Nero come gli sconti

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    Kether Westerly McLean | Commesso Olivander
    'Oh dei di ogni pantheon conosciuto e soprattutto neopagano... vi prego, vegliate su di me'
    In un mondo pericoloso e schizzato come uno masterato da questo narratore c'erano fin troppe ragioni per votarsi agli dei e supplicare pietà, da spettri assetati di sangue, a zombie un po' troppo convinti, passando per vampiri, licantropi e demoni di ogni foggia e dimensione, senza ovviamnete mai scordarsi dei maledettissimi snasi, sempre pronti a complicare anche la cosa più semplice al mondo, manco fossero tutti pluripremiati dipendenti dell'Ufficio Complicazione Affari Semplici, eppure nulla di tutto ciò stava attanagliando il povero Kether fino a farlo pregare e gemere, nel mentre le sue budella si torcevano dalla disperazione 'Vi prego. Consentitemi anche quest'anno di sopravvivere al black friday. Dal nome commerciale in avanti!'
    Eh sì, del resto Kether poteva anche essere queer, mago, sacerdote, rivoluzionario e londinese, ma soprattutto in quella stagione era primariamente un povero commesso sottopagato e tenuto rigorosamente senza sufficienti mezzi, tempo e formazione in prima linea come front-hand.
    Insomma, un vero schifo.
    Certo, Olivander non era Prada, ma si trattava comunque di materiale di pregevole fattura, il che lo rendeva comunque oggetto di fin troppe attenzioni, e gli dei soli sapevano quante persone bramassero un bonsai da bacchetta scontato da regalarsi a natale, il che aveva reso sempre più arduo il compito del nostro bacchettaio di fiducia, che alla fine, quella sera, uscendo da lavoro leggendo sullo smartphone 24 novembre, dopo aver guaito come un cane, si trovò disperato a dirigersi verso un negozio che vendeva alcoolici e prendere alcune bottiglie di birra artigianali.
    Con una di queste si fece una foto istericamente allegra, che poi inviò immediatamente a Thomas Richenford, allegandovi un messaggio: Dimmi che non sei di turno. Ho bisogno di bere e sono troppo vicino al Black Friday per potermi permettere un coma etilico. Salvami da cotanto capitalismo. Io ci metto la birra (e non solo): tu mettici solo la casa e tanta voglia di vivere!
    Un messaggio un po' disagiato ma neanche troppo, un abbastanza classico SOS tardo-adolescenziale inviato da un povero ragazzo sull'orlo di una crisi di nervi, che necessitava solo di essere accolto, protetto e lasciato libero per alcune ore di spegnere il cervello.
    E chi poteva essere meglio di Tom?
    Se il ragazzo avesse acconsentito, il castano sarebbe comparso con la smaterializzazione davanti al suo uscio con indosso una felpa blu sotto una giacca verde, dei jeans e delle scarpe da ginnastica. In mano, sei bottiglie di birra da mezzo litro, un po' di bamba, un sorriso tanto stanco quanto felice di vederlo e occhi grandi e che guardavano lontano, verso lo sfacelo che sarebbe stato il giorno dopo.
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    Thomas Richenford
    Auror | 22 anni
    Certe manifestazioni mettevano in agitazione qualsiasi cosa. Gli sconti nei negozi erano qualcosa di molto più pericoloso dell'acromantula stessa, la gente impazziva completamente, era come se qualsiasi cosa gli servisse ed era isterica. Certamente più del solito. Thomas non comprava mai nei negozi di quel periodo ma per il semplice motivo che non sopportava le persone isteriche ed impazzite neanche non avessero vestiti, giochi, bacchette o altro in casa, era l'isterismo ad innervosirlo ed il solo fatto che gli chiedevano di fare le ronde in giro per le strade per evitare che qualcuno si potesse fare del male, per il giovanissimo auror era veramente qualcosa di assurdo. Comunque non si era mai tirato in dietro in niente e non lo avrebbe fatto neanche questa volta. Era tornato a casa da poco, stanco, ma contento di aver finito quel giro infernale. Aveva comprato anche lui qualcosa, negli orari meno di punta ed, alla fine, poteva dire che era stato tutto quanto molto piacevole e quasi divertente. Sorrise chiudendosi la porta alle spalle e fece un grandissimo sospiro di sollievo, si spogliò andando nel bagno, mise tutti i vestiti nel cestone dei panni sporchi e si buttò in doccia. Aveva deciso, quella sera sarebbe stata relax. Aveva anche provato a pensare di fare qualcosa in giro con qualche suo amico, ma no, non era proprio in vena. Una volta inita quella intemrinabile doccia calda, sentì il telefono squillare e sorrise a quel messaggio rispondendo un semplice: Sei fornutato! Sono da poco rientrato a casa e puoi attraccare nel mio porto con sicurezza marinaio!ò Rispose scherzosamente e poi decise di mettersi a cucinare qualcosa di buono. Quando sentì il campanello suonare urlò un piccolo Un attimo! posò la cucchiarella sporca di sugo sulla pentola ed andò ad aprire. Sorrise all'amico. Wao! Hai veramente la faccia stravolta! Nella foto pensavo fosse la luce! Aggiunse facendolo entrare e tornando ai fornelli. Osèite speciale, occasione speciale! Quindi ho cucinato io e mi sono buttato su semplice pasta al sugo... spero che sia gradita! Aggiunse solare come al solito. Levati le scarpe, spogliati, bevi, urla se ti fa stare meglio! Insomma come se fossi a casa tua! Aggiunse poi spegnendo i fornelli e sorridendogli appena e guardandolo con la coda dell'occhio. Che fine avevi fatto? Chiese poi mescolando la pasta con il sugo per poi andarsi a mettere vicino a lui.

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    Kether Westerly McLean | Commesso Olivander
    Tom e Kether avevano molto in comune, come la passione per le bacchette, per i videogame e l'odio per i saldi che si trasformava in sindrome di stoccolma, con uno costretto a lavorare in un negozio che faceva saldi e l'altro invece a monitorare le strade durante gli stessi eventi per poveri.
    Forse era stata questa affinità a far comparire sul display di Kether il nome dell'altro, ma in vero, nel trovarsi davanti la faccia dell'Auror, il giovane comprese che fosse un bisogno ancora più primordiale: aveva bisogno di freschezza.
    Se il messaggio di risposta del castano fu molto accogliente, le sue prime parole lo furono molto meno, tanto da far girare gli occhi al cielo all'altro, che quindi smise per alcuni istanti di contemplare il vietnam che si sarebbe palesato il giorno dopo, portandolo infine a sorridere "Grazie. Vuoi infierire ancora o posso entrare?" chiese lui, non troppo piccato in vero, né preoccupato, posando le birre appena possibile "Come stai comunqu...e?" chiese lui, sentendosi rapidamente definire ospite speciale, con tanto di cucina semplice, ma a modo suo speciale.
    "Sai cucinare italiano?" domandò il bacchettaio curioso, ammirato da quella natura internazionale dell'amico, affondando le mani nelle tasche dei pantaloni scrutando la cucina mentre Tom blaterava di mettersi a proprio agio come meglio credeva, cosa che fece ridere Kether "Mi basta bere qualcosa... e sì, magari mangiarci qualcosa sopra... e lamentarmi un po'... non credo di aver bisogno di urlare... o altro" ammise lui, stringendosi tra le spalle, forse un poco imbarazzato dal sentirsi dire così, su due piedi, pronti via, di spogliarsi.
    'Anche se... insomma... quanto ci ha messo la prima volta a chiedermi un pompino?' alle orecchie di Kether le parole di Thomas erano suonate parimenti un invito, una provocazione e una battuta, ma in lui avevano comunque attivato pensieri complessi, colegati sia al loro rapportarsi, sia al fatto che da un po' di tempo si fossero persi di vista 'Da quando... mi sono trovato in conflitto di interessi' e tutti sapevano come i conflitti di interesse ammosciassero tutto e rendessero tutto complicato.
    Sempre che non fossi un politico italiano, ovviamente; in quel caso si poteva definire curriculum al massimo!
    Scrutando la schiena di Tom, Kether si sentì nostalgico e in colpa assieme, quasi avesse perso, per colpa di Excalibur un pezzo della propria vita, e se ne fosse reso solo conto in quel momento. Sospirò, poi vide l'altro tornare verso di lui armato di pasta e prese posto, scrollando le spalle.
    "Niente... cosa vuoi che abbia fatto?" chiese lui, sperando vivamente che la risposta non fosse tentato di rovesciare il governo "Olivander, casa, casa Olivander... e videogames in mezzo... parecchi videogame... forse troppi videogame... persino per me" ammise lui, forse in vena di autocritica "Tu invece che hai combinato in sti mesi?" chiese lui con un occhiolino, affondando la forchetta nella pasta e portandosene un po' alle labbra, che gustò con piacere, annuendo.
    "E bravo Tom!" ammise lui, ridendo molto a caso, e sorprendendosi molto di quella risata: quanto ci aveva messo Tom a farlo passare dal depresso al felice?
    'Ma... cosa sto facendo?' si sentiva confuso, forse anche un po' intontito, quasi che i suoi sensi di colpa e i suoi affetti lo stessero tirando in direzioni diverse 'Lui... è incredibile!'ù
    Con due sorrisi e un piatto di pasta lo aveva stordito, gli aveva cambiato la giornata e lo aveva quasi reso un'altra persona, una che non era pi
    da tempo, uccisa da impegni, stress, paure e stanchezza, e che improvvisamente si era ritrovato nuovamente libero. Tutto, grazie a Tom.
    Sorrise un po' a vuoto, poi scosse la testa, arrossendo lievemente, mentre la voglia di stare con l'altro si univa a quella di essere un po' più come l'altro, o almeno di ricambiarlo con la stessa moneta.
    Fu così che di colpo si alzò e a casissimo si tolse la felpa e gli altri indumenti superiori, tornando poi a sedersi a petto nudo.
    "Ok... ora direi che sono più a mio agio... credo" propose lui soddisfatto, non sapendo neanche lui che stesse facendo e mettendo rapidamente per questo in bocca altra pasta, tanto da divorare mezzo piatto in pochi istanti, a sguardo basso, sempre più rosso in volto 'M-ma cosa sto facendo?'
    Era stato un colpo di testa, alla Tom, o almeno, nella sua testa era suonato molto da Thomas, ma il ragazzo non solo di ciò non era sicuro, ma era invece ben certo di non essere l'auror, o come l'auror, aspetto che sempre più lo fece sentire a disagio, se non proprio stupido.
    "Sì... ecco... forse sono a mio agio... non fosse che è inverno... forse è meglio se mi rimetto la felpa eh?" chiese lui, cercando nell'altro una spalla, una guida, o qualunque altra cosa Tom potesse avere in mente.
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    Thomas Richenford
    Auror | 22 anni
    Era già tanto strano il fatto che Kether fosse da lui e non il contrario. inoltre era veramente strano il fatto che lui avesse ancora i vestiti addosso e non si fosse fatto prendere da chissà quale storia assurda nella sua mente. A rendere il tutto ancora più disadattato era i fatto che per una volta non era lui quello stravolto ad andare a piangere e consolarsi tra le braccia dell'altro, ma era Kether a voler appoggio da Thomas. Ovviamente quest'ultimo glielo avrebbe dato senza neanche rifletterci troppo sopra. Era un suo amico e come tale lo avrebbe trattato. Senza contare che era importante per Thomas, come nessuno mai. Il perchè? Sinceramente non nera ancora qualcosa di comprensbile, sapeva solamente che Kether era il suo rifugio perfetto, la persona che avrebbe ed aveva sempre cercato quando c'era qualcosa che non andava, ma anche quando c'era qualcosa che andava eccessivamente bene. Lo guardò mentre gli chiedeva come stava. Gli sorrise, poi mkise tutto nei piatti e portò a tavola. Al ministero sempre casini, siamo veramente oberati di lavoro, ma va bene, lavorare mi aiuta a non pensare ma... non volevo infierire, anche perchè sei adorabile e bellissimo anche così!E dalle! Ma era sincero e quello era assoutamente legibile, poi gli versò del liquido rosso ne bicchiere. Vino rosso, buonissimo, anche questo dall'italia. Me lo ha portato un signore che ho aiutato!In fondo fino a 200 € non era corruzione, giusto? Sorrise ancora al ragazzo quando disse quelle parole, e stava per dire che poteva sentirsi libero di fare davvero qualunque cosa, quando lui si levò la felpa. Thomas bevve un pò dl suo vino e lo guardò, sempre sorridendo. Era un ragazzo spettacolare ed era felice di averlo intorno. beh, mio padre ama l'itlalia e soprattutto la cucina italiana e quindi quando ci siamo trasferiti ad un'altra casa di NY ha cominciato ad imparare a cucinare italiano fino a far diventare bravo anche me! Gli spiegò non solo un pò della sua vita, anche se aveva detto tutto in maniera non troppo grammaticata, ma anche quello che lui sapeva fare. Insomma avevano mai parlato veramente? E questa era una domanda che Thomas doveva farsi in generale, a dire il vero! Era contento che la pasta gli era piaciuto e vederlo sorridere e ridacchiare quasi sensa senso lo rendeva felice, voleva dire che stava staccando la testa, ma poi, imporvvisamente si era alzato, si era tolto gli indumenti superiori e Thomas quasi si strozzò. Perchè era a petto nudo? Oddio, fa caldo? Insomma ho acceso i riscaldamenti a palla perchè sono stato catapultato nel nord europa a seguire un caso ed ero congelato, con la neve addosso, ma forse ho esagerato! Ma si levò la maglietta anche lui, insomma se voleva mangiare in quel modo, andava benissimo! Ma, quando l'amico si rimise la felpa con quelle parole, allora,Thomas alzò un sopracciglio e scoppiò a ridere.Ok. Si, credo che tu mi abbia fatto vedere abbastanza per questa sera. Insomma sei sempre bellissimo sia con la maglietta, ma forse senza lo sei di più... ma insomma... io non voglio che tu pensi che se sei vestito non vada bene. Si ma adesso era lui quello senza la maglietta. Quindi si affrettò a rimetterla. Cavolo se riusciva a dare messaggi sbagliati. Era incredibile, davvero. Kether...Sei perfetto così. Non devi dimostrarmi qualcosa, o fare qualcosa. Vai bene esattamente come sei. Nel suo cervelo il discorso era lungo ed elaborato, ma il succo era che andava bene così, e quelle non erano cose che faceva lui. l'apprendista negoziante era molto più fine, sottile, elegante ed anche molto più incisivo, a dire il vero rispetto a quelle cose così plateali. Si avviciò a lui alzò il suo sguardo verso di lui e lo baciò. Sincero, dolce, delicatamente. Era un modo, il suo modo, per dirgli che andava tutto bene.

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    Kether Westerly McLean | Commesso Olivander
    Kether annoverava sembra ombra di dubbi Thomas tra i suoi amici, una persona per cui avrebbe dato ben più della sua sapiente ed arguta bocca (?), e quindi non era poi insolito che i due si trovassero in una situazione diversa dal solito, quindi eccoli lì, a tavola, entrambi vestiti, senza parlare di Excalibur e licantropi, a condividere un pasto nel mentre il castano cercava dall'auror un nido sicuro in cui stare in vista delle difficili giornate seguenti.
    Tom in genere più che un garbato appoggio era uno che lo appoggiava con garbo, ma in quella situazione sembrava, almeno agli occhi di Kether, perfettamente a suo agio, saltellando qui e là nella stanza e nei discorsi, condividendo schizzi del suo passato senza bisogno di orgasmargli in faccia "... Va tutto bene?" chiese lui, sentendogli dire che andava benissimo lavorare tanto, per non pensare "Nel senso... sono venuto qui per divertirmi e lamentarmi un po' del black friday... e mi sta benissimo anche sentirmi dire che sono adorabile" fece lui presente, ignorando l'apprezzamento fisico che trovava francamente eccessivo "Ma... sono cose banali... non voglio che ti annulli per il black friday, dai, non avrebbe senso!"
    Per tener fede alle sue stesse parole, lasciò con piacere scorrere le immagini del padre di lui sullo sfondo, nel mentre serviva in tavola, annuendo dolcemente "NY? La prossima volta che vado da mio padre vuoi che ti invito, così ci teniamo compagnia in viaggio?" chiese infine, curioso, non chiedendosi forse abbastanza se avessero mai davvero parlato della sua famiglia allargata, formata da due madri e un padre "Potrebbe essere divertente no? Noi due all'avventura. Niente bacchette, sconti, auror e altre cose brutte e tristi. Solo capitalismo, padri gay e... boh... cosa fanno i turisti in genere? Si mettono grindr?" propose lui ridendo, ben conoscendo le abitudini sessuali dell'altro, sicuramente più prolifiche delle sue.
    Brindò col vino rosso alla loro, forse anche per trovare coraggio nella gratitudine, del resto come Thomas trovava nella calma di Kether un porto sicuro, il bacchettaio lo trovava nell'allegria, nella leggerezza e nella spregiudicatezza dell'altro, tanto che, proprio in cerca di ciò, cercò di fare qualcosa da Tom, che in effetti aggiunse solo confusione, facendo spogliare anche Tom nel mentre blaterava di missioni al nord delle quali Kether non chiese nulla, forse anche per timore di acquisire informazioni utili per la sua causa segreta, in un misto di senso di colpa, che, unendosi all'imbarazzo, rese la situazione insopportabile per il bacchettaio, costringendolo a lasciare desnudo solo l'altro, quantomai confuso, il quale comunque non se la prese poi così male, tanto da ridere della situazione, e non dell'altro.
    'Che casino...' in cerca della leggerezza dell'altro, Kether aveva trovato solo imbarazzo, tanto da non avere sufficiente audacia per ripondere piccatamente ai complimenti dell'altro, sentendosi decisamente troppo in colpa per farlo, osservandolo vestirsi nuovamente e chiudere quella infelice parentesi con una conclusione: lui era perfetto così, e non aveva niente da mostrargli o dimostrargli.
    Il bacchettaio osservò l'altro con due enormi occhi confusi, che rimasero su Tom tutto il tempo in cui questi si avvicinò e lo baciò.
    'Tom...' non era la prima volta che si baciavano, Kether baciava sempre chi condivideva il suo corpo e il suo piacere, ma quello fu indubbiamente un bacio diverso: non vi era alcuna carica erotica, ed anzi, era terribilmente dolce e affettuoso, talmente tanto da non poter neanche essere definito da innamorato, trasmettendo appunto un messaggio che ben si sposava con le sue parole: gli piaceva così, pacchetto incluso, con tutti i benefit, dal disagio, alla discussione, al sesso. Senza limiti, senza regole.
    "Come fai... ogni volta... a... lasciarmi senza parole?" quando le loro labbra si separarono, Kether si sarebbe preso alcuni istanti prima di fissare l'altro supplice e frustrato.
    Fissò il proprio piatto, mezzo vuoto come il bicchiere, poi si alzò in piedi, avvicinandosi a passi lenti verso l'altro, provando a posare le sue mani sui suoi fianchi, in un tocco che voleva suonare intimo ma non sessuale o possessivo "Anche prima... mi hai detto di mettermi comodo, di fare quello che volevo... ed era esattamente quello per cui ero venuto... un po' di sano svago con uno dei ragazzi più incredibili che conosco... ma poi hai detto che potevo anche urlare o spogliarmi, se mi andava, e io... non ci ho capito più niente... sapevo... so solo che adoro questa tua capacità di essere sempre a tuo agio in qualsiasi situazione... e te la invidio tanto... come la tua bellezza e la tua sicurezza" ammise lui alzando gli occhi al cielo "Prima mi sono spogliato perché volevo sorprenderci... ed è stato solo imbarazzante. Lo avessi fatto tu, ci saremmo ritrovati con me sotto al tavolo" ammise lui con una mezza risatina, scotendo la testa debolmente ma convintamente.
    "Sei incredibile, Thomas, e credo di non avertelo mai detto abbastanza" ammise lui, abbozzando anche una piccola risata "Che tu sia nudo, vestito o in servizio" precisò, suggellando quelle osservazioni con un secondo bacio, che, a differenza di quello di Tom, fu più carico di intenzioni sessuali, per quanto le sue mani, in vero, non si spostarono molto da quei fianchi, cingendogli al massimo la schiena, nel mentre la sua lingua si insinuava calda nella bocca dell'altro, arrotandosi con la sua lingua, forse allo scopo di ricordargli come fosse abile nel suo uso.
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    Thomas Richenford
    Auror | 22 anni
    Se Thomas aveva seriamente imparato qualcosa nella sua vita, quello era lo spirito di sopravvivenza e la resilienza. Era una persona che sapeva adattarsi a tutto ma senza mai perdere davvero il suo essere. Thomas era leggero, ma non superficiale, era generoso, ma affatto stupido. Sapeva il fatto suo e sapeva anche che in tutta quella situazione, forse, lui era stato frainteso. Voleva bene a Kether e lo aveva dimostrato in varie occasioni, specialmente quando aveva deciso di confessargli qualsiasi cosa gli succedesse a lavoro, a volte andando anche un pò oltre a qualsiasi informazione avrebbe dovuto tenere per se. Kether era, forse, l'unico amico che davvero aveva e non voleva perderlo per il sesso oppure per la sua mania di ficcarlo ovunque ed in qualsiasi occasione. Certo si era che non avrebbe detto di no, ma sapeva benissimo che quel suo togliersi la maglietta, così improvvisamente non era da lui. Ma facciamo un passo indietro, quando gli propose di andare con lui a New York, Thomas allargò un grandissimo sorriso sul suo viso e poi battè le mani come un bambino!Oddio si! Ti prego! Amo tutto quello che è america! in fondo io vengo da li, ma ci sta andarci insieme, alla fine io non ci torno mai, praticamente! Ammise poi super entusiasta della sua proposta. Eh poi un viaggio insieme a te sarebbe strafigo, ma faccimolo da babbani. Cioè, prendiamo l'aereo, voglio vedere la tua espressione al decollo e all'atterraggio dell'aereo, andiamo a pattinare insieme, guardiamo un musical e... poi boh! Non lo so! Ma l'idea è fantastica e si, scommetto che i tuoi papà gay mi adoreranno! Certo che nessuno poteva davvero odiare uno come Thomas, ma quello non lo pensava lui ma bensì la player! Tornando al vero e proprio disagio, ed al momento del bacio, Tom, per una volta non voleva che finisse in quel modo, o meglio, certo che non gli avrebbe mai e poi mai detto di no, ma voleva che si sentisse anche lui a suo agio e voleva, soprattutto, che lui capisse che per non era solamente il suo lucida bacchetta preferito, ma che era veramente un amico per lui. Quindi, sorrise tra le sue labbra a quella piccola domanda retorica e si strinse nelle spalle. è che tu pensi troppo Ket! Rispose ridacchiando e non aspettandosi, minimamente quello che accadde dopo. Sentì le sue mani sui suoi fianchi e leggermente sulla schiena e quelle parole lo lasciarono per un attimo senza fiato. Se fosse stato un altro, avrebbe anche lasciato andare una lacrima di commossione, invece, da prima risponde a quel bacio, altrettanto in modo passionale. Poi lo scostò leggermente, gli accarezzò appena la guancia. Mi fai arrossire se mi confessi di pensare tutte queste cose straordinarie di me. Kether ti ho detto di spogliarti o di urlare, nel senso che potevi metterti comodo, se volevi levarti le scarpe e restare con i calzi per stare più libero, se volevi urlare dentro ad un cuscino per sfogarti o lamentarti fino alla morte, ti avrei ascoltato ed assecondato. Non volevo dire che ti dovevi spogliare, letteralmente, ma andavi bene anche senza maglietta, giuro!Spiego le sue stesse parole, finendo con una frse del tutto ironica, non facendolo allontanare, lasciando che i loro corpi rimanessero vicini. Poi posò la sua fronte su quella di lui. Allora, che vuoi fare? Perchè se mi baci di nuovo in quel modo non avrò scelta che spogliarti seriamente, ma puoi darmi la rivincita a qualsiasi videogioco che ti va, e poi rimanere da me a dormire! Sono anche un ottimo pasticciere! Sussurrò tra le sue labbra, forse no, non voleva veramente lasciarlo andare. Era necessario? Infatti lo baciò nuovamente!

    RevelioGDR
     
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