Votes taken by Amon Spike Giles

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    AMON SPIKE GILES
    I can't escape this hell
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    Un'alleanza con un serial killer. Quello che ho proposto a Iddler è un'alleanza che può essere comoda sia per me sia per lui. Entrambi abbiamo bisogno di uccidere.
    L'enigmista ripete ciò che gli avevo appena detto ed io annuisco leggermente. “Ti sto proponendo proprio questo” gli rispondo infine. “Accetti o no?”
    Iddler mi osserva e successivamente mi rivolge un sorriso, rivelandomi che quella proposta poteva essere utile per tutti e due. “è quello che ti ho detto. Se lavoriamo assieme, tu puoi placare la tua furia assassina, io posso placare la mia sete di sangue, letteralmente.”
    Finalmente il corvo accetta la proposta, tendendo la mano verso di me. Io gliela stringo, senza distogliere lo sguardo da lui.
    “Non ti ucciderò, puoi star tranquillo. Sono un vampiro, ma se ho un accordo un un altro umano, preferisco lasciarlo vivere, o sarebbe inutile. No?”
    Accenno un sorriso, sciogliendo la stretta di mano, poco dopo.
    Poi, alla mia domanda risponde citando le prostitute che lavorano per le strade di quel quartiere così famodo.
    “Ho solo una cosa da dirti. Non tollero il sangue dei tossicodipendenti e gli alcolisti. Non ho intenzione di uccidere quelli. Ci pensano già loro con le sostanze che assumono. Per il resto non ho preferenze. Le meretrici, come le chiami, sono piuttosto interessanti, invece.” guardo verso la strada principale, osservando la gente che cammina per quel quartiere. Sembra davvero rimasto all'epoca vittoriana, Whitechapel.
    Poi il mio sguardo torna sul corvo, e dato che ormai abbiamo suggellato questo accordo, penso che potremmo già cominciare quella stessa sera.
    “Cominciamo questa sera stessa, quindi? Che dici?” concludo, osservando il corvo. “Poco dopo la mezzanotte ci incontriamo in questo esatto luogo e cominciamo a cercare la nostra vittima”
    e dopo aver detto questo, attendo la risposta di iddler. Quella sera stessa, io e il corvo avremmo cominciato la nostra attività criminale. Due lupi solitari che decidono di cooperare.


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    AMON SPIKE GILES
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    Non è niente male, quel piccolo spettacolo, oserei dire privato, dato che ci sono solo lei ed io, in quel posto abbandonato. E lei, probabilmente, pensava che fosse completamente sola. Non mi ha ancora visto ed io rimango lì ad osservare i suoi movimenti, le sue acrobazie aggrappata a quell'asta metallica. Un piacere per gli occhi, devo ammetterlo. E non solo per il fatto che lei sia una bella ragazza. Ma anche perché ha un talento innato per quella disciplina.
    Movimenti che avrebbero fatto impazzire i malintenzionati, provocazioni che, in un posto come quello, avrebbero scaturito i più vergognosi pensieri che un uomo possa fare su una donna. Mi rifiuto persino io, a tollerare questo genere di cose. Sia chiaro, io non sono adatto a parlare di queste cose. Se dovessi contare le donne che ho ucciso bevendone il sangue non ho idea di quanto ci metterei.
    Ma per fortuna di quella ragazza, io non sono un maniaco malintenzionato e, soprattutto, ho già saziato la mia sete di sangue.
    Quel top nero, quel pantaloncino, entrambi attillati, lasciano poco da immaginare, ne disegnano esattamente il corpo, le curve a mio dire perfette. Deve allenarsi spesso, per sapersi muovere in quel modo.
    Poi finalmente (o sfortunatamente) nota la mia presenza. Mi aspettavo uno spavento, un urlo. Ma, vista la posizione in cui si trovava è riuscita a trattenersi, scendere dal palo, abbassare il volume e, nuovamente rivolgere lo sguardo su di me.
    Scuoto la testa.
    “No. Non è il mio posto. E non andartene. Anzi, se vuoi...continua pure a fare ciò che stavi...facendo. Non mi sono fatto sentire proprio per questo. Ero...interessato a godermi questo piccolo spettacolo privato.”
    Le rispondo, senza nascondere il fatto che effettivamente quella esibizione non mi stava dispiacendo.
    “Chi sei?” Sono curioso di conoscere meglio quella ragazza. Ha qualcosa di stranamente intrigante. E non è il suo aspetto fisico. “Sei brava a muoverti.”

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    AMON SPIKE GILES
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    Solita notte di caccia, alla ricerca di sangue. Vita sempre monotona, come ogni vampiro continua a fare. Oramai non faccio altro che questo e, per quanto possa essere noioso, non posso farne a meno.
    Il mio organismo ha bisogno di essere nutrito, ha bisogno di sangue e non posso placare la mia fame senza dover attaccare un altro essere umano.
    Solitamente vado nella Londra babbana, nei quartieri meno affollati. Oggi però ho deciso che la mia vittima sarà un mago o una strega. Per questa volta, evito anche di ucciderla.
    Ne trovo una che potrebbe fare al caso mio, una giovane donna che, chissà per quale motivo, stava girando per le strade di Nocturn Alley. Mi ci avvicino, sembra anche amichevole, stranamente. Di solito si spaventano o tentano di scappare via. Ma lei no. Come successe anche con Regina, quella ragazza non scappa via. Mi guarda, accenna un sorriso e mi chiede di cosa io abbia bisogno. 'Del tuo sangue' avrei dovuto risponderle. Invece ho preferito dirle una bugia, chiedendole se conosca un posto dove vendono amuleti porta sfortuna. Lei mi risponde che naturalmente queste cose le vende il Magie Sinister. Cosa che già sapevo, in realtà. Le dico che, essendo nuovo di qui, non conosco quel posto e le chiedo se fosse disponibile ad accompagnarmi. Senza pensarci, quella donna accetta e mi dice di seguirla.
    Ed è in quel momento, quando si volta, che affondo i miei canini sul suo collo, sentendo finalmente il suo sangue dissetarmi come acqua nel deserto.
    Il vicolo sembrava deserto. Ero sicuro che nessuno fosse nelle vicinanze. Mi sbagliavo...
    Per la prima volta in più di 100 anni da vampiro, non mi sono reso conto che qualcuno stava passando di lì.
    Con le labbra ancora sporche di sangue, il corpo della donna svenuta ai miei piedi, alzo lo sguardo verso quel ragazzo, mi ripulisco le labbra con la lingua.
    “Cosa c'è da guardare? Vattene via!” gli urlo da quella distanza. La luce non è tanta, ma io sono un vampiro e noto che si tratta di un giovane ragazzo, piuttosto magro, capelli scuri, Non credo di averlo mai visto prima. Lascio cadere il corpo della donna sul terreno e mi avvicino lentamente a quell'uomo.
    “Chi sei?” gli chiedo, incuriosito...a meno che non sia scappato via. Ma siamo a Nocturn Alley...qui vive solo gente inquietante.



    Oliver Jackson
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    La preparazione del virus sta per concludersi. Le domande ovviamente sono tante, tutti vorrebbero sapere come si dovrà espandere, che problemi potrebbe causare alle persone, se si troverà mai un modo per debellarla (cosa di cui a me sinceramente non interessa). Ma la mia era la più importante e dopo ciò che la donna ha detto, subito arriva un'altra domanda da parte mia, rispondendo magari ad Evan, nello stesso momento.
    “Credo che per voi umani ci sarà un modo per rimanere immuni dal contagio, giusto? Essendo vampiro, dovrei essere già immune. Ma magari, iniettandomi la dose nelle vene, potresti dare a me e ad altri vampiri come me, che se convinti da me potrebbero partecipare alla causa, la possibilità di contagiare chiunque con un semplice morso. Eviterò, se posso, per qualche periodo il dissanguamento delle mie vittime, per far avanzare al più presto il virus. Anche tra i babbani, se questo è il desiderio del ragazzo” dico, spostando momentaneamente lo sguardo verso Evan.
    “Se mi dai la possibilità di farlo, Mina, avrò la possibilità di far avanzare il virus attraverso un morso. Ovviamente nessuno ricorderà la mia faccia e nemmeno cosa gli sia capitato. Spero che ogni persona, però, contagi altre persone semplicemente con il contatto.”
    Dopo aver espresso il mio personale modo di contagio del virus, esco da quel locale.

    Sono passati solo due giorni. Ho aspettato, resistendo alla tentazione dissetandomi con delle scorte di sangue che avevo conservato, per fare in modo che il contagio possa avvenire al meglio, è notte, naturalmente ed è una notte come le altre. Attendo la vittima, la convinco con la malia a seguirmi in un vicolo isolato e mordo, succhiandone il sangue. Questa volta, come ho già detto, evito di uccidere la mia vittima.
    Dopo aver adocchiato una ragazza appena uscita da un bar, mi avvicino a lei e, con la malia, le dico di seguirmi verso il vicolo. Appena arrivato lì faccio la mia mossa, bevendone comunque il sague senza ucciderla. Rimarrà debole per qualche oretta, probabilmente, ma ritornerà a vivere la sua miserabile vita...con un virus letale che scorre nelle sue vene...e così continuerò, finché ogni singolo essere vivente del mondo, venga contagiato dal virus.

  5. .

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    La reazione dell'uomo, appena ho aperto bocca, me la aspettavo. Era ovvio che si sarebbe sorpreso della mia presenza. Era così distratto dai suoi pensieri che non si era minimamente accorto della mia presenza fino a quel momento.
    Mi riconosce subito, però. Ed in quel momento rimango ad ascoltare il suo sfogo.
    Voglia di uccidere. Voglia di far del male a qualcuno. Era quello che rendeva così irrequieto quell'uomo. E chi sono io, per giudicare? Io, colui che svuota completamente le vene della sfortunata vittima che prende la mia stessa strada. Avrei la possibilità di lasciar viva la persona ma...come dire...non riesco a controllarmi! La mia sete è così grande che non riesco a fermarmi. Alla fine sono costretto ad occultare il corpo.
    L'uomo davanti a me mi spiega cos'è per lui uccidere. Perché ha voglia di togliere la vita ad un essere umano. Se io uccido perché ho bisogno del suo sangue, lui lo fa per 'mantenere la sua sanità', per evitare che la sua brama di morte possa esplodere.
    Lo osservo incuriosito. Potrebbe essere utile, a volte, un complice. Un compagno che abbia la mia stessa necessità.
    Appena finisce di parlare, scoppia in una tetra risata che avrebbe fatto svenire dalla paura chiunque passasse lì per puro caso.
    E quando conclude, tocca a me parlare. Rimango appoggiato al muro, con le braccia incrociate.
    “Il corvo. È così che ti chiamano.” annuisco leggermente, riprendendo a parlare “Siamo simili, noi due, più o meno. Entrambi preferiamo l'oscurità...tu per scelta, io per non indebolirmi, anche se adesso ho comunque la possibilità di camminare alla luce del sole, grazie ad un anello. Entrambi amiamo uccidere, per placare la nostra sete di sangue, io letteralmente direi...entrambi abbiamo bisogno adesso, di sangue, per evitare spiacevoli situazioni. E come darti torto?
    A tutti e due, correggimi se sbaglio, piace agire in solitaria. Ma magari un aiuto, qualche volta, non farebbe male... no?”

    Mi avvicino un po', per guardarlo meglio. “Hai già trovato qualcuno, per caso, mentre parlavi da solo?” gli chiedo, con curiosità. Io e lui potremmo 'lavorare' insieme, certe volte. Se la cosa funzionasse, potrebbe essere una buona idea.

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    Ogni sera, ogni volta che ho fame, passo il tempo ad osservare la gente intenta a vivere la loro breve vita tra una bevuta ed una cena. Vedo tutto. C'è chi entra nel pub a chiedere qualche bicchiere di drink, c'è chi chiede solo acqua. Ho visto delle ragazze vestite in modo succinto e dei ragazzi che, come se non ne avessero mai vista una, le seguono con lo sguardo appena passano davanti a loro. Uno di loro decise pure di avvicinarsi ad esse per cercare probabilmente di rimorchiarne una. Inutile dire che quel ragazzo fallì miseramente.
    Un ragazzo ed una ragazza, una volta, cominciarono a litigare fuori da una discoteca. Solo loro sanno quale era il motivo...anche se dallo sguardo del ragazzo, nemmeno lui era a conoscenza di ciò che aveva combinato.
    Poi mi è anche capitato di vedere due ragazze che si tenevano per mano, le ho viste fermarsi in un vicoletto e baciarsi.
    Non sono uno che guarda perché gli piace. Io osservo solo per trovare il mio pasto. E capita spesso di trovare diverse situazioni. Perché ve le sto raccontando, direte voi. Perché ho notato che i giovani hanno sempre quella voglia di divertirsi, di passare una serata diversa dalla solita monotonia dello studio o del lavoro. Ma c'è anche chi, quella serata, la passa in modo pessimo. C'è chi ride, c'è chi piange, chi si nasconde da qualche parte per divertirsi e chi trova posti per passare del tempo da soli. Non è una buona idea. È ciò che mi è capitato stasera. Ho appena notato una ragazza entrare in un edificio abbandonato. Ho aspettato un po', prima di avvicinarmi un po' di più all'edificio, per capire se magari lì dentro stava succedendo qualcosa. Ma niente, non c'era nessun rumore, a parte una strana musica. Decido di osservare all'interno e vedo quella ragazza intenta a muoversi al ritmo di musica attorno ad un palo. Credo di aver visto una cosa simile in qualche locale notturno. Delle ragazze che ballavano in modi piuttosto provocanti attaccati ad un palo.
    La osservo per un po', prima di entrare silenziosamente e appoggiandomi al muro accanto a questa porta continuo a seguirla con lo sguardo, aspettando che sia lei ad accorgersi della mia presenza. Non è mia intenzione nascondermi, ma non voglio nemmeno che, per colpa mia, smetta di fare ciò che sta facendo. Sembra una ragazza piuttosto giovane, decisamente una bella ragazza e rimango lì, aspettando che magari finisca di ballare. Starete pensando che quella sarà la mia prossima vittima? Vi devo deludere. La ragazza è fortunata, perché ho già saziato la mia fame.

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    La prima volta che ebbi un dialogo diretto con Alyce, non fu molto piacevole. Entrambi avevamo i nostri problemi personali, entrambi abbiamo un carattere difficile e completamente diverso l'uno dall'altro e quindi era semplicemente iniziato un sentimento di puro odio tra noi due che dubitavo sarebbe cambiato. Sinceramente, io non odio questa donna...è pure una bella donna, non lo nego ovviamente. Forse è lei che odia me, ma forse, dopo questa serata potrebbe diminuire leggermente.
    Soltanto il fatto di avermi invitato a bere qualcosa assieme a lei, da soli, sta a significare che sta cominciando a fidarsi di me.
    Quasi accenno un sorriso quando insiste con quelle parole che le avevo detto prima, fissandola per un secondo mentre passa la sua lingua sulle labbra per inumidirle leggermente, come...come a volermi provocare. Sono pur sempre un uomo, seppur vampiro.
    Trovandoci di fronte alla stanza nella quale avremo passato qualche ora da soli, ascolto le sue parole mentre mi invita ad attraversare la porta appena aperta.
    “Spero passi il più lentamente possibile, allora” commento, senza togliere lo sguardo su di lei.
    Quindi decido di varcare quella soglia e seguire Alyce all'interno della camera, chiudendomi la porta dietro.
    Avanzo verso la donna, che nel frattempo di era già accomodata su una di quelle strane sedute, e intanto mi osservo intorno, notando come effettivamente quella stanza disponeva di ogni cosa di cui si poteva aver bisogno: Alcolici, servizi per il relax di ogni genere, un letto apparentemente piuttosto comodo...
    “è davvero ben fornito, questo posto. Spero ci siano anche le bevande che preferisco io, Alyce. Avrai pensato ai miei bisogni, vero?”
    Mi accomodo su una poltrona ed osservo Alyce. “cominci ad odiarmi di meno, adesso?” le chiedo, ironicamente, mentre incrocio le braccia e mi appoggio allo schienale della poltrona. “Ti ho salvato la vita, dopotutto” so che se la sarebbe cavata anche senza di me, o l'avrebbero aiutata i suoi dipendenti, ma il fatto di averla tolta dalle mani di un gruppo di depravati che volevano violentarla mi ha fatto guadagnare un pizzico della sua fiducia, quindi va benissimo così, no? Non era nei miei piani essere suo nemico.



    Edited by Amon Spike Giles - 3/11/2022, 23:45
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    Come avevo già detto, tra tutti i possibili atti criminali esistenti di cui mi sono macchiato, l'unica che non tollero assolutamente è la violenza sessuale. Ho sempre fatto sesso esclusivamente col consenso della donna. Certo, non sono per niente delicato o...romantico, ma comunque alla donna è sempre piaciuto...a meno che non mi abbiano mentito. Dipende dal fatto che la donna l'abbia pagata o meno. Ma evitiamo questi discorsi della mia vita privata. Ho già detto troppo.
    Comunque, quella pratica che quei due uomini cercano di fare su quella cara è nient'affatto dolce, per quanto carina, Alyce Coffey, io la ripudio con tutto me stesso. Potete dirmi tutto, ma non stupratore.
    Quei due uomini, appena mi vedono (o meglio: Appena vedono i miei canini) si fermano e vedo nei loro occhi spenti, nei loro visi disgustosi la paura crescere. Dal desiderio nello scoparsi quella bella donna senza il suo consenso, alla paura di essere dissanguati da un vampiro. Una trasformazione decisamente veloce. Era evidente il cambio di espressione nei loro volti. A differenza del mio, che rimane sempre impassibile.
    Subito dopo Alyce, approfittando della distrazione dell'uomo che lo teneva, gli diede una testata. A me bastava guardare l'altro negli occhi, senza nemmeno impegnarmi tanto, per bloccarlo sul punto in cui stava, dando il tempo alle guardie che la Coffey chiamò di arrivare.
    Non ho nemmeno potuto vedere la ragazza sfilarsi quelle mutandine ormai strappate.
    Le guardie arrivano, posso quindi distogliere lo sguardo dal viscido e rivolgermi finalmente ad Alyce. Che ordinò agli uomini di portarli via. Aveva delle segrete lì dentro? Una sala delle torture, magari? Non mi ricordo se me ne aveva già parlato. Ma comunque potrebbe essere interessante.
    Comunque, quella scena, fortunatamente è finita. La proprietaria de 'la vie en rouge' si rivolge a me, chiedendomi di farle quel sorriso. Ovviamente non glielo faccio...almeno per adesso.
    “Solitamente conservo quel sorriso in eventi particolari o, come hai già visto per spaventare i codardi come quei due. Tu non sei una codarda...quindi spera di trovarti assieme a me in qualche...evento particolare.” le rispondo con la mia voce profonda, senza entrare troppo nel particolare.. Rimango sorpreso dal suo invito, non posso rifiutarlo mica. Annuisco, quindi e la seguo. In precedenza con quella donna non era andata molto bene. I miei modi per nulla gentili hanno fatto innervosire la donna. Questa situazione è diversa, però. E chissà se magari in questa occasione possiamo passare un momento più...tranquillo.

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    AMON SPIKE GILES
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    Se quel giovane aveva così tanta voglia di drogarsi, un motivo c'era di sicuro. Io non sono la sua balia e non ho intenzione di aiutarlo, anzi, se proprio vuole morire faccia pure, non ho intenzione di fermarlo.
    Ma poi, era anche uno stupido! É divertente il fatto che mi stia minacciando di 'denunciarmi a chi sta sopra di me. Chi sta sopra di me? Di che fazione parliamo? Dei vampiri? Sopra di me c'è il principe..se invece parliamo di Acromantula, abbiamo Mr Vanderwaal. La mia vita ormai è fatta così. Da quando sono tornato a Londra le uniche mie fonti di guadagno sono loro due. Depredare i cadaveri dissanguati non era un lavoro ben retribuito, insomma.
    Ho trovato l'opportunità e il fatto che io sia un vampiro l'opportunità è doppia, dato che posso eseguire gli ordini sia di una sia dell'altra organizzazione. Quindi, quel ragazzo...a chi si riferiva?
    Quando me lo ha detto mi sono voltato completamente verso di lui, ho incrociato le braccia e l'ho guardato. Il mio sguardo, quel momento, non ha nessuna espressione. I miei occhi sono fissi sui suoi. “Qui credo che il coglione sia proprio tu. Hai sbagliato persona. Se vuoi proprio ucciderti, ti do un consiglio: Usa una corda ben robusta, attaccala ad una trave, fai un bel cappio-tanto con i vostri aggeggi riuscite a fare qualsiasi cosa-mettila al collo, sali sopra una sedia e lasciati cadere. Se riesci, con un colpo secco, puoi spezzarti il collo e morirai velocemente...oppure soffrirai qualche minuto prima di morire soffocato.”
    avvicino il mio viso a quel ragazzino insopportabile. “Altrimenti, se vuoi, posso ucciderti io. Ci metto poco, te lo assicuro. In ogni caso, entrambe le scelte, sono meglio di usare quelle sostanze. In quel modo soffrirai più a lungo e starai sempre male. La 'roba' che cerchi non credo sia nient'altro che droga. Il peggior rimedio per i problemi personali.”
    Ho praticamente consigliato a quel ragazzo di ammazzarsi. “Ma non lo farai mai, immagino. Sei un codardo. Lo vedo. Preferisci rifugiarti in questa merda piuttosto che affrontare le situazioni. Sarai perennemente incazzato, senza alcun motivo. Sempre agitato, come se tutto il mondo fosse contro di te.” Scuoto la testa, senza togliere lo sguardo dal ragazzino. Quegli occhi mi ricordano qualcosa...è come se mi stesse facendo rinascere qualche ricordo, prima di perdere la memoria. Anche io, forse, ero così, alla sua età? Ma i ricordi ovviamente sono frammentati, offuscati.
    “Se proprio non vuoi capire che tu abbia sbagliato persona, non so in che altro modo spiegartelo.”

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    AMON SPIKE GILES
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    Mentre i miei passi si dirigono velocemente verso il mio alloggio, i miei pensieri si fanno sempre più...strani. Più offuscati. È come se stiano lasciando la mia mente ed adesso un'unica cosa rimane piantata lì dentro. L'unica cosa che rimane è quella di possedere quella ragazza. Non importa se sarà una cosa sbagliata, non importa se attirerò l'odio e la rabbia di qualsiasi suo familiare. In questo momento l'unico mio pensiero è possederla, toccarla, baciarla...morderla. Non voglio ucciderla, no. Ma voglio comunque assaggiarne il suo sangue. Non sa chi sono. Avrà paura, forse. Ma sento...sento che lei ha il mio stesso desiderio.
    Non ho detto niente, quando ho sentito le sue parole sui..miei 'lineamenti perfetti'. Un uomo normale avrebbe sorriso al complimento e ringraziato, ricambiando un complimento sul suo fisico. L'avrei potuto fare anche io...il suo corpo. Il mio desiderio. Vorrei toglierle quelle vesti, in questo esatto momento e possederla in questo esatto momento.
    Ha deciso di seguirmi, alla fine. Ma forse non ci ha pensato molto.
    Mentre ci incamminiamo le faccio una domanda a cui risponde senza problemi, non ha intenzione di nascondersi e forse non ha nemmeno paura di me.
    Annuisco leggermente alla sua domanda e poco dopo le rispondo. “Sì, credo di esserci stato, nel passato. Ho visitato diversi paesi, nel corso degli anni e...forse avrò visto ogni paese che esiste in questo mondo. Alla ricerca di qualcosa che non ho trovato...” della verità sulla mia famiglia. Sì, questa è la risposta a quel 'qualcosa' e temo di non riuscire a trovarla. Non del tutto, almeno. “Non...non farmi altre domande, ti prego.” sono andato oltre, questa volta. Non ho mai detto nulla del genere a nessuno, prima di lei. “e ti prego di non dire una parola di quello che ti ho detto. A nessuno”.
    Poco dopo mi fermo di fronte ad una porta. La apro “Siamo arrivati. Entra.” faccio entrare la ragazza e, appena lei entra, la seguo e mi chiudo la porta dietro. A chiave.
    “Accomodati” mormoro, avvicinandomi a lei. Forse un po' troppo, perché il mio corpo sfiora il suo. Ma non mi muovo. La osservo. La guardo negli occhi. Mormoro nuovamente. “Potrai lavarti, se vorrai. Il bagno è sul corridoio, in fondo a destra.” mi lecco le labbra e la mia mano si poggia sul suo viso, sfiorandolo leggermente, fino a scendere sul suo collo, sul suo seno... “sei bagnata.” i suoi vestiti sono troppo. Non dovrebbero esistere. Il mio sguardo si posa sulla mia mano, ancora ferma sul suo petto. Poi alzo lo sguardo sul suo viso. “Chi sei? Perché mi fai...questo effetto?” il mio è un sussurro. Le mie dita cercano di insinuarsi lentamente sotto la stoffa di quel corto vestito che copre il suo petto ma subito dopo ritraggo la mano. Vorrei allontanarmi da lei. “Dovresti andare a cambiarti. Potrai prendere una mia camicia” mormoro nuovamente a pochi centimetri da lei. Cosa diavolo mi ha fatto? Che incantesimo...che maledizione ha lanciato su di me?

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    Si sa già che sono un tipo monotono. Il mio unico pensiero, solitamente, è quello di nutrirmi. Di vagare per la città a trovare la mia prossima vittima. Adesso che posso, il giro lo faccio anche di giorno, quando ne ho voglia.
    È più facile, durante il giorno, trovare giovani ragazze dal sangue puro e non ancora corrotto da alcool e droghe di vario genere. La notte trovo spesso ragazzine ubriache e che puzzano di alcol mischiato a sudore dei ragazzi con cui sono state quella notte: Disgusto. Ecco cosa provo. La notte gira la feccia. E forse è ciò che sono anche io, adesso che ci penso. Tutto sommato, chi sono io per giudicare? Io...il vampiro che tenta di strangolare una ragazzina, per quanto stronza fosse e per quanto se lo meritasse. Io che...ecco, ultimamente cosa mi succede? Ho questo strano desiderio che mi attraversa il corpo. Non è sangue, non è omicidio. É qualcosa di diverso che solo da quando ho incontrato quella giovane ragazza in una delle mie solite sere a Londra. Regina. Da quando ho incontrato lei, ora i miei pensieri sono diventati due. Ecco. Chi sono? Prima che perdessi la memoria, sentivo lo stesso effetto? La stessa voglia? Chi ero?
    I pensieri mi si attanagliano nel mio putrido cervello mentre, mani nelle tasche dei pantaloni lunghi e neri, mi aggiro nei pressi di una piscina. Forse la più vuota di tutte. Ma di certo le prede non mancheranno, lì dentro.
    Dopo aver ammaliato la ragazza in biglietteria, che adesso stava lì immobile a fissare il vuoto (sarebbe finita in pochi minuti e ovviamente non avrebbe ricordato nulla), entro lì dentro. Il sole sembra più fastidioso, lì dentro. Per quanto ci troviamo a Londra dove il sole lo vedono circa una volta al mese, quel giorno sembra più vicino alla terra.
    Diverse ragazze sdraiate sulle brandine, come gechi attaccati al tronco di un albero. Ragazzi che disturbano altre ragazze a bordo piscina. Tutto così caotico, lì dentro. Mi sento letteralmente un pesce fuor d'acqua. Non so perché ho deciso di addentrarmi in quel centro di balneazione. Ero intentato a recarmi subito fuori da quel posto, quando, voltandomi distrattamente, noto l'unica donna con un costume da bagno diverso dagli altri. Un fisico, non posso negarlo, non male. Non sembra per niente come tutte le sgualdrine che popolano quello squallido posto e sembra strano che anche quella donna si trovi lì. Avrebbe potuto trovare di meglio, ma probabilmente aveva bisogno di rilassarsi e cercava un luogo poco affollato e senza rumori e schiamazzi. Come darle torto, se fosse stato questo il motivo.
    Cambio quindi la direzione e lentamente mi avvicino al lettino dove era sdraiata lei, ma a pochi metri la vedo muoversi. Io mi fermo, la seguo con lo sguardo mentre si addentra all'interno della piscina. Mi metto a sedere sul lettino accanto a quello dove era sdraiata lei e rimango in silenzio, mi sbottono le maniche della camicia nera, me le arrotolo, sistemo gli occhiali scuri che indosso e appoggio i gomiti sulle ginocchia, unendo le mani tra loro e appoggiandomi col mento su di loro. Non faccio nulla. Attendo solamente che la donna ritorni al suo lettino.

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    Whitechapel. Questo quartiere è piuttosto famoso in tutto il mondo per una serie di omicidi avvenuti alla fine del 1800. Praticamente quasi dieci anni prima che nascessi io, se non ricordo male. Fu, infatti, nel 1888 che Jack lo Squartatore seminò il panico uccidendo e squartando diverse donne del quartiere, senza mai venire arrestato.
    Un posto così misterioso, tra quelle strade vittoriane, che mi incuriosisce e mi fa venir voglia di scoprire più dettagli di quell'assassino. E ciò che mi rende ancor più curioso è il fatto che sono nato pochi anni dopo quei fatti. Ahimè non a Whitechapel ma esattamente nella parte opposta di Londra. Highgate. Circa un'ora a piedi.
    Perché parlo proprio di questo quartiere? Perché oggi mi trovo proprio qui a Whitechapel. Il motivo ...beh, non c'è nessun motivo in particolare. Solo che, dato che ho la possibilità di uscire anche nelle ore diurne, grazie all'anello di Dracula, avevo la sincera curiosità di scoprire questo quartiere così misterioso e vittoriano di giorno, alla luce del sole.
    Il sole, il mio peggior nemico. Adesso grazie a questo anello che porto ormai ogni giorno, posso camminare alla luce del sole senza che esso possa uccidermi. L'unico fastidio che mi porta è il continuo prurito in tutto il corpo e lievi problemi alla vista.
    Quella grande stella illumina gli edifici di quel quartiere ed io, come un qualsiasi cittadino londinese, mi incammino per quelle strade, esclusivamente per guardare, per osservare la quotidianità che la notte, naturalmente, non esiste.
    E tra quei vicoli, a pochi metri di distanza, vedo una sagoma appoggiata al muro come se fosse pensieroso. Mi ci avvicino tranquillamente. In questo momento la mia sete è già stata soddisfatta. Quell'uomo (solo adesso, da vicino, riesco a distinguerlo meglio) non sarà il mio cibo, può ritenersi fortunato.
    Lo osservo, non so se prima ha parlato, se avrà detto qualcosa. Ho sentito solamente la parola 'chiunque'.
    Ma, osservandolo meglio, mi sembra che quest'uomo io l'abbia già visto in precedenza credo che...ma sì, è un compagno dell'acromantula. Non ricordo il suo nome però.
    Appoggio la schiena al muro sul quale era poggiato anche l'uomo e le mie uniche parole che pronuncio sono:
    “Chiunque? Chiunque...chi, di preciso?”

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    Il mio essere senza cuore, senza un briciolo di sentimento, è un dono di cui vado sinceramente orgoglioso. Trovo inutile l'amore, l'innamorarsi. Non sono mai stato innamorato in vita mia, forse nemmeno prima che perdessi la memoria oppure, oso dire, nemmeno prima che diventassi vampiro. Forse il sentimento che provo, forse l'unico, è l'odio. L'odio che provo su una persona è più semplice provarlo rispetto a provare amore.
    E verso quella mocciosa l'odio che provo è smisurato. Maleducata, ribelle. Mi fa innervosire come mai mi era successo con una ragazzina di quell'età.
    E quanto mi piace sentire la sua voce strozzata delle mie dita, mentre mi implora di lasciarlo. Avrei voluto davvero ucciderla, non facendola respirare. È la morte più dolorosa di morire dissanguato. Il respiro che si affievolisce fino a sparire completamente, il cervello che comincia a non dare più segnali, il viso che si tinge di viola. Finché non riesci più a muoverti e cominci a perdere i sensi. Fino a morire. Il cuore non batte più. È morta. Rimane immobile sul pavimento. E il vantaggio di uccidere una persona soffocandola è che non sporcherai nulla di sangue.
    Le mie dita si allentano quando sento dire 'non lo farai mai'. Lo avrei fatto senza pensarci, ma alla fine decido di scaraventarla via lontano da me.
    La osservo mentre cerca di riprendersi. E sento, infine quello che mi dice. L'unica bocca che dovrei tappare con quel mio cazzo di merda sarebbe il buco di quella puttana di mia madre.
    Se non fossi Spike mi sarei piegato in due dalle risate.
    Scuoto la testa e mi avvicino nuovamente alla ragazzina. “Cosa avresti voluto fare, con questa tua frase? Avresti voluto farmi incazzare più di come lo stai già facendo? Avresti voluto 'toccarmi nel profondo' facendomi piangere come un povero sofferente?”
    La prendo per la collottola facendola rialzare (a meno che non lo fosse già). “Mi dispiace signorina, non ci sei riuscita. Ma comunque, mi basta sentire la tua voce per farmi incazzare.” Mi avvicino a pochi centimetri dalle sue labbra, mi sposto verso sinistra, verso il su orecchio e le sussurro. “Non credo che ti dispiacerebbe il mio cazzo di merda, se lo provassi. Puttanella che non sei altro”
    Nuovamente la getto via, lontana da me. In realtà non mi frega nulla scoparmela, voglio solamente darle fastidio.

  14. .

    AMON SPIKE GILES
    I can't escape this hell
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    Non so cosa mi stia succedendo. Dovrei essere io colui che ammalia le persone...e invece, in questa situazione sembro io quello ammaliato. La voglia di scoparmela, in quel preciso istante è tanta, ma resisto, solo per non farla scappare via. Anche se, da come mi guarda, da come parla, pare che anche lei voglia farlo. La sua pelle, quando la tocco, è liscia, sembra perfetta. Seta. Il suo corpo...non credo di averne mai visto uno così perfetto. I miei pensieri si fanno sempre più indicibili, come mai prima d'ora, da che ne ricordi. Anche se ricordo ancora la prima volta in cui incontrai mia sorella, dove in quel preciso istante alcuni sprazzi della mia vita tornarono nella mia mente. Non so molto di lei, ho avuto pochissime occasioni per cercare di ricordare qualcosa grazie al suo aiuto, quindi non posso ricordare cosa provavo quando ero con lei perché di una cosa ero sicuro: Io e mia sorella non eravamo solamente 'fratello e sorella'.
    Comunque, la voce sussurrata di quella ragazza mi fa sentire uno strano brivido lungo la schiena, e il brivido comincia a spostarsi appena Regina si morde il labbro. Non posso resistere oltre. É come se una calamita volesse farmi attaccare a lei. Una forza elettromagnetica che mi spinge verso quel corpo che non aspetta altro che essere spogliato, esplorato, toccato...
    Lo osservo, mentre Regina mi porge una domanda. E non sposto lo sguardo nemmeno quando le rispondo.
    “Sì” mormoro, avvicinandomi nuovamente a lei. “Sono londinese.”. Non dico altro, al riguardo.
    Alzo momentaneamente lo sguardo per vedere se davvero ha smesso di povere e, notando che effettivamente non piove più, mi rivolgo ancora alla ragazza. “Ti porto a casa mia, allora. Così...potrai asciugare i tuoi vestiti.”
    Non la sfioro, adesso. Mi limito solamente ad osservarla, per poi voltarmi “Seguimi” dico, cominciando ad incamminarmi verso il mio alloggio.
    Nel frattempo faccio io una domanda a lei. Vorrei conoscerla un po' meglio. “Anche tu sei Londinese?”
    Il mio passo si fa più veloce. Impossibile non immaginare perché.

  15. .

    AMON SPIKE GILES
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    La vorrei uccidere? Sì e questo ovviamente è evidente. Posso ucciderla? Ahimé no, perché la ragazzina serve allo zio. La cosa sicura, però, è che, nel caso in cui abbia nuovamente intenzione di suicidarsi beh...io non la aiuterò più. Non me ne frega più un emerito cazzo se questa piccola stronzetta decida di togliersi la vita. Sarà un problema per lo zio, ma non mi interessa. Dovevo starne alla larga ed ora sono praticamente incastrato. Non posso ucciderla, potrei torturarla ma pare che la ragazzina abbia preso l'abitudine ed è come se non sentisse più dolore.
    La lascio parlare anche quando la prendo per il collo, tenendo il suo viso vicino al mio.
    La mia rabbia non è affatto diminuita, anzi sta continuando ad aumentare a dismisura. Sento le sue parole, stringendo i denti e successivamente socchiudo le labbra, mostrando i miei canini, l'istinto di morderla lo può vedere anche lei, soprattutto quando le piego con la forza la testa, scoprendo il punto dove vorrei affondare i miei denti e quando simulo il gesto di quando mordo una mia vittima. Le dita attorno al suo collo si stringono ancora più forte, quando lei decide di stringermi i testicoli. Mi avvicino ancora di più al suo viso, con le mie labbra. “Cos'è, signorina? Vuoi provare quello che stai toccando?” naturalmente sento il dolore, mentre lei stringe la mano tra le mie gambe, ma ho sentito di peggio. “Sai, puoi anche suicidarti. A me non frega più un cazzo. Ti ho salvata una volta, solo per tuo zio. Non lo farò una seconda volta.”
    Stringo ancora le dita sul suo collo e sussurro al suo orecchio “adesso, se non ti dispiace, togli quella mano da lì o ti faccio esplodere la testa.”
    Con l'altra mano tolgo la sua dalle mie palle ed infine la getto lontano da me. “Ora, è l'ultima possibilità. O chiudi quella bocca oppure te la tappo io. Sono sicuro ti piacerebbe, puttanella.”
    Ha superato il limite. Ho perso la pazienza e, se continua, potrei fare cose ben peggiori.

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