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    Denrise
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    Kenna Ivonne MacEwen
    Mantenere la parola data non era solo una frase fatta, bensì uno stile di vita per la MacEwen. Aveva mantenuto le promesse più disparate e discutibili, per cui quale motivo poteva ancora trattenerla dal visitare il negozio della Stonebrug? Marina era venuta a farle visita per ben due volte al Leabharlann, lei invece aveva sempre tergiversato, adducendo scuse su scuse, tipo non sapere a chi lasciare il negozio. Per l’appunto erano solo alibi, perché non ci sarebbe stato nulla di male nell’anticipare di una mezz’ora la chiusura in giorno infrasettimanale come poteva essere il mercoledì, ma sapeva che da sola, forse, non ci sarebbe mai andata. Il suo compagno lo aveva escluso, troppo preso dalla fucina di Brugnir e le lezioni ad Hiddenstone. Non poteva negare di aver sentito il cuore perdere un battito quando le aveva rivelato di aver ottenuto il posto vacante del docente di Alchimia. La gelosia e l’invidia si erano fatte lentamente largo nel suo sguardo, divenendo più gelido e distaccato mentre si congratulava con lui. Perché per quanto ormai si sentisse denrisiana, avesse un negozio e la sua vita privata fosse piena, avvertiva la mancanza dei suoi studenti e dell’insegnamento. Per cui no, tolto Garlic e con una conoscenza ancora blanda degli altri abitanti del villaggio, la magistorica aveva deciso di inviare un messaggero elementale, del vento, ad un altro abitante del castello, dandogli appuntamento davanti al negozio della druida(?). Sarebbe bastata una finestra aperta del suo studio o dell’aula per recapitare poche parole: ci vediamo all’osservatorio alle 18.30, sii puntuale. Gli orpelli li lasciò ad altri, perché con Maverick erano alquanto inutili, soprattutto visti i loro trascorsi.
    Chiusi i battenti runici, Ivonne si incamminò direttamente verso il negozio di una persona (ri)trovata senza passare dalla sua abitazione per un cambio. Aveva i capelli raccolti in uno chignon scomposto, un top dalle bretelle sottili verde brillante e degli short in lino chiaro che mettevano in risalto le sue gambe nude. Sulla spalla destra, infine, vi era la borsa in cuoio che accompagnava ogni suo passo fino al luogo dell’appuntamento. Era in anticipo di qualche minuto, ma questo non significò che la donna non guardasse sbuffando la direzione che aveva appena percorso per vedere se il magitecnico fosse in arrivo. L’avrebbe trovata a poco meno di tre metri di distanza dall’ingresso del faro-negozio dell’ex Serpeverde, con le braccia incrociate sotto al seno ed un paio di occhiali dalla lente grigia con una punta di verde a mascherare e proteggere iridi chiare che altrimenti avrebbe visto come indispettite. «Problemi in paradiso Avrebbe domandato, anticipando -forse- una qualche battuta sarcastica sul suo nuovo collega, procedendo verso la loro meta senza neanche sfiorarlo per un caldo saluto. Dopotutto erano nei pressi di una torre e, seppur diversa nella funzione e struttura, la mente aveva compiuto l’associazione col passato.
    La mano andò a percorrere i sigilli astronomici che adornavano le porte e una fresca brezza marina corse a smuovere i ciuffi ribelli e a rinfrancarla dalla calura insolita di quel mercoledì di fine maggio. Il marmo è abbagliante, così in contrasto con la scritta richiamante una notte stellata luminosa che aveva apprezzato maggiormente dopo aver sollevato sul capo gli occhiali da sole, ma l’oggettistica presente iniziò già a stuzzicare la sua curiosità, ma prima di farlo le sue parole, iridi e attenzioni sono tutte per la proprietaria. «Marina?» il nome risuona nel faro, dandole quasi l’idea di essere nel pieno di una eco marina. Una volta palesata, si sarebbe avvicinata alla consorella con un sorriso sincero che rivelava quanto fosse sbalordita. «Negozio davvero incantevole, quei sigilli sono alquanto interessanti», le avrebbe stretto l’avambraccio con delicatezza, prima di fare un passo a destra e ruotare di tre quarti per allargare il braccio ed indicare il magitecnico. «Lui dovresti conoscerlo. Oltre ad essere denrisiano è quel grifonscemo con cui ho avuto qualche problema ad Hogwarts, se ricordi…» Lasciò in sospeso quelle parole, perché c’erano un paio d’anni di differenza tra loro e forse non tutte le dinamiche che li avevano visti protagonisti erano alla portata di tutti. «Marina, ti presento Morrigan Maverick», uno scambio di sguardi con quest’ultimo come ad avvertirlo di non fare il solito piccione idiota. «Morri caro, Marina Stonebrug». E poi tacque per vedere la reazione di entrambi, anche se forse erano stati compagni di merende quando ancora giravano con un pannolino addosso o complici in qualche spedizione capitanata da Sigurd.


     
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    Morrigan Maverick

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    « A MAN IS NOT DEAD WHILE HIS NAME IS STILL SPOKEN. LONG MAY HE REIGN. »
    [Scheda][Statistiche]

    Lo stile di vita di Morrigan Dragomir Maverick era ben diverso da quello praticato da Kenna MacQualcosa. Sesso, magitecnica, e rock and roll. Certo, anche lui sapeva mantenere la promessa data, ma spesso rifletteva attentamente sul come pronunciare quest'ultima, proponendo come risposta a un lecito 'quando' frasi come 'domai'.
    Su quest'onda temporale giustificheremo l'arrivo di Morrigan con qualche minuto di ritardo.
    Non da destra.
    Non da sinistra.
    Ma dall'alto.
    Alla vecchia strega sarebbe bastato alzare il capo per notare una figura sempre più grande in avvicinamento. Un umanoide, con degli stivali che sprigionavano raffiche di vento pericoloso che - se l'altra non avesse avuto i riflessi necessari - sarebbero finito per farle vibrare gli shorts come se questi fossero una busta di plastica in mezzo a due correnti oceaniche avverse.
    «Buon pomeriggio, cara» Con un iconico sorriso a illuminargli il volto, il magitecnico sarebbe atterrato a un paio di metri di distanza dall'altra.
    Vestiva di nero, dai jeans alla maglia, seppur spezzando quel monocroma con tonalità che spaziavano dall'ardesia al carbone. Le noti di coloro sufficienti a distinguerlo erano dati dalla pelle martoriata di cicatrici e ustioni, ma anche improbabile tela per tatuaggi multicolori.
    «Problemi in paradiso. Sai, i mag-... ah no, la Burke ti aveva cacciato prima» Scosse il capo quasi fosse un cane bagnato. «Non ti sei persa niente... Tu, invece?» Avrebbe teso il pugno verso l'altra, nella speranza che al di là della fama di mummia fosse abbastanza giovanile per ricambiare il brofist Anche se l'altra avrebbe preferito un brofisting.
    Privo della memoria dell'altra, ci limiteremo a ricordare quanto ciò potesse essere un bene, visto che altrimenti avrebbe reclamato un bis di fronte alla negoziante. Bis che sarebbe potuto divenire un tris, se si fosse aggiunta Marina.
    «Sento qualcosa di curioso nello spazio, non trovi?» Lo sguardo disegnò un arco per inglobare nella visuale tutto ciò che il negozio poté offrirgli alla vista. «Aummm» Uno sbadiglio schermato dalla mano sinistra. Non lo avrebbe mai ammesso, ma tra studenti - e si, tra questi Morri includeva anche il biondo emo denrisiano che era venuto a essere molesto a Hidenstone palesemente per origliare alle lezioni del grande magitecnico - e le sue attività al porto, aveva poche ore da concedere al sonno. Praticamente zero al netto del sesso, della magitecnica, e del rock and roll citati in precedenza.
    «C'è NESSUNO?» Un urlo avrebbe riecheggiato nell'osservatorio se non si fosse presentato nessuno fin da subito e, quando qualcuno sarebbe effettivamente arrivato, Morrigan avrebbe ripreso da dove era terminato il parlare della ex collega «Morrigan Maverick. Se hai frequentato Hogwarts dovresti ricordarti anche di come il sottoscritto abbia massacrato serpeverdi a ogni partita di quidditch per praticamente un intero ciclo di studio. Incantato».

    «Parlato»
    "Parlato"
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    Marina Stonebrug
    "Eventually, everything connects."

    Entrambi gli acquirenti avrebbero atteso più di qualche secondo prima che una figura slanciata come l'albero di una drakkar apparisse all'orizzonte.
    In grembo, sorretta da dita d'avorio, si trovava un mortaio pieno a metà di un liquido violastro. A una prima occhiata sarebbe stato impossibile non scorgere al suo interno anche delle specie di piattole, larghe meno di un'unghia dell'indice.
    «Benvenuti all'osservatorio della famiglia Stonebrug. Marina, qui per servirvi».
    Lentamente la mano destra venne sollevata verso il mortaio. Un colpo deciso di bacchetta e l'aria si piegò sotto una pressione magica che andò a compattare liquido e piattole in una specie di pasta violastra. Quando anche l'ultima particella d'ossigeno parve schiantarsi sulle altre, Marina fu finalmente libera di concedere lo sguardo a qualcosa di più interessante, e certamente più bello da vedere.
    «Kenna, Morrigan».
    Con loro aveva scambiato più di qualche avventura. Era certa che i due, ad esempio, avessero preso parte nella spedizione che li aveva coinvolti nel recupero di Kwaku. Prima ancora, con qualche mese d'anticipo rispetto all'impresa, aveva incontrato l'ex consorella nel negozio della stessa e l'ex grifonscemo nella cerimonia di benvenuto riservata agli studenti di Hidenstone.
    Forse non troppo ex scemo, dato l'urlo in cui questo si era concesso.
    «Sono abbastanza certa che al netto dei tuoi massacri sia seguita una vittoria schiacciante che ci ha permesso di aggiudicarci la coppa di Quidditch».
    Un sorriso serafico a incurvarle le labbra verso l'alto, quasi fossero due ali d'un angelo, mentre lo sguardo di zaffiro ricercò quello di Kenna.
    «O forse sbaglio?».
    Dando il tempo alla ex consorella, ma attuale collega, di rispondere alla domanda per fare un bagno d'umiltà al tracotante magitecnico, la bacchetta avrebbe colpito il bordo del mortaio per animarlo fino a farlo fluttuare verso il bancone.
    Qui sedeva un ragazzino troppo giovane per aver approcciato i primi insegnamenti magici dei druidi ma non troppo piccolo per distaccarsi dagli obblighi di Denrise.
    «Ti ringrazio. Non ti nego che ho ogni visita al tuo, di negozio, sia saputa essere d'ispirazione. Come posso aiutarvi? E posso offrirvi qualcosa da bere?».
    Il bimbo avrebbe sospinto il peso sulla punta degli scarponcini per scivolare dallo sgabello verso terra, pronto a servire gli ospiti della druida che gli stava dando vitto e alloggio.


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    Kenna Ivonne MacEwen
    Destra, sinistra. Nulla.
    Avanti, indietro.
    Sembrava come se il sentiero avesse registrato il peso del suo corpo, come posava i piedi ad ogni passo, fino ad una lieve pressione dove si era fermata per stanarlo con lo sguardo; ma del docente di magitecnica nessuna traccia.
    Stava per mandargli un nuovo messaggero elementale - questa volta accarezzò l’idea di scatenare un piccolo incendio per crearlo ed avere la possibilità di bruciacchiarlo, quando un rombo sordido attirò la sua attenzione.
    Il verde bosco si perse nel cielo terso di un tardo pomeriggio di fine maggio oscurato da una figura umanoide che man mano diveniva sempre più grande. «Morgana! Proprio non sa dove sia di casa la sobrietà», bofonchiò, mentre l’altro compieva i pochi passi che li distanziavano rispetto alla sua zona di atterraggio.
    Nero come la notte nel cuore della primavera. Scosse il capo, puntandogli contro la bacchetta per un vestis veloce. I suoi abiti da emo avrebbero lasciato il passo ad un paio di pantaloni cargo verde militare e ad una camicia di lino bianca, pronta per essere stropicciata al minimo movimento. Ai piedi lasciò i suoi stivali magici, non voleva di certo rischiare la morte per una banalità del genere. «C’era forse lo sciopero degli elfi che si occupano della lavanderia?» Avrebbe domandato avvicinandosi verso il negozio dell’ex compagna. I discorsi virarono automaticamente -coff, coff- su Hiddenstone, una cornice di cui iniziava un attimino ad avvertirne la mancanza. Ovviamente l’altro non poteva esimersi dalla possibilità di rigirare il coltello nella piaga a costo zero, facendo storcere il naso all’ex docente. «Guarda che ho diretto più M.A.G.O. di te, idiota». Perché era facile dimenticarsi che lei c’era stata fin dalla sua fondazione di quelle quattro mura.
    Nel mentre avevano varcato la soglia de L’Osservatorio e se la MacEwen si era fatta rappresentante del detto “non fare agli altri ciò che non vuoi che venga fatto a te”, Morrigan pensò bene di urlare.
    Il rimprovero era pronto a lasciare le sue labbra ma l’anima senziente all’interno del suo braccialetto -ricordiamoci essere opera del suo compagno che non faceva nulla per nascondere una certa avversità nei confronti dell’uomo al suo fianco- attivò Sjalusi, che con la sua coda scagliosa da serpente andò a colpire il sedere dell’auror, in un silenzioso richiamo al decoro. Fatto fu che la gentilezza di Kenna e l’urlo di Maverick portarono all’ingresso della proprietaria, in vesti impeccabili ed un mortaio con il suo pestello volto alla preparazione di qualcosa di unico, magari un nuovo intruglio da mettere in commercio. Non lo sapeva con esattezza. L’arte della pozionistica non rientrava propriamente tra i suoi interessi. Non al momento, almeno.
    Li presentò, o meglio ricordò l’un l’altro chi fossero, con Dragomir tirato in gran spolvero nelle sue sembianze di vecchio volpone e mega pavone dalla imponente coda a ruota che esisteva con l’unico scopo di essere ammirata. Apprezzò le parole della Stonebrug in risposta, sventolando la mano da una parte all’altra in segno di non curanza. «Io, ormai, con lui ho rinunciato. Lascialo crogiolarsi nelle sue becere convinzioni». Asserì, volgendo lo sguardo verso il bancone, sbattendo più volte le palpebre per essere sicura che fosse la realtà e non un ologramma. Lì dietro c’era un ragazzino. «Non mi avevi detto di avere un figlio», lo disse in modo indelicato, ma non potè frenare quella vena di disgusto che le era risalita prepotentemente in gola, così simile a quella che aveva avvertito qualche Natale prima tenendo tra le braccia il figlio di una sua vecchia studentessa. Si ricompose, cercando di non volgere le iridi da una parte all’altra -con la stessa velocità con cui si seguiva un incontro di tennis- per evitare di cercar di carpire la differenza di età o ritrovare anche la più piccola delle somiglianze. «Ehm, sì», fece un passo avanti, ruotando di poco il busto perché così facendo avrebbe dovuto muovere del tutto il capo per osservare l’intruso. «Che cosa acquisteresti del tuo negozio se fossi nei miei panni?»


     
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    Morrigan Dragomir Maverick
    Se anche Kenna lo avesse privato degli stivali, Morrigan non avrebbe avuto molto di cui lamentarsi.
    Anzi, con fare civettuoso avrebbe commentato il tutto «Sappiamo entrambi che mi preferiresti senza vestiti che con un paio di cargo o una camicia di lino». Un'occhiata versata dall'alto verso il basso per notare gli abiti trasfigurati «Cosa è successo? Hai fatto un 1 critico?». Probabilmente l'altra non avrebbe colto il riferimento e del resto neanche Morrigan perché, di fatti, al suo player piaceva essere tanto trickster quanto inopportuno.
    Sui M.A.G.O. non avrebbe detto nulla. Avesse potuto, avrebbe lasciato l'altra libera di gestire anche i suoi di esami. Amava i suoi studenti, non fraintendetemi, perché avrebbe preferito passare l'estate altrove, anche in funzione dei suoi mille nuovi impegni. Un giorno sei il re del mondo, quello dopo un milanese stressato.
    A ogni modo, quando Silvio, il braccialetto di Kenna scoccò contro il sedere dell'uomo, questo fece un salto sul posto per poi piegare il capo verso l'ex collega. Il sopracciglio si sarebbe piegato verso l'alto «Do I make you horny? Qui? Davanti a tutti? Più di una divinità ci guarderebbe». Una pausa sottile come la carta velina «Io ce sto'».


    Sfortunatamente Morrigan fu costretto a portare la mano alla gola emulando il gesto di un coltellaccio da marinaio che sgozza un maiale per far intendere alla Kenna nazionale come, data la presenza della negoziante - che indicò vistosamente con un cenno del capo -, forse sarebbe stato meglio rimandare.
    «Complimenti, Marina, sei più bella di una brezza ... marina ...» L'indice venne portato al labbro come a voler riconoscere l'assenza di qualità di quanto appena detto. «Cos'è quella cosa che stai preparando?» Questa volta fu lui a portare il peso sulla punta delle scarpe per sollevarsi quel tanto che sarebbe bastato per vedere il contenuto del mortaio.
    Di divinazione ne sapeva poco perché il suo ego lo rendeva più propenso a venere le immagini riflesse allo specchio che quelle di cui i parenti, - pace alla loro pazienza -, erano soliti parlare.
    Che fosse un intruglio per incidere sigilli anti-spiriti? Di competenze runiche ne aveva, al di là di quel che potesse sembrare ora che era vestito da milanese al mare.
    «Per me del latte di Re'em, oppure quel che più vi è comodo, non faccio complimenti» La bacchetta avrebbe tracciato pochi ghirigori e l'aria che ne avvolgeva la punta si sarebbe complessa su sé stessa in un mini-vortice di scosse magiche.
    Nell'arco di pochi istanti un kraken giocattolo di legno animato avrebbe nuotato, nel vuoto, fino a raggiungere il bambino.
    Un piccolo regalo da Morrigan.
    Così.
    Per assicurarsi che il ragazzo non gli sputasse nel bicchiere.

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    Denrise
    Marina Stonebrug
    "Eventually, everything connects."

    Per quanto controverse, sia la figura di Kenna Ivonne MacEwen che quella di Morrigan Dragomir Maverick avevano legato la loro essenza ad alcuni degli atti più importanti di Denrise. Da dungeon da depurare a culti da estirpare, i due avevano fatto sì che le loro tendenze da ''inglesi'' fossero accettate utilizzando il più potente degli strumenti: il rispetto.
    Se aveva udito bene, il magitecnico aveva proposto alla magiarcheologa di farlo lì, tra le mura del suo negozio, e nessuna dose di rispetto lo avrebbe salvato dalle conseguenze di tale azioni. L'unica eccezione sarebbe valsa per il caso in cui Marina fosse stata invitata (Senza comunque dare per scontato che avrebbe accettato).
    «Tu non mi hai mai chiesto se ne avessi uno, d'altronde».
    Come delle onde che vengono richiamate a sé dal mare, le estremità delle labbra si curvarono in un morbido sorriso mentre le spalle ruotarono verso il bambino.
    «Ma non è mio figlio. Bensì un malevolo fey che mio nonno ha vincolato a servire questo posto per dieci anni».
    «Mancano solo sette anni, sei mesi, e cinquantaquattro lune, puttanella, poi sarò libero».
    «Perkelé».
    La formula finnica a stento sibilata dalla druida e una collana di simboli sacri si illuminò attorno al collo del bambino ustionandolo. Per brevi istanti l'immagine innocua si dissipò rivelando una creatura umanoide di piccole dimensioni che avrebbe potuto ricordare un incrocio tra un pixie e un hobbit.
    «Scusa...».
    L'essere si portò entrambe le mani alle tempie per poi abbracciare il kraken giocattolo di Morrigan come a voler trovarci un appiglio contro tutto quel dolore.
    Come se Marina avesse appena sistemato una ciocca di capelli e non fosse successo granché, la stessa negoziante voltò il capo in direzione di Kenna, mentre il Fey prese a zoppicare verso un angolo della sala alla ricerca di qualcosa da offrire allo strambo magitecnico.
    «Abbiamo una valida scelta di stili che possono le arti grafiche. L'Abies Koreana è perfetta per tracciare barriere runiche in grado di deperire lo status degli avversari, il che potrebbe rivelarsi estremamente utile in caso di fuga o in combattimenti in spazi chiusi, come i corridoi del Ninfeinam. L'Angelica Giapponese, invece, riesce a modulare la magia al punto tale che gli effetti grafici delle rune perdurino più a lungo del previsto, il che potrebbe fare la differenza in uno scontro serrato con sottili margini di ripresa».
    La mano sinistra indicò una serie di stili celata dietro a una pesante teca di vetri. Molti tra loro portavano incisi descrizioni che la magistorica avrebbe potuto tranquillamente leggere.
    «La Mappa del tesoro è uno degli articoli di punta tra i predoni, ma anche tra i magiarcheologi. La tua natura da combattente però mi spinge a consigliarti anche una scelta meno scontata: la Mappa dell'Aggressore potrebbe aiutarti a scoprire punti deboli del nemico e guidarti lì dove fa più male».
    Anche in questo caso Kenna avrebbe potuto leggere le specifiche delle singole mappe sulla parete in cui queste erano esposte.
    «Ti ringrazio, Morrigan, bella camicia».
    Il sorriso che venne rivolto al magitecnico era meno cortese di quello offerto alla magiarcheologa, ma non per questo privo di rispetto per una figura tanta rispettata sia a Denrise che nel resto del mondo.
    «È una crema edile di cui basta mezzo cucchiaio per visitare, almeno spiritualmente, il piano astrale».
    Si, in poche parole erano dei tartufetti allucinogeni sotto forma di paté.
    «Se volete posso lasciarvene una dose».
    Lasciando a Kenna il compito di accettare o meno, perché decisamente la più responsabile tra i due, in una questione di istanti il bambino raggiunse nuovamente gli ospiti dell'Osservatorio.
    «Bella camicia, puttanella».
    Questa volta si stava rivolgendo al docente, a cui aveva teso un bicchiere di latte spaventosamente brillante.
    «La fanno anche da uomo?».


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    Kenna Ivonne MacEwen
    Passare del tempo insieme a Morrigan Maverick significava salire su una montagna russa senza sapere mai quando il giro avrebbe avuto fine. Non esistevano percorsi lineari con lui, nulla di logico, ma solo istinto, passione e una grandissima possibilità di finire con l’avere una crisi di nervi epocale. Kenna lo sapeva bene, lo aveva sperimentato sulla sua pelle per sette anni e poi ancora negli ultimi due, tre, da quando i loro cammini si erano incrociati. E alla fine aveva ceduto. Una smorfia avrebbe rivelato il fastidio non solo di quel pensiero ma anche dell’ingratitudine dell’uomo davanti alla sua opera trasfigurativa. Lo scandagliò con lo sguardo, soffermandosi alla cintola dei pantaloni dalle mille tasche, trasformando la smorfia in un ghigno divertito. Con Garlic aveva vinto il jackpot.
    E continuava a vincerlo con frequenza. La lingua schioccò contro il palato, il sorriso a farsi più aperto alle azioni e reazioni del monile del suo uomo ed uno dei suoi amanti. Che il primo avesse mantenuto la memoria del suo forgiatore e, pertanto, gli abbia trasmesso un sentimento di ostilità nei confronti dell’ex auror? Ai posteri l’ardua sentenza. «Se ci tieni ai gioielli di famiglia, fossi in te, non ci penserei», ribatté serafica. Probabilmente ci sarebbe stata un’altra risposta se i pensieri della Stonebrug fossero stati condivisi, dopotutto era da diverso tempo che non le capitava di avere rapporti con una donna, oltre che a tre.
    Ma non è quello il caso. Infatti, sul banco degli imputati Kenna aveva chiamato proprio Marina, rea, a suo dire, di non averla informata di avere un figlio. Forse. Si irrigidì, momentaneamente presa in contropiede dalla risposta dell’ex Serpeverde, fino a divenire ancora più rigida al cambio di spoglie del finto ragazzino dalla lingua lunga. Puttanella sembrava essere la sua parola preferita. Quanto a Morrigan… «Stai facendo prove di paternità?» Una domanda che avrebbe udito solo lui, poiché mantenne il suo vibrato bassissimo, forse per non essere catturato dall’essere. E sull’essere vi si soffermò brevemente, non scattando per difenderlo o sollevarlo dal dolore che la consorella gli stava provocando. Ricordiamoci che lei era pur sempre la donna che dava malus ai propri alleati. Ed a proposito di malus, i bonus. Kenna ascoltò i consigli della verde argento, seguendola nel cammino e leggendo le descrizioni di ogni singolo entusiasmante manufatto che le presentava, ma la sua attenzione venne catturata dalle lenti. La lente dei linguaggi sarebbe stata utile in passato quando aveva finito con l’approcciarsi a nuove lingue, quella del camaleonte nella sua carriera di insegnante, così come quella del falco. Eppure… «Queste». Indicò delle biglie colorate il cui cartellino recitava “lenti spia”. E quelle sarebbero state di gran lunga utili nei vari dungeon che aveva visitato. Ma non solo. «Si potrebbero adattare altre caratteristiche?». La narratrice ha spulciato il listino, ma Kenna no. Coff, coff. «Magari con gli effetti delle lenti del camaleonte», ragionava a voce alta, non sapendo se Dragomir fosse nelle sue vicinanze e che Marina stesse seguendo lui. «O anche quelle del serpente…?» In vero, bisognava ammettere che voleva uscirsene da quel luogo con almeno un pezzo per ogni offerta proposta dal negozio. Delle volte scegliere era difficile e lei, da brava bilancia qual era, non sapeva proprio dove far pendere definitivamente il suo piatto.


     
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    Morrigan Dragomir Maverick
    Ciò che distingueva Kenna Ivonne MacDonald da una mummia era la capacità della prima di scoppiare in una crisi di nervi epocale. Morrigan, da artista e magitecnico, sarebbe stato impossibilitato al non valorizzare questa qualità, quasi si stesse parlando del potenziale bellico del Ferro di Sparta o quello difensivo del Ferro di Atene.
    «Sono un tipo generoso, Kenna, lo sai benissimo.
    Come dovresti anche sapere che non esiterei un attimo, a condividerli»
    .
    I gioielli di famiglia, ovviamente.
    Paradossalmente l'unica su cui avrebbe opposto un veto non avrebbe mai avuto modo di farglielo imporre.
    «I miei studenti di Hidenstone sono quanto di più simile a un figlio o a una figlia vorrei avere.
    E non solo mi bastano, ma mi avanzano anche»
    da un bel po' stava valutando l'idea di lasciare la cattedra a qualcun altro, nella speranza di aver ammorbidito i più viziati e reso spigolosi i più fragili. Del resto, il suo nome era leggenda e rimanere più a lungo altro non avrebbe fatto che fargli rischiare di perdere la fama che si era guadagnato volente o nolente «E poi, ti ricordo che sono l'inventore del cancondom. Che figura ci farei con un figlio?».
    Un'occhiolino a metà tra il divertito e il mistico prima di prestare le dovute attenzioni a quello che si rivelò un demonietto sotto mentite spoglie.
    «Perché ha scelto di dargli l'aspetto di un bambino? Non avrebbe potuto optare per una modella?» Da quel che si ricordava, Bjorn non era un tipo casa e chiesa. Anzi. Non che si potesse dire diversamente del padre di Marina... data la bellezza della figlia si poteva intuire che la madre fosse un gran pezzo di f...
    F...
    F...
    «Forse ho deciso per cosa opterò io» Avrebbe atteso che la negoziante potesse risponde a Kenna, non senza lanciare più di un'occhiata al demonietto - da leggersi 'Se continui rinforzo i sigilli del vecchio e ti costringo a questa forma per altri sessantanove secoli - per poi continuare «Una guida turistica per dove meglio credi... ho proprio bisogno di una vacanza... e un Volo del costrutto. Insomma, fin troppo basic il navigare quando puoi volare, no?... E si, anche una dose di quello, perché no?».


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    Denrise
    Marina Stonebrug
    "Eventually, everything connects."

    Negare il fascino di Kenna sarebbe stato come screditare la presenza degli dei: stupido e disonesto.
    Lo stesso poteva dirsi del genio di Morrigan, ma non per questo Marina si sarebbe concessa di risultare arrendevole nei confronti dei due eroi privando del peso opportuno il suo ruolo di negoziante.
    Eppure, con una una dose di umiltà, lei più di lui, nessuno tra i due decise di farsi vanto della propria storia.
    Kenna si mostrò estremamente cordiale e ben disposta, il che fu l'equivalente di portare una ventata d'aria fresca in quella torre abbracciata sì dal mare ma costantemente assediata da mozzi o capitani denrisiani, così terra terra da risultare pericolosamente confondibile con degli orangotanghi vestiti da umani.
    «È possibile, Kenna».
    Un sorriso al gusto di miele arricciò le labbra della druida che, con un lento gesto della bacchetta, andò a piegare lo spaziò di fronte a lei, creando una sfera oscura larga quanto un centesimo. Il costrutto magico, simile per effetto a un buco nero, portò tre lenti indicate dalla magiarcheologa a lievitare in questa direzione.
    «Posso fondere le capacità di tre oggetti - massimo - in uno solo, affinché il prodotto finale sia meno ingombrante possibile e quanto di più efficace a disposizione.
    Ogni fusione richiede una spesa di cinquanta galeoni, per un totale di cento qualora desideri tre proprietà»
    .
    Lieta di poter essere d'aiuto a Kenna, lasciò che l'ex consorella potesse riflettere su quanto detto, prendendo in considerazione o meno l'idea di accettare l'offerta, per passare poi all'ex grifonscemo.
    «Perché suo nonno è un padofilo».
    «Perkelé».
    «Auch...».
    «Perché il fisico di un adulto è troppo dispersivo per un Imp simile e quello di una ragazza troppo avvenente per impedirgli di portare in tentazione qualche marinaio o capitano che, mancando di prestare le dovute attenzioni, finirebbe per aiutarlo a evadere».
    Non che fosse possibile scappare eternamente da un'astronoma o divinatrice, ma Marina era abituata a farsi rincorrere più che rincorrere a sua volta.
    «Accio».
    Con un colpo secco della bacchetta, alla mano le arrivò la guida per la Thailandia magica. Morrigan avrebbe sicuramente gradito, e poi quei paesi erano così influenzati dal Mar Giallo da poterlo indubbiamente stimolare - se non sessualmente - per lo meno intellettualmente.
    «Accio».
    Ripetuto il gesto, un'orbita d'acciaio lavorato su cui erano iscritti sigilli astrali le fluttuò verso la mano destra.
    «Ha bisogno d'altro?».
    Non si era certamente dimenticata della dose, ma un cliente lucido era più auspicabile di uno bruciato.


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    Kenna Ivonne MacEwen
    Passare del tempo col magitecnico significava battere, volta dopo volta, il guinness world record per sollevamento di occhi al cielo a seguito di affermazioni alquanto discutibili da parte sua. Oltre a quello si stava formando un callo, seppure la stratificazione dell'epidermide fosse equiparabile alle ere geologiche e non al tempo canonico per una donna, di più di trent'anni in perfetta salute. Lasciò scorrere l'acqua -non cheta- sotto i ponti, risolvendo -metaforicamente parlando- il problema della carenza delle risorse idriche per l'intera popolazione mondiale, preferendo avere un dialogo quasi esclusivamente con la proprietaria ed evitando il ragazzino che aveva scambiato per suo figlio. Era un demone -uno spettro, un che ne so perché non me lo ricordo più- e doveva aspettarselo da una ex consorella ambiziosa dallo sguardo più freddo dei ghiacciai artici (non che fosse poi così difficile, ma basta parlare dei problemi climatici che il passo da una gran gnocca magistorica e altri nomi altisonanti a Greta Thunberg è un attimo). Persino quando la sua nemesi aveva avanzato l'ipotesi di far assumere l'aspetto di una modella all'essere dalle sembianze fanciullesche, la MacEwen si limitò ad una alzata d'occhi -l'ho già detto che ha battuto l'ennesimo record?- ed uno sguardo insofferente verso la Stonebrug, lo stesso che si poteva lanciare quando lo zio ubriaco molesto, alla cena di Natale, decideva di mettersi in ridicolo ballando la conga su un tavolino da caffè traballante. «Parliamo di cose serie. Prendo le lenti spia con gli effetti di quelle del camaleonte e del serpente e...» riportò lo sguardo su di lei, dopo aver indicato i pezzi che voleva, «una caratteristica a tua scelta, so che non mi deluderai». Dopotutto se l'Osservatorio stava andando alla grande non poteva essere che per merito esclusivo della donna. «Oh, anche una piccola porzione di quell'intruglio che hai dato a Maverick. Non vorresti mica favorirlo a discapito di una tua consorella?» Quanto al denaro era consapevole di non poter avere uno sconto, ma sarebbe stata pronta a lasciare un bel po' di Galeoni nelle casse di Marina.


     
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    Morrigan Dragomir Maverick
    Morrigan incrociò le braccia, il volto contornato da una ruvida penuria ad annuire alle parole della druida. Il suo sguardo si era fatto serio e indagatore, ma non per questo aveva perso quel pizzico di malizia misto a curiosità che tanto lo caratterizzava. Le parole della druida vennero divise e raccolta con cura in quel labirinto che era il suo palazzo della memoria, ormai più simile a una città che a un singolo edificio.
    Di demoni ne sapeva abbastanza, di divinazione molto meno. Asservire una creatura simile, un Imp o quel che era - perché dopo così tanto me lo son scordato anche io -, non doveva essere una cosa semplice. Lui ci sarebbe potuto riuscire, certo, era il genio tra i geni, il più talentuoso runologo che Denrise avesse mai potuto vantare, ma forse la conoscenza di simboli antichi non sarebbe bastata in una situazione simile.
    Certo, le due pratiche magiche sembravano più simili del previsto. Entrambe venivano sorrette da principi di logica che trovavano nel buon senso le basi per essere funzionali. Il ragionamento di non disperdere la contenuta energia di un imp, o quel che era, in un corpo minuto ricordava i precetti dell'efficienza magitecnica secondo Gorbagorevv. Il fatto che avesse scelto di non dargli l'aspetto di una modella per non spingere marinai o acquirenti ad aiutarla durante un'evasione invece ricordava il consiglio di Mirivier sul non creare artefatti particolarmente vistosi per disencitivare razzie o furti.
    Affascinante, molto.
    Era facile dimenticarsi di come dietro a un paio di tette così grosse potesse celarsi un cervello così funzionale. Il cuore di Morrigan faticava a mantenere attivo contemporaneamente pene e cervello, per dirne una.
    «Ragionamento molto elegante, se fossimo a Hidenstone le darei un 10 Morrigan su una scala che va da 0 a 10 Morrigan» Labbra piegate in un sorriso, sopracciglia sollevate con fare sbarazzino, il professore si concesse quel complimento senza sperare troppo di impressionare o meno. Parlare non era il suo forte, lui preferiva i fatti, e diventare fatto, per questo motivo quando anche Kenna propose una pozione di quell'intruglio psichedelico per sé venne piacevolmente sorpreso.
    «Kenna McDonald che accetta questo tipo di offerte? Cos'è successo alla donna di ferro che conoscevo?» Avrebbe sollevato il mento verso il soffitto dopo aver colmato le distanze con l'altra in un semplice ma felino passo nella di lei direzione. Sul soffitto non parve esserci crepa alcuna, motivo per cui Morrigan non comprese cosa l'altra stesse osservando con tale dedizione «Un uccellino mi ha rivelato che ti sei data alle arti divinatorie ultimamente. Hai scoperto che moriremo tutti a breve e per questo vuoi concederti qualche giorno di svago?». Al di là o meno della risposta, sarebbe quindi tornato a concedere le proprie attenzioni alla negoziante.
    «Tesoro, a dirla tutta mi è venuta un po' voglia di Egitto. Sono ancora in tempo per cambiare?» Gli mancava sentire quel caldo africano pronto a graffiargli la pelle come gli mancava anche nuotare nel Mediterraneo dopo aver assunto la sua forma da orso popolare. Un giorno aveva persino fatto a wrestling con un coccodrillo del Nilo. Utile dire chi tra i due aveva vinto. «Tu, invece, da quanto non visiti la tua patria?» Era riduttivo dire che a una come Kenna che l'Egitto fosse la sua patria, ma l'altra restava prima di una magignocca una professoressa di Storia e una Magiarcheologa: per loro l'Egitto era ciò che per i Grifondoro era una Mirabilandia della figa come l'Olanda.
    Detto ciò, avrebbe fatto scivolare la mano nella tasca espansa dei pantaloni. Le dita avrebbero scavato nel tessuto superando una bomba nucleare al magiplutonio che teneva per emergenze varie, svoltando dopo il cadavere di un leviatano, e soffermandosi quindi nei pressi di un sacchetto di tela. Indice e pollice lo pizzicarono con decisione portando in superficie un enorme sacco ricolmo di galeoni: il peso ne tradiva la particolare densità specifica, il modo in cui riflettevano la luce formando un caleidoscopio di colori la natura veritiera.
    «A lei e tenga il resto. Non si scomodi a sollevare il tutto» Le dita raggiungero quindi la bacchetta tracciando dei sigilli di natura alchemica nel vuoto e in pochi battitti del cuore virgulenti automi si generarono nel vuoto, pronti a portare quanto comprato nei rispettivi indirizzi del magitecnico e della sexy avvocatessa «E grazie di tutto».

    «Parlato»
    Narrato

     
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    Marina Stonebrug
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    Le vie dell'acqua erano infinite e quelle dell'amore non erano da meno. Marina portò le mani in grembo muovendo un passo verso le ombre proiettate dagli scaffali come a voler scomparire dal suo stesso negozio, intenta - invero - a bearsi soltanto del battibetto che stava vedendo Morrigan Dragomir Maverick e
    Kenna Ivonne MacEwen come protagonisti. Dove il primo osava un affondo plasmando con toni ironici e frecciatine celate dall'ennesimo sorriso, la seconda si concedeva in una parata perfetta al gusto di superiorità e indifferenza. Lo spettacolo fu divertente, certo, persino per una druida che si era ripromessa più e più volte di concedersi all'arte dello stoicismo ma, non di meno, Marina si chiese cosa avrebbero potuto fare i due assieme in una delle tante missioni mortali indette dal capo villaggio.
    «La ringrazio per il voto, signor Maverick. Non escludo a priori che un giorno non mi vedrà vagare tra i corridoi della sua accademia».
    L'accademia non era del denrisiano che aveva fatto dell'intero mondo la sua casa ma forse il suo ego lo aveva convinto del contrario. Allo stesso tempo, Marina non avrebbe mai avuto la pazienza o il masochismo per tornare a sedersi nei banchi di un'aula scolastica, facenti parte o meno dell'accademia più importante del mondo magico, ma non avrebbe potuto mettere la mano sul fuoco che stesso diniego e disprezzo avrebbe potuto riservare per il Settore Proibito della suddetta. La druida era certa che la preside di Hidenstone celasse in questa camera protetta probabilmente con le migliori barriere runiche e anatemi semi-mortali conoscenze di grandi spessore: sperare di apprenderle sarebbe stato un desiderio comune ai più ambiziosi - dal punto di vista magico - serpeverdi che fossero sopravvissuti a Hogwarts.
    «Egitto sia».
    A sostituire la guida turista della Thailandia con una che aveva sulla copertina Piramidi e Sfinge ci mise poco. Serbò in petto un po' d'amarezza per non averci azzeccato con l'altra ma anche questa venne scrollata via rapidamente con un semplice sfarfallamento di spalle.
    «Dovrebbe esserci tutto».
    Si prese la briga di impacchettare quanto richiesto dai due acquirenti aggiungendo una fiala a testa di intruglio magico affinché Morrigan e Kenna potessero lasciarsi alle spalle i problemi del mondo fisico e poi si concesse un fiero ma breve inchino verso i due.
    «È stato un piacere avervi nel mio negozio, auguro a entrambi una piacevole giornata».


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