Un martini e un... Lone?

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    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"

    Una sera come tante, alla ricerca di qualcosa di fresco da bere per poter sopravvivere a quel caldo particolarmente umido di una Londra magica che offriva interessi piuttosto comuni ai poveri malcapitati che non erano ancora partiti per nessun viaggio.
    Eva era una di queste, era un mercoledì sera, uno di quelli dove speri che dall'alto arrivi l'illuminazione per decidere dove andare in vacanza e soprattutto se ci andrai da sola o con una compagnia decente.
    Samuel non c'era più nella sua vita da ormai mesi e lei si era rimessa in gioco in una veste completamente diversa, rimanendo sempre la solita colta docente di Incantesimi che non si lasciava andare al primo che capitava, ma che non chiudeva le porte ad alcuna conoscenza.
    Quella sera aveva raggiunto sui suoi tacchi a spillo neri, la porta del Paiolo Magico, con l'intenzione di bere un martini bianco con qualche cubetto di ghiaccio, così da riprendersi un po' dall'umidità della giornata.
    Aveva indossato il suo tubino nero, così corto da sembrare quasi una maglia troppo lunga che le sfiorava le cosce, nascondendo giusto il necessario per non essere volgare.
    Le gambe lunghe sfilavano attirando gli sguardi di tutti e per quanto il volto della bionda rimanesse alto e con un'espressione fiera, dentro di sé sentiva un tremore come se non si sentisse totalmente a proprio agio.
    Arrivata al bancone, concesse un sorriso dolce al giovane Harry «Buonasera caro, potrei avere un martini bianco con buccia di limone e un cubetto di ghiaccio?» - il suo tono pareva gentile e posato, mentre si accomodava su quello sgabello, accavallando istintivamente la gamba destra sulla sinistra e attendendo.
    Si guardò attorno, sperando di incrociare lo sguardo conosciuto di qualcuno, ma niente. Nulla sembrava attirare l'attenzione della rumena, che forse si domandava se non avesse sbagliato ad uscire quella sera.
    Eva Ivanova

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    James "Lone Wolf" Nogard
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    James entrò nel locale barcollando, un sigaro in bocca, le vesti fumanti, strappate in alcuni punti. Stava fumando un sigaro, sanguinava da un taglio sulla fronte e le escoriazioni sembravano parte del suo vestiario, insieme alla fuliggine e all'odore di duello magico che gli aleggiavano intorno.

    Con passo incerto si diresse verso uno sgabello vicino al bancone, di fianco ad Eva, che non riconobbe; la mano destra, ovvero quella dal lato della docente, rimase appoggiata al bancone, mentre l'altra reggeva il sigaro mezzo fumato, a sua volta retta dell'avambraccio formante un angolo col braccio stesso per via del gomito posato comodamente sul bancone.
    Con uno sbuffo di fumo, fischiò al barman.

    Il solito.

    Fu l'unica cosa che disse, con tono secco.
    Il barman non rispose, si limitò a deglutire e a versare un bicchierino di whiskey al masnadiero, il quale iniziò a sorseggiarlo pensieroso.

    Un negoziante l'aveva ingaggiato per mettere fuori dai giochi tre strozzini dell'Acromantula che continuavano a minacciarlo di bruciargli il negozio se lui non avesse pagato.
    Sospirò, e il sigaro divenne per un attimo un rosso faro, prima di trasformarsi in cenere, che venne scrollata del posacenere che gli era stato silenziosamente fornito. Sbuffò una nuvola odorosa.
    Digrignò i denti, mentre la sua mente tornava al momento in cui uno dei tizi aveva castato un Bombarda Maxima su una bambina, solo perchè quella aveva osato dargli del cattivo... James gli aveva fatto da scudo, incassando tutto il colpo, prima di staccargli un braccio con un Diffindo. Non voleva versare troppo sangue, ma aveva nuovamente perso il controllo...

    Questi pensieri rapirono la mente del guerriero, che rimase ad osservare con sguardo vuoto il bicchiere mezzo pieno, mentre il sigaro si cantava il suo crepitio solista consumandosi a pochi centimetri dal posacenere.
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    Edited by James Nogard - 6/8/2022, 22:11
     
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    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"

    A volte, le circostanze in cui ci si incontra sono davvero buffe.
    Eva ormai lo aveva capito da diverso tempo, soprattutto adesso che Samuel non c'era più, aveva fatto in modo di lasciarsi andare agli avvenimenti e aveva iniziato a riprendere in mano la sua vita, mettendosi anche fin troppo in gioco.
    Ricordava perfettamente come aveva iniziato, con qualcosa del tutto inaspettato per i suoi gusti, quello strano gioco di coppia che aveva portato la rumena a conoscere un omone dai dubbi modi che però aveva attirato non poco la sua attenzione.
    Ed era comico come adesso, quello stesso omone, aveva fatto ingresso al Paiolo, in quella sera estiva in cui Eva aveva deciso di provare a giocare ancora una volta con la sua vita.
    La sua attenzione venne portata alla porta non appena questa si aprì, facendole notare il barcollare dell'uomo, decisamente dall'andamento malandante e soprattutto, quei tagli sulla pelle che aveva. Aggrottò la fronte, seguendolo con lo sguardo fino a dove si sedette, senza dire niente, accanto a lei.
    Non l'aveva notata, era chiaro. Vide le sue vesti strappate e fumanti. Che fosse venuto fuori dall'inferno proprio ora? No, probabilmente era qualcosa di molto meno apocalittico, un duello o uno scontro, sicuramente.
    Harry sembrava conoscerlo, almeno questo fu quello che gli occhi della metamorfa captarono quando lui chiese il solito. Aggrottò lo sguardo e con tono deciso, non appena Harry fu abbastanza vicino da sentirla «Mettilo sul mio conto, pago io per lui.» - disse, in maniera tale che anche James potesse sentire, se solo fosse stato un attimo concentrato su quello che gli avveniva intorno.

    Forse era un azzardo, ma Eva tentò di richiamare la sua attenzione, avvicinando le proprie dita affusolate a sfiorare la mano dell'uomo, mentre in contemporanea la sua voce soffiò dolcemente in melodia con il suo tono il suo nome, o meglio, quello che ricordava essere il suo nome «Lone?» - cercò la sua attenzione e se l'avesse ricevuta, avrebbe atteso che lui si girasse prima di sorridergli dolcemente «Ti ricordi di me? Sono Eva...» - chissà, non si vedevano da quel programma, magari aveva avuto altro a cui pensare e l'era sfuggita di mente «Cosa ti è successo? Come stai...?» - aggrottò la fronte, cercando la sua bacchetta che avrebbe puntato sulla sua ferita per castare un semplice incanto di cura, affinchè quel graffio sulla fronte si potesse rimarginare, sempre se lui non le avesse spezzato il collo in preda alla violazione dello spazio personale, eh!
    Eva Ivanova

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    James "Lone Wolf" Nogard
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    Wiskey, sigaro e il silenzio caotico dei suoi pensieri. Ecco cosa voleva James in quel momento... Eva non era neanche lontanamente considerata nell'insieme.

    ...pago io per lui

    Una voce familiare lo riscosse dal filo dei suoi pensieri.
    Gettò un'occhiata di sottecchi e imprecò mentalmente. Era Eva Ivanova, la rumena con cui aveva fatto "coppia" in quel dannato programma televisivo. Pensava che il solo aver passato qualche ora assieme li avesse in qualche modo legati? James fece del suo meglio per fare finta di niente.

    Non sarà così folle da forzare la mia attenzione...

    O forse sì.

    Sbuffò (strano eh?) e la guardò infastidito.

    Sei una delle persone più invadenti che conosca, difficile dimenticarti.

    Rispose in modo freddo e conciso, diretto, sperando che la donna si arrendesse subito. Ma James si sbagliava nuovamente.

    Sto beniss-... Ehi, che diavolo stai fa-

    Fu troppo lento per fermarla, e percepì le sue escoriazioni rimarginarsi, il suo dolore affievolirsi.

    Dannazione, si può sapere che vuoi?!

    chiese furente. Poi, dopo un sospiro si appoggiò stancamente allo schienale della sedia e tirò dal suo sigaro una lunga boccata di fumo.

    Non mi sembra di aver chiesto aiuto...

    Mormorò in un sospiro, prima di scolarsi il bicchiere di Wiskey e fare segno ad Harry di portargliene un altro.
    Puntò i suoi occhi caldi in quelli di Eva, mentre si grattava distrattamente la fede che aveva sull'anulare della mano destra. L'anello gli era stato utile più volte, e se quella trasmissione gli aveva portato qualcosa di buono... beh, lo portava al dito.
    E tutto sommato senza la donna che lo stava 'disturbando" in quel momento non avrebbe potuto averlo. tanto valeva abbassare per un attimo l'ascia da guerra. Almeno per ora. Per risollevarla ci sarebbe sempre stato tempo.

    Che cosa vuoi?

    Chiese con un tono meno aggressivo di prima.
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    Lone aveva ragione, lei era un osso duro. E per quanto lui fosse scorbutico e scontroso, di contro lei era ugualmente dolce e perseverante.
    Quel gioco li aveva legati e a ricordarlo ad entrambi vi era una fede che anch'essa portava al dito, ormai da quella sera, con quella runa incisa sopra. Forse gli aveva dato poco valore, forse troppo, fatto sta che da quella sera non l'aveva più tolta, anche solo per ricordarsi che quel giorno aveva fatto un passo in avanti a riprendere in mano le redini della propria vita.
    Che poi quest'ultima le avesse giocato un brutto scherzo e le avesse messo davanti il suo perfetto opposto, questo erano un altro paio di maniche. Alla fin dei conti, Eva era abituata ad avere a che fare con teste dure, a partire dai suoi studenti, fino a terminare alla sua Preside, che non era per niente un angioletto da coccolare.
    Forse era per questo che la scontrosità di Lone non faceva altro che farle tenere il punto e non mollare.
    Quando incrociò il suo sguardo infastidito, Eva non si lasciò piegare e non fece alcun passo indietro, continuando a mantenere quel sorriso dolce e gentile sul volto, mentre gli occhi celesti venivano incastrati nello sguardo seccato di lui.
    Rise alle sue parole, non prendendole per niente come un'offesa «Non posso fare altro che ringraziarti del complimento. Sono una che persevera nei propri obiettivi, effettivamente...» - e non stava scherzando, questo era chiaro.
    Inclinò il capo a guardare meglio l'uomo che aveva davanti, facendogli capire che gli avrebbe tenuto testa ogni volta che lui si fosse rivolto a lei in quella maniera, perchè non era capace di allontanarla con questi modi di fare «Sì, certo... sta' zitto e lasciami fare...» - lo rimbeccò mentre gli curava quella ferita sulla testa, scuotendo appena il capo come se avesse a che fare con un bambino capriccioso che voleva semplicemente mostrare quanto fosse un duro.
    Sbuffò alle sue successive parole, lasciando cadere nel vuoto quella domanda che per Eva non meritava risposta alcuna.
    Rimase immobile anche quando parte del fumo del suo sigaro le si gettò in faccia, soffiò appena, a spostarlo, quindi scrollò le spalle «Infatti non mi pare di averti chiesto se volessi aiuto...» - alla fine era così, lei faceva quello che riteneva opportuno fare, Lone avrebbe dovuto imparare a capirlo, ormai.
    Scostò un attimo il suo sguardo cristallo dall'uomo, per afferrare il suo bicchiere di martini e darne un piccolo sorso, godendosi le note agrumate che la buccia di limone lasciava cadere nell'alcol, prima di tornare su di lui e scoprirlo ad osservarla.
    Piano l'occhio scivolò sulla fede che stava accarezzando, scaturando sul volto della rumena un divertito sorriso che cercò di nascondere con un altro sorso nel bicchiere alto del martini, distogliendo definitivamente lo sguardo da lui, quasi a volerlo far cuocere nel suo brodo.
    Sollevò un sopracciglio quando sentì nuovamente la sua voce, brindando a se stessa - mentalmente - per aver avuto un cambiamento di tono dell'uomo, senza realmente far niente. «Mh?» - allargò lo sguardo curiosa di sapere cosa intendesse, quindi scrollò le spalle «Assolutamente niente, finire il mio martini e proseguire la mia serata in tranquillità.» - non era del tutto una bugia, ma stava giocando un gioco dove era l'unica a sapere le regole, probabilmente. Lasciò del silenzio a fare da testimone a quella realtà che gli aveva appena confidato, mentre prendeva un terzo sorso dal suo bicchiere, finendo il martini e facendo segno a Harry di riempirlo di nuovo, sempre con cordiale sorriso sul volto. Il ragazzo dietro al banco fu quasi contento di avere a che fare con lei, piuttosto che con l'uomo al suo fianco, elargendo un sorriso enorme di rimando alla donna, oltre che un rossore quando questa lo ringraziò.
    Eva, invece, aveva deciso che avrebbe tentato di scalfire ancora un po' la corazza di quell'omone, quindi riprese a parlare «A meno che tu non voglia farmi compagnia nel bere qualcosa e magari raccontarmi perchè i tuoi vestiti cacciano fumo più del tuo stesso sigaro.» - gli occhi di cristallo si posarono accoglienti sull'uomo, mentre il suo corpo, questa volta, si sedeva volgendo completamente a lui le attenzioni.
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    James "Lone Wolf" Nogard
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    Alla risata dell'altra inarcò un sopracciglio, rimanendo poi perplesso quando le parole si staccarono dalle sue labbra carnose.

    Prima di tutto, non era un complimento, e ci tengo a sottolinearlo: sei fastidiosa e parli troppo, punto. Seconda cosa, da quando in qua sarei il tuo obiettivo?

    Normalmente quando il mercenario era l'obiettivo di qualcuno, questo qualcuno puntava alla sua testa, ed Eva non pareva intenzionata ad essa. O meglio, non sembrava interessata a staccargliela.

    Lei lo aveva curato, ma le sue parole fecero montare in lui la furia. Lo sguardo che le rivolse avrebbe fatto venire gli incubi ai bambini, tanto era assassino, ma la voce che gli vibrò in gole era, all'apparenza, tranquilla.

    Nessun problema... ma fallo ancora e ti atomizzo la bacchetta

    Forse era capriccioso, ma James era prima di tutto pericoloso, e ci teneva a che le persone non se ne dimenticassero.

    Scosse la testa e dedicò le sue attenzioni al suo bicchiere, non senza rispondere alla sua personale spina nel fianco.

    Giochi col fuoco, bambina

    Voleva provocarla, sì. Voleva che reagisse come qualunque persona normale avrebbe fatto. Quale che sarebbe stata la reazione, lui finalmente avrebbe potuto trovare un po' di pace. Le vide il sorriso malamente nascosto, e si chiese se, in fondo, quella donna fosse effettivamente normale o no.

    Ah, perfetto. Spero che il silenzio sia contemplato nella tua idea di tranquillità

    Il silenzio regnò per qualche minuto, inframmentato solo dai suoni di sottofondo e dalle gole di quei due conoscenti sconosciuti che bevevano i loro spiriti.

    Harry naturalmente si rilassò a servire la donna, quindi James dovette riportare il giusto equilibrio. Gli toccò una spalla col fondo del bicchiere, e gli lanciò un intenso sguardo eloquente. Stavolta gli portò direttamente la bottiglia, forse per tenerlo buono? Possibile, di nessuna utilità, ma si apprezza il tentativo.

    Sbuffò.

    Certo che hai un modo tutto tuo di intendere la parola "silenzio". Una bambina ha parlato troppo con persone meno pazienti di me e l'hanno attaccata. Io mi sono buttato sulla traiettoria e li ho fatti a pezzi, fine

    Beh, la questione che erano finiti letteralmente a pezzi era un dettaglio insignificante. Giusto?
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    Spina nel fianco, osso duro o palla al piede che fosse, Eva non si lasciava facilmente intimorireda un omone come Lone, non che non provasse paura, ma la docente era ben consapevole che qualunque persona avesse i suoi trascorsi passati e presenti, sostenendo che in fondo ad ognuno, scavando con accuratezza, ci fosse ancora quella semplicità e dolcezza seppur nascosta di chiunque.
    Probabilmente con Lone si sbagliava, certo, ma lei era una che se non ci sbatteva con la propria testolina, facendosi male, non si sarebbe fermata.
    Scrollò le spalle, non offendendosi seppur lui avesse paventato l'idea che non fosse un complimento. Lei lo aveva preso come tale e non si scomodava a cambiare la propria opinione, era - anzi - lusingata che avesse notato quel lato del suo carattere. Alla fin dei conti, amici o nemici, era giusto che ognuno sapesse il bello e il cattivo tempo dell'altro, no? Nemmeno il suo puntualizzare i difetti della bionda, aveva portato quest'ultima ad infastidirsi. «Ho anche dei difetti, sai? E tu sei scorbutico e un po' orco.» - puntualizzò con tranquillità, senza metterci della vera ironia all'interno di quella frase, ma rimanendo sempre sincera e cristallina nel suo pensiero «E sei diventato il mio obiettivo quando ho visto quella testona sanguinare.» - era nella natura di Eva preoccuparsi per qualcuno che si era ferito, non poteva rimanere zitta e ferma, senza far niente, ben consapevole delle sue capacità.
    Gli occhi cristallini della rumena carpirono quell'espressione furiosa, ma il tono di lui pareva tranquillo. Eva scrollò il capo e prese un sospirone, quasi esasperata dalle sue minacce «Senti, immagino che tu sia abituato a scacciare la gente intorno a te con quello sguardo assassino. Credimi, se non avessi visto di peggio, in vita mia, sarei scappata a gambe levate» - ammise con semplicità, tenendo lo sguardo serio sul volto dell'uomo, come se volesse fargli capire che - per quanto potesse attecchire quello sguardo - non sarebbe stato un deterrente per spostarla dal suo obiettivo, carismatica come sempre, riprese a parlare, fregandosene che fosse stata tacciata di loquacità «... ma con me non funziona. Ho semplicemente accelerato la tua guarigione, niente più, niente meno. E se questo mi porterà a dover comprare una nuova bacchetta, fai pure.» - poggiò la bacchetta sul bancone, mentre Harry guardava la scena terrorizzato «So quanto il mio gesto sia stato pericolo, ma mi sono presa le mie responsabilitò e non me ne pento.» - il suo tono era deciso, serio, seppur la sua espressione fosse pacata e tranquilla.
    Si concesse ancora un sorso del suo martini distogliendo lo sguardo da lui, mentre sentiva quella frase di Lone. Sollevò un sopracciglio, facendo poggiare nuovamente il bicchiere sul bancone e continuando a guardare davanti a sé «Non ho mai avuto paura di bruciarmi. In fondo mi piace giocare col fuoco.» - rispose secca, ritornando a sorseggiare il Martini. Se Lone si aspettava di vedere la classica donna isterica scappare da lui a gambe levate, impaurita e frignante, forse non aveva ben capito con cosa si stesse scontrando in quel momento, con quale donna aveva a che fare.
    E non era solo il fatto che gestiva un numero troppo elevato di adolescenti che facevano a gara a chi avesse gli attributi più lunghi ad averle fatto prendere consapevolezza della sua pazienza, era anche la testardaggine di quella rumena che gli sedeva accanto; lei che aveva raggiunto la sua posizione solo con la sua forza, aveva affrontato un processo ed era ancora soggetta ad un tracciamento da parte del Ministero, non avrebbe mai ceduto il passo a Lone, non si sarebbe allontanata da lui. Non ora. E voleva che fosse chiaro.
    Non rispose a quella nuova provocazione, fingendo che non esistesse fino alla sua proposta.
    Gli aveva dato una scelta, aveva concesso all'uomo di farsi la sua serata senza essere disturbato. Lei aveva proposto, lui avrebbe potuto declinare.
    Ognuno è fautore del proprio destino, no?
    E lui aveva accolto la sua proposta nell'esatto istante in cui le aveva raccontato quello che fosse successo, seppur con poche parole.
    Le bastava.
    Le bastava per riaccendere un sorriso delicato e un'espressione di chi sta pensando «Lo sapevo che era un orco buono!» - scrollò le spalle.
    Si rinfrescò la bocca con l'alcolico e poi riprese a parlare «Pensa, almeno tu sei qui a raccontarlo. Chi si è messo sulla mia traiettoria, l'ultima volta, non può. Credo che stiano ancora staccando i pezzi del suo cervello dal muro.» - ora lo sguardo della rumena era calato sul liquido trasparente, dove galleggiava la buccia gialla.
    Aveva superato la morte di quell'uomo, alla laurea di Barnes, seppur gli incubi di quell'esplosione della testa di lui fossero vividi nella sua mente; ma forse non aveva mai espresso ad alta voce quanto avesse fatto, oltre che con Samuel e gli auror che l'avevano interrogata.
    Anche Harry si era fermato esterrefatto da quella rivelazione e ora la guardava con un espressione che era un misto tra la paura e la curiosità.
    Eva Ivanova

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    James "Lone Wolf" Nogard
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    Probabilmente James l'avrebbe definita "palla" e basta.
    Sbuffò, ma era troppo stanco per litigare.

    Puoi togliere un po'. E mangio i bambini... sei sicura di voler continuare a ronzarmi intorno così, bambina?

    Quella conversazione sembrava diventare sempre più simile ad una partita a tennis ogni secondo che passava, difficile dire chi sarebbe crollato prima.
    Sbuffò di nuovo, spegnendo il mozzicone di sigaro che gli era rimasto tra le dita e guardando Eva negli occhi, avvicinandosele un po'.

    Bimba, come ho detto, la mia salute non ti compete

    Il tono rimase neutro, e nessuno sguardo assassino abbandonò i pozzi misteriosi dei suoi occhi.
    Inarcò un sopracciglio, e tornò ad abbandonarsi sulla sedia, per niente colpito. Quando vide il suo gesto invece, inarcò l'altro sopracciglio, rimase per un po' di silenzio e poi si mise a ridere, facendo trasalire il povero spettatore.

    Le tue parole suonano bene, ma il tuo gesto e parte di esse sono tremendamente stupide: un vero incantatore ha una ed una sola bacchetta. Gli esseri umani tradiscono, per un motivo o per l'altro, tutto: i propri ideali, i giuramenti, la patria, l'amore, l'amicizia, la fiducia... ma un incantatore che, per qualunque motivo, è disposto a voltare le spalle alla propria bacchetta perchè...

    Con una mano fece il gesto delle virgolette in aria e le fece il verso

    ..."al massimo compro una nuova bacchetta"...

    Abbassò la mano

    ...allora non può essere definito tale. Eva Ivanova, insegnante di incantesimi di Hidenstone... mi stupisce che la tua forte personalità si sostenga su basi così esili e facili da buttare giù

    James ci stava andando giù pesante, ma aveva deciso di raccogliere il guanto di sfida. Se Eva avesse retto, forse, e si sottolinea il forse, l'avrebbe considerata in modo diverso. Ma la partita era solo all'inizio.

    Il confine tra coraggio e stupidità spesso è molto flebile

    Parlava per esperienza, questo era ovvio. Quella donna era come un cavaliere che carica una falange in posizione difensiva, molto coraggiosa e sicura delle sue possibilità. Oppure molto poco incatenata alla vita terrena.

    "Marziani"

    Chi era che chiamava così i martini? Qualcuno che aveva incontrato in un'altra vita, probabilmente.
    Era concentrato sul suo bicchiere, non vide il sorriso della donna, e alle sue parole non reagì in modo alcuno. Ma forse lei si aspettava una risposta.

    Ah. Normalmente io sporco poco. O i pezzi sono cosi caldi che non sporcano più. Oppure evito di mirare alla testa. A distanza ravvicinata fa abbastanza schifo. La mia strada per l'Inferno e costellata da cadaveri e buone intenzioni. Eppure non ci penso così tanto.

    La guardò da sopra l'orlo del suo bicchiere.

    I morti non danno fastidio, i vivi sì.

    Guardò Harry.

    Soprattutto quando non sanno farsi gli affari propri

    La scintilla rossa in fondo al suo sguardo suggerì al ragazzo di andarsene. Pallido come un cencio. Quasi come un cadavere.
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