Bisogna avere del caos dentro di sè, per poter generare una stella che danza

Palestra abbandonata - Spike

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    Sabato 8 Ottobre 2022 - ore 22:30

    Ottobre, ma quando finisce?
    Per Lilith quel mese era davvero pessimo, un mese di quelli che se non ci fosse stato sul calendario sarebbe stato meglio per tutti, perchè ogni volta che arrivava portava con sé solo orribili ricordi, pessimi trascorsi, incubi e dolori che non esistevano più se non nell'animo stesso della ragazzina.
    Lilith cercava ogni via di fuga possibile ed immaginabile per cercare di dare alla mente una via di fuga da quel nero che Ottobre portava con sé.
    Non aveva nessuno con cui voleva parlare, cercava di evitare chiunque le si avvicinasse, anche se questo tentava di farlo ormai da tanto tempo; almeno da quando lei e Blake avevano rotto, molto tempo prima. Non si era risollevata da quella rottura e per quanto aveva visto spiragli di luce, non poteva negare che non aveva più le forze per combattere per un qualcosa che non voleva stare con lei.
    Era come se si fosse arresa all'idea che per quanto lei amasse l'opale, l'altro amava lo star lontano da lei. O almeno, questo era quello che Lilith credeva e che non faceva altro che tormentarle la testa da troppo tempo.
    Non vedeva l'ora di finire quell'anno scolastico, ben consapevole che avrebbe avuto ancora tanti mesi davanti da dover affrontare, compresi diversi insegnamenti da passare con lui nella stessa classe.
    Erano vere le voci che giravano su di lui? Che aveva trovato un'altra? Era così di facile rimpiazzo, la riccia?
    Non poteva crederci.
    Era una delle tante, come sempre aveva temuto. E lui lo aveva solo dimostrato.
    Era stanca, stanca anche di doversi nascondere per poter avere un attimo di pace.
    C'era un posto, lo aveva scoperto qualche sera prima, girando per Londra: una vecchia palestra abbandonata. La porta era accostata malamente e dentro sembrava intatta. Aveva al centro dei pali, forse doveva essere qualche palestra di una qualche attività sportiva che prevedeva degli slalom o qualcosa del genere e nessuno, prima di abbandonarla, aveva provveduto a toglierli.
    Per i primi tempi aveva frequentato quel posto capendo se fosse mal frequentato o altro, sia mai che ci fossero personaggi loschi, no? Ne aveva già avuti abbastanza nei suoi trascorsi; poi aveva iniziato ad usarlo come posto per ritrovare se stessa attraverso la danza.
    Era una di quelle arti che non perdeva mai di vista, una di quelle per cui si allenava ogni giorno e ora aveva un posto dove poterla praticare senza troppi intoppi.
    Anche quella sera era lì e dopo qualche coreografia inventata, aveva deciso di provare a mettere in pratica quello che aveva studiato solo in teoria fino a quel momento: la pole dance.
    Fece partire una playlist che aveva accuratamente preparato e iniziò ad accarezzare il palo con la mano sinistra, girandoci intorno come se lo stesse studiando.
    La mano scivolava sull'acciaio freddo, mentre i piedi si muovevano uno davanti all'altro facendo ancheggiare i fianchi, fino a quando non fece un salto che la portò a girare a metà di quella circonferenza che stava disegnando a terra. Poi si voltò di spalle e allargò queste, fino a sentire le scapole sfiorare quel palo, la schiena inarcata e scivolò verso giù, seguendo il ritmo della musica. Poi tornò in piedi e afferrò il palo, qualche passo e la gamba sinistra si avvinghiò ad esso, completando quel giro.
    Era sul palo.
    Sentiva gli addominali lavorare perfettamente. Le gambe si sollevarono e si ritrovò a testa in giù, abbracciata all'acciaio con le sole gambe, mentre le mani sfioravano il pavimento.
    Indurì gli addominali e sollevò il busto, trovandosi avvinghiata al palo, scivolò di poco, a mezz'asta ed ecco che le gambe si allungarono.
    Sì, era decisamente meglio della teoria.
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    Ogni sera, ogni volta che ho fame, passo il tempo ad osservare la gente intenta a vivere la loro breve vita tra una bevuta ed una cena. Vedo tutto. C'è chi entra nel pub a chiedere qualche bicchiere di drink, c'è chi chiede solo acqua. Ho visto delle ragazze vestite in modo succinto e dei ragazzi che, come se non ne avessero mai vista una, le seguono con lo sguardo appena passano davanti a loro. Uno di loro decise pure di avvicinarsi ad esse per cercare probabilmente di rimorchiarne una. Inutile dire che quel ragazzo fallì miseramente.
    Un ragazzo ed una ragazza, una volta, cominciarono a litigare fuori da una discoteca. Solo loro sanno quale era il motivo...anche se dallo sguardo del ragazzo, nemmeno lui era a conoscenza di ciò che aveva combinato.
    Poi mi è anche capitato di vedere due ragazze che si tenevano per mano, le ho viste fermarsi in un vicoletto e baciarsi.
    Non sono uno che guarda perché gli piace. Io osservo solo per trovare il mio pasto. E capita spesso di trovare diverse situazioni. Perché ve le sto raccontando, direte voi. Perché ho notato che i giovani hanno sempre quella voglia di divertirsi, di passare una serata diversa dalla solita monotonia dello studio o del lavoro. Ma c'è anche chi, quella serata, la passa in modo pessimo. C'è chi ride, c'è chi piange, chi si nasconde da qualche parte per divertirsi e chi trova posti per passare del tempo da soli. Non è una buona idea. È ciò che mi è capitato stasera. Ho appena notato una ragazza entrare in un edificio abbandonato. Ho aspettato un po', prima di avvicinarmi un po' di più all'edificio, per capire se magari lì dentro stava succedendo qualcosa. Ma niente, non c'era nessun rumore, a parte una strana musica. Decido di osservare all'interno e vedo quella ragazza intenta a muoversi al ritmo di musica attorno ad un palo. Credo di aver visto una cosa simile in qualche locale notturno. Delle ragazze che ballavano in modi piuttosto provocanti attaccati ad un palo.
    La osservo per un po', prima di entrare silenziosamente e appoggiandomi al muro accanto a questa porta continuo a seguirla con lo sguardo, aspettando che sia lei ad accorgersi della mia presenza. Non è mia intenzione nascondermi, ma non voglio nemmeno che, per colpa mia, smetta di fare ciò che sta facendo. Sembra una ragazza piuttosto giovane, decisamente una bella ragazza e rimango lì, aspettando che magari finisca di ballare. Starete pensando che quella sarà la mia prossima vittima? Vi devo deludere. La ragazza è fortunata, perché ho già saziato la mia fame.

     
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    Ballare, per Lilith, era un po' come poter liberare la propria anima, lasciarla libera di vagare nello spazio senza alcun limite corporeo e renderla leggera fino a purificarla.
    Per lei la danza era arte e rottura delle catene, libertà e passione. Quando ballava riusciva a rendere i suoi passi, poesia silente.
    Se era sola e aveva uno spazio ampio, eccola che le gambe fremevano per poter liberare quelle note di pura bellezza; la sua mente eliminava tutti i pensieri, cacciandoli brutalmente da ogni prospettiva e concentrava tutta la propria attenzione alla musica e ai passi. Sembrava esser nata per ballare, come se nel DNA aveva quella vena che era dedicata solo per muovere il suo corpo con così tanta facilità da rendersi tutt'uno con l'aria che riempiva gli spazi.
    Scivolava su quel palo, sentiva il freddo dell'acciaio sul proprio corpo, mentre provava ciò per cui si era allenata fino a quel giorno.
    Era sola con la musica, quelle note lente e sensuali che l'accompagnavano nei movimenti, il palo che scivolava tra lo spacco del suo sedere, fino quasi a terra, all'altezza giusta per allungare le gambe, indurire l'addome e farle risalire, aggrappate al tubo.
    Riaprì gli occhi celesti che fino a quel momento erano rimasti chiusi, solo perché voleva spiare come fosse il mondo a testa in giù.
    E fu allora che lo vide. Spike, poggiato alla porta.
    In un primo istante la sua reazione fu di sussultare, strinse la presa con le gambe al palo, poi respirò e afferrò anche con le mani l'acciaio freddo, mentre le gambe lentamente si scioglievano e una per volta ruotavano verso il basso, mostrando all'altro l'elasticità del suo corpo.
    Una volta messi entrambi i piedi a terra, la riccia si raddrizzò e non fermò la musica, diminuì solo il volume, quindi ripuntò lo sguardo cerulei sul vampiro.

    «E' suo questo posto? Se è così chiedo scusa, me ne vado subito...»

    Riprese fiato, sentendo il suo addome contrarsi ad ogni respiro. Ventre scoperto, da quel top attillato nero, a spalline un po' scese, corto fin sotto i seni, mentre le gambe erano nude, a coprire solo i glutei c'era un pantaloncino nero, attillato anch'esso.
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    Non è niente male, quel piccolo spettacolo, oserei dire privato, dato che ci sono solo lei ed io, in quel posto abbandonato. E lei, probabilmente, pensava che fosse completamente sola. Non mi ha ancora visto ed io rimango lì ad osservare i suoi movimenti, le sue acrobazie aggrappata a quell'asta metallica. Un piacere per gli occhi, devo ammetterlo. E non solo per il fatto che lei sia una bella ragazza. Ma anche perché ha un talento innato per quella disciplina.
    Movimenti che avrebbero fatto impazzire i malintenzionati, provocazioni che, in un posto come quello, avrebbero scaturito i più vergognosi pensieri che un uomo possa fare su una donna. Mi rifiuto persino io, a tollerare questo genere di cose. Sia chiaro, io non sono adatto a parlare di queste cose. Se dovessi contare le donne che ho ucciso bevendone il sangue non ho idea di quanto ci metterei.
    Ma per fortuna di quella ragazza, io non sono un maniaco malintenzionato e, soprattutto, ho già saziato la mia sete di sangue.
    Quel top nero, quel pantaloncino, entrambi attillati, lasciano poco da immaginare, ne disegnano esattamente il corpo, le curve a mio dire perfette. Deve allenarsi spesso, per sapersi muovere in quel modo.
    Poi finalmente (o sfortunatamente) nota la mia presenza. Mi aspettavo uno spavento, un urlo. Ma, vista la posizione in cui si trovava è riuscita a trattenersi, scendere dal palo, abbassare il volume e, nuovamente rivolgere lo sguardo su di me.
    Scuoto la testa.
    “No. Non è il mio posto. E non andartene. Anzi, se vuoi...continua pure a fare ciò che stavi...facendo. Non mi sono fatto sentire proprio per questo. Ero...interessato a godermi questo piccolo spettacolo privato.”
    Le rispondo, senza nascondere il fatto che effettivamente quella esibizione non mi stava dispiacendo.
    “Chi sei?” Sono curioso di conoscere meglio quella ragazza. Ha qualcosa di stranamente intrigante. E non è il suo aspetto fisico. “Sei brava a muoverti.”

     
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    Dioptase - Caposcuola | Metamorphomagus
    Da quando aveva trovato quella palestra abbandonata, Lilith aveva riscoperto - finalmente - un po' del proprio spazio personale. Era come se non avesse avuto mai una sua reale zona di comfort che nessuno conoscesse e appropriarsi di quella era stata la cosa più eccitante che aveva fatto in quel periodo.
    Lì aveva potuto piangere, urlare, ballare, creare, rinnovare i suoi stili e ora finalmente stava riuscendo a ballare sul palo, dopo tanta teoria.
    Non si sarebbe mai aspettata di avere uno spettatore, non con quel tipo di danza, che voleva rimanesse il suo piccolo segreto, concesso nell'eventualità a pochi eletti. La pole dance era ancora un campo troppo legato ai night club, superficialmente visto come il ballo delle spogliarelliste, senza sapere che l'arte che vi era dietro quella danza avvolgeva mente, corpo e spirito, mettendo a dura prova la concentrazione di chi la praticava. Forse era per quel pregiudizio che aleggiava su quel tipo di danza che aveva evitato di svelare la sua passione anche ai gemelli, tanto da non farne parola nemmeno con loro.
    Quando si riscoprì osservata da Spike, la riccia ebbe un sussulto, ma aveva imparato a mantenere il sangue freddo, concentrandosi prima di mollare la presa dall'attrezzo che la vedeva a reggersi testa in giù.
    «Sei stato fortunato. Sarai forse l'unico e il primo a poter affermare di aver visto questo
    Fece cenno con la testa al palo dietro di sé, mentre si avvicinava ad una bottiglietta d'acqua e si piegava per afferrarla e bere.
    Richiuse la plastica, mentre guardava verso il vampiro con aria curiosa, le celesti che ne scrutavano le distanze e i lineamenti.
    «Una ballerina randagia che ha trovato rifugio in questa vecchia palestra abbandonata.»
    Rispose senza pensarci, sollevando le spalle e lasciando nuovamente a terra la bottiglietta. Non le importava presentarsi con un nome, non aveva importanza chi fosse, probabilmente non si sarebbero visti più, loro due, quindi sarebbe stato solo un nome in più aggiunto ad una lista di conoscenze superflue, no?
    «E tu? Chi sei?»
    Ricambiò, tuttavia, la curiosità dell'altro, desiderosa di sapere se anch'egli era un randagio alla ricerca di rifugio o era arrivato lì proprio per lei. Sicuramente la risposta avrebbe cambiato decisamente l'andamento del loro incontro.
    «Sono nata sulle punte. Danzo da prima di muovere passi.»
    Ammise come se fosse la cosa più naturale a questo mondo.
    «Ti ringrazio, comunque. Mentre a questo, mi alleno da diversi mesi.»
    Ancora il cenno al palo.
    «Che ne pensi?»
    La curiosità si faceva strada, voleva conoscere cosa l'aveva fatto restare in silenzio davanti al suo spettacolo: era forse uno di quelli che legava la pole dance allo spogliarello?
    RevelioGDR
     
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