Skyler Mave

A furia di stare in mezzo agli studenti, Skyler iniziava a sentirsi un po’ un babysitter troppo qualificato. Fortunatamente, il Fato aveva deciso di riequilibrare la sua sorte, mettendolo contro una delle colonne portanti della Magimedicina, addirittura più vecchia di Victoria, di Yzma, della bisnonna di Dracula, e di Cher.
Probabilmente messe insieme.
Non poteva dissimulare la reverenza vera e propria che portava, ma si trattava dell’ennesimo duello impossibile da vincere, quindi tanto valeva vendere cara la pelle e, possibilmente, non far morire la vecchia di crepacuore.
Per l’occasione, aveva scelto un abbigliamento più serio del solito, che andava a cozzare con la Dubstep Gun rosa e piena di unicorni che portava al fianco.
Si inchinò di fronte alla maestra di tutti i Medimagi mondiali, parlando con deferenza, seppur con una certa freschezza che denotava come, tutto sommato, fosse lì per compiere il suo destino: fare ulteriori visual.
‘Insomma, sei sopravvissuto ad una divinità di vattelapesca quale religione, potrai anche sopravvivere alla nonna di Shampoo, no?’
“Mi spiace contraddiLa, Signora, ma il nome è Skyler Mave - ed è spiaciuto anche a me non partecipare alla Sua ricerca. Sarebbe stata un’ottima opportunità, poter imparare da Lei.”
Come mai così posato e così poco trash, quella sera? Il tono affabile, però, era il solito: sperava di vincere il cuore dei followers mostrando la sua versatilità.
E poi, doveva pur fare buona impressione sulla sua possibile, prossima sugar mommy, no?
Osservò l’arena cambiare, sbuffando un poco per le rune; non era certamente un esperto.
Scheletri e leve non erano comunque attraenti, in ogni caso; erano troppi i fattori a cui porre attenzione, non ultimo la pozione che sfrecciava verso di lui.
“Oh, caz… cioè, caspita!”
Non si possono dire parolacce davanti ad una nonna.
Cercò di saltare sulla pedana più vicina, che mostrasse la runa… oh, come diamine si chiamava quella che sembrava una D al contrario e potenziava gli Incanti Sonici? Che fosse quella?
‘Dovrò ripassarle… che palle!’
“Exclamor - mi perdoni il frastuono… ecco, meglio?” disse, alzando la Dubstep Gun per far partire una canzone che pensava essere Anni ‘40 remixata.

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Skyler Mave

‘Ma che cavolo, lancio mode pure qui? Immagino che se sei influencer una volta, sei influencer per sempre…’
Era interessante vedere come lavorasse la mente umana: solo davanti alla minaccia di una divinità si erano fermati gli scontri e si era cercato un approccio diplomatico per risolvere la questione.
Forse era anche per quello che Skyler non aveva mai cercato una carriera diplomatica (oltre che per i vari divertimenti e hobby passati, presenti e futuri che alcune persone senza un briciolo di fantasia e voglia di vivere avrebbero potuto giudicare moralmente discutibili); spesso, la diplomazia veniva presa come ultima spiaggia, un po’ perché era più difficile, un po’ perché alcuni menare le mani era più divertente.
Quando Jayce accettò tirò finalmente un sospiro di sollievo, per poi tornare quasi sull’attenti quando la dea parlò nuovamente; la nuvola di polline non lasciò danni apparenti.
‘Beh, ora sono cazzi suoi - se sgarra, ci penserà la dea. E soprattutto, è ancora vivo, quindi…’
Non poteva pensare “Missione compiuta”, dopo tutte le morti dei civili… ma si sforzò di badare a quelli che ancora potevano essere salvati e curati.
Non prima di guardare un’ultima volta la dea, mentre si staccava una zanna per donargliela: “Grazie, è stato un onore!” esclamò, con tono riverente.
Fece mezzo inchino col capo, prima di accogliere al volo la zanna; forse altri avrebbero trovato quel dono schifoso e non l’avrebbero toccato, ma Skyler aveva passato abbastanza tempo tra gli animali da apprezzare un loro regalo diretto e, soprattutto, negli anni aveva toccato cose indiscutibilmente più sporche, ed in posti peggiori.
‘E poi, mica si può negare un regalo di una divinità - a dente di dea donato non si guarda in bocca.’
Ora, se con le divinità si poteva ancora ragionare, con le vespe non proprio. Per uscire di lì, richiamò un Fuocondro che avesse un triplo uso: difendere se stesso ed i civili rimasti dalle vespe, se possibile placare i civili, e perché no curare colui che lo aveva lanciato.
Uscì quindi nei giardini, sperando che il lavoro fosse finito.
Ma non era così.
Vide una sua collega ('Isond? Ma riuscirò mai a ricordare un nome associato ad un volto?!') affaccendata sul corpo di un bambino pallido, e capì come fosse necessario intervenire. La Magipediatria non era proprio nelle sue corde (preferiva i bambini quando erano scalmanati, urlanti, e a qualche chilometro di distanza, sotto la giurisdizione di un vero adulto), ma come avrebbe potuto esimersi dal tentare di salvare un’altra vita?
Si avvicinò, parlando cautamente alla collega: “Ti do una mano, non sei sola. Innerva.”
Sperò che quella giornata potesse concludersi con una piccola vittoria, magari anche petulante e iperattiva, piuttosto che con una nuova, gigante perdita.
E magari una birra al bar più vicino.
‘Fanculo la dieta - oggi me la sono meritata.’

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Skyler Mave

"Intelletto terreno al Ciel non sale, né fa volo divin penna mortale".
Se Adamas avesse insegnato all'Infermiere questi versi, forse Skyler li avrebbe pensati in quel momento; come poteva lui, un Amichevole Coglione di Quartiere, trovarsi ora di fronte a quella che gli pareva a tutti gli effetti una divinità, e poterla scampare?
L'unica cosa che gli venne in mente fu la parlantina.
Studiò per un secondo la divinità, per intuire quale fosse il tipo di linguaggio paraverbale più consono da tenere per non far fallire quell’unico tentativo diplomatico disponibile.
"Credimi, ho potuto solo intuire il dolore della tua sacerdotessa, e mi dispiace" disse, convogliando tutto il trasporto e la tristezza che sentiva in sé. Forse era un coglione, ma non aveva mai ben tollerato i lutti e la cattiveria umani. A volte, essere un cane era davvero più semplice: gli umani, anche se non tutti, tendevano a mostrare la loro parte migliore.
Ma in quella sala, dopo aver ascoltato i singhiozzi di una bimba, aver visto troppi corpi tranciati ed aver ascoltato le memorie di un popolo sfruttato e seviziato per niente, era semplice piangere qualche lacrima.
"Siamo solo esseri umani, e meglio di me sai che siamo imperfetti e agiamo spesso senza pensare a fondo, sull'onda della paura... ma mi viene da pensare che, se c'è una speranza, è che voi Dèi apprezziate quanto, per quanto coglion... ehm, imperfetti possiamo essere, a volte cerchiamo di rimediare ai nostri errori..."
Avrebbe tentato di sostenere lo sguardo di quella creatura, sperando che gradisse il suo, carico di compassione e voglia di fermare un ulteriore spargimento di sangue.
"Io non sono un sacerdote, un chierico o un prete, ma credo che qualcosa di buono si possa trarre da chiunque, e che nessuno sia indegno di provare a farsi perdonare. L'ambasciatore e suo padre hanno sbagliato, senza dubbio, ma hanno ancora la possibilità di provare a redimersi, durante questa vita, no? Se finisce, non potranno più farlo, giusto? E una volta morti, non c'è forse l'eternità per punirli per le loro azioni?"
Volse uno sguardo verso il corpo di Kimbwa ed il suo bisonte che, per quanto fatto di elettricità, pareva soffrire, e non trovò difficile far uscire un'altra lacrima.
"Se noi umani avessimo delle buone leggi, nulla di tutto ciò sarebbe accaduto... ma dacci la possibilità di rimediare ai nostri errori, giorno dopo giorno. Permettici di portare con noi la memoria della tua sacerdotessa, e il suo sacrificio, per tramandarlo, e prevenire eventi simili."
Chinò leggermente il capo, tentando di non perdere il contatto visivo, come se la Dea fosse un ippogrifo pieno di scaglie e non una donna-alligatore su cui, in momenti meno drammatici, sicuramente forse avrebbe fatto pensieri impuri, o l'avrebbe invitata per una collaborazione su OF.
"Io controllo solo le mie azioni: ora non userò la bacchetta per attaccare, ma per curare e difendere. Sono un medico, un difensore ed un amante, non un guerriero."
Tese la bacchetta di fronte a sé, con fare tranquillo e senza cattive intenzioni, prima di aggiungere: "Un'ultima domanda: i civili che hai, credo, riportato in vita... cosa ne sarà, di loro?"
Quindi, cercando di proteggere anche chi, al suo fianco, ne avesse più bisogno, disse "Fianto Duri". Forse gli influssi benefici dello scudo si sarebbero propagati a loro.

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Skyler Mave

Ok, forse Skyler non era propriamente un fan di coloro che usavano una motivazione alla Killmonger per la ricerca della vendetta, soprattutto se di mezzo c’erano dei civili innocenti; tuttavia, sentire il modo in cui Jordan si era rivolto a Miss Kappa Vattelapesca gli fece storcere il naso.
“Ambasciatore, moderi i termini, la prego - l’adrenalina rischia di farla parlare avventatamente. E tu… non mi davano del ragazzino da tanto tempo…”
Ascoltò con interesse la storia della ragazza, se non altro perché in fondo si era aperta con qualcuno e forse c’era anche un modo per uscire da quella brutta situazione con il dialogo. O almeno, per temporeggiare.
“So che le mie scuse, o quelle di chiunque, non possono cambiare ciò che è stato il passato, ma è giusto che le colpe dei padri ricadano sui figli? E, soprattutto, in questo momento ci sono tanti innocenti che non hanno nulla a che fare con questa storia, se non in modo marginale… dimostra di essere migliore dei colonialisti. Dacci il tempo di evacuare i civili rimasti.”
Ok, forse non era stato abbastanza convincente, ma sperava di aver distratto abbastanza la ragazza da rallentare la caduta del soffitto. Forse gli occhioni da cucciolone potevano aiutarlo anche in questa situazione?
“Impedimenta!”: avrebbe mirato i frammenti di soffitto più grossi, nel tentativo forse stupido di rallentarne magicamente la loro caduta per evitare che finissero sulla testa di tutti, sua compresa.
‘Che, per quanto sia vuota, mi serve ancora!’

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