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.Se ne stava bella bella nel suo ufficio, senza pensare a nulla, se non a correggere i compiti di quei quattro scalmanati del primo anno. Quest'anno c'erano personalità interessanti e altrettante ne stavano venendo fuori da quelli dell'anno precedente e lei si stava preoccupando se questi fossero più pericolosi di un Barnes lanciato da lì a breve nel mondo degli adulti.
Stava lì, insomma, senza troppi pensieri, quando alla porta della stanza bussò qualcuno.
Aggrottò la fronte, sollevando il capo dalle pergamene.
«Avanti?»
Ad entrare fu Lilith, la caposcuola, con in mano una lettera. Eva le fece cenno di avanzare, notando quanto la riccia fosse concentrata, come se stesse cercando di ricordare qualcosa.
«Allora, William mi ha dato questa lettera, che gli ha dato Erik, che l'ha presa da Ja--- no, era il contrario forse. William mi ha dato questa, che ha preso da James il quale a sua volta l'ha presa da Erik che ha avuto il compito di darla a William, passando da James, che poi doveva arrivare a me, da parte del professor Ensor, credo.»
La riccia era provata, tanto che sospirò esausta, allungando la lettera.
«Non ci ho capito niente, professoressa, so solo che questa è vostra.»
La confusione di Lilith contaggiò anche la vicepreside, nonché direttrice dei Dioptase. Annuì, la rumena, congedando dolcemente la caposcuola.
«Grazie Lilith, non preoccuparti, va bene così. L'importante è farla arrivare dove doveva arrivare.»
La sua confusione crebbe quando, una volta rimasta di nuovo sola, lesse quella lettera.
«Una selezione?»
Il sopracciglio di Eva si sollevò appena, chiedendosi quali fossero stati i criteri di quella selezione. Poi proseguì nella lettura, trovandosi talvolta a ridere, talvolta a guardarsi le spalle perplessa.
Si strinse nelle spalle, ritrovandosi a fare i conti con una certa inquietudine, quindi piegò la lettera e sospirò.
Brian era solito per essere quello più strano tra i docenti dell'Accademia, ma era un'eccellente insegnante (non credeva a quelle punizioni che gli studenti dicevano di aver subito da lui, credendo che fossero solo leggende metropolitane) e lei aveva molta fiducia del ragazzo, tanto da affidargli il seme di Molboro anni prima.
Comunque, andò a prepararsi stando ben attenta a chiudere il chiavistello e le tende, pensando davvero di essere osservata.
Indossò un semplice abito e si recò nel ripostiglio.
Da quando era così grande? Vabbè, vi trovò due sedie e su una c'era Brian.
«Ciao Brian. Ho ricevuto la tua lettera. Da Lilith. Che l'ha ricevuta da William e così via.»
Si grattò la guancia, mentre avanzava verso la seduta dove si accomodò accavallando la gamba. Solo ora si guardava attorno e...
«Wow.»
Si ritrovò a commentare spontaneamente, celando dietro un sorriso un po' tirato la perplessita per la scelta degli accessori.
Non commentò a riguardo, trovando anche quelle luci piuttosto aggressive, ma non faticava a guardare il docente.Eva Ivanova"Pensa, credi, sogna e osa."Doc. Incantesimi, Resp. Diop"Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"
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.Sicuramente a spingerla in quel ripostiglio non era stata la lettera, quella l'aveva piuttosto inquietanta, a fare la sua parte era stato il fatto che Ensor non aveva mai contattato Eva, quindi la docente credeva ci fosse qualcosa di più che un semplice invito al ballo, tant'è che era piuttosto preoccupata.
Magari voleva parlare dell'andamento del biennio, lei vedeva in quegli studenti un vero pericolo.
Tuttavia, dovette ricredersi da lì a poco.
Quando entrò in quella stanza, il sorriso di Brian venne ricambiato da quello dolce della rumena, che si spostò sulla sedia, così da mettersi più comoda.
«Oh, quanti convenevoli, la prego, mi chiami Eva.»
La docente non era una di quelle a cui piacevano quelle accortezze, nonostante il suo ruolo e le sue cariche, quindi preferiva subito mettere in chiaro che con lei non servivano Lei o Voi.
Quando l'invito venne esplicitamente palesato, da parte di Eva ci fu dapprima stupore, con tanto di bocca spalancata e ciuffo platino che cambiò rapidamente in un celeste acceso, quindi un sorriso delicato.
Stava quasi per rispondere, quando la musica partì e iniziò a sentirsi come in uno di quei thriller psicologici in cui lei veniva rapita, nascosta in uno scantinato umido e buio e trattata come una bambola di porcellana, forse ci avevano fatto anche qualche puntata in una serie tv americana di cui ora le sfuggiva il nome. Trattenne il brivido, nascondendolo con un sorriso delicato e un tantino imbarazzato.
Le sue parole, poi, la lasciarono ancora più confusa. Insomma le stava dicendo che qualora avesse già un cavaliere, questo sarebbe stato piuttosto comprensivo se lei lo avesse bucato all'ultimo?
«Uh? Ma no, nessun invito. Sarei davvero lieta di essere al tuo fianco per questo ballo. E... sei stato il primo a chiedermelo, quindi nessun problema di cambi di idea.»Eva Ivanova"Pensa, credi, sogna e osa."Doc. Incantesimi, Resp. Diop"Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"
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