Ben arrivata

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    Brian Ensor | Docente DCAO
    L'anno scolastico proseguiva senza intoppi e, non senza rammarico, la delusione nei confronti nelle nuove generazioni cresceva. Un tempo si garantiva più importanza allo studio, i giovani di oggi invece avevamo mille opportunità per distrarsi. Senza contare che il loro cervello è come quello di un asticello in seguito ad aver assunto tre anfetamine, due litri di birra e aver ballato mambolero tutta la notte.
    E le accademie di magia cosa facevano per riportare l'ordine? Riammettevano le punizioni corporali? Assolutamente no, organizzava balli. In quanto direttore di una delle tre casate di Hidenstone, Brian non poteva sottrarsi all'evento. Problema numero uno: chi invitare? Kara era forse colei con cui aveva più da parlare date le somiglianze dei loro corsi di insegnamento, tuttavia il loro approccio con gli studenti era agli antipodi. Airwen. La druida di denrise aveva un aspetto incredibile, ma per un motivo o per un altro non si era mai ritrovato a parlare con lei. Summer. Per gli inferi, piuttosto invito Alyce. Eva. Su di lei non aveva rimostranze, le loro materie avevano punti in comune e nonostante non fossero migliori amici, poteva dire con fermezza che era la docente con cui andava più d'accordo.
    Doveva invitarla. Forse una lettera era troppo formale, così ideò un piano. Diede una lettera a Erik, il prefetto degli ametrini, chiedendogli di passarla a James della stessa casata, il quale l'avrebbe passata a William dei black Opal a cui era stato assegnato il compito di cederla a Lilith dei dioptase e, infine, quest'ultima avrebbe dovuto consegnarla alla Ivanova.

    Eva Ivanova,
    le è stata consegnata questa lettera poiché, in seguito a una selezione non semplice ed estremamente ponderata, la ritengo la persona adatta da accompagnare al ballo. Non si tratta di uno scherzo, la serietà che provo in questo momento è palpabile come le pulsazioni del cuore di un corpo appena deceduto. I medimagi lo chiamano rigor mortis, lo sapeva?
    Mi raggiunga nel ripostiglio questa sera, dopodiché il mio disegno le sembrerà chiaro.
    Mi aspetto massima discrezione e riservatezza sulla missiva ricevuta. La osservo in ogni momento.
    Anche ora i miei occhi potrebbero essere puntati su di lei, quindi non si preoccupi. Mi raggiunga.


    Brian era sociopatico e non aveva idea su come comportarsi in determinate circostanze, ma in quel frangente era seriamente convinto di aver dato prova del suo romanticismo. Era certo di far breccia nel cuore della docente e come da accordo andò verso il ripostiglio. Il luogo di per sé era squallido, ma era il più adatto per non essere visti dagli studenti. Non voleva pettegolezzi, ma allo stesso modo ci tenne a colpire la docente.
    Lo spazio del ripostiglio fu espanso e pensò lui stesso alle decorazioni. Ovunque nella stanza erano presenti illusioni: tanti cuori di capra infilzati da frecce, rinchiusi in blocchi di ghiaccio e una luce bianco pallido, simili a quelle utilizzate negli studi dentistici per illuminare la bocca dei pazienti.
    Al centro del ripostiglio erano state disposte due sedie. Su una di queste c'era Brian.
    Ben arrivata.

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    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"

    Se ne stava bella bella nel suo ufficio, senza pensare a nulla, se non a correggere i compiti di quei quattro scalmanati del primo anno. Quest'anno c'erano personalità interessanti e altrettante ne stavano venendo fuori da quelli dell'anno precedente e lei si stava preoccupando se questi fossero più pericolosi di un Barnes lanciato da lì a breve nel mondo degli adulti.
    Stava lì, insomma, senza troppi pensieri, quando alla porta della stanza bussò qualcuno.
    Aggrottò la fronte, sollevando il capo dalle pergamene.

    «Avanti?»

    Ad entrare fu Lilith, la caposcuola, con in mano una lettera. Eva le fece cenno di avanzare, notando quanto la riccia fosse concentrata, come se stesse cercando di ricordare qualcosa.

    «Allora, William mi ha dato questa lettera, che gli ha dato Erik, che l'ha presa da Ja--- no, era il contrario forse. William mi ha dato questa, che ha preso da James il quale a sua volta l'ha presa da Erik che ha avuto il compito di darla a William, passando da James, che poi doveva arrivare a me, da parte del professor Ensor, credo.»

    La riccia era provata, tanto che sospirò esausta, allungando la lettera.

    «Non ci ho capito niente, professoressa, so solo che questa è vostra.»

    La confusione di Lilith contaggiò anche la vicepreside, nonché direttrice dei Dioptase. Annuì, la rumena, congedando dolcemente la caposcuola.

    «Grazie Lilith, non preoccuparti, va bene così. L'importante è farla arrivare dove doveva arrivare.»

    La sua confusione crebbe quando, una volta rimasta di nuovo sola, lesse quella lettera.

    «Una selezione?»

    Il sopracciglio di Eva si sollevò appena, chiedendosi quali fossero stati i criteri di quella selezione. Poi proseguì nella lettura, trovandosi talvolta a ridere, talvolta a guardarsi le spalle perplessa.
    Si strinse nelle spalle, ritrovandosi a fare i conti con una certa inquietudine, quindi piegò la lettera e sospirò.
    Brian era solito per essere quello più strano tra i docenti dell'Accademia, ma era un'eccellente insegnante (non credeva a quelle punizioni che gli studenti dicevano di aver subito da lui, credendo che fossero solo leggende metropolitane) e lei aveva molta fiducia del ragazzo, tanto da affidargli il seme di Molboro anni prima.
    Comunque, andò a prepararsi stando ben attenta a chiudere il chiavistello e le tende, pensando davvero di essere osservata.
    Indossò un semplice abito e si recò nel ripostiglio.
    Da quando era così grande? Vabbè, vi trovò due sedie e su una c'era Brian.

    «Ciao Brian. Ho ricevuto la tua lettera. Da Lilith. Che l'ha ricevuta da William e così via.»

    Si grattò la guancia, mentre avanzava verso la seduta dove si accomodò accavallando la gamba. Solo ora si guardava attorno e...

    «Wow.»

    Si ritrovò a commentare spontaneamente, celando dietro un sorriso un po' tirato la perplessita per la scelta degli accessori.
    Non commentò a riguardo, trovando anche quelle luci piuttosto aggressive, ma non faticava a guardare il docente.
    Eva Ivanova

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    Brian Ensor | Docente DCAO
    Quella sera Eva arrivò. Nel vedere la porta del ripostiglio aprirsi, il docente mostrò il sorriso soddisfatto di chi sapeva di aver una donna in pugno. Evidentemente Eva doveva aver subito il fascino della lettera, quindi le fece cenno di entrare e di accomodarsi nell'unico posto disponibile: la sedia.
    Sono lieto di constatare come lei abbia accettato l'invito. L'outfit del docente era elegante come suo solito: una camicia borbeaux con bottoni scarlatti, semplici pantaloni neri tenuti fermi da una cinta caratterizzata da qualche tonalità più scura rispetto alla camicia e scarpe di marca straniera.
    Come le ho anticipato per lettera, l'ho invitata qui per chiederle una cosa molto semplice: le andrebbe di venir al ballo con me?
    Ok, lo aveva detto, da questo momento in avanti sarebbe andato tutto in discesa. Sono piuttosto impacciato con questo genere di cose e non ho un'idea ben precisa di come si organizzi un invito. Ah, diamine, avevo dimenticato la musica! Agitò la bacchetta e risuonò intorno a loro una musica caratterizzata da pochi strumenti musicali, ma carica di malinconia e tristezza.
    Le fioche luci però ben si accostavano a quel tripudio alquanto assurdo. Probabilmente una persona sana di mente neanche di sarebbe presentata all'invito del docente, Eva invece era lì. Sì, deve essere la giusta invitata al ballo. Loro due insieme avrebbero fato faville, anche se non era quello il punto. Brian non desiderava star al centro dell'attenzione, tuttavia Eva rappresentava la dama più appetibile tra le sue colleghe. Prima di spiegare il motivo per cui aveva scelto proprio lei, però, ancora non lo disse. Forse desiderava scoprire quale fosse la reazione di lei, in maniera tale da poter reggere meglio un possibile rifiuto.
    Ho scelto anche di chiedertelo con un giusto anticipo, ma se hai già ricevuto o accettato qualche proposta da un mio collega non preoccuparti assolutamente. Sono certo che capiranno un cambio di idea. Suvvia Olwen era imbarazzante, Maverick pieno di sé, quello di alchimia un ragazzino e André aveva palesemente una cotta per lui.



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    Sicuramente a spingerla in quel ripostiglio non era stata la lettera, quella l'aveva piuttosto inquietanta, a fare la sua parte era stato il fatto che Ensor non aveva mai contattato Eva, quindi la docente credeva ci fosse qualcosa di più che un semplice invito al ballo, tant'è che era piuttosto preoccupata.
    Magari voleva parlare dell'andamento del biennio, lei vedeva in quegli studenti un vero pericolo.
    Tuttavia, dovette ricredersi da lì a poco.
    Quando entrò in quella stanza, il sorriso di Brian venne ricambiato da quello dolce della rumena, che si spostò sulla sedia, così da mettersi più comoda.

    «Oh, quanti convenevoli, la prego, mi chiami Eva.»

    La docente non era una di quelle a cui piacevano quelle accortezze, nonostante il suo ruolo e le sue cariche, quindi preferiva subito mettere in chiaro che con lei non servivano Lei o Voi.
    Quando l'invito venne esplicitamente palesato, da parte di Eva ci fu dapprima stupore, con tanto di bocca spalancata e ciuffo platino che cambiò rapidamente in un celeste acceso, quindi un sorriso delicato.
    Stava quasi per rispondere, quando la musica partì e iniziò a sentirsi come in uno di quei thriller psicologici in cui lei veniva rapita, nascosta in uno scantinato umido e buio e trattata come una bambola di porcellana, forse ci avevano fatto anche qualche puntata in una serie tv americana di cui ora le sfuggiva il nome. Trattenne il brivido, nascondendolo con un sorriso delicato e un tantino imbarazzato.
    Le sue parole, poi, la lasciarono ancora più confusa. Insomma le stava dicendo che qualora avesse già un cavaliere, questo sarebbe stato piuttosto comprensivo se lei lo avesse bucato all'ultimo?

    «Uh? Ma no, nessun invito. Sarei davvero lieta di essere al tuo fianco per questo ballo. E... sei stato il primo a chiedermelo, quindi nessun problema di cambi di idea
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