Un obiettivo per la vita

Summer Parton

Nonostante si conoscesse bene da molti anni, Summer non avrebbe mai immaginato una carriera simile: sin da quando era ragazza, aveva sempre avuto difficoltà a nascondere le sue espressioni di fronte all’ignoranza ed alla disattenzione altrui, per cui diventare una professoressa non era stato certamente nelle sue previsioni. Certo, aveva imparato a nascondere meglio le proprie smorfie di disappunto e condiscendenza, però come professoressa doveva esercitare ad un altissimo livello.
Fortuna che le piacesse insegnare… o almeno, provava a farselo piacere: alcuni studenti erano talmente indietro (più mentalmente che accademicamente) che si faceva prendere dallo sconforto.
Per quanto riguardava Lucas, Summer non si era ancora creata una vera e propria opinione, nonostante il mese passato insieme; a volte lo trovava simpatico, altre estremamente strano, ma aveva capito che il suo lavoro in quel momento non era porre un giudizio, ma esercitare le abilità del ragazzo.
Per quello, per quell’ultimo giorno, aveva preparato un percorso adatto agli interessi dello studente.
“Bentornato, Lucas. Oggi come sai è l’ultimo giorno, quindi faremo qualcosa di più… interattivo.”
Nel mese passato, avevano ripassato e approfondito molti argomenti, magici e Babbani, riguardanti la luce e la sua fisica; tutto in previsione di quel momento.
‘E chi avrebbe mai pensato che riuscissi a programmare effettivamente un incontro dall’inizio alla fine…’
Mostrò al ragazzo l’area che aveva preparato per quell’evenienza: era uno spiazzo abbastanza grande dei giardini, all’interno del quale aveva modificato il clima in modo che non ci fosse neve.
“Oggi, spero tu te la sia ricordata, ti avevo chiesto di portare la tua macchina fotografica… ma non ti preoccupare: nel caso, potrai usarne una di riserva. Certo, immagino che la tua sia molto migliore, ma… questo è il meglio che l’Accademia possa passare.”
Una volta che Lucas si fosse messo comodo ed in modalità ascoltatore, Summer avrebbe continuato.
“Qui intorno ci sono alcuni punti di interesse da fotografare, e gradirei che li trovassi. Ovviamente, come è palese, sono invisibili, ed è qui che entra in gioco la tua fotocamera: sarà necessario usare alcuni simboli astronomici o aritmantici per ritrovare e fotografare… le cose necessarie.”
Avrebbe guardato lo studente, con un poco di apprensione ben celata: temeva che si scoraggiasse, di fronte alla sua prova probabilmente alquanto strampalata e misteriosa.
“Ora, prima di iniziare, ti propongo una sfida che probabilmente non hai mai affrontato: qui” e svelò con un gesto di bacchetta un tavolo colmo di obiettivi “troverai diversi obiettivi fotografici, adattabili a qualunque tipo di macchina fotografica, webcam o fotocamera. Ti propongo di creare un sigillo, astronomico, aritmantico o ibrido a tua totale discrezione, da poter applicare ad un obiettivo. Potrà sembrarti una richiesta complicata, ed effettivamente è ambizioso… ma sono certa che tu possa farcela.”
Sul tavolo, insieme agli obiettivi, Lucas avrebbe potuto trovare e consultare il Manuale di Astronomia, per farsi un’idea di come fossero effettivamente creati ed impostati i sigilli. Ovviamente, avrebbe potuto chiedere anche alla docente, che non si sarebbe affatto tirata indietro dal dargli una mano.

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Summer Parton

Summer non era abituata alla gentilezza, alla cortesia e in generale alle persone perbene; ora, immaginate una tale personalità a contatto con gli Inglesi, i campioni mondiali di Carinerie per Convenzione Sociale.
Dovette trattenersi dal sbraitare come la burina americana che era, ma giusto perché ormai conosceva Lucas.
“Ottimo; direi che la tua - cioè, le tue, sono molto migliori di questa” disse la docente, mostrando con una certa ilarità una vecchissima Polaroid, probabilmente recuperata in qualche negozio dell’usato estremamente maltenuto.
Forse aveva fatto centro, con quella prova: Lucas sembrava abbastanza interessato, e Summer non sapeva come accogliere quell’entusiasmo. Nella sua breve carriera da insegnante ad Hidenstone, non si era ancora abituata all’essere abbastanza popolare tra gli studenti, almeno per i suoi standard (e quando non gli sguinzagliava contro una mandria di Creature Oscure Spaziali col favore delle tenebre e di Brian Ensor).
“Certo, un sigillo ibrido è perfettamente plausibile - alla fine, la matematica è il linguaggio universale per eccellenza, e l’Aritmanzia studia la sua applicazione in ogni ambito magico, anche in Astronomia. Togliere il velo, eh?”
Ascoltò il ragionamento del ragazzo che, nonostante si fosse complicato un poco la questione (‘Sarebbe bastata una somma aritmantica con svelare, direi… più semplice della sottrazione aritmantica, ma direi che va bene’), aveva trovato una strategia adeguata al compito.
“Sì, ti direi che è possibile - ed in generale, come sigillo va bene… ma fossi in te, lo semplificherei ulteriormente. La linea, anche se simbolizza giustamente l’1, può essere rimossa; il simbolismo è ciò che importa al sigillo, non la perfezione rappresentativa - non so se mi spiego.”
Produsse un foglio ed una penna dal nulla, ridisegnando il sigillo proposto da Lucas senza linea; quindi, rimosse qualche 1, finché il simbolo di Plutone non apparve come stilizzato da un totale di dieci numeri 1 disposti ad hoc.
“Ecco, così è semplificato e più funzionale: nei sigilli è importante anche quello. Avremmo potuto semplificarlo ulteriormente, ma per farlo funzionare adeguatamente quando è estremamente semplificato occorre un grado di abilità maggiore.”
Sorrise, cercando di risultare rassicurante ma sentendosi profondamente stupida nel mentre: perché stava perdendo tempo con quelle moine? Non era proprio da Summer.
“Insomma, son sicura che puoi arrivarci. Ora, alcune domande: come vuoi applicare il sigillo ibrido? Come pensi che funzionerà? E soprattutto, su quale macchina vuoi applicarlo? Questa versione non sarà indelebile, certo, ma una volta che si decide di usare un sigillo, di qualunque natura, bisogna pensare bene tutte le implicazioni del caso. Se, per esempio, fosse un sigillo eterno di indistruttibilità, applicandolo a questa Polaroid” indicò con fare drammatico la macchina che aveva preso, colpevole solo di essere vecchia “ti troveresti bloccato a possedere una oscenità simile. In eterno.”

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