alla figlia l'amore di un genitore, spingendola a cercare affetto tra le braccia di qualcuno che potesse farle anche da papà.
    Non... lo so. Lo ammise candidamente, stringendosi nelle spalle. Non era mai stato bravo ad esprimere i suoi sentimenti, soprattutto in situazioni così delicate. Credo di non averlo ancora processato confessò, sentendo un sottile e crudele brivido percorrergli tutta la schiena. Penso di aver paura, Mia. Paura come non ne ho mai avuta in vita. Quell'ennesima confessione avrebbe dovuto farle capire quanto fosse ancora importante, perché lei lo conosceva, sapeva quanto reticente potesse essere ad ammettere di aver paura. Era come se quella parola gli bruciasse sulla lingua, ma con lei era riuscito a dirla, come se fosse naturale.
    Cameron Cohen


    Dioptase
    III Anno
    Eterosessuale

    code by ©#fishbone

     
    .
  5.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Group
    Master of Graphic
    Posts
    1,126
    Reputation
    +356

    Status
    🗲
    Mia Freeman
    Prefetto Ametrin

    SHEET |STAT |DRESS
    parlato - pensato- ascoltato
    Era ovvio che quella non fosse una scelta semplice o facile, decidere di intraprendere con Cameron la strada dell’amicizia - che poi, la stavano davvero intraprendendo?- non era qualcosa a cui aveva riflettuto abbastanza da saper prendere una decisione. Dopo la proposta che le aveva fatto ci aveva pensato, anche più di quanto le piacesse ammettere, eppure c’era sempre qualcosa che stonava e che la portava a sbilanciarsi, a fasi alterne, tra il sì è il no più assoluto. Era innegabile che Cam fosse stato il suo primo amore, non aveva mai provato per nessuno quel che aveva provato per lui ed era arrivata a fidarsi a livelli che per lei erano quasi inconcepibili.
    Mia non era una facile, in nessun senso, eppure per lui aveva provato a superare i suoi limiti, si era messa in discussione e stupidamente aveva fatto progetti. Non aveva condiviso granché, non aveva mai dato voce a quel che aveva in testa, e ora era felice di non averlo fatto. Aveva progettato di andare a vivere assieme, dopo Hidenstone, magari di prendere anche un altro gatto e trovare un posto in cui anche … potesse stare bene. Erano sogni sciocchi, idee balzane a cui anche lei aveva dato poco peso, almeno finché non aveva realizzato di essere l’unica ad averci pensato.
    Non sapeva nemmeno lei cosa fosse meglio, se l’idea che Cameron avesse avuto un colpo di fulmine o che si fosse annoiato: il primo non poteva ignorarlo, il secondo lo rendeva uno stronzo ben distante dalla persona che si era sempre immaginata di avere accanto.
    Non aveva mai pensato, almeno non dopo il primo periodo, che Cameron fosse il ragazzo idiota e scostante che mostrava a tutti: si era illusa quella fosse una maschera, aveva provato a guardarci sotto e aveva cercato in tutti i modi di salvarlo. Chissà da cosa poi.
    Col senno di poi aveva capito che non poteva salvare chi non voleva essere salvato, o che quantomeno non poteva essere l’eroe giusto per tutti.
    Se non altro si sentiva più matura adesso, abbastanza da riuscire a reggere la sua presenza così ravvicinata senza andare in frantumi e provo a ricordarsi di tutti i passi avanti fatti fino a quel momento. Blake le avrebbe detto che stava facendo una cazzata, e temeva che Aibi ed Emma e chiunque altro sarebbero stati d’accordo.
    Sospirò piano, prendendosi qualche istante per digerire il peso delle constatazioni dell’altro.
    “Sì, sono andate male.” confermò, perché nonostante la sua dolcezza era inutile negare la realtà.
    Non era sorpresa dalle speranze di Cameron, in vino veritas dopotutto ed era già stato tutt’altro che didascalico, ma le risultava difficile essere ugualmente propositiva. Non riuscì a non irrigidirsi, spostandosi appena quando l'altro le scostò i capelli dal viso pur senza allontanarlo: quello era troppo, almeno per ora, non era sicura di saper reggere certe attenzioni così presto. "Non dovremmo evitarci, questo è un inizio." concesse, cercando di ammorbidire la sua reazione con un sorriso appena accennato. Immaginava che per Cam fosse difficile vederla reagire così, non voleva ferirlo, ma al contempo non poteva nemmeno fingere, non era giusto.
    Arricciò appena il naso. "L'essere problematico non è mai stato un problema." provò a fargli notare subito, istintivamente più sulla difensiva pur senza volerlo davvero. Era sciocco e ingiusto ridurre il tutto al suo essere problematico, Mia quel lato di lui lo aveva sempre accettato ed era l'ultimo dei suoi problemi.
    D'altra parte però non stavano parlando di lei e nemmeno della loro relazione, era chiaro che il ritorno di suo padre fosse un argomento più delicato e conoscendo il ragazzo gli fu comunque grata per aver espresso qualcosa di così complicato come la paura. Non si aspettava quel genere di confessione e ne riconosceva il peso, per quanto fosse difficile replicare adeguatamente. Si tese verso di lui, pur senza toccarlo, per avere maggiore intimità.
    "Sei giustificato ad avere paura, Cam, ma lui ti ha fatto del male e tu hai ogni diritto di non volerlo vedere. Cerca di non affrettare le cose, di fare tutto con i tuoi tempi." cercò di suggerire quindi.

    code made by gin
     
    .
  6.     +1   -1
     
    .
    Avatar




    Group
    Dioptase
    Posts
    580
    Reputation
    +259

    Status
    🗲
    Era da così tanto che non parlava con Mia, che fu come ritornare a respirare. Si rese conto che la semplicità della loro relazione, era come riemergere dopo un'apnea durata mesi. Non c'erano mai state vere complicazioni con la bionda, non come ce n'erano con Elisabeth. E forse era questo il problema: lui era una fiamma e per essere al suo meglio, aveva bisogno della benzina. Mia, invece, era più come un estintore. Il che era andato bene finché Cam non si era reso conto di sentirsi in gabbia. Una gabbia dorata e bellissima, poco ma sicuro, ma pur sempre una gabbia che ne limitava le possibilità.
    Non voleva ridurre Mia ad una carceriera che gli aveva impedito di volare e di vivere, perché non era così. La ragazzina lo aveva sempre lasciato libero di fare, dire e pensare qualsiasi cosa volesse senza mai mettergli davvero un freno, era semplicemente lui che si sentiva così.
    Liz invece era complicata, lo faceva impazzire, tante volte avrebbe voluto strozzarla con le sue stesse mani. Ma buttava benzina sul suo fuoco che aveva un estremo bisogno di essere alimentato.
    Ciononostante, Mia rimaneva una parte importante della sua vita con la quale avrebbe sempre cercato di mantenere i rapporti ed anche quella sua piccola confidenza dimostrava la sua volontà di non estrometterla dalla sua vita.
    Parlare di suo padre era una delle prove più difficili che avesse mai affrontato, soprattutto alla luce del fatto che stava per essere rilasciato dalla prigione. Mancava circa un mese e la cosa lo terrorizzava a morte. Parlarne con Mia ed ascoltare le sue parole così calme e misurate, atte a tranquillizzarlo, erano un vero toccasana per lui e per il suo cuore.
    Ho paura che voglia tornare per forza nella mia vita sibilò con rabbia e paura mescolate insieme. Odiava profondamente quell'uomo che aveva rovinato la vita della sua famiglia, disintegrando anche il proprio rapporto con la matrigna, un tempo così bello.
    Non so se saprei reggere tutto quanto insieme aggiunse poi, mentre il suo cervello pensava ad un'incontrollabile moltitudine di cose. Prima di tutto, il ritorno di papà avrebbe destabilizzato sua madre e sarebbe stato rischioso e difficile continuare la scuola sapendo la donna così lontana ed in preda all'uomo che una volta aveva amato. Di conseguenza sarebbe stato difficile anche il rapporto con Liz -anche se questo non aveva ancora intenzione di dirlo a Mia, l'avrebbe ferita- perché avrebbe dovuto gestire un carico di emozioni maggiori e non sarebbe mai stato molto emotivamente presente. Vorrei solo che... che non venisse rilasciato sbuffò alla fine, rialzando il proprio sguardo verso la finestra. Si rese conto che forse anche su Mia stava caricando troppo carico emotivo e non ne aveva intenzione. Scusami, forse non ho alcun diritto di darti un altro peso si affrettò a chiarire, alzandosi dalla propria sedia e guardando la Freeman dall'alto. Ti va di mangiare qualcosa?
    Cameron Cohen


    Dioptase
    III Anno
    Eterosessuale

    code by ©#fishbone

     
    .
  7.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Group
    Master of Graphic
    Posts
    1,126
    Reputation
    +356

    Status
    🗲
    Mia Freeman
    Prefetto Ametrin

    SHEET |STAT |DRESS
    parlato - pensato- ascoltato
    Era sicura che un incontro come quello sarebbe risultato, nella migliore delle ipotesi, strano e, nella peggiore e più probabile, sbagliato. Aveva imparato a conoscere Cam come le sue tasche, o meglio si era illusa di aver compreso i suoi meccanismi, di essere capace di leggere tra i suoi gesti e i suoi silenzi quello che gli passava per la testa, e all'improvviso si era resa conto di essersi costruita solo dei bellissimi castelli in aria. Non negava di aver idealizzato la loro relazione, di essersi illusa di poter migliorare anche lui, di poterlo salvare dai suoi demoni, quando forse avrebbe dovuto concentrarsi più che altro sul salvare se stessa. Si era chiesta quanti segnali si fosse persa, quanti sguardi avesse ignorato prima che la tragedia avvenisse. Doveva aver sottovalutato qualcosa prima o poi, doveva aver perso il momento in cui tutto aveva cominciato ad andare a rotoli. Ma non riusciva a perdersi le note di dolore nella voce dell'altro, non riusciva a ignorare la sua sofferenza, fare finta di niente e pensare ad altro.
    "Non sei obbligato ad accettarlo." provò a fargli notare, cercando di leggere il più possibile nelle sue iridi, ora quasi in tempesta, e provare a trovare le parole giuste per dargli più conforto possibile.
    "Non ha diritto di tornare all'improvviso e rivolere tutto indietro. Tu invece hai diritto ad avere i tuoi spazi, a prenderti i tuoi tempi." aggiunse poco dopo, anche se sospettava che nessuna frase avrebbe davvero potuto aiutare ad affrontare una situazione così complessa.
    Si concesse un respiro profondo, mentre incassava appena la testa tra le spalle e la scuoteva leggermente, quasi a voler negare l'evidenza: la verità era che lei si sarebbe accollata tutti i suoi pesi e i suoi problemi senza battere ciglio, lo aveva fatto in passato e non negava la possibilità di rifarlo ancora. Come poteva dire di no a quegli occhi? Come poteva voltargli le spalle sapendo quel che stava passando? Sospettava che non fosse più nemmeno colpa della sua empatia, del fatto che tendesse naturalmente ad immedesimarsi troppo nel prossimo, a quel punto viveva nella convinzione che Cameron fosse il suo più grande punto debole.
    Il fatto che fosse stata la sua prima volta, sotto molti aspetti, di sicuro giocava a suo favore: il ragazzo l'aveva segnata, suo malgrado, e per quanto nei momenti peggiori si fosse augurata un Oblivio per troncare la sua agonia, sapeva già che dimenticare certe cose le avrebbe fatto più male che bene.
    Era lì, in quel preciso istante, con tutti i suoi traguardi e i suoi obiettivi raggiunti, anche per merito di Cameron, e nonostante tutto non si pentiva di quel che era successo anche se, tornando indietro, avrebbe cambiato qualche dettaglio. Come quell'affetto così viscerale e profondo che la portò a sbuffare e minimizzare il tutto con un gesto distratto della mano.
    "Non mi stai dando nessun peso che non sia disposta a sopportare." si limitò a replicare per poi abbassare lo sguardo e scrutare la propria tazza di te alla ricerca di una risposta appropriata da dargli. Aveva fame? Non proprio. Ma rifiutare significava allontanarlo e, se lo conosceva ancora anche solo un po', Cameron avrebbe letto in un rifiuto miliardi di non detti inesistenti.
    "Perchè no?" finì quindi per rispondere alla fine, accennando un leggero sorriso.
    code made by gin
     
    .
  8.     +1   -1
     
    .
    Avatar




    Group
    Dioptase
    Posts
    580
    Reputation
    +259

    Status
    🗲
    Cameron conosceva Mia così bene che era certo si stesse dando la colpa di una relazione andata di merda non per causa sua.
    Lei lo aveva compreso, lo aveva accettato ed aveva fatto del suo meglio per renderlo migliore... eppure, certe volte fare del nostro meglio non basta per cambiare una situazione. Cameron era l'esempio lampante che non importava quanto ci si potesse impegnare, certe situazioni erano completamente irrecuperabili.
    E nonostante ciò che era avvenuto, il bisogno di averla vicina in un momento critico come quello, era stato lampante. Aveva provato a soffocarlo sotto strati di indifferente cemento armato, ma alla fine persino lui aveva realizzato di quanto, forse, fosse l'unica che potesse capirlo.
    Conosceva la situazione familiare sua e di suo fratello: sapeva quanto fosse stata crudele la madre di Charles con lei e menefreghista suo padre e sapeva cosa significasse avere dei genitori da temere.
    Elisabeth, invece, per quanto si stesse accorgendo di star covando un forte sentimento nei suoi confronti, non era certo che avrebbe capito il significato delle sue paure. Non fino in fondo, anche se sapeva che si sarebbe impegnata con tutta se stessa per riuscirci, conosceva bene anche lei.
    Rivolse a Mia un sorriso quasi timido, a tratti impacciato. Non riusciva a non volerle bene nonostante tutto ed era convinto che prima o poi sarebbero tornati almeno amici, come due persone mature che avevano chiuso una relazione. Anche se non era stata chiusa in maniera proprio civile.
    Ma è mio padre replicò in un filo di voce, anche se sapeva perfettamente quanto fossero vere le parole di Mia. Non ha tipo... voce in capitolo sui suoi figli? Strinse i pugni finché le nocche non gli divennero bianche, perché se fosse stato un buon padre, forse Arya non avrebbe cercato le attenzioni di un uomo più grande come quel professore, finendo per esserne uccisa. Lo odiava con ogni fibra.
    Volse la testa verso Mia, inclinando appena il capo ed il suo sorriso si trasformò in una linea più morbida, i suoi occhi divennero due pozze di tenerezza. Quel lato della Freeman lo aveva sempre fatto impazzire, anche se in quel momento proprio non se lo meritava. Ridacchiò sommessamente alla sua stizza. Era raro che la ragazzina sembrasse infastidita, ma anche quello faceva parte del suo fascino. Era bellissima.
    Va bene, allora... chiudiamo per un attimo gli argomenti tristi e pensiamo a riempirci la pancia. Ammiccò alla ragazza e le lasciò una carezza sui fili biondi, sollevandosi dalla sedia e porgendole la mano per aiutarla ad alzarsi. Un gesto più di galanteria che di reale necessità da parte dell'ametrin.
    Cameron Cohen


    Dioptase
    III Anno
    Eterosessuale

    code by ©#fishbone

     
    .
7 replies since 1/12/2022, 23:05   151 views
  Share  
.
UP