Mave's Anatomy

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    Skyler Mave
    Infermiere | 23 anni

    Aveva passato una nottata estremamente tranquilla, e nulla gli avrebbe mai fatto presagire gli eventi oscuri che stavano capitando all’interno dell’Accademia di Hidenstone. Era stato un periodo tranquillo, quello: sembrava quasi che gli adolescenti che popolavano la scuola finalmente fossero diventati quasi giudiziosi. Una noia mortale, certo, ma che gli aveva permesso di riprendere a fare un po’ ciò che voleva: andare a Denrise qualche sera al Canto della Sirena, sentire Markab più spesso (ancora pareva contrariato dall’essersi sentito messo da parte quel lontano weekend), esercitarsi sia in palestra che come Animagus.
    Da quest’ultimo punto di vista, sentiva ancora di non aver padroneggiato al meglio la trasformazione: ormai questa era più fluida e sicuramente meno dolorosa, forse grazie anche all’esercizio e ai consigli di Dean, ma il suo cervello animale prendeva spesso il sopravvento. Ma da uno come Skyler, che in fondo anche in forma umana era quasi animalesco, tutto ciò era quasi fisiologico: era soltanto un poco frustrato perché, da Golden Retriever, sentiva ancora la forte necessità di rincorrere scoiattoli, fare le feste a quasi tutti coloro che conosceva e che gli stavano simpatici e, soprattutto, annusare il culo di un SevenUp poco abituato a comportamenti tanto invasivi. Quest’ultimo atteggiamento gli era valso diversi graffi di avvertimento sulle zampe, per cui i suoi avambracci resi più prominenti dall’esercizio erano segnati dalle unghie del suo gatto.
    La sera prima aveva dato una pulita e rassettato i letti intonsi, giusto per rimuovere quel velo di polvere e pelo che si accumulava; si era sentito quasi una colf, e sapeva bene che in un universo alternativo c’era un Markab che lo stava sicuramente sfottendo (‘Da quando sei una cazzo di Cenerentola? Ma va a scoparti le troie!’). Ma, col senno di poi, quella non era la sera giusta per divertirsi con le signorine allegre di Jonathan.
    Si svegliò al mattino intorno alle sette, per mettere su un caffé e fare una bella colazione con uova e salsicce: da quando era diventato un Animagus il suo appetito era aumentato e si gustava più volentieri cibi e bevande, anche se l’alcol gli dava prima alla testa.
    ‘Ma, ehi, così mi ubriaco più in fretta, mi diverto più in fretta, e risparmio pure!’ - belle le menti semplici, eh? Era una delle cose che aveva risposto a Markab nel momento in cui gli aveva raccontato della sua improvvisa sensibilizzazione agli effetti dell'alcol.
    Aprì quindi la porta che dalla sua camera personale dava sull’infermeria, e restò stupefatto: alcuni letti erano occupati. Probabilmente erano stati portati in infermeria durante la notte; strano che non fosse stato avvertito o non avesse sentito rumori. A meno che non fossero arrivati da poco: tutto ciò era però molto strano.
    ‘Che gli studenti siano tornati a comportarsi come normali adolescenti? Hanno provato a fare tutti la Blue Whale Challenge ma non sono particolarmente bravi? Certo, un po’ in ritardo...’
    Tuttavia anche un tipo non particolarmente intuitivo come Skyler poteva capire che fosse successo qualcosa, probabilmente anche grave: nella migliore delle ipotesi avevano fatto un rave a cui non era stato invitato. Nella peggiore... beh, poteva esserci scappato il morto: sperava fortemente non fosse così. Aveva sempre avuto problemi nella gestione dei lutti, sia propri che altrui: i (fortunatamente) pochi funerali di suoi amici a cui aveva partecipato erano stati a dir poco strazianti, e non augurava quella sorte a nessun altro.
    Occorreva assolutamente entrare in azione: prese la sua uniforme azzurra da medico Babbano e passò rapidamente in modalità lavorativa. Per quanto facesse il coglione molto (anche troppo) spesso, aveva però preso a simpatia alcuni di quei ragazzi. Certo, il loro spirito di autoconservazione in molti casi era quasi inesistente (#dontmakeBlakeburnagain), ma quando si è in preda ad ormoni e con la possibilità di fare gli sboroni, tutto è possibile. Probabilmente, vista la quantità di studenti presenti in infermeria, sarebbe stato necessario allertare Preside e personale docente: per quanto dovesse rispettare il segreto professionale, era tenuto a informare l'Accademia degli accessi e delle prestazioni fornite.
    ‘Boom, bitches! Diamo inizio alla nuova puntata di Mave’s Anatomy!’
    Perché puoi diventare anche un medico, ma se hai l'animo trash e truzzo non c'è santo che tenga.
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    Nikolai van Aalter se non sbaglio ti sei risvegliato in infermeria con le ustioni, giusto?
    Blake Barnes puoi descrivere l'arrivo in infermeria precedente all'entrata di Skyler oppure puoi arrivare quando vuoi, a te la scelta.
    Giadì, Alkos Leveson-Gower, Joshua B. Evans voi potete scegliere se partecipare (anche con un solo post, visto che non siete in pericolo di vita) o se rimanere in background. In ogni caso Skyler si occuperà di voi.
    Jesse Lighthouse sei libero di fare visita in ospedale (anche un solo post), così come gli altri studenti.
     
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    Se devo avere poco scelgo di avere niente
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    Cosa era andato storto? Cosa diavolo era successo alle sue lettere con la sua grafia da signorino e ben posizionate nel bosco? Non ci stava capendo assolutamente niente, sapeva solamente che quando tornò magicamente nel giardino era completamente da solo, era completamente buio e gli faceva un male la spalla. Cavolo! E gli altri? A questo punto sperava seriamente che si fossero presi gioco di lui e che l'unico stronzo che era rimasto coinvolto da tutto quello era stato lui e Mia. Mia. Dove era la ragazzina irritante e bionda? Diede quasi un piccolo urletto per il dolore che sentiva alla spalla e non voleva andare in infermeria, Skyler, questa volta, avrebbe chiamato Aaron. Oramai passava più tempo li dentro che a lezione e cominciava a diventare imbarazzante. Cavolo, sembrava quasi che non potesse fare a meno di vedere l'infermiere. Ma quello non era il momento per pensare alla sua reputazione o a quello che in realtà pensasse sul serio l'infermiere, che per carità, era veramente molto, molto carino, ma ci mancava anche che Lilith cominciasse ad essere gelosa dei ragazzi e poi poteva anche rinchiudersi da solo dentro una torre. Scosse appena il capo, aveva l'espressione di chi stava soffrendo tantissimo e Blake non era un ragazzo miracoloso, voleva dire che davvero si sentiva un dolore addosso troppo forte, ma non era solamente per la spalla, che era evidente che facesse molto male, era anche per quello che era successo. La morte, possibile che non aveva niente da fare che andare da lui e Mia? E poi perchè li voleva morti? Insomma, si lui ne aveva veramente tantissimi di motivi per morire, ma comunque cercava di fare del suo meglio per non aumentarli a dismisura. Il problema principale della situazione, forse, era esattamente quello. Blake ad Hidestone si stava quasi comportando come una persona normale. Era come se piano piano stesse trovando la sua dimensione. Fece un altro urletto. Non c'erano professori, voleva dire che non li avevano beccati e non voleva anche un'altra, l'ennesima punizione in quel momento. Sospirò appena prima di guardare il castello. Doveva tornare nel dormitorio e capire cosa fare con quella spalla, ma appena cercò di muoverla quasi cadde a terra in ginocchio per quanto dolore stava provando. Ok, no, doveva andare per forza in infermeria. Si morse il labbro quasi a farlo sanguinare e cercando di non imprecare ogni due minuti decise di trascinarsi letteralmente verso l'infermeria. Doveva assolutamente andare da Skyler. Lo aveva salavato una volta da morte certa, adesso sarebbe stata una stronzata una spalla rotta? Non ne aveva idea, ma faceva un male cane.
    Il problema fu che quando entrò nell'infermeria e vide i suoi compagni stesi sui lettini quasi voleva morire. Sentì lo stomaco ribaltarsi più volte, aveva di nuovo il senso di vomito e si sentiva in colpa. Anche loro quindi erano stati catapultati da qualche parte nel momento. Sbiancò vedendo Nikolai. Le sue ustioni, quelle che lui conosceva fin troppo bene. Gli dispiaceva, davvero. Non era certamente quella la sua intenzione. Comunque non disse assolutamente niente. Rimasi li, sulla porta a guardare i suoi compagni che PER COLPA SUA si erano fatti male. Ayla dov'era? E Theresa e Jesse? Un moto di terrore prese il sopravvento. Jesse. Se lui si fosse fatto davvero male? E se... Una fitta alla spalla fortissima e poi una al cuore. Forse la morte ci aveva visto bene e se si fosse tolto di mezzo avrebbe fatto meno danni. Andò verso un lettino e si stese, ignorando completamente Skyler. Esternamente non lo avrebbe dato a vedere, aveva sempre la sua espressione indifferente a tutto a fargli da schermo, ma dentro... dentro stava morendo lentamente.
    ✕ schema role by psiche
     
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    Skyler Mave
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    Iniziò a mettere fuoco coloro presenti nell’infermeria: primo fra tutti, Blake Barnes. Forse perché era tra tutti gli studenti quello che conosceva meglio, forse perché era l’unico che era arrivato con le sue gambe e pareva particolarmente scosso. Sembrava pallido come uno straccio, e sbattuto dalla nottata. Il suo atteggiamento abituale, che Skyler poteva definire come scavezzacollo, sembrava diverso: in quel momento sembrava quello che stava peggio, almeno moralmente.
    ‘Mmm… molto strano - è un po’ che non mi fa visita. E soprattutto, è strano che mi faccia visita con così tanti altri studenti…’
    Skyler si avvicinò cautamente, facendosi ben vedere: non voleva essere minaccioso, per cui azzardò un piccolo sorriso di cortesia. Stava cercando di mettere lo studente a suo agio - sperando che ciò gli riuscisse. Parlò con un tono di voce normale per cui, data la minima distanza tra i letti, era possibile che qualcuno dei pazienti svegli avesse potuto sentire le sue domande.
    “Ciao, Blake. Tutto bene?”
    ‘Domanda stupida, ok: ma iniziamo a vedere il suo grado di necessità. Vediamo la sua reazione.’
    In attesa di una risposta del ragazzo, iniziò a fare un triage spicciolo: non pareva avere ferite o emorragie, tuttavia la spalla destra si mostrava dislocata. Certamente, in parte il pallore del ragazzo era provocato dal dolore: tuttavia, Skyler aveva notato lo sguardo con cui guardava i suoi compagni. Sapeva forse qualcosa? Valeva la pena indagare: magari avrebbe potuto anche fornire supporto psicologico al malcapitato Blake.
    “Allora, cosa è successo? Ricorda che questo è un ambiente sicuro: non avvertirò tuo fratello, a meno che non lo richieda esplicitamente te. Tuttavia… se la situazione è particolarmente grave devo avvisare la Preside. Te lo dico per correttezza: ma mi pare di capire che sia successo qualcosa, stanotte.”
    Ricordava i pochi dettagli del rapporto tra Blake ed Aaron, e non voleva certo impedire che, per paura di eventuali ritorsioni, il ragazzo non si facesse curare. Tuttavia, era giusto informare il ragazzo del suo obbligo professionale di avvertire la dirigenza scolastica.
    ‘Che palle, la burocrazia: forse sarebbe stato meglio curare i criminali di nascosto. Anche se non è propriamente la mia natura - ma sicuro meno scartoffie da compilare…’
    “Ok, ti darò qualcosa per calmare il dolore” disse, richiamando con la bacchetta una pozione sedativa “e se mi dai l’ok procederò con un incantesimo per vedere se hai qualche frattura. A prima vista non sembra così grave - forse una sublussazione - ma se ci fosse anche solo una microfrattura rischieremmo di complicare la faccenda.”
    Attese il necessario consenso di Blake al trattamento, sapendo che in ogni caso era un'urgenza: avrebbe quindi mormorato “Visibula subcorium” disegnando due parentesi tonde per racchiudere l’area desiderata e poter studiare la situazione della spalla.
    “Allora… che tu sappia, manca ancora qualcuno?”
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    Nikolai van Aalter
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    La notte prima, subito dopo la storia del circo, non era altro che un groviglio di pensieri ed immagini confuse nella sua testa. La scatola, Ayla sparita, le fiamme, il dolore e poi il vuoto. Si era ritrovato a riaprire gli occhi in una stanza completamente buia, steso su del morbido.
    Gli occhi, accecati dall'essere stati a distanza così ravvicinata con quelle lingue di fuoco, non gli permettevano di distinguere nulla all'interno di quello spazio oscuro. Poteva benissimo essersi risvegliato nella propria bara, per quanto ne sapeva lui.
    La metà superiore del suo corpo non faceva altro che pulsare, facendogli provare sensazioni miste di dolore, rabbia e frustrazione. Aveva stretto il labbro inferiore tra i denti per non piangere fino a farlo sanguinare e aveva lentamente stretto con dolore il pugno destro.
    "D-dannazione.." L'unico pensiero che gli attraversò la testa, prima di svenire per il misto di stress, stanchezza e ferite accumulate.
    Il sonno di Nik fu.. agitato. Continuava a rivivere ciclicamente il momento in cui la scatola si apriva ed Ayla era sparita. Alcune volte si gettava nelle fiamme anziché rimanere paralizzato sul posto, solo per poi finire incenerito. Altre volte alla riapertura, all'interno il corpo della ragazza c'era ancora.. senza vita e con gli occhi sbarrati. Ancora, era arrivato a vedere versioni dell'incubo in cui al posto della giovane dioptase c'era sua sorella o alcuni dei ragazzi con cui aveva stretto dei legami da quando era arrivato ad Hidenstone.. dannazione, loro come stavano?
    In totale, forse, quella notte Nikolai dormì quaranta minuti. Ogni cinque minuti di sonno equivalevano ad un'eternità di terrore nei suoi sogni.
    Era ovviamente sveglio quando i primi raggi di sole iniziarono a filtrare dalle finestre dell'infermeria, facendogli capire che aveva appena passato la notte in bianco. Quaranta minuti esclusi, ovviamente...
    "Devo.. trovare gli altri. Assicurarmi che stiano tutti bene.. e poi dobbiamo ritrovare Ayla. Però.. non riesco ancora a muovermi.. che rabbia. Dov'è la mia bacchetta..?"
    Si chiese il ragazzo, buttando lo sguardo in giro per trovare il suo legno. Lo individuò sul mobiletto accanto al suo lettino e, con uno sforzo sovrumano, decise di muovere il braccio in quella direzione. Proprio in quel momento Skyler arrivò ad aprire la porta dell'infermeria e gli occhi di Nik si illuminarono, contento di vedere un volto amico addosso a cui vomitare tutta la sua preoccupazione.
    Skyler!
    Gridò lui, mettendosi seduto di scatto e facendo forza sulle braccia in maniera inconscia. Inutile dire che il suo corpo gli ricordò in maniera ben poco felice dello stato in cui versava e Nikolai tirò un urlo strozzato, lasciando poi cadere le braccia al lato del busto, inermi.
    S-Skyler.. dove sono.. gli altri? -la voce roca e sottile- A-Ay-Ayla..
    Prese a tremare, mentre tentava a fatica di pronunciare il nome della sua compagna di casata.
    Ayla.. l-l'hanno presa.. loro.. nel circo. I-io ho provato a salvarla.. l-lo giuro.. m-ma lei non c'era più.. t-ti prego. Dimmi che l'hai v-vista..
    Probabilmente Nik non era mai stato in una situazione emotiva del genere e sicuramente Skyler non era abituato a vederlo in quelle condizioni pietose. Bianco in volto come un fantasma, occhi arrossati e sbarrati e le brutte ustioni che gli ricoprivano le braccia e che in parte lo avevano preso anche al volto.
    Il ragazzo, però, si zittì quasi istantaneamente, nel vedere che qualche istante dopo l'infermiere, in infermeria era entrato anche Blake. Trascinava la spalla.. sembrava ferito quanto se non più di lui. Ed in volto aveva un'espressione cadaverica, che gli fece gelare il sangue nelle vene. Solo in quel momento Nik si guardò finalmente attorno con calma, notando come attorno a sé, alcuni altri lettini fossero occupati da alcuni dei ragazzi che avevano partecipato a quel "gioco" la sera prima. Mancava ancora qualcuno, però.
    B-Blake..? Do-dove sono.. Mia.. Jesse.. e mia sorella..?
    Si voltò lentamente verso l'opale.
    S-stanno bene.. v-vero..? A-Ay-Ayla.. è sparita. Ci.. hanno attaccati. Dobbiamo.. alzarci, radunare gli altri.. e andare a riprendercela..
    Deglutì a vuoto, la testa gli girava. Se mancavano.. potevano essere spariti o peggio anche loro? Gli mancava l'aria.
    Vero.. che stanno bene? Blake?! VERO?!
    Ecco, ora la paura aveva lasciato spazio al panico. E il panico è una sensazione brutta. Che non ti permette di empatizzare con le persone. Gli occhi tornarono su Skyler, che per Nik era la loro unica speranza.
    S-Skyler.. d-devi aiutarci tu.. io non.. non posso muovermi così. Devi.. devi fare qualcosa, così potrò alzarmi.. ti prego..
    La voce gli si fece sempre più flebile.
    Ti prego.. n-non so.. quanto tempo abbiamo.. prima che le facciano del male..
    Era sul punto di impazzire di preoccupazione, seriamente. Le condizioni di Ayla lo facevano morire d'ansia e il fatto che altri tre ragazzi, sua sorella compresa, non li vedesse ancora non aiutava affatto. La testa vorticava sempre di più, gli chiedeva di svenire di nuovo, in modo da poter ottenere un istante di pace da tutti i pensieri che l'affollavano. Ma niente, Nik non aveva intenzione di perdere i sensi. Anzi, se Skyler lo avesse potuto curare in uno schiocco di dita si sarebbe alzato direttamente per dirigersi di nuovo nei boschi.
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    Jessica Veronica Whitemore
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    Un tonfo sordo. Quell'unico rumore apparentemente casuale le fece cadere il foglio dalle mani. Si girò e vide... vide... non se lo ricordava. Ma una voce presto la fece distrasse dai suoi pensieri. Una voce proveniente da qualcuno di cui non si ricordava il viso. Sapeva solo che accanto aveva Josh... e poi c'era... chi c'era? Alkos? O Blake? O Nik? Sentiva le loro voci, come inglobate in una bolla in un luogo lontano... ma sopra tutte, una frase... quella sola frase che farà accapponare la pelle alla ragazza per i giorni, forse le settimane, avvenire. Una sola voce, udita poco prima che tutto si facesse buio e facendo afflosciare Jessica a terra... e Josh... Joshua dov'era? Ma in testa solo quella singola ed inquietante frase.
    Lei sta tornando...

    ***



    La ragazza mugugnò nel sonno, era evidente che qualcosa la stesse tormentando. Si agitò, si agitò nel piccolo letto messo a disposizione per gli studenti in infermeria, pochi altri centimetri ancora e avrebbe rischiato di cadere dal letto. Sta tornando... lei sta tornando... mormorava durante il suo sonno agitato, finché spalancò gli occhi, spaventata, esclamando un solo nome. Josh! Fu l'esclamazione della ragazza non appena si svegliò. Provò a tirarsi a sedere ma era una manovra difficoltosa, fin troppo... la stanza stava girando o era lei a girare? Si aggrappò alla testiera del letto e lanciò le gambe giù, andando a toccare con i piedi il duro e solido pavimento. Forse non era la stanza a girare. Come se non bastasse, le sembrava avere in testa un martello che batteva insistentemente, tanto le faceva male. Ma nel letto affianco scorse l'unica certezza di quello che sembrava un sogno. Josh! Allora stai bene. Incurante di tutto, buttò le braccia al collo dell'amico Ho fatto un sogno assurdo... Si sedette sul bordo del letto di lui senza però abbandonare l'idea di tenerlo abbracciato. Si sentiva così confusa... poi capì perché nel suo sogno aveva sentito le voci di Nik e Blake... proprio perché erano nella stanza in quel momento. Non aveva la forza di parlare a voce alta per farsi sentire, infatti con Josh aveva esalato un sussurro appena udibile. P-Perché siamo in infermeria? chiese poi, appena si rese conto di non essere nel suo letto né di essere ancora fuori. Nonostante girasse tutto, riconobbe comunque le figure degli amici ed il profilo della stanza. Però la ragazza non si riconosceva più, una sorta di paura le stava attanagliando le viscere ed era piuttosto restia all'idea di separarsi da Josh. Ma, successivamente, un altro pensiero la fulminò. Era mattina, perciò... Alex era rimasto da solo tutta la notte! Doveva... doveva andare da lui... ma come faceva un passo, barcollava e rischiava di cadere, perciò rinunciò all'idea. Non sarebbe stata molto utile al figlio se cadendo si fosse spaccata la testa. Sperava solo che qualcuno avesse il buon cuore di portarglielo, perché lei a stento si reggeva in piedi in quel momento. Se c'era una cosa certa, quella era che Jess avrebbe avuto bisogno di dormire per ore e ore. Sembrava una coincidenza davvero assurda che fosse successo tutto lo stesso giorno di quella traumatizzante lezione di difesa. Strinse la mano dell'amico per assicurarsi che tutto quello fosse reale e non frutto della sua fervida immaginazione.
    Spero che Skyler abbia qualcosa per l'emicrania... mormorò tra sé, poco dopo... Mi scoppia la testa. Ma in fin dei conti, era contenta di essere sana e salva... si ricordava che si erano ritrovati in giardino per svolgere un'iniziazione ad un club pensato dall'amico Opale, poi era successo tutto così in fretta... Lei sta tornando... Quelle parole le risuonavano spesso in testa. Lei chi? Non capisco, chi cazzo sta tornando? disse in un sibilo, alla fine, senza badare a chi poteva udirla e prenderla per pazza.
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  6. Joshua B. Evans
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    e glielo avessero chiesto a distanza di qualche anno, probabilmente Josh non avrebbe saputo dire con certezza cosa gli fosse successo in quel frangente di tempo in cui tutto, soprattutto quel che pensava di sapere, gli era parso incerto. Dopo aver accettato con una certa noncuranza l'invito di Blake a quell'assurda festa oltre il coprifuoco, lui e altri erano stati catapultati chissà per quanto tempo in una città abbandonata, molto simile a quelle che fungono da ambientazione ai film basati su futuri post-apocalittici e la cosa, tanto per la cronaca, gli aveva dato i brividi.
    Lui, naturalmente, ricordava ben poco di quanto era accaduto e, anzi, quando si risvegliò in infermeria si convinse che si fosse trattato unicamente di uno stupido sogno, e che la notte precedente si era recato lì a causa di un qualche malore improvviso dovuto alla sua condizione. Questo, in fondo, gli capitava spesso.
    L'infermiere Mave sapeva d'altro canto come prendersi cura di lui e non c'era da stupirsi se, per evitare che Josh avesse una crisi durante la notte, gli avesse proposto di restare a dormire lì. Peccato che il giovane Ametrin non ricordasse assolutamente nulla, se non una serie di immagini confuse di quel sogno senza senso.
    Si costrinse a mettersi a sedere e si guardò intorno, ma un forte senso di nausea e svariate fitte di dolore alla nuca lo costrinsero a poggiare quanto meno la schiena contro la spalliera.
    Fu quando iniziò a sentire le voci concitate di chi gli stava attorno che comprese di non essere affatto solo.
    Infermiere Mave?
    Chiamò debolmente, neppure del tutto certo che l'uomo lo avesse udito. Con gli occhi chiusi e una mano a strofinarli, non pensò ad altro che a una meravigliosa bacinella in cui vomitare. Poi, come un fulmine a ciel sereno, sentì nuovamente una voce che avrebbe scommesso essergli sconosciuta.
    Lei sta tornando.
    Un brivido violento lo indusse a tremare sotto il leggero lenzuolo che gli copriva le gambe e Josh fu costretto a serrare i denti per evitare che iniziassero a sbattere fra loro. Che diavolo era stata quella terribile sensazione?
    Chi stava tornando? Chi gli aveva rivolto certe parole?
    Nel pensare nuovamente a quella strana frase, un altro brivido lo percorse lungo tutta la schiena e il ragazzo si portò le mani tra i capelli sperando che quella terribile sensazione, oltre che il mal di testa, svanisse.
    Cosa diavolo mi è successo?
    Poi, all'improvviso, una folgorazione che lo costrinse a sbarrare gli occhi, per la prima volta incurante delle fitte alla testa.
    Jessica! Alkos!
    C'erano anche loro in quello strano sogno, ma essendo stato solo quello, solo uno stupido sogno, di cosa si preoccupava? Mentre il suo sguardo li cercava all'interno della stanza, non poté non notare Blake. All'improvviso lo detestò, ben conscio che quel sentimento nei suoi confronti non sarebbe di certo durato. Tuttavia, era talmente concentrato su di sé e su ciò che aveva appena vissuto, che non badò a quanto stessero dicendo gli altri, non fino a quando non notò l'agitazione di alcuni.
    Che diavolo è successo?
    In verità, la sua attenzione venne attirata da altro: un turbine dal profumo che ormai conosceva piuttosto bene si scaraventò sul suo letto e gli mise le braccia al collo. Jessica stava bene e, quando il ragazzo lo realizzò, ricambiò con delicatezza il suo abbraccio, lasciandola andare solo quando si rese conto che si fosse effettivamente calmata, ricambiando invece la sua stretta di mano.
    Sto bene, ragazza, non preoccuparti.
    Avrebbe volentieri scherzato sul fatto che l'amica pareva non veder l'ora di stare su un letto con lui, ma non era dell'umore adatto.
    Inizio a pensare che non sia stato solo un sogno, Jess.
    Josh attese che la ragazza si tranquillizzasse, poi iniziò a ispezionarla con lo sguardo; non pareva avere alcuna ferita, il ché era già qualcosa.
    Tentò di ascoltare quanto detto dagli altri, ma finì per tornare con l'attenzione su Jessica, attirato dalle sue parole.
    Di che parli?
    Allora non era l'unico ad avere in testa quelle parole.
     
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    Blake
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    Stava succedendo. Nikolai gli aveva rivolto la parola e Skyler gli aveva chiesto se mancavano altre persone. Lo sapeva che era colpa sua se qualcuno mancava, ma non sapeva esattamente come dirlo in quel momento. Aveva sentito tutto il discorso di Skyler sul fatto che no, non avrebbe detto niente a suo fratello, e gli credeva, davvero. Ma aveva anche detto che la preside doveva essere informata di tutta quella situazione. Non disse niente, era completamente incapace di parlare, digrignava i denti solamente per non urlare dal dolore. Aveva la spalla sub,che? Gli faceva male la testa, Mia ancora non arrivava e Jesse neanche e neanche Theresa ed Ayla era scomparsa! Perchè aveva invitato quella dolce ragazzina in quel gioco assurdo? Perchè era stato così presuntuoso da pensare che tanto ce l'avrebbe fatta a fare quella prova, perchè non era rimasto nel suo letto quella sera? E tutto quello solo perchè si annoiava. Sentì le parole ancora di Jessica... sta tornando. Chi cazzo stava tornando? Non riusciva a fare chiarezza nella sua testa, non riusciva a dire una parola. Non riusciva neanche a guardarlo negli occhi Nikolai. Theresa stava bene? Non lo sapeva, doveva dirgli una bugia? Non era nel suo carattere. Incrociò lo sguardo del ragazzo e scosse il capo. Non ne ho idea. Aveva la voce impastata dal dolore della spalla e dal senso di colpa che si stava facendo sempre più strada dentro di se, stava tornando quella situazione di disagio e rabbia che in quei due anni ad Hidestone si stava placando. In quel momento si sentiva responsabile di tutti quelli li dentro e non sapeva neanche cosa fare. Guardò Skyler, aveva quasi lo sguardo assente. Mia, Jesse e Theresa. Sono sicuro che Mia stia bene... ma... Skyler quando avvertirai la preside o i docenti... Beh non serve fare i nomi di tutti, alla fine ho organizzato tutto io, da SOLO. Non si stava prendendo la colpa perchè si sentiva in colpa della situazione, ma semplicemente perchè era la verità. Un'altra fitta alla spalla. Annuì a qualsiasi cosa disse skyler in precedenza, lo aveva ascoltato ma non riusciva a levarsi la voce di Nikolai nella sua testa: Vero.. che stanno bene? Blake?! VERO?! Lo chiedeva a lui perchè era lui che aveva messo in piedi quella follia. Era stato lui a permettere alla morte di farsi strada nella testa di Mia, di ustionare quasi a morte Niko, di prendersi Ayla, di stordire, Jess, Joshua e Alkos, e di far del male a Jesse e Theresa. Perchè cazzo non varcavano quella soglia? Si sentiva come se il vuoto, il buio e l'oscurità stessero riprendendo ancora il sopravvento su di lui. Se gli fosse successo qualcosa, qualsiasi cosa non se lo sarebbe mai perdonato. Perchè avrebbe dovuto? Dovevi morire tu al posto di Helena. Sarebbe stato tutto più facile anche per tuo fratello La voce di suo padre nella sua testa, il moto di schifo che stava tornando. Forse era vero. Magari la maggior parte delle persone li dentro sarebbero state a fare colazione in quel momento e nessuna con nuovi traomi addosso. Gli occhi con un contorno rosso, le mani tremanti, quasi non sentiva neanche più dolore alla spalla. Non si rese conto che si era alzato dal lettino. Era arrabbiato, incazzato nero. Lui non voleva far succedere tutto quel casino, anzi, voleva fare qualcosa di bello per i suoi compagni e tutto quello si era mutato di nuovo nel caos assurdo facendo del male a delle persone. Quella frase di Nikolai lo sconvolse. In quel momento, poteva stare anche in mezzo a milioni di persone, ma si sentiva estremamente solo e sopratutto non vedeva niente davanti a se. Si voltò con le spalle verso skyler trovandosi il letto davanti e gli diede un calcio con il solo volere di ribaltare tutto in quella stanza. Era incazzato nero con se stesso ogni volta che provava a fare qualcosa di buono per qualcuno finiva che quel qualcuno si faceva male. Avesse potuto smontare tutto in quel luogo lo avrebbe fatto, ma il tonfo del suo lettino lo fece quasi tornare alla realtà. Dammi qualcosa per questa cazzo di spalla e fammi andare via da qui. Per favore. Lo sapeva, stava per perdere il controllo. E perdere il controllo non sarebbe stata la soluzione migliore per nessuno, in primis per la sua stessa incolumità.
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    Skyler Mave
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    Mentre stava badando a Blake, sentì la voce di Nikolai van Aalter chiamarlo piuttosto concitatamente. Non appena finito l’Incantesimo Raggi-X, si diresse in direzione del ragazzo; pareva malmesso anche lui, cosa che l’infermiere non aveva notato finché lo studente era rimasto nel mondo dei sogni. Ora le cose si facevano più serie.
    “Calmati. Spiegatemi cos’è successo. C’è stato un rapimento? Se è così” guardò verso lo studio in cui aveva lasciato il magifonino “occorre avvisare subito Preside e docenti.”
    La voce di Skyler, che solitamente col paziente cercava di essere sempre calma, controllata e razionale, era leggermente incrinata dall’ansia. Tuttavia, cercò di essere d’aiuto ai suoi pazienti: avrebbe fatto stendere Nikolai su un letto più vicino a quello di Blake, in modo che potessero confrontarsi senza urlare da parte a parte della stanza, per lasciare tranquilli gli altri.
    Stava finalmente osservando meglio il Dioptase: a preoccuparlo, più che le scottature sulle braccia, era il fatto che fosse stato colpito anche il volto. Fortunatamente, il ragazzo poteva parlare: probabilmente non aveva dunque inalato del fumo. In quel caso sì che sarebbe stata una bella gatta da pelare.
    Avrebbe proceduto a valutare l’estensione e la gravità delle ustioni di Nikolai. Richiamò innanzitutto una bacinella d’acqua ed una siringa sterile senza ago: all’arrivo del recipiente, usò l’Aguamenti (#sexyinfermierepompiere) per riempirlo di acqua fresca. Essendo le ferite di Nikolai più estese e probabilmente più gravi di quelle di Blake al molo, decise che avrebbe proceduto con più calma, piuttosto che innaffiarlo da testa a piedi. Tanto più che non c'era la presenza di una fiamma viva.
    “Ascolta, Nikolai: sei ustionato anche sul petto, oltre che sulle braccia e al volto? Se sì, mi occorre che ti spogli con cautela. Devo procedere prima all’irrigazione, per ridurre la scottatura: è una pratica più utile nei primi 30 minuti dall’ustione, ma non sapendo quando sei stato bruciato preferisco procedere comunque così. In ogni caso, permetterà di alleviare un poco il dolore, prima di applicarti la medicazione vera e propria. Intanto, parlando di dolore...” disse, richiamando anche per il Dioptase una pozione analgesica “potresti bere questa. Ti farà sentire un po’ meglio.”
    ‘E diminuirà l’ansia... spero. Una ragazza è stata rapita - che cazzo di notte di merda devono aver passato, questi studenti’: per il momento, non poteva però lasciarsi prendere dal panico. Occorreva prendersi cura di loro, calmarli, ma anche allertare il personale.
    “Purtroppo Nikolai, lo capirai anche tu, al momento non siete in condizioni di poter lasciare l’infermeria.”; il ragazzo però aveva ragione. La speranza di ritrovare la ragazza, Ayla, diminuiva col passare del tempo.
    “Avvertirò i docenti: così potrete raccontare anche a loro cosa sia successo stanotte. Hai detto “gli altri”, Blake. Chi c’era con voi?”
    “Mia, Jesse e Theresa. Sono sicuro che Mia stia bene... ma... Skyler quando avvertirai la preside o i docenti... Beh non serve fare i nomi di tutti, alla fine ho organizzato tutto io, da SOLO.”
    “Blake. Qui non è questione di chi sia la colpa o meno. Tutti, anche i vostri prof, anche io, hanno fatto delle cazzate da giovani: non è quello il problema.”
    Skyler stava cercando di tranquillizzare Blake: poteva solo immaginare ciò che stesse passando in quel momento, coi sensi di colpa. Insomma, se una delle cazzate che Markab e lui avevano fatto alla loro età fosse andata a finire con un rapimento, sicuramente non sarebbe stato felice e gioioso.
    ‘Cazzo. Mia, Jesse e Theresa.’: non serviva certo un gran intuito per capire che la situazione era urgente.
    “Il problema è che una studentessa ora è in pericolo… ed è per quello che DOBBIAMO dare l’allarme. Non per stabilire di chi sia la colpa.” Usò il plurale per far sì che sia Nikolai che Blake fossero inclusi nella necessità: non voleva trattarli da ragazzini solo perché si erano messi nei guai - come se avessero poi così colpa di un rapimento organizzato da chissà quale psicopatico. Anzi, probabilmente sarebbe stato controproducente escluderli: li avrebbe solo fatti sentire ancora più impotenti e in colpa. Poteva immaginare il loro bisogno di fare qualcosa.
    Appena terminato, avrebbe Appellato il magifonino per avvertire i primi professori. Avrebbe avvertito dapprima i due con cui aveva maggiore confidenza (e che, forse, non l’avrebbero ucciso per essere stati svegliati all’alba): Lancelot Olwen e Dean Guymoore. Sperava che avvertissero gli altri insegnanti per iniziare a mobilitare i soccorsi.
    La tempesta di messaggi (“Boom di studenti feriti in infermeria - riferiscono rapimento di altri studenti - avvertire altri docenti”) e squilli sarebbe partito a intervalli regolari di 10 minuti finché non avessero risposto.
    Per la Preside, invece, aveva riservato un trattamento meno molesto: avrebbe scritto un messaggio (con un testo simile, del tipo “Boom di studenti feriti in infermeria - riferiscono rapimento di altri studenti - situazione allarmante - Skyler Mave”), inviato anch’esso regolarmente ma ogni tre minuti, fino ad una risposta. Evitò invece il turbine di squilli.
    Tornò quindi a concentrarsi su Blake, per agire sulla spalla. Aveva trovato una sublussazione, che occorreva rimettere a posto: fortunatamente, sembrava che il muscolo non avesse ancora assunto una contrattura antalgica.
    “Ok - l’analgesico dovrebbe avere avuto effetto. Non sarà piacevole, Blake. Epismendo!” Tracciò delicatamente una linea sulla spalla destra di Blake: avrebbe riportato in sede l’articolazione del ragazzo, prima di procedere con un Incantesimo Fasciante (“Ferula!”) per immobilizzargliela.
    “Dovrai evitare movimenti eccessivi, e stare a riposo per qualche tempo. Ovviamente, anche tu non potrai uscire di qui: ne sei conscio? Soprattutto sotto l’effetto degli analgesici. Soprattutto perché ci dovrete aiutare a capire al meglio la situazione per cercare i vostri compagni.”
    Udì quindi altre due voci, aggiunte al coro di studenti feriti.
    ‘Mmm, bene: sublussazione, ustioni… cos’è il prossimo caso, amputazione? O, come sparerebbero a caso in Dr. House, Lupus?’
    Beh, l’ultima affermazione non era poi lontana dalla realtà: riconobbe Joshua, stretto al collo da una ragazza che doveva essere Jessica, la milf più giovane al mondo dal Medioevo.
    “Raga, siete in infermeria: un po’ di pudore” scherzò dolcemente Skyler, nel vano tentativo di allentare la tensione che lo attanagliava. Si avvicinò ai due ragazzi, mentre un terzo che non ricordava assolutamente dormiva lì vicino.
    “Cos’è successo a voi? Sembrate stare bene… almeno fisicamente.”
    ‘Sicuramente meglio degli altri due: Blake e Blake 2, la Vendetta delle Fiamme’
    Aveva accuratamente evitato di fare battute sul fuoco, a questo giro: pensate quanto doveva essere sconvolto dalle notizie di rapimenti, per non comportarsi come il solito coglione.
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    Attivato quirk Sexy infermiere-pompiere: Chi non vorrebbe un aitante infermiere a spegnere fiamme ed incendiare ben altri bollori? Aguamenti ha un effetto lenitivo sulle scottature (da calore, freddo, acido, etc). Molto utile se lavori nella scuola di Blake!

    Usato per l'Aguamenti per le ustioni di Nikolai


    Edited by Skyler Mave - 17/10/2019, 13:00
     
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    Jessica Veronica Whitemore
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    Jessica odiava non ricordare le cose; odiava sforzare la propria mente a vuoto. Ed era proprio ciò che stava succedendo. Cazzo, doveva ricordare... l'unica cosa che le veniva in mente era la voce di qualcuno, presumibilmente un uomo, che parlava... ma solo una frase le ritornava alla mente. Lei sta tornando... ma quell'emicrania le impediva di pensare lucidamente, quindi abbandonò l'idea di cercare di capire, almeno finché Josh non si fosse svegliato. Cosa che, peraltro, avvenne pochi secondi dopo. Insomma, chi non si sarebbe svegliato se una ragazza fosse piombata nel suo letto? Sorrise nel rendersi conto che stava bene e che fosse abbastanza in forze da ricambiare il suo abbraccio e la sua stretta.
    Sto bene, ragazza, non preoccuparti.
    A quelle parole, il sorriso della ragazza si ampliò, anche se non riusciva a dare il meglio di sé a causa dell'emicrania e di quel costante senso di nausea che non l'aveva abbandonata da quando aveva aperto gli occhi e s'era ritrovata in infermeria con i suoi compagni. Doveva disperatamente raccontare il suo sogno a qualcuno, sperare di non essere lei la pazza, che il suo sogno avesse un qualche fondamento. E fu proprio quello che fece con Joshua, ma non appena gli annunciò del sogno, le parole del ragazzo la stupirono.
    Inizio a pensare che non sia stato solo un sogno, Jess.
    Non poteva credere a quelle parole. Allora non era stata lei ad immaginarsi tutto? Forse anche l'amico aveva fatto un sogno simile? Forse... forse davvero non era un sogno... erano stati teletrasportati... Massacro... sì, si ricordava decisamente una parola del genere...
    Di che parli?
    La voce di Josh la fece tornare ancora una volta alla realtà. Stava per rispondere che non aveva aperto bocca ma lo aveva solo pensato, ma si rese conto che forse lo aveva fatto senza accorgersene. Mi ricordo qualcuno che mi ha detto, ci ha detto, "lei sta tornando", c'eri anche tu nel mio... non sogno. (Jessica è così confusa da colpirsi da sola). Josh, cosa sta succedendo? Non capisco chiese all'amico, anche se era convinta che nemmeno lui avesse la risposta a quella domanda. Improvvisamente una voce tranquilla e con un'inclinazione di dolcezza, si fece strada nelle orecchie della ragazza. Riconobbe la voce dell'infermiere ed alzò la testa, concedendogli un debole sorriso. Non ho intenzione di alzarmi da qui per un bel po' rispose la corvina, indicando il letto di Josh, sorridendo però della battuta fatta per allentare la tensione.
    Alla domanda su cos'avessero, Jess lo guardò massaggiandosi le tempie. Non so se sta capitando anche a Josh, ma ho un mal di testa pazzesco... oltre che un senso di nausea, anche peggio di quello che avevo costantemente durante i primi tre mesi di gravidanza... rispose Hai qualcosa per lenirlo almeno un po'? chiese, quasi disperata. Poi individuò Blake e Nik che non sembravano stare troppo bene. Sapeva che avevano parlato, ma non era riuscita a cogliere molto della loro conversazione, solo parole confuse e all'apparenza senza un senso logico. Blake? Che è successo? chiese, riferendosi al motivo per il quale lui -loro- erano in infermeria. Magari lui avrebbe saputo farle un po' di luce sulla faccenda. Poi i suoi occhi si spostarono sull'olandese. Nel braccio presentava un'ustione non troppo bella. Nik! Tu stai bene? finalmente aveva ritrovato abbastanza forse per porgere quelle due domande, ma sembrava che ad ogni parola, il dolore si intensificasse.
    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato" | Scheda | Stat.
    by Lance
     
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    Jesse Lighthouse | Prefetto Black Opal
    "Theresa, THERESA!"
    Aveva strillato il nome della lupacchiotta infinite volte. Dapprima, in quello che era un ospedale abbandonato, aveva iniziato con pudore e con prudenza, ma man mano che le porte non si aprivano la sua ansia era cresciuta fino a rendere nella sua voce l'urgenza di trovare l'altra, anzi, di trovare qualsiasi cosa che non fosse quel vuoto assoluto.
    Alla fine una porta, la più ovvia a ben pensarci, si aprì. Lui ebbe la visione di una bambina, a terra, ma fu un flash, un istante, perché varcata essa si ritrovò nel bosco, senza un perché, senza un ma. Un istante prima era in un ospedale maledetto e ora era nel bosco ove avevano trovato quel maledetto biglietto.
    Aveva gridato il nome di Tessa con tutto il fiato che aveva nei polmoni, con paura, con rabbia, con disperazione, aveva urlato così forte da evocare un'eco. Si era aggirato per il bosco, ripercorrendo i suoi passi e cercando mentalmente di seguire ciò che avevano fatto nell'ospedale, sperando che fosse un'illusione e potesse trovare qualche indizio, ma niente. Theresa, proprio come quell'ospedale, era svanita.
    'Cosa ho fatto... COSA HO FATTO!' quando Jesse accettò l'ovvio, ormai la sua voce era un lontano ricordo, ora ferita, screziata e afona.
    Cadde sulle ginocchia a riprendere fiato, contemplando la propria inutilità, ma, lentamente, si rese conto di non poter star lì 'Devo dare l'allarme. Devo dare l'allarme!'
    Con quanto fiato aveva in corpo (poco, in vero, ma l'adrenalina era un potente anestetico), Jesse corse dal bosco al castello e quindi salì le rampe delle scale, fino a giungere alla porta più temuta della scuola, quella del professor Ensor. Senza alcun rispetto (della sua vita) bussò come un pazzo finché questi non comparve, al che gli raccontò tutto quello che era successo, soffermandosi soprattutto sulla parte post-gita fuori le mura, raccontandogli dell'ospedale e della sparizione e facendo molta, tanta, leva su una strana forza che lo aveva portato lontano e che pensava avesse poi allontanato anche Theresa "So... so che merito una punizione, ma per favore, prima trovate Theresa. Vado in infermeria: non ho trovato gli altri... magari... magari sono là!"
    Disperato il ragazzo corse via, ma una parte di lui, forse che ancora voleva sperare, si precipitò dai Black Opal, ove cercò gli spariti, che non trovò. Anche la camera delle ragazze era priva di Jessica, ma Alex, poverino lui, era ancora lì 'Cielo... non anche tu...' lo afferrò tra le braccia, trovandolo piccolo, paffuto ed adorabile.
    Il cucciolo di uomo lo osservò perplesso, ma, avendo con Jesse una certa confidenza, non pianse "Ehi... cosa fai qui da solo... stai con me, vuoi, eh?"
    Non che avesse molta scelta, porello, ma il parlare pensava aiutasse, e Jesse aveva bisogno di tenerlo calmo.
    Armato di neonato, il ragazzo lasciò le sale dei Black Opal e discese verso l'infermieria 'Meno male!' il vociare concitato lo rassicurò, tanto che entrò dalla porta correndo e aprendola con una spallata "Ragazzi!" esclamò lui, trovando molti dei suoi compagni di avventura, anche se, purtroppo, non tutti.
    'No... no, no, no!' disperato, il ragazzo iniziò a guardarsi intorno, contando le persone, cercando chi ricordava, e notando purtroppo altre sparizioni 'Maledizione!' si disse lui, rimanendo lì, all'ingresso, quasi nel panico.
    Il problema era che non poteva permetterselo: Blake, tanto per cambiare, si era fatto male e stava dando di matto.
    "Blake... BLAKE!" il ragazzo, agitato, corse dall'amico, lanciandosi quasi contro di lui, neonato incluso "Per favore, calmati, non peggiorare la tua situazione, ti prego!" supplicò lui, a due centimetri da lui, nel mentre Skyler tentava di rimetterlo in sesto per quanto possibile, e ribadire che non poteva andarsene.
    'Dannazione!' imprecò lui, che avrebbe voluto toccare l'amico, ma aveva un neonato tra le braccia ad ostacolarlo. Si maledisse un po' per aver portato il pargolo, ma poi si ricordò del fatto che avesse avuto un dannato bisogno di non essere solo, e che comunque lui avesse bisogno delle attenzioni di qualcuno, qualcuno che al momento le stava decisamente dedicando ad altri.
    'Jess... e Josh?' ci mise un po' a notarli, forse perché c'erano troppe cose, forse perché il suo Socio stava facendo quello che gli riusciva meglio (danni), ma poi fu impossibile non farlo e, improvvisamente, si sentì piccolo piccolo, nonché terribilmente stupido.
    Non sapeva bene neanche lui perché, ma si rese conto di odiarli e si rese conto che soprattutto non voleva vederli così. Allo stesso tempo, decisamente, non voleva più tra le braccia Alex.
    "State bene, ragazzi?" si dovette avvicinare, ma il suo sguardo fu sfuggente "Jess... io... ho pensato che potessi sentire la mancanza di Alex, essere preoccupata per lui... scusa se mi sono permesso di prenderlo..." gemette lui, sentendosi infinitamente stupido 'Si sono fatti male... stanno male...' e non gli avevano fatto assolutamente niente, del resto cosa mai avrebbero potuto fargli?
    Alzò, a fatica lo sguardo e osservò la corvina. Tentò di passarle il bambino, quindi la carezzò su una spalla "Ti serve che porti qualcosa dalla tua camera? Chiedi e volo!" disse lui, gentile, generoso, disponibile, come sempre.
    Dopo spostò lo sguardosu Joshua. Se possibile, fu ancora più difficile. Si sedette a bordo del letto. Posò una mano sul una sua gamba, delicatamente, manco fosse di vetro "Ti... ti serve acqua... qualcosa... qualsiasi cosa?" chiese anche a lui, gracchiando ancora più di quanto non avesse fatto tutto il tempo: era ancora afono dopo tutto quell'urlare.
    Avrebbe voluto stare da loro, ma Skyler doveva badare a Nikolai e lui aveva bisogno di rendersi utile 'Non ce la faccio...' non aveva il coraggio di parlare - o rispondere - al fratello di Tessa, sicché si alzò da dove si era appollaiato e tornò al suo posto naturale, accanto al suo Socio.
    "Blake... per favore... non puoi andartene... e non puoi ribaltare cose! L'infermiere dice che devi restare e qui... qui c'è tanto bisogno" disse lui, sempre con meno voce. Strinse gli occhi e i pugni: era debole, fragile. Stava spaventando sé stesso, come sarebbe riuscito a rassicurare l'amico?
    'Sii quello che devi essere, Jesse!' fece alcuni respiri e lentamente, manco stesse usando la magia Vestis su tutto sé stesso, il ragazzo cercò il controllo e lo espresse.
    "Vado io. Li cercherò, ovunque, per tutta la notte e tutto il giorno. Sono in forma e sono veloce, e questo lo sai: sai quanto sono veloce, sulla scopa e per terra. Non mi sono fatto niente, quindi lasciami fare almeno questo: tu resta qui, bada a loro e aspetta la preside o il professor Ensor... l'ho avvertito di cosa è successo, ma io so solo quello che ho visto... quello che ho visto qui non lo so. Per favore, Socio: lascia andare me."
    Finalmente libero da Alex, il ragazzo posò una mano sulla spalla sana dell'altro e cercò con lui il contatto fisico. Parlò con voce calma, sicura, forte persino, cercando di convincere Blake, per una volta, a dar retta a qualcuno. In genere era il Barnes a comandare, ma in quella specifica occasione aveva bisogno di essere lui a farlo, per una volta.
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  11. Joshua B. Evans
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    I
    n quel momento, Josh non era propriamente certo di potersi occupare di qualcun altro oltre che di se stesso, ma non lo avrebbe certo fatto notare a Jessica che, dal poco che potè vedere, aveva molto più bisogno di supporto rispetto a lui.
    L’arrivo di Skyler li interruppe ma Josh non ne fu affatto contrariato; per qualche motivo, l’idea di parlare con un adulto lo attraeva particolarmente, rischiando quasi di tranquillizzarlo.
    Ora ci avrebbe pensato lui a chiarire le cose, vero?
    Scusi.
    Disse Josh con aria fintamente colpevole costringendosi a sorridere e lasciando che Jessica calmasse abbastanza da essere lei stessa a lasciare andare la presa su di lui. Alla domanda del giovane uomo, però, l’Ametrin non potè rispondere nell’immediato. Cosa gli era successo? Perché si trovava in infermeria? Quella sì che era una bella domanda.
    Lasciò che fosse la Opale la prima a parlare e lui si ritrovò ad annuire: non aveva idea di cosa implicassero i fastidi della gravidanza, ma mal di testa e nausea li conosceva bene.
    Vorrei poterle rispondere, mi creda, ma non so neppure come sono arrivato qui. Ero... avrei giurato fosse un sogno, ma non ne sono più tanto sicuro. Ho mal di testa e continui brividi e... è per caso tornato qualcuno, che Lei sappia?
    Si sentiva talmente sciocco a porre quella domanda che preferì restare in silenzio, lasciando che fosse Jessica a continuare. A qualche lettino di distanza dal suo, vide finalmente Alkos e si rilassò: a quanto pareva erano tutti e tre sani e salvi, ma un dolore lancinante alla testa lo costrinse a portarsi una mano su di essa, stringendo le palpebre e digrignando i denti.
    Merda...
    Nel mentre, un altro forte brivido lo colse impreparato e sentì Jessica rivolgersi a Blake e a un altro ragazzo che aveva visto quella sera solo di sfuggita, prima che tutto iniziasse.
    Poi l'arrivo di una persona che di certo non si aspettava di vedere lì attiro la sua attenzione, oltre che il suo sguardo. Jesse con Alex in braccio era una visione a dir poco stramba che, in altre circostanze, avrebbe di certo fatto ridere Josh. In quel momento tuttavia il moro rimase a guardare il compagno con un cipiglio alquanto serio. Lo vide dare il bambino alla madre e sedersi un attimo dopo al suo fianco, sul letto. Josh non disse niente, ma il suo sguardo finì inevitabilmente sulla mano dell'altro, posta sulla sua gamba.
    Se una parte di lui desiderò ardentemente scostarsi e sottrarsi a quel contatto, un'altra parte, la più razionale e forse gentile, lo costrinse a restare lì sul posto e a rivolgere al compagno un sorriso rassicurante.
    Sto bene, Jay. Sta' tranquillo. Pensa a Blake, sembra fuori di sé.
    Sbuffò sonoramente e si passò una mano sul volto, poi tra i capelli, e urtò quella di Jesse nel ricondurla in basso per cercare un sostegno nel materasso; un altro giramento di testa gli fece quasi perdere l'equilibrio nonostante fosse seduto.
    Fu lì lì per chiedergli scusa, ma non aveva fatto nulla in realtà per cui scusarsi.
    Rimase in silenzio, mordendosi la lingua.
    Che nottata del cazzo.
     
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    Skyler Mave
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    Se qualcuno, fino a qualche anno prima, gli avesse detto che come Medimago sarebbe finito a prendersi cura di un gruppo di ragazzi impanicati - e alcuni mezzi morti - Skyler avrebbe mandato a fanculo tutti quanti e sarebbe rimasto a fare saltuariamente l’escort: tuttavia, per fortuna o per forza, si cambia, si cresce e ci si adatta. Ecco allora che anche una testa calda, un coglione o un eterno bambino possono diventare Infermieri ad Hidenstone.
    ‘Anche se, porca troia, una mini-vacanza dopo tutto questo non me la toglie nessuno. Seee vabbé: la cara Vic non me la concederà mai.’
    Ascoltò attentamente Jessica mentre gli riferiva i sintomi, senza parlare e facendo talvolta piccoli cenni di assenso con la testa: tra tutti, forse, lei e Joshua parevano quelli più calmi.
    “Osserverò i vostri occhi per vedere se può esserci qualche danno cerebrale - potrebbero avervi tramortito con un colpo in testa?” chiese, cercando di fare un minimo di anamnesi ai due ragazzi. Da come si stavano comportando, o avevano subito una sorte simile, o erano in rapporti teneri: forse visitarli uno consequenzialmente all’altro gli avrebbe permesso di mettere insieme dati anamnestici e clinici. “Se me lo permettete, procedo”: avrebbe quindi acceso la punta della bacchetta con un Lumos, per osservare il diametro delle pupille prima di Jessica (‘Ehi, sono pur sempre un galantuomo!’), quindi di Joshua. Sperava di non trovare alcuna complicazione: la probabile botta che avevano preso (o gli era stata data da uno dei possibili rapitori) sembrava avere determinato una concussione lieve. Tuttavia, per fortuna, Jessica e Joshua non erano a rischio di vita. Discorso a parte meritava l’altro ragazzo lì vicino, che dormiva ancora: avrebbe fatto l’ennesimo esame poco tempo più tardi, quando avesse avuto un attimo di respiro.
    “Vorrei poterle rispondere, mi creda, ma non so neppure come sono arrivato qui. Ero... avrei giurato fosse un sogno, ma non ne sono più tanto sicuro. Ho mal di testa e continui brividi e... è per caso tornato qualcuno, che Lei sappia?”
    “Al momento ci siete tu e Jessica, Nikolai e Blake… e poi il Bell’addormentato dell’Infermeria, che non conosco… Jesse invece è qui in visita. Di altri, per ora, non è arrivato più nessuno: l’unico dei pazienti che è arrivato con le proprie gambe è Blake. Ho già avvertito Preside e alcuni prof sul fatto che potrebbe essere accaduto qualcosa di grave.”
    ‘Meglio non dire che qualcuno è stato rapito… per ora.’
    “Ok - nausea ed emicrania; insomma, siete stati al rave peggiore della storia!” affermò ridacchiando in maniera nervosa: non sapeva ancora bene come reagire al tumulto di emozioni che provava. “Accio secchi - ecco, se vi venisse da vomitare, potete farlo tranquillamente qui: evitate di muovere troppo rapidamente la testa. Per il mal di testa… sì, questa dovrebbe andare” disse, richiamando due analgesici per i ragazzi.
    ‘Porca troia: spero non mi prendano per uno spaccino di antidolorifici. Neanche i pusher di Newport smazzano così tanto in così poco tempo…’
    Entrò in scena a quel punto Jesse Lighthouse -di cui, finalmente, aveva imparato il nome-: ormai il copione dello studente sconvolto, talvolta sporco e pallido in viso con le occhiaie lo conosceva bene.
    “Ciao, Jesse: come stai tu? Sei ferito? Siediti pure dove vuoi - se hai bisogno di qualcosa, io sono qui.”
    Aveva eseguito un rapido scan visivo del ragazzo, per notare se a prima vista avesse ferite visibili: come Jessica, Joshua e il Bell’Addormentato dell’Infermeria, tuttavia, sembrava incolume - almeno fisicamente. Le ferite emotive e psicologiche erano ben visibili sul suo viso, per cui non occorreva cercare così a fondo.ù
    Sospirò - quei ragazzi avevano bisogno di qualcosa per tenerli su. Cioccolata calda: avrebbe richiamato un elfo domestico, chiedendogli non senza un poco di imbarazzo di preparare quante, almeno una dozzina di tazze di cioccolata calda? Non era così a suo agio a dare ordini agli elfi domestici, pur dopo tutti quegli anni nel mondo magico: l’idea di avere un servitore non sessuale era ancora un po’ strana. Una volta pronta la bevanda, avrebbe fatto servire una tazza ad ogni postazione letto, tenendone qualcuna per eventuali visitatori o studenti sopravvissuti. In fondo, chi mai rifiuterebbe della cioccolata calda?
    Notò che Jesse aveva portato il figlio della ragazza Black Opal.
    ‘Oh, un piccolo marmocchietto - speriamo non lo allatti in pubblico, o qui ‘sti ragazzi mi si arrapano per una tetta scoperta.’
    “Oh, ciao piccino!” disse con vocina tenera, rivolto ad Alex; si rivolse quindi a Jessica e a Jesse “Se ha bisogno di qualcosa, piuttosto si può trovare qui. Da qualche parte dovrei avere qualcosina per i neonati e i bambini in generale - da quando ne è nato uno in Accademia, hanno fatto rifornimento”: sorrise a Jessica, cercando di evitare il solito occhiolino che usava per flirtare.
    ‘Sperando che non ne nascano altri, o altro che Accademia: Asilo Nido Hidenstone, parla la Tata Mave - chi vuole il ciuccio? Allora sì che Markab mi prenderebbe per il culo.’
    Apparentemente, l’azione e la conversazione stavano facendo bene a Skyler, che stava rientrando almeno parzialmente nel suo solito modo di fare. Sperava almeno che un poco di normalità apparente potesse aiutare i ragazzi ad elaborare le emozioni contrastanti che stavano provando.
    "Parlato"- 'Pensato' - "Ascoltato" | Scheda PG Stat.
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    Nikolai van Aalter
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    Alla risposta di Blake "non ne ho idea" Nikolai si sentì cadere il mondo addosso e per un attimo sentì fortissimo l'urgenza di vomitare. Si, era abituato alle emozioni forti, ma non al forte terrore, all'ansia, al panico. Era più un tipo da adrenalina, cuore che batte all'impazzata per l'eccitazione, non per la paura.
    Rimase impietrito, lasciando continuare a parlare l'opale, mentre intanto Skyler si prodigava nell'informare i vari docenti della sparizione di Ayla. A quanto pare era sicuro delle condizioni almeno di Mia, ma era ancora incerto su quelle di Jesse e Tess. Ovviamente questa notizia, per quanto splendida, dato che significava poter riabbracciare sana e salva un'altra compagna di scuola.. non faceva sentire per niente meglio Nik, che abbassò lo sguardo al pavimento, occhi sgranati e tremanti, mentre la sua mente viaggiava, ovattando ogni suono che si formava attorno a lui.

    "Che sta dicendo..? Che è colpa solo sua? Beh.. ha ragione. Se non fosse stato per lui.. Cazzate. Non ha costretto nessuno a trovarsi lì quella notte. Solamente è un povero idiota colpevole della sua stupidità. Lui però non si è fatto sfuggire nessuno dalle mani, mi sembra.. I-io ci ho provato.. a salvarla. Ed ho fallito come un povero idiota. Se le accadrà qualcosa sarà unicamente colpa mia, non di Blake. Dobbiamo organizzarci. Devo andare a salvarla. Nonononono. Devo liberarmi di questi dannati vincoli. La prossima volta non posso esitare."

    Nikolai combatteva contro Nikolai in uno scontro ideologico immenso, che si consumò però in un istante nella testa dell'olandese, finendo più o meno dopo il risveglio di Jessica ed il calcio di Blake.
    Gli occhi di Nik si poggiarono sul lettino ribaltato, vuoti e freddi, come privati della loro tipica luce, poi si mossero verso Skyler, che si stava munendo di acqua e bacinelle accanto a lui.
    Quindi.. è una lei..
    Sussurrò a sé stesso, avendo captato la frase che Jessica si ostinava a ripetere incessantemente. Molto bene. Un buon cinquanta per cento dei possibili obiettivi si andava ad eliminare con questo particolare. Sì. Obiettivi. Il pensiero di Nikolai si era fatto molto più chiaro in quei pochi istanti e non era piacevole affatto.
    No.. no che non sto bene.. non mi sento più le braccia, mi brucia la faccia.. e potremmo non rivedere più Ayla solo perché sono fottutamente inutile!
    Rispose con stizza all'innocua domanda dell'opalina che, ovviamente, povera, non poteva sapere in che condizioni versasse la psiche del Dioptase, ma andiamo, ci poteva anche arrivare da sola che quella non fosse proprio la domanda del secolo da porre ad uno che aveva appena fatto e detto ciò che aveva fatto e detto Nik (?)
    N-non sento dolore.. al petto.. però quella, non posso.. prenderla da solo..
    Fece poi con un filo di voce all'infermiere, rivolgendosi subito dopo con il capo in direzione della pozione analgesica. Effettivamente come per le braccia, anche le mani del giovane mago erano totalmente ustionate, soprattutto la destra, a causa del braccio che aveva provato ad allungare in direzione di Ayla un momento prima che le fiamme lo avvolgessero completamente. Entrambi gli arti gli tremavano impercettibilmente e non riusciva a chiudere le mani.
    L-le sento.. formicolare.. e poco altro. Mi cadrebbe..
    Precisò. Non avrebbe fatto problemi, però, nel bere, nel caso Skyler o qualcun altro per lui si fosse offerto di porgergli alle labbra la boccetta. Dopotutto quel liquido lo avrebbe aiutato nella guarigione. E prima guariva, prima era fuori di lì, prima tornava nel bosco.
    Inutile descrivere il tipo di scatto che fecero i suoi occhi appena l'infermiere gli disse che "ovviamente" non poteva lasciare l'infermeria. Qualcuno avrebbe potuto definirli "assetati di sangue".
    Scusa.. come? S-Skyler.. le ferite sono alle braccia! Ho bisogno solo di riposare un istante e poi posso unirmi alle ricerche. Posso camminare anche per ore, sono uno che non si lamenta per gli sforzi fisici. Ho solo bisogno di un paio di fasciature messe come si deve e poi posso uscire da qui anche io, assieme ai prof!
    Prese a lamentarsi, guardando negli occhi l'infermiere con le pupille strette quasi come quelle di un rettile.
    Non mi stai chiedendo davvero di restare qui.. a non fare un cazzo.. vero? Ayla è sparita a causa MIA!
    Gridò, iniziando di nuovo a tremare visibilmente. Ogni volta che pronunciava il nome della ragazza si sentiva un groppo in gola, i muscoli afflosciarsi e la voce assottigliarsi. Come se si fosse sedato da solo a nominarla, infatti, subito dopo questa sfuriata, nella quale si era quasi alzato in piedi per ergersi di fronte a Skyler, come a minacciarlo, si ri-accasciò seduto sul lettino, inerme ed inoffensivo.
    Fu a quel punto che, a riportare le cose appena placatesi ad uno stato di agitazione che a confronto gli isotopi radioattivi sembravano statue di cera ci pensò l'entrata in scena di Jesse, accompagnato da Alex, il bambino di Jessica. Per un secondo Nik si fece raggiante. Esclusa Mia, che Blake aveva assicurato stesse bene, lui e sua sorella erano gli unici ancora dispersi. Questo significava che con l'opale lì, anche Tess doveva essere vicina.. vero? Per un attimo si chiese come mai non arrivasse, poi iniziò a pensare che magari era rimasta da qualche parte a riposare ed avesse incaricato il biondino col neonato di informarlo che stesse bene.
    Ma l'informazione tardava ad arrivare, Jesse sembrava ignorarlo, preoccupandosi di tutti quelli che gli stavano attorno, quindi Nikolai iniziò a convincersi che non avesse informazioni da riferirgli. Ma quindi.. se tutti i presenti lì non sapevano di Tess e neppure Mia, probabilmente, dato che Blake l'aveva sicuramente incontrata e si era detto ignorante sulla condizione di sua sorella... allora dov'era finita, l'altra van Aalter?

    Nik deglutì a vuoto, mentre dei sudori freddi iniziarono a scorrergli dietro al collo. Si voltò con il capo dall'altro lato dell'infermeria per guardare la scena conviviale tra i ragazzi del secondo anno e il marmocchietto, poi si girò nuovamente per vedere Skyler che medicava allegramente Blake. Una rabbia fuori dal mondo iniziò a montargli nello stomaco, risalendo fino alla gola fino a trasformarsi in parole e veleno.

    "Perché cazzo tutti si comportano come se mia sorella stesse già bene?"



    Scusate..
    Parlò per la prima volta quella mattina a voce ben sostenuta, per farsi sentire da tutti, ma con lo sguardo non fissava nessuno. Aveva gli occhi puntati nel vuoto, assenti, forse in direzione dello stipite della porta.
    All'appello mancavano ancora Mia, Jesse e Tess. Ayla è stata rapita sotto i miei occhi.. Blake garantisce che Mia è al sicuro.. Jesse è appena entrato dalla porta.. manca solo mia sorella ora, no?
    Fece un secondo di silenzio, come se cercasse di mettere in moto in primis il suo di cervello, prima ancora di quello degli altri. Strinse i denti, sibilando le successive parole con il sangue agli occhi.
    E allora mi spiegate perché stracazzo sembra che qui non fotta un cazzo a nessuno di dove si trovi adesso?! Soprattutto dopo che veniamo da una notte in cui, non so se l'avete capito, UNA RAGAZZA È SPARITA!
    Avrebbe voluto spaccare qualcosa, insieme alla sua gola, con quell'urlo, ma le sue braccia erano quasi totalmente K.O. e l'unica cosa che poteva far risuonare in quella stanza erano le sue parole. Ed erano parole pesanti, arrabbiate, intrise di odio e veleno, parole che normalmente, quello lo potevano aver notato quasi tutti, non uscivano mai neppure dalla bocca di un Nikolai alterato. Era, molto più letteralmente che figurativamente, un'altra persona.
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    Blake stava letteralmente impazzendo per il senso di colpa che lo stava divorando. Non sentì minimamente le parole di Skyler che lo stava rassicurando del fatto che non sarebbe sicuramente uscito da li dentro e sopratutto non era colpa sua. Come faceva a dire una cosa del genere quando era stato lui a chiamare a raccolta tutti quanti per fare qualcosa di estremamente pericoloso. Era un'accademia magica, con creature magiche in ogni dove, potevano morire sempre e lui che aveva fatto? Aveva chiamato tutti i suoi compagni, che senza presunzione alcuna non erano come lui ed in grado di fare determinate cose senza morire e sprezzanti del tutto delle regole, a fare qualcosa che solo lui avrebbe potuto fare. Aveva ribaltato un lettino con il piede e quando Skyler era andato da lui per mettergli apposto la spalla, fece un piccolo verso per il dolore che provò quando la spalla si rimise al proprio posto. Ma tutto quello era destinato davvero a degenerare. Il fatto era che nessuno li dentro, conosceva veramente Blake. Nessuno sapeva, anche se era facile da intuire per tutti, che Blake soffrifa di scatti di ira, che il fatto che lui avesse il "ti ammazzo" facile fosse una cosa innata, che aveva coltivato per molto, molto tempo. Erano 17 anni che risolveva le questioni facendo a cazzotti oppure prendendo di mira qualcuno, erano 17 anni che allenava la sua arroganza e prepotenza! Con Hogwarts e l'aiuto di suo fratello, gli scatti d'ira erano sicuramente diminuiti rendendolo solamente un bulletto strafottente, ma era anche vero che Aaron aveve fatto in modo che dall'ultimo scatto d'ira del fratello, si eliminassero tutte le ragioni che lo portavano ad un crollo emotivo. Aveva cominciato eliminando la presenza, seppur molto soradica del padre, tutto quello che potesse riguardare cose che gli facevano venire i sensi di colpa per cose non vere ed aiutando il ragazzo ad avere un'autostima di ferro. Blake viveva continuamente in un paraddosso, ne era prigioniero. Aveva semplicemente accantonato i suoi problemi e lasciato spazio alla sua parte carismatica e simpatica, ma non voleva dire che dentro di lui non covava ancora rabbia. Aveva preso a pugni un ragazzo dei dioptase qualche mese prima e quasi gli aveva fatto perdere la coscienza solo per una frase stupida, adesso che si sentiva in quel modo, avrebbe fatto anche di peggio. Poteva anche essere definito un attacco di panico, ma Blake non ragionava più. Non c'è da stabilire un cazzo di niente Skyler, ho organizzato io qualcosa che nessuno qui dentro era in grado di fare e siamo finiti con una ragazza scomparsa e Niko ustionato, dobbiamo dare l'allarme, BENE!Chiama anche gli Auror se è necessario ma a meno che tu non decida di legarmi a letto, io qui dentro non ci passerò la notte e anche nel caso in cui tu mi legassi a letto farò in modo di... Jesse senza Theresa e con Alex in braccio. Non disse niente, le cose stavano andando troppo velocemente e il suo cervello aveva smesso di funzionare già da un quarto d'ora. Non sentiva dolore al braccio, e sembrava che la sua spalla stesse bene, ma quando sentì Jesse dire che sarebbe andato lui nella foresta perchè stava bene e tutto il resto venne preso completamente dal panico. In realtà Blake non era un tipo che se la prendeva con i suoi amici, specialmente con il biondino. Anche se ci era rimasto seriamente male, Blake voleva bene a Jesse e lo reputava davvero il suo migliore amico. Ma il panico, la rabbia, il senso di colpa, il suo non avere un briciolo di autocontrollo, suo fratello lontano, il fatto che era stato lui ad organizzare tutto quello, Ayla dispersa, Theresa dispersa... Quando si sarebbe reso conto di quello che aveva fatto, sarebbe stato troppo tardi. Prese letteralmente Jesse per la maglietta e lo tirò verso il muro. Gli portò un braccio al collo. Per favore, Socio: lascia andare me." Per favore un cazzo Lighthouse. Tu non andrai da nessuna parte! Il tuo parabatai cosa farebbe senza di te? Non ti va di correre da lui a vedere se sta effettivamente bene? Infondo ti frega solamente di lui in questa cazzo di scuola quindi non rompere i coglioni e o rimani qui oppure vattene dal tuo cazzo di amichetto. MA NON NEL BOSCO. le ultime parole furono dette in maniera chiara e scandita, con una rabbia che non cacciava da tempo, se lo stava soffocando con il suo braccio non gliene fregava niente. Era stato geloso almeno per un attimo del rapporto che lui aveva creato con Erik, si forse lo era per davvero, ma non lo aveva mai detto così apertamente. Si allontanò da Jesse e quando sentì le parole di Nikolai alzò un sopracciglio. Davvero? Pensava che davvero a nessuno importasse niente. Beh, diciamo che Blake aveva detto a Skyler forte e chiaro che lui stava perdendo il controllo e quando lo faceva, Blake si conosceva. Non andò da Jessica perchè aveva un neonato in braccio, non rivolse parola a Joshua ed al suo sonoro sbuffare. Loro alla fine non avevano subito niente e Blake non aveva intenzione di sprecare del tempo prezioso, si avvicinò alla boccetta di Nikolai. L'aprì. Sta zitto e bevi questa cazzo di cosa se no avrai segni permanenti per tutta la vita e non è una cosa bella! Diciamo che nella sua testa lo stava anche aiutando, gliela portò alle labbra per fargliela bere. Ovviamente tutto questo se Nikolai glielo avesse permesso. Era la prima volta che lo guardava negli occhi da quando era in infermeria. Se nessuno parla di tua sorella è perchè ne siamo tutti preoccupati, e non urlare ai tuoi compagni fa male la testa! Ed adesso doveva solamente trovare il modo di uscire di li. Aveva la voce tremante, la mani che gli prudevano, adesso stava a Skyler Mave decidere se era il caso di cominciare a legare le persone a letto, oppure dare l'opportunità a Blake di distruggere tutto quello che aveva intorno. Comunque, Blake distolto lo sguardo da Nikolai andò verso la porta tentare di uscire dall'infermeria.
    ✕ schema role by psiche
     
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    La gente sogna che un’infermeria, o una corsia d’ospedale, siano simili a quanto è possibile vedere su Grey’s Anatomy, Dr. House, Scrubs e altre serie simili. Ebbene no, stare in corsia è un po’ come essere una pallina da flipper - soprattutto se si è in servizio da soli , con una mandria di ragazzini (giustamente) imbufaliti e bisognosi di cure mediche.
    ‘Yeeeh - da Mave’s Anatomy a Un Flipper in Corsia è un attimo!’
    Fu così che Skyler si trovò a tornare spesso sui suoi passi: nella foga del momento, aveva sovrastimato le attuali abilità motorie di Nikolai, che effettivamente presentava ustioni anche ai palmi delle mani.
    “L-le sento.. formicolare.. e poco altro. Mi cadrebbe…”
    “Scusami, hai ragione - ti do una mano io. Comunque” sospirò leggermente, per placare l’ansia che lo attanagliava e rimanere lucido “non sei fottutamente inutile. Ve l’ho già detto: non è importante di chi sia la colpa. I professori sono stati avvisati - vedrai che entreranno in azione, se servisse anche con gli Auror.”
    ‘O almeno, lo spero…’
    Avrebbe aiutato il Dioptase a bere la pozione analgesica, rispettando i suoi ritmi. Certo, lo avrebbe fatto volentieri, se Blake non si fosse intromesso.
    ‘Certo che ti diverti proprio a giocare col fuoco, Blake.’
    Avrebbe guardato la scena, pronto a intervenire con un Protego tra i due se la situazione fosse degenerata: avrebbe mantenuto la barriera finché le due parti non avessero desistito dall’attaccarsi o si fossero stancate. Poi, avrebbe fatto in modo di allontanare Blake (che iniziava a schiumare per tutta la stanza ), prima di richiamare una seconda bottiglia di analgesico da dare personalmente a Nikolai.
    Non aveva notato la luce nello sguardo di Nikolai quando gli aveva detto che non poteva lasciarli uscire dall’Infermeria: tuttavia, sentì le sue parole, quindi intese quanto anche l’altro fosse incazzato - Blake e Nikolai, in quel momento, erano come fuoco e benzina. Fu così che si avvicinò al Dioptase, prendendo una sedia lì vicino: si sarebbe quindi messo ad altezza occhi del ragazzo per provare a farlo ragionare dopo lo scatto di furia di Blake.
    “Nikolai, non sei in condizione di combattere: non riesci a bere una pozione in una stanza (circa) tranquilla. Come potresti reggere una bacchetta? In più, per quanto possa curare al meglio le ferite, il riposo ti è necessario, ora.”
    Intanto, procedette con la medicazione: per fortuna l’ustione, seppur estesa, era solo di primo grado. Avrebbe eseguito quindi in movimento dell’Incantesimo Cerotto sulle aree ustionate (“Emplastrum!”). Tuttavia, per coprire tutta la superficie lesa, dovette ricorrere all’incanto diverse volte. Alla fine il ragazzo avrebbe trovato il braccio destro (quello maggiormente colpito) bendato. Le ustioni sul braccio sinistro e al volto fortunatamente non erano così preoccupanti: sarebbero guarite in un tempo minore, anche grazie all’irrigazione con Aguamenti precedente.
    “Ok - ora non dovrebbe essere più a rischio infezione. Dovrebbe guarire nel giro di una settimana, ma passa ogni due giorni almeno che ci diamo una controllata per vedere come va la guarigione.”
    Poi guardò Nikolai intensamente e con comprensione, mentre gli occhi dorati si facevano lucidi come quelli di un Golden Retriever che cerchi di consolare il padrone. Avrebbe cercato di tranquillizzare il ragazzo: un’impresa che non aveva mai provato prima, e soprattutto di cui, forse per la prima volta nella vita, non si sentiva affatto all’altezza. Ma pensava che sarebbe stato più facile domare un Nikolai stancato dalle ustioni, che un Blake infuriato che girava ovunque come una furia.
    “A tutti noi importa. Abbiamo capito la gravità - HO capito la gravità della situazione. Non posso chiederti di non sbraitare e di essere calmo, tranquillo e razionale (‘Perchè non so neanch’io quanto riuscirò ad esserlo, alla lunga’).”
    Occorreva intervenire più volitivamente, per impedire a Blake di uscire dalla scuola, se non dall’infermeria, e tentare di placare gli animi.
    ‘Oh, certo: ora inizi a fare pure i miracoli, Sky?’
    Alzò la voce, per parlare con tutto il carisma e la convinzione di cui il fosse capace. Anzi, meglio: usò il Sonorus.
    “Immagino che tutti voi abbiate voglia di entrare in azione. Ma sarebbe controproducente, al momento. Occorre raccogliere meglio le notizie sparse che conoscete tra tutti, ed organizzare le ricerche - tanto più che siete gli unici a sapere DOVE sia successo.”
    Prese un attimo fiato, prima di tentare di far ragionare Blake.
    “Aspetta, Blake: le tue ferite sono curate, puoi tornare in dormitorio, se lo desideri. Ma sappi che, se vuoi davvero uscire per andare a cercare coloro che sono scomparsi, dovrò allertare tuo fratello. In questo momento non sei in condizioni di combattere con chiunque.”
    Sperava che almeno quella aperta minaccia di coinvolgere Aaron potesse, se non calmarlo, dissuaderlo dal fuggire. Almeno momentaneamente.
    "Parlato"- 'Pensato' - "Ascoltato" | Scheda PG Stat.
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    Edited by Skyler Mave - 19/10/2019, 12:38
     
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