In fuga da...?

Spike-Adrien

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    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"

    Fuggire. Da dove? Perché dovrei fuggire? E, se dovessi farlo...dove andrei? Non ho nulla, oltre quel buco dove sto. Ma poi, perché penso a questo?
    Forse perché la memoria va e viene e quando penso di ricordarmi qualcosa, quella subito dopo sparisce dalla mia testa.
    Mi trovo a vagare a Nocturn Alley. Ho l'anello di Dracula che ho acquistato da Sinister e ho voluto provarlo. Infatti, per quanto mi trovi in quelle strade strette e oscure, un filo di luce solare prova ad illuminare le vetrine piene di ogni artefatto maledetto ed uno di quei raggi arriva diretto verso di me. Che sensazione strana...dopo secoli a doverlo evitare, finalmente posso sentire il sole addosso a me. Pensavo che non mi sarebbe fregato niente. Invece quasi mi piace. Quasi. Perché nonostante il fatto che non mi incenerisca sotto al sole grazie all'anello, questo comunque mi fa sembrare più...vulnerabile.
    Un formicolio continuo in tutto il corpo e la vista non mi aiuta come fa solitamente, non essendo abituato alla luce del sole. Ma posso sopportarlo.
    Le mani nella tasca dei pantaloni scuri, la camicia nera dentro i pantaloni. Fa troppo caldo per usare il mio classico cappotto. Strano dire anche questo, per quanto io non senta né caldo né freddo.
    Le strade sono più affollate di notte, qui a Nocturn Alley e lo vedo adesso, che calpesto quella via per la prima volta di giorno dopo secoli.
    Fuggire. Non ha senso farlo. Preferisco restare qui. Magari trovare qualcos'altro, oltre l'acromantula. Altri soldi che mi entrerebbero...
    Il mio cammino si ferma di fronte alla vetrina del Sinister. Il negozio è chiuso, chissà perché. Dovrei cambiare la mia vita? L'aver comprato questo anello è già un gran cambio nella mia vita. Poter vagare durante il giorno e non più solo la notte. Ma ciò non vuol dire che la notte non sia più il mio orario. Sarò sempre la creatura notturna che temono tutti.
    È solamente una possibilità in più per poter guadagnare. Niente di più.
    Rimango fermo di fronte alla vetrina ed ora la mia attenzione si sposta sull'anello che ho al dito. Non fuggirò.
    Spike Giles

    "
    Animal I have become
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    Vampiro, 123 anni

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    Adrien Beauvais
     
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  2. Adrien Beauvais
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    Non avrebbe proprio dovuto essere lì, ma, ormai, Adrien stava prendendo una brutta piega: non ascoltava gli adulti, tantomeno il signor Remar, anche se con lui continuava a mantenere un certo comportamento (seguendo i suoi consigli come, ad esempio, frequentare le sedute dal magipsicologo di fiducia dell’uomo, per quanto lui non volesse proprio andarci); non si impegnava più di tanto sui suoi compiti, a differenza di quanto aveva fatto all’inizio di quel percorso; odiava chiunque e non si faceva alcuno scrupolo sul picchiare o importunare la gente a caso, trasformandosi in un vero e proprio bulletto; aveva cominciato a darsi a qualcosa di più pesante delle canne e ciò era male, troppo male, ma non trovava modo di sfogarsi. Gli allenamenti di boxe sembravano non bastare davvero più ed era riuscito a trovare modi più contorti per farlo, come darsi all’assunzione di droghe. Si era costruito i suoi giri di “amicizie” per ottenerle, come, ad esempio, quella di uno spacciatore che avrebbe dovuto incontrare a Nocturn Alley: era più grande di lui, di diversi anni e sperava solo non lo prendesse per fesso. Adrien voleva la roba buona, non quella scadente da quattro soldi, anche perché l’avrebbe pagato profumatamente. Aaron Barnes, il suo magipsicologo, non sapeva nulla di quella sua dipendenza.
    Si vestì come al suo solito quando doveva compiere quel tipo di “spesa”: felpa scura, cappuccio sulla testa a coprire i capelli, pantaloni della tuta larghi e comodi, scarpe da ginnastica di marca e costose, tutto per sembrare un riccone di merda, che, poi, lo era davvero. A volte, però, in momenti di maggiore lucidità, avrebbe voluto esser nato povero per non aver soldi per comprare quello che, a volte, denominava come “lo schifo”. Si fece strada verso i vicoli di Diagon e, poi, senza dar troppo nell’occhio, in Nocturn, che aveva visitato già un paio di volte per conto suo. Era da Sinister che avrebbero dovuto incontrarsi fra un quarto d’ora circa. Ma… era già lì? In effetti, una figura scura e alta era ferma di fronte al luogo dove era stato concordato l’appuntamento. Adrien si era fermato e l’aveva osservato per qualche secondo, decidendo, nel frattempo, sul da farsi. Se era in anticipo c’era pure un motivo, no? Si avvicinò con le mani in tasca e passo felpato.
    - Sei in anticipo. – esclamò, senza troppe moine.
    - Allora, dov’è la roba? – domandò.



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    I cretini sono sempre più ingegnosi delle precauzioni che si prendono per impedirgli di nuocere.
     
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    Ci sono diversi modi per 'fuggire': Chi decide di scappare via, allontanandosi dai luoghi e le persone che gli hanno rovinato la vita e chi decide di scappare dalla vita, rovinandosela da solo, assumendo sostanze stupefacenti. Non ho mai avuto interesse per queste cose, soprattutto quelle di adesso, tutto chimica e mal tagliata. Preferivo di gran lunga quelli dei miei tempi, se proprio volessi assumere droga. L'oppio, ad esempio, veniva utilizzata dagli artisti del passato: Da Baudelaire a Dickens e ancora altri. Non dico che era migliore di quelli di adesso, perché era pur sempre un droga, ma era solo più pura della merda che usano i ragazzi di oggi.
    Da quello che riesco a ricordare, ho provato una volta sola l'oppio ma non ricordo assolutamente nulla di quello che mi fece. Insomma, ricordo di averla assunta, ma non ricordo gli effetti. Per dirla in breve, l'unica droga che preferisco è una sola, completamente naturale, buona e l'unico effetto che mi provoca non mi rovina la vita, anzi me la migliora. Parlo del sangue, naturalmente. Mi fa sentire vivo. Non assumo altro, ogni volta che ne bevo un po', mi sento bene. Come diceva il vampiro più conosciuto del pianeta: Il sangue è vita.
    Tutta questa introduzione, solo per commentare, nella mia mente, ciò che quel ragazzo che mi si avvicina chiedendomi 'la roba'.
    Inizialmente non capisco. Infatti mi volto, guardandolo senza dirgli niente. Poi però afferro il significato di 'roba'. Un drogato che ha bisogno della sua 'medicina'. Ecco, io amo bere il sangue. Ma non tollero sangue contaminato. Come quello degli ubriachi o, come in questo caso, quello dei drogati. È pure un ragazzino, un giovane moccioso che decide di rovinarsi la vita, invece di trovare il motivo per cui è così infelice. Perché lo vedo dalla sua espressione, che non è felice, soprattutto per venire a cercare sostanze stupefacenti.
    Lo osservo ancora un po', con le mani nelle tasche dei pantaloni, per poi rispondergli. “Hai sbagliato, ragazzo. Non sono uno di quelli che vende la morte ai mocciosi che vogliono togliersi la vita come dei codardi.”
    Non mi faccio problemi a parlare in questo modo, ovviamente. È proprio quello che penso. Io sono una persona morta, non batte il cuore dentro di me, non circola sangue in me. Sono freddo. Ma non sono morto per aver assunto droga. In realtà non ricordo nemmeno come sono morto e, soprattutto chi mi ha abbracciato. Ma come ho detto all'inizio, non ho mai provato la droga, se non l'oppio una volta sola, Quindi non sono morto dopo essermi drogato.
    Quel ragazzino pare non sia la prima volta che assume quella roba. Lo sento dal suo odore.
    “E tu mi sembri uno di quelli. O forse mi sbaglio?” accenno un sorriso, voltandomi completamente verso di lui. Sono sicuro che abbia toccato un tasto che lo farebbe andare su tutte le furie. Beh, se proprio vuole morire, io posso essere la persona che può aiutarlo. Basta che lo faccia dissanguare, senza bere nemmeno un millilitro del suo sangue contaminato.
    “Cosa saresti venuto a cercare? Toglimi questa curiosità, ragazzino”.

     
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  4. Adrien Beauvais
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    C’era proprio una cosa che ad Adrien non andava giù: l’attesa. La sua vita era costellata di attese inaspettate o costrette: aveva aspettato l’affetto dei suoi genitori, che aveva cercato di compensare con l’elemosina delle loro attenzioni; aveva atteso Gyll e lo faceva ancora, sperando che, prima o poi, si rifacesse viva. Le aveva dato lo spazio necessario per pensare, riflettere sul loro rapporto, perché aveva compreso che aveva bisogno dei suoi tempi per maturare una decisione, visto che non era coinvolto solo Adrien in tutto quel marasma. Tuttavia, non avrebbe potuto lasciarla stare ancora per molto, anche perché si stava autodistruggendo… per quanto volesse negarlo a sé stesso, in realtà, una parte della sua coscienza ne era consapevole. Le droghe, le canne, le sigarette, l’alcool erano tutti strumenti compensativi della solitudine e dell’inadeguatezza che provava nei confronti del mondo e delle persone che lo circondavano. Ultimamente, nei suoi momenti di astinenza, quando aveva tentato di disintossicarsi da tutto quello schifo, era finito per gettarsi a peso morto in un angolino di una stanza deserta e piangere a dirotto, battendo disperato la testa contro un muro e si era domandato: come avrebbero ancora fatto gli altri ad amarlo sporco com’era dentro?! Come avrebbe potuto Regina guardarlo ancora negli occhi quando fosse venuta a sapere dei suoi vizi?! Dov’era il suo cazzo di coraggio, la sua determinazione?! Forse, non li aveva mai posseduti, ma aveva costruito su di essi un mito da indossare, che, effettivamente, non era suo. Li aveva messi su come una maschera, mimando una persona perfetta. Non era vero ciò che gli aveva detto Regina: lui non era perfetto così com’era! “Ma quale perfezione… io faccio schifo al mondo… come potrei essere perfetto io?!” ripeteva a sé stesso, ogni volta che una minima speranza si insinuava nella sua mente e nel suo cuore. Aveva costruito la sua breve vita sull’apparenza, investendo su di essa come si fa con un capitale. “E poi? Quando tutto questo finirà? Cosa accadrà?”. Domanda difficile a cui rispondere, ma una cosa era certa: nessuno si sarebbe ricordato il nome di Adrien associato ad una figura perfetta, anzi… gli avrebbero puntato il dito, giudicato, etichettato… e, probabilmente, l’avrebbero anche estromesso dalle amicizie, perché lui era quello che si faceva di droghe.
    Lui aveva sempre corso, corso, corso… il problema era che non aveva mai avuto una meta precisa… era stata tutta pura fantasia. E ora? Forse quello che stava facendo al momento era pure lo stesso: un castello di carte che, alla più piccola folata di vento, sarebbe crollato a terra.
    C’era la strofa di una canzone che lo descriveva appieno:

    Ci vogliamo affermare
    Ma sbattiamo nel muro
    Siamo chiunque e non siamo nessuno
    E io sono sicuro soltanto del fatto che sono insicuro


    Insicurezza. La parola che lo spaventava di più al mondo era proprio questa.
    Di fronte a quello che credeva fosse il suo spacciatore, cercava proprio di nascondere le sue insicurezze e mostrarsi tutto d’un pezzo.
    Chiuse le dita a pugno quando si sentì appellare come codardo. Le nocche delle sue mani si fecero bianchissime, mentre le sue orecchie di coloravano di scarlatto dalla rabbia. Si avvicinò all’uomo con passo sicuro e gli puntò un dito contro.
    - Ora tu mi dai la roba come concordato o io ti denuncio a chi sta sopra di te. -
    Lo guardò negli occhi con uno sguardo assassino.
    - E a quelli basta uno schiocco di dita per farti fuori… vuoi davvero rischiare? Bene, fallo pure. Ma nessuno ti salverà il culo. -
    Era incredulo… ma lo stava prendendo in giro?!
    - Ma sei coglione?! Stai fuori di senno?! -



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    Se quel giovane aveva così tanta voglia di drogarsi, un motivo c'era di sicuro. Io non sono la sua balia e non ho intenzione di aiutarlo, anzi, se proprio vuole morire faccia pure, non ho intenzione di fermarlo.
    Ma poi, era anche uno stupido! É divertente il fatto che mi stia minacciando di 'denunciarmi a chi sta sopra di me. Chi sta sopra di me? Di che fazione parliamo? Dei vampiri? Sopra di me c'è il principe..se invece parliamo di Acromantula, abbiamo Mr Vanderwaal. La mia vita ormai è fatta così. Da quando sono tornato a Londra le uniche mie fonti di guadagno sono loro due. Depredare i cadaveri dissanguati non era un lavoro ben retribuito, insomma.
    Ho trovato l'opportunità e il fatto che io sia un vampiro l'opportunità è doppia, dato che posso eseguire gli ordini sia di una sia dell'altra organizzazione. Quindi, quel ragazzo...a chi si riferiva?
    Quando me lo ha detto mi sono voltato completamente verso di lui, ho incrociato le braccia e l'ho guardato. Il mio sguardo, quel momento, non ha nessuna espressione. I miei occhi sono fissi sui suoi. “Qui credo che il coglione sia proprio tu. Hai sbagliato persona. Se vuoi proprio ucciderti, ti do un consiglio: Usa una corda ben robusta, attaccala ad una trave, fai un bel cappio-tanto con i vostri aggeggi riuscite a fare qualsiasi cosa-mettila al collo, sali sopra una sedia e lasciati cadere. Se riesci, con un colpo secco, puoi spezzarti il collo e morirai velocemente...oppure soffrirai qualche minuto prima di morire soffocato.”
    avvicino il mio viso a quel ragazzino insopportabile. “Altrimenti, se vuoi, posso ucciderti io. Ci metto poco, te lo assicuro. In ogni caso, entrambe le scelte, sono meglio di usare quelle sostanze. In quel modo soffrirai più a lungo e starai sempre male. La 'roba' che cerchi non credo sia nient'altro che droga. Il peggior rimedio per i problemi personali.”
    Ho praticamente consigliato a quel ragazzo di ammazzarsi. “Ma non lo farai mai, immagino. Sei un codardo. Lo vedo. Preferisci rifugiarti in questa merda piuttosto che affrontare le situazioni. Sarai perennemente incazzato, senza alcun motivo. Sempre agitato, come se tutto il mondo fosse contro di te.” Scuoto la testa, senza togliere lo sguardo dal ragazzino. Quegli occhi mi ricordano qualcosa...è come se mi stesse facendo rinascere qualche ricordo, prima di perdere la memoria. Anche io, forse, ero così, alla sua età? Ma i ricordi ovviamente sono frammentati, offuscati.
    “Se proprio non vuoi capire che tu abbia sbagliato persona, non so in che altro modo spiegartelo.”

     
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  6. Adrien Beauvais
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    Adrien non aveva mai pensato alla morte. MAI. Era sempre stato troppo concentrato sul vivere la sua vita e sui problemi che l’affliggevano che su un evento che avrebbe segnato, prima o poi, la sua vita come quella degli altri, non solo perché avrebbe visto i suoi parenti e i suoi amici venire a mancare, ma anche perché anche lui, un giorno, avrebbe fatto la stessa fine e avrebbe visto tutto oscuro. O forse sarebbe diventato un fantasma… comunque, non ci aveva proprio mai pensato. E quando quello sconosciuto che aveva pensato fosse il suo spacciatore, ma che si era rivelato tutt’altro, gli aveva proposto un metodo per morire abbastanza velocemente, il ragazzino ne era rimasto profondamente turbato. Chi era quella merda che diceva a un diciassettenne di uccidersi?! Ormai era inquieto nell’animo e non vedeva l’ora di allontanarsi da quell’uomo… emanava una certa oscurità: tutti i suoi movimenti del corpo, le sue parole, il suo modo di vestire erano proprio quelli di uno che covava in sé una malvagità unica. E quel “posso ucciderti io” fu il colpo di grazia e la conferma dei suoi pensieri. Eppure, Adrien non si allontanò affatto da lui, non perché non avesse paura, ma piuttosto perché non era tipo a cui piaceva dimostrare di aver paura, anche in casi come quello. Era così pazzo che si sarebbe fatto uccidere seduta stante pur di non far vedere a quel mostro che provasse timore cieco di lui.
    - Non ti permetto di dire che sono un codardo! – disse a denti stretti.
    - E fatti i cazzi tuoi! Come voglio metter fine alla mia vita lo decido io, non tu. Se voglio morire di overdose, lo devo decidere io. -
    Poi, in un lampo di rincoglionimento totale, proprio da uno che sarebbe stato meglio ammazzar di botte per rinsavirlo dalla cretinaggine, spalancò le braccia, con un ghigno sulle labbra, e disse: - Anzi, sai che ti dico? Fallo, fallo pure. -




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    Quel ragazzino alla fine mi ha sorpreso. Sinceramente non mi aspettavo la sua reazione. Ero sicuramente uguale a lui. Uno stronzo. Un coglione con chiunque tentasse di intraprendere una qualsiasi relazione con me, che sia di amicizia o sentimentale. Io, da bravo asociale stronzo e bastardo quale credo che fossi, mi allontanavo e mi rifugiavo in qualche luogo malfamato o commettendo qualche piccolo reato. L'unica persona con cui avevo sicuramente legato era mia sorella. Come avrò già ripetuto migliaia di volte, di mia sorella non ricordo assolutamente nulla, ma da quello che mi disse, l'ultima volta che la incontrai, io e lei avevamo un forte legame. Spero, per quanto odi ragazzini come lui, che abbia qualcuno con cui sfogarsi, in qualsiasi modo. Ciò che non tollero è che lui anneghi i suoi problemi nella droga.
    Ma non ho intenzione di ripeterglielo, non sono un suo parente, non sono un suo conoscente. Faccia quello che vuole, ovviamente.
    Rimango in silenzio, osservandolo, mentre blatera con tutta quella rabbia che ha in corpo. Lo sento. È incazzato col mondo.
    Quando poi allarga le braccia, mi fa un sorrisetto e mi dice di ucciderlo pure, io mi avvicino a lui,
    faccio un ghigno, facendogli vedere i miei canini.
    “Se proprio ci tieni.” Allargo il sorriso, senza alcuna espressione divertita sul mio viso, i canini adesso completamente esposti. “Ti darò l'onore di una morte veloce. Non ti dissanguerò e non ho intenzione di bere il tuo sangue avvelenato” il mio è quasi un sussurro. “Credo che nessuno sentirà la tua mancanza.”
    Come me, se dovessi morire definitivamente con un paletto infilzato nel petto. Dopotutto non sono così diverso da lui.
    L'unica differenza è che la mia droga è il sangue umano. Non potrei vivere senza. Questa è la mia dipendenza.
    Tutto sommato, anche io sono dipendente da una sostanza. Sangue.
    “Hai deciso? O magari...potrei lasciarti vivere. E rimarrai per sempre in debito con me.” cosa ho in mente? Di sicuro niente di buono.

     
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6 replies since 4/7/2022, 21:34   125 views
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