Votes taken by Giadì

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    Vide la frusta arrivare poco dopo aver sentito lo schiocco, ma non fece assolutamente nulla per fermare la sua avanzata verso Lucas. Una bella svegliata gli avrebbe fatto solamente bene, quindi sorrise e scosse la testa.
    Dovevi stare attento gli sussurrò con una mezza risata. Stai bene? Gli sussurrò ancora alla fine, anche se non c'era poi così tanta preoccupazione, nel suo tono di voce. La preoccupazione maggiore andò, piuttosto, verso quello che il fake docente disse pochi attimi dopo.
    Inarcò le sopracciglia, detestandosi per aver sbagliato. Quando non riusciva ad eviscerare e rispondere alle domande trabocchetto correttamente, si innervosiva, perché sentiva il bel voto al quale ambiva, sempre più lontano... ma non tutto era perduto, suppongo. Avrebbe recuperato nella parte pratica, ma l'idea non le impedì di rimanere abbastanza interdetta quando l'uomo indicò il vaso giapponese, forse l'unico con il quale non era riuscita a trovare un collegamento. Stritolò la mano di Lucas per il nervosismo, prima che il loro ritardatario docente di rune, facesse il suo ingresso all'interno dell'aula.
    Osservò il battibecco tra Kwaku ed Olwen con un certo divertimento, abbandonando per un attimo il nervosismo precedente. La cosa che la sollevò maggiormente, però, fu l'espressione "quasi impossibile" perché forse stava a significare che nonostante avessero fallito, avrebbero tenuto in considerazione il fatto che ci avessero provato nonostante fosse una domanda così difficile.
    Finalmente sembrò, comunque, che il furore di Lance si spegnesse il tanto che bastava per permettere a Kwaku di continuare la lezione. Scrisse alla lavagna i nomi dei sette mari.
    Ascoltò piuttosto affascinata la storia denrisiana, scrivendo di tanto in tanto qualche appunto sul proprio taccuino, ripromettendosi di mettervi ordine più tardi, quando le lezioni fossero finite o avesse avuto un'ora buca.
    Man mano che la spiegazione andava avanti, si riscoprì ad ammettere che avrebbe ascoltato il non-docente per ore ed ore. Elargiva più o meno le stesse spiegazioni che avrebbe potuto dare Olwen, solo che era meno soporifero. Cosa che, comunque, non avrebbe detto al biondino.
    Quando vennero eletti dei capitani, pochi attimi dopo, Jess si alzò e senza troppa indecisione, si diresse verso la Clarke.
    Si sedette affianco a lei, sorridendole. Beh, è da un po' che non lavoriamo insieme... diamoci da fare esordì, ammiccandole. Ripensò al Villaggio che era toccato alla Prefetta Dioptase, cercando qualche informazione utile nella sua mente.
    Dunque, per quello che so sui Giapponesi, i loro usi e costumi sono totalmente diversi dai nostri, quindi immagino che nonostante sia comunque un villaggio, quindi meno tecnologicamente avanzato, possano avere delle conoscenze in più che ad altri villaggi -un po' come Denrise- non hanno. Oltre che probabilmente potrebbero essere più tolleranti rispetto ad altri nei confronti di tutto ciò che è diverso, popoli compresi. E poi, probabilmente, non hanno un rapporto totalmente cattivo con il ministero. Che ne dice? Sussurrò a Lilith ed a chiunque altro si fosse aggiunto a quel gruppo.
    Jessica Whitemore


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    Blake aveva un carattere difficile, burrascoso. O lo si odiava o lo si amava, non era in grado di accettare vie di mezzo. Jessica, rientrava in questa seconda categoria. Nonostante non fosse semplice averci a che fare, lei aveva deciso di rischiare e lottare per lui, come avrebbe lottato per il suo stesso fratello... anche se lui era molto, molto di più.
    Non avrebbe mai osato sperare di vederlo comparire in quel salotto devastato, ma era successo. Evidentemente il loro legame era straordinariamente più forte di quanto avesse percepito ed il che era un bene, perché l'aveva salvata da una situazione scomoda. Non avrebbe avuto né la voglia né la forza di svelare a quel bugiardo di Daniele, di essere diventata un licantropo. Prima di tutto, ne avrebbe dovuto parlare con Blake e prima o poi sarebbe arrivato il momento. Ma non era quello, avevano altre cose di cui parlare.
    Diede le spalle a Daniele per correre da chi l'aveva sempre sostenuta nonostante i loro periodi di distacco l'uno dall'altra, da qualcuno che non era fuggito da lei solo perché sapeva essere una ragazza scostante e complicata.
    Si lasciò infilare la felpa di Blake, dovendo sciogliere di malavoglia il loro abbraccio. Sapeva di pace.
    Sussultò appena quando lui la prese in braccio, ma non durò molto la sorpresa. Allacciò le braccia attorno al suo collo per aiutarlo a reggersi, affondando col viso nel cappuccio e posando la testa sulla sua spalla, socchiudendo gli occhi. Blake non l'aveva mai vista così vulnerabile, nemmeno nei suoi momenti peggiori, nemmeno quando avrebbe voluto partire con lui per andare a Dubai, nemmeno quando gli aveva tirato quello schiaffo, nemmeno quando Daniele li aveva scoperti accoccolati sulla cima della torre, dopo aver origliato le loro confidenze.
    Casa sussurrò quasi sovrappensiero, pensando che casa sarebbe stato qualsiasi posto in cui poteva stare vicina a lui. Glielo stava per dire, ma poi quelle sue due parole successive, le fecero gelare il sangue nelle vene. Sapeva bene che non era detto tanto per dare aria alla bocca; ciò che diceva il suo migliore amico, presto o tardi si sarebbe trasformato in realtà.
    Blake sussurrò con dolcezza, in un probabilmente vano tentativo di calmarlo. Detestava Daniele per quello che aveva fatto a tutti loro, ma ugualmente non era in grado di augurargli ogni male, lo aveva amato troppo ed una parte di lei, lo amava ancora. Lascia stare... non merita... il tuo tempo ansimò preoccupata, trovando stridente l'accostamento tra la saliva che pareva erodere il pavimento e le sue labbra dolci e calde posate sulla sua fronte. Ma nonostante ciò, se le godette fino all'ultimo secondo.
    Se sono con te, non ho più paura replicò e fu l'ultima cosa che disse, prima che venissero risucchiati dalla smaterializzazione per andare molto lontani da lì, al sicuro.

    Quando furono realmente lontano da ogni rischio, si concesse il lusso di rilassarsi, inspirando profondamente l'odore di Blake che impregnava ogni centimetro di quelle lenzuola e dei cuscini. Ogni cosa era perfetta, in quel momento.
    Si stese anche lui e l'abbracciò da dietro, quindi si accoccolò meglio contro il suo petto, chiudendo gli occhi ed aspettandosi quella sua domanda.
    Perché... sai che avevo questo ricordo che non riuscivo ad afferrare, no? Beh, tutto mi portava da lui, anche se non avevo proprio idea del perché. Ma mi conosci, devo capire, ero stanca di tutti quei mal di testa. Si è avvicinato a me, mi ha baciato e... beh, ecco tornati tutti i ricordi mormorò, girandosi verso di lui in modo da poter specchiare le sue pozze nere sui ghiacciai di lui, respirando la sua stessa aria. Si sentiva meglio.
    Jessica Whitemore


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    Vyl mi 6 mankata
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    Il ballo si avvicinava, ma con lui anche il suo compleanno e soprattutto il Natale.
    Avrebbe potuto dire che fosse il suo periodo dell'anno preferito, ma non era così. Era proprio in quel periodo che era nata, ma anche in quel periodo, che era rimasta profondamente segnata. Aveva trovato quello che possiamo considerare il suo primo amore ed aveva avuto il compleanno migliore della sua vita, ma col senno di poi si chiede se quel giorno non avesse potuto andare a festeggiarlo con i suoi amici anziché presentarsi da Daniele. Forse sarebbe stato meglio, non avrebbe sofferto così tanto nel corso dei mesi, degli anni. Non starebbe soffrendo ora. Sì, perché nonostante adesso stesse riprendendo a sorridere, non poteva scordare quello che lui le aveva fatto, l'averla privata di oltre un anno di dolci ricordi. Era stato crudele e non ci credeva che lo avesse fatto per il suo bene piuttosto che per un atto meramente egoistico. No, l'aveva fatto solamente per pulirsi la coscienza con la classica frase "l'ho fatto per te" alla quale Jess aveva smesso di credere molto tempo prima.
    Con un moto di rabbia, diede una mescolata un po' troppo vigorosa alla cioccolata calda che ribolliva nella pentola, sollevando gocce di nettare degli Dei, che le macchiarono la maglietta -non sua- ed il viso.
    'Fanculo sbottò, mollando il mestolo per dare un'occhiata ai danni.
    Si trovava, come ormai quasi ogni weekend, nella dependance di Lucas, per la precisione in cucina. Avevano deciso di addobbarla (Leggersi: lei lo aveva obbligato) per il Natale in arrivo. Per prima cosa, quella mattina -era sabato-, l'aveva tirata a lucido, buttando ogni lattina di birra scadente, ogni sacchetto di patatine e cartone di pizza che era stato abbandonato ovunque tranne che nel cestino, dove avrebbero dovuto stare.
    Indossava, come ormai praticamente sempre, una maglietta di Lucas abbastanza lunga da coprirla fino alle cosce. Ormai, il suo guardaroba era diventato il proprio. Stava preparando la cioccolata calda perché avevano deciso di stare a casa tutta la sera per poter preparare al meglio la casa, inoltre Alex aveva espresso la richiesta, anche se a modo suo, di poter ascoltare le canzoncine di Natale. Ed ovviamente, ormai fin troppo complice con il moro, gli aveva chiesto se avrebbe potuto mettere lui la stella.
    Jessica, dal canto suo, adorava vedere quanto il figlio si fosse affezionato al Jones e quanto quest'ultimo, lo trattasse proprio come se facesse parte della sua famiglia e non come un fastidio che doveva sopportare solo perché la corvina non se ne sarebbe mai separata. Lo accettava con amore, non con disprezzo. E ciò le scaldava il cuore.
    Ma in quel momento il suo cuore era un blocco di ghiaccio, che era stato ferito una volta di troppo. Non aveva ancora raccontato a Lucas quanto successo con l'ex docente alla fine di quell'estate, né ciò che era avvenuto quella stessa notte con Blake, il fatto che l'avesse raggiunta. Che l'avesse salvata dall'odio di Daniele. Un odio immotivato e che lei non meritava e sebbene lui non lo avesse detto chiaramente, si percepiva bene che ci fosse qualcosa a non andare.
    Ancora una volta troppo distratta per badare a quello che stava facendo, sentì improvvisamente il dito farle male e si rese conto, un po' troppo tardi, di star toccando l'acciaio della pentola senza guanti né presine. Ahia! Protestò, scostandosi così violentemente da far vibrare la pentola sui fornelli. Perché è così difficile?! E non si stava riferendo solamente alla preparazione della cioccolata.
    Jessica Whitemore


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    Sul fatto che Lucas, per certi versi, fosse un debole, Lilith non aveva torto. Avrebbe fatto qualsiasi cosa lei avesse voluto, se solo si fosse impegnata. Però per fortuna del Jones, lei voleva un uomo, non uno zerbino. Quindi non avrebbe cercato di ordinargli di fare niente, anche se avesse provato a buttare là dei suggerimenti, sperando lui li cogliesse. Come smetterla di andare in giro con quel cappellino, anche se lo trovava perfetto anche con quello.
    Ricacciò indietro il sentimento d'affetto che le stava crescendo dentro al petto, tornando a concentrarsi su Lilith, che aveva molto più bisogno di lei di qualcuno che le stesse accanto in quel momento difficile.
    Forse hai ragione, sai? Gyll dovrebbe smetterla di indossare quei vestiti ridicoli. Ti giuro, quando mi ha mostrato quello che vuole mettersi al ballo, ho meditato di legarla al letto per impedirle di uscire. A dir poco ridicola. Voleva bene alla ragazzina, ma era un po' troppo infantile per essere ormai al terzo anno di Hidenstone, dove normalmente bisognerebbe essere abbastanza maturi per capire che cosa andasse fatto e cosa no.
    Credo stia bene, non ci parliamo da un po'. So che ha passato un periodo strano, tra Aidan, Gerald e probabilmente qualcun altro. Poverino, Aidan è più cornuto di un giovane cervo. Fece quella considerazione ridacchiando, nonostante fossero passati mesi e mesi ed ora lui sembrasse molto più sereno vicino ad Aibileen, per quel che lo conosceva, almeno.
    Si fermò ad osservarla da testa a piedi, accarezzandole i ricci con lo sguardo, scendendo poi sul seno, i fianchi, la pancia piatta, le gambe... era la perfezione, quella ragazza. Nessuna sarebbe riuscita ad eguagliarla, qualsiasi cosa avesse deciso di fare Blake.
    E' completamente diverso dal sentimento che vi ha uniti per questi anni le assicurò. Non lo stava solo dicendo a mo' di contentino, era sinceramente convinta di ciò che stava dicendo.
    Quando Blake se ne accorgerà, tu non devi essere pronta a ricaderci. Glielo disse come un consiglio da migliore amica, perché si sarebbe fatta solamente del male. Troppo male. E poi lei avrebbe dovuto raccogliere i cocci. Amava entrambi i suoi migliori amici e voleva che nessuno dei sue soffrisse, quindi forse non erano destinati a stare insieme ma, magari, con il passare del tempo il loro rapporto si sarebbe saldato in un'amicizia imprescindibile, come quella dei film. Jessica ci sperava tanto.
    Pensa che l'ho trovata a frignare nella torre, ha lanciato via le cuffie come se avesse cinque anni e la mamma le avesse tolto un giocattolo. Sospirò, pensando a quella ragazzina che era grande solo fisicamente, ma dentro rimaneva comunque una poppante, qualcuno che non sapeva realmente come affrontare il mondo. Non lo diceva solo per solidarietà nei confronti dell'amica, ma in lei aveva percepito qualcosa che la infastidiva ed era forse il fatto che fosse troppo appiccicata a Blake. Certo, si ricordava di averle anche detto che per Blake, lei non fosse solamente un giocattolo... non era incoerente, pensava ancora che fosse così, ma non c'erano comunque paragoni rispetto alla prefetta dioptase.
    Per fortuna, poco dopo l'argomento venne accantonato a favore di qualcosa di più frivolo, come il vestito che avrebbero indossato per andare al ballo. Sorrise mentre piroettava per mostrarlo nella sua totalità, poi le posò una mano sul braccio per evitarle che le venisse la nausea e che le sporcasse il letto. O il pavimento.
    Rise ancora. Povero Miguel, dai. Sicuramente è stato davvero carino. E poi sarei proprio curiosa di sapere che cosa nasconde sotto la cintura commentò, sollevando gli occhi al cielo. A dir la verità, non biasimava affatto la sua amica, nemmeno Jess era una facile in fatto di gusti, quindi probabilmente la sua risposta sarebbe stata uguale a quella della riccia.
    Sì, è verissimo. Ma il problema non è suo. Forse lo difendeva perché conosceva il ragazzo da anni, eppure ne era convinta. Chi è che deve rimanere fedele? Chi è fidanzato o chi non lo è? Domandò con ovvietà, perché entrambe sapevano benissimo la risposta. Certo, avrebbe potuto essere più rispettoso nei confronti di Benjamin, però la vera troia è lei. Ne era fermamente convinta, era lei che doveva tenersi allacciati i pantaloni, ma la cosa che più la lasciava basita, era il fatto che Ben non l'avesse ancora lasciata. Cornuto ma contento, insomma.
    E a te piace un po' troppo fare la preziosa, amica mia la schernì con una risatina, scuotendo la testa ed osservandola.
    Afferrò il vestito che le aveva lasciato e lo buttò su una poltrona, ridendo.
    Sei una donna emancipata, Lil. Potevi chiederglielo tu ridacchiò, annuendo alle sue stesse parole. Magari è solo timido.
    Avrebbe fatto qualsiasi cosa perché la sua amica sorridesse, compreso lasciare che andasse con lei e Jones. Non le interessava l'opinione del moro in quel frangente, se ne sarebbe fatto una ragione. Si avvicinò a lei e le andò in contro con il busto, prendendola una mano prima di sedersi sul letto.
    Dai Lil, mi conosci abbastanza bene. Le strinse la mano e le sorrise, negando con un cenno ciò che lei aveva detto fino ad ora. Qualsiasi cosa che ti possa far sorridere, viene al primo posto, per me. Non sarà l'ultimo ballo della nostra vita né l'ultima occasione che avrò per stare con Lucas. L'importante è non vedere più quel broncio su quel tuo bel visino. Allungò la mano libera ad accarezzarle la guancia. Voleva un bene non quantificabile, a quella riccia ribelle, per quanto il loro rapporto fosse nato dall'odio per un ragazzo che Lilith credeva volessero entrambe, anche se quello con Jess era solamente di cortesia.
    Captò benissimo il riferimento a Daniele e sospirò, abbandonandosi sul letto. Ricordava anche lei quel ballo, il fatto che avesse sperato che lui le rivolgesse più di qualche parola di cortesia, aveva sperato che la invitasse a ballare nonostante fossero studentessa e docente, ma forse sarebbe stato sconveniente. Ricordava bene, poco dopo la mezzanotte, come si era presentata nella sua stanza, come lo aveva baciato, come lo aveva abbracciato e soprattutto di aver dormito con lui.
    Pochi secondi dopo, si ritrovarono di nuovo in piedi davanti lo specchio a figura intera a guardarsi.
    Saremo le migliori convenne, annuendo. Joo si pentirà di non averti invitata. Vedrai che ti chiederà un ballo prima della fine della serata. Sarà impossibile che si resista!
    Jessica Whitemore


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    Tutto avrebbe pensato, tranne che trovarsi Blake davanti. Lì. A casa di Daniele. Dopo aver fatto sesso con lui. Rimase immobile senza nemmeno pensare a coprirsi, tanto non era niente che il Barnes non avesse mai visto... ed ad ogni modo, in quel momento aveva sentito un sollievo così profondo, che non avrebbe pensato a coprirsi nemmeno se avesse avuto un lenzuolo a disposizione.
    Si alzò in piedi, abbandonando il fianco di Daniele, mostrando nello sguardo una debolezza ed una vulnerabilità che non aveva mai dimostrato, nemmeno nelle occasioni peggiori. La sua vita era stata appena stravolta, la perfezione che pensava di aver raggiunto con tanta fatica, era appena stata sgretolata davanti ai suoi occhi, quindi si sentiva confusa e non riusciva più a capirci niente. Mosse qualche passo incerto come un bambino che avesse appena imparato a camminare, andando in direzione di Blake e dimenticandosi dell'uomo alle sue spalle, almeno per un momento. I suoi occhi erano completamente incatenati a Blake, incredula che fosse lì, come se avesse letto i suoi desideri.
    Avevano sempre avuto un rapporto speciale, loro due, un rapporto che avrebbe anteposto a qualsiasi altro, perché sapeva che la loro amicizia fosse imprescindibile e che nessun'altra relazione l'avrebbe eguagliata. Era parte della sua anima, come se ad unirli fosse lo stesso cuore.
    Bibi sussurrò, arrivando finalmente all'amico ed avvolgendogli le braccia attorno al collo, ancora l'ombra delle lacrime a rigarle il viso, il trucco che aveva prima, per fortuna molto leggero, sbavato sugli occhi. Premette la testa contro la sua spalla, respirando profondamente come se stesse per sopraggiungere un attacco di panico. Il profumo di Blake le invase le narici, facendola sentire a casa nonostante a casa non lo fosse. Ma la sua casa era lui, era il suo tutto, la sua metà perfetta. Lo amava, forse non come aveva amato Daniele, no. L'amore tra Blake e Jess era qualcosa di puro, che andava oltre l'infinito. Era quasi angelico.
    Per fortuna sei qui... ti prego, portami via piagnucolò, stringendo la presa su di lui, come se volesse essere cullata come una bambina che ha appena avuto un incubo... ed in effetti, lei, un incubo lo aveva avuto ed era stato ad occhi aperti. Un'onda d'urto di ricordi l'aveva investita senza preavviso, strappandole il cuore e poi giocandoci come fosse stato un antistress. Forse sarebbe stata meglio senza quei ricordi, con solo la convinzione di essersi persa qualcosa, però niente di importante. E invece no, era tornata indietro a tempi più felici, quando tutto quello non era nemmeno un lontano pensiero. E invece no, adesso era anche costretta a beccarsi l'odio di Daniele. Come se fosse stata colpa di Jessica quant'era successo a Dubai, come se fosse stata colpa di Jessica il fatto che lui avesse deciso di abbandonarla, di andarsene. Lei era abbastanza forte e lo sapevano entrambi, aveva vissuto così tante disavventure che aveva le spalle larghe, poteva sopportare qualsiasi cosa. Ed invece no. Lui aveva scelto la via più facile... ed ora la detestava.
    Jessica Whitemore


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    Se solo non avesse tenuto Alex sulle spalle, Jess avrebbe dato uno schiaffo a Lucas dietro la nuca. Uno di quelli leggeri, non violenti, ovviamente. Però rise, annuendo. Quando il ballo fosse finito e Alex si fosse addormentato, probabilmente avrebbero avuto l'intera scuola per loro, coperta da quella coltre di buio che li avrebbe protetti. Non era mai stata una studentessa modello -dal punto di vista del comportamento, perché sui voti era ineccepibile- nemmeno quand'era una Prefetta, figurarsi ora che era libera dal peso delle responsabilità e da una spilla che, forse, in fondo le stava stretta.
    E poi a mezzanotte scattava il suo compleanno, voleva che fosse tutto perfetto e se ciò stava a significare una violazione delle regole, beh, si vedeva costretta.
    Non dire queste cose con Alex qui sibilò in un sussurro appena udibile. Sapeva che il doppio senso fosse abbastanza sottile da non essere inteso da un bambino di tre anni e mezzo, però era sempre meglio non rischiare. Avrebbe avuto diverso tempo per apprendere quelle cose, non serviva che succedesse prematuramente.
    Tuttavia, iniziò già a pregustarsi quel pensiero per arrivare preparata a quando fosse giunto il momento.
    Ammesso e non concesso che non fosse venuta a sapere quant'era successo sui Monti, ovviamente. In quel caso, lo avrebbe mollato lì senza dire una parola. Nessuna scenata in pubblico, nessun grido isterico. Sarebbe andata a divertirsi con qualcun altro e basta, tanto era pieno di persone che conosceva. Nathan, per esempio, era da tanto che non lo sentiva. In quel momento, le venne in mente di mandargli un messaggio, così, per sapere come stesse.

    CITAZIONE
    Ehi, sto per chiamare gli Auror. Comincio a pensare che ti abbiano rapito.

    Tra loro c'era stato qualcosa che andava ben oltre un'amicizia, visto che avevano finito con l'appartarsi, diversi anni prima, in occasione della partenza, al porto, quel primo settembre. Da allora erano rimasti sessualmente in contatto per un po', ma tutto era finito perché ognuno aveva troppi problemi e troppa poca voglia di parlarne. Ma non stava a significare che non tenesse al ragazzo. E, tra parentesi, sperava non ce l'avesse ancora con lei per averle fatto credere che il padre di Alex fosse Lancelot. Non è che glielo avesse detto esplicitamente, aveva fatto tutto lui. Ridacchiò nel ripensare al fatto che era proprio andato a dirlo ad Olwen, accusandolo di aver abbandonato suo figlio. Avrebbe pagato qualsiasi cosa pur assistere alla scena, ma purtroppo era stata chiamata quand'era finita.
    Si distrasse dai suoi pensieri solamente quando Lucas parlò di nuovo, prima che arrivassero in sala grande. Non afferrò immediatamente il significato delle sue parole, ancora con la mente a metà concentrata su Nathan, perciò scrollò la testa per dedicargli completamente la sua attenzione. Ma non rispose subito, come se stesse riflettendo. Era una richiesta così strana, che non si era preparata a rispondere. Non uno "strano" negativo, semplicemente... strano. Nessuno aveva mai fatto niente del genere, per lei, quindi si trovava in difficoltà anche nell'articolare qualsiasi frase di senso compiuto.
    Passarono svariati secondi di silenzio, dove si sentivano solo i ticchettii dei loro passi che rimbombavano per il corridoio, poi prese un grosso respiro.
    Sì, potremmo concesse, già immaginandosi come avrebbero reso quella stanza per adattarla ad Alex. A patto che tu la metta in sicurezza, che la ridipinga e ci faccia costruire una finestra. Ricordava bene o male quella stanza e come la maggior parte dei magazzini, non aveva una finestra. O se ce l'aveva, era di quelle piccole ed impiantate in alto, sul muro. Non era un no ma nemmeno un sì effettivo. Lo sarebbe diventato, se avesse apportato quelle migliorie.
    Stava osservando Lucas di sottecchi, mentre varcavano la soglia della Sala, trovandolo adorabile quando arrossiva. Non sapeva se lei fosse di parte, ma si chiedeva come potesse, Lilith, non fidarsi di lui. Ma in effetti moltissime delle persone delle quali avrebbe dovuto fidarsi, non si erano mostrate così degne.

    Sentì benissimo la pressione da parte di Lucas per non muoversi da quel punto e, possibilmente, andare dal lato completamente opposto. Ma erano tutti adulti, lì, avrebbero dovuto affrontare eventuali divergenze e riuscire a parlarsi in modo civile. Che poi era molto curioso che fosse proprio lei a dirlo, visto come non riusciva proprio a mandar giù la sola vista della sua nemesi, Elisabeth. L'ultima conversazione che aveva avuto con lei (e durante la quale non si erano scannate) era stata durante gli Hidenstone Games, qualche mese prima. Ma fortunatamente, la sua meta non era lei, ma Joshua e Lilith, la sua migliore amica. Il ragazzo era forse uno dei pochissimi amici che erano realmente tali senza alcun secondo fine, assieme forse solo a Jesse ed Erik. Con tutti gli altri ci doveva essere finita a letto almeno una volta. Forse quel rapporto si era stretto proprio quando, quelli che sembravano secoli prima, aveva scoperto di essere incinta mentre era insieme a lui, in quel freddo seminterrato.
    Strinse la mano del ragazzo per trasmettergli forza, dopodiché si rivolse direttamente ad Evans.
    Quando invece parlò con Lucas, sperò che sapesse rivolgersi a lui senza sputare odio. Lucas, intendiamo. Evans, dopotutto, era la parte meno lesa dalla faccenda di Elisabeth, per quanto le cose non fossero comunque andate secondo i piani. Ma non erano affari suoi e Jones avrebbe già dovuto voltare pagina da un bel pezzo.
    Passò un momento in cui Alex cercò disperatamente di sillabare il nome di Joshua ma probabilmente quell'accostamento di esse ed acca, per non parlare della jay, lo misero non poco in difficoltà.
    Alla fine, dopo mille peripezie, uscì fuori dalle sue labbra qualcosa come: Osua!, che era bene o male la sua personalissima pronuncia, togliendo tutte quelle lettere ed accostamenti che lo mettevano in difficoltà.
    Comunque, nonostante Alex avesse visto Josh l'ultima volta quando aveva solamente pochi mesi, Jess gli aveva sempre parlato molto di lui -come degli altri- e comunque glielo aveva indicato, poco prima, pronunciando anche il suo nome.
    Quando l'ametrino si avvicinò a suo figlio, non poté fare a meno di sorridere. Lei poteva anche essere odiata da qualcuno, disprezzata da qualcun altro... ma praticamente tutti, davanti alla dolcezza di un bambino, non potevano fare a meno che seppellire almeno momentaneamente l'ascia di guerra. Con Josh, comunque e fortunatamente, non ce n'era bisogno.
    Alex, all'inizio un po' titubante, allungò l'esile manina verso Joshua in un carinissimo cenno di saluto, mentre sul viso gli si allungava uno di quei suoi sorrisoni innocenti da bimbo.
    Alla fine, salutò Joshua quando si allontanò, restando sola con Lucas e Lilith. In mezzo tra due fuochi, praticamente.
    In tutto questo, aveva dedicato parte delle sue attenzioni anche alla Clarke. Sorrise anche lei a quell'epiteto che, per Jessica, era anche un chiaro rimando alla propria casata d'origine, prima di giungere tra le fila dei Black Opal.
    Quando furono soli, osservò la Clarke avvicinarsi a Lucas e guardare nella direzione del piccolo Alex. Sorrise alle sue parole.
    Ne sarà felicissimo, è tutta la sera che mi chiede quando gli do le caramelle replicò Jess, guardando il figlio con un affetto che non credeva di poter dispensare né avere nel proprio corpo, sempre troppo concentrata su se stessa per immaginare di riuscire a dedicare attenzioni ad una piccola vita che aveva costantemente bisogno di lei.
    Proprio in quell'esatto istante, le parole di Lucas le arrivarono forti e chiare all'orecchio. Smettila. Non mi stava guardando. Non come pensi tu, almeno lo redarguì, alzando gli occhi al cielo prima di tornare a sorridere. Quella sensazione per la quale non aveva indagato per proteggersi, era in mezzo tra loro come un terzo incomodo.
    Il bimbo si protese felicemente verso Lilith -era facilmente corruttibile- e le strinse forte la mano, una volta a terra.
    Non diede un eccessivo peso al fatto che Lilith si fosse avvicinata così tanto a Lucas, perché il suo sguardo si perse nella sala, come a voler ricercare qualcuno di particolare. Ma c'era solo l'ombra di vecchie presente ad aleggiarle sopra come una scure.
    Grazie, Lil... Però non serve che ti guasti la serata. Facciamo un ballo poi lo vengo a prendere. Non è che non si fidasse di Lilith, anzi, però temeva che si sarebbe stancata a star dietro a suo figlio per lei, quindi le assicurò che non lo avrebbe sbolognato a lei per il resto della serata.
    A dopo Lily. Mi raccomando, non fargli mangiare troppe caramelle la pregò, perché sennò il piccolo avrebbe avuto mal di pancia almeno per due giorni. Si morse il labbro vedendola allontanarsi, sentendo un'improvvisa morsa allo stomaco come se, piano piano, stava iniziando a rendersi conto di quanto suo figlio valesse e di quanto si sentisse vuota ad averlo lontano da sé. Ma poi il Jones catturò tutta la sua attenzione nuovamente, portandola a sorridere. Posò una mano sul suo braccio, annuendo. Un solo ballo, che a mezzanotte finisce l'incantesimo. Ammiccò, riferendosi a quella favola babbana, proveniente da un libro che Mia aveva regalato ad Alex qualche tempo prima. Non aveva idea se Lucas conoscesse Cenerentola.
    Gli occhi si mossero a cercare comunque la riccia ed il figlio, mentre cercava di ricacciare indietro tutte le sue preoccupazioni. Credi che starà bene? Gli domandò, mentre sembrava quasi che la console avesse sentito la richiesta di Lucas, iniziando a suonare un lento. In quella domanda, tutta la sua preoccupazione di essere una pessima madre.
    Jessica Whitemore


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    Interagisce con Lucas.
    Manda un messaggio a Nathan Parker King
    Parla con Lilith Clarke e Joshua B. Evans (anche se in realtà è più Alex ad interagirci, a sto giro (?))
  8. .
    Era stata dubbiosa su quel ballo, in effetti. Erano successe così tante cose nella sua vita, negli ultimi anni e soprattutto proprio nell'ultimissimo, che forse l'idea migliore sarebbe stata rimanere chiusa nella propria stanza a studiare per gli imminenti -ma non troppo- GEMMA. Avrebbe dovuto proporre a Lucas una serata alternativa, visto che anche lui avrebbe dovuto impegnarsi per superare gli esami con buoni voti, se non ottimi. Lo avrebbe minacciato in qualche modo.
    Ma forse -e dico forse- quella era solo una copertura per il nervosismo che l'aveva invasa fin da quando lui l'aveva invitata. Aveva capito che lo avrebbe deluso, rifiutandosi di andare all'ultimo. E soprattutto, avrebbe deluso se stessa. Doveva provare a voltare pagina, lasciarsi il passato completamente alle spalle, per quanto avesse segnato la sua vita in modo importante e per quanto fosse difficile. Ma doveva scrivere un nuovo capitolo della sua vita, uno più felice e che le permettesse di godersi il suo vero e proprio ultimo anno di adolescenza.
    Quindi non si tirò indietro, cercò anzi di essere perfetta e rendere quella serata altrettanto perfetta affianco ad una delle pochissime persone che aveva messo da parte tutti i suoi difetti e le sue insicurezze, prendendole la mano ed aiutandola a superarle.
    E' tutta la sera che parla di te, spera che gli regalerai "un'altra vasca di palline". Ridacchiò nel ripensare a quanto successo nella stanza delle Necessità ed al sorriso del piccolo Alex mentre si tuffava tra quelle palline rosse, gialle, verdi e blu. Era stato uno spettacolo molto significativo, per lei.
    Lo aveva detto e pensato mille volte, lo aveva anche riferito a Lilith. I bambini non erano in grado di mentire, quindi se Lucas piaceva al figlio, non doveva essere poi tanto male.
    Abbassò di nuovo lo sguardo su suo figlio, trattenendosi a stento dall'allungare una mano a scompigliare quei capelli biondi che così tanto accuratamente aveva spazzolato per metà della sera, prima di decidere che fosse il suo momento di prepararsi, altrimenti sarebbe arrivata in ritardo.
    Non ti piace? Replicò provocatoria alla sua frase, indicando col pollice la porta che si era appena lasciata alle spalle. Faccio ancora a tempo a cambiarmi, magari mi metto una tuta.
    Sapeva bene due cose: la prima era che a Lucas piacesse, lo stava solo prendendo in giro. La seconda era che non si sarebbe cambiata nemmeno per lui, perché stava iniziando a riprendere consapevolezza del fatto che doveva piacersi, stare bene con sé stessa prima che con gli altri.
    Intrecciò quindi le dita con le sue, sentendo uno strano ma piacevole calore risalirgli lungo il braccio e rischiare di tingerle le guance di un tenue color pesca, che poteva benissimo passare inosservato nella penombra del corridoio. Forse Victoria non aveva pagato le bollette, vedendosi costretta a ritornare alle care vecchie torce alle pareti che tanto l'avevano aiutata, ad Hogwarts, a percorrere i corridoi durante le sue scorribande notturne.
    Non fece a tempo a rispondere a ciò che disse dopo perché quella distanza venne sgretola ed un altro bacio apparve a siglare quella loro intesa finalmente ritrovata, dopo interminabili mesi di lontananza e svariati contrasti, che però si erano conclusi quasi sempre allo stesso modo.
    Lo vizi troppo rise lei, iniziando a dirigersi verso la Sala Grande, mano nella mano con lui e sempre un occhio di riguardo ad Alex, aggrappato ai capelli di Lucas come se fossero delle redini e fosse lui a decidere dove il moro dovesse andare. Ovviamente, si illuminò al sentir pronunciare tutte quelle leccornie ed iniziò ad usare la sua testa come un tamburo, tutto contento.
    camarelle! Eslcamò, avendo un debole piuttosto intenso per quella categoria di dolciumi, un po' come sua madre. Sorrise per l'ennesima volta.
    Uh, per fortuna che ci hai pensato tu. Ho dimenticato di mettergli il cappellino del completo. Deve essermi scivolato. Osservò quel gesto così piccolo che però le scaldò il cuore. Anche Alex sembrò apprezzare, infatti si portò le mani alla testa per accarezzare la lana morbida.
    Ora pono te ridacchiò tutto allegro, iniziando a saltellare sulle sue spalle. Jess scosse la testa, tornando a prendere la mano al suo cavaliere. Ormai erano nei pressi della Sala Grande, presto avrebbero dovuto fare il loro ingresso. Venne invasa da uno strano nervosismo.
    Sono pronta ribatté con meno sicurezza di quella che avrebbe voluto emanare. Ma non avrebbe potuto rimandare per sempre.
    Una volta dentro, setacciò tutto con gli occhi alla ricerca di qualcuno che conoscesse bene, giusto per lasciare la sua comfort zone solo un passo alla volta. Ed alla fine individuò forse l'unica persona con la quale avrebbe voluto davvero parlare in quella stanza: Lilith.
    Ma c'era un problema ed era proprio Joshua. Cioè, non era un problema per lei, anzi erano amici. Ma era certa che potesse risultare un problema per Lucas, visto il loro passato non proprio idilliaco. Ma avrebbe dovuto anche lui voltare completamente pagina, ragion per cui non si sarebbe fatta fermare da quel particolare. Avrebbe dovuto essere forte ed affrontare quella prova, oltre al fatto che forse Lil avrebbe iniziato a fidarsi un po' di più del Jones.
    Vieni, andiamo a salutare Lily! Lo trascinò lungo tutta la stanza fino ad avvicinarsi nei pressi della pista di pattinaggio, allungando il braccio per farsi notare da lei, visto che stava ballando con Joshua. Avrebbe aspettato che avessero finito o che si la Clarke la notasse, prima di avvicinarsi.
    Lil! Sei bellissima. Ma questo lo sapevo già. In fin dei conti, avevano scelto insieme i propri abiti, sapeva già come sarebbe stata, ma vederla lì era tutt'altra cosa.
    Strinse di più la mano a Lucas come se volesse infondergli forza. E Josh, è bello rivederti finalmente. Non era certo la prima occasione di vederlo e non lo aveva appena scoperto, ma non avevano mai avuto granché occasione di parlare. Suppongo ti ricordi di Alex, anche se lo hai visto l'ultima volta quando era piccolissimo. Sorrise, indicando il bimbo sulle spalle di Lucas, che indossava proprio la tutina che lui ed Elisabeth gli avevano regalato qualche Natale prima. Ehi, cosa ci fai qui? Dovresti essere a ballare con qualcuno in particolare sussurrò a Lilith in modo che solo lei potesse sentirla, dopo aver lasciato la mano di Lucas per prendere quella della riccia tra le sue.
    Jessica Whitemore


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    Interagisce con Lucas.
    Entra nella Sala e va a salutare Lilith Clarke e Joshua B. Evans, dopo aver aspettato che finissero di ballare
  9. .
    Erano giorni che si preparava per quell'evento. No, non giorni... settimane. Aveva accuratamente scelto il vestito assieme alla Clarke in una serata di strane confidenze, scartandone veramente tantissimi prima di arrivare al risultato che le soddisfacesse. Era stata una serata strana, tuttavia sentiva che finalmente ogni residuo della barriera che così a lungo l'aveva divisa da Lilith, era finalmente crollato.
    Avevano optato per un abito giallo giusto perché a Jessica non era mai piaciuto attirare l'attenzione degli altri. E per rafforzare il concetto, aveva scelto delle scarpe dello stesso colore ma di una sfumatura un po' più tenue, come se questo sarebbe bastato a smorzare il tutto.
    Passò almeno un'ora e mezza davanti allo specchio, dopo essersi fatta una doccia lunga altrettanto, perché fosse tutto perfetto.
    Anche l'anno scorso aveva aspettato con ansia il ballo, ma di sicuro non come quest'anno. Aveva la sensazione che, nel apparentemente lontano 2019, Jesse l'avesse invitata solamente per cortesia o per pietà, quindi -per quanto gli fosse grata- non era stato un vero invito. Ma quest'anno era diverso e Lucas aveva fatto le cose in grande, non voleva deluderlo prendendo alla leggera l'evento.
    Al polso, aveva saldamente agganciato il bracciale che le aveva regalato, gemello di quello che aveva anche Alex.
    A proposito del bambino, lui era seduto a terra poco più in là con degli insulsi soldatini, insignificante regalo dello zio, tutto bardato nella sua tutina, regalo di Joshua ed Elisabeth per il suo primissimo Natale, mentre avvolta attorno alle spalle, aveva la coperta con gli orsacchiotti che gli aveva regalato Adamas.
    Pono un pupereroe mamma! Aveva iniziato a saltellare per la stanza -anche se piuttosto impacciato- portandosi appresso la coperta a mo' di mantello. Era dannatamente adorabile... e pensare che aveva meditato più volte di darlo in adozione. In quel momento, non sapeva come avrebbe fatto a separarsene, se avesse dovuto.
    Comunque, dopo avergli scompigliato i ciuffi biondi, tornò a guardarsi allo specchio per meditare su come fosse meglio acconciare i capelli. Ma alla fine, dopo svariati minuti, decise che sarebbe stato meglio lasciarli naturali, quindi si limitò a pettinarseli e lasciare che ricadessero leggeri sulle spalle, solleticandole la pelle nuda. Per concludere in bellezza il proprio outfit, indossò un pendente in argento con una graziosa radice in rubino, regalo di Jesse di qualche anno prima.
    Solo dopo quella che le sembrò un'eternità, fu finalmente pronta per uscire dalla propria Sala Comune. La maggior parte delle sue compagne era già uscita, compresa Gyll -strano ma vero-, mentre poche altre si attardavano ancora nei preparativi, forse per conquistare qualche accompagnatore oppure per far pentire qualcun altro di non averle invitate... ma non era affar suo, visto che il suo cavaliere ce lo aveva.
    Non indossava i tacchi da un po' ma nonostante ciò, non aveva perso il suo portamento elegante ed uscì anche dalla Sala Comune, trovandosi ben presto nel corridoio invaso di spifferi e per un solo attimo, si pentì di non essersi preso una giacca.
    PUCAS!
    Il bambino individuò l'altro prima di lei, correndogli incontro e cingendogli entrambe le gambe con le sue braccine esili. Jessica sorrise a quella scenetta ed incrociò lo sguardo con quello del Jones, avvicinandosi teatralmente, osservandolo da capo a piedi. Il fatto che tu non abbia il cappellino è più o meno una dichiarazione d'amore, Lu ridacchiò, notando piacevolmente quanto si fosse sforzato di essere elegante. Perdona il ritardo, volevo che ogni dettaglio fosse perfetto. Come te. Stai bene in quell'abito, dovresti indossarlo più spesso. Si avvicinò a lui quel tanto che bastava per concedergli un veloce bacio a fior di labbra e non di più, laddove tutti avrebbero potuto vederli.
    Jessica Whitemore


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    Interagisce con Lucas e si ferma fuori dalla sua Sala Comune
  10. .
    Jess posò gli opali sul volto dell'amica contornato da quei bellissimi ricci.
    Non sto cambiando discorso e sì, davvero. Jones. A dirla tutta, lei era la prima ad essere scettica, eppure... Lucas l'aveva invitata nel modo più dolce possibile. E poi aveva usato Alex, il suo punto debole, quindi non avrebbe potuto mai dirgli di no... anche se Jess non l'aveva presa negativamente, tutt'altro.
    Era veramente euforica di quell'invito del tutto inaspettato, che le aveva sconvolto la serata e fatto cambiare completamente idea sulla sua partecipazione al ballo. Quasi di riflesso, sorrise ripensando all'ultimo ballo cui era stata, ballo in cui era stata invitata da Jesse. Era andato tutto abbastanza regolare, durante quell'evento, escluso qualche piccolo incidente che la preside aveva visto molto più tragico di quello che era realmente.
    Osservò pigramente il vestito che era atterrato sopra Lilith, stringendosi nelle spalle. Non mi ricordo proprio da dove arriva, deve avermelo regalato mio zio. Lo disse come se quello spiegasse tutto e, in effetti, era proprio così, visto che generalmente gli uomini avevano un gusto orribile. Ma, per non sembrare sessiste, Jessica pensava che anche molte donne non avessero il minimo gusto estetico, al contrario suo e di Lilith, ovviamente.
    Eddai non mi sta così male protestò debolmente quando lei si avvicinò, ridacchiando a quella sua definizione. Ma aveva ragione, di sicuro non la valorizzava.
    Continuò ad ammassare vestiti su vestiti mentre Lil andava verso Alex. Generalmente non si distraeva un secondo quando qualcuno si avvicinava al figlio, troppo piccolo per difendersi da solo, però c'erano pochissime persone delle quali si fidava ciecamente e alle quali avrebbe affidato la sua vita e quella del figlio: Lilith era una di quelle.
    Perché non ti fidi di lui? E' solamente un po' svogliato lo difese, annuendo poi leggermente. Togliendo il fatto che con lui il sesso è sempre fantastico, sì, Lil. Mi fa stare così tanto bene che a volte ho paura che tutto possa scoppiare come un palloncino e questo mi impedisce di godermelo appieno. Una pausa, mentre si tormentava una ciocca di capelli, arrotolandola sul dito, riflettendo.
    E poi piace anche ad Alex. Vorrà pur dire qualcosa. Era convinta che i bambini fossero in una di quelle rare categorie avverse alle bugie, quindi se non gli fosse piaciuto, glielo avrebbe detto senza problemi con quel suo tono dolce ed innocente.
    Lui non lo sa. E non vedo perché dovrebbe saperlo. Il suo tono si era fatto gelido e tagliente come una lama di ghiaccio ed il suo corpo si era irrigidito nel sentire il nome del suo primo vero amore. Una parte di lei lo amava ancora disperatamente, ma le aveva fatto troppo male perché potesse fingere che tutto fosse normale.
    Riprese un po' di colore solamente osservando la scena di Pantera sul ventre di Lilith e sorrise, prima che l'animale scendesse.
    Ma è magnifico, Lil! Jess batté le mani, osservando la scelta dell'amica. E secondo me ti sta perfettamente. Sarai bellissima. Sai già con chi andare al ballo? Glielo chiese con un mezzo sorriso, consapevole di quel primino che da un po' le ronzava attorno. Si appose l'abito giallo ai vestiti che aveva addosso per vederne l'effetto finale.
    Jessica Whitemore


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  11. .
    Secondo te qual è il più bello? Domandò Jessica con uno sbuffo, buttando all'aria così tanti vestiti, che iniziava a stupirsi di come ci fossero stati tutti dentro il suo armadio.
    Si trovavano a casa propria, a Londra, nella sua enorme camera da letto. Lei e Lilith. Come ai vecchi tempi. Ciò che era successo con il Barnes, era solamente un vecchio ricordo, adesso sembravano stare meglio entrambe, per quanto Blake rimanesse comunque una delle persone più importanti della vita di entrambe. Il suo parabatai senza rune.
    Comunque, stavano scegliendo quale fosse il vestito migliore per il ballo, mentre Alex le osservava dal suo lettino, tutto sicuro del fatto che avesse già cosa mettersi. Avrebbe usato il vestitino da renna che gli avevano regalato Elisabeth e Joshua al suo primo Natale.
    Aveva detto, a Lilith, qualche giorno prima, che non sarebbe voluta andare al ballo... ma poi Lucas l'aveva invitata! E d'improvviso, le era passata la voglia di rimanere a casa e piangersi addosso, anzi, voleva rendersi il più bella possibile per lui, sebbene era sicura che l'avrebbe trovata perfetta persino con un sacco di yuta. Però non le interessava ed aveva chiesto aiuto alla sua migliore amica (finalmente lo era ancora!) per scegliere quello che potesse essere migliore.
    Sai, Lil iniziò, buttando l'ennesimo vestito sulla pila di quelli già sul letto, Non mi aspettavo proprio l'invito. Jones non è un tipo da ballo. Sollevò le mani in aria come a volerla bloccare prima che dicesse qualsiasi cosa. Lo so che non andate esattamente d'accordo, però dovresti dargli una possibilità. Mi sta rendendo davvero felice. Anche se non so cosa siamo. Guarda. Sollevò il polso, dove vi era allacciato il bracciale con il fiore che lui le aveva regalato, identico a quello allacciato al polso più piccolo di Alexander.
    Aveva raccontato all'amica del ritorno di Daniele e probabilmente sapeva quanto avesse bisogno di distrarsi, di essere finalmente felice.
    Anche Pantera sembrò voler convincere Lilith di quella cosa, infatti iniziò a strusciarsi addosso alla ragazza.
    Jessica Whitemore


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    x - x - x - x
  12. .
    CITAZIONE (Eilidh Mae Aileanach Rheon @ 24/11/2022, 21:53) 
    CITAZIONE (Giadì @ 24/11/2022, 20:24) 
    Aggiornatissimo *3* Ed iscritto pure Keegan già che c'ero. Ed Elisabeth.

    A sto punto mettevi pure amico-Fitz v.v

    Non me lo faccio ripetere due volte e lo aggiungo subito ora immediatamente
  13. .
    Quando aveva visto il figlio, tutto il resto si era annullato. Ogni preoccupazione su cosa avesse da dirle Lucas, ogni silenzio che c'era stato tra loro, ogni più piccola incomprensione. Non avrebbe potuto desiderare di meglio che conoscere qualcuno che accettasse ogni sua particolarità che la rendevano unica. C'era solamente una cosa che non gli aveva detto: era stata morsa da un licantropo più di un anno prima. Ora, come aveva già pensato mille volte, era abbastanza certa che non l'avrebbe giudicata e trattata come un mostro, visto i suoi incontri abitudinari con il branco di Layla, però non era comunque una cosa che andava presa alla leggera.
    Avrebbe voluto dirglielo quel giorno, alla Villa, ma poi aveva pensato che avrebbe rovinato la perfezione del momento.
    Avrebbe voluto dirglielo quel giorno stesso, ma non voleva che la novità oscurasse la felicità che lui e suo figlio le avevano appena portato.
    Avrebbe trovato un'altra occasione, ne era più che certa. Ma non sarebbe stato in quel momento.
    Le emozioni erano in un turbinio, dentro di lei. Le emozioni quasi non la facevano respirare, in quel momento. Lucas aveva pensato a tutto, era come se le avesse letto nel pensiero, come se lo facesse in ogni momento della sua vita. Era tutto così... magico. Una magia che andava oltre quella che tutti loro erano in grado di fare con un banale cenno della loro bacchetta.

    Jessica annuì alla risposta che Lucas diede al piccolo. Sono così tanto felice confermò ad Alex, perché non voleva che si sentisse triste. Ma le si strinse il cuore, perché aveva pensato più e più volte di farlo adottare, soprattutto da quando aveva scoperto di essere un licantropo, e vederlo lì così, gli occhi che luccicavano d'affetto e gli sguardi complici che lanciava a Lucas, come se fosse lui suo padre, la fecero sentire il peggior mostro della storia.
    Quel suo pensiero non l'aveva confessato proprio a nessuno, nemmeno a Lucas o Blake. Era troppo orribile persino perché potesse dirlo a loro, ai quali non aveva mai nascosto nulla. Tranne il fatto di essere una figlia della luna, appunto.

    Pure sulla luna rispose ad Alex con convinzione, quando pochi attimi dopo si ritrovarono tra le braccia di Lucas, la sua testa sulla spalla di lui. Era il suo porto sicuro, in quel momento, ed in tantissime altre occasioni, un'oasi di tranquillità.
    Se Blake era un'esplosione di bellissimo caos nella sua vita, Lucas era l'angelo che portava la pace. Quei tre, insieme, avrebbero potuto fare l'impossibile.
    Vi siete alleati, voi due. Presto andremo ovunque concesse con un mezzo sorriso e gli occhi colmi di emozioni che riversò in quelli di Lucas, ringraziandolo per tutto ciò che aveva fatto e che stava facendo per lei. Per loro.
    Vai pure, amore acconsentì Jess, abbassandosi per permettere ad Alex di tuffarsi in quella piscina piena di palline coloratissime, un arcobaleno di bellezza, proprio come le farfalle che poco prima le avevano illuminato il viso.

    Quando furono soli, lo lasciò parlare, sentendo il calore delle sue dita sulle proprie e ricambiando quella stretta con dolce decisione, annuendo.
    Te l'ho promesso, Lu. Un sussurro a ricordare la promessa che si erano fatti pochi giorni prima nell'aula che era stata testimone del loro litigio. Tu sei parte di me e lo sarai sempre, ricordi? Una pausa ad effetto, mentre si alzava in punta di piedi per un dolce bacio, anche quello privo di carica sessuale, soltanto tanta voglia di averlo affianco in ogni fase della propria vita, compresi i momenti peggiori.
    Perché solo chi c'è nei momenti brutti, merita di rimanere in quelli belli.
    Jessica Whitemore


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  14. .
    Sprofondò in quella poltrona così comoda che avrebbe potuto dormirci. E lo avrebbe fatto tanto era stanca della settimana che era solo a metà, se non fosse stata molto in ansia per ciò che avrebbe dovuto dirle Lucas. Si era già preparata al peggio, eppure non sembrava l'ambiente di uno che volesse tirarsi indietro dalla loro promessa, sebbene lui sarebbe stato capace di indorare la pillola fino a quel punto. Si morse l'interno guancia, osservandolo avvicinarsi e facendosi già i peggio film mentali, in attesa che parlasse e che le dicesse il motivo di quell'incontro.
    Quando lui le posò la mano sulla guancia, in automatico inclinò la testa per andare in contro al suo tocco e sorrise con gli occhi semichiusi, godendosi il calore di quel contatto, prima che lui decidesse di annullare le distanze posando le labbra sulle sue. Jess chiuse completamente gli occhi e si lasciò andare a quel bacio dolce che le fece esplodere le farfalle nello stomaco -tipo quelle che poco dopo sarebbero apparse- come una ragazzina alla sua prima cotta. Era raro che qualcuno la facesse sentire così importante non per entrare nel suo letto ma perché ci teneva davvero e temeva che non si sarebbe mai abituata. Ma forse era anche un bene non abituarsi alla quotidianità per rimanere sorpresi ogni giorno.
    Lo sapevo! Li avevo portati apposta da New York, adesso come faccio!? Si finse arrabbiata, incrociando le braccia sotto al seno e guardandolo come se fosse pronta per una vera e propria strigliata nei confronti del moro, ma poco dopo non poté evitare di sorridere. In realtà, ogni estate quando tornava nella sua terra natia, faceva una generosa scorta di quei biscotti unici al mondo, perciò non sarebbe stato un problema sostituirli.
    Ah no? Allora sono curiosa di sapere come mai mi hai fatta venire con tanta urgenza. Lo osservò avvicinarsi allo zaino che prima non aveva notato e tirarci fuori una scatola, cosa che fece automaticamente scattare la sua curiosità. Si protese appena in avanti, tendendosi su quella poltrona, rilasciando le braccia, posando le mani sulle ginocchia.
    Afferrò la scatola quando lui gliela porse e se la posò sulle cosce, osservandola ed accarezzandola con i polpastrelli, incantata. Ma non sarebbe mai stata incantata tanto quanto quando l'avesse aperta. Afferrò i bordi e sollevò, non aspettandosi minimamente di essere circondata da farfalle di tutti i colori, producendo un meraviglioso effetto arcobaleno nell'aria, che le fece dilatare le pupille come un bambino davanti al suo giocattolo preferito, quello che aspettava da tempo e che gli era finalmente arrivato.
    Ma le sorprese non erano finite, anzi, non erano nemmeno iniziate. Sul fondo della scatola, erano posati un paio di bracciali ai quali erano attaccati due meravigliosi fiori che le fecero trattenere il fiato, come se anche quelli dovessero esplodere tra mille colori.
    Sono tipo bracciali di coppia? Gli domandò, scoprendo come quella cosa non le sarebbe dispiaciuta per niente, non con lui. Ma c'era un problema. Credo tu abbia sbagliato la taglia. Questo qui non va bene a nessuno di noi due. Inarcò il sopracciglio, chiedendosi come potesse l'altro aver commesso un errore così grossolano, lui che era sempre attento ad ogni minimo dettaglio. Non immaginava minimamente cosa sarebbe successo di lì a poco.
    Improvvisamente sentì dei passi e, vigile, sollevò lo sguardo per accertarsi che nessun professore fosse riuscito misteriosamente a trovarli in quel loro angolo di mondo, quando... si trovò Alexander davanti. Non il cugino di Olwen ma suo figlio. Il suo piccolo Alex, nato tre anni prima durante il Campus di fine anno.
    Erano vestiti uguali ed in un'occasione diversa avrebbe riso perché stavano benissimo, ma in quel momento lo stupore era così grande che non avrebbe potuto esprimerlo nemmeno con mille parole.
    Si sentì immediatamente in colpa perché fin dalla sua nascita, aveva trascurato quel pargolo, colpevolizzandosi di non poter essere una buona madre, dimenticandosi che aveva voluto portare avanti l'atto egoistico di avere un figlio ed adesso gli doveva la miglior vita possibile.
    Spostò più volte lo sguardo da uno all'altro, chiedendosi quando Lucas avesse avuto il tempo di farselo complice. Si riscosse solamente quando il piccolo parlò con quel suo linguaggio adorabilmente grezzo.
    Io... iniziò, gli occhi che le si illuminavano. Tutti le avevano sempre detto che nessuno si sarebbe interessato ad una ragazzina con un bambino a carico, che avrebbero preferito qualche ragazza senza un peso del genere. Ma nessuno aveva previsto Lucas.
    Non posso... gli occhi le si inumidirono ed una patina lucida li ricoprì completamente, rendendole sfocata la vista. Non posso proprio dirvi di no completò, la voce rotta dall'emozione. Non era arrabbiata per ciò che stava accadendo, anzi. Il suo cuore aveva preso a battere ancor più furiosamente e le sue pupille si dilatarono ancor di più davanti a quella scena.
    No, nessuno aveva previsto un Lucas nella sua vita, che avrebbe preso il pacchetto completo senza fare storie sebbene fosse anche lui un ragazzino ed avesse i suoi casini. Non era obbligato, eppure...
    Amore mio sussurrò, allungando la mano a sfiorare il ciuffetto ribelle biondo del bambino. Molti avrebbero potuto chiedersi come potesse essere biondo se lei era mora, tuttavia suo padre aveva una chioma così chiara da sembrare, a tratti, quasi bianca.
    Ma non avevano ancora finito di sorprenderla. Alex, dopo aver chiesto il permesso per qualcosa a Lucas, le mise davanti un buquet di fiori meravigliosamente perfetti. Jessica lo prese, gli occhi come due pietre preziose che luccicavano al sole. Lo mise al sicuro sul tavolo, emozionata, per tornare a concentrarsi sui due.
    Si alzò in piedi e si avvicinò al figlio, posandogli le mani sotto le braccia e sollevandolo per stringerlo in un abbraccio commosso. Lei la cosa più bella che mi sia mai capitata sussurrò al bambino, le lacrime sempre più difficili da tenere a bada, l'emozione palpabile.
    A passo lento, si avvicinò anche a Lucas e lasciò la presa dal bambino con un braccio per poter avvolgere Lucas e stringere anche lui, stando attenta a non far male ad Alex. Posò la testa sulla sua spalla e rimase lì, immobile.
    Non volevo venire al ballo, temevo che mi sarei sentita fuori posto iniziò, la voce ovattata dalla giacca di lui. Però... sì sì sì. Con voi andrei anche in capo al mondo. Non ci posso credere Lucas, hai fatto tutto questo per me. Rilasciò un sospiro che racchiudeva tutta la sua emozione. Non potrò mai smettere di ringraziarti, mi hai sempre accettata nonostante tutto. Nonostante tutti. Io... fece una pausa, non sapendo esattamente come concludere quella frase, troppe erano le cose che avrebbe voluto dirgli. Grazie. Alla fine optò per la cosa più semplice ma più veritiera.
    Jessica Whitemore


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  15. .
    Erano le sei meno dieci minuti.
    Mancava poco all'incontro con Jones e la corvina si stava dirigendo verso il luogo dell'appuntamento. Le era dispiaciuto dover rifiutare l'invito a casa sua ma temeva che non avrebbero ottenuto il permesso per allontanarsi durante la settimana poiché, seppur maggiorenni, avrebbero dovuto comunicare le loro intenzioni alla preside. E lei sapeva quando e dove avessero i tirocini, quindi nemmeno quella scusa era papabile, soprattutto perché era molto difficile che si tenesse di sera. Fortunatamente, era riuscita a farlo ragionare, così non avrebbero nemmeno dovuto sorbirsi un lungo e noioso viaggio per nave, che sinceramente se lo sarebbe volentieri evitato ove possibile. Adorava il dondolio delle onde che la cullavano, facendola sentire protetta dal mondo intero, ma sette ore erano troppe persino se questo voleva dire l'immensa tranquillità di una nave quasi vuota.
    Ma come dicevamo, era riuscita a convincerlo a dirottare i suoi piani, usando una sala che comunque sarebbe stata perfetta per qualsiasi cosa avrebbe voluto fare, visto che letteralmente faceva apparire praticamente ogni oggetto dei propri desideri.
    Se glielo avessero chiesto, non avrebbe potuto dire che non la spaventasse quell'invito, perché non aveva la minima idea di che cosa avrebbe voluto dirle. La loro conversazione di qualche giorno prima era ancora fresca nella sua mente e temeva che fosse quello l'argomento dell'incontro. Forse si era pentito di averle decantato quelle meravigliose parole, forse voleva dirle che tutto quello era stato un errore e che ognuno di loro avrebbe dovuto andare per la propria strada.
    Con quell'idea in mente, aveva optato per un abbigliamento comodo, almeno se avesse dovuto piangere o correre via, non avrebbe sporcato vestiti eleganti né le avrebbero impedito i movimenti. E poi iniziava a fare davvero freddo, quindi indossare dei jeans ed una felpa pesante le era sembrata la decisione migliore.

    Sospirò, fermandosi davanti a dove sapeva sorgesse la stanza delle necessità e chiuse gli occhi, pensando intensamente a Lucas. Eseguì correttamente tutto il procedimento e, dopo un tempo che parve infinito, delle sottili linee si profilarono sul muro di pietra in precedenza completamente privo di insenature. Sorrise appena, spingendo delicatamente le porte ed entrando in quello che, a primo impatto, avrebbe potuto essere il Paradiso. Un sottile profumo di rose le invase le narici senza darle fastidio, abbracciandola come un vecchio amico.
    In un punto della stanza, era apparecchiato un tavolo dalla tovaglia candida con al centro delle candele che ardevano allegramente, inconsapevoli che presto non sarebbero state che dei monconi di cera.
    Si avvicinò ad una delle poltrone senza dire nulla, posando una mano sul delicato velluto che la ricopriva, spostando gli occhi opali verso Lucas, incontrando il suo ghiaccio. A terra erano sparsi i colpevoli del meraviglioso profumo: dei petali di rosa. Si chinò e ne raccolse uno, saggiandone la morbidezza tra i polpastrelli, prima di farlo scivolare nuovamente a terra. Si depositò sul pavimento di pietra e Jess si alzò. E sollevò anche lo sguardo verso il soffitto, siccome non c'erano molte luci, eccezion fatta per le candele e... un cielo costeggiato da minuscoli ma luminosi puntini.
    Lui era il suo cielo, lei le sue stelle.
    Riprese a camminare e si avvicinò all'autore di tutto quello, guardandolo a metà tra lo stupore e lo scetticismo.
    Che cos'hai combinato? Chiese subito con una sottile nota ironica nel tono di voce, gli angoli della bocca leggermente sollevati verso l'alto. Che cosa devo perdonarti, esattamente? Ridacchiò, adocchiando il vassoio d'acciaio, come quello dei film, coperto. Se è qualcosa di grave, ti conviene farmi mangiare, prima. Non aveva idea di cosa ci fosse o se ci fosse cibo, tuttavia nei film il cibo c'era sempre, perciò poteva solo supporlo. Andò a sedersi su una poltrona, accavallando le gambe ed aspettando. Nonostante scherzasse, il suo cuore aveva preso a palpitare con maggiore forza contro il suo petto, nel vedere tutto ciò che aveva preparato.
    Jessica Whitemore


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