Kamikaze

Gyll - Cam - Liz | Compiti di alchimia *inserire sbuffo qui*

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    Cameron Cohen

    Che rottura di palle i compiti. Ma chi cazzo li aveva inventati? Non poteva farsi una sana scopata? Uno sbuffo sonoro lasciò le labbra di Cam mentre si aggirava per i corridoi nella direzione della sala trofei. Avrebbe volentieri lasciato Black a secco, se non fosse stato per la vocina di Mia che gli ricordava costantemente che avrebbe dovuto impegnarsi. Avrebbe voluto fare i compiti con lei, ma era impegnata. IMPEGNATA! Era troppo occupata per fare i compiti al suo ragazzo. Ma che storia era? Non aveva voglia e non era nemmeno stimolato a farli da solo. Si appoggiò al muro, afferrando il magifonino. Magari qualcun altro sarebbe stato disponibile a farlo. Scorse la sua rubrica, fino a fermarsi su un nome in particolare: "Elisabeth". Quella ragazza dagli occhi cerulei l'aveva, da subito, colpito -per quanto non lo avrebbe mai detto a voce alta- e l'aveva trovata molto simile a lui. Aveva visto come al porto tutti l'avevano trattava come un parassita, aveva visto i sorrisini e le frasi di circostanza a lezione, senza però chiedersi il motivo. L'unica cosa chiara, era il fatto che non fosse ben accetta da molti, proprio come lui. In poco tempo si era attirato l'odio di Jesse e di quella pappamolle del suo ragazzo, di alcuni docenti e di chissà chi altro ancora. Probabilmente l'accademia intera lo odiava, salvo Mia. Era riuscito a farsi odiare persino da una stupida come Gyll. Si passò nervosamente una mano sulla faccia, prima di aprire la chat con Liz. Le aveva chiesto il numero a lezione, anche se poi non lo aveva mai usato, ma poteva sempre tornare utile. Non sapeva come esordire, però, quindi dovette rifletterci un attimo. Avrebbe potuto iniziare con una battuta di spirito, o con una frase neutra, o con qualche convenevole. Alla fine si decise. Oh ma se tipo facessimo quei cazzo di inutili compiti insieme? Non ho per niente voglia, ma almeno con qualcuno mi annoierei meno. Tipo tra quindici minuti in Sala Trofei Semplice ed efficace, anche se forse non era l'approccio giusto. Ma quando mai Cam se ne fregava di quale fosse l'approccio giusto? Dopodiché passò alla chat di Gyll, alzando gli occhi al cielo per l'ennesima volta. Ehilà frignona, smettila di tenere quel muso che ti rende più brutta del normale. Tra quindici minuti, sala trofei. Magari ti rendi utile per gli Opali sfigati. Gentile, vero?
    Rimise in tasca il magifonino e proprio in quel momento arrivò in sala trofei, così si posò contro il muro ad aspettare che le due ragazze arrivassero -perché sarebbero arrivate. Chi avrebbe mai resistito ad un messaggio del genere?
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    Elisabeth Lynch
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    Sia benedetta la vibrazione. Anche perché chi, tra i ragazzi della sua età, osava tenere attiva la suoneria? Che poi tornava utile la mancanza di suono per giustificare la mancanza di risposta ad una chiamata o a un messaggino. Quante volte aveva usato quella tattica? Probabilmente infinite ma quel giorno, quando il suo magifonino diede segni di vita, vibrando sul dizionario di rune, la strega non ci pensò due volte nell'afferrarlo pur di distrarsi da quella traduzione assegnata da Olwen. Il sopracciglio si sollevò nel leggere il mittente: Cameron Cohen. Sì, salvato proprio con nome e cognome. Erano rari i soprannomi nella sua rubrica e poi, con il Dioptase, oltre a qualche scambio di cortesie e di battute non c'era poi tutto questo rapporto sebbene fossero due personalità piuttosto simili. «Ma di quali compiti parla, ora?» Ne avevano così tanti da essere sommersi, quindi era abbastanza difficile per l'Opale districarsi tra quelle incombenze noiose che facevan di lei una studentessa. Rileggendo per la terza volta quel messaggino la ragazza riuscì ad associare Sala Trofei ai compiti assegnati da Black. Compiti che aveva cercato di procrastinare il più a lungo possibile, dando spazio alle scadenze più immininenti. Arrivo. Fu tutto ciò che rispose, mentre ricacciò i suoi libri nella borsa a tracolla e guadagnando l'uscita dalla biblioteca. Come un fantasma, la Lynch vagò per i corridoi fino ad arrivare al magico ingresso di quella Sala che più volte aveva visitato in passato. L'ultima volta era stata con Jesse per sbrigare alcune incombenze da Prefetta, approfittandone per parlare dell'enorme elefante che c'era tra di loro corrispondente a Joshua Benjamin Evans, l'ametrino che non era più tornato a scuola dopo le vacanze di Natale, proprio come lei. Non un messaggio, non un piccione viaggiatore aveva ricevuto la ragazzina che aveva di fatti perso qualsiasi cosa ci fosse con lui non per colpa di un altro, ma perché il fato aveva deciso di farli allontanare. E lei, lei che si era trovata sommersa dalle attenzioni e dall'amore di due ragazzini giallo-viola, ora si trovava incredibilmente sola. Sola come mai prima d'ora al mondo. Un sospiro, prima di volgere lo sguardo su Cohen. «Sappi che mi stai letteralmente salvando. Mi ero dimenticata dei compiti di Black.» Fu il suo saluto in direzione dello studente più piccolo, mentre lo sguardo si posò sull'ingresso. «Entriamo?»


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    Gyll McKenzy
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    quello che desideri, io già lo so.
    Stava giochicchiando con Pixie, a terra nella sua stanza quando il telefono vibrò. Gyll lo guardò con la faccia di chi non avrebbe mosso un muscolo per andare a prendere quell'aggeggio che la stava distruggendo dopo la lezione di Magitech.
    Quelli del primo e del secondo anno, la prendevano in giro ogni attimo che potevano, le arrivavano messaggi di sera che le ricordavano quanto fosse sola e il video di lei che piangeva dopo la lezione.
    Consapevole che quella cosa, Jessica non avrebbe dovuto saperla, aveva deciso di ignorare ogni vibrazione, almeno mentre giocava con Pixie, che era la sola compagnia che le restava, al momento.
    Tuttavia, anche la panda non ne poteva più di rincorrere quella pallina che faceva sempre lo stesso percorso e quando portò il giochino alla padrona, decise di salire sul letto e dormicchiare un pochettino.
    Gyll sospirò, senza nemmeno sgridarla, quindi ancora seduta a terra, si allungò a prendere il proprio magifonino, pronta a scorrere le notifiche che le avrebbero fatto vedere quanto quella scuola non facesse più per lei.
    La schiena era poggiata alla testiera del letto, le gambe incrociate tra loro e le dita scorrevano i messaggi arrivati.
    Quando tra le mille prese in giro, vide il nome di Cammychips, Gyll sgranò gli occhi e quasi le venne un colpo al cuore, sentì pungere e gli occhi riempirsi di lacrime.
    Cosa mai voleva, dopo che era stato così cattivo con lei? Per colpa sua tutti adesso si sentivano in diritto di prenderla in giro.
    Lesse il messaggio e una lacrima le scese lungo il viso. Già, doveva rendersi utile agli Opal, era la sola cosa che sapeva con certezza di fare, ma lei non aveva più voglia di stare lì « 👍 » - fu la sola risposta che mandò al dioptase.
    Infilò una felpa, che arrivava poco sopra le ginocchia e si diresse alla Sala Trofei.
    Quando arrivò e vide che c'era anche Elisabeth, calò lo sguardo entrando con loro e mormorando un semplice «Salve...» - si sentiva a disagio, talmente tanto che iniziò a giocare con le pellicine delle sue dita.
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    Cameron Cohen

    Sorrise alla risposta di Liz, mentre storse un po' il naso a quella di Gyll. Che avesse esagerato, a lezione? Forse era stato troppo duro con quella ragazzina, ma non lo faceva con cattiveria; lui era proprio così. Non l'avrebbero trattata con i guanti di velluto, là fuori, nel mondo esterno. Inoltre, per lui, la questione era già stata sepolta alla fine della lezione di magitecnica e tutti amici come prima, ma forse non era lo stesso per la piccola opale.
    Mentre con l'altra opale, quella più decisa ed autoritaria, il rapporto era iniziato in modo alquanto strano, ancora al porto. Ma erano due ragazzi un po' ai margini della società, da quanto aveva potuto vedere, ragion per cui non vi era nessun motivo per cui non diventassero amici, un'isoletta in mezzo ad un innaturale odio da parte dei loro coetanei.
    Quando la prima delle due arrivò, Cameron le rivolse un piccolo ghigno, annuendo. Non dirlo a me; me ne sono ricordato solo perché la bacheca dioptase è letteralmente tappezzata di compiti. Ma cos'hanno in testa, quelli? Non si sanno godere la vita. Le disse, a mo' di saluto, superando con lei la porta della Gloria. Non ci mise molto a raggiungerli, Gyll. Al che, Cam le rivolse un sorriso smagliante, come se non fosse mai successo nulla.
    Le portò un braccio attorno alle spalle e disse a voce piuttosto alta: hai ancora quelle riviste porno dell'anno scorso? Ti stanno servendo? Oh sì, avrebbe potuto benissimo sentirlo non solo Liz -che era lì vicino- ma anche chiunque passasse. Si ricordava di come, lo scorso anno, l'avesse beccata non delle riviste sicuramente... proibite, almeno a scuola. Nemmeno quell'uscita la fece con cattiveria, anzi, era seriamente curioso ma forse non era stata proprio una domanda appropriata. Appena arrivarono davanti ai piedistalli, guardò tutti e tre, riflettendo. Ue, facciamo il coso di Tyr, mi sembra figo. L'anello di Loki è per fighetti snob e l'altra cosa è troppo impronunciabile. Che ne dite? Poi guardò gli stampi delle mani. Quindi... andiamo prima io e Liz... prima Liz e Gyll... prima io e Gyll... insomma, come volete voi. A me basta togliermi quest'incombenza e tornare a fare qualcosa di meglio. Concluse.
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    Gyll McKenzy
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    quello che desideri, io già lo so.
    Quando Cameron fece gli onori di casa, Gyll si irrigidì appena a sentire quel braccio attorno alle spalle, calando la testa verso i suoi piedi e stringendosi sulle spalle, imbarazzata dalla domanda che il Dioptase le fece «No-non erano mie, Cameron...» - mormorò a bassa voce, vergognosa del fatto che il ragazzo la stesse deridendo davanti a Elisabeth. Lo stava facendo di nuovo, quella frase l'avrebbero potuta sentire tutti e dopo quello che stava passando in seguito alla lezione, Gyll non aveva più tanta voglia di essere la ragazzina sorridente e menefreghista del pensiero degli altri. Si sottrasse all'abbraccio non voluto di Cam, facendogli notare come si sentisse a disagio per quel suo atteggiamento e tirandosi abbastanza indietro rispetto ai due ragazzi che sicuramente erano più avanti in qualsiasi situazione della vita, compresa quella che Cam aveva nominato «Io... credo di aver sbagliato a venire...» - fece dei passi indietro, senza guardare dove mettesse i piedi e andandosi a scontrare con un ragazzino che aveva ben sentito la frase di Cohen e che guardava la mezza-veela con un accenno di sorrisetto divertito. Gyll alzò lo sguardo su di lui, quasi spaventata come un cerbiatto che ha perso la mamma «S-scusa.» - mormorò, mentre il ragazzetto le rivolse qualche parolina che fece calare lo sguardo di Gyll, verso il basso «Se vuoi, puoi evitare le riviste porno... ti do una mano io...» - la schernì, mentre la mezza-veela, a disagio, strinse i pugni lungo i fianchi, tornando appena appena vicino ai due che erano quelli che conosceva di più, ma di cui comunque non si fidava.
    «Andate pure voi... io non... io non so come si fa...» - ammise, confusa da tutto quello che stava succedendo.
    Se avesse saputo che Cameron aveva chiamato un'altra persona a fare i compiti, non sarebbe sicuramente andata, sarebbe rimasta in camera, dov'era, per fatti suoi, probabilmente perdendo anche tempo a controllare le punte dei suoi capelli, ma sicuramente lontano da tutti quegli occhi che la mettevano a disagio.
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    Elisabeth Lynch
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    Se Cohen era stato così buono nel salvarla per i compiti di alchimia, lo stesso aggettivo non poteva di certo affibbiarlo al professor Black. Dannazione, sin da quando aveva visto l'annuncio affisso in bacheca aveva storto il nasino delicato, rimandando a lungo quell'incombenza quasi con la speranza di dimenticarsene e non presentare alcun elaborato, soprattutto perché cosa c'era di oggettivo nel quesito posto dal professore? Lei non era ancora nessuno per poter affermare, secondo il proprio modestissimo parere, cosa fosse l'alchimia-trasfigurativa. Non sentiva molta affinità con quella materia, soprattutto per la parte alchemica, e questo rendeva non poco difficoltoso l'approccio alla materia a differenza del suo passato Hogwartsiano. Comunque, mossa dall'invito del Dioptase, l'Opale si trovava all'ingresso della Sala a guardare annoiata il moro che sembrava avercela con chi preferisse dedicare il proprio tempo ai compiti che alla bella vita. Beh, lei di godersi la vita non è che ne sapeva granché dato che era un'adorabile vecchia dentro in un corpo da diciottenne. Pertanto si limitò a sollevare le spalle e a precederlo all'interno della Sala, rimanendo sorpresa nel vedere poi arrivare la sua compagna di stanza che aveva sempre etichettato più come ametrina che come opalina. Chissà, magari lo snaso era ubriaco quando ha fatto uscire la spilla per lei. «Ehi...» Salutò con un cenno del capo prima di trucidare con lo sguardo Cameron con quell'uscita davvero inopportuna: non voleva mica sorbirsi la McKenzy in versione frignona quel pomeriggio. «Smettila di importunarla, Cohen. Non è il caso e dobbiamo muoverci.» Pragmatica la Lynch aveva avuto tutta l'intenzione di chiudere lì quella sciocca diatriba su riviste porno, finendo però con il sollevare le sopracciglia con impazienza quando vide la compagna tentare di allontanarsi da loro finendo verso un altro studentello. «Tu faresti meglio a rimettere a posto quella lingua lasciva, il tuo pisellino microscopico non è il benvenuto qui.» Si mosse veloce l'opale in direzione dello studente, per poi abbassare lo sguardo di ghiaccio, frastagliato da tonalità boschive, su quello della mezza vela. «E tu faresti bene a cacciare un po' di carattere altrimenti togliti pure la spilla dei Black Opal, perché ora non ne sei all'altezza.» La ragazzina di un anno più piccola di lei sarebbe riuscita a compiere finalmente il salto verso l'età adulta? Sperava davvero che con il suo essere acida riuscisse a smuovere un po' l'animo della bionda. «Gyll, vieni con me.» Avrebbe richiamato la tipa stramba, scambiandosi giusto un'occhiata complice con Cohen, mentre già posava la mano su una delle due impronte del memory dive posto davanti all'incudine di Tyr. Già solo ad uno sguardo veloce poteva avvertire la potenza dei rituali, del sangue e della magia su quella vecchia forgia capace di dar vita ad oggetti dalla resistenza talmente straordinaria da essere incisi nella loro storia. «Cam, poi facciamo un giro anche io e te.» Lo rassicurò prima di lasciarsi travolgere dalla prima visione del passato che l'oggetto le avrebbe donato.


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    HELL IS THE PARADISE OF THE BAD GUYS

    Cameron Cohen

    Forse aveva esagerato ed era abbastanza sveglio da capirlo, ma sembrava quasi non importargli. Era il suo personalissimo modo perché si svegliasse e la smettesse di essere così ingenua, sennò non si doveva stupire che tutti la prendessero di mira. No? E di chi erano, principessa? domandò di rimando, scuotendo la testa quasi rassegnato. Lasciò passivamente che il suo braccio cadesse dalla spalla della giovane, ritornando lungo il corpo del proprietario. Hai ragione, non abbiamo molto tempo e non vedo l'ora di lasciarmi alle spalle questi noiosissimi compiti, ma chi ci capisce di alchimia? Sbuffò, prima di tornare a concentrarsi sulla piccola del gruppo. Ma no, hai fatto benissimo... non puoi mica stare tutto il tempo a piagnucolare in quella vostra tetra stanza. Commentò, proprio nel momento in cui la ragazzina si scontrò contro un ragazzo che forse era più grande, forse aveva la stessa età ma che, in ogni caso, si beccò un'occhiata di fuoco da Cohen.
    Lasciò che fosse Liz per prima a redarguirla a modo suo, poi si avvicinò, sovrastandolo in altezza e puntando i suoi occhi nocciola dritti dritti in quelli del ragazzino, con freddezza. Gli posò una mano sulla spalla e strinse fino a sentire un mugolio da parte del suo "interlocutore". Ti conviene chiudere quella bocca di cazzo e girare al largo, davvero... gli rivolse un sorriso sadico e fin troppo aperto per essere naturale, dopodiché lo spinse via e tornò a parlare con le compagne.
    Sono d'accordo con Liz. Non ci sarà sempre qualcuno a difenderti... la tua amichetta, per esempio. Sbuffò, mentre entravano nella sala. No, fa iniziare prima me... che ho voglia di tornare a stravaccarmi sulla poltrona... e con quella frase, levò la mano di Gyll dal memory dive e mise la sua, lasciando l'opalina più piccola, in disparte per partire con la loro visione.

    Si trovavano all'interno di una locanda molto spartana e ricolma di tavolini sparpagliati un po' ovunque senza un reale senso logico. Il bancone era lurido e presieduto da un omone dallo sguardo arcigno, ma l'attenzione dei ragazzi sarebbe stata rivolta ad un altro uomo nerboruto, dallo sguardo ancora più arcigno e l'aria di chi non sa stare allo scherzo e, infatti, stava sonoramente discutendo con un altro uomo molto più mingherlino dallo sguardo scaltro e dalla chiara propensione al sarcasmo. Sembrava un uomo che tendesse a prendere sul serio molte poche cose nella vita, al contrario di Tyr che lo stava fulminando con lo sguardo. Non ci volle molto a capire la sua natura da Predone. Pelle scura, colpita costantemente dal bollente sole estivo, ricoperto di cicatrici più o meno evidenti e tono imperioso di chi è abituato a comandare; probabilmente aveva un equipaggio tutto suo. Ridammi i miei soldi altrimenti l'ultima cosa che vedrai, sarà la mia faccia. E nel dirlo, tirò fuori qualcosa che somigliava vagamente ad un pugnale, solo molto più arcaico e pieno di ammaccature, ma ugualmente letale. Glielo sventolò sotto al naso, minaccioso e molto bellicoso. L'altro, dal canto suo, aveva perso la voglia di fare dell'ironia ed alzò le mani in segno di resa, anche se non accennò a ridargli i soldi nemmeno per sbaglio, rimanendo a fissarlo con un ghigno mosco, quasi una deformazione delle sue labbra. Non ho i tuoi soldi replicò, mentre il pugnale dell'altro si avvicinò pericolosamente al suo orecchio. Dammeli o te lo taglio. E si stava riferendo all'orecchio, non ad altro... anche se non escludeva che avrebbe potuto farlo, più tardi.
    Cameron si trovava a pochi metri da distanza, insieme ad Elisabeth ma non avrebbero potuto fare nulla per intervenire, poiché quella visione era come un ologramma, uno straccio di passato intangibile e verso il quale non avrebbero potuto agire, solo osservare passivamente.
    Il pugnale di Tyr venne premuto dietro al lobo fino a provare un sottile taglio che, subito, iniziò a perdere sangue che colò lungo il lato del viso, macchiando anche l'oggetto. Non te lo ripeterò una seconda volta, la mia pazienza si sta esaurendo. Il suo tono era feroce, quasi crudele e di sicuro non ammetteva replica alcuna.
    Cam si sporse verso l'Opale, perplesso. Secondo te come va a finire? Non possiamo nemmeno fermarli, ci tocca assistere a questa scena patetica senza fare nulla.
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    Elisabeth Lynch
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    «Sì, d'accordo, basta che ci muoviamo.» E nonostante le parole la Lynch non si tirò indietro dallo scoccare un'occhiataccia in direzione di Cohen che spinse con malagrazia la sua concasata. «La prossima volta, Gyll, affatturalo se ti tratta come un sacco di patate.» Uno sguardo veloce e poi riposò la mano destra sul memory dive.

    La "locanda" che sostituì le mura della Sala Trofei era proprio sporca, oltre che praticamente spoglia di qualsiasi ornamento che andasse ad abbellire quella attività di vendita di armi. Non parlava di certo di fiori o merletti ma qualche bella balestra appesa insieme a qualche spada avrebbero reso senza dubbio più interessante il luogo. Tolta la sua passione per l'arredo la visione le presentò una scena che era sì cruenta ma anche incredibilmente noiosa. Si era aspettata di vedere qualcosa di più date le sensazioni negative e potenti che la sola vista della forgia le aveva suscitato prima di far aderire il suo palmo a quello del memory. L'opalina si portò una mano alla bocca a voler mascherare un finto sbadiglio mentre Cohen non sembrava passarsela meglio quanto ad entusiasmo. «Sicuro lo ammazza, se no come fa a far scorrere il sangue nella forgia?» Non si premurò di abbassare la voce tanto era un avvenimento del passato cui era solo una spettatrice passiva insieme al Dioptase. Lo sguardo era ricaduto sull'enorme incudine in pietra e ferro con incise delle rune, probabilmente dei sigilli per rafforzare la magia del sangue.«Piuttosto, vogliamo aprire le scommess-» Non fece in tempo a finire la frase che Tyr spintonò il Predone verso lo strumento malefico spiaccicandone la faccia. «O mi paghi o mi servirò del tuo sangue.» Il coltello finì con il colpire ancor più in profondità la guancia vicina al lobo ferito precedentemente. «Fino all'ultima goccia.» L'uomo debitore provò a sottrarsi dalla ferrea presa di Tyr, rendendosi quasi patetico agli occhi dei due studenti, con mosse più vicine a quelle di una marionetta cui erano stati tagliati i fili. «Andiamo, tanto lo sappiamo che lo sgozzerai come un maiale, che aspetti?» E nel dirlo si rimirò le unghie tagliate cortissime, perfettamente pulite e prive di smalto. Sembravano persino più interessanti delle patetiche lamentele e rantoli dell'uomo che non aveva moneta sonante. «Appena riuscirò a mettere le mani sul tesoro di Thendur ti ripagherò, promesso.» Una risata sprezzante, gelida e priva del tono brioso squarciò il silenzio della fucina. Tyr non era rinomato per essere un uomo paziente. Tutt'altro. «Promesse, solo promesse vuote.» E con quello stesso coltello forgiato dal sangue di una delle sue amanti il fabbro ampliò il sorriso dell'insolvente, passando poi la lama anche sulla gola squarciandola in un taglio netto e pulito prima di pigiare la testa ancor di più sull'incudine che portava il suo nome e lasciar scorrere il sangue scarlatto lungo il canaletto fino a fondersi con il ferro.

    «Illuminante.» Fu l'unico commento che l'ex Prefetta riuscì a fare una volta tornati dalla visione che aveva dato loro il memory dive. Che il manufatto avesse a che fare con qualcosa di cruento e non adatto ai minori era poco ma sicuro, però dubitava fortemente che ci potessero essere storie così variopinte qualora avesse voluto tentare di nuovo l'esperienza. L'uomo non sembrava un tipo paziente, neanche lontanamente e quindi per essere così rinomata la lista di omicidi doveva essere piuttosto lunga, anche se non era da escludere la possibilità di piccoli ed innocui prelievi di sangue consenzienti. Ma quella sarebbe stata un'altra storia. «Avanti Gyll, tocca a te ora.»


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