La Follia di un Enigmista Distrutto

Regulus&Spike

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    Regulus Iddler
    Stress, nervosismo, ansia... belve fameliche, crudeli ed implacabili, site di nella mente di ogni singolo uomo, creature così subdole e maligne che neppure la mia psiche riusciva a rifuggirne. Non ce la facevo più: due erano gli indizi che avevo lasciato tempo addietro, la lente d'ingrandimento e il rettangolo di quercia, simboli dei quartieri di Little Venice e Honor Oak, ma mio malgrado non ero riuscito ad avvicinarmi a nessuno di essi per potermi sfogare; il lavoro, quei bastardi dei miei superiori, mi riempivano e riempivano di doveri ed oneri, pressanti, incombenti, senza la minima via d'uscita, e così il "Corvo" era dovuto uscire di scena dopo l'uccisione di Callaway. Sentivo l'ira ribollirmi nelle vene, bruciarmi i polmoni mentre le mani prudevano inquiete, vogliose di poter scagliare quanto prima un Avada Kedavra... senza che però ne avessi mai l'occasione.
    Ogni giorno, in quel lurido posto pieno di schifosi burocrati altezzosi, era sempre più pesante ed opprimente, in un circolo vizioso che mi lasciava sempre più distrutto e disfatto, senza energie da poter utilizzare per portare avanti la mia crociata personale. Anche quel dì non era stato diverso: il povero, timido e balbuziente Regulus Iddler si era fatto mettere i piedi in testa ancora una volta, e per catalogare dieci migliaia di nuove profezie aveva finito tre ore più tardi del suo normale turno; il sole, in quelle sei del pomeriggio, era ancora alto nel cielo, abbastanza lontano dal tramonto che avrebbe chiuso la giornata, ed eccomi lì, a spuntare da una delle poche cabine telefoniche rimaste nel quartiere di Whitechapel.
    Quel luogo... mi rilassava: lì, tra le vie ove Jack lo Squartatore avea compiuto i suoi atti, mi sentivo come a casa, sentendomi al pari del killer che tra quelle vie aveva consumato così tante vittime; era terapeutico trovarmi in quelle strade, trai vicoli più oscuri, ove la solitudine poteva lasciarmi alla pace che serviva a calmarmi.
    Maledetti, mi ritrovai a sentenziare, respirando a grandi boccate mentre allentavo la cravatta color giada che mi attanagliava il collo, Mi lasciano a marcire tra montagne di burocrazia, e non riesco a scaricarmi, ad appagare la sete di sangue che mi attanaglia il cervello, mi ritrovai a pensare ad alta voce, Devo... devo uccidere qualcuno. Chiunque... non potei che sentenziare a denti stretti, appoggiandomi al muro del vicolo, rivolto verso di esso ed a pugni chiusi.
    Non potevo andare avanti così: se non avessi appagato quel mio istinto omicida, sarei potuto finir con l'impazzire.
    Non poteva, e non DOVEVA accadere!

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    Signore dei troll: I troll della foresta non sono tra le creature più facili da controllare, ma col giusto esercizio niente è impossibile. Se Regulus usa Oppugno su un troll, ha la certezza che il suo controllo sulla creatura duri almeno due turni, salvo contro incantesimi di terzi.

    Skill:Arti Mentali I; Magia Nera I
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    Whitechapel. Questo quartiere è piuttosto famoso in tutto il mondo per una serie di omicidi avvenuti alla fine del 1800. Praticamente quasi dieci anni prima che nascessi io, se non ricordo male. Fu, infatti, nel 1888 che Jack lo Squartatore seminò il panico uccidendo e squartando diverse donne del quartiere, senza mai venire arrestato.
    Un posto così misterioso, tra quelle strade vittoriane, che mi incuriosisce e mi fa venir voglia di scoprire più dettagli di quell'assassino. E ciò che mi rende ancor più curioso è il fatto che sono nato pochi anni dopo quei fatti. Ahimè non a Whitechapel ma esattamente nella parte opposta di Londra. Highgate. Circa un'ora a piedi.
    Perché parlo proprio di questo quartiere? Perché oggi mi trovo proprio qui a Whitechapel. Il motivo ...beh, non c'è nessun motivo in particolare. Solo che, dato che ho la possibilità di uscire anche nelle ore diurne, grazie all'anello di Dracula, avevo la sincera curiosità di scoprire questo quartiere così misterioso e vittoriano di giorno, alla luce del sole.
    Il sole, il mio peggior nemico. Adesso grazie a questo anello che porto ormai ogni giorno, posso camminare alla luce del sole senza che esso possa uccidermi. L'unico fastidio che mi porta è il continuo prurito in tutto il corpo e lievi problemi alla vista.
    Quella grande stella illumina gli edifici di quel quartiere ed io, come un qualsiasi cittadino londinese, mi incammino per quelle strade, esclusivamente per guardare, per osservare la quotidianità che la notte, naturalmente, non esiste.
    E tra quei vicoli, a pochi metri di distanza, vedo una sagoma appoggiata al muro come se fosse pensieroso. Mi ci avvicino tranquillamente. In questo momento la mia sete è già stata soddisfatta. Quell'uomo (solo adesso, da vicino, riesco a distinguerlo meglio) non sarà il mio cibo, può ritenersi fortunato.
    Lo osservo, non so se prima ha parlato, se avrà detto qualcosa. Ho sentito solamente la parola 'chiunque'.
    Ma, osservandolo meglio, mi sembra che quest'uomo io l'abbia già visto in precedenza credo che...ma sì, è un compagno dell'acromantula. Non ricordo il suo nome però.
    Appoggio la schiena al muro sul quale era poggiato anche l'uomo e le mie uniche parole che pronuncio sono:
    “Chiunque? Chiunque...chi, di preciso?”

     
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    Regulus Iddler
    Il mio respiro si faceva sempre più pesante, lì appoggiato al muro in preda allo stress: ero stufo, furioso e bramante di morte... volevo, anzi DOVEVO, uccidere qualcuno, sentire il calore del sangue altrui bagnarmi dolcemente la pelle e ridarmi il brivido di vita che mi era mancato da troppo tempo, ma non ne avevo modo. Ero lì, solo come un cane a commiserarmi, patetico come mi vedevano quei bastardi dei miei colleghi a lavoro, un misero uomo senza arte ne parte... incapace di portare avanti i propri obbiettivi.
    E proprio in preda a quegli attimi di follia, in cui la mia lucidità si era fatta trascinare via, non mi accorsi della presenza di un nuovo venuto, la cui vista mi fece inizialmente sorprendere: a sentir la sua voce sobbalzai, allontanandomi di colpo dal muro e facendo due passi indietro, l'espressione visibilmente scossa da quella venuta così improvvisa per me... e che mutò però in istantanea tranquillità quando ricollegai il viso di colui che avevo dinnanzi.
    Il vampiro dell'Acromantula, sentenziai, ammettendo così di aver riconosciuto chi mi stava di fronte... fosse stato qualcun altro a sentir i miei discorsi, beh, avrebbe fatto una brutta fine, anche se neppure lui mi avea udito chiaramente.
    Chiunque? Chiunque...chi, di preciso? Questa era la sua domanda a me rivolta. Sospirai. Una vittima... questo è il chiunque a cui mi riferivo, sentenziai guardandolo dritto negli occhi, certo di potermi esprimere tranquillamente visto con chi stavo parlando. Io e te... siamo simili, se così si può dire, esordii, Entrambi necessitiamo di uccidere, entrambi abbiamo un bisogno fisico di togliere la vita altrui... e se per te è la letterale sete di sangue, per me è un metodo di mantenere la mia sanità, continuai, portando una mano al volto, come a simulare la mia maschera ancora in possesso del ragno.
    Più tempo rimango senza portare avanti i miei atti, più la mia brama di morte cresce... e non posso rischiare di farla esplodere. Il "Corvo", come mi hanno ribattezzato gli Auror, non si può fermare, deve continuare a mietere pur di andare avanti... e non riesce più a stare fermo, ero proprio messo male se iniziavo a riferirmi a me stesso addirittura in terza persona.
    Devo far fuori qualcuno, se non voglio impazzire del tutto, ed ecco che una risata, folle come tutto il mio discorso, mi eruttò dalle labbra, risuonando nel vicolo... mi serviva decisamente una mano, e forse il vampiro lì presente avrebbe potuto darmi ciò che mi serviva pur di riavere la mia sanità mentale.

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    La reazione dell'uomo, appena ho aperto bocca, me la aspettavo. Era ovvio che si sarebbe sorpreso della mia presenza. Era così distratto dai suoi pensieri che non si era minimamente accorto della mia presenza fino a quel momento.
    Mi riconosce subito, però. Ed in quel momento rimango ad ascoltare il suo sfogo.
    Voglia di uccidere. Voglia di far del male a qualcuno. Era quello che rendeva così irrequieto quell'uomo. E chi sono io, per giudicare? Io, colui che svuota completamente le vene della sfortunata vittima che prende la mia stessa strada. Avrei la possibilità di lasciar viva la persona ma...come dire...non riesco a controllarmi! La mia sete è così grande che non riesco a fermarmi. Alla fine sono costretto ad occultare il corpo.
    L'uomo davanti a me mi spiega cos'è per lui uccidere. Perché ha voglia di togliere la vita ad un essere umano. Se io uccido perché ho bisogno del suo sangue, lui lo fa per 'mantenere la sua sanità', per evitare che la sua brama di morte possa esplodere.
    Lo osservo incuriosito. Potrebbe essere utile, a volte, un complice. Un compagno che abbia la mia stessa necessità.
    Appena finisce di parlare, scoppia in una tetra risata che avrebbe fatto svenire dalla paura chiunque passasse lì per puro caso.
    E quando conclude, tocca a me parlare. Rimango appoggiato al muro, con le braccia incrociate.
    “Il corvo. È così che ti chiamano.” annuisco leggermente, riprendendo a parlare “Siamo simili, noi due, più o meno. Entrambi preferiamo l'oscurità...tu per scelta, io per non indebolirmi, anche se adesso ho comunque la possibilità di camminare alla luce del sole, grazie ad un anello. Entrambi amiamo uccidere, per placare la nostra sete di sangue, io letteralmente direi...entrambi abbiamo bisogno adesso, di sangue, per evitare spiacevoli situazioni. E come darti torto?
    A tutti e due, correggimi se sbaglio, piace agire in solitaria. Ma magari un aiuto, qualche volta, non farebbe male... no?”

    Mi avvicino un po', per guardarlo meglio. “Hai già trovato qualcuno, per caso, mentre parlavi da solo?” gli chiedo, con curiosità. Io e lui potremmo 'lavorare' insieme, certe volte. Se la cosa funzionasse, potrebbe essere una buona idea.

     
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    Regulus Iddler
    Silente, ascoltatore delle mie pene, il vampiro si fece carico del mio sfogo: ascoltò tutto il mio dire, il mio desio di carneficina, in religioso mutismo, appoggiandosi al muro e rimuginando sulle mie parole, come stesse valutando qualcosa nel mio discorso. Neppure a quella mia tetra risata, carica di stress e follia, egli si smosse, anzi, rimase calmo ed impettito, metabolizzando tutto ciò che gli avevo rivelato... prima di lanciarsi egli stesso in un'arringa sulla nostra situazione: come me, il vampiro concordò su quanto avevo espresso; tanto lui quanto il Corvo erano necessiti di sangue, entrambi viaggiatori delle tenebre, e mietitori delle vite altrui, spezzate dal loro bisogno di morte, ed entrambi soli in quel loro agire.
    Ciò che mi propose, in quel buio vicolo di Whitechapel, oh, mi colpì: Un'alleanza per portare avanti i nostri reciproci bisogni? E' questo che proponi? Domandai, sinceramente curioso. Da quando avevo eliminato i miei genitori, dal momento in cui il Marchio Nero era stato scagliato nel cielo la prima volta dopo la caduta di Voldemort, io aveo sempre lavorato da solo: le mie mani si erano sempre macchiate del caldo sangue delle vittime solo per mano mia, unicamente per mezzo del mio catalizzatore, e mai complice s'era fatto avanti per darmi sostegno nella mia crociata, e nella diretta sfida agli Auror tramite i miei indovinelli. Eppur quel vampiro lo faceva, si sentiva affine all'uomo patetico e inconcludente che aveva dinnanzi, e, al contrario di me, non si piangeva addosso, già in cerca della prossima anima da mietere in nome dell'egoismo e delle proprie pulsioni.
    Un sorriso, sincero per quanto crudele, mi si stampò sulle labbra, mentre le iridi smeraldine che portavo scintillarono nel buio di quel vicolo, Invero, questa unione potrebbe essere proficua per entrambi, sentenziai, offrendogli una mano, una stretta per sugellare quell'accordo, Non vedo perché rifiutare, a patto che la tua sete non si sfoghi sul sottoscritto, continuai quindi.
    Avesse accettato quel patto, stringendomi la mano, avrei quindi ripreso: Purtroppo no, al momento non v'è ancora una vittima designata, non che in codesto loco sia poi così difficoltoso trovarne: le meretrici, nell'epoca vittoriana come ora, pullulano in queste strade, ed al pari dello Squartatore, non ci dovremmo aver problemi a ghermire qualcuna d'esse per appagare i nostri istinti, sentenziai.
    Quell'alleanza sarebbe potuta rivelarsi decisamente interessante, non lo potevo negare.

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    Un'alleanza con un serial killer. Quello che ho proposto a Iddler è un'alleanza che può essere comoda sia per me sia per lui. Entrambi abbiamo bisogno di uccidere.
    L'enigmista ripete ciò che gli avevo appena detto ed io annuisco leggermente. “Ti sto proponendo proprio questo” gli rispondo infine. “Accetti o no?”
    Iddler mi osserva e successivamente mi rivolge un sorriso, rivelandomi che quella proposta poteva essere utile per tutti e due. “è quello che ti ho detto. Se lavoriamo assieme, tu puoi placare la tua furia assassina, io posso placare la mia sete di sangue, letteralmente.”
    Finalmente il corvo accetta la proposta, tendendo la mano verso di me. Io gliela stringo, senza distogliere lo sguardo da lui.
    “Non ti ucciderò, puoi star tranquillo. Sono un vampiro, ma se ho un accordo un un altro umano, preferisco lasciarlo vivere, o sarebbe inutile. No?”
    Accenno un sorriso, sciogliendo la stretta di mano, poco dopo.
    Poi, alla mia domanda risponde citando le prostitute che lavorano per le strade di quel quartiere così famodo.
    “Ho solo una cosa da dirti. Non tollero il sangue dei tossicodipendenti e gli alcolisti. Non ho intenzione di uccidere quelli. Ci pensano già loro con le sostanze che assumono. Per il resto non ho preferenze. Le meretrici, come le chiami, sono piuttosto interessanti, invece.” guardo verso la strada principale, osservando la gente che cammina per quel quartiere. Sembra davvero rimasto all'epoca vittoriana, Whitechapel.
    Poi il mio sguardo torna sul corvo, e dato che ormai abbiamo suggellato questo accordo, penso che potremmo già cominciare quella stessa sera.
    “Cominciamo questa sera stessa, quindi? Che dici?” concludo, osservando il corvo. “Poco dopo la mezzanotte ci incontriamo in questo esatto luogo e cominciamo a cercare la nostra vittima”
    e dopo aver detto questo, attendo la risposta di iddler. Quella sera stessa, io e il corvo avremmo cominciato la nostra attività criminale. Due lupi solitari che decidono di cooperare.


     
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