Posts written by Evangeline Ivanova

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    Evangeline Ivanova
    Docente | Metamorphomagus
    Lasciò che tutti gli studenti si ambientassero in quello spazio che non gli apparteneva, mentre osservava ognuno di loro mettersi nei panni di improvvisati assistenti di quei due dottori che per Eva erano molto più che validi.
    L'arrivo di Welsh e Barnes fece mormorare tanti studenti, anche quelli, che a lezione, risultavano sempre essere i più silenti. Osservava, la rumena, ad uno ad uno i ragazzi, per cercare di capire le loro reazioni riguardo quella tipologia di lezione.
    Le aggiunte dei due medimaghi erano state più che opportune e doveva ammettere che già prevedeva qualche svenimento di troppo, ma era pronta anche a questo.
    Sentì le parole di James, annuendo appena alla sua risposta, ma senza esprimere ulteriori riflessioni a riguardo.
    Quando fu Giada a parlare, lo sguardo celeste si spostò su di lei, dolce e accondiscendente. Un cenno del capo, prima di proferire poche parole.

    «La preparazione è importante, ma ricordate: non saranno i testi di scuola ad insegnarvi come gestire una situazione critica. Sarete voi e la vostra maturità.»

    Il suo parlare era dolce e risoluto, mentre Regina prendeva le scene, riferendosi più a chi era la novità di quella lezione. Aggrottò la fronte, attenta ad ogni sua domanda, trovando brillante come sempre la mente di quella newyorkese che era arrivata da pochi anni da loro.
    Lasciò spazio alla sua curiosità, seppur non era strettamente legata alla lezione, tuttavia la trovava necessaria, come se fosse anche questo il motivo per cui aveva portato i ragazzi in un ambiente diverso e con persone che potessero dare altre nozioni oltre quelle teoriche a cui erano abituati. Incrociò le braccia sotto i seni e attese che i medimaghi rispondessero, quindi stava quasi per rispondere alla sua domanda, per entrare nel vivo della lezione, quando la Hartmann catturò la sua preoccupazione.
    Inclinò il capo e sorrise materna alla rossa degli Ametrin.

    «Non preoccupatevi, gli specialisti che vi affiancano non vi metteranno in situazioni troppo complesse, Cassedy.»

    Le sorrise, quasi a volerla tranquillizzare, per poi porre l'attenzione sulle caratteristiche esposte da Brooks. Sorrise, trovandole decisamente calzanti per uno come lui, quindi dopo qualche altro intervento, riprese parola trovando finalmente lo spazio per rispodnere alla domanda di Regina.

    «Affiancherete i due specialisti in due casi di pronto soccorso. Farete parte, per oggi, della loro equipe medica, trovandovi a collaborare non solo con loro ma anche con i vostri stessi compagni.»

    Proprio in quel momento, i due medimaghi si divisero, uno a destra e uno a sinistra della docente, che invece continuò a parlare.

    «Cassedy e James, voi lavorerete con il dottor Barnes. Brooks, Regina e Giada, vi affiancherete alla dottoressa Welsh.»

    Guardò i due specialisti annuendo per avere un cenno di consenso da parte loro, quindi tornò agli studenti.

    «Se non ci sono ulteriori domande, andate. Ci rivedremo qui solo quando i due medimaghi vi diranno che potrete andare.»
    RevelioGDR


    //Mi scuso per il ritardo, ma ho avuto gravi problemi a casa.
    Veniamo a noi: vi ho divisi in gruppi attraverso un roll di dadi che è stato assai clemente con voi (?)

    Gruppo Aaron: James, Cassedy
    Situazione: avete davanti un bambino di sei anni, Leon, che è caduto dalla bicicletta e oltre ad avere un braccio fratturato, uno dei raggi della ruota della bicicletta gli ha creato un taglio profondo sul polpaccio destro. Urgono dei punti, oltre a sistemare il suo braccino. Il taglio sanguina ancora e non è ancora stato disinfettato.

    Gruppo Annie: Brooks, Regina, Giada
    Situazione: giocatore di quidditch a livello dilettantistico, Roan, anni 15. E' caduto dalla scopa e la sua frattura non è la sola cosa che vi deve preoccupare. Il ragazzo presenta uno stato di agitazione molto alto, probabilmente lo shock, probabilmente no. Dovete calmarlo, altrimenti non potrete né aggiustare la sua frattura alla gamba destra, né estrarre il pezzo di vetro che ha nel fianco sinistro, essendo caduto su un auto poco fuori dallo stadio dove si stava allenando. Attenzione all'estrazione: ricordate che potrebbe andare in emoraggia.

    Bene, avete le vostre situazioni su cui lavorare. Potete fare un massimo di due post per ognuno di voi, non sono obbligatori, l'importante è che agiate in squadra e che siate coerenti.
    Non aspettate il post di Aaron ed Annie, arriveranno alla chiusura della lezione.

    Scadenza: 26 Gennaio 2023, ore: 23:59
  2. .
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    Evangeline Ivanova
    Docente | Metamorphomagus
    Alla fin fine non stava facendo niente di male, no? Stava uscendo con un ex collega e senza alcun secondo fine, non era mica una ragazzina adolescente che non sapeva cosa faceva. Giusto? E poi, Daniele era la prima persona di sesso opposto che vedeva per pur piacere di uscire, dopo che Samuel era andato via senza darle spiegazione alcuna se non quella che doveva farlo.
    Le aveva giurato amore eterno, che senza di lei non sarebbe riuscito a sopravvivere e ora chissà dov'era; non ci aveva pensato più di un secondo di troppo a lasciarla nel cuore della notte, facendo sparire ogni cosa di lui, di loro. Quindi per quale assurdo motivo doveva farsi troppi problemi per aver accettato quell'invito di Daniele?
    Aveva deciso di dedicarsi di nuovo solo al lavoro, ma dopo la parentesi di Black, le sue abitudini erano cambiate e aveva capito quanto le faceva bene ritagliarsi degli spazi per se stessa e il suo benessere psico-emotivo. Forse era questo che l'aveva spinta ad accettare quell'inaspettato invito dell'ex docente ormai vampiro. Chissà com'era la sua vita ora che le cose erano cambiate così tanto.
    Arrivata davanti all'ex docente, Eva si ritrovò ad arrossire appena, non celando un leggero sorriso che si dipinse sul volto di porcellana della bionda, mentre guardava quel fiore e ascoltava le sue parole.
    «Grazie, Daniele... sei sempre stato gentile. Non ti smentisci mai...»
    Sussurrò quasi, come se avesse paura, col tono della sua voce, di rompere quel momento strano ma delizioso che Daniele le stava donando. Forse meritava un po' di stacco da quella che era la vita in Accademia, e ora, davanti a lui, sentiva di non aver sbagliato poi così tanto ad aver accettato l'invito.
    Rise, afferrando lievemente il suo braccio, mentre le dita stringevano anche lo stelo del fiore che le aveva donato.
    «I girasoli sono uno dei miei fiori preferiti, non so come tu abbia fatto a centrare il gusto, ma apprezzo davvero.»
    Ammise in uno slancio di sincerità mentre lo seguiva lì dove lui aveva intenzione di portarla, senza fare ulteriori domande a riguardo.
    Annuì appena.
    I ragazzini erano sempre stata una sua croce, non tanto per quanto fossero loro imprevedibili in quella fase di crescita, quanto per il suo essere apprensiva peggio di una madre.
    «Devo ammettere che molti di loro sono cresciuti, ma io continuo sempre a preoccuparmi come se fossero ancora troppo piccoli per questo mondo.»
    Si strinse nelle spalle, quindi, guardando poi di sottecchi l'altro.
    «Ma non parliamo della scuola, oggi. Che ne pensi? Raccontami di te e cosa fai adesso. Non ci vediamo da troppo, non credi?»
    Azzardò a cambiare discorso, mentre quel sorriso non abbandonava le sue labbra.
    RevelioGDR
  3. .

    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"

    Era passata già mezz'ora da quando erano lì, quel lunedì mattina in cui Eva aveva chiesto ai colleghi di poter prendere l'intera mattina a disposizione per poter portare i ragazzi del biennio a lezione presso l'ospedale San Mungo.
    L'idea di Eva era quella di iniziare a far capire quanto il mondo degli adulti fosse più complesso di quello dentro le mura di Hidenstone, nonostante l'ultima avventura di quel terremoto che aveva visto scombussolare un po' tutta l'Accademia.
    Aveva chiesto ad Annie ed Aaron di poter inserire i meritevoli studenti del biennio nello staff del pronto soccorso del San Mungo, con tutte le dovute precauzioni. Nonostante il virus incombesse su di loro, aveva deciso che potesse essere un'esperienza decisamente migliore di stare tra i banchi di scuola. Con loro c'era anche il triennio, ma loro avevano altri oneri a cui far fronte.
    Dopo un primo assesto degli studenti, qualcuno più impacciato degli altri, qualcuno già a proprio agio nell'aiutare nel momento dell'emergenza, tutti avevano preso parte a quella lezione con una nota di curiosità, qualcuno con noia, qualcuno perché era costretto (?).
    Le parole di Eva, non appena arrivati al San Mungo, erano state brevi. Affiancata dai due specialisti, la docente si era raccomandata con l'equipe di quel giorno.

    «Confido in voi, se avete dubbi potete chiedere ad uno di noi tre, seguite le istruzioni e mantenete sempre l'attenzione sul compito che state seguendo. Ricordate che non conta quanto sia grave il caso che state seguendo, avete sempre per le mani una persona che confida in voi e nella vostra capacità di aiutarla.»

    Le sue parole erano state dette con il calore e la dolcezza di una madre, mentre osservava in volto ogni studente che aveva davanti, una platea di occhi di giovani ragazzini che lei stava nuovamente mettendo alla prova, come ormai faceva sempre, viste le situazioni a cui dovevano far fronte sempre gli studenti.

    «Se avete domande, potete farle ora. Non temete di prendere iniziativa e agite sempre per il bene del paziente. Una sola domanda prima di iniziare: qual è secondo voi, una delle caratteristiche importanti che deve avere un medimago o chiunque sia coinvolto nell'assistenza di qualcuno che non sta bene?»
    Eva Ivanova

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    Pensa, credi, sogna e osa.
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    Doc. Incantesimi, Resp. Diop

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    //Ciao bimbi del biennio.
    Siete stati mandati tutto il giorno, quindi tutte le lezioni annullate per questa gita al San Mungo, come equipe di appoggio ai medimaghi del pronto soccorso magico. Prima di entrare nel vivo delle visite vi do la possibilità di fare domande a riguardo, ambientarvi, reagire alla situazione etc, oltre che rispondere alla domanda che vi ha posto Eva.
    Con voi ci saranno anche Aaron ed Annie, pronti ad aiutarvi e anche per dividervi in gruppetti, successivamente. Per ora fate il vostro ingresso e andiamo avanti divertendoci tutti.

    Attendete Aaron ed Annie e poi postate voi.
    Rimango a disposizione anche in off per qualsiasi dubbio o incertezza (?).

    Scadenza: 08 Gennaio 2023 ore 23:59
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    Compiti di Incantesimi - classi biennio

    Benvenuti studenti del biennio,
    questo è uno dei vostri compiti di Incantesimi che vi permetteranno di ottenere punti per la vostra Casa di appartenenza, oltre che una buona media che verrà valutata al fine del vostro voto finale.
    Vi chiedo, per tanto, di prestare attenzione e prima di consegnare il vostro compito, di rileggerlo con attenzione e di correggere eventuali errori di forma.

    Eva Ivanova
    Regole

    1. potete svolgere il compito da soli, facendo un post di almeno 500 parole, autoconclusivo che vi farà guadagnare solo +1exp;

    2. potete fare il compito in gruppo, come una vera e propria role, che vi farà guadagnare +3exp;

    3. nel caso di post autoconclusivo potete scriverlo qui sotto e varrà come relazione, nel caso di role multipla postate qui sotto solo la relazione (potete farna una sola per il gruppo coinvolto - max 500 parole) ma dovrete linkare la role svolta;

    traccia

    Trovate la componente magica di una delle festività elencate qui sotto.
    [max 500 parole].
    Natale
    Halloween
    Guy Fawkes Night (o Bonfire Day)
    Diwali
    note off

    Ciao bimbi, questa è la traccia dei vostri compiti.
    Avrete tempo fino al 31 di Dicembre per svolgerli e postarli qui sotto.

    Qui trovate il manuale per ripassare le classi di incantesimo dell'ambientazione

    Allora, cosa aspettate? Date sfogo alla vostra fantasia e guadagnate questi bei punticini!

    RevelioGDR
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    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"

    Sicuramente a spingerla in quel ripostiglio non era stata la lettera, quella l'aveva piuttosto inquietanta, a fare la sua parte era stato il fatto che Ensor non aveva mai contattato Eva, quindi la docente credeva ci fosse qualcosa di più che un semplice invito al ballo, tant'è che era piuttosto preoccupata.
    Magari voleva parlare dell'andamento del biennio, lei vedeva in quegli studenti un vero pericolo.
    Tuttavia, dovette ricredersi da lì a poco.
    Quando entrò in quella stanza, il sorriso di Brian venne ricambiato da quello dolce della rumena, che si spostò sulla sedia, così da mettersi più comoda.

    «Oh, quanti convenevoli, la prego, mi chiami Eva.»

    La docente non era una di quelle a cui piacevano quelle accortezze, nonostante il suo ruolo e le sue cariche, quindi preferiva subito mettere in chiaro che con lei non servivano Lei o Voi.
    Quando l'invito venne esplicitamente palesato, da parte di Eva ci fu dapprima stupore, con tanto di bocca spalancata e ciuffo platino che cambiò rapidamente in un celeste acceso, quindi un sorriso delicato.
    Stava quasi per rispondere, quando la musica partì e iniziò a sentirsi come in uno di quei thriller psicologici in cui lei veniva rapita, nascosta in uno scantinato umido e buio e trattata come una bambola di porcellana, forse ci avevano fatto anche qualche puntata in una serie tv americana di cui ora le sfuggiva il nome. Trattenne il brivido, nascondendolo con un sorriso delicato e un tantino imbarazzato.
    Le sue parole, poi, la lasciarono ancora più confusa. Insomma le stava dicendo che qualora avesse già un cavaliere, questo sarebbe stato piuttosto comprensivo se lei lo avesse bucato all'ultimo?

    «Uh? Ma no, nessun invito. Sarei davvero lieta di essere al tuo fianco per questo ballo. E... sei stato il primo a chiedermelo, quindi nessun problema di cambi di idea
    Eva Ivanova

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    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"

    Se ne stava bella bella nel suo ufficio, senza pensare a nulla, se non a correggere i compiti di quei quattro scalmanati del primo anno. Quest'anno c'erano personalità interessanti e altrettante ne stavano venendo fuori da quelli dell'anno precedente e lei si stava preoccupando se questi fossero più pericolosi di un Barnes lanciato da lì a breve nel mondo degli adulti.
    Stava lì, insomma, senza troppi pensieri, quando alla porta della stanza bussò qualcuno.
    Aggrottò la fronte, sollevando il capo dalle pergamene.

    «Avanti?»

    Ad entrare fu Lilith, la caposcuola, con in mano una lettera. Eva le fece cenno di avanzare, notando quanto la riccia fosse concentrata, come se stesse cercando di ricordare qualcosa.

    «Allora, William mi ha dato questa lettera, che gli ha dato Erik, che l'ha presa da Ja--- no, era il contrario forse. William mi ha dato questa, che ha preso da James il quale a sua volta l'ha presa da Erik che ha avuto il compito di darla a William, passando da James, che poi doveva arrivare a me, da parte del professor Ensor, credo.»

    La riccia era provata, tanto che sospirò esausta, allungando la lettera.

    «Non ci ho capito niente, professoressa, so solo che questa è vostra.»

    La confusione di Lilith contaggiò anche la vicepreside, nonché direttrice dei Dioptase. Annuì, la rumena, congedando dolcemente la caposcuola.

    «Grazie Lilith, non preoccuparti, va bene così. L'importante è farla arrivare dove doveva arrivare.»

    La sua confusione crebbe quando, una volta rimasta di nuovo sola, lesse quella lettera.

    «Una selezione?»

    Il sopracciglio di Eva si sollevò appena, chiedendosi quali fossero stati i criteri di quella selezione. Poi proseguì nella lettura, trovandosi talvolta a ridere, talvolta a guardarsi le spalle perplessa.
    Si strinse nelle spalle, ritrovandosi a fare i conti con una certa inquietudine, quindi piegò la lettera e sospirò.
    Brian era solito per essere quello più strano tra i docenti dell'Accademia, ma era un'eccellente insegnante (non credeva a quelle punizioni che gli studenti dicevano di aver subito da lui, credendo che fossero solo leggende metropolitane) e lei aveva molta fiducia del ragazzo, tanto da affidargli il seme di Molboro anni prima.
    Comunque, andò a prepararsi stando ben attenta a chiudere il chiavistello e le tende, pensando davvero di essere osservata.
    Indossò un semplice abito e si recò nel ripostiglio.
    Da quando era così grande? Vabbè, vi trovò due sedie e su una c'era Brian.

    «Ciao Brian. Ho ricevuto la tua lettera. Da Lilith. Che l'ha ricevuta da William e così via.»

    Si grattò la guancia, mentre avanzava verso la seduta dove si accomodò accavallando la gamba. Solo ora si guardava attorno e...

    «Wow.»

    Si ritrovò a commentare spontaneamente, celando dietro un sorriso un po' tirato la perplessita per la scelta degli accessori.
    Non commentò a riguardo, trovando anche quelle luci piuttosto aggressive, ma non faticava a guardare il docente.
    Eva Ivanova

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    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"

    Spina nel fianco, osso duro o palla al piede che fosse, Eva non si lasciava facilmente intimorireda un omone come Lone, non che non provasse paura, ma la docente era ben consapevole che qualunque persona avesse i suoi trascorsi passati e presenti, sostenendo che in fondo ad ognuno, scavando con accuratezza, ci fosse ancora quella semplicità e dolcezza seppur nascosta di chiunque.
    Probabilmente con Lone si sbagliava, certo, ma lei era una che se non ci sbatteva con la propria testolina, facendosi male, non si sarebbe fermata.
    Scrollò le spalle, non offendendosi seppur lui avesse paventato l'idea che non fosse un complimento. Lei lo aveva preso come tale e non si scomodava a cambiare la propria opinione, era - anzi - lusingata che avesse notato quel lato del suo carattere. Alla fin dei conti, amici o nemici, era giusto che ognuno sapesse il bello e il cattivo tempo dell'altro, no? Nemmeno il suo puntualizzare i difetti della bionda, aveva portato quest'ultima ad infastidirsi. «Ho anche dei difetti, sai? E tu sei scorbutico e un po' orco.» - puntualizzò con tranquillità, senza metterci della vera ironia all'interno di quella frase, ma rimanendo sempre sincera e cristallina nel suo pensiero «E sei diventato il mio obiettivo quando ho visto quella testona sanguinare.» - era nella natura di Eva preoccuparsi per qualcuno che si era ferito, non poteva rimanere zitta e ferma, senza far niente, ben consapevole delle sue capacità.
    Gli occhi cristallini della rumena carpirono quell'espressione furiosa, ma il tono di lui pareva tranquillo. Eva scrollò il capo e prese un sospirone, quasi esasperata dalle sue minacce «Senti, immagino che tu sia abituato a scacciare la gente intorno a te con quello sguardo assassino. Credimi, se non avessi visto di peggio, in vita mia, sarei scappata a gambe levate» - ammise con semplicità, tenendo lo sguardo serio sul volto dell'uomo, come se volesse fargli capire che - per quanto potesse attecchire quello sguardo - non sarebbe stato un deterrente per spostarla dal suo obiettivo, carismatica come sempre, riprese a parlare, fregandosene che fosse stata tacciata di loquacità «... ma con me non funziona. Ho semplicemente accelerato la tua guarigione, niente più, niente meno. E se questo mi porterà a dover comprare una nuova bacchetta, fai pure.» - poggiò la bacchetta sul bancone, mentre Harry guardava la scena terrorizzato «So quanto il mio gesto sia stato pericolo, ma mi sono presa le mie responsabilitò e non me ne pento.» - il suo tono era deciso, serio, seppur la sua espressione fosse pacata e tranquilla.
    Si concesse ancora un sorso del suo martini distogliendo lo sguardo da lui, mentre sentiva quella frase di Lone. Sollevò un sopracciglio, facendo poggiare nuovamente il bicchiere sul bancone e continuando a guardare davanti a sé «Non ho mai avuto paura di bruciarmi. In fondo mi piace giocare col fuoco.» - rispose secca, ritornando a sorseggiare il Martini. Se Lone si aspettava di vedere la classica donna isterica scappare da lui a gambe levate, impaurita e frignante, forse non aveva ben capito con cosa si stesse scontrando in quel momento, con quale donna aveva a che fare.
    E non era solo il fatto che gestiva un numero troppo elevato di adolescenti che facevano a gara a chi avesse gli attributi più lunghi ad averle fatto prendere consapevolezza della sua pazienza, era anche la testardaggine di quella rumena che gli sedeva accanto; lei che aveva raggiunto la sua posizione solo con la sua forza, aveva affrontato un processo ed era ancora soggetta ad un tracciamento da parte del Ministero, non avrebbe mai ceduto il passo a Lone, non si sarebbe allontanata da lui. Non ora. E voleva che fosse chiaro.
    Non rispose a quella nuova provocazione, fingendo che non esistesse fino alla sua proposta.
    Gli aveva dato una scelta, aveva concesso all'uomo di farsi la sua serata senza essere disturbato. Lei aveva proposto, lui avrebbe potuto declinare.
    Ognuno è fautore del proprio destino, no?
    E lui aveva accolto la sua proposta nell'esatto istante in cui le aveva raccontato quello che fosse successo, seppur con poche parole.
    Le bastava.
    Le bastava per riaccendere un sorriso delicato e un'espressione di chi sta pensando «Lo sapevo che era un orco buono!» - scrollò le spalle.
    Si rinfrescò la bocca con l'alcolico e poi riprese a parlare «Pensa, almeno tu sei qui a raccontarlo. Chi si è messo sulla mia traiettoria, l'ultima volta, non può. Credo che stiano ancora staccando i pezzi del suo cervello dal muro.» - ora lo sguardo della rumena era calato sul liquido trasparente, dove galleggiava la buccia gialla.
    Aveva superato la morte di quell'uomo, alla laurea di Barnes, seppur gli incubi di quell'esplosione della testa di lui fossero vividi nella sua mente; ma forse non aveva mai espresso ad alta voce quanto avesse fatto, oltre che con Samuel e gli auror che l'avevano interrogata.
    Anche Harry si era fermato esterrefatto da quella rivelazione e ora la guardava con un espressione che era un misto tra la paura e la curiosità.
    Eva Ivanova

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    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"

    Quando sentì bussare alla porta, Eva ripose la sua penna ad inchiostro nero nel suo alloggio, quindi spostò le pergamene dei compiti di lato e prese la cartella della studentessa che stava attendendo.
    Il passaggio tra il secondo e il terzo anno era sempre complesso, lei adesso aveva una responsabilità importante. Guidare quei ragazzi era un compito arduo, ma aiutarli a scegliere la loro specilizzazione lo era molto di più e questo per lei significava molto.
    Essere il mentore di uno studente o di una studentessa voleva dire aver fatto bene il proprio lavoro e si sentiva orgogliosa quando questo accadeva, tanto da riuscire a vedere nei loro occhi tutto quello che avevano imparato e anche la crescita che avevano avuto.
    Non si parlava di crescita fisica, ma di crescita morale e di animo, cosa che era molto difficile raggiungere.
    Sentì la voce di Giada e di rimandò mosse la bacchetta ad aprire la porta, lasciando uno spiraglio dal quale fuoriuscì il suo gentile e melodioso tono ad accogliere la ragazzina «Entra pure cara, ti aspetto.» - lasciò quindi che la ragazzina si facesse avanti, ambientandosi nel suo ufficio e facendole segno di accomodarsi su una delle poltrone davanti la sua scrivania.
    Le sorrise dolcemente, quasi come una madre farebbe con la propria figlia, quindi si spostò leggermente con la sua poltrona, così da non avere niente davanti a sé che intralciasse la visuale sulla studentessa.
    «Come stai, cara? Come va questo secondo anno in Accademia?» - sapeva perfettamente i suoi voti, guardava le cartelle degli studenti almeno una volta al mese e questa volta, in occasione di quel colloquio, aveva visto fino all'ultimo voto ricevuto dalla ragazza; tuttavia voleva sapere oltre i suoi voti, voleva conoscere il suo stato d'animo e cosa pensasse davvero di quello che stava vivendo e se c'erano preoccupazioni di questo grande passo che l'avrebbe portata a scegliere un percorso di specializzazione alla fine dell'anno scolastico.
    Eva Ivanova

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    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"

    La vita metteva davanti ad una scelta tutti quei ragazzini che qualche anno prima erano arrivati ad Hidenstone credendo che quella fosse solo un'Accademia di eccellenze. Eppure, per non smentirsi, ogni anno la scuola aveva dimostrato a chiunque fosse entrato lì, che era molto di più.
    Era un luogo dove imparare, dove allenarsi, ma anche dove fare i conti con la realtà e gli avvenimenti strani che accadevano in quella scuola.
    I ragazzi che avevano superato i M.A.G.O., adesso sembravano più spaesati di quanto non lo fossero nel periodo in cui erano entrati. Era come se adesso dovessero ambientarsi in un'altra scuola, più specialistica di prima, ed era per questo che lei si era presa la briga di affiggere nelle bacheche delle casate, un avviso di disponibilità, per chi avesse voluto, per svolgere un orientamento sul percorso da scegliere, prima di fare un passo falso e sceglierne uno sbagliato che avrebbe portato alla poca voglia di proseguire e allo sforzo disumano nel seguire lezioni che erano troppo pesanti per se stessi.
    Il passaggio dal biennio al triennio era fondamentale e per ognuno di loro doveva essere fatto senza troppi cambiamenti, senza essere un trauma e per evitare questo, andavano accompagnati nella scelta, se le idee erano confuse e quanto più offuscate dalla voglia di essere in classe con le proprie conoscenze strette.

    Dopo quella pergamena affissa in bacheca, molteplici furono le richieste arrivate, quindi Eva si era dovuta districare tra le mille studentesse e i mille studenti che erano dietro la sua porta a chiedere consigli, a volte anche solo a chiedere se quello che avevano in mente fosse giusto per loro.
    Tra queste, era spiccata all'attenzione della Ivanova, il nome di Giada McCarthy.
    La dioptase si era sempre dimostrata una studentessa modello, con una perspicacia degna della Casa di appartenenza, ma che aveva ancora del potenziale da dimostrare non ancora sviluppato come si doveva.
    Era il 16 Ottobre, un sabato pomeriggio tranquillo, quando aveva convocato la ragazzina dopo il pranzo, così da non occuparle l'intera serata libera, per poterla ricevere a colloquio.
    Il punto di incontro era stato il suo ufficio, ormai diventato da due anni la Vicepresidenza della scuola, visto il suo ruolo ormai noto a tutti.
    Era alla sua scrivania a correggere dei compiti e non faceva altro che attendere che la studentessa arrivasse. Indosso aveva un pantalone a palazzo bianco, con sopra un'attillata maglietta argentata che sembrava essere animata dal brillare di punti luce, ai piedi un decolleté del medesimo colore della maglia.
    Eva Ivanova

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    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"

    Lone aveva ragione, lei era un osso duro. E per quanto lui fosse scorbutico e scontroso, di contro lei era ugualmente dolce e perseverante.
    Quel gioco li aveva legati e a ricordarlo ad entrambi vi era una fede che anch'essa portava al dito, ormai da quella sera, con quella runa incisa sopra. Forse gli aveva dato poco valore, forse troppo, fatto sta che da quella sera non l'aveva più tolta, anche solo per ricordarsi che quel giorno aveva fatto un passo in avanti a riprendere in mano le redini della propria vita.
    Che poi quest'ultima le avesse giocato un brutto scherzo e le avesse messo davanti il suo perfetto opposto, questo erano un altro paio di maniche. Alla fin dei conti, Eva era abituata ad avere a che fare con teste dure, a partire dai suoi studenti, fino a terminare alla sua Preside, che non era per niente un angioletto da coccolare.
    Forse era per questo che la scontrosità di Lone non faceva altro che farle tenere il punto e non mollare.
    Quando incrociò il suo sguardo infastidito, Eva non si lasciò piegare e non fece alcun passo indietro, continuando a mantenere quel sorriso dolce e gentile sul volto, mentre gli occhi celesti venivano incastrati nello sguardo seccato di lui.
    Rise alle sue parole, non prendendole per niente come un'offesa «Non posso fare altro che ringraziarti del complimento. Sono una che persevera nei propri obiettivi, effettivamente...» - e non stava scherzando, questo era chiaro.
    Inclinò il capo a guardare meglio l'uomo che aveva davanti, facendogli capire che gli avrebbe tenuto testa ogni volta che lui si fosse rivolto a lei in quella maniera, perchè non era capace di allontanarla con questi modi di fare «Sì, certo... sta' zitto e lasciami fare...» - lo rimbeccò mentre gli curava quella ferita sulla testa, scuotendo appena il capo come se avesse a che fare con un bambino capriccioso che voleva semplicemente mostrare quanto fosse un duro.
    Sbuffò alle sue successive parole, lasciando cadere nel vuoto quella domanda che per Eva non meritava risposta alcuna.
    Rimase immobile anche quando parte del fumo del suo sigaro le si gettò in faccia, soffiò appena, a spostarlo, quindi scrollò le spalle «Infatti non mi pare di averti chiesto se volessi aiuto...» - alla fine era così, lei faceva quello che riteneva opportuno fare, Lone avrebbe dovuto imparare a capirlo, ormai.
    Scostò un attimo il suo sguardo cristallo dall'uomo, per afferrare il suo bicchiere di martini e darne un piccolo sorso, godendosi le note agrumate che la buccia di limone lasciava cadere nell'alcol, prima di tornare su di lui e scoprirlo ad osservarla.
    Piano l'occhio scivolò sulla fede che stava accarezzando, scaturando sul volto della rumena un divertito sorriso che cercò di nascondere con un altro sorso nel bicchiere alto del martini, distogliendo definitivamente lo sguardo da lui, quasi a volerlo far cuocere nel suo brodo.
    Sollevò un sopracciglio quando sentì nuovamente la sua voce, brindando a se stessa - mentalmente - per aver avuto un cambiamento di tono dell'uomo, senza realmente far niente. «Mh?» - allargò lo sguardo curiosa di sapere cosa intendesse, quindi scrollò le spalle «Assolutamente niente, finire il mio martini e proseguire la mia serata in tranquillità.» - non era del tutto una bugia, ma stava giocando un gioco dove era l'unica a sapere le regole, probabilmente. Lasciò del silenzio a fare da testimone a quella realtà che gli aveva appena confidato, mentre prendeva un terzo sorso dal suo bicchiere, finendo il martini e facendo segno a Harry di riempirlo di nuovo, sempre con cordiale sorriso sul volto. Il ragazzo dietro al banco fu quasi contento di avere a che fare con lei, piuttosto che con l'uomo al suo fianco, elargendo un sorriso enorme di rimando alla donna, oltre che un rossore quando questa lo ringraziò.
    Eva, invece, aveva deciso che avrebbe tentato di scalfire ancora un po' la corazza di quell'omone, quindi riprese a parlare «A meno che tu non voglia farmi compagnia nel bere qualcosa e magari raccontarmi perchè i tuoi vestiti cacciano fumo più del tuo stesso sigaro.» - gli occhi di cristallo si posarono accoglienti sull'uomo, mentre il suo corpo, questa volta, si sedeva volgendo completamente a lui le attenzioni.
    Eva Ivanova

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  11. .

    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"

    L'acqua la rendeva sicuramente più tranquilla, le dava un senso di pace che in pochi riuscivano a darle. Era abituata alle gelide acque del lago dell'accademia, dove ogni tanto riusciva a rubare una nuotata notturna, quando tutti ormai erano a letto o almeno fingevano di esserlo.
    Eppure, quella giornata in piscina, Eva aveva deciso di passarla in maniera totalmetne diversa, fuori dal luogo di lavoro.
    Aveva deciso che doveva distaccarsi dall'Accademia, almeno quando aveva un po' di tempo libero. Aveva passato la sua intera carriera dentro quelle mura, sentendosi in dovere di passare il tempo lì dentro con gli studenti, come se a loro dovesse la propria vita.
    Ma non era così e capirlo era stato complicato, c'era voluta la rottura con Black per potersi accorgere di cosa stava diventando, di dove stava cadendo e di come non sarebbe riuscita a risollevarsi se non avesse preso in mano le redini.
    Forse era la stessa forza di spirito che sperava i suoi studenti avessero una volta usciti da lì, ma per poterla veramente insegnare, doveva metterla in pratica.
    Quell'acqua che le scivolava sul corpo le lavava via ogni più infimo pensiero e la rendeva pura, quasi come se stesse sanificando il suo corpo e il suo cuore.
    Ogni volta che risaliva, decideva di ritornare sul fondale e fare altre bracciate, come se quello fosse il suo elemento naturale.
    Lei era davvero convinta che ci fossero dei legami magici con la natura e i suoi elementi e quello che aveva lei con l'acqua era talmente particolare che quasi non riusciva a dividersi dal liquido quando vi si immergeva.
    Tuttavia, dopo una buona decina di minuti decise che era il momento di uscire, sentendosi rigenerata dal freddo gocciolare dell'acqua.
    Fece leva con le braccia sul bordo della piscina e si sollevò, uscendo dalla vasca. Pochi passi e si avvicinò al suo lettino, notando come su quello accanto ci fosse qualcuno che la stesse osservando.
    Non si sentì a disagio, per quanto fosse strano che non avesse notato subito la presenza di quel ragazzo lì; afferrò il suo telo e se lo passò sui capelli, prima di stenderlo sulla sdraio, lasciando la pelle imperlata dalle gocce d'acqua.
    Nel mentre di tutti questi movimenti, la metamorfa lanciava degli sguardi al vampiro, quasi a voler capire se stesse osservando lei o meno. Sembrava quasi un gioco di sguardi sfuggenti all'altro, prima di stendersi sul lettino e guardare con la coda dell'occhio il vampiro «Le do fastidio se sto qui?» - domandò con un filo di voce, socchiudendo gli occhi.
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    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"

    A volte, le circostanze in cui ci si incontra sono davvero buffe.
    Eva ormai lo aveva capito da diverso tempo, soprattutto adesso che Samuel non c'era più, aveva fatto in modo di lasciarsi andare agli avvenimenti e aveva iniziato a riprendere in mano la sua vita, mettendosi anche fin troppo in gioco.
    Ricordava perfettamente come aveva iniziato, con qualcosa del tutto inaspettato per i suoi gusti, quello strano gioco di coppia che aveva portato la rumena a conoscere un omone dai dubbi modi che però aveva attirato non poco la sua attenzione.
    Ed era comico come adesso, quello stesso omone, aveva fatto ingresso al Paiolo, in quella sera estiva in cui Eva aveva deciso di provare a giocare ancora una volta con la sua vita.
    La sua attenzione venne portata alla porta non appena questa si aprì, facendole notare il barcollare dell'uomo, decisamente dall'andamento malandante e soprattutto, quei tagli sulla pelle che aveva. Aggrottò la fronte, seguendolo con lo sguardo fino a dove si sedette, senza dire niente, accanto a lei.
    Non l'aveva notata, era chiaro. Vide le sue vesti strappate e fumanti. Che fosse venuto fuori dall'inferno proprio ora? No, probabilmente era qualcosa di molto meno apocalittico, un duello o uno scontro, sicuramente.
    Harry sembrava conoscerlo, almeno questo fu quello che gli occhi della metamorfa captarono quando lui chiese il solito. Aggrottò lo sguardo e con tono deciso, non appena Harry fu abbastanza vicino da sentirla «Mettilo sul mio conto, pago io per lui.» - disse, in maniera tale che anche James potesse sentire, se solo fosse stato un attimo concentrato su quello che gli avveniva intorno.

    Forse era un azzardo, ma Eva tentò di richiamare la sua attenzione, avvicinando le proprie dita affusolate a sfiorare la mano dell'uomo, mentre in contemporanea la sua voce soffiò dolcemente in melodia con il suo tono il suo nome, o meglio, quello che ricordava essere il suo nome «Lone?» - cercò la sua attenzione e se l'avesse ricevuta, avrebbe atteso che lui si girasse prima di sorridergli dolcemente «Ti ricordi di me? Sono Eva...» - chissà, non si vedevano da quel programma, magari aveva avuto altro a cui pensare e l'era sfuggita di mente «Cosa ti è successo? Come stai...?» - aggrottò la fronte, cercando la sua bacchetta che avrebbe puntato sulla sua ferita per castare un semplice incanto di cura, affinchè quel graffio sulla fronte si potesse rimarginare, sempre se lui non le avesse spezzato il collo in preda alla violazione dello spazio personale, eh!
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    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"

    Una sera come tante, alla ricerca di qualcosa di fresco da bere per poter sopravvivere a quel caldo particolarmente umido di una Londra magica che offriva interessi piuttosto comuni ai poveri malcapitati che non erano ancora partiti per nessun viaggio.
    Eva era una di queste, era un mercoledì sera, uno di quelli dove speri che dall'alto arrivi l'illuminazione per decidere dove andare in vacanza e soprattutto se ci andrai da sola o con una compagnia decente.
    Samuel non c'era più nella sua vita da ormai mesi e lei si era rimessa in gioco in una veste completamente diversa, rimanendo sempre la solita colta docente di Incantesimi che non si lasciava andare al primo che capitava, ma che non chiudeva le porte ad alcuna conoscenza.
    Quella sera aveva raggiunto sui suoi tacchi a spillo neri, la porta del Paiolo Magico, con l'intenzione di bere un martini bianco con qualche cubetto di ghiaccio, così da riprendersi un po' dall'umidità della giornata.
    Aveva indossato il suo tubino nero, così corto da sembrare quasi una maglia troppo lunga che le sfiorava le cosce, nascondendo giusto il necessario per non essere volgare.
    Le gambe lunghe sfilavano attirando gli sguardi di tutti e per quanto il volto della bionda rimanesse alto e con un'espressione fiera, dentro di sé sentiva un tremore come se non si sentisse totalmente a proprio agio.
    Arrivata al bancone, concesse un sorriso dolce al giovane Harry «Buonasera caro, potrei avere un martini bianco con buccia di limone e un cubetto di ghiaccio?» - il suo tono pareva gentile e posato, mentre si accomodava su quello sgabello, accavallando istintivamente la gamba destra sulla sinistra e attendendo.
    Si guardò attorno, sperando di incrociare lo sguardo conosciuto di qualcuno, ma niente. Nulla sembrava attirare l'attenzione della rumena, che forse si domandava se non avesse sbagliato ad uscire quella sera.
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    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"

    La scuola era ormai terminata, Agosto era il mese del relax e quest'anno Eva aveva deciso di cambiare un po' le sue abitudini: nelle scorse estati aveva preferito rimanere in Accademia, dedicarsi ai nuovi arrivi, a preparare il programma di studio per i primini e soprattutto a sistemare tutto quello che c'era da sistemare per l'apertura del nuovo anno accademico.
    Quest'anno, invece, l'estate doveva essere la sua rinascita. Voleva mettersi in gioco più di quanto non avesse ancora fatto, voleva far sì che prima di essere la Vicepreside di quella scuola, fosse una donna, rispettata e desiderata.
    Aveva ripreso gli allenamenti con il fratello, la cura - mai mancata - del suo corpo e il benessere mentale. La sparizione di Samuel l'aveva buttata a terra, ma aveva trovato il coraggio di rimettersi in gioco, di rendersi di nuovo padrona della sua vita.
    E quel pomeriggio, caldo ma non troppo, aveva indossato uno dei suoi costumi migliori e si era recata nella piscina più sperduta della Londra babbana, poco frequentata e per questo una vera e propria oasi di relax. Il leopardato del suo costume spiccava su quell'abbronzatura che aveva coltivato per mesi, ora era perfetta, così come lo erano le sue forme, che non nascondeva più come faceva prima. Mostrava il meglio del suo corpo e quello era stato il primo cambiamento che aveva voluto mettere in atto per potersi rimettere in gioco.
    Aveva scelto una fascia oraria ancora più solitaria, quella che andava dalle sedici del pomeriggio ed era lì, sdraiata sul suo lettino a prendere il sole, mentre l'olio le faceva brillare la pelle caramellata dai raggi che già le avevano colorato ogni singola parte del suo corpo.
    I capelli erano legati sul capo, disordinati e spettinati, ma comunque rendevano onore ai lineamenti perfetti del suo viso.
    Sul tavolino basso del suo ombrellone, vi era poggiato un martini bianco ghiacciato, con dentro una buccia di limone tagliata a spirale, che dava quel tocco agrumato all'alcol da lei desiderato.
    Non le importava di ricevere sguardi, non le interessava se quelle poche presente a bordo piscina si fermassero ad osservarla: lei stava bene con se stessa e ci aveva messo davvero tanto per ottenere questo status.

    Dopo circa una mezz'ora di tintarella, la docente rumena si tirò a sedere su quella sdraio, stiracchiandosi appena e guardando verso l'acqua cristallina della piscina.
    Si alzò in piedi, mostrandosi in tutta la sua perfezione e si avviò verso il bordo della piscina. L'acqua era invitante e questo non fece altro che farle desiderare di scendere quei pochi scalini per poter stemperare il calore che aveva immagazzinato. Un passo dopo l'altro, come un ninfa che ritorna alle sue acque, scese godendosi il fresco e lasciando che la sua pelle si bagnasse a poco a poco. Scivolò sotto l'acqua, incurvando la schiena così da immergersi fin sul fondale, sfiorandolo con il ventre piatto, per poi risalire in superficie.
    Sì, era decisamente in pace con se stessa...
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    CITAZIONE (Blake Barnes @ 9/6/2022, 16:59) 
    20?

    ma tu sei staff ahahahha dovresti dire 0

    VABBE LO DICO IO

    ZERO!
    SI RICOMINCIA

204 replies since 20/9/2014
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