Posts written by Cassedy Hartmann

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    CASSEDY (CASSANDRA) HARTMANN
    Non si vive per accontentare gli altri! Davvero? Non lo avevo capito!
    30.07.2006, BERLINO - 16 ANNI - AMETRIN
    Sinceramente? non era mai stata al San Mungo. Aveva paura degli ospedali e tutta quella situazione le dava un'ansia veramente assurda. Stare li dentro le ricordava le flebo che aveva dovuto prendere quando aveva smesso di mangiare. Mangiare, mangiare mangiare. Era l'unica cosa che in quel momento riusciva veramente a pensare, l'unica cosa a cui voleva dare davvero seguito. Era normale? Non del tutto. Doveva anche ammettere che non si sentiva a suo agio con due medimaghi specializzati in arti mentali. Si era letta i curriculum di entrambi ed entrambi non gli piacevano per niente. Si nascose dietro ai suoi compagni, con quei guanti di colore nero che comprivano i lividi e le ferite sulle nocche delle mani. Certo, provocarsi il vomito non era del tutto in dolore, ma cosa ci poteva fare? Era l'unica cosa che la faceva sentire viva, che la faceva sentire veramente attenta. Sorrise appena alla professoressa di incantesimi ed ad ogni suo incoraggiamento. Avrebbe voluto davvero fare qualche domanda, ma non era molto della quale specialmente perchè non riusciva veramente bene a capire come doveva interagire con quelli della sua classe e con tutto il resto. Si morse il labbo e cercò una barretta di cioccolato fondente. Pensi che ci faranno veramente curare qualcuno? Chiese poi a bassa voce verso James. Alla fine era un suo coetaneo e gli stava affianco, quindi, magari, poteva veramente interaggire con lui e poteva avere un nuovo amico. Avrebbe voluto chiedergli di suo fratello, ma evitò abbondantemente. Forse era meglio così, era meglio che si erano persi di vista. In fondo non erano niente. Solamente due persone che si sopportavano a malapena. Poi Ascoltò le parole di Regina, la gemella di Adrien. Cavolo, quei beauvais erano da tutte le parti, possibile? Erano così tanti che ancora non capiva perchè erano tutti allo stesso anno, seppur con età diverse. Ma non era importante. Doveva concentrarsi, doveva per forza farlo. Fece un respiro profondo e poi alzò improvvisamente la mano. Se muore qualcuno mentre noi lo curiamo, di chi sarà la reponsabilità? La domanda era nettamente diversa rispetto a quella di Regina, ma alla fine sicuramente più inerente a tutto quello. C'era da aspettarsela una domanda del genere, da una bulimica, no?
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    CASSEDY (CASSANDRA) HARTMANN
    Non si vive per accontentare gli altri! Davvero? Non lo avevo capito!
    30.07.2006, BERLINO - 16 ANNI - AMETRIN
    Era in un ritardo pazzesco e mostruoso. Sapeva benissimo che il professor Ensor avrebbe notato ogni suo movimento anche se lei avesse fatto piano e non avrebbe fiatato, ovviamente. Infatti quando entrò in aula, Ensor aveva appena fatto la domanda, ma lei si era trascinanta all'ultimo banco ed aveva deciso di prendere solamente appunti senza dire assolutamente niente. Era inutile parlare, scusarsi o altro. La sua dipendenza dal cibo e poi il suo dover per forza rigettare tutto, la stava veramente uccidendo e la cosa non andava troppo bene. Ma aveva scelta? Si, solo che non aveva nessun genere di amico, era quello il problema. Cercò Adrien tra la classe ma niente. Non c'era. Anche lui l'aveva piantata in asso ed era andato via, si era allontanato completamente da lei. Si strinse nelle spalle cercando di rimanere concentrata sui goblin, sulla forza e la forma che avevano e su tutto quello che il professore stava dicendo. Alla fine era tutto quanto molto interessante, ma quando sentì la parte pratica sorrise appena. Ecco, sua sorella quindi poteva stare tranquillamente li, in giro per Diagon Alley e poteva aiutarla? Insomma davvero li avrebbero mandati insieme ai goblin e basta? E poi se si faceva un gruppo di loro e non arrivavano uno alla volta? Insomma era complicato il tutto per pensare che era una prova per il primo anno. Ecco, adesso come faceva senza le sue amiche? Che poi amiche. Ancora scosse il capo. Odiava quando la sua mente vagava completamente nel nulla e si distraeva in modi pazzeschi. Si morse il labbro e poi si alzò, meglio levarsi subito il piccio ed andare ad affrontare quella situazione che rimanere con se stessa ancora per un altro minuto. Non riuscì a guardare Ensor negli occhi neanche un secondo. Sapeva che lui sapeva che era arrivata molto in ritardo, oddio neanche troppo a dire il vero, ma quello se lo ripeteva per non sentirsi ancora più in colpa della sua stessa esistenza. Comunque, toccò la passaporta senza dire niente e cercando di non tremare sotto lo sguardo attento di tortura. Che poi, perchè lo aveva chiamato così? Insomma non era poi un bellissimo nome da dare, no? Si morse appena il labbro e poi davanti a se solamente una strada lunghissima, penombra, puzza di fogne, e il nulla. Ok! Dimostra a te stessa che hai almeno la metà delle palle che ha tua sorella! Ti prego Cas, fallo per lei se non vuoi farlo per te stessa! Se lo stava dicendo solamente perchè, davvero aveva voglia di dimostrare a se stessa che forse non era poi così tanto un caso perso, che fors era necessario fare un passo avanti rispetto alla sua situazione. Sentì sghignazzare davanti a lei, allora si fermò. Non sapevo che i goblin fossero dei codardi cacasotto! Si, forse stava osando un pò troppo, ma doveva ammettere che non aveva paura perchè pensava che quella era tutta una farsa. Oh povera ragazzina sciocca che davvero credeva che Brian non li avrebbe mai messi davvero in pericolo. Avis!La trasfigurazione le piaceva particolarmente, quindi decise di attaccare il goblin per prima e far apparire uno stormo di uccelli pronti a dar fastidio a quel cosetto verde, che non si perse d'animo e con le mani, e soprattutto con un coltello cercò di lierarsi da tutto questo. Poi, Cassedy, pronta a non scappare per niente al mondo, decise che essere imprudente in quella che per lei era una simulazione era la cosa migliore. Sorrise ma il goblin riuscì a prendergli la caviglia e tirarla a se, facendola cadere. Casedy urlò appena di dolore. Non dovevi per forza farmi male! Anzi, quando il professor Ensor lo saprà... Cumtello! Disse semplicemente prima di schivare appena un colpo, riuscire ad allontanarsi e incollare il tizio al pavimento.EHI! Aggiunse poi cominciando a sospettar che forse, e immaginava davvero che quel forse fosse reale, non lo era poi così tanto. Si alzò in piedi sperando che il suo incanto riuscisse a durare fin quando lei non avesse avuto la soluzione, ma niente. DEPULSO! Fu l'unica cosa che riuscì a dire. Stava combattendo. Era questo che le interessava veramente, era questo che non riusciva a fare per se stessa.
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    CASSEDY (CASSANDRA) HARTMANN
    Non si vive per accontentare gli altri! Davvero? Non lo avevo capito!
    30.07.2006, BERLINO - 16 ANNI - AMETRIN
    Annaspava in qualcosa di molto più grande di lei e soprattutto tra persone che erano lupi, lei, invece era una piccola pecorella appena nata. Aveva il suo bel caratterino, ma ancora non lo sapeva, ancora non era neanche sicura che fosse giusto che lei vivesse. Si, era un pò depressa, esattamente come ogni persona affetta da un disturbo alimentare come la bulimia. Era completamente in balia delle sue stesse paure e nonostante le sue vecchie amicizie la prendessero in giro, ne facessero un'arma contro di lei, Cassedy, con loro, non era sola. Comunque, quella mattina, con dei guanti lilla intonati alla sua divisa, si era recata in biblioteca, oramai l'unico posto in cui si sentiva a casa, nonostante non fosse una persona veramente molto studiosa, Cassedy, li, chiuna in quelle mura si sentiva davvero, ma davvero al sicuro. lontana da specchi, lontana da cibo e lontana da persone troppo perfette per farla sentire a suo agio nel mondo. Era seduta, li ferma in mobile con il libro di incantesimi davanti, ma senza avere davvero una concentrazione giusta. Certo si era che se si vomitava con i suoi ritmi, non si poteva avere una concentrazione adeguata neanche se fosse stata un genio, quindi faceva doppia fatica. Si era messa nello stesso tavolo della primina dei Black Opal, che ancora non entrava e già conosceva tutti o comunque tutti la conoscevano e la cosa la faceva impazzire. Avrebbe voluto essere come lei, come Erin... fece un sospiro e non disse niente. Si rimise a guardare il suo libro, fino a quando Jualin non fece il suo ingresso. Cassedì sgranò da prima gli occhi e poi lo guardò. Uno come lui che chiedeva ad una come lei di fare i compiti insieme? P A N I C O. Stai dicendo a me? Va bene, si! Ci sto! Disse semplicemente prima di vederlo interagire con tanta disinvoltura anche con Deva. Si, era veramente strabiliata. Si strinse nelle spalle. Oh si, a me va benissimo, magari! Se i due ragazzi fossero stati davvero attenti, avrebbero notato il suo mettersi apposto i guanti ogni due per tre. Era pronta per i compiti. Che festività avete scelto, voi? Chiese in riferimento al compito di incantesimi che aveva di fronte. Pergamena ancora bianca, o meglio sporcata da qualche appunto e qualche frase, ma cancellata dopo poco.
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    CASSEDY (CASSANDRA) HARTMANN
    Non si vive per accontentare gli altri! Davvero? Non lo avevo capito!
    30.07.2006, BERLINO - 16 ANNI - AMETRIN
    E chi lo avrebbe mai detto che quella scuola gli potesse cambiare veramente la vita in quel modo? Lei non aveva mai pensato a tutto quello e la cosa non era del tutto ovvia. Si sentiva meglio, quasi come se avesse il bisogno impellente di conoscere nuove persone e di essere parte di qualcosa. Lei non riusciva a stare da sola, la solitudine la uccideva, le faceva fare davvero delle cavolate e nonostante avesse ricominciato a mangiare, si rendeva conto che più lo faceva più vomitava. La settimana prima aveva avuto poca voce ed anche molto raschiata. Sentiva quasi il peso di tutta quella solitudine e non aveva intenzione di andare oltre a quello. Aveva bisogno di qualcuno, qualsiasi persona pur di non stare da sola. Eppure era difficile. La nuova scuola era piana di persone interessanti, era piena di persone brava, capaci, con un carattere che wao, neanche pensava potesse davvero essere possibile a quella età, e lei non riusciva davvero ad intgrarsi, perchè non era come loro. Quello era ovvio. Si morse il labbro sentendo il telefono squillare. Fossero le sue vecchie amiche? Strano ma vero, gli mancavano. Ma no, neanche loro si facevano sentire più. Comunque, lesse il messaggio e rispose immediatamente. Si!Ci vediamo domani li! Non se lo fece ripetere due volte, era sempre stata una ragazzina in balia delle onde, senza minimo di amor proprio e soprattutto non sapeva cosa voleva dire farsi desiderare. Adrien anche era scomparso. non lo trovava da nessuna parte. Si morse appena il labbro e decise che non valeva la pena di pensare a lui. Quindi, si alzò e cominciò a sistemare la stanza. Si, doveva mettersi suoi libri.

    Il giorno dopo era sulla terrazza nell'orario prestabilito. Chissà cosa doveva dirgli, chissà quale assurdità si era inventato per vederla!E se voleva solamente prenderla in giro? Oddio c'era quella eventualità. Strinse a se i suoi guanti violacei e poi attese con pazienza. Quando lo vide arrivare sorrise e lo salutò con la mano destra. Ehi! Come stai? Chiese immediatamente avvicinandosi a lui. Era proprio bello, non c'era che dire.
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    CASSEDY (CASSANDRA) HARTMANN
    Non si vive per accontentare gli altri! Davvero? Non lo avevo capito!
    30.07.2006, BERLINO - 16 ANNI - AMETRIN
    Ecco, per una sera stava succedendo qualcosa di piacevole, qualcosa che non le stava facendo sentire quel senso di vomito che aveva sempre, costantemente. Quel ragazzo era simpatico, era carino e soprattutto era gentile. La gentilezza, per lei, era qualcosa di realmente importante. Non pensava mai di essere lei stessa gentile, e delle volte era anche fin troppo evasiva e maleducata, ma non riusciva davvero a non pensare al suo aspetto o a cosa gli altri avrebbero potuto pensare di lei. Sorrise a quel ragazzo continuandosi a muovere come meglio poteva. In realtà era brava nel ballare, ma era troppo, troppo insicura per farlo davvero capire a se stessa. Per studio! In realtà dovei entrare a settembre in un'accademia di alto lignaggio. Non vedo l'ora! Ammise seriamente. Ecco si, cercava di rimanere sempre molto sul vago perchè, alla fine, era una di quelle persone che ci teneva alla sua fedina penale, specialmente per il cpercorso che voleva intraprendere. Sorrise ancora al ragazzo e poi posò la sua mano sulla sua spalla per stare un pò più vicino a lui, se no, come si sarebbero potuti sentire? Rise per quella storia dell'alcool ma quando gli fece capire che anche lui era un mago e che viveva in quella cittadina tanto famosa, e bella, caratteristica sorrise. Oh, non ci credo! Io Andrò ad Hidenstone! Sussurrò poi proprio vicino al suo orecchio per farsi sentire solamente da lui. Non che fosse realmente qualcosa di preoccupante quello, visto e considerato che erano in una discoteca, ma la precauzione non era mai troppa! Io abito nella Londra babbana, in quanto i miei genitori e mia sorella hanno preferito così! Ma sono contenta! In realtà sua madre voleva stare lontano da quella che era sua figlia e non voleva abitare vicino a lei, ma quello non lo disse. Alla fine per lei, Harry erano uno sconosciuto, perchè doveva dargli tutti quei dettagli? Quando cambiò la musica fece un piccolo gridolio di compiacenza e poi cominciò a ballare più stretta a lui. Si, era una bella sensazione, per una volta stare al centro dell'attenzione.
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    Getting bored - Julian&Dava
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    Presenteeeee!
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    CASSEDY (CASSANDRA) HARTMANN
    Non si vive per accontentare gli altri! Davvero? Non lo avevo capito!
    30.07.2006, BERLINO - 16 ANNI - AMETRIN
    Alla fine aveva capito che per fare i compiti doveva stare da sola, in biblioteca con un libro davanti se no non avrebbe mai capito niente di niente. Le rune erano da sempre qualcosa di complesso, ma più che complesso sicuramente qualcosa di molto molto ragionato e la cosa doveva essere presa sul serio. Non esisteva certo un modo solo per impararle, lei doveva solamente trovare il suo. Quello era chiaro. Adrien era la sua distrazione, piacevole, perchè sapeva che in fondo in fondo non era per niente male, ed anzi era fin troppo bello, gentile, premuroso. Scosse il capo e sbattè leggermente la penna sopra il libro. Basta. Doveva concentrarsi sulle cose importanti. Doveva cominciare a prendere seriamente la scuola ed il suo futuro e smetterla di pensare a cose stupide e frivole. Con la sua calligrafia ordinata e precisa, anche se leggermente trmolante, scrisse il suo nome e cognome, in verticale sul foglio ed affianco ad ogni parola cominciò a scrivere la runa di riferimento. Forse solamente in quel modo sarebbe davvero riuscita a trovare la sua runa nominale.

    C KENAZ
    A ANSUZ
    S SOWILU
    S SOWILU
    A ANSUZ
    N NAUDIZ
    D DAGAZ
    R RAIDO
    A ANSUZ

    H HAGALAZ
    A ANSUZ
    R RAIDO
    T TIWAZ
    M MANNAZ
    M MANNAZ
    A ANSUZ
    N NAUDIZ

    Una volta fatto quello levò di mezzo tutte le rune che le sembravano essere assolutamente inappropriate per lei, ossia tutte quelle che richiamavano alla forza di volontà, alla temesta ed ancora al fatto che magari fosse forte. Non lo era e non poteva certamente negarlo. Non poteva dire che la cosa le faceva saltare i nervi, lei voleva esserlo, lei voleva smettere di essere così fragile e di rifuggiarsi sempre nel cibo per qualsiasi cosa, per poi disprezzarlo ancora di più. Voleva essere solamente una ragazza normale, amata dai suoi coetanei e dalla sua mamma. Ecco si, forse quel rapporto strano con sua madre doveva essere per forza raddrizzato.
    Ci riflettè piùa fondo. Le rune nominali sono quelle che ci rappresentano, quelle che rappresentano la nostra anima, non quelle che noi vorremmo essere o mostriamo. Non sapeva se quello che stesse dicendo potesse avere davvero un senso, ma sapeva che forse, analizzare davvero le sue iniziali non era male. C, Kenaz, illuminazione, creatività. Lei era una ragazza solare, insicura, ma sempre sorridente e solare, con quella vena di creatività che non riusciva a non mostrare grazie alla fotografia. Ecco si, lei era, in un certo senso in quel modo. Mitigata e completata da H, Hagalaz, tempesta, distruzione, rottura. La rottura poteva essere interpretata in tanti modi. La fragilità che mostrava poteva essere comunque ricondotta a una rottura, una rottura che sentiva dentro e sicuramente con sua madre. Da quando suo padre non c'era più lei era come se, effettivamente, fosse rotta. Si morse il labbro, poi si strinse nelle spalle ed ancora non riuscì seriamente a dire niente ne a scirvere niente. KENAZ E HAGALAZ, sono le mie rune nominali. In quanto credo che la combinazione di entrambe vadano a descrivere perfettamente la mia anima, il mio essere nel modo più profondo.Sorrise, ricopiò tutto quanto in bella copia, scrisse il suo nome e cognome, sul compito e poi lo andò a lasciare nell'aula di rune. Era soddisfatta di se stessa. Poteva farcela, forse per una volta pensava davvero che potesse farcela.
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    CASSEDY (CASSANDRA) HARTMANN
    Non si vive per accontentare gli altri! Davvero? Non lo avevo capito!
    30.07.2006, BERLINO - 16 ANNI - AMETRIN
    Guardò Adrien e gli sorrise. Quel ragazzo era veramente interessante e doveva ammettere che non riusciva neanche bene a capire il perchè visto che la trattava sempre male o la derideva. Forse il solo fatto di essere un pò masochista e pensare che non si meritasse assolutamente niente di bello, la portava ad essere una persona super mega insicura ed ad accontentarsi e a legarsi a chi le faceva male. Ma sapeva che Adrien era diverso. Si, ne era sicura. Quindi, nonostante tutto sorrise e poi ridacchiò appena per quello che lui stesso disse, ma poi si mise a guardare quello che il professore stava mostrando. Era qualcosa di estremamente brutale, un pò assurdo e pensare che quegli animaletti erano stati trovati così numerosi nel bosco, mutilati e soprattutto così feriti a lei faceva venire da vomitare! Tanto per cambiare, ovviamente. Si morse il labbro un pò nervosa e sfrecò le sue mani con indosso dei guanti bianchi velati. Era nervosa, ma alla fine era pur sempre la sua seconda lezione e non poteva farne altrimenti. Guardò gli altri compagni e non disse altro, le guardò in maniera quasi indagatorio, adesso cosa avrebbe dovuto fare? Era proprio vero che non riusciva a prendere una giusta decisione, ma alla fine decise di avvicinarsi, quasi per ultima a quello che era il banco dove c'erano tutti gli animaletti e prenderne uno. Chiuse gli occhi e prese il corpicino di un piccolo riccetto. Ecco, la cosa era complicata, visto che gli avevano tranciato di netto il musetto. Quando aprì gli occhi ne fu quasi inorridita. Si morse il labbro e tornò apposto guardando prima il professore in cerca di una qualche rassicurazione. Aveva un viso dolce quel professore, un pò come tutti quanti gli altri professori, ma per il momento non poteva fare tanti paragoni, a dire il vero. Arrivò al banco. Sarò un disastro!Bofonchiò appena prima di stringersi nelle spalle. Prese la sua bacchetta e cercò di pensare a qualcosa che potesse alleggerirgli la vita e sopratuttto di farlo nella dimensione più corretta possibile. Quindi puntò la bacchetta contro il musetto mutilato del riccio e pronunciò la formula prima a bassa voce, come se si stesse davvero concentrando, come se davvero cercasse di capire come fare quell'incantesimo, e poi, infine, guardò decisa quel riccetto e decise che un muso da papera fosse qualcosa di carino. Elego Recresci! Lo pronunciò con un certo affetto e con una certa convinzione nella voce. Aveva fargli del bene, voleva che il piccoletto avesse una bocca più larga, e forse anche un pò più lunga per dargli modo di non avvicinarsi alla proprio cibo per non farsi venire il voltastomaco. Ecco si, forse stava pensando esattamente a lei ed infatti non era un caso che tutto quello osse riconducibile, appunto, al cibo. Attese il responso sperando che alla fine potesse essere riuscito l'incanto.
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    CITAZIONE (Lydia. @ 13/11/2022, 20:58) 
    Numero di partecipanti: //
    Sezione in cui aprire: Da decidere
    Info aggiuntive: In attesa dello smistamento, mi piacerebbe organizzare qualcosa per la mia piccola peste. Venghino signori, venghino. Giuro che non mordo (ma non posso garantire lo stesso per Lydia).

    Io ci sono!
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    CASSEDY (CASSANDRA) HARTMANN
    Non si vive per accontentare gli altri! Davvero? Non lo avevo capito!
    30.07.2006, BERLINO - 16 ANNI - AMETRIN
    Non c'era mai stato nessuno dietro la sua porta a tranquillizzarla oppure ad aiutarla. Sua sorella era sempre a lavoro e quando era a casa Cassedy cercava sempre di non darle nessun peso, di farla stare bene e di non farla preoccupare per nessuna ragione al mondo. Era qualcosa che non riusciva a smettere di fare, quei suoi momenti erano i soli in cui riusciva davvero a guardarsi allo specchio, i soldi che riusciva davvero a capire quanto male si voleva e quanto inadeaguata fosse la sua esistenza, la sua intera esistenza. Si poggiò per terra ed eseguì alla lettera tutto quello che Louise le chiese di fare, tranne di mangiare i crekers. Quelli no. Il solo pensiero di mangiare, in quel momento la spaventava. Scosse il capo violentamente, distese le gambe sul pavimento e poi chiuse gli occhi, i capelli rossi vennero spostati da un laro e la testa venne poggiata sulle mattonelle del bagno. Prese la bottiglietta d'acqua e cominciò a bere a piccolo sorsi. é solamente una scemenza. Io sto bene, davvero, o dei cali di zucchero improvviso ma non voglio magiare, per favore... Rispose sinceramente e sentendo le lacrime fare capolino vicino agli occhi. Si, doveva uscire da li. E se lei fosse stata come Betany? Che prima l'aveva aiutata e poi aveva usato contro di lei le sue debolezze? Si mise entrambi le mani in faccia. Non dirlo a nessuno. Sto bene, davvero. Era un pò contraddittoria, ma era comunque una persona che, specialmente in quel momento, non riusciva a fare altro che strofinarsi le mani, quella destra puzzava ancora di vomito e sentire il peso del mondo sulle sue spalle. Aveva deluso di nuovo sua madre, lo sapeva. Ne era cosciente.
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    CASSEDY (CASSANDRA) HARTMANN
    Non si vive per accontentare gli altri! Davvero? Non lo avevo capito!
    30.07.2006, BERLINO - 16 ANNI - AMETRIN
    Dopo una serata come quella che aveva passato, era veramente giusto andare a lezione? no, non le andava per niente, aveva mal di testa e soprattutto non voleva andare a sentire qualcuno che le spiegava qualcosa. Inoltre l'alchimia non la capiva, in realtà nessuna delle materie che faceva li le piaceva, o comunque capiva, o comunque era davvero brava a fare. Sospirò appena e quando vide il messaggio di Adrien rizzò le orecchie. Quello fu l'unico imput che aveva per alzarsi. Era sempre lei dopotutto! Stava facendo qualcosa per compiacere qualcuno e non perchè davvero ne avesse voglia. Si morse appena il labbro, si infilò la sua divisa e corse verso l'aula di alchimia. Si guardò intorno, c'erano moltissime facce nuove, sorrise a tutti quanti, specialmente alle ragazze. Finalmente non era l'unica primina ad entrare in un'aula, almeno non era l'unica di quelle che interagiva veramente. Si mise seduta vicino ad Adrien e lo salutò. Buongiorno! E non serve che scrivi quel tipo di messaggi, comunque! Posò la sua cartella per terra e poi sentì quello che avesse da dire il professore. Non mi distrarre, già faccio pena in tutte le materie! Sussurrò poi all'opale prima di alzare la mano e cercare di rispondere a quello che aveva chiesto il professore ed ascoltando attentamente tutto quello che i suoi compagni avevano appena detto. é chiaro che le chimere siano un intruglio di razze non sempre bene assortite e che quindi ci siano dei problemi etici legati a loro. Ma sono pur sempre degli esseri che vivono ed in quanto tali perchè bisognerebbe mettere in discussione la loro anima? In realtà quella non era una vera e propria risposta ma una domanda a quello che i suoi compagni avevano detto. A lei piaceva tantissimo il dibattito, era una ragazzina curiosa e comunque sempre umile e gentile, ed infatti il suo tono era curioso e comunque lei si sentiva un pò un mostro a tre teste, quindi una chimera fatta apposta per essere uccisa. Se poi utilizziamo il termine chimera a livello letterario, si intende qualcosa di assurdo, di impossibile. Professore, oggi vedremo realmente una chimera? Chiese poi adesso un pò spaventata. Una volta sentita la risposta, avrebbe ascoltato Adrien. Guardò i colori che aveva messo. Arancione, è il mio colore preferito. Esprime positività! Sussurrò poi in maniera che potesse sentire solamente lui.
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    30.07.2006, BERLINO - 16 ANNI - AMETRIN
    Era successo di nuovo. In realtà non aveva mai smesso di farlo, ma quella settimana era stata particolare, non poteva uscire dal dormitorio fuori orario, farlo nel bagno del suo stesso dormitorio era impossibile, l'avrebbero sentita e soprattutto non voleva in nessun modo che qualcuno scoprisse il suo segreto. quella sera, comunque aveva mangiato tanto, si era abbuffata in maniera che neanche lei poteva credere, il suo stomaco chiedeva altro cibo, altro ed altro. Aveva deciso che tutto quello era sensato, e che doveva mangiare fino a quando non ce l'avrebbe fatta più. Sapeva anche che una volta che il suo stomaco si fosse saziato, allora la sua mente avrebbe cominciato a parlargli in maniera cruda, nuda e soprattutto in maniera tale da farle venire dei sensi di colpa così atroci che non avrebbe trattenuto niente di tutto quello che aveva ingurgitato fino a quel momento. Sapeva che prima o poi avrebbe dovuto chiedere seriamente aiuto, ma in quel momento sapeva di avere tutto quanto sotto controllo, giusto? Aveva tutto quanto in mano, sapeva quando smetterla e come smetterla. No, non era vero, ma era la cosa che tutti i drogati si ripetevano e per lei quella era la sua droga, la sua dannazione. Era insicura e quell'insicurezza la rendeva completamente succube delle sue stesse paranoie e non riusciva veramente ad uscirne. Alla fine, comunque, era successo, era sempre così ed oramai era quasi abituata. Il senso di colpa, il fatto di mettersi davanti allo specchio e sentirsi grassa, subito dopo salire sulla bilancia e vedere quel chilo in più l'avevano indotta a correre in bagno, buttare i guanti di pelle per terra, almeno della mano destra, ed infilarsi due dita in bocca, in maniera profonda, violenta. Le nocche erano spaccate, si sa che lo stomaco contiene acido, erano logorate. Doveva imparare a prendere un cucchiaio di metallo, eppure niente, le dita la rendevano meno colpevole, nonostante, il vomito fosse corrosivo. Quella era la giusta punizione che le spettava. Si morse ancora il labbro, non fece altro che vomitare, e per non smettere lasciò le dita in gola. Non si rese conto che c'era qualcuno. Si fermò per un momento, era sudata, gli occhi lucidi e rossi, la vista completamente annebbiata, era pallida in viso. Sentì quella voce e rabbrividì. Si. Tutto bene! Ma aveva una voce tremante ed oramai aveva cominciato quel processo, quindi il tempo di dirlo che vomitò di nuovo Era in ginocchio per terra, fino a quando non si mise con la schiena sul muro. Era sfinita, ma aveva lo stomaco completamente libero. Cercò di darsi una sistemata, mise i guanti in tasca, riprese la sua roba ed uscì dal bagno. Sorrise, per quello che potè alla ragazza e andò verso i lavandini. Ma nessuno vomita così tanto e rimane in piedi, quindi le venne un mancamento e si appoggiò con entrambe le mani sul lavandino, chiuse gli occhi. Era chiaro che non stesse bene.
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    CASSEDY (CASSANDRA) HARTMANN
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    30.07.2006, BERLINO - 16 ANNI - AMETRIN
    Tutto si aspettava tranne quello che stava succedendo. Era bagnata, sconsolata, davanti alla sua torta, ad affogare ogni tipo di dispiacere mentre le sue amiche erano con quel ragazzo bellissimo a ciuciuettare, senza neanche preoccuparsi della sua salute. Ma era evidente che avevano altro da fare e lei, invece di incazzarsi come una bestia e come avrebbe dovuto, non disse niente. Anzi, le stava giustificando, stava pensando al fatto che fosse giusto così, che lei aveva fatto la sua parte e che doveva essere contenta se una di loro avesse fatto colpo su Adrien. era così che si chiamava no? Tanto lui era così bello, era così elegante e posato, che una come lei non l'avrebbe mai vista neanche di sfuggita. Stava affondando, per l'ennesima volta, la forchetta nella sua torta quando sentì chiaramente la sua voce raggiungerla e la sua mano prendere il suo polso. Lei si voltò, semplicemente e poi si strinse nelle spalle. Io...Non sapeva che dire, vide Betany scuotere il capo in segno di dissenso. No, non doveva andarci, non doveva farlo, ma alla fine, era davvero pronta a non farsi almeno salvare? Anche perchè Adrien era stato saldo, gentile, e risoluto e lei non aveva abbastanza coraggio da dirgli che no, non poteva andare perchè se no... se no cosa? Betany si arrabbiava? Possibile, era veramente, ma veramente possibile, ma comunque non osava dire altro. Andò con lui in disparte e quando lui gli disse che sarebbe andato a prenderle un pezzo di carta per farla asciugare sgranò gli occhi. Ma chi era quello? Davvero? oppure era tutto un piano per farle ancora più male? Magari la sua amica la stava mettendo alla prova. Quando Adrien andò a prendere quella carta, il terrore le attanagliò il cuore e soprattutto lo stomaco. Si morse il labbro, forte, si stava trucidando le mani, aveva paura di una nuova umiliazione, l'ennesima alla quale non avrebbe avuto il coraggio di ribellarsi. Solo suo padre e sua sorella si erano sempre preoccupati della sua salute, neanche più sua madre le diceva quelle cose e lui invece, non solo lei aveva fatto la stronza, adesso era lui a prendersi cura di lei? No, era impossibile, scosse il capo e si andò a nascondere, anche se aveva una chioma rossa inconfondibile anche se bagnata. Attese in un angolino, già pronta per delle conseguenze che lei non voleva subire. Non disse niente. Ma quando lui tornò da solo e con dei fazzoletti, Cassedy li prese. Grazie...Sussurrò poi con la voce tremante. Sentiva freddo, ma il freddo le veniva semplicemente da dentro. Si asciugò i capelli. Io.. non so come ringraziarti. Ti ricomprerò il libro! Sussurrò poi cercando di non piangere ed almeno conservare quel minimo e briciolo di dignità che le rimaneva.
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    CASSEDY (CASSANDRA) HARTMANN
    Non si vive per accontentare gli altri! Davvero? Non lo avevo capito!
    30.07.2006, BERLINO - 16 ANNI - AMETRIN
    Da quando si era trasferita a Londra, doveva ammettere che non aveva mai incontrato persone così disponibili. Erano sempre tutti quanti di fretta, sempre che avevano da fare e dovevano lavorare! Era incredibile come le persone non riuscivano mai a farsi i fatti loro ed ad essere individualiste sempre quando dovevano essere socievoli! Insomma il mondo era proprio al contrario e non era un caso che Cassedy non ci capiva mai niente e diceva sempre di si a tutto e tutti. Forse era troppo una "Yes woman" ma almeno lei ci provava. Sorrise ad Erik, lui era gentile, carino, risoluto e la stava mettendo subito a suo agio. Questa cosa le piaceva in maniera incredibile e non aveva idea di come le loro strade si fossero incrociate di li a poco. Alla fine sarebbe stato il suo caposcuola e la cosa non era per niente male. Si, se lo avesse saputo, Cassedy avrebbe chiesto tremila cose all'ametrino, lei che aveva una paura matta di entrare in una nuova scuola, senza nessun tipo di amico. Si morse il labbro quando lui le disse che già la seguiva e sgranò gli occhi scuri. Oddio! Ma che cosa bellissima!Ammise poi andandolo a cercare a sua volta e seguendolo a sua volta. Sorrise e ridacchiò.Non sono Italiana, ma sono Tedesca. Insomma si può dire che gli italiani sono i nostri cugini un pò caciaroni!Ammise poi lasciandosi andare ad una vera e propria risata. Ancora entusiasmo e gioia per quello che doveva essere un frappuccino super carico di calorie. Quello non era il momento di pensare a quelle cose, giusto? Ci avrebbe pensato una volta tornata a casa, solo quella era la verità. Poi comunque una volta arrivati nei pressi di quel bra, sorrise ancora al riccio e poi lo guardò. Era un cacc... no, non era possibile che la frase finisse con cacciatore e comunque Cassedy non era così macchinosa anche solamente da pensare a delle cose del genere. IO AMO QUESTE COSE! Ed il signore degli anelli è il mio libro preferito. L'ho letto almeno tre volte! Oddio si! Che bello! Escono gli anelli del potere, speriamo che sia degno, speriamo che alla fine di tutto sia qualcosa che non snaturi il film stesso! Wao... no, non colleziono carte pokemon, ma so di che parliamo. Mi piacciono un sacco di videogiochi! Tu ci giochi? Che avesse trovato un amico con cui poter essere la vera Cassedy? Lo sperava veramente, ma veramente tanto.
    do it for the aesthetic -- ms. atelophobia
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