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    Kether Westerly McLean | Commesso Olivander
    Kether nelle serate precedenti a quell'assurda giornata era andato a piagnucolare da Thomas riguardo quanto fossero stressanti, dal punto di vista dei negozianti, i saldi, tuttavia il giovane doveva ammettere, almeno a sé stesso, che a quel punto della sua vita aveva ormai tristemente scoperto come ci fosse di molto peggio.
    Come finire in fondo ad un buco con davanti un negromante seguace di Hela.
    "P-p-prego" esattamente come il bacchettaio era più incline a lustrar bacchette rispetto all'impiegare le stesse in senso offensivo, il giovane aveva ben poche difese anche contro stress minori come i complimenti, tanto che le accese e sincere parole di Amelie lo fecero immediatamente avvampare fino alle orecchie, lasciandogli sul volto un sorrisetto un po' ebete, che gli venne rapidamente sottratto a suon di sberle ossute da parte degli scheletri che, man mano, stavano sempre più affollando il campo di battaglia.
    "Ngh" il secondo taglio non fu più piacevole del primo, ma nulla se paragonato al secco colpo alle sue viscere, che lo fece piegare in due dal male e dalla paura, destando le più che giustificate preoccupazioni di Samuel, che dall'alto dei suoi millemila punti vita poteva anche non curarsi della propria persona, per occuparsi di chi c'aveva meno PV di quanto coraggio c'avesse lui.
    "S-sto b-bene... credo" l'eroico soccorso di Samuel lasciò molto imbarazzato Kether, il quale si trovò ben presto fin troppo coccolato tra cervi spiritici, scudi ad area, sale e incanti curativi, quanto bastava per sentirsi lusingato, certo, ma anche permettere che un sentimento be più subdolo si facesse strada: la vergogna.
    'Sono... inutile!' lo aveva detto fin troppo spesso quel giorno, ma ancora una volta sentì la frustrazione montargli dentro nel rendersi conto di quanto lui sapesse essere al contempo utile ed inutile 'Ho richiamato Cernunnos, ho compreso il rito, ho esorcizzato parte degli scheletri... ma... alla fine ho solo passato il tempo ad aver paura e farmi proteggere!'
    Non era proprio vero, ma quello era il suo vissuto, ed ovviamente non era molto piacevole, tanto che all'udire le parole di Vath e poi di Samuel si portò un pugno al cuore, stringendolo così forte da sbiancarne le nocche "Io..." pigolò all'amico Auror, abbassando lo sguardo, "Non so se... posso riuscirci... ma... ci proverò... ti prometto che ce la metterò tutta!"
    Con maggior fermezza negli occhi, il giovane tornò a guardarsi intorno, cercando ancora una volta in Cernunnos un supporto, fisico e soprattutto morale "Nobile Cernunnos... grazie di essere giunto in nostro aiuto... non credo... che senza di te noi saremmo ancora in questo mondo... e non credo che io... io avrei potuto aiutare in altra maniera. Spero solo che come tuo umile sacerdote noi possiamo ritabilire i dettami delle tue leggi e portare in questo mondo cautico ordine"
    Ancora una volta, il bacchettaio avrebbe lasciato liberi di agire i carvi del dio, andando poi a puntare la bacchetta contro al vecchio negromante "Se è l'eterno riposo che cerchi, abbandonati al caldo abbraccio di Cernunnos e non alle fiamme di Hela! Flammalgeo!" comandò lui, sperando che la sua magia potesse rallentare la consumazione da parte della dea degli inferi, guadagnando tempo per tutti i presenti per mettere in salvo la pelle ancora una volta.
    'Preghiamo funzioni' portandosi al cuore una mano, il giovane si abbandonò per un istante, poi cercò i castani occhi di Samuel, forse in cerca di coraggio, o forse, era meglio dire, di determinazione.
    'Per lui... per me... per tutti...' stringendo con forza il catalizzatore, il giovane avrebbe alzato al cielo la propria bacchetta dopo aver compiuto tre giri "Tenetevi dietro di me." richiamando a sé tutta la fede nel dio pagano, così come nei suoi amici e compari in quella singolar giornata, il ragazzo avrebbe cercando di instillare ogni briciola di determinazione nel proprio incantesimo, cercando per una volta di andare oltre alla sua natura e farsi aggressivo, per non dire distruttivo 'In fondo... un po' iconoclasta lo sono sempre stato' si concesse con un mezzo sorriso tirato, estendendo poi in avanti il braccio "Meteor Mundo!" comandò lui, evocando lo sfavillante splendore delle bootinidi, nella speranza che quella sacra luce, magari sacra al dio cervo, potesse allentare ulteriormente il giogo della morte attorno a loro, per quanto il bersaglio fosse fondamentalmente quello concordato: l'ameista.
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    Kether si sente in colpa, ha un colpo di testa e spara un meteor mundo

    Azione 1 Flammalgeo
    INTE33+1 ELEM1

    Azione 2 Meteor Mundo bootinidi, per acciecare i bersagli
    CAR36 ASTRO1

    Mezza Azione Cervi come descritti dal master


    Stat
    Coraggio: 20
    Empatia: 43+1
    Intelligenza: 33+1
    Resistenza: 20
    Tecnica: 20
    Intuito: 40
    Destrezza: 20
    Carisma: 36

    Skill
    asto 1, div 1, elem 1, verde 1
    Sacerdote (astro/div 2): pantheon neopagano

    Equip
    1. Siddartha detto Sid, Karpos del teh: pianta animata derivata dalla pianta del teh. Fedele, territoriale e dotato di denti da pirana, è perfetto per sorvegliare piante. Possiede poteri di disillusione notevoli (+2 al dado), il che lo rende ideale per gli attacchi furtivi. Vicino a lui, inoltre, qualsiasi manipolazione del teh gode di +2 al dado
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    Kether Westerly McLean | Commesso Olivander
    L'iperspecializzazione era tanto la vita di Samuel quanto una piaga per Kether, ma questo certo non avrebbe incrinato la loro amicizia, alla stessa maniera in cui questo narratore e quello della Castagna Spagnola avrebbero continuato a tirarsi amorevolmente frecciatine, e anzi, la loro interazione avrebbe reso tutto più brillante, un po' com'era successo con la magia di Hecate di Kether, che in effetti parve portare un po' di ordine in tutta quella confusione.
    Nell'approcciare il nuovo sacerdote, Kether tenne alto il proprio ruolo, lasciando la protezione dei civili ai ministeriali, occupandosi appunto della propria sfera metafisica, richiamando tra di loro un potente dio neopagano che, nonostante non avesse un esplicito patto con lui, comparve.
    "Nobile Cernunnos... è... davvero giunto in mio aiuto?" sorpreso ed onorato, Kether non poté che dilatare le proprie iridi davanti ad una simile maestosità, osservando anche il germogliare di cervi spiritici, che portarono serenità sul campo di battaglia, andando a contenere la armata delle tenebre che stava venendo loro contrapposta "Grazie... grazie davvero"
    Si diceva che chiedere fosse lecito e rispondere cortesia, ed avendo il dio risposto al suo appello era suo compito comportarsi nella maniera più educata possibile, sia verso di lui, sia verso chi lo stava aiutando, come l'eccellente scudo di Vath che trasformò un micidiale colpo in una striscia di sangue, o Amelie, che con il suo Eterna Lumina aveva posto un forte freno alle file nemiche, che però avevano finito anche col rovinarle addosso.
    "PER IL DIO E LA DEA!" squittì lui al richiamo di Amelie, voltandosi poi verso il buon Cernunnos, che in fondo incarnava a sua volta proprio quella figura maschile non troppo fortunata. Estese la bacchetta immaginando di scagliare un electro, ma poi si rese conto di due problemi contemporanei 'Non avrà grande potere sugli scheltri... ma... su di lei sì!' gli serviva una magia diversa, eppure nessuna di quelle che usava abitualmente pareva fare al caso suo.
    'Oh cielo' quasi disperato, osservò il dio cervo, cercando nella sua placida presenza una risposta, sentendo infine dentro di sé delle benedizioni, una delle quali reputava potesse essere di aiuto, per quanto molto lontano dal suo modo di essere.
    'Ma oggi... non è un giorno qualsiasi' non era mai stato suo desiderio essere il salvatore di così tante persone, ma ormai era imbarcato nolentemente in quell'avventura, e non gli restava che spingersi fin dove era necessario, anche oltre la sua zona di confonrt, anche oltre la sua natura.
    "Deprimo" quasi il giovane odiò tracciare quella D, ma ciò era nulla rispetto all'odio verso il suo bersaglio, del quale sperava di spezzare le scapole, riducendo enormemente la sua forza offensiva e liberando così la medimaga.
    "Grazie" il giovane rivolse quel ringraziamento prima ad Isond per averlo curato e poi a Vath per il suo stoicismo, sgranando gli occhi alle parole dell'amico riguardo all'interrogare il dio.
    Esitò, poi si voltò "Nobile Cernunnos, puoi mostrarmi la via per fermare il riturale della dea Hela?" domandò lui quasi squittendo, osservando poi Samuel scostare Vath e dar il vio all'operazione Caldarrosta.
    Si voltò, tornando ad accentrare le attenzioni sul dio, ma qualcosa di pesante si fece strada nel suo cuore, costringendolo a strizzare gli occhi 'Si stanno tutti impegnando così tanto... e io... io so solo farmi proteggere da loro... da un dio... da chiunque!' era un senso di colpa, bruciante, che lo pervadeva e gli ricordava come non fosse l'unico spaventato o ferito, ma fosse l'unico che stava passando più tempo ad aver paura che ad agire.
    "NON TI LASCIO SOLO SAM!" avendo anche l'ardire di chiamar l'altro per nomignolo, Kether saltellò accanto al ragazzo con il cuore in mano e il culo strettissimo, puntando la bacchetta 'Non posso lasciarlo solo. Sono un sacerdote, solo il commesso del negozio precipitato... e sono suo amico' "CUMTELLO!" facendo appello alla propria fede e al proprio amore verso il prossimo, Kether scagliò sul sacerdote una magia di elemento terra, pregando che Cernunnos potesse benedirla e renderla ancora più invisa al sacerdote, lasciando poi che i cervi del dio seguissero la falce magica di Samuel, portando distruzione con essa fino al loro nemico.
    RevelioGDR


    Kether interagisce un po' con tutti

    Azione 1 Deprimo
    COR20+8

    Azione 2 Cumtello consacrato
    INTE33+1 ELEM1

    Mezza Azione Cervi come descritti dal master


    Stat
    Coraggio: 20
    Empatia: 43+1
    Intelligenza: 33+1
    Resistenza: 20
    Tecnica: 20
    Intuito: 40
    Destrezza: 20
    Carisma: 36

    Skill
    asto 1, div 1, elem 1, verde 1
    Sacerdote (astro/div 2): pantheon neopagano

    Equip
    1. Siddartha detto Sid, Karpos del teh: pianta animata derivata dalla pianta del teh. Fedele, territoriale e dotato di denti da pirana, è perfetto per sorvegliare piante. Possiede poteri di disillusione notevoli (+2 al dado), il che lo rende ideale per gli attacchi furtivi. Vicino a lui, inoltre, qualsiasi manipolazione del teh gode di +2 al dado
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    Kether Westerly McLean | Commesso Olivander
    I civili erano in cima alle preoccupazioni di Kether, il che, trattandosi di un aspirante terrorista, aveva degli aspetti al limite del comico. Prima Vath e poi Samuel tentarono di rassicurarlo in merito sul fatto che almeno fosse la scelta meno rischiosa, ottenendo però da lui solo dei deboli e preoccupati cenni del capo "Pregherò gli dei perché veglino su di noi... e su di loro tutti" pigolò il ragazzo a Samuel, col quale, avendo maggior confidenza, si dimostrava sempre più loquace, forse anche perché avevano una visione più simile, e, perché no, interessi e impegni complementari, come le bacchette per uno e le palle per l'altro, o, ancora, meramente i cristalli.
    "Ti giuro, è davvero frustrante... sento qualcosa... qualcosa che credo di poter riconoscere... ma non ci riesco" ammise lui, soffiando aria dal naso, incrociando le braccia quando sentì parlare di esorcismo e purificazione "Purtroppo io non sono molto bravo... la lotta contro la magia nera non è roba da Auror?" del resto se Samuel difettava di intuito, Kether lo faceva in coraggio, centrale in quel genere di azioni, anche se forse c'era un'eccezione.
    "Hecate" come un sussurro, Kether evocò al contempo una dea e un incantesimo, osservando a quel punto con rinnovato interesse gli amorfi cristalli, lasciando però comunque la prima parola (era quasi il caso di dirlo) a Samuel e al suo richiamo di un altro dio pagano (cerunnos).
    "Astra Congrego" giunto nel nuovo ambiete che si stagliava davanti a loro, Kether decise di affidare al simbolo di venere la sua sicurezza (scagliandolo solo in caso di pericolo) e ai suoi sensi, iniziando ad esplorare con gli occhi la stanza partendo da quelle friabili pareti bianche per poi terminare con l'uomo che nuovamente lo fronteggiava e del quale voleva comprendere qualcosa in più 'Le pietre sono vive e richiamano qualcosa che mi ricorda i miei studi... lui... potrebbe essere un sacerdote' e stava a lui comprendere di chi e perché.
    RevelioGDR


    Kether interagisce con Vath e Samuel.

    Azione 1 Astra Congrego Venere
    CAR36 ASTRO1

    Azione 2 Osserva le pareti bianche
    INTU40 DIV1 Sacerdote

    Mezza Azione Analizza il sacerdote da un punto di vista simbolico
    Intu40 div1 sacerdote

    CITAZIONE
    nell'eseguire azioni di percezione su un'area, è in grado di percepire consacrazioni nel luogo o rituali spiritici in corso in posti vicini.


    Stat
    Coraggio: 20
    Empatia: 43
    Intelligenza: 33
    Resistenza: 20
    Tecnica: 20
    Intuito: 40
    Destrezza: 20
    Carisma: 36

    Skill
    asto 1, div 1, elem 1, verde 1
    Sacerdote (astro/div 2): pantheon neopagano

    Equip
    1. Siddartha detto Sid, Karpos del teh: pianta animata derivata dalla pianta del teh. Fedele, territoriale e dotato di denti da pirana, è perfetto per sorvegliare piante. Possiede poteri di disillusione notevoli (+2 al dado), il che lo rende ideale per gli attacchi furtivi. Vicino a lui, inoltre, qualsiasi manipolazione del teh gode di +2 al dado
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    Kether Westerly McLean | Commesso Olivander
    Kether annoverava sembra ombra di dubbi Thomas tra i suoi amici, una persona per cui avrebbe dato ben più della sua sapiente ed arguta bocca (?), e quindi non era poi insolito che i due si trovassero in una situazione diversa dal solito, quindi eccoli lì, a tavola, entrambi vestiti, senza parlare di Excalibur e licantropi, a condividere un pasto nel mentre il castano cercava dall'auror un nido sicuro in cui stare in vista delle difficili giornate seguenti.
    Tom in genere più che un garbato appoggio era uno che lo appoggiava con garbo, ma in quella situazione sembrava, almeno agli occhi di Kether, perfettamente a suo agio, saltellando qui e là nella stanza e nei discorsi, condividendo schizzi del suo passato senza bisogno di orgasmargli in faccia "... Va tutto bene?" chiese lui, sentendogli dire che andava benissimo lavorare tanto, per non pensare "Nel senso... sono venuto qui per divertirmi e lamentarmi un po' del black friday... e mi sta benissimo anche sentirmi dire che sono adorabile" fece lui presente, ignorando l'apprezzamento fisico che trovava francamente eccessivo "Ma... sono cose banali... non voglio che ti annulli per il black friday, dai, non avrebbe senso!"
    Per tener fede alle sue stesse parole, lasciò con piacere scorrere le immagini del padre di lui sullo sfondo, nel mentre serviva in tavola, annuendo dolcemente "NY? La prossima volta che vado da mio padre vuoi che ti invito, così ci teniamo compagnia in viaggio?" chiese infine, curioso, non chiedendosi forse abbastanza se avessero mai davvero parlato della sua famiglia allargata, formata da due madri e un padre "Potrebbe essere divertente no? Noi due all'avventura. Niente bacchette, sconti, auror e altre cose brutte e tristi. Solo capitalismo, padri gay e... boh... cosa fanno i turisti in genere? Si mettono grindr?" propose lui ridendo, ben conoscendo le abitudini sessuali dell'altro, sicuramente più prolifiche delle sue.
    Brindò col vino rosso alla loro, forse anche per trovare coraggio nella gratitudine, del resto come Thomas trovava nella calma di Kether un porto sicuro, il bacchettaio lo trovava nell'allegria, nella leggerezza e nella spregiudicatezza dell'altro, tanto che, proprio in cerca di ciò, cercò di fare qualcosa da Tom, che in effetti aggiunse solo confusione, facendo spogliare anche Tom nel mentre blaterava di missioni al nord delle quali Kether non chiese nulla, forse anche per timore di acquisire informazioni utili per la sua causa segreta, in un misto di senso di colpa, che, unendosi all'imbarazzo, rese la situazione insopportabile per il bacchettaio, costringendolo a lasciare desnudo solo l'altro, quantomai confuso, il quale comunque non se la prese poi così male, tanto da ridere della situazione, e non dell'altro.
    'Che casino...' in cerca della leggerezza dell'altro, Kether aveva trovato solo imbarazzo, tanto da non avere sufficiente audacia per ripondere piccatamente ai complimenti dell'altro, sentendosi decisamente troppo in colpa per farlo, osservandolo vestirsi nuovamente e chiudere quella infelice parentesi con una conclusione: lui era perfetto così, e non aveva niente da mostrargli o dimostrargli.
    Il bacchettaio osservò l'altro con due enormi occhi confusi, che rimasero su Tom tutto il tempo in cui questi si avvicinò e lo baciò.
    'Tom...' non era la prima volta che si baciavano, Kether baciava sempre chi condivideva il suo corpo e il suo piacere, ma quello fu indubbiamente un bacio diverso: non vi era alcuna carica erotica, ed anzi, era terribilmente dolce e affettuoso, talmente tanto da non poter neanche essere definito da innamorato, trasmettendo appunto un messaggio che ben si sposava con le sue parole: gli piaceva così, pacchetto incluso, con tutti i benefit, dal disagio, alla discussione, al sesso. Senza limiti, senza regole.
    "Come fai... ogni volta... a... lasciarmi senza parole?" quando le loro labbra si separarono, Kether si sarebbe preso alcuni istanti prima di fissare l'altro supplice e frustrato.
    Fissò il proprio piatto, mezzo vuoto come il bicchiere, poi si alzò in piedi, avvicinandosi a passi lenti verso l'altro, provando a posare le sue mani sui suoi fianchi, in un tocco che voleva suonare intimo ma non sessuale o possessivo "Anche prima... mi hai detto di mettermi comodo, di fare quello che volevo... ed era esattamente quello per cui ero venuto... un po' di sano svago con uno dei ragazzi più incredibili che conosco... ma poi hai detto che potevo anche urlare o spogliarmi, se mi andava, e io... non ci ho capito più niente... sapevo... so solo che adoro questa tua capacità di essere sempre a tuo agio in qualsiasi situazione... e te la invidio tanto... come la tua bellezza e la tua sicurezza" ammise lui alzando gli occhi al cielo "Prima mi sono spogliato perché volevo sorprenderci... ed è stato solo imbarazzante. Lo avessi fatto tu, ci saremmo ritrovati con me sotto al tavolo" ammise lui con una mezza risatina, scotendo la testa debolmente ma convintamente.
    "Sei incredibile, Thomas, e credo di non avertelo mai detto abbastanza" ammise lui, abbozzando anche una piccola risata "Che tu sia nudo, vestito o in servizio" precisò, suggellando quelle osservazioni con un secondo bacio, che, a differenza di quello di Tom, fu più carico di intenzioni sessuali, per quanto le sue mani, in vero, non si spostarono molto da quei fianchi, cingendogli al massimo la schiena, nel mentre la sua lingua si insinuava calda nella bocca dell'altro, arrotandosi con la sua lingua, forse allo scopo di ricordargli come fosse abile nel suo uso.
    RevelioGDR
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    Kether Westerly McLean | Commesso Olivander
    'Oh dei di ogni pantheon conosciuto e soprattutto neopagano... vi prego, vegliate su di me'
    In un mondo pericoloso e schizzato come uno masterato da questo narratore c'erano fin troppe ragioni per votarsi agli dei e supplicare pietà, da spettri assetati di sangue, a zombie un po' troppo convinti, passando per vampiri, licantropi e demoni di ogni foggia e dimensione, senza ovviamnete mai scordarsi dei maledettissimi snasi, sempre pronti a complicare anche la cosa più semplice al mondo, manco fossero tutti pluripremiati dipendenti dell'Ufficio Complicazione Affari Semplici, eppure nulla di tutto ciò stava attanagliando il povero Kether fino a farlo pregare e gemere, nel mentre le sue budella si torcevano dalla disperazione 'Vi prego. Consentitemi anche quest'anno di sopravvivere al black friday. Dal nome commerciale in avanti!'
    Eh sì, del resto Kether poteva anche essere queer, mago, sacerdote, rivoluzionario e londinese, ma soprattutto in quella stagione era primariamente un povero commesso sottopagato e tenuto rigorosamente senza sufficienti mezzi, tempo e formazione in prima linea come front-hand.
    Insomma, un vero schifo.
    Certo, Olivander non era Prada, ma si trattava comunque di materiale di pregevole fattura, il che lo rendeva comunque oggetto di fin troppe attenzioni, e gli dei soli sapevano quante persone bramassero un bonsai da bacchetta scontato da regalarsi a natale, il che aveva reso sempre più arduo il compito del nostro bacchettaio di fiducia, che alla fine, quella sera, uscendo da lavoro leggendo sullo smartphone 24 novembre, dopo aver guaito come un cane, si trovò disperato a dirigersi verso un negozio che vendeva alcoolici e prendere alcune bottiglie di birra artigianali.
    Con una di queste si fece una foto istericamente allegra, che poi inviò immediatamente a Thomas Richenford, allegandovi un messaggio: Dimmi che non sei di turno. Ho bisogno di bere e sono troppo vicino al Black Friday per potermi permettere un coma etilico. Salvami da cotanto capitalismo. Io ci metto la birra (e non solo): tu mettici solo la casa e tanta voglia di vivere!
    Un messaggio un po' disagiato ma neanche troppo, un abbastanza classico SOS tardo-adolescenziale inviato da un povero ragazzo sull'orlo di una crisi di nervi, che necessitava solo di essere accolto, protetto e lasciato libero per alcune ore di spegnere il cervello.
    E chi poteva essere meglio di Tom?
    Se il ragazzo avesse acconsentito, il castano sarebbe comparso con la smaterializzazione davanti al suo uscio con indosso una felpa blu sotto una giacca verde, dei jeans e delle scarpe da ginnastica. In mano, sei bottiglie di birra da mezzo litro, un po' di bamba, un sorriso tanto stanco quanto felice di vederlo e occhi grandi e che guardavano lontano, verso lo sfacelo che sarebbe stato il giorno dopo.
    RevelioGDR
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    Ciaooo, io porterei me stesso: kether westerly mclean *^*
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    source
    Kether Westerly McLean | Commesso Olivander
    Kether era una contraddizione vivente, anche se in pochi lo potevano davvero notare: da un lato era un piccolo anarchico tutto ACAB, per esempio, ma dall'altro poi c'aveva più amici auror che altro, ma in fondo era colpa sua se riusciva ad entrarci facilmente in sintonia?
    Non fu difficile per lui aprirsi con Killian, così come fu ella stessa ad aprirsi con lui, uniti dal dolore di avere i propri genitori, almeno i parte, oltre lo statuto di segretezza della magia, costringendoli spesso a balzare da una parte all'altra, anche davanti a scelte complicate.
    'Incidente?!' sentendo parlare di un brutto ricovero, il castano sobbalzò, andando poi ad osservare non tanto le gambe di lei, quanto il bastone "Per quello... hai un bastone?" chiese lui, avvampando lievemnete, forse per essersi convinto fosse più una questione di stile.
    Il ragazzo avrebbe certamente avuto altro da dire, specialmente su quella speranza espressa da lei che sentiva tanto sua, ma Vath giunse tra di loro a ricordare ai presenti come una ship alla volta bastasse, iniziando a parlare burocratese con Kether nel mentre Killian si trovava nella situazione di dover definire il suo rapporto con l'altro, dovendo però per questo benedire l'arrivo di Cora.
    Il che, diciamocelo, aveva un che di karmico.
    Il castano ebbe giusto il tempo di ricambiare con indifferenza l'occhiataccia del ministeriale dal nome troppo altisonante prima di sprofondare nell'ansia, rendendosi conto di chi davvero avesse davanti, cosa che lo rese immediatamente agitato, specialmente quando vide Killian entrare in modalità... beh, KILLian.
    'C-che ho fatto?' il giovane quasi non sentì la risposta della signora Sharma alle sue parole, limitandosi a sollevare le spallucce verso l'auror, come a ricordarle che fosse una di quelle persone che andavano in panico per qualsiasi cosa (il che era anche mortalmente vero), sentendosi quasi male quando vide Cora decidere di prendere l'auror per le corna (?), rimpiangendo non poco di essere davanti a lei e non a Thomas 'Con lei non me la posso cavare calandole la zip' cosa che invece risultava essere un piano molto piacevole e semplice da attuare come manovra diversiva con Tom, il che risultava essere anche il classico due piccioni con una fava: lui si distraeva e nel dubbio Kether aveva comunque la bocca occupata.
    KILLian, però, era più complicata di così e richiedeva arti più sottili, e forse per questo Cora aveva deciso di imporle la propria empatia, provando a placarla quanto bastava per contenerne i sospetti, fino a farla scendere a più miti consigli, che condivise anche con tutti loro.
    "Per il dio e la dea, non ci avevo pensato!" il malumore e l'ansia svanirono istantaneamente dal volto del bacchettaio, che entusiasta osservò le creature e poi l'organizzatrice "Signorina Sharma, pur essendo d'accordo col signore, posso sapere quanto bisogna offrire per due karpoi? E' possibile installare queste creature in giardini babbani? Chiedo perché ne vorrei regalare una alle mie madri, che sono babbane, e vorrei evitare che su di loro pendesse qualche assurda denuncia da parte del ministero" disse con decisione, gongolando non poco, forse anche perché era abbastanza convinto che quella svolta potesse aiutare Killian a passare oltre a Cora, non facendo esplodere - letteralmente - la situazione.
    RevelioGDR
  8. .
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    Kether Westerly McLean | Commesso Olivander
    Una mostra internazionale sulle piante.
    Kether aveva guaito per mesi col signor Olivander per avere uno stand anche loro, ma non era riuscito nell'impresa impossibile di convincere il burbero signore, il quale però aveva concesso al ragazzo ben tre giorni di ferie per girarselo da cima a fondo. Con una gentilezza che sempre meno riservava ai clienti, inoltre, l'uomo gli aveva chiesto di documentarsi il più possibile e riportargli tutte le cose interessanti avesse scoperto; un'apertura, in vero, che aveva non poco scaldato il cuore del ragazzo, il quale, annuendo convintamente aveva accettato le ferie e la richiesta.
    Era tornato con piacere a casa dalle madri a Canterbury, abbracciandole e spiegandole cosa stesse succedendo sotto il loro naso, senza che loro potessero però entrare, cosa che ovviamente lo aveva intristito, ma lo aveva anche reso per riflesso più solare e inclusivo, tanto che ogni giorno era tornato con ogni genere di foto, souvenir e piantina per loro, quasi volesse portare l'intera fiera nella loro casa, cosa di cui in effetti una delle due lo accusò, incontrando solo il sorriso felice del biondino.
    Quel sabato era dunque il suo secondo giorno di fiera. Aveva ampiamente già avuto modo di parlare con Layla, si era anche offerto di ospitare dalle madri alcuni dei suoi ragazzi (si fossero adattati ai sacchi a pelo), sicché quel giorno aveva deciso di esplorare nuove aree, anche per tenere fede a quanto richiesto da Olivander, finendo nella zona più contro il sistema dell'intera mostra 'Forse anche più di Layla in persona' pensò lui divertito, venendo catapultato in una realtà che gli era molto confortevole, visto quanto risultava essere anticonformista, tanto che il ragazzo ebbe quasi la tentazione di togliersi le scarpe.
    Poi ci pensò e lo fece, rimanendo a piedi nudo con addosso dei pantaloni larghi verdi e una maglietta in cotone semplice con sopra un alberello stilizzato che chiedeva di essere abbracciato.
    "Ciaooo" avrebbe detto avvicinando i karpoi e gli eventuali commessi/espositori, dando una lunga occhiata ai manifesti salvo poi tornare allo staff "Potrei avere del teh chai con un goccio di miele e senza latte? Avete delle varietà i teh nero speziate? Ne vorrei comprare un po' di sfuso da portare un po' alle mie madri, che purtroppo non possono accedere all'evento" ammuse lui con un sospiro, facendosi un po' mogio "Loro vanno matte per il garofano e la cannella" ammise poi, cercando però di tornare sorridente.
    RevelioGDR


    Kether si avvicina alla zona dei teh. chiede della bevanda per sé e del té sfuso per le madri babbane
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    Kether Westerly McLean | Commesso Olivander
    Era una serata complicata. Per Thomas, certo, ma anche per Kether: entrambi erano preda di incubi e orrori, ognuno per le proprie scelte, e lì, insieme, stavano cercando di leccarsi le ferite cercando di sanare quelle dell'altro, in un bizzarro 69 probabilmente poco affine ad entrambi e che infatti portò a non pochi scontri e tensioni, che, probabilmente, avessero deciso di chiudere tutto alla maniera di Tom (col sesso), se la sarebbero cavata meglio, con meno fatica, e più successo e piacere.
    Purtroppo però, nessuno dei due era in vera di sesso quella serata, quindi eccoli lì a parlare di fiducia, di ruolo dell'auror, di giustizia e soprattutto delle loro differenze, trovando però un compromesso in ciò che li legava: loro stessi. Kether non aveva fiducia negli auror, ma l'aveva in Thomas, e questo poteva creare un barlume di equilibrio, così come la certezza di Tom nel fatto che il pastore avrebbe pagato per le sue colpe.
    "Lo so, Tom, calmati... per questo... mi sono fermato... lo so!" il giustificabile scoppio d'ira atterrì Kether quanto bastava per ridurre le sue proteste ad uno squittio, che rifletteva i suoi reali pensieri 'Se... mai... scoprisse... in cosa mi sto infilando...' impallidendo, il ragazzo non poté cbe ingoiare a secco saliva nel mentre l'altro si mostrava deluso, preoccupato, oltreché iracondo.
    "Lo so, davvero... per questo te l'ho detto... e per questo... non l'ho fatto... non ti metterei mai nei casini Tom... e non potrei mai approfittarmi di te e della tua fiducia" così come si era acceso, Thomas si era anche spento, permettendo al ragazzo di riprendere un colore degno di un essere vivente e provare ad articolare quello che poco prima aveva solo farfugliato, mettendo nelle sue parole tutta la dolcezza di cui era capace, stimolata dal fatto che in quel breve frangente avesse maturato una scontata consapevolezza 'Non potrei mai approfittarmi di lui... neanche per aiutare Layla...' si trovò a dirsi, sentendo un peso dal cuore che si andava a sollevare, permettendogli di ritornare ad essere, almeno per quella sera, ciò che doveva essere: il suo amico.
    Le confessioni di Tom inclinarono un breve sorriso su Kether, che alla fine si alzò "Tutta questa scena perché vuoi essere il primo e vuoi un abbraccio?" chiese lui, raggiungendolo, allargando le braccia e cingendolo "Non hai bisogno di far scenate di gelosia con me, Tom... o scusarti perché entri a casa mia senza invito: siamo amici" lo rassicurò infine lui, rassicurando al contempo anche sé stesso, in quanto forse, in quel mare di dubbi aveva perso la cosa più importante: sé stesso.
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    Kether Westerly McLean | Commesso Olivander
    Poteva essere licenziato per aver parlato ed aver infranto il segreto professionale? Molti avrebbero detto di no, ma questo narratore si sentiva di dire, con affetto, che, no, non lo avrebbero licenziato: prima lo avrebbero processato, soprattutto fosse venuto fuori che con tutte le persone di questo mondo era andato a confidarsi con uno che lavorava per Excalibur!
    L'epic fail di quella serata era enorme, ma era anche vero che Thomas e il suo umore ballerino non aveva raggiunto Kether sospito da quelle montagne russe che erano le sue emozioni, che portavano su e giù il bacchettaio senza lasciargli alcun margine di controllo, o anche solo di freno, tanto da costringerlo quasi a sentire il bisogno delle cinture di sicurezza.
    'Non sono solo uno che le lavora... perché le succhio anche?' si chiese lui, timidamente, avvampando un poco sotto le capriole che gli stava facendo fare, nolente o volente, Thomas, quanto bastava per costringerlo a scuotere la testa "Non voglio che ti scusi Tom: siamo amici, per te la mia porta è sempre aperta" chiarì lui, pensando che in fondo ciò era proprio degno di lui, lavorando infatti per un negozio che seguiva in pratica la stessa filosofia.
    'Si è... sfogato...?' si chiese lui, notando il sollievo nel volto dell'altro, che si rifletté nel suo cuore e nelle sue spalle. Osservò Thomas e non poté non notare i suoi lineamenti meno tesi, così come il suo crescente appetito che lo spinse ad ingoiare il dolce in un sol boccone in pratica 'Sta tornando lui...' si disse posando i gomiti sul tavolo, quasi temendo l'arrivo di quel ragazzo malizioso che gli aveva fatto perdere la bussola più di una volta e che, quella sera, alla fine, ebbe un colpo di coda che quasi lo fece sussultare.
    "Oh..." eslcamò lui perplesso nel mentre l'altro difendeva il corpo degli auror e la giustizia in generale, sorprendendo il bacchettaio, che poi però lentamente virò alla rabbia, come tradirono le sue mani, che si chiusero a pugno 'Quindi siccome tutto è corrotto sticazzi, facciamo quello che possiamo e va bene così, abuso d'ufficio incluso?' si chiese per un istante con uno sguardo di puro odio, che però durò davvero solo qualche secondo, tornando poi più docile.
    Sospirò "Non voglio fare questo discorso con te, Tom, specialmente stasera" chiarì lui, distogliendo lo sguardo "Anche perché... io credo in te e sono sicuro tu faccia del tuo meglio... quindi non avrebbe proprio senso" concesse poi, udendo anche dalle parole dell'altro come quella piccola certezza fosse per entrambi un'ancora di salvezza, o almeno un punto di partenza. Il problema dunque era per dove, e soprattutto se in quel luogo ci sarebbero andati assieme e in che rapporti, del resto non erano forse su due sponde diverse?
    "Eh?!" squittì lui, sussultando quando il suo plateale gesto fu colto dall'altro, cui seguì uno sguardo parimenti colpevole e spaventato 'Sa... sa tutto?' si chiese, ancora una volta, pallido come un cencio, fissando l'altro manco fosse la stessa r"2eincarnazione dell'inquinamento.
    Rimase lì, immobile, per diversi secondi, per un tempo sufficiente a sentire il rombare del suo cuore nelle orecchie nel frattanto che una vocina nella sua testa gli diceva qualcosa di tanto semplice quanto terribile: più i secondi passavo, più Tom era certo che lui stesse nascondendo qualcosa. E siccome ciò era vero, questo era un bel guaio.
    'Ma... cosa sto facendo?' colpevole, egli abbassò lo sguardo, osservando lo strumento incriminato per altri secondo; poi sospirò ancora.
    "Conosco... ho conosciuto una licantropa alpha e... mi è venuto d'istinto di scriverle... per dirle quello che era successo... ma poi... mi sono reso conto che ti avrei messo nei guai e... non voglio metterti nei guai" ammise, distogliendo gli occhi e non sentendosi troppo in colpa: aveva mentito lo stretto indispensabile "Non voglio mettere nei guai un mio amico..." concluse, rimettendo in tasca il cellulare, anche per toglierlo alle attenzioni dell'altro.
    Fissò il suo bicchiere alcuni istanti, poi, con un filo di voce, chiese "Gliela faranno pagare per quello che ha fatto, vero?" domandò lui, cercando una certa rassicurazione sul destino del pastore.
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    Tom non stava bene. Kether non aveva ben capito perché fosse arrivato da lui così scarmigliato, ma era certo non stesse bene e avesse bisogno di aiuto: non era solare, non era autocelebrativo e non era neanche malizioso come suo solito, sembrava quasi l'ombra della persona che aveva conosciuto, per quanto alcuni sprazzi di lui ancora vi fossero "Idiota" rispose alla battuta di lui, levando anche gli occhi al cielo, forse un po' teatralmente, poiché, in fondo, non provava né fastidio, né imbarazzo, ma solo preoccupazione per quel ghigno che pareva quasi una ferita sul volto del ragazzo.
    Non stava bene, e se quello doveva essere un Tom remissivo, avrebbe centomilavolte preferito quello malizioso 'Non lo voglio vedere così'
    Gli chiese cosa fosse successo, immaginando che avesse bisogno di parlare, anche se forse era banalmente in fuga dal silenzio, del resto non lo conosceva così bene da sapere come tirarlo su; o meglio, sapeva come tirare su qualcosa, ma quello non era certamente il momento opportuno, specialmente quando, dopo un momento di esitazione, l'auror parlò di quello che gli era capitato a lavoro.
    "Per... Nelson Mandela, Martin Luther King, Gandhi e tutti i sostenitori della lotta pacifica" sussurrò lui, osservando l'altro, bianco come un cencio, mentre la sua mente, invasa dall'orrore e dal dolore correva altrove 'D-devo... d-dirlo a Layla?' si chiese lui, portando di getto la mano al magifonino, al che si fermò.
    'Ma... che sto facendo?' si chiese lui, sentendosi sporco, sia per star pensando ad un'altra persona che non fosse il suo amico, sia perché stava pensando di spifferare tutto ad un'esterna per un suo tornaconto 'Una terrorista poi!' concluse, scacciando l'oggetto con fastidio, fino a lanciarlo sul divano; in vero sapeva bene che non la stava contattando per quello, ma sapeva non avesse importanza: ora lui doveva esserci, per Tom. E solo per lui.
    "Scusami... è solo che io..." e si passò la mano sugli occhi "Non mi aspettavo... qualcosa del genere... sono solo... uno che lavora le bacchette" pigolò "Come sta il tuo amico...?" gli chiese poi, versandogli un succo tropicale nel bicchiere "E... e avete catturato... il... il mostro che ha fatto quelle cose... cose così atroci?"
    Non riusciva a balbettare, tanto era svolvolto, troppo impegnato a non piangere. Tagliò la torta, ma alla domanda del ragazzo si paralizzò 'Lo sa?!' si chiese lui, atterrito, sentendosi ancora una volta sporco, terribilmente sporco.
    Posò il coltello e alzò lo sguardo. Mestamente sorrise e osservò la portafinestra che dava sul balcone "Non sono proprio un fan nella polizia, Tom" ammise lui, molto dispiaciuto "Non credo nel Sistema, non credo neanche troppo dei nostri corrotti sistemi di giustizia... ma... credo nelle persone... e sicuramente credo in te." concluse lui, allungando la mano a quella di lui, per non lasciarli separati dalle due parti del tavolo, soli coi propri dubbi e le proprie paure.
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    'Tom...' che Thomas non stesse bene era piuttosto evidente, sia fisicamente sia moralmente, ma a gelare il sangue nelle vede del bacchettaio fu vedergli sul volto quel sorriso flebile, distante anni luce dalla malizia e dalla casuale solarità che caratterizzava Tom da che mondo era mondo che custodiva nel suo cuoricino con affetto, rispolverandolo a volte anche in momenti poco opportuni o decenti.
    "Tu che chiedi scusa?" al sentirlo scusarsi, più non ce la fece: lo aveva fatto entrare in casa senza neanche un attimo di esitazione, del resto era sempre stato della filosofia di vita mi casa es tu casa, ma di fronte a quello che rimaneva dell'auror mai avrebbe anche solo esitato un istante, arrivando comunque ad un punto di rottura tale di doversi servire dell'ironia per schermarsi dall'ansia che in lui stava crescendo "Mi sarei aspettato più una battuta sul fatto che la tua persona sta bene su tutto" propose lui, sentendo poi la voglia di mordersi la lingua, per non dire il franco bisogno 'Ma che mi salta in mente!' vi era malizia infatti in quella sua affermazione, che gli pesò e non poco, quasi a sporcare il suo affetto con le sue pulsioni sessuali che, in fondo, manco credeva poi tanto di avere 'Tom è Tom, mica un cazzo che cammina' e di questo lui era fermamente convinto.
    Al massimo era una testa di cazzo. Ma questo, lo aggiungeva questo misero e meschino narratore!
    Kether mise in tavola un tè freddo e poi, mentre ancora si flagellava per la sua uscita, alzò gli occhi al cielo "Ma ti sei visto?" chiese lui, indicandolo "Sembri uscito da un campo di concentramento!" sbottò poi, sedendosi al tavolo e invitando l'altro a fare lo stesso.
    "Smettila di scusarti, mi fai impressione così educato" gli disse lui, più serio di quanto il suo tono non volesse tradire, così come il suo sorriso, nel mentre gli versava un bicchiere di té "E comunque... non stavo facendo niente di che, e tu non hai bisogno di un invito!" e nel dirlo, si rese conto che ciò era vero, ma al contempo era falso 'Mi stavo facendo... un sacco di paranoie... anche sugli Auror eppure...' eppure appena il ragazzo era comparso davanti a lui tutto si era dissolto come neve al sole, un po' per la preoccupazione, ma soprattutto perché era lui, perché erano amici, e forse anche lui quella notte aveva bisogno di uno.
    "Anzi... sono contento tu sia passato... anche se forse... avrei preferito vederti con un'espressione diversa..." ammise lui, quasi pigolando, spostando lo sguardo sulla torta, che poi andò a tagliare in otto fette "Che è successo, Tom?" domandò infine, sollevando gli occhi sul ragazzo, mostrando apprensione e forse persino un filo di paura.
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    Era una serata traquilla, o almeno, Kether stava cercando di renderla tale 'Andrà bene, non devo... pensarci troppo' il messaggio di Cora, per conto di Layla, era impresso nella sua mente senza possibilità di rimuoverlo: non importava cosa faceva, non importava cosa si diceva, specialmente col calare della notte gli era semplicemente impossibile non pensare che presto sarebbe stato tra le fila di Excalibur dio solo sapeva per far cosa 'Sembrano... brave persone... meglio di come i mass media corrotti li descrivono... e Layla... è una persona incredibile!'
    Lo era, ne era certo, per quello aveva accettato, eppure, sotto sotto, la paura di sbagliare, di essere scoperto, di finire in galera, lo stava divorando; quindi eccolo lì, seduto su una sedia in sala a stringere tra le mani una tisana rilassante a base di melissa, camomilla e ortica con addosso una maglietta blu scuro taglia media (per lui larga) con sopra mew, un paio di slip bianchi e delle pantofole.
    'Cosa devo fare?' si disse ancora, salvo poi sollevare il capo, udendo qualcuno alla porta "Chi è?" chiese lui con una voce che tradiva un tono isterico 'Chi è a quest'ora?!' si stava infatti chiedendo lui, lanciando una fugace occhiata sull'orologio, che segnava un orario decisamente non consono per visite, sottendendo sotto a quella, legittima e quasi normale domanda una seconda ben più paranoide 'Lo hanno già saputo?'
    Non aveva alcun senso, lo sapeva, ma la sensazione che qualcuno lo avesse letto nel pensiero, che lo avessero scoperto e lo stessero venendo a prendere fu per lui profonda, viscerale, tanto che, nell'aprire la porta, Thomas se lo sarebbe trovato davanti sudaticcio e pallido, più di quanto la temperatura avrebbe richiesto "Tho... mas?" a salvarlo da domande pericolose forse ci avrebbe pensato l'aspetto dell'auror, comparso davanti alla sua porta come un pokemon selvatico: era smunto, sofferente, mogio, ovvero tutto ciò che mai il bacchettaio avrebbe associato all'amico.
    "Stai... per Pan e tutte le divinità Silvane, Tom sei uno straccio!" affermò lui, facendolo entrare e osservandolo, avendo la sensazione di vedere movimenti sofferti "Sei... ti hanno picchiato?" disse lui, notando quello che pareva un livido sul ben visino del ragazzo, ragion per cui estrasse la bacchetta "Innerva" affermò, sperando di dar sollievo all'altro, andando poi a prendere torta e birra, posandoli sul tavolo e storcendo la bocca "Due... ottimi regali, ma... ehm... non si sposano molto bene insieme" propose lui lievemente imbarazzato, andando a prendere qualcosa di più dolce da bere, come un té freddo ai frutti di bosco.
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    Kether Westerly McLean | Commesso Olivander
    Quando ai medici si iniziava a prospettare di dover scegliere in cosa specializzarsi, molti scartavano pediatria poiché i bambini avevano una malattia, anzi, un parassita, alquanto fastidioso: i genitori. E kether, in quanto commesso del negozio, non poteva che concordare.
    Un sorriso cortese ma disinteressato si dipinse sul volto del ragazzo nel sentir parlate tanto pomposamente la signora, trovando in vero interesse solo per una parte della frase "Ottima scelta e sì... Clive, giusto? Credo proprio che sia il caso che io e te parliamo un po' di come va con la bacchetta... signora, gradisce accomodarsi sulla sedia come ha fatto tanti anni fa?" chiese lui, tentando (povero illuso) di mettere in un angolo la donna e avere il giovane e la sua bacchetta tutto per sé.
    Sorvolando su quanto fosse facile far doppisensi in un negozio come Olivander, il castano osservò l'esasperazione sul volto del ragazzo e ne udì le parole, cui rispose annuendo, scoppiando quasi a ridere quando sentì ancora la donna intromettersi nel mentre il ragazzo sembrava indeciso se prima ucciderla e poi sotterrarsi o viceversa 'Povero ragazzo... ma pensa positivo: un mese e te ne liberi per altri 9!' si disse lui, osservando lei, poi tornando a lui "Hidenstone è diversa da Hogwarts e da qualsiasi altra scuola... è molto meno teorica e... Denrise non è la Scozia, è una terra molto più antica, selvaggia, dove si può ancora sentire forte l'influsso degli dei... è un'accademia che integra tecnologia e magia, tradizione e innovazione... insomma, è un posto dove tutti possono trovare il proprio posto... e lamentarsi delle cose che non gli vanno a genio" ammise ridendo, riportando poi il focus sul discorso importante: la bacchetta di Clive funzionava a dovere, e lui la lucidava con amore e regolarità? La risposta pareva essere affermativa, anche se secondo la madre non lo faceva abbastanza.
    "Ottimo, ogni quindici giorni è una buona abitudine... troppo olio e troppo sfregamento senza essere un esperto artigiano può essere deleterio... continua così" affermò lui, tentando agilmente di ignorare la madre, soffermandosi sul ragazzo e soprattutto concludendo l'analisi.
    "La bacchetta mi pare in ottimo stato, non mi hai parlato di problemi, quindi direi che è tutto a posto, ma visto che ci siamo, facciamo la prova del nove" e fu così che il ragazzo Appellò un tappeto azzurro rotondo con sopra inciso quello che pareva proprio un sigillo aritmantico, che dispose sul pavimento, invitando Clive a salirci sopra "Vacci sopra e prova a scagliare una magia... possibilmente una che non mi faccia saltare in aria il negozio... e vediamo come va... ti avverto, il tappeto è fatto in modo da rendere complicato il collegamento tra te e la bacchetta, vi metterà alla prova per permetterci di mettere in evidenza anche il più piccolo screzio" chiarì poi, disponendosi a un lato della stanza e lasciando pieno campo al ragazzo.
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    Kether Westerly McLean | Commesso Olivander
    Hindestone era una scuola di prima categoria, che faceva dell'innovazione e della modernità il suo marchio di fabbrica, cosa non da poco in un mondo popolato da ultracentenari fermi al medioevo, e il suo esser sita su un'isola era sempre fonte di sorpresa. Per alcuni sapere i propri pargoli oltre un mare era un vero tormento, mentre per altri quasi una fonte di sicurezza, quasi quelle onde potessero placidamente custodirli al sicuro e obbligarli allo studio. La cosa divertente, era che pochi parevano ricordarsi come Denrise fosse una terra di vichinghi pirati circondata da mostri marini, ma in fondo Victoria non aveva forse costruito la scuola anche per quello? Oh beh, certamente non lo aveva fatto per la sicurezza dei suoi ragazzi: che rischiassero la vita ogni 3x2 era cosa abbastanza nota!
    In molti comunque voleva frequentare Hidenstone, così come Hogwarts, e per questo agosto era sempre un mese rovente da Olivander, per quanto le alte temperature, almeno quel giorno, avessero tenuto il numero di clienti piuttosto basso "Buongiorno, e benvenuto da Olivander" trillò Kether in risposta al campanello, levando lo sguado su Clive e sua madre, cui accennò un sorriso, osservando poi il giovane caracollare verso di lui. In risposta alle sue parole, rise, senza alcuna malizia.
    "Mi dispiace deluderti, ma temo che quando tu sei venuto qui la prima volta io stessi ancora frequentando Hidenstone" ammise lui, incronciando le braccia ed incoccando un sorriso fintamente piccato: indossava una maglietta bianco sporco con sopra un pikachu che a sua volta indossava il cappello di Ash, cui aveva associato dei pantaloni lunghi in lino e dei sandali.
    Ascoltò fino in fondo il Greenwell, poi annuì "Mi dai la bacchetta?" chiese lui con dolcezza, ricevendo lo stecco ed iniziando ad analizzarlo con una lente di ingrandimento "Da quanto non la lucidi?" chiese lui con far esperto "Hai avuto problemi recentemente nell'usarla?" chiese infine, continuando la sua analisi, che comunque non avrebbe rivelato se non dopo aver sentito quanto avesse l'altro da dire.
    RevelioGDR
37 replies since 8/9/2012
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