Mave's Anatomy

Role lavorativa

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    Black Opal
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    Jessica Veronica Whitemore
    Black Opal | 17 anni
    In quel momento, senza un motivo e seduta sul letto di Josh, si chiese che ore fossero. Per quanto aveva dormito? Che era mattina lo aveva capito, ma non sapeva l'ora esatta. Forse c'era un orologio appeso al muro, ma tutto girava troppo per cercarlo e, nel caso ci fosse stato, non sarebbe stata in grado di leggere l'ora. Troppo lontano. Ad ogni modo, si sentiva leggermente più tranquilla anche se quella voce la perseguitava continuamente, ma non riusciva a darle un volto... né a dare un volto a questa fantomatica "lei".
    Scosse la testa alla risposta di Nikolai.
    No.. no che non sto bene.. non mi sento più le braccia, mi brucia la faccia.. e potremmo non rivedere più Ayla solo perché sono fottutamente inutile!
    Non ce l'aveva con lei -almeno così pensava- e quindi capiva il suo tono e la sua risposta. Non disse nulla inizialmente, anche perché era la prima volta che sentiva la notizia che Ayla era sparita. Però ciò la fece sprofondare ancora nello sconforto, perché, sebbene non conoscesse la piccola Dioptase, era piuttosto preoccupata per lei. Si chiese se fosse sparito qualcun altro, ma non voleva dare voce ai suoi pensieri con il rischio di far agitare i suoi due compagni ancora di più, se ciò fosse stato possibile. Nell'esatto momento in cui il prefetto Opale, Jesse, entrò dalla porta, Nik sembrò dare di matto. Quindi mancava anche Tess. Jessica conosceva decisamente meglio l'Ametrina, quindi la sua preoccupazione si intensificò. Aveva conosciuto Theresa proprio nella cabina della nave che aveva portato tutti gli studenti e i professori ad Hidenstone e l'aveva trovata da subito simpatica. Era strana, esuberante, senza filtri... anche per questo le piaceva e ora l'idea che fosse scomparsa, così come Ayla, un po' la terrorizzava. Cosa stava succedendo? Non ci capiva più assolutamente nulla!
    Dopo qualche secondo, Skyler controllò loro le pupille per accertarsi che fosse tutto apposto e, dopo aver spiegato ai due ragazzi la situazione, diede loro qualcosa per combattere l'emicrania che Jessica non esitò a prendere. Sperava solo non fosse droga. Skyler sembrava un infermiere competente e gentile, ma dopo un anno e poco più in quella scuola, aveva imparato a non fidarsi nemmeno di se stessa.
    Comunque, pochi secondi prima era entrato Jesse che si buttò contro Blake come un kamikaze e... aveva Alex in braccio! Jessica sperò che il piccolo non si mettesse a piangere per quella foga improvvisa. Voleva bene al figlio, ma il suo frignare non avrebbe fatto altro che peggiorare il suo già doloroso mal di testa.
    Finalmente il ragazzo si girò verso di loro. Alex stava bene, per fortuna, ma la corvina notò, per un petosecondo, una strana espressione negli occhi di Jesse, che attribuì alla tensione e non ci pensò più, mentre il ragazzo si avvicinava con il piccolo in braccio.
    Potremmo stare meglio, ma c'è chi è messo molto peggio. Indicò col mento Nik e Blake. Solo un mal di testa martellante e dei giramenti, ma per il resto ok... almeno fisicamente... ho sentito che Ayla e Tess non si trovano... disse, preoccupata. Notò ancora una volta lo sguardo di Jesse, come se non volesse guardarla. Si sforzò di pensare che fosse solo dovuto appunto alla tensione e che il ragazzo non ce l'avesse con lei per qualche motivo.
    Jess... io... ho pensato che potessi sentire la mancanza di Alex, essere preoccupata per lui... scusa se mi sono permesso di prenderlo...
    La ragazza, più che mai grata, prese tra le braccia Alex e guardò Jesse, mentre le sfiorava la spalla con la mano e le chiedeva se le servisse qualcosa. La corvina era impegnata a pensare cos'avesse Jesse, quindi rispose distrattamente No, grazie. Continuò a guardarlo finché il ragazzo si alzò e si diresse verso Blake, iniziando a snocciolare uno dei suoi discorsi. Beh, Blake cazziò sia lui che Nikolai e non rispose alla sua domanda. Ma dopo la risposta di Nik, non poteva biasimarlo se la riteneva una domanda stupida, ma era l'unica che le veniva in mente in quello stato. Ma non insistette. Solo allora si rese conto di avere ancora una mano stretta a quella di Joshua e di essergli molto vicina. Si distaccò un poco. Scusami per l'impeto disse al ragazzo, spero non ti abbia dato fastidio! fece un mezzo sorriso. Ora ho una cosa da fare concluse, enigmatica. Lasciò il neonato a Josh e si sarebbe avvicinò a Jesse e gli prese una mano tra le sue, scostandolo leggermente da Blake che lo aveva, appunto, appena cazziato, anche se ovviamente lo aveva fatto per il suo bene, anche se aveva usato parole un po' dure ma il biondo è fatto così e Jess gli voleva bene lo stesso ed era sicurissima che fosse lo stesso per Jesse. Ad ogni modo, si avvicinò al suo viso e gli sussurrò Grazie Jesse, davvero. E avrebbe concluso i ringraziamenti con un leggero bacio a fior di labbra, se lui non si fosse scostato prima.
    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato" | Scheda | Stat.
    by Lance
     
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    Black Opal
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    Jesse Lighthouse | Prefetto Black Opal
    Entrare in un'infermeria implicava incontrare degli infermi e anche un infermiere. Se poi entravi in quella di Hidenstone ti beccavi insieme infermo (mentale), infermiere, labrador e sessuomane. Sì, insomma, un bel pacchetto famiglia.
    "Uh, fico... non sono più un tuffatore!" esclamò lui tentando una battuta con la poca voce che ancora non aveva perduto "Sto bene... credo... nella norma... non voglio sedermi, grazie" affermò lui, dribblando poi il biondino alla ricerca delle persone cui teneva.
    La prima fu ovviamente Blake, per importanza, ma anche perché le altre o erano bloccate a letto, erano inconsce (RIP Alkos (?)) o stavano pomiciando. E poi c'era Nikolai, il quale si era illuminato alla vista del ragazzo, il quale però si era ben guardato dal ricambiare l'entusiasmo, o anche lo sguardo, data la situazione, nonché il senso di colpa.
    Vigliaccamente, e come spesso accadeva ai vigliacchi, crudelmente, lasciò l'olandese per ultimo e dopo essersi assicurato che Blake stesse scazzando nella media, andò a consegnare a Jessica la sua miglior peggior scelta nella vita. Fu sollevato di vederla in forma, anche se fu faticoso quella sera guardarla, combattuta tra fastidio e gelosia in una maniera che nonr riusciva davvero a sentir sua. Si costrinse a non odiarla e anzi abbozzò un timido e imbarazzato sorriso quando ella parlò di Tess e Ayla, ma non disse niente 'Non posso qui... non posso ora...' sarebbe stato troppo crudele farlo sapere a quel modo a Nikolai, e lui, in fondo, stava continuando a rimandare l'inevitabile.
    Passò Alex alla legittima madre, dedicandogli un ultimo sorriso, quindi si sedette vicino a Josh per sapere come stesse lui. Anche fissare l'ametrino era difficile, e stargli vicino lo era ai limiti dell'imbarazzante, ma quella era la serata del buon viso a cattivo gioco, sicché cercò di farsi forza.
    Cosa poteva fare per Josh? Per Blake poteva esserci (o sparare sedativi per cavalli), per Jessica aveva portato Alex, ma per Josh cosa poteva fare? Non ne aveva idea, nonostante avesse una certa impellenza di far qualcosa per tutti quelli presenti lì, forse in riflesso al senso di colpa che lo stava lancinando in maniera similare a quanto stava accadendo a Nikolai e Blake, quindi alla fine offrì tutto sé stesso. Quindi tutto e niente.
    E la risposta, come sempre, fu ovviamente niente, o, al massimo, far smettere Blake di starnazzare 'In effetti sta dando di matto come quando diceva di odiare il governo per aver sparato il fratello!' rifletté lui, un po' ormai immunizzato agli attacchi isterici del compagno di stanza (che poi, da che pulpito: Jesse era l'incarnazione dell'ansia!).
    Se quello poteva fare, lo avrebbe fatto, ma forse Josh aveva bisogno di altro, tipo un'arma contro la gravità, o che qualcuno facesse finire di cantare Prezioso nella sua testa. Jesse aveva sfiorato, non senza una certa reticenza l'altro ragazzo, ma questi di colpo finì col ricambiare il tocco, cosa che fece fuggire Jesse come se scottasse, certo di averlo indispettito.
    Impiegò un istante a comprendere come fosse un attacco di vertigini, anche se ovviamente non aveva le conoscenze per porre diagnosi "Josh... Josh!" vederlo sbandare fece schizzare in piedi l'altro che finì con l'apporre entrambe le mani sulle spalle di lui per fermarlo.
    "Per l'amor del cielo, sdraiati, rischi di cadere! Cosa ti hanno fatto?!" se il ragazzo non fosse sgusciato o scivolato via, Jesse avrebbe iniziato a calarel'altro rimettendolo sdraiato e finendo, per assurdo, per protrarre l'imbarazzo, suo e probabilmente anche dell'altro 'Ma perché non c'è ma una cosa che può andare liscia?' esclamò nella sua mente, trovandosi a stringere i denti per la fatica.
    "Vuoi un cuscino, una cioccolata calda, una trottola?" cosa c'entrava la trottola? Non ne ho idea, forse era un'associazione mentale legata alla rotazione. Per fortuna forse persino lui si rese conto di star vaneggiando "Scusa... alla fine continuo ad essere servizievole"
    Purtroppo no, non aveva per nulla compreso la sua follia urlante, semplicemente si era accorto che il suo atteggiamento stava andando a richiamare quello già assunto in passato e che già aveva infastidito l'altro 'E che cavolo... uno cerca di rendersi utile e ci ricasca!' disse lui, non rendendosi conto che erano proprio pensieri come quelli che lo rendevano così servizievole.
    Tentato di sdraiare Josh e lasciatolo alle amorevoli attenzioni di Jessica, il ragazzo dovette concordare con l'amico: bisognava fare qualcosa per Blake e quindi per Nikolai, il quale stava perdendo la pazienza, comprensibilmente, in questo ordine, probabilmente perché due psicodrammi insieme non erano gestibili (non contando Jesse come psicodramma cronico).
    Tentò quindi di ragionare con Blake in stato di furia (cit.) e la cosa non finì molto bene "No, Blake, cosa fai, sei malato!" disse lui, subendo l'aggressione del Socio, soprattutto perché lo reputava infermo e non se la sentiva di attaccarlo, difendersi o anche solo schivarlo.
    Si fece schiantare al muro "Auch" protestò debolmente, mordendosi poi per un istante il labbro percependo un deja-vu, salvo poi concentrarsi sull'amico, che sembrava fuori completo controllo, tanto da mettergli un avambraccio alla gola, mettendo ancora più in sofferenza la sua gola "Mi... fai... male..." sibilò infatti nel mentre l'altro inveiva contro di lui, così arrabbiato che per alcune cose Jesse non riusciva a capire se fosse sarcastico, ironico o serio, soprattutto quando tirò in mezzo Erik.
    'Oh beh, almeno lui non pensa che sia il mio ragazzo...' le accuse del biondino erano tanto strane alle sue orecchie che in un primo istante la sua mente si estraniò tornando nella sua solita follia lucida, ma lentamente quegli occhi enormi sgranati si fecero decisi e sottili nel mentre lui serrava i denti, questo perché forse Blake aveva tirato troppo la corda, persino per uno come Jesse.
    "A me non importa di nessuno a parte Erik? Ma ti senti, Blake?!" non attese che Blake finisse davvero, non attese neanche che lo mollasse: come un cane con il guinzaglio a strozzo si protese in avanti, facendosi ancora più male e facendo diventare rossissima la sua faccia, tutto per sfidare l'altro "Cazzo c'entra ora Erik, eh, lo vedi qui? Sono passato in dormitorio a recuperare Alex: sarei potuto passare anche dagli Ametrin e non l'ho fatto e sai perchè? Perché sono andato da Ensor e sono corso qui a cercare i feriti e mi sono solo fermato a prendere Alex perché ho pensato che Jessica potesse essere disperata senza di lui!" gracchiò con la poca voce che aveva, pieno di rabbia, di stanchezza, e anche di tristezza "L'ho fatto perché mi importa! Mi importa di Theresa, di Nikolai, di Jessica e di Alex e, sì, mi importa anche di Josh e non solo perché dorme con Erik! Mi importa anche dell'infermiere che ci ha messo un cazzo di anno ad imparare il mio nome!" urlare gli faceva male, tanto che la sua maschera di rabbia era resa ancora più viva da quel dolore. Si placò solo quando nominò l'infermiere "Senza offesa... nel senso... buona la cioccolata, ecco!" bofonchiò infatti, con una smorfia di imbarazzo.
    Quel piccolo momento permise a tutti di trovare un barlume di calma, o almeno a Jesse, tanto che quando ritornò a parlare e guardare Blake il suo stato emotivo era mutato. Sospirò e poi ne sostenne lo sguardo "Ma soprattutto mi importa di te. Quindi, ascoltami attentamente, Blake Barnes, perché tu hai tre opzioni: prima, ti calmi, ti lasci medicare e ti riposi... e bevi anche la cioccolata e poi andiamo a cercarli insieme. Seconda, se hai tanta fretta, mandi me e tu fai tutto quello che ho detto prima e poi mi raggiungi. Terza, insisti ad andartene da solo per i boschi e allora ti prepari a duellare con me, perché credimi, uscirai da quella porta solo dopo avermi schiantato." non urlò: tenne un tono di voce risoluto, quasi glaciale, portando la mano alla bacchetta per far intendere come non stesse assolutamente scherzando "Per due volte siamo finiti nei guai e non sono riuscito a proteggerti. Credimi, Blake, non permetterò ce ne sia una terza!"
    Dichiarazioni forti, quelle di Jesse, che quasi sembravano eccessive dopo la diligenza e il servilismo dimostrato nei confronti di Jessica e Joshua, quasi il ragazzo esagerasse tutto e promettesse mari e monti a tutti (che poi era un po' quello che succedeva, a dirla tutta, ma lui lo faceva col cuore! (?)). La verità era che anche lui era un Black Opal e l'emozione che meglio conosceva era l'alienazione: quando aveva la fortuna di connettersi con qualcuno, di sentirsi in sintonia con esso, non poteva che donargli tutto sé stesso.
    Un ragazzo così innocente e socialmente inesperto non poteva che vivere con la potenza di mille soli qualsiasi sentimento e ciò portava a quelle esternazioni, e forse questa piccola digressione sarebbe anche servita a spiegare quello che di lì a poco sarebbe capitato con Jessica.
    La ragazza lasciò il suo pargolo a Joshua, quindi, nel mentre Blake decideva che poteva bullizzare anche Nikolai, avvicinò il ragazzo "Jess?" disse emettendo poi due colpi di tosse. In quel contesto, con tutto quello che era capitato, quasi non riusciva a mettere a fuoco la corvina, la quale invece pareva aver messo molto a fuoco lui e la gratitudine che provava per la devozione che l'aspirante marine gli aveva ancora dimostrato.
    Si avvicinò molto a lui e nel mentre questi si chiedeva ancora se fosse in un sogno o in un altro mondo di colpo (un mondo con in sottofondo Blake che cercava di ficcare in gola a Nikolai una medicina (?)) ella poggiò le sue labbra su quelle di lui per un bacio tanto casto quanto significativo.
    Del resto quello, per Jesse, nolente o volente, era il primo bacio, e come insegnava Cristina D'Avena, anche un bacio rubato era qualcosa di più.
    Ricambiò quello scambio di labbra? Passivamente, debolmente, ma lo fece, incapace di focalizzare ciò che stava davvero succedendo 'Le mie labbra... conoscono questi gesti?'tutto era successo troppo rapidamente per sottrarsi, e poi a Jesse Jessica piaceva, quindi perché, in ultima battuta, avrebbe dovuto rifiutarla? Il mondo dell'opale durante quel bacio si fece minuscolo, coincidente col suo corpo, tanto che poté godersi quasi da esterno la strana sensazione del proprio corpo che agiva di propria iniziativa 'Blake aveva ragione... il corpo le sa fare da solo queste cose...'
    Era il momento di pensare a Blake o alle sue labbra animate? No, ma forse la risposta giusta era sì: quella era una fuga da una realtà non dolorosa, ma talmente complessa da soverchiare.
    Quando si staccarono, Jesse scoprì di non averla toccata e fissandola nei suoi occhi pian piano scese a patti con la realtà 'Ho dato... il primo bacio' non era tecnicamente così, ma sia concesso che rispetto al nulla cosmico era tanto, specialmente da una ragazza per cui lui aveva sempre avuto un debole.
    "Jess..." sussurrò lui, atono "Perché... qui... perché ora?"
    'E' tutto.... sbagliato...' era tutto fuoriposto; una parte di lui era felice e confusa, ma la maggior parte di lui riusciva solo a pensare a quello: era tutto sbagliato in una delle poche cose che aveva cercato di preservare perché fosse giusta. Lo sguardo del prefetto, quasi sofferente, si volse in cerca di Blake, sperando che questi avesse un istante per lui, per quello che lo stava attanagliando la sua anima, tra un casino e l'altro.
    Lo cercò disperatamente, con tutto sé stesso, ma che lui lo avesse incrociato o meno, una parte di lui si sentì sprofondare di fronte ad una verità 'Lui non è Erik... lui... non capirà'
    Se in qualsiasi momento della sua vita Blake gli avesse chiesto se avrebbe preferito essere con Erik, lui avrebbe risposto di no, per cortesia, ma anche con molta sincerità, ma lì, mentre lui vedeva anni di aspettative e riflessioni infrangersi contro le imprevedibilità della vita, con tutto sé stesso avrebbe desiderato che Blake e i suoi melodrammi sparissero e lasciassero solo l'empatia e la dolcezza di Erik.
    Non disse niente, non avrebbe mai verbalizzato qualcosa di così orribile. Interruppe solo lo sguardo e si racchiuse in sé stesso, subendo il contraccolpo di essere solo in quel momento. Strinse i pugni "Prima abbracci Josh e poi... mi ringrazi con un bacio... io... io...io..."
    Aprì gli occhi, che si rivelarono lucidi per la sofferenza. Lentamente, allungò lo sguardo dietro di lei fino a cercare quello dell'altra persona di quello strano triangolo, ovvero l'Ametrino. Su di lui avrebbe insistito, non sarebbe riuscito a scollarsi finché non avesse visto i suoi occhi, il suo viso, e capito come anche lui stesse vivendo quell'assurda situazione, nella speranza quasi che capire come lui la stesse vivendo potesse autarlo a capire come viverla lui. Era così tanto perso di necessitare di una bussola, qualsiasi, persino una che non puntasse il nord.
    "Io... non ti capisco... e voglio farlo... ma ora... ma ora scusami..."
    E fu così che svicolò via dalla corvina, sperando che questo bastasse per gestire i suoi drammi, o forse confidando che altri potessero soffocare il suo, che in fondo, rispetto a tanti altri, era davvero misero e ridicolo e di questo lui ne era perfettamente cosciente.
    "Io... io ero con Theresa" non aveva idea di cosa fosse capitato tra Nikolai, Blake, Skyler e Dio solo sapeva chi altri, era talmente scosso che forse si ricordava a malapena il suo cognome.
    Strinse gli occhi e tentò di avvicinare il ragazzo ustionato. Si sedette su una sedia e non senza una certa fatica tirò fuori da una tasca un fazzoletto, che poi porse al ragazzo: era il fazzoletto con la Wunjo ricamata da Theresa "Siamo finiti... tipo in un ospedale... e non lo so... c'era una strana forza... qualcosa mi ha portato là con Theresa e poi... poi l'ha fatta allontanare. Non è stata portata via con la forza... è come se la controllassero... ho cercato di inseguirla, di trovarla... ma... ma ho solo trovato questo" sussurrò lui "Immagino... immagino fosse per te... io... mi dispiace, non sono riuscito a far niente. Ce l'ho messa tutta... ma non ho fatto niente..."
    Aveva sentito anche le parole di Skyler distrattamente, ma non le aveva afferrate davvero. Non sapeva bene cosa avrebbe fatto a quel punto Blake, così come non sapeva cosa avrebbe fatto Jessica, Josh e chiunque altro in quella stanza, lui incluso. Lui, per il momento, era lì, seduto, in attesa che Nikolai reagisse alle sue parole, alle sue colpe.
    'A pensarci... potrebbe picchiarmi... ci starebbe...' pensò lui, passivamente, rimanendo per un po' in balia degli eventi.
    RevelioGDR
     
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    Nikolai van Aalter
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    S-si, giusto! Servono degli Auror. Chiamiamo il ministero!
    Il ragazzo si illuminò per un attimo all'idea. Non pensava a come Denrise fosse una comunità molto chiusa in sè stessa. A come sarebbe stato lungo prendere contatti con l'Inghilterra. A come, probabilmente, una ragazzina scomparsa, messa a confronto ad i problemi che stava passando in quel momento il Ministero.. non era sicuramente un problema da primo piano.
    Certo, fosse stato per lui avrebbe mobilitato ogni mago del pianeta per ritrovare quella "ragazzina scomparsa"... ma lui non è che ci capisse poi troppo di come funzionava il mondo.
    Detto questo fece per iniziare a bere la pozione portagli da Skyler, ma Blake, nella sua furia del momento, dopo aver deciso di quasi strozzare il suo migliore amico, si intromise, prendendola dalle mani di Skyler per tentare di farla ingoiare con forza al Dioptase.
    Ma che caz-
    Si chiese il ragazzo, prima di zittirsi a causa dell'imminente collisione tra la boccetta e la sua bocca. Avrebbe dunque afferrato il collo della pozione tra i denti, stringendo con forza memtre guardava negli occhi Blake, frustrato. Avrebbe ingoiato l'orgoglio assieme a quell'intruglio, facendosi aiutare dall'opale, ma non gli avrebbe mai permesso di mandare in vacca la sua guarigione, magari facendolo strozzare a causa della troppa foga messa nell' "aiutarlo".
    L'ultima cosa che poteva permettersi di fare era perdere tempo.
    Riprese fiato non appena Blake gli si scollò di dosso, per poi sbraitargli un:
    Ma sei scemo?! Lo so anche da solo che devo prenderla, grazie. E no, non smetto di urlare proprio un cazzo finchè non rivedo Theresa sana e salva, qui accanto a me!
    Avrebbe voluto tanto aggiungere un "Giuro che se le hai fatto succedere qualcosa..", ma si trattenne. Erano in infermeria, entrambi feriti. Non potevano permettersi di peggiorare la situazione (non ancora almeno (?))
    Grazie per la boccetta, comunque..
    Un attimo di lucidità, in tutta quella follia.
    Skyler tornò a sostituire il suo burbero assistente (?) e tentò di convincere Nik a desistere dalla palese terribile idea che aveva ideato prima.
    Senti, Skyler. Non ho bisogno di combattere.. voglio solo essere lì fuori. Le gambe funzionano e sono l'unico che sa arrivare al punto preciso in cui Ayla è sparita. -un secondo di silenzio, guardandolo negli occhi- Vi servo..
    Era una minaccia? Una sorta di "Potrei star zitto se non mi permettete di unirmi alle ricerche"? Si, si, esattamente quello. Era disposto a ricorrere a mezzucci del genere pur di tornare in quei boschi? Assolutamente si.
    O almeno.. lo era fin quando Jesse non gli si avvicinò. Il suo "Io ero con Theresa" ammazzò ogni tipo di spirito agonistico che Nik potesse avere in quel momento. Non disse una parola durante tutto il racconto dell'opale.. anzi, in realtà neanche ci prestò troppa attenzione. Sapeva benissimo dove sarebbe andato a parare. Descriveva gli stessi esatti "sintomi" di Ayla. Non guardò Jesse negli occhi, nè nessun altro. Rimase imbambolato, con un mezzo sorriso ebete in viso.
    È uno scherzo.. vero?
    Chiese con un filo di voce, quasi volesse scoppiare a ridere da un momento all'altro.. poi però Jesse tirò fuori il suo fazzoletto di stoffa, quello prestato la mattina prima a sua sorella e che si era scordata di ridargli. Quello che meno di ventiquattro ore prima non era ricamato con un bel niente. E.. non riuscì più a trattenersi.
    Nik si chinò col busto su quel pezzo di stoffa e si mise a piangere. Forte. Tirando fuori ogni tipo di paura che aveva seppellito nel petto e nella mente dalla notte precedente. Era successo davvero. Aveva perso un'amica (per colpa direttamente sua) e sua sorella, entrambe nella stessa notte.
    La prospettiva dello svenimento ora non gli sembrava più un'idea così brutta. Smise di esternare la sua sofferenza dopo poco.. era più una sorta di sfogo liberatore che un vero e proprio pianto, nonostante gli avesse impiastrato la faccia esattamente come un pianto vero.
    C'è.. uno spiazzo.. nel bosco. Gli alberi.. lì sono poco folti. Ci arrivate facilmente.. andando sempre a Nord partendo dalla punta più in alto che collega i nostri giardini alle montagne.. lì c'era un grosso masso.. con su attaccata una lettera.. era una passaporta. È lì che ci hanno presi..
    Vomitò tutte le informazioni che aveva fino a quel punto deciso di nascondere a Skyler, poi si zittì nel guardare il ricamo di Wunjo. Strinse la mano sinistra attorno al fazzoletto, soffrendo come un cane nel frattempo, per prenderlo e portarselo al petto. Alzò lo sguardo in direzione di tutti i presenti.
    Scusate..
    Scusate se vi do le spalle.
    Scusate per aver urlato fin ora.
    Scusate per aver lasciato Ayla sola.
    Scusate per non essere abbastanza forte.
    Quante cose aveva voluto comunicare con quel sussurro stentato.. fatto sta che, dette quelle poche sillabe, Nikolai si ridistese sul letto, a guardare le proprie ferite e, rannicchiandosi, sarebbe rimasto lì, in silenzio, a non rispondere a nessun altra provocazione o domanda, a fare di no con la testa nel caso qualcumo avesse tentato di parlargli. Aveva bisogno di restare da solo.. per un bel po'.
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    Jesse Lighthouse. Il suo migliore amico. Veramente ci aveva creduto fino alla fine, aveva cercato di ricacciare in se stesso tutti quei sentimenti negativi che aveva provato per lui quando con allegria gli aveva detto di lui ed Erik. Il fatto era che avrebbe voluto essere speciale per Jesse come lo era Erik, ed invece gli aveva piazzato un avambraccio alla gola e gli aveva fatto male. Aggiungere altri sensi di colpa dove ce ne erano abbastanza. Il suo dirgli che gli stava facendo male lo fece desistere? No certo che no!Ma Blake era così arrabbiato in quel momento che non si rendeva conto che Jesse non si stava difendendo da lui non perchè non ne fosse capace ma perchè non voleva fargli del male. Non lo avrebbe capito subtio, era in un limbo assurdo da dove non riusciva seriamente ad uscire e quando si staccò da lui e Jesse gli disse quelle cose lui lo guardò come se non capisse davvero il senso di quello che gli stava dicendo. Fece un ghignetto che non prometteva niente di buono quando gli elencò le sue tre opzioni, ma era ovvio che Blake non avrebbe fatto niente di quello che invece gli stava ordinando il suo "amico". Non mi serve il tuo aiuto. Niente di più errato. Blake, in quella stanza, poteva essere classificato il più debole emotivamente di tutti. Non aveva autocontrollo, non aveva lucidità e lungi dalla narratrice da associare la parola rispetto e maturità al suo piccolo bimbo! Blake era solo arrabbiato e non voleva che Jesse andasse nel bosco perchè non voleva che gli succedesse niente di brutto. Difficile dire questo invece di mettergli le mani addosso, vero? "Per due volte siamo finiti nei guai e non sono riuscito a proteggerti. Credimi, Blake, non permetterò ce ne sia una terza! Quelle parole furono molto peggio di un cazzotto in pieno viso. Nonostante tutto, Jesse lo avrebbe seguito comunque, per proteggerlo. Non era in grado di rispondergli. Blake era abituato a fare a braccio di ferro con le persone, non ad averci un vero e proprio dialogo. Non a sentirsi dire che lui lo avrebbe protetto. Scosse solamente il capo. Era ancora in uno stato completamente fuori controllo, ma non voleva veramente fare del male a nessuno. Blake soffriva di attacchi di ira fin da bambino e con il tempo si erano placati cercando di essere il meno distruttivi possibile. Aveva cercato in tutti i modi di autocontrollarsi, ma quella situazione era a limite. Si era avvicinato a Nikolai per dargli una mano, ma lo stava per strozzare e lui lo ringraziava pure? Si allontanò di nuovo da lui con una mano tremante e quando sentì il sonorus di Skyler intimandolo che avrebbe dovuto chiamare suo fratello Blake si fermò. Tutti tranne suo fratello. Suo fratello stava lavorando, si doveva laureare e doveva scrivere una tesi, gli aveva chiesto di non fare troppi casini, perchè voleva che entro l'anno sarebbe stata chiusa quella parentesi della sua vita ed adesso se lui veniva disturbato, per colpa sua, doveva rinunciare a qualcosa che aveva costruito con tantissimo sacrificio. Deglutì. Skyler era una persona intelligente. Blake ogni volta che era andato li dentro gli aveva chiesto di non avvertire suo fratello. Il perchè era semplice, Aaron era l'unico che aveva la chiave per disattivare tutto quello che Blake poteva provare. Incredibile ma vero, ma Aaron sapeva come domare il fratello e lo aveva sicuramente imparato a sue spese, spese molto salate. Chiuse un momento gli occhi e quando li riaprì era ancora vicino a Nikolai, anche se non troppo, e davanti a lui vide semplicemente Jessica sfiorare le labbra di Jesse. Jesse ricambiare. Jesse guardarlo. E lui, per quanto poteva essere arrabbiato, stronzo e fuori controllo rivolse a Jesse un sorriso dolcissimo. Sapeva che era il suo primo bacio e si vedeva che Jessica, un pò, gli piaceva, ed infondo erano amici. Non sapeva neanche che riuscisse ad avere un pensiero così dolce per qualcuno che non fosse suo fratello. Infondo Jesse per Blake era importante e per quanto lui non voleva ammetterlo quello che gli aveva detto lo aveva colpito dritto al cuore. A quel punto fece silenzio. Non disse nient'altro. Non era giusto riversare sui suoi compagni i suoi cazzo di problemi e quando vide Jesse avvicinarsi a Nikolai, lui fece ancora un passo indietro, andandosi a sedere in un angoletto. Non aveva idea di come si potesse sentire il ragazzo ed in quel momento si sentiva veramente un pezzo di merda. Non doveva coinvolgere theresa in quella cosa, forse avrebbe dovuto chiedere a Nik, che era un suo amico, se effettivamente gli sembrava una buona idea farla venire nel bosco. E se fosse successo a suo fratello? Se davvero suo fratello sarebbe scomparso adesso, così nel vuoto, lui cosa avrebbe fatto? Stava guardando Nikolai e la sua disperazione, il suo pianto e quando disse "scusate" furono il secondo pugno più forte mai ricevuto in vita sua, dritto nello stomaco. Se fosse successo qualcosa a Theresa o ad Ayla, non se lo sarebbe mai perdonato. Ascoltò comunque quello che disse. Allora avevano attirato tutti quanti nello stesso posto, ma quando ci erano arrivati erano da soli. Si morse il labbro fino a farlo sanguinare. Il fatto era che in quel momento avrebbe voluto anche lui piangere per liberarsi di tutto quello che aveva dentro, ma niente, niente di niente. Neanche una lacrima. Si alzò dalla sedia dove si era appollaiato, ed in silenzio andò verso l'unica persona che fino a quel momento lo aveva fatto ridere come non mai, che lo aveva sempre seguito senza dire una parola. Forse se fosse andato da uno spicologo gli avrebbe diagnosticato un lieve bipolarismo, ma in quel momento, vista l'incpacità emotiva che aveva di chiedere scusa e fare qualsiasi altra cosa buona, decise di fare un gesto,che forse non avrebbe mai più fatto. Andò vicino a Jesse, attese che si alzasse dalla sua sedia e se l'avesse fatto e lo abbrcciò forte, in modo da fargli capire quanto gli dispiacesse. Forse durò un secondo o forse due. Si staccò dal suo migliore amico, tornò a quello che era il suo lettino che aveva gentilmente ribaltato, lo rimise apposto sentendo un pò di dolore alla spalla. Guardò Skyler. Non chiamarlo, ti prego. Disse prima di mettersi sul lettino a guardare il soffitto. Se doveva rimanere li per quella notte ci sarebbe rimasto, ma a patto che Jesse sarebbe rimasto anche lui e non fosse andato da solo da nessuna parte, come il resto dei suoi compagni.
    ✕ schema role by psiche
     
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  5. Joshua B. Evans
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    iò che accadde da lì a pochi istanti non fu del tutto chiaro al giovane Ametrin che, seduto sul materasso, partecipava a quanto stava accadendo ma non in modo del tutto cosciente. Sorrise alla battuta dell'infermiere e assunse l'analgesico da lui fornitogli, poi restò ad ascoltare la risposta alla sua domanda, eppure fu certo di non essersi ben spiegato.
    No, intendo... una donna.
    Un altro brivido lo percorse violentemente. Si costrinse a continuare.
    Che lei sappia, è scomparso qualcuno qualche tempo fa? Un'insegnante, magari, qualcuno che deve tornare.
    Si guardava intorno senza poter evitare di apparire spaesato, come d'altronde si sentiva, nonostante udisse perfettamente ciò che gli altri stavano dicendo. Qualcuno era sparito, uno degli studenti che insieme a lui aveva partecipato a quell'assurda sottospecie di iniziazione. Una ragazza, da quel che sembrava, non aveva fatto ritorno e tutti si preoccupavano di ritrovarla, mentre Josh si rendeva improvvisamente conto delle ripercussioni che avrebbe potuto avere la domanda appena posta. Ma lui non si riferiva a qualcuno scomparso quella notte, quanto a qualcuno che aveva intenzione di tornare.
    Josh non aveva idea di chi fosse la studentessa scomparsa, ma aveva tutte le intenzioni di dare una mano nelle ricerche, se fosse stato possibile. Le urla dei presenti, tra le quali riconobbe la voce di Blake, gli fecero comprendere quanto non fosse il caso di subentrare anch'egli nella conversazione, motivo per cui si concentrò su quanto stesse accadendo nelle proprie vicinanze. Quando Jesse era arrivato per mettere tra le braccia di Jessica il figlio di quest'ultima, Josh la vide allontanarsi per poi scorgere il Black Opal prendere il suo posto.
    Non si sorprese quando percepì il desiderio di Jesse di aiutarlo in qualunque modo possibile e, seppur avesse già espresso il disappunto che nutriva ogni qualvolta l'altro si dimostrava tanto servizievole, non poté fare a meno di ridacchiare: un vero miracolo data la situazione.
    Cosa dovrei farci con una trottola?
    No, ti ringrazio, il mondo gira già abbastanza per fatti suoi.

    Con un sospiro e un'espressione particolarmente stanca in volto, si rese conto che i sintomi da lui palesati erano infinitamente più intensi di quelli di Jessica, complice probabilmente anche la propria condizione di salute. Non si accorse di perdere l'equilibrio fino a quando non fu Jesse a trattenerlo per le spalle, fino ad aiutarlo a sdraiarsi.
    Credo che dovrò farci l'abitudine. Saresti carino, sai, con l'uniforme da infermiera sexy.
    Rispose alle scuse del ragazzo rivolgendogli un sorriso divertito, prima di portarsi sugli occhi l'avambraccio destro. Quando sentì Jesse allontanarsi, si rese conto della vicinanza di Jessica e tentò di scuotere il capo alle sue scuse: pessima decisione, dato che una fitta tremenda lo colpì violentemente alle tempie e il senso di nausea aumentò.
    Nessun fastidio, sta' tranquilla.
    Non capiva il motivo per cui tutti continuavano a scusarsi con lui, eppure non gli sembrava di apparire particolarmente arrabbiato, quanto più moribondo a dirla tutta. Annuì quando sentì dire alla ragazza che avesse qualcosa da fare, ma non le chiese cosa fosse e, senza un reale motivo, si ritrovò con il bambino tra capo e collo.
    Jess, ehi Jess, che diavolo fai?! Che dovrei farci io?
    Non che stare col piccolo Alex non gli andasse... semplicemente non gli andava, non in quel momento. La ragazza-madre si allontanò talmente tanto di fretta che il ragazzo si ritrovò sdraiato con il bambino incastrato tra il busto e il braccio sinistro, e gli rivolse uno sguardo indecifrabile, sconsolato.
    E adesso?
    Tentò di rimettersi seduto ma quel gesto improvviso lo costrinse a benedire il nome di Skyler Mave e vomitare succhi gastrici all'interno della bacinella fornitagli dall'infermiere, saggio e previdente. Aveva fatto appena in tempo a piazzare un cuscino dall'altro lato del letto, in modo che il bambino non cadesse, ma poi si era dedicato alla fastidiosa sensazione provocata dallo stomaco in fiamme.
    Quando sollevò lo sguardo, ciò che vide gli fece inarcare le sopracciglia. Jessica e Jesse si stavano baciando... sul serio? In quel momento Josh non stava un granché bene per pensare seriamente a come avrebbe dovuto interpretare quel gesto: conosceva piuttosto bene Jessica, molto meno Jesse, ma non era difficile decifrare l'interesse che i due nutrivano l'una nei confronti dell'altro; eppure c'era qualcosa che non gli tornava, qualcosa che in quello scenario gli parve completamente sbagliato.
    Quando i due si staccarono, Josh notò lo sguardo di Jesse puntarsi dritto nel suo, cosa che lo costrinse a sostenerlo per qualche attimo prima di decidersi a tornare supino nel letto.
    Chiuse gli occhi e si riportò l'avambraccio su di essi, lasciando però la possibilità di scorgere sul proprio viso un ghigno arrogante e strafottente. In verità si sentiva alquanto stanco di pensare, voleva semplicemente tornare a star meglio ed era piuttosto certo di non poterlo fare in quella stanza in cui parevano essere tutti impazziti. Nel mentre, però, una sola frase rimbombava nella sua testa.
    Volevi che fosse giusto... desiderio esaudito.
     
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    Ametrin
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    Adamas Vesper
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    La notte prima non se l’era sentita di uscire con gli altri, nonostante l’invito di Blake: era ancora scombussolato dall’ultima lezione di Difesa contro le Arti Oscure, e aveva bisogno di tempo per stare da solo ed elaborare ciò che era accaduto. Purtroppo, anche grazie alle emozioni in lui risvegliate dal Mutaforma che aveva dovuto affrontare, Adamas non aveva dormito granchè bene, rivivendo le sue paure, così come le rappresentazioni di quelle degli altri ragazzi. Sembrava che una parte di lui avvertisse che stava succedendo qualcosa di strano.
    Il risveglio, poi, non era stato dei migliori: tra gli studenti si era sparsa la voce che ci fossero alcuni feriti gravi (uno senza mano, alcuni che erano stati Obliviati permanentemente), così come il fatto che fossero stati rapiti alcuni suoi compagni. Adamas non era il tipo che credeva facilmente alle voci di corridoio: tuttavia, in Accademia si respirava un’aria surreale, come se nessuno, docenti inclusi, sapessero che pesci prendere.
    ‘Ok - l’unico posto dove potrebbero avere qualche notizia è l’Infermeria… andiamoci.’
    Pessima idea, Adamas.
    Il percorso tra la Sala Comune degli Ametrini e l’Infermeria fu costellata di ulteriori voci di corridoio: tuttavia, sembrava che le identità degli studenti coinvolti fossero ancora non note. Sapendo però che la sera prima alcuni degli studenti con cui aveva legato di più avevano violato il coprifuoco, la preoccupazione si faceva sempre più grande, fino a diventare ansia schietta.
    Arrivato alle soglie dell’Infermeria, aprì dolcemente la porta, prima di sentirsi addosso gli sguardi dei presenti: Blake, che sembrava dirigersi furiosamente verso la porta, Jesse, Jessica, un ragazzo sconosciuto… e Nikolai .
    Aveva giusto potuto sentire le ultime parole del Dioptase, che sembrava seriamente sconvolto. Avrebbe rivolto un cenno a tutti, a mo’ di saluto, prima di sgattaiolare verso Nikolai. Non era così esperto di relazioni interpersonali, ma avvertiva, come un tacito monito, che qualunque parola avesse potuto dire sarebbe stata vana; per cui, non parlò. Si limitò a sedersi accanto a Nikolai, per fornirgli una presenza amica, più o meno come aveva fatto il giorno precedente durante la lezione.
    E fu così che sentì, per la prima volta dopo tanto tempo, il desiderio di accarezzare la testa a un ragazzo. Si trattenne, perché non sapeva quanto sarebbe stato gradito da Nik, soprattutto in quell’occasione: ma, se questi gliel’avesse permesso, avrebbe poggiato una mano sulla spalla sinistra, che sembrava non essere fasciata o malmessa come il resto.
    ‘Cosa è successo…? … fanculo…’
    L’aria pesante che aleggiava nell’Infermeria colpì anche lui.
    Decise che sarebbe rimasto di fianco a Nik finché non si fosse calmato, o avesse chiesto di allontanarsi.
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    Skyler Mave
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    Il versante Jessica-pargolo-Josh era tranquillo; avevano solo bisogno di riposo (‘In un momento in cui tutti urlano, sono agitati -giustamente- e con voglie omicide… ceeerto. Al massimo dirò loro di stare qui quando se ne saranno andati via tutti, per riposare meglio.’). Skyler non poteva che ringraziare immensamente il Cielo, il Mostro degli Ormoni o chi per esso per questa fortuna: sì, avevano i loro traumi e i loro drammi, ma se li stavano gestendo tranquilli ed in silenzio.
    “Che lei sappia, è scomparso qualcuno qualche tempo fa? Un'insegnante, magari, qualcuno che deve tornare.”
    “Mmm… no - che io ricordi non sono spariti professori -o studenti- da quando ha aperto l’Accademia… e io ho iniziato a frequentare Hidenstone poco dopo la sua apertura. Proverò a chiedere ai prof che ci sono da più tempo...”
    ‘Perché questa faccenda mi ricorda Nightmare? La cara Victoria avrà mica fatto uccidere un giardiniere che ora si vuole vendicare sugli studenti?’
    Il pensiero, per quanto assurdo, era agghiacciante ma plausibile: insomma, se ad Hogwarts avevano avuto per anni un Basilisco, perché Hidenstone non poteva avere il suo pazzo omicida soprannaturale?
    Tenne queste considerazioni per sé, liquidandole come stronzate.
    Stava forse lasciando troppa libertà di insultarsi, picchiarsi e urlare agli studenti? Sì; ma era solo poco più grande di loro, e non voleva certo assumere i panni di un loro professore, che avrebbe potuto metterli a tacere più facilmente. Anzi, pensava che più sfogavano la loro ira, frustrazione e disperazione in Infermeria, meno avrebbero rischiato l’osso del collo in una ricerca quasi certamente infruttuosa e, nel peggiore dei casi, possibilmente mortale. Cosa sarebbe successo se uno di loro avesse lasciato l’Infermeria e fosse stato rapito? Fu così che si godette - o meglio, sorbì - quel teen drama horror che Scream (la serie di Netflix, ndr) levati quasi senza fiatare, osservando per valutare se fosse necessario intervenire seriamente con un Incanto Scudo per evitare che si uccidessero letteralmente. Non era così tanto più grande di loro da aver scordato completamente l’angst adolescenziale.
    Forse, tra la rissa con Jesse e la minaccia di avvertire il fratello, l’uragano Blake si era, se non calmato, almeno mitigato. Tuttavia, non poteva che sentirsi un po’ in colpa per aver disinnescato le ire del ragazzo in quel modo.
    ‘Era un male necessario - il prossimo passo chissà quale sarebbe stato. Non voglio che si senta ancora più in colpa con se stesso facendo, o dicendo, cose che non intende…’
    Si sarebbe finalmente avvicinato a Blake, sedendosi accanto a lui per parlargli in privato, con un tono calmo e pacifico.
    “Non lo chiamerò, a patto che ora ti tranquillizzi un poco. Hai bisogno di dormire (‘E riappacificarti col cervello’), e ne hai tutti i diritti: se ti occorre, posso darti una pozione soporifera - avvertirò i docenti, così sarete tutti quanti giustificati per l’assenza alle lezioni.”: parlando con il Black Opal, lo avrebbe guardato intensamente negli occhi, quasi a leggerne i pensieri per condividere un istante l’inferno che stava passando nel suo cuore.
    Fu soltanto quando Jesse riferì a Nikolai le brutte notizie sulla sorella che Skyler ebbe un attimo di esitazione. Era possibile lo scoppio di una nuova lotta tra i ragazzi? Sperava ardentemente di no e, forse per la prima volta, le sue speranze divennero realtà: al prezzo di un ragazzino abbattuto e disperato.
    ‘Siamo a quota due ragazze rapite. Dovrei consolarlo? Che fottuto cazzo di niente si può dire ad un ragazzo se è stata rapita la sua fottuta sorella?’
    Senza che Skyler se ne accorgesse, Adamas - il ragazzino mulatto che aveva già ammirato al porto di Londra - era sgattaiolato di fianco a Nikolai (‘Quando è entrato? Non ci sto capendo più un cazzo’), apparentemente per consolarlo. Avrebbe parlato a entrambi, nonostante Nikolai non fosse proprio dell’umore giusto.
    “Ascolta - riferirò ciò che mi hai detto ai professori… se hai bisogno di qualcosa - un sonnifero per riposare bene e non fare sogni - chiedi pure. O fai chiedere al tuo amico, se non vuoi parlare con me.”
    Avrebbe voluto fare di tutto per sollevare il morale di quegli studenti, ma sapeva bene che ciò che poteva far agendo in maniera deontologicamente corretta era davvero poco.
    Sperava che gli imprevisti, con quel gruppo di studenti distrutti da una festa andata a male, fossero finiti. Skyler, che in tutto ciò doveva ancora iniziare l’effettiva giornata lavorativa, si sentiva prosciugato di tutte le energie emotive e psichiche che poteva avere.
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    Jessica Veronica Whitemore
    Black Opal | 17 anni
    Le labbra di Jesse avevano un sapore nuovo, non sapeva definirlo ma era un qualcosa di più puro, sapevano di ingenuità. Aveva scelto la tempesta per quella sua piccola dimostrazione di affetto, ma non se ne pentiva nemmeno un po'. Il ragazzo ricambiò debolmente il gesto, probabilmente troppo impegnato a chiedersi perché la ragazza avesse fatto una cosa simile. E da un lato se lo stava chiedendo anche lei. Era stato un bacio semplice, casto... Insomma, Jessica non aveva mica l'intenzione di limonarselo in mezzo all'infermeria, non con quella situazione di caos e disperazione che aleggiava sopra le loro teste come una cortina invalicabile. Il suo era semplicemente un gesto di apprezzamento che voleva fare ormai da mesi ma che non aveva mai trovato l'occasione giusta per fare.
    Quando i due ragazzi misero fine a quel breve ed innocente contatto, la confusione non tardò ad arrivare nell'Opale.
    "Jess..." sussurrò lui, atono "Perché... qui... perché ora?" le chiese infatti, giustamente. Sembrava una situazione troppo assurda perché un gesto così apparentemente normale potesse squarciarla. Ma Jessica aveva la risposta pronta. Lo guardò con un'espressione carica di dolcezza che generalmente riservava solo al figlio, le iridi scure fisse in quelle chiare di lui. Schiuse lentamente le labbra ed articolò la risposta che tanto aveva pensato. Lo so Jesse, lo so che questa è una situazione assurda, sbagliata, orribile... che nessuno dovrebbe vivere... e quindi quale momento migliore di questo per trovare uno sprazzo di normalità, dimenticare anche per un secondo solamente i problemi che ci affliggono? Era sincera e non lo diceva perché non aveva rispetto per gli scomparsi, anzi! Non vedeva l'ora di ritrovare Ayla e Tess. Trovarle e assicurarsi che stessero bene. Nonostante quello che pensavano i ragazzi, non era colpa di Nik, non era colpa di Jesse... non era colpa di nessuno di loro se le amiche erano scomparse.
    La confusione sembrava perseverare sul volto dell'amico, infatti lo dimostrò anche con la sua successiva affermazione.
    "Prima abbracci Josh e poi... mi ringrazi con un bacio... io... io...io..."
    Jesse, calmati rispose lei mettendogli delicatamente una mano sulla spalla. Ero spaventatissima quando mi sono svegliata e non ho visto Josh, non sapevo dove mi trovavo... l'ho abbracciato perché è un mio caro amico e gli voglio davvero bene e in una situazione come questa mi sembrava la cosa giusta da fare. Tra me e lui non c'è niente concluse, facendo ricadere il braccio lungo il corpo. Non aveva mentito su una singola parola di ciò che aveva detto, lei davvero voleva troppo bene a Josh per pensare che potesse essergli capitato qualcosa in quello strano viaggio nel tempo e nello spazio. Insomma, non potevi scoprire assieme ad un estraneo di essere incinta e non diventarci amica. Impossibile. Guardò ancora una volta Jesse e le dispiacque veramente molto di vederli lucidi. Non aveva intenzione di farlo stare male in qualche modo. Forse Erik sarebbe stato in grado di chiarirle la situazione ma, soprattutto, chiarirla a lui. Sapeva che erano molto amici, tanto da aver eseguito anche il rito parabatai con il professor Olwen. Anche se era da giorni che non vedeva il moro, si segnò mentalmente di parlarci non appena fosse finita quella situazione.
    "Io... non ti capisco... e voglio farlo... ma ora... ma ora scusami..."
    Guardò il ragazzo sfuggire dalla sua vicinanza, ma non fece nulla per fermarlo. Lasciò che andasse da Nik e Blake, che raccontasse tutto quello che probabilmente si stava tenendo dentro. La giovane smise di ascoltare e tornò da Josh che stava vomitando anche l'anima. Prese in braccio Alex e lo ringraziò di averglielo tenuto nonostante le flebili proteste di lui, poi tornò nel suo letto in preda ad un altro giramento e si sistemò distesa per non vomitare anche lei. Il mal di testa non accennava a diminuire, quindi alzò un poco la voce e parlò in direzione dell'infermiere. Skyler, potrei avere una culla o un letto con le sbarre? Non vorrei addormentarmi e rischiare che Alex cada chiese semplicemente, la voce sempre più fievole di stanchezza. C'era a chi era andata molto peggio, ma desiderava alienarsi da tutto quel casino di cui non aveva capito nulla.
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    Jesse Lighthouse | Prefetto Black Opal
    Certe volte il destino appariva accanirsi sulle personee, ma, in ultima analisi, erano quelle stesse persone ad accanirsi su sé stesse. Il fato aveva voluto che Joshua avesse un capogiro nel momento meno opportuno, certo, ma andava anche detto che era stato il Black Opal ad avvicinarsi nonostante il disagio che provava nel farlo, soprattutto dopo quello cui aveva assistito.
    Non sapeva cosa provare, non sapeva neanche cosa fosse successo, e quella sera era ancora meno lucido del solito, eppure eccolo lì a dover fare il crocerossino all'altro tra l'imbarazzo e la paura di scocciarlo, incapace di stabilire una linea organica di azione, perché combattuto tra mille dubbi e ansie.
    Se non altro il ragazzo parve non sgridarlo, questa volta, per il suo essere servizievole o, peggio ancora, per l'aver farneticato cose a caso "Boh... magari volevi qualcosa che facesse come te..." pigolò lui quando l'altro gli chiese cosa se ne sarebbe mai fatto di una trottola: la risposta era ovviamente niente, ma il Black Opal conosceva versioni molto creative di quella risposta.
    Nonostante tutto l'imbarazzo che provava, Jesse non riusciva davvero a slegarsi dall'ametrino e dalle sue condizioni 'Si riprenderà... vero?' si chiese, non avendo il minimo coraggio di domandarlo a Skyler: sapeva che la salute del ragazzo non era di ferro e se per gli altri sperava che tutto potesse tornare a posto, più o meno (nel senso: Blake stava fin troppo bene!), la stessa certezza non poteva averla per lui 'Non farmi brutti scherzi: devo ancora scoprire se sei un serial killer!' farneticò con tutta la dolcezza di cui era capace il suo cuoricino disagiato, nel mentre l'altro riprendeva il suo sport preferito dopo il quidditch: imbarazzare Jesse.
    Al sentir parlare di un completino da infermiera sexy, signori, Jesse ebbe la vergognosa reazione di arrossire. Molto, per inciso, anche se per fortuna fu un momento di debolezza abbastanza breve "Idiota!" sbuffò, probabilmente più rivolto a sé stesso che all'altro, del resto che quella fosse una battuta lo avrebbe probabilmente capito anche Alkos, che al momento era nel mondo dei sogni "E comunque l'unica cosa sexy che ho sono gli addominali" sospirò dopo, sgranando poi gli occhi, rendendosi troppo tardi conto di aver probabilmente fatto una gaffe. L'ennesima, a dirla tutta.
    Approfittò della scusa di dover sedare Blake per battere in ritirata e forse salvarsi dalla sua contro-risposta, cosa molto positiva visto che di lì a poco la sua reazione fu riprendere a vomitare, decisamente lesivo per la sua autostima. Molto meglio, in effetti, farsi prendere per la gola da Blake ed iniziare ad abbaiargli contro cose con la poca voce che ancora residuava!
    Alcune parole del ragazzo uscirono afone dalla sua gola, ma il senso a Blake era chiaro e quando con un ghigno alquanto bastardo gli disse che non aveva bisogno di lui, beh, Jesse incassò il colpo sbiancando lievemente "Può anche essere" ammise lui con pupille troppo dilatate per celare lo shock "Ma io te lo darò comunque"
    L'aiuto eh, che ormai quell'infermeria sembrava essere dentro ad un bordello e non dentro una scuola, cosa che in effetti fu suffragata da Jessica. Blake scosse la testa alle tre ipotesi del ragazzo ed enigmatico andò a far danni altrove e a prendere il suo posto vi fu Jessica, sicuramente mossa dalle migliori intenzioni di questo mondo, ma che in effetti finì solo collo stordire ancora di più il Prefetto.
    Egli non si era certo atteso un bacio dalla bella, né lì, né altrove, né quella sera, né mai, e riceverlo così, di colpo, a fior di labbra, fu un'esperienza sicuramente singolare, importante, ma che al momento non aveva le risorse per elaborarle.
    Era stato geloso di lei in maniere duplici e poco chiare, inoltre lui era vissuto rifiutato e non voleva far provare le stesse emozioni ad altri, o bollarla senza capirla, sicché, privo di risorse com'era, attinse a quelle di lei chiedendole una spiegazione, anzi, ad essere precise due, cercando al contempo quello che avremmo potuto chiamare aiuto del pubblico.
    Le chiese perché lì e in quel momento e con dolore cercò Blake, il quale, per fortuna, incrociò il suo sguardo, regalandogli un sorriso dolcissimo, decisamente lontano da ciò che gli aveva offerto poco prima. Fu sollevato che il ragazzo in tutta quella follia avesse trovato un istante per lui e il suo incoraggiamento; la sua gioia per lui lo fece felice, indubbiamente, ma purtroppo acuì mortalmente il suo bisogno reale 'Erik capirebbe' si trovò ancora a pensare: per Blake quello era il primo doveroso passo verso una carriera amorosa che lui immaginava essere rosea, ed infatti non poteva che essere felicissimo per l'amico, addirittura incoraggiante, ma Jesse in quel momento stava vivendo un lutto e aveva solo bisogno di piangerlo. Per quanto potesse esserne grato, lui non riusciva ad esserne felice, o meglio, non era pronto ad esserlo.
    Le parole di Jessica gli funsero da scusa per distogliere lo sguardo sofferente dal compagno di stanza per portarlo sulla corvina che gli spiegò come credesse nel potere terapeutico del bacio, capace di far dimenticare i problemi, cosa che, in effetti, poteva anche avere un suo senso, ma chi glielo spiegava all'opalina ora che con quell'iniziativa aveva riportato alla luce la questione della sessualità confusa (#questioning) del prefetto, proprio davanti al ragazzo che aveva sollevato, senza dirimere, la questione e che quindi, in ultima analisi, lei aveva portato sul piatto di una serata già farneticante una realtà pesantissima per Jesse?
    Qualcuno potrebbe obiettare che, almeno, a quel punto, il castano avrebbe dovuto comprendere se fosse #teampatata o #teampisello, come una sorta di terapia d'urtoo, ma la verità era che, come già accaduto la volta prima, lo stupore, la paura e, in quel caso, la stanchezza, lo avevano talmente anestetizzato che, oggettivamente, non aveva la più pallida idea di cosa provasse o sentisse, se non un diffuso senso di sconforto, riconducibile al fatto che l'unico lato positivo dell'essere ancora un verginello, ovvero il potersi conservare per un momento perfetto, fosse stato irrimediabilmente compromesso: Jessica poteva essere una persona giusta, certamente, ma quello sarebbe stato sempre e comunque un momento sbagliato.
    Non poteva essere un momento giusto anche perché quella sera la ragazza aveva diviso le sue attenzioni con un altro uomo (e non stavamo parlando del piccolo Alex).
    Jesse ascoltò anche la spiegazione della ragazza, annuendo a tratti, ma lentamente i suoi occhi scivolarono sull'oggetto della conversazione, finendo con l'incrociarne lo sguardo glaciale. Mentre Jessica lo definiva un suo caro amico, cosa che in vero chiuse lo stomaco al castano, Jesse e Josh sostennero il reciproco sguardo per alcuni istanti, poi l'ametrino tornò a sdraiarsi sulla schiena, andando anche a coprirsi gli occhi con un avambraccio nel mentre si dipingeva sul volto un ghigno.
    Con quel ghigno il ragazzo poteva intendere tutto e niente, poteva persino essere rivolto alle parole della MILF, ma Jesse, ovviamente, non perdeva occasione di biasimarsi, e quindi lo intese rivolto a sé e nella maniera più accusatoria possibile 'Non hai scelto quando dare il primo bacio e alla fine gli altri hanno scelto per te'
    Le interpretazioni erano figlie di inconsci e in quel momento a parlare era probabilmente un'emozione che in tutta quella confusione non era ancora emersa: la rabbia. Gli era stato strappato qualcosa, qualcosa che lui qualche giorno prima aveva avuto l'occasione di investire ed aveva evitato di fare, distruggendosi e biasimandosi per quella scelta.
    Per un istante fu di nuovo a terra nel bagno a compiangersi e chiedersi come fosse possibile che le sbagliasse sempre tutte, che trovasse sempre il modo di allontanare tutto e tutti con le sue folli idee, quindi, come nelle migliori profezie, quelle che si autoavverano, fissò Jessica con gli occhi ancora irritati "E tra noi, Jess, cosa c'è?"
    La congedò con delle parole di apertura e chiusa insieme: non capiva, ma era possibile che ne avrebbero riparlato.
    'Sono un cazzo di coglione!' si odiava per qualsiasi sua decisione, più del solito: per non aver baciato Josh, per non essersi opposto a Jessica, ma anche, al contempo, si odiava per odiarsi per entrambe quelle scelte, che, in ultima analisi, non trovava neanche sbagliate o terribili 'Semplicemente io sono stato troppo debole per decidermi. E loro hanno deciso per me!' e con quel dolore nel cuore decise che fosse giunto il momento di affrontare Nikolai, del resto quanto si era fatto male con i rimorsi di ciò che non aveva fatto?
    Il ragazzo aveva appena concluso quello che quasi tutti facevano quando Blake metteva loro qualcosa in bocca (ingoiare) quando lui prese posto e con calma gli raccontò cosa sapeva. Ovviamente Nikolai non gli credette subito, cosa che lui comprese, ma purtroppo il prefetto aveva le prove di ciò che diceva 'E anche questo è colpa della mia inerzia'
    Jesse in vero non aveva colpe, ma l'autocommiserazione era un suo tratto distintivo. Finì ciò che aveva da dire e rimase immobile ad osservare l'altro piegarsi di dolore e rannicchiarsi in sé stesso. Non disse una parola, non mosse un muscolo, ma dai suoi occhi scesero stille salate, molte, anche se quella fu la sua unica manifestazione: era troppo stanco e si sentiva troppo in colpa per concedersi il lusso del vero pianto.
    "Va bene... mi dispiace" non disse che avrebbe fatto di tutto per rimediare, non cercò di rassicurarlo: Nikolai meritava più di mera retorica, sicché lui si alzò e ubbidiente fece come richiesto, anche perché ben presto un'altra persona giunse a consolarlo.
    Si alzò in piedi e gli apparve davanti un Blake selvatico "Blake?" se c'era una cosa che accomunava i due era la potenza dirompente che avevano le emozioni sul loro comportamento, sicché, nel trovarselo davanti, il Black Opal non sapeva cosa aspettarsi dall'altro anche se, tra tante teorie, alcune anche fantasiose ('Vorrà ballare?'), il Barnes gli ricordò perché la sua imprevedibilità fosse così fottutamente adorabile e lo abbracciò.
    "Blake..." gemette quando questi lo cinse. Si sentì stranito da quel contatto fisico improvvisato ed una parte di lui corse per un istante a Joshua e Jessica, ma fu solo un istante 'Non... non mi ha mai abbracciato...'
    Il contatto fisico era prerogativa di Erik, e Blake, che per certi versi ne era l'opposto, lo aborriva se non di natura sessuale (ergo tra loro nada), sicché quella vicinanza, quel calore improvviso riportò il ragazzo lì, in quel posto e lontano da domande complicate e, tutto sommato, poco importanti. Non quanto Blake che ti abbracciava, almeno.
    "Portami con te... ovunque tu voglia andare, per favore, portami con te."
    Non aveva idea di cosa avesse in mente Blake, anche perché quasi certamente neanche lui lo sapeva, ma in fondo non era neanche così importante: lui lo avrebbe seguito ovunque, per proteggerlo e averlo vicino. Lo aveva fatto all'inizio di quella sera, anche se iniziava a credere fosse opera di chi aveva rapito le ragazze, e lo avrebbe fatto quella notte e il giorno dopo, e quello dopo ancora, perché era suo amico e lui sapeva esprimere il suo affetto soprattutto tramite qualcosa che Joshua aveva definito servilismo ma che ora lui, finalmente, focalizzava con un altro nome 'Devozione'
    Accompagnò l'amico e lo osservò rimettere in sesto quanto da lui combinato, quindi, stancamente, si lasciò cadere accanto a lui, quasi a non volerlo perdere di vista 'Che... che nottata assurda...' pensò lui, sentendo tutta la stanchezza cadergli addosso.
    "Ho avvertito il professor Ensor... immagino che tutti sappiano... almeno di Theresa..." l'efficienza di Skyler non passò inosservata al ragazzo, il quale si sentì in dovere di rispondere stancamente, chiedendosi, forse un po' stupidamente, se davvero qualcuno avesse bisogno di una pozione soporifera.
    Osservò Blake e timidamente provò a sfiorargli la mano, poi portò lo sguardo a Jessica e Joshua; con una smorfia, li vide vomitare 'Oh beh... decisamente non era la serata del limone libero questa...' si disse lui, concedendosi una punta di ironia, che forse stava ad indicare come in qualche modo sarebbe sopravvissuto anche a quelle tempeste emotive 'Chissà... magari anche meglio di prima...' si concesse lui, lieto, almeno, di avere accanto Blake.
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    Skyler Mave
    Infermiere | 23 anni

    La situazione finalmente si era calmata, anche se forse Skyler avrebbe preferito fosse ancora incasinata: questo perché l’improvvisa tranquillità gli permetteva di riflettere sugli eventi che gli erano stati riferiti dai ragazzi. Due rapimenti e diversi feriti: un bilancio abbastanza inquietante, da ritrovare in un’Accademia come Hidenstone. Avrebbe dovuto aspettare che arrivassero i professori, o la Preside, per riferirgli ciò che aveva appreso dai ragazzi. Non aveva le energie mentali per rielaborare quelle informazioni in quel preciso momento. Come i ragazzi, avrebbe avuto bisogno di un giorno (se non di anni di psicoterapia, o una vita di alcolismo) per ripigliarsi.
    ‘Effettivamente, l’alcolismo può essere la soluzione, in questo momento… peccato che manchino ORE alla fine del turno. Che cazzo.’
    I suoi pensieri vennero fortunatamente interrotti da Jessica.
    “Skyler, potrei avere una culla o un letto con le sbarre? Non vorrei addormentarmi e rischiare che Alex cada.”
    “Certo, Jessica - preparo subito la culla!”
    Avrebbe allestito la postazione di Alex di fianco alla madre, dotandola di una copertina, un peluche morbidoso (ovviamente, trattandosi di Skyler, che animale avrebbe potuto essere, se non un gattino?) ed un ciuccio per evitare che piangesse; se il bimbo avesse avuto fame, avrebbe preparato un biberon. Ora sì che si sentiva come Vin Diesel in Missione Tata - solo con più capelli, ma meno muscoli.
    Lanciò uno sguardo indagatore sull’Infermeria, per vedere se ci fosse ancora bisogno di lui; non ritenendo di essere necessario, si recò nello studio attiguo all’Infermeria. Doveva scrivere un minimo di referto sulle prestazioni eseguite, se non altro per comunicarlo alla Preside: avrebbe evitato di nominare tutte le faccende da teen drama (urla di Blake, limoni di Jesse e Jessica… cose così), non essendo attinenti alla professione.

    Quando finalmente ebbe finito, il documento stilato conteneva il seguente testo.
    Blake Barnes: si presenta in osservazione con sublussazione dell’articolazione della spalla destra. Si ricerca presenza di microfratture con Incantesimo Raggi-X, quindi si somministra pozione analgesica per trattare il dolore. Si esegue Incantesimo Cura Ferite per riportare in sede l’articolazione suddetta, quindi Incantesimo Fasciante per immobilizzarla. Si consiglia riposo ed esercizi riabilitativi. Presenta stato di alterazione psichica, con scatti di aggressività; viene placato. Condizioni stabili, prognosi positiva.

    Nikolai van Aalter: si risveglia in infermeria con evidenti ustioni su entrambi gli arti superiori e parzialmente sul volto. Si esegue irrigazione delle scottature tramite Aguamenti e siringa sterile; si somministra pozione analgesica. Si esegue Incantesimo Cerotto su braccio e mano destra; le ustioni su braccio sinistro e volto presentano prognosi migliore, per cui sono lasciate scoperte. Si consiglia controllo delle ustioni a livello del braccio destro ogni due giorni fino a guarigione. Condizioni stabili, prognosi positiva; guarigione completa prevista in una settimana circa.

    Jessica Veronica Whitemore: si risveglia in infermeria in stato di confusione mentale, riferendo vertigini e cefalea. Si esegue esame obiettivo neurologico per escludere concussione cerebrale; si somministra pozione analgesica. Condizioni stabili, prognosi positiva. Si prepara culla per il figlio neonato, Alex.

    Joshua B. Evans: si risveglia in infermeria in stato di confusione mentale, riferendo vertigini e cefalea. Si esegue esame obiettivo neurologico per escludere concussione cerebrale; si somministra pozione analgesica. Presenta episodio di emesi, risoltosi spontaneamente. Non si presentano al momento complicanze o recrudescenze di Lupus. Condizioni stabili, prognosi positiva.

    Visitatori: Jesse Lighthouse, Adamas Vesper.”


    L’altro ragazzo (che avrebbe scoperto solo in seguito chiamarsi Alkos Leveson-Gower) non si era ancora risvegliato; per cui lo avrebbe tenuto in osservazione finché non si fosse svegliato, o non avesse ritenuto necessario il trasferimento al San Mungo.
    Finalmente, quella lunga mattinata (la prima di molte? Sperava intensamente di no) volgeva a termine. Aveva il fortissimo desiderio di farsi una doccia; quindi avrebbe voluto chiamare Markab per raccontargli gli eventi (‘Forse un po’ di risonanza mediatica può aiutarci a organizzare squadre di ricerca… ma che cazzo di situazione incasinata di merda è, porca vacca!’), prendere SevenUp per usarlo come pet therapy, e stendersi nuovamente a letto per dormire fino al giorno - o mese - dopo.
    Purtroppo, però, doveva lavorare: la giornata era appena iniziata. Si sarebbe preso solo una decina di minuti di pausa in poltrona. Cosa sono 10 minuti, di fronte a un turno eterno? Impostò la sveglia del cellulare, prese SevenUp tra le braccia, e si appisolò per quel breve lasso di tempo, sognando immagini confuse di ragazzi urlanti e ragazze rapite. Al risveglio, avrebbe quindi preparato un altro caffè forte (‘Forse potrei metterci della vodka redbull al posto dell'acqua, per prepararlo - o potrei bermi una cazzo di Felix Felicis… una botta di culo o una buona notizia, oggi, non guasterebbero’), cercando di farsi forza -ed energia- per continuare il lavoro.
    "Parlato"- 'Pensato' - "Ascoltato" | Scheda PG Stat.
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    Attribuzione exp extra per role lavorativa



    L'attribuzione punti esperienza extra vengono attribuiti in base alla qualità dei post (grammaticale, scorrevolezza, caratterizzazione), coerenza con l'ambientazione, caratterizzazione pg in base alle linee guida Snaso e Skyler Mave. Pertanto verranno accreditati a:

    -Skyler Mave: +13 exp; +1 PP Emp.
    Si è mosso al meglio delle sue possibilità, ha usato buoni compromessi tra magia e conoscenze mediche ed ha avuto ottime interazioni con tutti i suoi pazienti.

    -Adamas Vesper: +1 exp +1 exp-extra.
    Buon post, ma corto ed unico. Viene premiata l'interazione sensata e in linea con il pg.

    -Blake Barnes: +7exp +5 exp-extra.
    Post lunghi e ben curati, buone reazioni al dolore fisico ed ottime interazioni con gli altri pg soprattutto per quanto riguarda lo shock mentale subito.

    -Jessica Whitemore: +5exp +2 exp-extra.
    Buoni post, ma stava fin troppo bene durante tutta la role per essere una persona che ha descritto un "Mal di testa atroce e lancinante" nelle prime battute. Essendo la descrizione della malattia il compito principale del paziente questo la penalizza.

    -Jesse Lighthouse: +6exp +4 exp-extra.
    Post al pari se non superiori, ma per la motivazione riportata su dell'avere i pazienti e l'infermiere come protagonisti, non ci sentiamo di dargli il massimo in quanto lui non rientrava in queste due categorie. Ci pare scandaloso però dare di meno.

    -Joshua Evans: +4 exp +3 exp-extra.
    Ha fatto buoni post, alcuni buonissimi, ma ha interagito troppo poco con il gioco creato dagli altri. Se la motivazione era da attribuirsi al mal di testa molto forte allora si è giocato troppo poco i sintomi per poterlo far salire a 4.

    -Nikolai van Aalter: +6 exp +5 exp-extra.
    Post lunghi e ben curati, buone reazioni al dolore fisico ed ottime interazioni con gli altri pg soprattutto per quanto riguarda lo shock mentale subito.


    L'accredito verrà effettuato nell'immediato.
     
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25 replies since 15/10/2019, 10:42   632 views
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