Nonostante l'evidente svantaggio numerico, Gannicus stava tenendo testa da solo ad un enorme numero di maghi, prova del fatto che il suo voler rivendicare il trono di Londra non era una pura e semplice fantasia.
Era un nemico potente, antico, astuto, dunque perché ancora stava davanti a loro, nonostante l'impressionante inferiorità numerica? Mestamente, l'uomo fissò Alexander e Nyx
"Perché non cedo? Vi allieterei volentieri cantandovi di Achille nell'Odissea, ma immagino sarebbero parole sprecate per voi" affermò lui, fissando sprezzante Krasus, che seguitava a lottare con sé stesso per opporsi alla Malia del Vampiro.
"Continua a latrare come un cane: il tuo viso sprezzante mi sta allietando e non poco la serata" rise lui, deridendo gli sforzi dell'auror, poiché lui era nato in un'epoca antecedente agli Shonen giapponesi, dove la forza dell'amicizia poteva tutto.
Chi poteva molto era anche Markab, il quale riuscì a provocare il vampiro quanto bastava per guadagnarsi un suo sguardo di odio, che esitò poi in un'artigliata che squarciò la schiena del ragazzo
"Perché mai dovrei abbassarmi a muovermi per uno come te?" chiese il lord vampiro, sadicamente, mentre il ragazzo, come, tutti avrebbe potuto vedere cos'aveva colpito il ragazzo: la sua stessa ombra, resa solida e deforme.
Il reporter, già a petto nudo, aveva grodato non poco sangue per quell'attacco alle spalle, ma ciò non aveva inibito la sua capacità bellica, al punto che il suo Insidiae Colorum fu comunque scagliato, di una bellezza tale da lasciare a bocca aperta un nostalgico come Gannicus.
Vath richiamò alla mente il mito di Calliope e di suo figlio e della loro eterna tortura a ruotare in cerchio un po' come le scatole di Gannicus (?) e il suo attaccò fu talmente violento che le suette stelle illuminarono a giorno l'area, infliggendo talmente tanti danni al vampiro che questi, per un istante, distolse la propria attenzione da ciò che stava ammirando
"Male.. detto" gemette lui, anche se non era chiaro a chi si stesse nello specifico riferendo, dato che il ragazzo, assieme a Bloom stavano cercando in ogni modo di liberare Krasus dal suo sortilegio: le loro parole, così come i loro incanti bucarono la corazza oscura della malia e crearono una falla nella quale l'auror riuscì ad inserirsi, liberandosi.
Lo sforzo richiesto a Krasus fu estremo, tale per cui cadde in ginocchio, affannato ma non spezzato, divenendo una preda facile, non fosse stato per l'assalto condotto contro il vampiro dal resto del gruppo: il lacarmun di Markab si unì al lumos solem di Wyatt e all'Orbis reso ancora più brillante dal potere del fulmine di Alexander, travolgendolo in una luce accecante che offuscò la magia di Markab, anche se solo per qualche istante, facendo strillare di puro dolore il vampiro.
Anche Selene voleva far soffrire il vampiro: le cure di Skyler e Selene erano state miracolose, restituendola più incazzata e nera che mai, tanto da infierire su di lui con una Fattura Cruciatus ben realizzata, che gli fece stringere i denti, mentre un'aura oscura lo ricopriva
"Noi siamo... magia nera..." affermò a denti stretti mentre il suo sguardo di odio su di lei non si placava, cercando poi, a fatica, il suo accolito
"Uccidila." comandò il vampiro, gemendo quando vide Krasus rivolgere la sua bacchetta contro di lui e non contro colei che lui aveva deciso.
"Tu... come?" bisbigliò lui, mentre la lama ancora nella creatura schizzo fuori verso l'altro, generando un fiotto di sangue che lasciò senza fiato Gannicus, mentre stretti funi in magnesio lo cingevano, pronte a detonare grazie al grande abuso di fuoco magico che era stato fatto dagli altri.
Era finita? Gannicus ne pareva convinto, ma fu a quel punto che due azioni lo fecero ridere: Hedwin lo assaltò con un Bombarda Maxima, travolgendo anche Bloom e Krasus, nel mentre, sul tetto, Markab subiva un secondo assalto, ancora una volta alle spalle: Daniele, corroso dalla fame, infatti, aveva approfittato della distrazione di tutti (involontariamente) e si era portato alle spalle del ragazzo, placcandolo a terra per leccarne il sangue e poi morderlo al collo.
Il vampiro rise di gusto, ormai a terra ad osservare il nero cielo: le sue catene si stavano ormai riscaldando, così come la magia di Alexander si stava andando ad addensare, a segnarne la fine
"Che amarezza perire per mano di simili incompetenti..." disse tra sè e sé, osservando il Fulgor cantata cadere su di lui fino a folgorarlo completamente e farlo esplodere in un boato sovrannaturale.
La battaglia era conclusa, anche se alcuni gemiti lasciavano intendere come Gannicus stesse per passare definitivamente a miglior vita e, nonostante ciò, ancora cercasse di posare gli occhi verso la bottega che aveva sorvegliato per secoli senza mai potervi entrare.
Phoebe li aveva mandati in quel mondo per quella bacchetta maledetta, e ora, finalmente, era nelle loro mani, costringendo l'artigiano a rivelare ciò che Krasus e il suo gruppo non era riuscito a scorprire e le fenici non avevano avuto il coraggio di dire prima: il nucleo della bacchetta era la piuma di una fenice uccisa in una maniera così straziante da privarla della sua stessa identità e farne qualcosa di crudelmente diverso, una evocazione oscura.
"Cane sei tu, ti rendi conto di cosa tieni tra le mani, ti rendi conto dell'oscuro genio che cela? Come osi toccarla così, come osi darla per scontata?" Olivander appariva alquanto furioso, indignato per il trattamento che stava subendo la sua bacchetta e, perché no, lui stesso.
Samuel tentò di ficcare la spada nella gola del folle, forse alla ricerca di creative immagini porno per halloween (?), e riuscì a ferire gravemente il bersaglio, senza però mozzargli purtroppo la lingua.
"La morte una liberazione? Salvarla dal suo vero nemico?" esclamò lui, aprendosi in una risata sadica e folle, nel mentre la fenice si poneva sopra di lui, alta almeno due metri
"Io l'ho fatta ascendere, io ho datto di lei il simbolo della disperazione e della morte che per tutti alla fine giunge: io non sono il suo aguzzino, sono il suo creatore!"I punti di vista sapevano essere molto soggettivi, ma Samuel, cercando lo sguardo del cavaliere, lo avrebbe trovato impassibile: aveva mostrato grande pietà per il cavallo, ma nulla lo toccò davanti alla creatura, forse ad indicare come almeno qualcosa di vero vi fosse nelle sue parole. Quell'uccello era perduto, e avrebbe lottato fino alla fine per chi lo aveva invocato, come un qualsiasi spirito dopo aver stretto un patto.
Lo sapeva Olivander, lo sapeva il Mietitore e lo sapevano per certo le fenici, che infatti chiesero a Nyx un ultimo sacrificio per loro, non senza ovviamente ricambiare sittanta gentilezza.
La vampira, in quanto non-morta, non poté superare la barriera runica del bacchettaio, ma dalla posizione in cui era poteva chiaramente assistere alla scena e poteva tranquillamente vedere quella versione in negativo della fenice, inorridendosi al punto di doverla quasi considerare una creatura lovecraftiana, qualcosa di incomprensibile e che poteva essere fronteggiato da una forza pari ma opposta. E lei ne era dotata.
Pregando, la donna richiamò gli spiriti delle fenici, che riempirono il suo corpo del calore delle fiamme nel mentre, sopra di lei, compariva un
maestoso uccello dalle ali rosse come le fiamme o cangianti come l'arcobaleno.
L'intera via fu illuminata dall'evocazione, e per un istante l'intero mondo furono le due fenici che si studiavano e poi si affrontavano, una con potente getti d'acqua, l'altra evocando fiamme.
Tra di loro, Olivander, Samuel e Peter.
I ragazzi si schermarono coi loro protego astrali, venendo supportati dalle calde fiamme di Fenice, che impedì ai miasmi di colpirli e rese ancora più brillanti i loro scudi.
"No... no... nooo!" progressivamente, l'acqua evaporò e nella stanza rimasero solo le radianti luci di Fenice che dissolsero la fenice oscura ed infine travolsero Olivander, bruciandolo vivo, costringendolo a gridare almeno finché il Mietitore prima decapitò l'uomo e poi affondò la lama nel suo cuore.
Olivander venne consumato dalle fiamme e le tenebre in lui divennero prigioniere della spada di diamante del Mietitore. Di lui non restava nulla, se non il catalizzatore oscuro, ancora saldamente nelle mani di Samuel, e uan piuma, nera e triste, che venne come abbracciata dalle ali di Fenice fino a dissolverla nella più calda delle luci.
Grazie l'uccello discese fino a Nyx, spalancando le ali davanti a lei nel mentre la pelle sopra al suo cuore si risaldava e faceva apparire un tatuaggio ora coperto, che rappresentava una piuma rossa tra fiamme arcobaleno
A nome degli spiriti che hai protetto, ti ringrazio. Ti ho donato il mio marchio: se in battaglia avrai bisogno del mio supporto, evocami come si confà a tutti i grandi eroi e con queste parole, riferite solo nella sua mente, svanì riportando quella Nocturne Alley buia e triste come lo era stata prima, nel mentre Gannicus, lentamente spirava.
"Almeno... ti ho... visto... crepare... come... come meriti" un rivolo di sangue correva sulla bocca del vampiro nel mentre osservava bramoso ciò che non era mai riuscito a toccare in vita sua, anche se poi le sue attenzioni caddero su Peter.
"Almeno... lascerò questo inferno... e tu, mio piccolo bugiardo... verrai con me" e fu così, che il corpo di Gannicus divenne cenere, disperdendosi nell'aria nel mentre Peter, improvvisamente, sentiva il marchio bruciare, causandogli un dolore così lancinante da superare qualsiasi cosa avesse sperimentato in vita, al punto che si trovò a desiderare gliela tagliassero di netto.
Il dolore si estese a tutto il suo corpo fino a rendere rossa la sua vista, nel mentre dal suo naso, dai suoi occhi, dalle sue orecchie e anche dalla sua bocca iniziava ad uscire sangue. Una mano gelida come il ghiaccio pareva essersi stretta attorno al suo cuore quasi a strapparglielo via, quasi a portare via lui, a trascinarlo indietro, fin dove era scomparso il suo sedicente padrone, per svanire nel nulla nel medesimo posto.
Si oppose con tutto sé stesso, si attaccò alla vita come mai gli era successo e alla fine il dolore cessò, anche se Peter ebbe la netta sensazione che non fosse stato come spegnere un interruttore, bensì come se quella crudele mano avsse strappato una parte di lui, una parte della sua anima, e si fosse rassegnato a prendere solo quella, lasciando il resto integro.
Mettila nella scatola, prima che la mia protezione svaniscaUn sussuro gentile giunse alle orecchie di Samuel e una luce illuminò la scatola che rappresentava ciò che rimaneva dell'albero di sandalo.
Se non lo farai, il suo potere oscuro ti avveleneràDi chi era la voce Samuel non ne aveva idea, ma qualcosa in lui gli suggeriva fosse una sorta di angelo custode, forse proprio quello che lui, con quella preghiera ad inizio serata, aveva invocato.
La bacchetta fu messa nella scatola e dopo poco svanirono, facendo letamente ritorno al proprio mondo nel mentre l'alba sorgeva, forse per la prima volta, in quelle vie.
Fu un ritorno dolce, ma quando cercarono di alzarsi, il gruppo si scoprì debole, intorpidito.
"Con calma... fate piano... e bevete questo..." sussurrava Phoebe nel mentre lei e i suoi dipendenti somministravano una pozione ai presenti, ora disposti in cerchio a terra, su dei tappeti, dentro a cerchi protettivi.
"Ho preservato i vostri corpi e il contatto col mondo dei vivi in vostra assenza, ma ci vorrà qualche minuto perché possiate muovervi..." affermava lei, prendendo la scatola dalle mani di Samuel, ringraziandolo.
"E grazie per aver ritrovato ciò che da trecento anni tutta la comunità dei vampiri cercava, al punto di averne perso le speranze... questo... potente cimelio... andrà nelle mani giuste, a disposizione dell'intera comunità magica" affermò lei, invitando un cameriere a chiamare immediatamente Robert, il principe di Londra.
"E' giorno ormai... vedo su di vuoi i segni di un mondo lontano e pericoloso... resterò con voi per vegliare sulla vostra ripresa... in attesa anche di conoscere come termina la favola di Cedric Olivander, colui che volle creare la bacchetta più potente al mondo"Il sorriso di Phoebe era caldo, deciso, e lei, aggirandosi tra tutti, si accertò delle loro condizioni fisiche, donando il proprio sangue per curare le ferite più gravi e fornendo ogni genere di assistenza, del resto, per portare la bacchetta alla corte di Robert avrebbe dovuto attendere il calar del sole, e dopo una simile impresa chi era lei per non prestare un'assistenza più che completa?