Manutenzione necessaria

Per Kether.

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    Clive Greenwell
    Ametrin | 15 anni

    Agosto stava trascorrendo in un soffio. I primi quindici giorni erano durati, infatti, un battito di palpebre e Clive temeva che quel che rimaneva delle vacanze trascorresse con la stessa ansiogena velocità. Dahlia, sua madre, ad Oxford gongolava tutta: suo figlio le sarebbe comunque mancato tanto, ma nel suo immaginario saperlo a Denrise, tra le mura di Hidenstone, la tranquillizzava e leniva la sua apprensione. Laggiù, sotto la tutela severa dei docenti e della preside, non avrebbe minimamente osato mettersi in alcun tipo di pasticcio. "Dunque?" chiedeva civettuola, facendo buffetti sulla guancia del suo ometto "Siamo agli sgoccioli eh? chiedeva serafica, canticchiando allegramente da una stanza all'altra. Quell'anno, in realtà, Clive era ben felice di iniziare una nuova avventura. Per questo motivo, non metteva il broncio e non sbuffava, allontanando la donna con qualche presunta e improbabile richiesta di privacy. Anzi, quella volta rispose con un certo entusiasmo, che di norma lo contraddistingueva nelle competizioni sportive: Ho proprio voglia di vedere com'è la nuova scuola. sorrise timido, guardando poi suo padre, intento come al solito a leggere il quotidiano. Questi lo guardò e gli fece pollice alzato, in un silenzio complice e carico d'affetto. Hai controllato la tua bacchetta? domandò urlando dall'altra stanza Dahlia, intenta a comprendere come mai i babbani avessero inventato la lavatrice e asciugatrice: forse con dei gratta e netta ben castati avrebbe risolto il problema macchie in modo più efficace di quel marchingegno. "In che senso, maman?" domandò stranito Clive. "Ma devo ripetertelo quante volte?! Le bacchette non sono eterne, se non vengono curate. L'hai già usata per un buon ciclo. Credo che sia giunta ora di farla ispezionare da Olivander, prima dell'inizio della scuola. È buona prassi."
    ---
    Varcare l'ingresso di Olivander era sempre un'esperienza colma di emozione. Si ricordò quando undicenne venne scelto da una bacchetta in legno di melo, che da allora era divenuta la sua più fedele compagna di magie. La custodiva gelosamente, come un piccolo tesoro nella custodia che ora appariva decisamente sgualcita. Il campanello della porta aveva tintinnato come al solito, annunziando l'ingresso dell'adolescente nel negozio. Le sue iridi azzurre constatarono che niente era cambiato in quegli anni: era come se il fabbricante di bacchette avesse racchiuso il suo tempio del magi-artigianato in un'atmosfera a-temporale, sottratta al fluire degli umani eventi. Tanti cassetti e tante custodie, infatti, si ergevano ordinatamente sino al soffitto, in file altissimi, sotto una luce fioca e soffusa, generata da qualche candelabro a muro. Si ritenne fortunato: non c'erano clienti davanti a lui, sebbene avesse voluto assistere alle faville generate da qualche studentello alle prime armi di fronte alla compostezza degli assistenti del proprietario. Si recò direttamente al bancone, dove vi trovò un ragazzo dai lineamenti fini, ed esordì con un tono educato e garbato: Buongiorno, non so se vi ricordate di me..." aveva usato un voi impersonale e generico, poiché era leggenda che tutti si ricordassero dei vari clienti "...ho acquistato anni fa questa bacchetta presso di voi, vorrei che la controlliate per vedere se ha bisogno di una lucidata o di alcuni accorgimenti. Non mi ha mai dato problemi, ci sono molto affezionato." Inspirò leggermente, per poi addurre la giustificazione del suo intervento: "A settembre cambio scuola, voglio che tutto vada per il meglio"
    Fece un timido sorriso.
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    Kether Westerly McLean | Commesso Olivander
    Hindestone era una scuola di prima categoria, che faceva dell'innovazione e della modernità il suo marchio di fabbrica, cosa non da poco in un mondo popolato da ultracentenari fermi al medioevo, e il suo esser sita su un'isola era sempre fonte di sorpresa. Per alcuni sapere i propri pargoli oltre un mare era un vero tormento, mentre per altri quasi una fonte di sicurezza, quasi quelle onde potessero placidamente custodirli al sicuro e obbligarli allo studio. La cosa divertente, era che pochi parevano ricordarsi come Denrise fosse una terra di vichinghi pirati circondata da mostri marini, ma in fondo Victoria non aveva forse costruito la scuola anche per quello? Oh beh, certamente non lo aveva fatto per la sicurezza dei suoi ragazzi: che rischiassero la vita ogni 3x2 era cosa abbastanza nota!
    In molti comunque voleva frequentare Hidenstone, così come Hogwarts, e per questo agosto era sempre un mese rovente da Olivander, per quanto le alte temperature, almeno quel giorno, avessero tenuto il numero di clienti piuttosto basso "Buongiorno, e benvenuto da Olivander" trillò Kether in risposta al campanello, levando lo sguado su Clive e sua madre, cui accennò un sorriso, osservando poi il giovane caracollare verso di lui. In risposta alle sue parole, rise, senza alcuna malizia.
    "Mi dispiace deluderti, ma temo che quando tu sei venuto qui la prima volta io stessi ancora frequentando Hidenstone" ammise lui, incronciando le braccia ed incoccando un sorriso fintamente piccato: indossava una maglietta bianco sporco con sopra un pikachu che a sua volta indossava il cappello di Ash, cui aveva associato dei pantaloni lunghi in lino e dei sandali.
    Ascoltò fino in fondo il Greenwell, poi annuì "Mi dai la bacchetta?" chiese lui con dolcezza, ricevendo lo stecco ed iniziando ad analizzarlo con una lente di ingrandimento "Da quanto non la lucidi?" chiese lui con far esperto "Hai avuto problemi recentemente nell'usarla?" chiese infine, continuando la sua analisi, che comunque non avrebbe rivelato se non dopo aver sentito quanto avesse l'altro da dire.
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    Clive Greenwell
    Ametrin | 15 anni

    Rimase davvero colpito dalla gentilezza del magi-artigiano, che, al bancone lo aveva accolto con tanto scrupolo e tanta affabilità. Probabilmente stava seguendo la prerogativa di chi doveva trattare con i clienti, ossia la diplomazia di fronte ad ogni situazione per rendere un cliente soddisfatto. Lo informò che probabilmente non lo aveva conosciuto al momento di acquisto della bacchetta, poiché era studente di Hidenstone. Al nome di questa accedemia, il volto di Dahlia si accese tutto, tutta gongolante che un ex allievo rivestisse un ruolo così importante nella comunità magica: essere al centro dei segreti delle bacchette. La nobildonna francese si schiarì la voce e annunciò, seppur non richieste, le scelte per l'avvenire di suo figlio. "Oh, ma hai sentito Clive?" domandò retorica al figlio, per poi proseguire "Prima mio figlio le ha detto che cambia scuola. È stato riduttivo e impreciso. Nella fattispecie, ha appena terminato gli studi ad Hogwarts e, su MIO invito, si è iscritto proprio a Hidenstone. Su, dai, Clive, parla tu... Non star lì a fissarmi con quei due occhi...". Nel frattempo Clive, con occhi fiammeggianti, avrebbe voluto scagliare un incendio o un bombarda maxima nei confronti di sua madre che, in quelle occasioni, sembrava essere intenta a metterlo in imbarazzo. "Sì, beh, ecco... È una bella scuola? È accogliente, vero?" domandò con un sorriso sincero, con un'espressione che voleva sottendere un "la scusi, non è una cattiva madre, è solo apprensiva". Dahlia, indispettita, roteò gli occhi verso l'alto: "Gli chiede se è accogliente. se è un parco giochi. No, no, gli dica: ha dovuto studiare e applicarsi tanto vero? Perché è una scuola d'eccellenza... non è così?"
    Clive nel frattempo osservava il suo catalizzatore nelle mani esperte del magi-artigiano, che lo stava monitorando con una lente d'ingrandimento. "La lucido una settimana sì e una no."lo informò, per poi proseguire, serio: "No, nessun problema, ha sempre reagito secondo le mie aspettative ed è precisa nell'eseguire i comandi".
    Dahlia non stette zitta nemmeno questa volta: "La informo che io, da madre, gli ho sempre detto che lucidarla una settimana sì e una no è deleterio. La mia, pressoché perfetta la lucido anche due volte a settimana!"
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    Kether Westerly McLean | Commesso Olivander
    Quando ai medici si iniziava a prospettare di dover scegliere in cosa specializzarsi, molti scartavano pediatria poiché i bambini avevano una malattia, anzi, un parassita, alquanto fastidioso: i genitori. E kether, in quanto commesso del negozio, non poteva che concordare.
    Un sorriso cortese ma disinteressato si dipinse sul volto del ragazzo nel sentir parlate tanto pomposamente la signora, trovando in vero interesse solo per una parte della frase "Ottima scelta e sì... Clive, giusto? Credo proprio che sia il caso che io e te parliamo un po' di come va con la bacchetta... signora, gradisce accomodarsi sulla sedia come ha fatto tanti anni fa?" chiese lui, tentando (povero illuso) di mettere in un angolo la donna e avere il giovane e la sua bacchetta tutto per sé.
    Sorvolando su quanto fosse facile far doppisensi in un negozio come Olivander, il castano osservò l'esasperazione sul volto del ragazzo e ne udì le parole, cui rispose annuendo, scoppiando quasi a ridere quando sentì ancora la donna intromettersi nel mentre il ragazzo sembrava indeciso se prima ucciderla e poi sotterrarsi o viceversa 'Povero ragazzo... ma pensa positivo: un mese e te ne liberi per altri 9!' si disse lui, osservando lei, poi tornando a lui "Hidenstone è diversa da Hogwarts e da qualsiasi altra scuola... è molto meno teorica e... Denrise non è la Scozia, è una terra molto più antica, selvaggia, dove si può ancora sentire forte l'influsso degli dei... è un'accademia che integra tecnologia e magia, tradizione e innovazione... insomma, è un posto dove tutti possono trovare il proprio posto... e lamentarsi delle cose che non gli vanno a genio" ammise ridendo, riportando poi il focus sul discorso importante: la bacchetta di Clive funzionava a dovere, e lui la lucidava con amore e regolarità? La risposta pareva essere affermativa, anche se secondo la madre non lo faceva abbastanza.
    "Ottimo, ogni quindici giorni è una buona abitudine... troppo olio e troppo sfregamento senza essere un esperto artigiano può essere deleterio... continua così" affermò lui, tentando agilmente di ignorare la madre, soffermandosi sul ragazzo e soprattutto concludendo l'analisi.
    "La bacchetta mi pare in ottimo stato, non mi hai parlato di problemi, quindi direi che è tutto a posto, ma visto che ci siamo, facciamo la prova del nove" e fu così che il ragazzo Appellò un tappeto azzurro rotondo con sopra inciso quello che pareva proprio un sigillo aritmantico, che dispose sul pavimento, invitando Clive a salirci sopra "Vacci sopra e prova a scagliare una magia... possibilmente una che non mi faccia saltare in aria il negozio... e vediamo come va... ti avverto, il tappeto è fatto in modo da rendere complicato il collegamento tra te e la bacchetta, vi metterà alla prova per permetterci di mettere in evidenza anche il più piccolo screzio" chiarì poi, disponendosi a un lato della stanza e lasciando pieno campo al ragazzo.
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    Clive Greenwell
    Ametrin | 15 anni

    Ormai era ufficiale: Kether era il suo mito della giornata. Aveva apprezzato, il buon Clive, il modo in cui il magi-artigiano era riuscito a zittire sua madre: o meglio, per la precisione, era riuscito a farla ritornare sui suoi passi, quelli di un'accompagnatrice discreta e non invadente. Dahlia lo aveva guardato leggermente storto, stupita di come fosse esclusa da quella conversazione. In cuor suo, comprendeva che Clive aveva bisogno dei suoi spazi e volutamente si eclissò, salvo ascoltare per filo e per segno ciò che venisse detto su Hidenstone. Sapeva di aver compiuto la scelta ottimale per suo figlio, che si affacciava troppo alla svelta nel mondo adulto. Il ragazzino, dal canto suo, pendeva dalle labbra del negoziante. Aveva disegnato con la bocca una piccola "o" di sorpresa, quando venne descritta la cornice paesaggistica nella quale era inserito il suo nuovo istituto: lo attirava quell'aurea vagamente primordiale, in cui lo spirito vitale sembrava soffiare con un'energia prepotente e mistica; niente da soggiungere, poiché accresceva sempre di più la sua curiosità adolescenziale. Sorrise quindi timidamente, mostrando una luce vispa nei suoi occhi. Si sentì orgoglioso per aver attuato la lucidatura corretta del legno di melo, si voltò verso Dahlia, sfoderando un sorrisone a trentadue denti, che sembrava sottendere un "vedi che ho ragione io?". La donna alzò le mani, in segno di resa, mentre osservava la prova alla quale era sottoposto il figlio. Il cuore di Clive, dal canto suo, tamburellò con una frequenza maggiore, poiché una nuova sfida si stava prospettando: sarebbe uscito egregiamente il sodalizio con il suo catalizzatore? Il Grenwell lo sperava bene, poiché si era legato emotivamente a quel legno. Annuì pensoso e serio alle parole del venditore. Ricercò quanta più concentrazione possibile, cercando di estraniarsi dal contesto e veicolando la sua volontà nella buona riuscita dell'incantesimo. Prese, quindi, posto sul tappeto e assunse una posizione equilibrata, simile a quella da duello. Gambe ben molleggiate, busto eretto con petto in fuori, braccia che disegnavano angoli ottusi e poste in modo da consentire l'equilibro e una buona distribuzione di pesi rispetto al baricentro. Prefigurò il risultato, cercò in tutti i modi di sentire l'aderenza delle sue dita con il legno di melo, lo immaginò come prolungamento del suo potere, del suo corpo. Chiuse per un nanosecondo gli occhi e inspirò, per riporre tutto il potere magico, dal cuore, sino al braccio e, infine, alla bacchetta. Doveva essere sua alleata, lo desiderava più di ogni altra cosa. La voce dell'anglo-francese risuonò nel silenzio del negozio, ferma, decisa e cristallina: "AVIS!"
    Gli occhi suoi erano fiammeggianti, ricchi di vita e fervente trepidazione: un concentrato dell'energia dei quindici anni.
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    Kether Westerly McLean | Commesso Olivander
    Quando era stato assunto da Olivander, Kether aveva scoperto che c'erano due attività cui il venditore era tenuto ad occuparsi, ben più frequenti dell'assegnazione delle bacchette: riparare i danni dei bambini in cerca della bacchetta giusta e sedarne i genitori.
    'E' la classica mamma apprensiva e chiacchierona che non si rende conto che non dà spazio al suo adorato figlio' Kether mise a cuccia la donna con una certa semplicità, giocando con la gentilezza delle sue parole e la fermezza del suo tono ed vincendosi solo uno sguardo leggermente storto, cui rispose con un cortese sorriso, andandosi poi a concentrare sul suo vero e unico cliente: Clive.
    Per far contenta la donna, il bacchettaio narrò al giovane un po' di Denrise, cercando di andare oltre gli opuscoli e i racconti degli adulti e cercare di assumere una dimensione più adatta agli adolescenti: parlò di selvaggio, di avventura, di diversità, di contradizione, e nel farlo incassò la classica faccia da bambola gonfiabile da parte del giovane, cosa che lo fece ridere, anche se non quanto quando la donna mostrò la propria stizza nell'apprendere i suoi consigli sull'applicazione dell'olio e della lucidatura "Ovviamente signora, sono convinto che lei abbia la perizia per poter lucidare più frequentemente la bacchetta... ma lui è un maschio adolescente diciamo... che investe le sue energie diversamente" e nel dirlo esitò un poco, giacché l'uscita voleva sì essere allusiva, intendendo videogame, sport, attività all'aperto e forse anche l'uso di droghe, ma la verità fu che per un unico breve istante egli vide solo sé stesso intento a lucidare la bacchetta di Thomas Richenford 'Oh, Lady Diana, proteggimi tu... ma che mi metto a dire!' si vergognò lui come un cane, mascherando il suo avvampare dietro un paio di colpi di tosse, al termine dei quali invitò Clive a salire sul tappeto per la prova del nove.
    'Ottima postura...' si disse lui, nel suo angolino, incrociando le braccia ed osservando come l'altro si fosse posto, notando in quella posizione la stessa serietà che aveva riscontrato nel suo sguardo 'Decisamente non è un ragazzo che deve vivere nell'ombra della madre' pensò quasi con tenerezza nel mentre dal catalizzatore si generavano due uccellini di carta, che iniziarono a svolazzare intorno al ragazzo, spingendolo ad annuire.
    "Perfetto, direi che la prova del nove è ampiamente superata" ammise lui, accennando anche un applauso e avvicinando il ragazzo "Posso?" chiese poi, cercando di prendere il catalizzatore dalle mani del ragazzo, iniziando poi ad agitarlo.
    "Legno di melo, lunga dodici pollici, sibilante... e non poco" ammise lui, agitando la bacchetta e saggiandone il nulceo "Con nucleo un crine di un unicorno" concluse lui, annuendo a sé stesso e restituendo il catalizzatore "Perfetto per un ragazzo aperto al mondo e a nuove esperienza, anche in una terra molto diversa e che parla la nostra stessa lingua ma in un modo diverso... non trova, signora?" chiese lui, osservandola e tiriandola per la prima volta dentro al discorso, come a indicare la fine del momento che era e doveva essere solo di Clive e del suo catalizzatore.
    "Perfetto... la revisione della bacchetta richiede 50 galeoni, e includono anche una lucidatura speciale e l'uso di particolari balsami per rinsaldare microfratture e rinvigorire il legno..." chiarì lui, facendo forse anche trasparire perché ora la madre fosse importante: doveva pagare!
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    Clive Greenwell
    Ametrin | 15 anni

    Dahlia arrossì. Arrossì violentemente, poiché come ascendente di famiglia nobile aveva ricevuto un'educazione sessuale decisamente castigata e colma di censure e reticenze. Per questo, lei, che invece di seguire l'etichetta che le era stata inculcata sin dalla tenera età aveva sposato un babbano macchiano lo statuto di sangue, si era di punto in bianco ritrovata in una dimensione tutta nuova. Si era sforzata di comprendere il mondo moderno e, con suo figlio, il mondo degli adolescenti si stagliava incognito e ricco di insidie. Come detto più volte, la francese sentiva di perdere il controllo, specialmente in quella situazione. Anzi, in tutta sincerità di stupì di se stessa, nell'avere solo immaginato l'enorme doppio senso istituito dal commerciante di bacchette. Avrebbe potuto sbraitare e trascinare per il colletto della camicia quell'ex-studente di Hidenstone, ma avrebbe contemporaneamente dovuto spiegare la motivazione al suo principale. Di conseguenza, era fuori discussione. Avrebbe potuto ribattere con un: Quali sarebbero le attività in cui investe le sue energie?, ma non lo fece, perché in tal caso sarebbe risultata una pessima madre: maliziosa, creando lei stavolta un doppio senso, e per di più ignorante sulle attività del figlio. Dunque, piena di livore e imbarazzo, se ne stette di nuovo zitta, increspando le labbra e studiando quell'impertinente.
    Fu deliziata dall'incantesimo del figlio che superò brillantemente la prova che gli era stata proposta. Clive non stava più nella pelle: aveva un legame specialissimo con quel catalizzatore, la bacchetta lo aveva scelto molto bene. Percepì quelle parole solenni come una panacea: sì, era decisamente aperto a nuove esperienze. "Magari imparo anche la lingua dei maridi a Denrise!" esclamò con veemenza, ricco di speranze, lasciando voce alla sua empatia. "S-sì, certo, Clive, mah chissà..." minimizzo con un tono asciutto Dahlia, che si era nel frattempo prefigurata l'immagine di suo figlio che perdeva tempo con maridi e compagnia bella. Si morse il labbro, domandandosi perché non avesse citato immediatamente le pozioni: era pure così bravo ed incline...!
    Si rivolse poi al ragazzo, allungando il gruzzolo di cinquanta galeoni sul bancone, dopo averli sapientemente contati. "Insomma, speriamo tenga la testa a posto questo ciclone! diede un sorriso tirato.
    Attese che venissero compiute le operazioni di lucidatura e di applicazioni dei balsami. Quando il lavoro fu completato, esortò il figlio ad andarsene: "Bene, Clive, è tempo di tornare ad Oxford...". Clive fece a Kether un rapido occhiolino e un sorrisetto vispo, quasi riconoscente al magi-artigiano per aver fatto alterare la madre. "Grazie di tutto, Kether! Magari ti scriverò un gufo da scuola e metterò una recensione positiva online di Olivander, dicendo che mi hai servito tu...". La nobildonna fulminò il figlioletto con lo sguardo: "Ma sì, sì!!!". Lo lasciò andare avanti, e si rivolse con un sibilo al commerciante, senza che Clive sentisse: Mio figlio investe energie nelle pozioni e, semmai, qualche volta, ne quiiditch. Chiaro?
    Stava mentendo a se stessa? Ovvio.
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    Kether Westerly McLean | Commesso Olivander
    Consegnare una bacchetta al suo legittimo proprietario era sempre un'emozione, anche se si trattava di ri-presentare qualcuno a qualcun'altro, come era quel preciso caso, soprattutto perché niente era mai uguale e la nuova maturità, la nuova consapevolezza, destava curiosità ed epifanie prima impossibili "non credo che a Hidenstone ci siano parlatori di Marino, ma non si sa mai... e poi conosco un illustre proprietario di bacchetta in Melo che parlava fluentemente il Marino" ammise lui, annuendo, nel mentre la madre del ragazzo pareva essersi incancrenita su qualcosa, finendo col farfugliare risposte, aspetto che il ragazzo un po' lasciò perdere, perché sollevato all'idea di potersi dedicare in toto al solo Clive 'Un cliente e una bacchetta alla volta sono fin troppi' si disse lui, passando il rimanente tempo ad incoraggiare il giovane e riscuotere quanto dovutogli.
    Ottenuti i cinquanta galeoni, fu per lui tempo di vincersi i ringraziamenti del ragazzo, che addirittura si lanciò in lande così lontane da una strega boomer da essere su un altro pianeta, facendo spontaneamente ridere Kether "E perché non entrambi? Sono sicuro che un aggiornamento sulla sua cara bacchetta farebbe piacere sia a me sia al signor Olivander" ammise lui con un cenno affermativo del capo "E una recensione positiva, ovviamente, la si gradisce sempre" concluse lui, pronto a salutare i due clienti, salvo poi avere un faccia a faccia con la donna.
    'M-ma-ma?' colto in contropiede il ragazzo sbiancò di colpo, non riuscendo fino in fondo a sostenere lo sguardo di lei 'Io... Oh, per tutti i premio nobel per la pace... lei pensa che io pensi che...' con imbarazzo si posò una mano davanti all'occhio destro desiderando scomparire, salvo poi alla fine, emettere una piccola risata.
    "Signora, ha tutte le ragioni al mondo per essere orgogliosa di suo figlio..." ammise lui con un dolce sorriso dei suoi "Clive è un bravo ragazzo: le bacchette non mentono mai." la congedò lui, lasciando la coppia lasciare infine il locale, nel mentre lui, sedendosi dietro al bancone, appoggiò il capo sul legno 'Ma perché non mi sto mai zitto!' piagnucolò lui, ringraziando il cielo che la donna, timida e boomer com'era, mai avrebbe avuto rimostranze scritte nei suoi confronti.
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    ACQUISTO CONCLUSO
    1inte per Kether e Clive
    -50G clive
    +5G Kether
     
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7 replies since 16/8/2021, 11:59   78 views
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