Un tuffo nel passato

Skyler, Mia || Role post lezione - +3 exp extra ai partecipanti

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    Quando si era risvegliato, si trovava ancora in acqua ma... non stava più annegando, anzi stava venendo trascinato da qualcuno. Aveva il naso e la bocca piene d'acqua, gli occhi non erano da meno ma intravide la chioma scura di una ragazza, almeno prima di perdere i sensi di nuovo.
    Si risvegliò una seconda volta ad uno strillo non più eterosessuale del proprio attacco di panico, da parte del docente. I suoi occhi nocciola quindi si fissarono sull'uomo, senza nemmeno troppo vederlo, i polmoni probabilmente pieni d'acqua.
    Quando si vide comparire Ashura affianco, contro ogni suo principio (?) lo abbracciò e gli fece qualche carezza sulla testa, sospirando.
    Si stupì nel constatare che Lancelot si ricordasse così tanti dettagli di lui, quando era convinto che a nessuno dei suoi docenti importasse così tanto e forse fu quasi felice di questo, ma niente superava il sollievo di essere vivo. Io... non lo so... ho provato ad aggrapparmi alla parete ma non ce l'ho fatta rispose sconnessamente a Lancelot, scuotendo la testa e rivolgendosi poi ad Oktavia. Ti ringrazio, davvero... le rivolse un sorriso sincero, uno dei pochi che si lasciava sfuggire, ma che la ragazza si meritava, dal momento che gli aveva appena salvato il culo. Ti prometto che un giorno di questi, vengo a trovarti al Canto le sussurrò, provando ad alzarsi ed ammiccare come se non fosse successo niente di niente. Divertitevi anche per me, stasera! Nessuno glielo aveva ancora detto esplicitamente, tuttavia sapeva che non gli sarebbe stato permesso in alcun modo di presenziare alla cerimonia. Lasciò che lo portassero in infermeria.
    Non appena toccò il letto, sprofondò in una sorta di coma non troppo comatoso, afferrato da Morfeo e cullato fino a cadere in un sonno profondo e privo di sogni, forse per la prima volta da quando era successo ciò che era successo alla sorella. Non seppe esattamente per quanto dormì, fatto fu che si risvegliò a causa di un raggio di sole che gli stava bruciando la cornea; magari era mezzogiorno o forse dopo. Per quel che lo riguardava, poteva aver dormito mezz'ora come tre giorni, era completamente disorientato. Facendo leva sui polsi, si tirò a sedere, posando la schiena contro il cuscino del proprio momentaneo letto. Che palle, non avrei dovuto andare lì. Ma chi cazzo aveva previsto tutti quei gabbiani? Boh, magari alla luce di ciò, Olwen si impietosisce e fa andare in punizione solo Nathan, sabato prossimo. Gli dispiaceva per il suo nuovo best friend forever, ma non aveva proprio intenzione di alzarsi alle sette per soddisfare le voglie di un violinista mestruato. Teneva ancora gli occhi chiusi a seguito di un terribile mal di testa che sembrava martellargli il cervello e sperò di poter stare in solitudine e silenzio fino all'indomani.
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    Edited by Giadì - 28/4/2021, 13:11
     
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    Mia aveva così tanto il cuore in gola che cominciava a temere che prima o poi sarebbe direttamente finito a terra, abbandonando il suo corpo e lasciandola vuota. Aveva avuto appena il tempo di provare rabbia nei confronti di Cameron e della sua avventatezza che si era ritrovata di fronte alla scena di lui che annaspava, bagnato fradicio.
    Aveva ascoltato solo in parte il breve racconto di quel che era successo, le orecchie che le fischiavano appena e il fiato trattenuto, abbastanza da portarla ad annaspare ogni tanto nel tentativo di recuperarlo.
    Non aveva idea di come l'incidente fosse avvenuto, o almeno si chiedeva perché tra tutti fosse successo proprio a Cameron. Non che augurasse quella sorte a chiunque altro, anzi, ma sapeva quanto lui avesse paura dell'acqua e le origini di quel timore.
    Aveva quindi seguito Lancelot e Howard in infermeria, cercando di rimanere vicina a Cameron il più possibile e insistendo, se necessario, per rimanere al suo fianco in infermeria.
    Mia poteva anche essere minuta ma di certo aveva fiato e carattere da vendere quando si trattava di lottare per le persone a cui teneva: non si sarebbe trattenuta dal farsi valere per poterlo affiancare il più possibile, pur rendendosi conto che il ragazzo era più incosciente che altro e che non si sarebbe accorto della sua presenza o assenza.
    Di certo si fece trovare lì al suo ennesimo risveglio, scattando in piedi dalla sedia su cui si era sistemata - pur incapace di rimanere davvero ferma-e scattando al suo fianco. "Cam!" avrebbe sussurrato, iniziando in realtà con tono piuttosto alto e abbassando la voce alla seconda lettera, rendendosi conto che non era proprio il caso di urlare.
    Gli avrebbe sfiorato una mano con delicatezza, provando a non tremare troppo e guardandolo con occhi lucidi di sollievo. Non voleva dargli nessuna colpa, perché sospettava che non avesse scelto consapevolmente di buttarsi da una scogliera e rischiare di annegare, ma la sua preoccupazione era così tanta che faticò a trattenersi. “Come ti senti?” sussurrò invece, provando a convincersi che il peggio era passato e che proprio non poteva gettarsi tra le sue braccia e scoppiare a piangere, non in un posto così affollato e non prima di accettarsi che il ragazzo fosse davvero tutto intero. “Hai bisogno di qualcosa? Hai sete? Ti gira la testa?” domandò comunque a raffica, ancora prima che il ragazzo potesse rispondere davvero alla prima domanda.
    Inutile dire che la rabbia nei confronti di Cameron era totalmente scemata: per Mia contava solo lui, in quel frangente, non gli importava nulla di quanto alle volte fosse una testa calda e di quanto la facesse arrabbiare, in certi momenti, tutto ciò che voleva era che stesse bene. Prese una sua mano tra le proprie, stringendola pur provando a non fargli troppo male, aspettando impaziente una sua risposta qualsiasi.

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    ‘Skyler cura di qui, Skyler aiuta di là… mai nessuno che dica Skyler non ti preoccupare, o Skyler passa delle belle vacanze.’
    Quanto tempo era passato dall’ultima volta che si era preso qualche giorno libero? Certo, ultimamente gli studenti sembravano un briciolo più assennati, però la mancanza di tempo libero iniziava a farsi sentire.
    Era da tanto tempo che non gli consegnavano un ragazzino bello impacchettato e mezzo morto in Infermeria, e forse un ritorno alla vecchia routine avrebbe riesumato un po’ della sua voglia di vivere. Quando entrò in Infermeria, fu sorpreso di vedere un viso non troppo familiare.
    ‘Immagino che Blake abbia iniziato a mettere la testa a posto, e che il Tom Daley di Hidenstone sia troppo impegnato a tuffarsi nel letto di Adamas per mettersi nei guai… meglio così, il cambiamento è buono, no?’
    “Ciao, ragazzi - non mi ricordo i vostri nomi. Io sono Skyler, duh. Allora, che vi è capitato? Ensor vi ha fatto affrontare una lavatrice posseduta?” Odorava un vago sentore di umidità, ed è per quel motivo che aveva supposto una cosa simile. In fondo, il professore più pericoloso dell’Accademia era proprio lui, no?
    Si voltò verso la ragazza, che stava sommergendo l’altro di domande.
    “Dà tempo al tuo fidanzato di respirare, altrimenti non riesco a capire cosa sia successo. Tieni - inizia a fare troppo caldo per il té… caldo, scusa il gioco di parole. Ma ho preparato dell’ottimo Virgin Long Island Iced Tea…” sorrise incoraggiante, nonostante il suo umore non fosse proprio dei migliori. “Sì, intendo proprio che è solo Coca Cola - come la vuoi: decaf, senza zuccheri o naturale?”
    Fece accomodare la studentessa su una sedia, mentre Appellava la sua poltroncina; gli strumenti medici Babbani che aveva incantato accorsero a misurare la pressione e l’ossigenazione del sangue del paziente.
    “Allora, ora, con calma - raccontami cosa è successo?”
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    Scusate il ritardo, periodaccio.
     
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    Cameron adorava Mia e questo era indubbio, però si era appena ripreso dal quasi avverarsi di una delle sue più grandi paure, ovvero quella di annegare, dal momento che si era sempre rifiutato di imparare a nuotare per via di ciò che era successo alla sorella diversi anni prima, quindi non era troppo da biasimare quando le sue iridi nocciola si spostarono piuttosto scocciate, sulla bionda. Le era grato che si fosse resa conto dell'errore ed avesse modulato il proprio tono, ma quella "C" urlata, gli era penetrata nell'orecchio, perforandogli un timpano ed aggiungendosi al martellante mal di testa che stava crescendo di secondo in secondo. Non disse nulla, non subito, e si lasciò ricadere sui cuscini del suo momentaneo letto in infermeria ed accettando passivamente il suo tocco dopo quella raffica di domande. Si sentiva stanco, affaticato e svuotato da ogni energia, però sapeva benissimo che la Freeman non ne aveva proprio nessuna colpa, perciò si sforzò di risponderle per rassicurarla sul suo stato di salute.
    Sto bene, ti prego non mi assillare fu la risposta non molto carina che diede, non rendendosi proprio conto del tono con cui questa era stata conferita, quindi non sforzandosi minimamente per rimediare. Purtroppo, e Mia avrebbe dovuto saperlo, il ragazzo soffriva di una certa dose di bipolarismo -certo, mai diagnosticato ma era evidente che fosse così- e quindi non c'era da stupirsi se il suo umore cambiava da un momento all'altro, soprattutto in una situazione del genere.
    Solo l'arrivo dell'infermiere salvò Cameron da tutto quel parlare, anche se non aveva tenuto conto che così il parlare non avrebbe fatto altro che aumentare... e la sua testa pareva scoppiare.
    Oh mi va benissimo naturale, grazie sbuffò, cercando una posizione più comoda contro i cuscini, osservando il medico a lavoro, che lasciò fare senza particolari proteste. Comunque Ensor non c'entra niente, incredibilmente... soffiò, gettando un'occhiata di sbieco a Mia, premuroso come sempre anche se a modo suo. Danne un po' anche a lei, sembra più provata di me! Il tono non era né serio né scherzoso, bensì neutro e ciò che aveva richiesto, sebbene avesse potuto sembrare detto in modo sgarbato, era un'altra delle mille maniere che Cameron aveva per dimostrare il proprio affetto nei confronti di qualcuno.
    Olwen. Un inizio strano, per un racconto, doveva proprio ammetterlo. Ma non era altro che la verità.
    Ha avuto la brillante idea di buttarci giù dal letto di sabato mattina alle 8. Ma ti pare una cosa normale? Solo perché non ha potuto fare lezione questa settimana. Però ci ha organizzato una caccia al tesoro. Sì, proprio come se fossimo dei bambini -però le denrisiane non sono niente male; farebbero bene pure a te, deve essere stressante star chiuso sempre qui dentro. Fu questo l'esordio di Cameron, anche se non conosceva Skyler poi così bene da permettersi certe confidenze, tuttavia era fatto così e poco gli importava il livello di conoscenza che aveva con una persona.
    Cioè, hanno delle tette che wow, infatti stasera il nostro caro professore che pare tanto un santo, dirigerà un'orgia. Ed io non posso andarci! Tutte quelle parole erano abbastanza strane, se dette da uno che aveva affianco la propria fidanzata, ma era assurdamente offeso per quella situazione, come se tutta la colpa fosse da attribuire unicamente a Lancelot Olwen e non a se stesso. Beh insomma, mi è toccato salire su una scogliera, un branco di gabbiani impazziti -erano almeno cento- mi ha aggredito ed eccomi qui, dopo un bel tuffo... quindi no, niente lavatrici smentì alla fine, portando entrambe le braccia dietro la testa in segno di profonda noia e frustrazione. Non aveva voglia di passare chissà quanto tempo in infermeria per colpa del biondo, ma d'altro canto aveva un segretissimo bisogno di vedere il proprio insegnante, come se potesse lenire i dolori sia fisici che non. Se avessi qualcosa per il mal di testa, ti sarei grato aggiunse, rivolto di nuovo a Skyler, anche se gli occhi del castano erano ora rivolti verso Mia e sembrava la stessero contemplando come una gemma preziosa, nonostante tutto ciò che lui stesso aveva detto o fatto fino a pochissimi secondi prima. Non fare quella faccia, sto benissimo. In realtà si sentiva tutto scombussolato ed aveva bevuto una quantità d'acqua salata da far spavento, ma davanti a lei non voleva mostrare nessuna fragilità, non in quel momento.
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    Aveva paura delle conseguenze che quell’esperienza avrebbe potuto avere su Cameron, ancora di più ora che conosceva il suo passato e quello che era stato costretto a vivere. Non poteva fare a meno di pensare alla storia di sua sorella, a come avesse dovuto sentirsi inglobato dalle onde, a che cosa avrebbe potuto pensare in quei momenti. E lei non era stato lì per aiutarlo. Il senso di colpa la stava già dilaniando, e per una che vedeva in Cameron una delle persone a cui era più legata, uno dei primi a cui si stava concedendo così tanto, non poté evitare di irrigidirsi di fronte alla sua risposta. Sapeva che non era colpa sua, provò a ricordarsi che lo shock spesso porta il cervello umano a risposte istintive e non troppo pacate, dopotutto aveva appena vissuto un’esperienza tutt’altro che piacevole e non era tenuto a preoccuparsi di lei e della sua condizione proprio adesso.
    “Non fare l’egoista. Lasciamo respirare.” provò a convincersi, incapace comunque di non rimanerci male. Avrebbe continuato a rimanere al suo fianco, seppur allontanandosi appena dal letto di Cameron, provando ad imporsi un minimo di contegno. Lanciò un’occhiata a Skyler, che di base le disse più o meno la stessa cosa e si limitò ad arrossire, annuendo vagamente e provando davvero a non impazzire. Non che fosse facile, nella sua mente cominciavano già a rincorrersi pensieri terribili su che cosa avrebbe fatto se le cose fossero andate peggio, se Cameron fosse affogato, come avrebbe reagito?
    “No. Non adesso.” si ordinò, mettendo da parte la sua ansia e chiudendola in un cassetto, che avrebbe aperto solo in un momento migliore, sempre che ci fossero momenti davvero migliori in cui crollare e disperarsi. Si rannicchiò sulla sedia, portando i talloni sul bordo e accennando un vaghissimo sorriso verso Skyler. “Mi dispiace… decaf va bene…” sussurrò quindi piano, prendendo poi eventualmente il bicchiere e osservando la scena provando a concentrarsi solo su Cameron, sul fatto che fosse vivo e che nonostante tutto sembrasse anche piuttosto intero.
    “Andrà tutto bene. Andrà tutto bene. Andrà tutto bene.” provò a ripetersi, anche se non si poteva dire che le parole di Cameron, sia quelle che le stava rivolgendo sia quelle che stava usando per descrivere l’accaduto, la stessero accusando granchè. Era ancora intenzionata a non prendere niente sul personale, a valutare tutto nel modo più distaccato possibile perché di solito non era così, eppure non riusciva a fare finta di niente quanto avrebbe voluto.
    Sospirò profondamente, appellandosi ad ogni spiraglio di lucidità, anche quando Cameron cominciò a lamentarsi di non poter andare all’orgia. Era così importante? Ci teneva così tanto? Lo stava dicendo per fare lo sbruffone o perché lo pensava davvero? Non era il momento ideale per farsi venire dei dubbi e di certo non avrebbe ricominciato a fare domande. Si sforzò di digerire anche quelle informazioni, prendendo eventualmente un altro sorso della sua vita, continuando a guardare Cameron e incrociando il suo sguardo quando cercò di confortarla.
    Sapeva che non era vero, che non stava bene, e non riusciva a togliersi di dosso l’idea che fosse quasi affogato, totalmente da solo. Non le sembrò comunque il caso di fargli capire quanto fosse ovvia in realtà la sua convinzione e provò ad annuire, accennando un sorriso nel quale non credeva nemmeno lei. “Dovresti riposare, credo…” buttò lì, lanciando un’occhiata a Skyler per cercare una qualche conferma.


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    “Figo, da Lancelot non me lo sarei mai aspettato - beh, immagino dovrà tenersi al passo, visto l’alto tasso di rischi che correte nel 75% delle lezioni. Se le lezioni qualche anno fa fossero state altrettanto pericolose, avrei potuto essere uno degli studenti migliori della storia dell’Accademia… ahimé - anzi, ahinoi, che anche a Markab sarebbe piaciuto - i professori erano meno innovativi!”
    Mentre raccontava ciò, avrebbe versato la Coca Cola per i due ragazzi, pensando che forse non era proprio la bevanda giusta per uno studente che aveva appena partecipato a Birdemic 3, solo con più gnocca, a quanto pareva.
    “Ah, e il professor Olwen vi racconta anche delle orgie denrisiane? Com’è possibile che in questa scuola ci siano studenti che non vanno a lezione, al giorno d’oggi, non me lo spiego. Grazie del suggerimento, Cameron - ma non dovrei parlare di seni con gli studenti, direi.”
    Il tono affabile di Skyler era volutamente usato per mettere a loro agio gli studenti, eppure Mia non sembrava propriamente a suo agio; forse l’esperienza che avevano appena vissuto era stata più traumatica del previsto, almeno per lei?
    “Beh, non è proprio riposo, ma almeno si sta rilassando, no? Insomma, a letto e circondato da amici - e se volete, Luna e Artemis sono a vostra completa disposizione!”
    Come se l’avessero sentito, i due peluche stavano arrivando in suo soccorso, portando entrambi qualcosa legato alla coda.
    ‘Oh no, sembra che glieli vogliano regalare - ma sono della mia collezione! Immagino che dovrò far finta di niente…’
    “A quanto pare, gli piacete particolarmente - vi hanno portato due doni!”
    Artemis aumentò di dimensioni avvolgendo Cameron, forse per l’aver percepito il suo carattere ben più difficile, e gli lasciò cadere in grembo un portachiavi di un gattino paracadutista. Luna, più mansueta e abituata a calmare, si sarebbe accoccolata sulle gambe di Mia, non prima di aver mosso la coda finché la studentessa non avesse preso il piccolo dono: un altro portachiavi, ma con un gattino con l’ombrello.
    ‘Ah, giusto - dovrei avere un doppione di entrambi. Siete intelligenti, eh? Beh, in fondo vi ho programmato io - aspetta, i peluche semoventi si programmano?’
    “Dimmi, il mal di testa come si presenta? Hai rischiato l’annegamento? Direi di no, visto che l’ossigenazione nel sangue è buona - 99% in aria atmosferica, top… ma è sempre meglio non escludere nulla!”
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    Per farmi perdonare del ritardo, due regali estremamente kitsch per voi. Se portati a eventi e quest non fanno assolutamente nulla, a parte far dubitare la gente del vostro buon gusto, nonché sanità mentale.
     
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    Il problema non era stato banalmente cadere in acqua. Il problema era stato tutto ciò che ne era scaturito. Cameron non aveva mai voluto imparare a nuotare, dopo la morte della sorella, annegata e prima non ne aveva mai trovato l'occasione, visto che in Norvegia difficilmente il nuoto era un'attività molto praticata, viste le basse temperature. Ma dopo aver visto sua sorella inerme, in preda ad una maledizione, affondare lentamente nel Lago Nero, si era rifiutato categoricamente di avvicinarsi all'acqua, a meno che essa non fosse ghiacciata e quindi potenzialmente non pericolosa. Aveva rivisto la sorella davanti agli occhi, quando il corpo appesantito era affondato tra le onde impetuose del mare denrisiano, aveva sentito i polmoni gridare pietà, ma non aveva fatto assolutamente nulla per risalire, era rimasto immobile come in preda ad un Pietrificus. Forse anche per quello rispose così a Mia: si era sentito e si sentiva tuttora vulnerabile, si era lasciato andare ad un momento fatale di sconforto e sebbene fosse passato e non si trovasse più tra le onde, il pensiero era ancora vivido nella sua mente.
    Solamente la voce di Skyler lo riportò alla realtà, facendolo ridacchiare. Per un momento si immaginò l'infermiere ai tempi della scuola e non ebbe difficoltà a credere alle sue parole. Annuì. Il classico lupo vestito da agnello commentò solo, stringendosi nelle spalle e recitando uno dei detti babbani che aveva sentito diverse volte pronunciare dalla sua matrigna nei rari casi in cui si parlava del padre, ora in prigione. Prese il suo bicchiere di coca cola e prese un sorso, ascoltando distrattamente le parole di Mave. Credo che dopo questa occasione, ci sarà un boom di presenze... credo che verranno -in tutti i sensi- anche studenti di altri anni che non sono stati a lezione. Come la Whitemore, hai presente? Mia le ha ceduto il proprio posto commentò, sorridendo alla ragazza ed ammorbidendosi, rendendosi conto che non avrebbe accettato in alcun modo che la sua fidanzata partecipasse senza di lui ad un'occasione dove avrebbe potuto finire per far sesso con chiunque.
    Skyler non fece nemmeno tempo a parlare che i suoi due peluche gatti, andarono verso di loro e quello nero -Artemis- si ingrossò per avvolgerlo in un abbraccio -o la versione gatta di un abbraccio- e gli fece cadere in grembo il portachiavi di un gatto paracadutista. Wow, figo! Commentò, sollevandolo ed osservandolo per bene, prima di farlo cadere nella tasca della sua giacca, ormai asciutta.
    Oh sto molto meglio adesso, grazie... credo che Oktavia sia intervenuta abbastanza in fretta per impedire un vero rischio di annegamento, anche se l'impatto è stato brutto. Mentre Olwen ha fatto il resto, suppongo annunciò, annuendo poi alle parole di Mia e sentendosi improvvisamente stanco, privato delle ultime energie residue. Sì, vorrei riposare e dimenticarmi di questa giornata di merda, magari svegliarmi quando Ostara sarà finita, così smetterò di pensare a cosa mi sto perdendo disse, sistemandosi più comodamente sui cuscini.
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    Avrebbe guardato Skyler alzando un sopracciglio alle sue parole, schiarendosi appena la voce chiaramente in imbarazzo. “Non…nello specifico…” avrebbe provato a rispondere, cercando di togliersi dalla testa l’immagine di Lancelot che cominciava a descrivere con minuzia di dettagli un’orgia e le sue dinamiche. Sognò così ardentemente qualcosa con cui distrarsi che quando vide qualcuno raggiungerli non potè che sentirsi sollevata: non si aspettava di certo due gatti peluche pronti a consolarli, ma l’idea di avere il calore di un gatto, seppur così strano, addosso non le dispiaceva affatto.
    Sorrise tiepidamente a Luna, schiudendo le labbra con sorpresa quando le lasciò quel portachiavi, studiandolo per qualche istante prima di infilarlo nella tasca della giacca. “Oh grazie…” avrebbe sussurrato, accarezzandole piano il pelo dalla testa alla coda, diverse volte, aspettando che le facesse le fusa. Il rumore l’aveva sempre calmata, adorava quando Zeus cominciava a farle o le leccava le dita, e sperava che anche Luna le dedicasse quelle attenzioni.
    Avrebbe rivolto un sorriso dolce anche ad Artemis, seppur convinta che Cameron non avrebbe ricambiato granchè la sua dolcezza, visto il suo carattere.
    Le guance della ragazza si erano tinte di rosso con tutti quei discorsi: se aveva accettato di andare ad Ostara era solo perché non voleva apparire scortese nel rifiutare l’invito e non voleva nemmeno indispettire Cameron o negargli qualcosa, infondo si era davvero promessa di cominciare a fare più cose nuove e diverse dal solito e quella le era sembrata, a primo acchito, una buona occasione. Col senno di poi non le dispiaceva così tanto non poter andare ma evitò di specificarlo.
    “Spero che lei riesca a divertirsi, ce la vedo in un posto simile e mi sembrava interessata.” spiegò con semplicità, augurandosi che quello bastasse a cambiare argomento e concentrarsi su qualcosa di meno imbarazzante. Cameron lo sapeva che lei non era tipo che amava quei discorsi, no? E lui invece sembrava davvero dispiaciuto di essersi perso l’occasione, e non riusciva nemmeno lei a capire perché la cosa la infastidisse tanto.
    Forse era solo una risposta allo shock, una reazione alla paura di annegare davvero, e forse avrebbe dovuto lasciar correre, ma una parte di lei non poteva fare a meno di chiedersi se quell’evento fosse così importante per lui, se si trattasse di un bisogno che lei proprio non riusciva a soddisfare.
    Se anche non era stata lei quella a rischiare l’annegamento sentì la stanchezza avvolgerle le membra, pur consapevole di non poter dormire in quel momento, nemmeno volendolo. Si sarebbe limitata ad annuire alla richiesta di Cameron, rivolgendosi poi a Skyler e sorridendogli appena. “Possiamo lasciarlo riposare vero? Rimango qui io di guardia nel caso succeda qualcosa.”

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    “Ah, i vecchi detti Babbani! È così strano sentirli qui dentro. Anche tu hai origini Babbane, quindi?”
    Era sinceramente interessato al background sociale degli studenti, avendo sempre apprezzato la varietà presente nell’Accademia. Certo, non indagava chissà quanto, soprattutto per non essere inopportuno, però lo aiutava a capire come curarli al meglio e aiutarli dal punto di vista psicoemotivo.
    Nel caso di Cameron, il cameratismo sembrava funzionare.
    “Sai,trovo il tuo linguaggio alquanto inappropriato… quindi continua pure” ridacchiò l’Infermiere “ma quando vi avrò lasciato soli: non sta bene parlare di fronte ad uno sconosciuto di queste cose. E poi, ci saranno millemila altri Ostara a cui potrete partecipare - così come ci sono millemila modi in cui potete festeggiare.”
    Rassettò con un colpo di bacchetta il letto del ragazzo, mentre lanciava uno sguardo preoccupato e divertito a Luna ed Artemis, assolutamente imperturbabili come tutti i gatti - ed i peluche.
    “Certo che sì! Puoi rimanere mentre si riposa quanto vuoi, Mia - anzi…” con un altro gesto di bacchetta avrebbe richiamato una comoda poltrona a sacco, per sostituire la sedia sulla quale erano seduta la studentessa. Il gattino di peluche saltò direttamente in poltrona, miagolando con un tono cartoonesco.
    “Bene, ragazzi, direi che il mio lavoro qui è finito; ok, come Milord non è che abbia fatto chissà cosa, però… non c’era neanche bisogno di molto!”
    Mentre stava andando via si girò di scatto, tornando indietro: “Effettivamente, insieme al resto della Coca Cola, prendi anche queste, Cameron - ti aiuteranno a rimetterti!”
    Un paio di pastigliette, stranamente somiglianti alle Babbane Tic Tac, volteggiarono verso Cameron: che fossero un semplice placebo? O che fossero qualche trovata omeo-magi-patica (a.k.a. la stessa identica cosa)?
    Nessuno l’avrebbe mai saputo, perché il sorriso di Skyler non tradì nulla se non genuina fiducia nelle sue abilità curative.
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