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    Abbiamo già detto che l'entusiasmo fanciullesco di Amalea nell'apprendere le notizie, era adorabile? Lo trovava così autentico, per nulla artificiale, che gli faceva venire voglia di mollare tutto ed andare a coccolarla. Ma erano in una sala piena di gente, perciò ci si limitò ad uno dei suoi sorrisi più caldi annuendo quasi sorpreso di se stesso, ma non era mai stato più serio di così.
    Ho la faccia di uno che scherza? Domandò, indossando un'espressione buffissima che avrebbe fatto rispondere "sì" persino a chi non lo conosceva affatto, infatti poco dopo scoppiò a ridere.
    Sono serissimo, Am. Solo io e te. Niente gemello noioso, niente papà invadenti. Sorrise ancora, sapendo quanto in realtà i loro padri adorassero Amalea, probabilmente più di quanto adorassero loro. Il che era piuttosto indicativo del bene che le volevano, visto che consideravano Brooks, Fitz ed Emily, un dono di Dio. O di Merlino, a seconda se si stesse parlando del padre magico o di quello babbano.
    Partiamo domani mattina dall'aeroporto di Londra. Quindi stasera vedi di farti la valigia, non come tuo solito che la fai un'ora prima della partenza!
    Avevano già fatto diversi viaggi insieme ma mai da soli né in città così "significative"; erano stati perlopiù viaggi che vedevano le loro due famiglie, costrette a badare ad un branco di figli iperattivi, che contava più minorenni che adulti. Persino Fitz aveva mostrato un lieve accenno di entusiasmo, durante il loro ultimo viaggio, qualche tempo prima.
    Ho preparato un sacco di cose da fare, ti piacerà le assicurò, convinto. Nemmeno lui era mai stato a Parigi, ma si era informato abbastanza da poter preparare un itinerario che scandiva quasi ora per ora la loro permanenza. Avrebbero fatto tutto ciò che lei aveva in mente ed anche di più.
    Potrò sopportare questo dolore le ammiccò, mentre si dirigevano alla volta della pista di pattinaggio, dove poco dopo la sua ragazza avrebbe fatto un divertente capitombolo che avrebbe portato la coppia a fare qualcosa di simile all'amicizia con due primini.
    All'epoca replicò, facendole il verso e sollevando il dito indice, tu eri una bambina petulante molto più di quanto non sia ora. La stava chiaramente prendendo in giro, anche se era vero che per un periodo aveva pensato che fosse realmente una lagna, ma ovviamente le aveva voluto bene lo stesso.
    Non cadi più come un sacco di patate, eh? Le chiese retorico e non senza una certa ironia ad accarezzargli il tono. La dioptase, le regalava sempre qualche sorpresa.
    Pronto? Ci sei? Domandò Brooks ad Amalea, sventolandole la mano davanti agli occhi, aspettando che la prendesse. Era evidente che non avesse ascoltato una sola parola del suo discorso, ma non aveva per nulla idea del motivo, non si immaginava che si fosse persa negli occhi di qualcun altro.
    Non sei molto credibile. Dai, ti accompagno sospirò, reggendola finché non avessero raggiunto l'uscita della pista. La loro permanenza era stata breve ma intensa. Pazienza, c'era ancora tempo.
    Arrivarono alla panca, quindi Brooks prese le proprie scarpe e quelle di Ama, aiutandola a togliere i pattini e rimettersi i tacchi, anche se probabilmente avrebbe preferito rimanere a piedi nudi, piuttosto che indossare ancora quegli strumenti di visibile tortura.
    Fu il suo turno di mettersi le scarpe, quindi si alzò porgendole la mano ed aspettando che la afferrasse ancora.
    Andiamo, troviamo un posto più tranquillo... le sussurrò, notando che un po' troppa gente si stava affollando in quella zona e per quanto amasse stare in mezzo alle persone, persino lui era in grado di percepire l'energia elettrica che si consumava nei dintorni. E voleva levarsi di torno prima che la carica elettrostatica finisse per esplodere.
    Se Ama avesse accettato, l'avrebbe accompagnata un po' più in là, facendo attenzione che non affaticasse troppo il ginocchio.
    Lungo la pista, per usare le parole della sua player, "fermo a guardare, come i vecchi coi cantieri, gli avvenimenti della pista di pattinaggio con disgusto", il suo gemello, affianco a Zuleyka. Almeno aveva trovato qualcuno con il quale passare la serata e non si sarebbe annoiato, tuttavia... il suo istinto di protezione, gli disse di percorrere le transenne fino ad arrivare da lui, sempre tenendo la mano alla sua ragazza. Non era sicura che loro due avrebbero sotterrato l'ascia di guerra per il suo bene, ma ci avrebbero dovuto provare. E, dal canto suo, lui ci sperava.
    Ehi, Fì lo appellò, avvicinandosi e posandogli una mano sulla spalla con un sorriso appena accennato, osservandosi involontariamente attorno. Di Nicholas nessuna traccia.

    Non farlo soffrire, Nick. Ti prego. Lui... lui non lo dice, ma è più fragile di quel che sembra. Si nasconde dietro la corazza di quello duro, di quello che non può venire scalfito da niente e da nessuno, ma sarebbe così facile... spezzare il suo cuore per sempre. Te lo affido.
    Gli aveva detto.
    Io…ci provo, Roo. Ci ha messo tanto per aprirsi con me, così tanto che credevo non lo avrebbe mai fatto. Il suo cuore è al sicuro, promesso.
    Aveva risposto l'altro.


    Strinse i pugni fino a sbiancarsi le nocche, sospirando piano, sperando che per una volta il fratello mettesse da parte lo scudo che si era costruito attorno. Per quanto potesse nasconderlo, erano gemelli, si conoscevano meglio di chiunque altro, nessuno avrebbe potuto capire l'altro come si capivano loro. Ehi, Zul salutò anche la sua compagna di casa, inclinando la testa in un microsorriso. Non tanto perché lei gli stava antipatica -anzi, tutto il contrario- ma perché la preoccupazione per il gemello plagiava qualsiasi cosa.
    Possiamo parlare? Da soli gli sussurrò in una muta preghiera.
    Brooks O'Connor


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    pensieri per Fitz G. O'Connor
    è alla pista con Amalea Davidson
    Zuleyka.
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    Era passato un anno e qualche mese da quando aveva iniziato Hidenstone, eppure non avrebbe saputo dire che Difesa rientrasse tra le materie che gli piacevano, oppure no. Sicuramente il professore era parecchio inquietante e non aiutava gli alunni a farsi piacere la materia, eppure c'era dell'altro.
    Una parte di lui, la considerava una materia brutale e molte cose sarebbero potute essere evitate. Ma nonostante ciò, un'altra parte di lui era convinta che servisse più di molte altre materie e che fosse grazie a quella se avevano imparato a proteggersi e se sapevano fare quello che sapevano fare, visto che in quella scuola pareva succedere di tutto. In fin dei conti, erano stati accolti per il loro primo sbarco, con un messaggio di Cora Delaine.
    In quel momento si stava preparando per la lezione di Difesa. Era precisamente metà dicembre e faceva piuttosto freddo, quindi oltre la divisa, aveva indossato anche il mantello pesante, non voleva prendersi un accidente quando mancava così poco al ballo e lui era riuscito ad invitare Amalea. Sarebbe dovuta essere una serata perfetta ed un forte raffreddore era tutt'altro che previsto dal suo programma.
    A proposito della ragazza, le inviò un messaggio proprio in quel momento.

    CITAZIONE
    Ci vediamo alla fine delle scale su, al terzo piano.

    La conosceva abbastanza da sapere che avrebbe potuto essere intimorita dall'uomo che insegnava loro - o forse era solo una sua impressione?- quindi le diede appuntamento al piano dov'era situata l'aula e, per l'occasione, rubò un accendino al gemello (chissà dove se lo era procurato, tra l'altro), lasciandogli un biglietto ed un biscotto che recitava più o meno: "Grazie fratello, questo l'ho rubato per te a pranzo". Era un semplicissimo cookie ma chi è che non amava i cookie? Lui di sicuro era uno dei suoi fans più accaniti, infatti ogni tanto lui e la fidanzata replicavano quelle serate dove si rimpinzavano di biscotti, nascosti dalle ombre in qualche anfratto dell'accademia.

    Camminando per i corridoi del castello, si accorse che il suo fiato si condensava in nuvolette ed in quel momento pensò che nonostante fosse un luogo molto più tecnologicamente avanzato rispetto ad Hogwarts, certe cose non cambiavano mai, come la possibile assenza di un riscaldamento. In effetti riscaldare il castello intero, sarebbe stato piuttosto oneroso per le tasche della preside ed aveva la sensazione che già avesse fatto molti tagli, in quella scuola.

    Arrivò finalmente al terzo piano, mettendosi contro il muro ad aspettare la sua dolce metà. Non era lei ad essere in ritardo, ma lui ad essere in anticipo, perché era passato per le cucine a fare gli occhi dolci agli elfi per ottenere un muffin. Un semplicissimo tortino con il cuore di cioccolato fuso bianco.
    Quando la vide arrivare, saltellò lontano dal muro ed indossò un sorriso a trentadue denti, che se lo avesse ampliato ancora un po', sarebbe potuto sembrare inquietante.
    Ti ho preso questo, e... intanto le porse il dolcetto, reclamando un bacio, però, prima che lei potesse prenderlo. Era un equo scambio, no? Dopodiché, quando ebbe le mani libere, si frugò nello zainetto che portava sempre con sé. ...questo! Le porse un modellino di una scopa con finiture così precise da sembrare vera, solo che molto piccola. Iniziò a svolazzare sulla sua mano, ma non si allontanò mai, rimanendo sempre sospesa sopra il piccolo piedistallo in marmo. Me l'ha regalato papà ed ha detto di dartelo. Io... ho voluto aggiungere un tocco personale. Arrossì appena, mentre girava il piedistallo, mostrando una piccola incisione sul retro. "Affronterò con te ogni tua paura perché sei la cosa più bella che potesse mai capitarmi".
    Smielato? Molto probabilmente, ma era anche da Brooks una cosa del genere.
    La guardò, gli occhi pieni d'aspettativa. Sapeva quanto a lei piacesse il Quidditch ma sapeva altrettanto bene che non avesse mai avuto il coraggio di salire sulla scopa, infatti uno dei suoi obiettivi era di farla partecipare ai provini per il Quidditch, qualora li avessero aperti. Sarebbe la migliore giocatrice della squadra, ne era certa.
    Hai freddo? Una piccola pausa come se si aspettasse un "sì", ma alla fine si rispose da solo. Ma certo che hai freddo, qui dentro si gela. Volse per un secondo lo sguardo all'esterno, dove la neve fluttuava a grossi fiocchi depositandosi dolcemente a terra, dopodiché si tolse il mantello per depositarlo sulle sue spalle. Così va meglio, vero? Stava facendo tutto da solo, ma ci teneva ad essere premuroso, sentendosi anche un po' in colpa per quello che le aveva fatto passare l'anno precedente.
    Ma erano quasi le cinque, ragion per cui dovevano affrettarsi o sarebbero rimasti chiusi fuori dall'aula. Fece scivolare la mano verso il basso per afferrare la sua, se avesse riposto il modellino in modo di averla libera, intrecciandovi le dita ed iniziando a trascinarla verso l'aula.
    Fece scattare l'accendino, avvicinandolo alla salamandra, la quale prese velocemente fuoco. Brooklyn O'Connor esclamò e quando anche lei avesse detto il suo nome, avrebbero varcato la soglia insieme, trovandosi in un'aula dall'aria glaciale, niente a che vedere con il freddo esterno. Lì era come trovarsi in Siberia. Si sentì ancor più soddisfatto di aver dato il proprio mantello ad Amalea, in aggiunta al suo. I bracieri, ovviamente, erano spenti, come se fossero lì solo per bellezza. In effetti, forse era così.
    Erano arrivati appena in tempo e Brooks la condusse ad un paio di banchi in seconda fila, di modo da poter seguire la lezione ma di non essere sotto il diretto controllo di Ensor, che continuava a mettergli i brividi.
    Buongiorno, professore lo salutò una volta che si fu seduto, perdendosi qualche secondo ad osservare l'aula, prima che iniziasse la lezione.
    Finalmente, i bracieri vennero accesi e forse avrebbero portato un po' di tepore in quella stanza.
    Oh no, come possono essersi lamentati della LEGGERISSIMA mole di compiti che ci assegna? Sussurrò, rivolgendosi alla sua compagna, abbassando abbastanza la voce perché potesse sentire solamente lei e chi, eventualmente, si fosse trovato nei pressi. Non di sicuro il docente.
    Comunque, con le fiamme compose una domanda, un classico. La lesse, pensando ed aspettando il suo turno prima di rispondere. Alzò la mano in attesa di essere chiamato ed anche un po' timoroso di sbagliare.
    I suoi compagni avevano già detto tantissime cose, quindi non avrebbe saputo cosa aggiungere in più, perciò si spremette le meningi il più possibile.
    Uhm riprendendo la loro origine iniziò, appunto riprendendo le parole dei suoi compagni. Sono originariamente provenienti dalla cultura europea ed in particolare germanica, hanno persino avuto un'apparizione in Italia... in Sicilia precisamente, sull'...Etna mi pare. Là attorno c'è una pianura, la "Val di Demone". Non so se ci sia ancora, in realtà. Ma si diceva fosse abitata da dei demoni. Quindi... si può dire che siano delle creature presenti in tantissimi folclori, anche se spesso hanno nomi diversi, un po' storpiati a seconda della lingua. Ed è una cosa che mi stupisce, perché pensavo che ogni luogo avesse una serie di proprie creature, ma ho scoperto che a quanto pare, ce ne sono alcune che uniscono ogni popolo. L'ingenuità di Brooks era deliziosa, si era gettato in quel discorso sebbene potesse suonare una stupidaggine alle orecchie d'altri.
    Brooks O'Connor


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    Brooks era così preoccupato per il gemello che non riuscì nemmeno a rispondere per le rime, come avrebbe fatto in un'altra occasione. Si limitò a scuotere le spalle e prendere il cellulare, che nel frattempo aveva emesso un paio di vibrazioni.

    CITAZIONE
    Eddai, sta male. Anche se non me lo dice.

    I gemelli, ormai, avevano quell'innata capacità di decifrarsi il cuore a vicenda, così come il linguaggio non verbale, anche se nessuno dei due diceva una parola. Ed aveva capito quanto lo scottasse il fatto che Nick si fosse allontanato da lui senza una spiegazione né un perché. Naturalmente, questo faceva male anche a Brooks: era il suo parabatai.
    Tuttavia, quella sera desiderava che nessuna tristezza intaccasse il suo volto, finendo per rovinare l'occasione anche alla sua bella ragazza.
    Quindi, uscì dalla propria sala comune per dirigersi davanti a quella di lei ed aspettare che uscisse, già pregustandosi la sua meravigliosa vista.
    E non ne rimase deluso.
    Quando lei uscì, gli si mozzò il fiato, gli si svuotarono i polmoni, mentre il suo cuore si riempiva di lei. Stava incredibilmente bene, era regale, era... fantastica. Non avrebbe saputo cos'altro aggiungere.
    Credimi, l'ho già pagato profumatamente. E non me ne pento commentò, quasi con la bava che gli scendeva fino a terra. Le sorrise per smetterla di fare la figura del cretino.
    La osservò a trecentosessanta gradi, approvando ogni rifinitura del vestito e di come le stava addosso, come le ricadeva sui fianchi e come la rendeva ancora più bella di quanto fosse di solito.
    Posò la mano sulla sua, a sua volta posata sul suo braccio per non perdere l'equilibrio. La accarezzò. Tu devi già restituirmi quattro o cinque felpe, signorina ridacchiò, sapendo che quelle felpe non le avrebbe riviste mai più ma nemmeno le avrebbe richieste seriamente indietro. Lo rendeva felice che Amalea avesse le sue felpe e che usasse quelle. Insomma, almeno nessuno oltre a lui poteva sapere cosa si celasse al di sotto, no?

    Una volta arrivati in Sala Grande, volle immediatamente darle il proprio regalo e voleva farlo in modo spettacolare, trascinandola quindi sotto il vischio. Appena lo aveva visto, gli era sembrato il posto perfetto per farle quella sorpresa.
    Ho solo fretta di farti vedere una cosa la rimbeccò, facendole la linguaccia, mentre si posizionavano sotto il vischio e tirò fuori quella foto della Tour Eiffel, senza aggiungere una parola, aspettando che arrivasse da sola al significato di quel gesto. Spero che tu non abbia altri impegni a Natale riuscì a malapena a risponderle, prima che lei gli si gettasse addosso. Le sue mandi andarono automaticamente ad avvolgerle i fianchi, stringendola contro di sé e ricambiando quel bacio. Non trovi che sia un po' banale? Le rispose in un sussurro, preoccupato che potesse trovarlo scontato, nonostante lui si fosse impegnato ed avesse organizzato una serie di sorprese, per quei giorni, che lei nemmeno si sarebbe mai immaginata. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per vedere anche il più piccolo sorriso ad illuminarle il viso. Si fece trascinare via prima che quella coppietta potesse effettivamente fulminarli. Si diressero verso la pista da pattinaggio. Per fortuna, l'O'Connor era uno sportivo, quindi non avrebbe avuto problemi di sorta nel gettarsi in quella nuova impresa.
    Si sedette accanto a lei e rise, afferrando i propri pattini dalla lama super affilata. Credo il terzo. E non l'ho fatto apposta! Poi però ti ho salvata. Non mi sembra ti sia dispiaciuto aggrapparti a me. La prese in giro di rimando, ricordando quella scena come se fosse successa il giorno prima. Era scivolato sulla neve e nella foga di tenersi in piedi, era andando a sbandare contro di lei, che non aveva avuto la sua stessa fortuna ed era cozzata contro uno strato di ghiaccio troppo fragile, che aveva retto per qualche miracolo. Dovremmo fare un po' di lezioni sulla coordinazione e l'equilibrio, cosa ne dici? Le propose. Ce ne sarebbero state molte occasioni sia quel giorno su quella pista, sia quando fossero stati a Parigi.
    Sollevò la testa e guardò chi intendeva, individuando il compagno coreano. Sorrise, mollando anche lui la barriera ed addentrandosi al centro della pista, per andare incontro ad Amalea che sicuro come nient'altro lo era al mondo, sarebbe caduta.
    Ama! La chiamò, vedendola capitombolare. Si spinse sui pattini per raggiungerla, trattenendosi a stento dal ridere, girandole attorno. Credo che parlare e pattinare contemporaneamente, non faccia per te la redarguì bonariamente, notando di nuovo Joo-Hyuk. Ricambiò il cenno e poi allungò una mano alla sua ragazza perché si aggrappasse per sollevarsi, quindi non la lasciò più, mettendole un braccio attorno ai fianchi per evitare che cadesse di nuovo. Devi piegare le ginocchia e tenere il baricentro leggermente in avanti, non all'indietro. Sennò continuerai a cadere le spiegò, prestando poi la sua attenzione al suo compagno ed alla rossa che stava loro presentando.
    Lei invece è Amalea. La presentazione fu fatta più a beneficio di Erin che di Joo, visto che a quanto pare, Ama già lo conosceva almeno di vista. E mi sa che sfiderà Erin per il titolo, nel 2030 ridacchiò, giusto per sottolineare che anche lei fosse un disastro. Ma forse pattinare col vestito, non era una delle cose più semplici da fare. Piacere di conoscerti, comunque, Erin. Le rivolse uno dei suoi sorrisi in grado di sciogliere il ghiaccio sopra il quale si trovavano. Non sentì la necessità di dire lo stesso al coreano, visto che condividevano gli spazi vitali ormai da quattro mesi. Ti sei fatta male, comunque? Glielo chiese con qualche minuto di ritardo, ma era troppo impegnato a non ridere della sua caduta.
    Brooks O'Connor


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    pensieri per Fitz G. O'Connor
    è alla pista con Amalea Davidson
    Interagisce con Joo-hyuk Kwon ed Erin Murphy, alla quale presenta Amalea
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    La osservò per un solo ma intenso minuto con serietà, prima di scoppiare a ridere. Posso e lo avrei fatto replicò, scompigliandole i capelli lunghissimi. Ci sono eccezioni alla regola aggiunse in tono solenne, osservandola di sottecchi. Forse per molti quella sarebbe potuta sembrare una regola stupida ma per loro era qualcosa di molto, molto sacro.
    Ricordava una volta, quando erano al terzo anno, che avevano litigato proprio su quel tetto, che era sempre stato il luogo dove i due migliori amici passavano le loro giornate, quando non sapevano cosa fare. I suoi padri ci avevano addirittura piazzato un divano ed una televisione per le serate d'estate. In quel momento, ovviamente, non erano presenti. Insomma, avevano litigato per un motivo talmente remoto che non se lo ricordava nemmeno se si impegnava. Quel che ricordava, era il fatto che sembrasse qualcosa di irreparabile, impossibile da dimenticare. Ed il tutto, poco prima che arrivasse la pizza che avevano ordinato.
    Brooks era furioso ed aveva iniziato a mangiarsi tutta la pizza, ignorando Amalea e la sua isteria -così la vedeva, ai tempi-, ma quando era rimasta l'ultima fetta, una morsa di senso di colpa lo aveva pervaso nel ricordo di quella regola che si erano imposti, stringendosi la mano.
    Lei era giù in salone con Emily, se lo ricordava, che aveva a malapena qualche mese forse. Era sceso con lo scatolone della pizza e glielo aveva porto senza parlare. Da quel momento, avevano ripreso ad essere i soliti Brooks ed Ama senza il bisogno di aggiungere altro. La regola della pizza era insormontabile. Sorrise.
    Ti guarderanno tutti le disse, accarezzando il pregiato tessuto di quell'abito che tanto si era premurato fosse perfetto. Ed il sarto non aveva sbagliato nemmeno una piega, restituendogli le sue idee formato vestito.
    Adorava il suo modo di esternare felicità. Era dolce, fanciullesco, puro. Non c'era nulla di ostentato, non si sforzava di non sembrare una bambina davanti ad un giocattolo nuovo o ad un pacco di caramelle. Lei era naturale e basta.
    Per distrarla dal fatto che ancora non si sentisse pronto a rispondere ai suoi sentimenti, la prese per stenderla sopra la coperta e mettersi affianco -per ora- a lei.
    Rise. Sei ben accetta a casa mia ogni qualvolta vorrai. I miei papà sono un po' strani ma ti amano come se fossi loro figlia. Sorrise, convinto. Conoscevano Amalea fin dalla prima estate dopo Hogwarts, quando l'aveva invitata a casa sua per un campeggio improvvisato nel giardino. Erano ancora due bambini e si divertivano davvero con poco.
    Al pub, eh? Beh, allora davvero non torneranno per un bel po'. Quella frase, un po' maliziosa, lasciò intendere più di un sottinteso.
    Si fermò dal torturarla, a quella domanda, sollevandosi sopra di lei ed osservandola. No sussurrò, cercando cosa potesse aggiungere. Non voleva pensasse che preferiva nascondere ai suoi la loro relazione, ma era tutto ancora molto fresco, voleva che prima si stabilizzassero. Sarebbe stato sincero, con lei.
    Non ho ancora trovato l'occasione di dirglielo, è che... voglio aspettare di vedere come va. Si alzò a sedere, frapponendo le mani tra loro come a volersi scusare. Non che non sia sicuro di noi, però li conosci... penso ci rimarrebbero più male di noi ridacchiò per smorzare qualsiasi tipo di tensione, chinandosi per darle un bacio in fronte. In realtà, aveva un piano ben preciso per comunicarlo alla propria famiglia. Persino Fitz ne era ignaro, per ora. Lo avrebbe saputo probabilmente agli inizi della scuola visto che avrebbero condiviso ogni spazio, ma per il momento nessuno ne era a conoscenza. Ora mangiamo la pizza, ti va?
    Brooks O'Connor


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    Verrai al ballo oppure starai rintanato qui, come al solito? Domandò Brooks al gemello, lanciandogli un'occhiata obliqua. In teoria l'altro avrebbe dovuto presenziare, in pratica non lo sapeva... era troppo imprevedibile. Ad ogni modo, non glielo disse con tono duro, di rimprovero, bensì con un'inflessione più morbida. Sebbene desse a vedere i suoi sentimenti molto, molto meno di lui, Brooks lo conosceva come nessun altro e sapeva che il fatto che ancora una volta Nick non si facesse sentire, lo faceva stare male. Litigavano e se ne dicevano di ogni, ma era pur sempre una parte del suo cuore e non lo avrebbe lasciato solo, sicuro che ad Amalea non sarebbe dispiaciuto. Ed anche se fosse stato, per lui il fratello veniva prima di qualsiasi cosa e la ragazza, accettando di stare con lui, aveva preso tutto il pacchetto.
    Non era mai stato quello dei discorsi profondi, ma il suo unico desiderio era che non rimanesse là da solo a rimuginare, quindi se non si fosse presentato, probabilmente sarebbe tornato indietro a trascinarlo.
    Vado da Ama, chiamami se hai problemi, okay? Lo osservò, la voce tesa e preoccupata, quindi si allentò un po' il nodo della cravatta, che aveva stretto troppo, poi gli diede le spalle e si diresse verso l'uscita, il telefono con la suoneria, posizionato nella tasca più a portata di mano.

    CITAZIONE
    Sto arrivando. Sono preoccupato per Fitz. Gli ho proposto di unirsi a noi, più tardi. Spero non ti dispiaccia

    Digitò velocemente quelle parole, rimettendo il cellulare nella tasca in seguito. Non vedeva l'ora di incrociare lo sguardo con Amalea, di vederla con indosso il vestito che lui le aveva regalato qualche tempo prima, come pegno del suo amore -anche se non le aveva risposto al suo "sono innamorata di te"-, sicuro che le sarebbe stato divinamente.
    Si asciugò i palmi sui pantaloni del completo totalmente nero, mentre arrivava a destinazione. Ormai conosceva l'ubicazione della sala comune dei Dioptase, Ama glielo aveva svelato tempo prima, anche se ovviamente non aveva il potere di accedervi, per quanto gli sarebbe piaciuto.

    CITAZIONE
    Sono qui fuori

    Veloce e senza troppi giri di parole, quindi si sedette su una panchina posta a poca distanza, in attesa. Era stranito dalla strana evoluzione che avevano preso gli eventi, a partire dalla sua sbandata colossale per Nicholas Mc Callister, che si era trasformata prima in fredda accettazione per la relazione col gemello e poi in tiepida approvazione. Vedeva che entrambi erano felici, quindi non aveva nessuna intenzione di distruggere la loro bolla... per quanto ci pensasse Nickie ogni due per tre. Lo avrebbe picchiato, non appena lo avesse rivisto.

    I suoi pensieri distruttivi -si fa per dire- non poterono andare oltre, poiché sentì dei passi leggeri e sollevò lo sguardo, che per il momento aveva fatto vagare da tutt'altra parte. Gli si mozzò il fiato. Per prima cosa, il suo sguardo nocciola si incastonò perfettamente in quello color oceano di Amalea, con la bocca mezza aperta, incapace di pronunciare anche la sillaba più elementare. In seguito, abbassò gli occhi per osservarla nel suo complesso. Aveva avuto ragione: il vestito le stava perfettamente, abbracciando ogni sua curva, senza coprirla con pieghe eccessivamente larghe, nascondendo tutto quello che aveva da offrire. E che ora era solamente suo. Prima che potesse fare la figura del completo idiota, scattò in piedi ed allungò una mano per prendere la sua. Credo di aver appena visto una Dea disse senza nemmeno rendersene conto, le pupille dilatate ed il respiro lievemente accelerato. Ovviamente, in tasca aveva il regalo che aveva preparato per lei... sperava solo che non lo considerasse banale, anche se forse avrebbe potuto esserlo. Non era un granché nel fare regali, lo aveva già detto no?
    Non era ancora entrato in Sala Grande ma immaginava ci sarebbe stato un albero di Natale, quindi le avrebbe dato il suo regalo proprio là sotto.
    Vogliamo andare? Le sussurrò, ritrovando finalmente il dono della parola ed avvicinandosi a lei per lasciarle un leggero bacio sulle labbra. Se hai freddo, dimmelo. Osservò la parte superiore del vestito che le lasciava scoperte le spalle, prima di assottigliare le labbra in un piccolo ghigno. Era una nota rovina-sorprese, ma era sicuro che quella che aveva preparato, non se la potesse essere spoilerata, aveva accuratamente fatto tutto ancora tempo prima, il giorno stesso in cui le aveva chiesto di andare al ballo insieme, mentre lei era alla cena bizzarra della sua altrettanto bizzarra famiglia.
    Mano nella mano, l'avrebbe condotta verso la Sala Grande, impaziente di vivere finalmente quella serata, quel sogno che diventava realtà.

    Una volta varcata la soglia della stanza, il suo occhio cadde subito su una specie di cupola con il vischio in alto, quindi gli venne un'idea ancora migliore. Le strinse la mano, indicandoglielo con il mento. Vieni, andiamo là. Non le avrebbe di sicuro dato il tempo di protestare o fare altro, perché la trascinò direttamente là, fermando poi un ragazzino spaurito e senza accompagnatrice. Ehi, ci faresti una foto? Gli domandò, porgendogli il suo magifonino come se il "no" non fosse contemplato ed in effetti era così. Si mette in posizione ed avvicinò le labbra alle sue fin quasi a toccarle, ma senza fare il passo decisivo. Anzi, tirò fuori un foglio di carta patinata e glielo porse. Proprio in quel momento, si udì il "click" della foto che veniva fatta. Se Ama avesse abbassato la testa, avrebbe visto una foto più lunga che larga, della Tour Eiffel. Sorpresa sussurrò. Lasciò che al resto ci arrivasse da sola, pregando con lo sguardo il ragazzo, di immortalare con una foto la sua reazione. Sempre che avesse capito. Quindi, il terzo ed ultimo "click" avvenne quando Brooks premette le labbra contro quelle di lei.
    Brooks O'Connor


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    Fitz G. O'Connor Amalea Davidson
    E' al vischio con Ama
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    La curiosità era una delle cose che amava, in Amalea. Sì, nonostante rovinasse sempre tutte le sorprese, incapace di non ficcanasare dove non doveva.
    Si ricordava il quattro marzo di tre anni prima, il loro ultimo anno ad Hogwarts. Aveva provato ad organizzarle una festa a sorpresa in una delle aule in disuso, ma ovviamente era riuscita a rovinare persino quella sorpresa, ficcanasando tra gli appunti che aveva cercato accuratamente di occultare. Probabilmente fallendo. Ma andava bene così, la accettava in ogni parte di lei, perché senza non sarebbe stata la sua Amalea.
    In ogni caso, la sorpresa per invitarla al ballo era riuscita piuttosto bene e lei sembrava felice, perciò non c'era motivo di lamentarsi. La accolse tra le sue braccia e lasciò che sfogasse la sua eccitazione, rischiando ogni tanto di prendersi qualche testata. Era così bella quando sprigionava energia da tutti i pori!
    Se mi avessi detto di no, mi sarei mangiato tutta la pizza da solo. E ti avrei costretta a guardarmi.
    Un'altra cosa che adorava del loro rapporto che fosse l'amicizia prima e la relazione poi, era la spontaneità ed il fatto che potessero scherzare di qualsiasi cosa: non c'era imbarazzo, non c'erano tabù e soprattutto non c'erano cose che non potessero dire.
    Le accarezzò i capelli e la strinse a lui un po' di più, mentre quel plaid gigante della Marvel, riusciva egregiamente a coprire entrambi, tenendoli al riparo dal freddo Irlandese.
    Lasciò che le loro labbra si incontrassero per baci via via sempre più intensi, dolci ma allo stesso tempo pieni di amore e passione. Ma non aveva ancora finito di sorprenderla, ci sarebbe stato tempo più tardi per le effusioni.
    Se vuoi vado a regalarlo a Fitz. Te lo immagini? Rise prima di beccarsi un angolo del coperchio dritto dritto nello stomaco, cosa che gli procurò un gemito più per la sorpresa che per il dolore. Scosse la testa alle sue scuse: non erano necessarie. La prossima volta sarò costretto a punirti annunciò con la massima serietà prima di ridere a sua volta e scivolare all'indietro, reggendosi sul tetto con i gomiti per lasciarle maggiore spazio di manovra e non rischiare di venire ucciso.
    Sono pazzo di te replicò, forse un po' cringe. Ma, andiamo, i gemelli O'Connor erano gli esponenti del cringe più assoluto (Sì, Fitz, anche tu!) ed i rispettivi partner li accettavano anche per quello, quindi non doveva proprio farsi problemi.
    Mi hai scoperto! Scherzò, scuotendo la testa. In realtà aveva costretto entrambi i suoi padri a sedute interminabili affinché il nodo non divenisse perfetto. E c'era voluto molto più tempo di quel che si crede per fare un'operazione di quel genere.
    Quando finalmente posò il vestito di lato, tornò a sorriderle con dolcezza. Ti piace? Non sono un granché a fare regali ma... ho dato disposizioni ad un sarto, mi sono affidato alle sue mani. Gli ho mostrato una tua foto e mi ha detto che quel colore ti starà D-I-V-I-N-A-M-E-N-T-E. Sì, esattamente con questa enfasi. Tornò ad abbracciarla per tenerla stretta a se, mentre i baci ed i tocchi venivano approfonditi sempre di più, rendendo l'atmosfera sempre più calda senza l'ausilio di coperte varie.
    E poi arrivò quella frase.
    Cercò di non irrigidirsi troppo per non ferirla.
    Non è che non ricambiasse, è che non si sentiva ancora pronto a ricambiare apertamente. Perché dirle a voce alta che l'amava, sarebbe significato prendersi un impegno che aveva una profonda paura di non saper rispettare, nonostante sembrasse sempre così allegro e spensierato.
    L'ultima volta che aveva confessato a qualcuno di amarlo, era finita male. Precisamente, si era dovuto abituare a vedere quella persona con il proprio fratello ed immaginarselo tra le sue braccia quando non poteva tenerli d'occhio. Ora, non che rimpiangesse che sopra di lui ci fosse Amalea e non Nick, ma lui era rimasto così scottato che non voleva che succedesse anche a lei. Ma non voleva nemmeno ferirla cambiando argomento o rimanendo nel silenzio più totale. Quindi, pensando rapidamente, allargò un sorriso caldo come il sole d'agosto e la prese per i fianchi. Con un colpo di reni, sollevò se stesso e lei -sembrava magrolino ma in realtà era dotato di una discreta forza- e la stese sopra la coperta, mantenendo il plaid sulle proprie spalle per continuare a godere di quel calore. Si posizionò affianco a lei, girato su un fianco, gli occhi però rivolti al cielo.
    Sono felice di essere qua con te gli sussurrò, posandole una mano sulla pancia e tirandola un po' più a sé. Avvicinò le labbra al suo collo per lasciarle tanti piccoli baci, seguendo poi il profilo della mandibola fino a spostarsi per arrivare alle labbra. In un attimo fu sopra di lei, reggendosi sempre con i gomiti per non pesare troppo su di lei. Fitz è... non lo so, da qualche parte. Credo a scuola. I miei invece non ci sono. Per caso hai incontrato papà mentre usciva? Non dovrebbe essere passato tanto Lo disse con uno sguardo sorridente ed anche un pelo malizioso.
    Brooks O'Connor


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    Era nervoso mentre aspettava Amalea. Sperava che tutto fosse al proprio posto e che apprezzasse cos'aveva fatto ma, cosa più importante, sperava che fosse felice.
    Quando vibrò il cellulare ed il nome della Dioptase apparve sullo schermo, sussultò così forte che per poco non cadde dal davanzale verso il tetto; aveva paura che per un imprevisto non potesse più raggiungerlo... e proprio per quel motivo, aprì la chat con dita tremanti.
    Quando lesse il contenuto, sospirò forte. Un sospiro che presto si tramutò in una risata altrettanto forte. Anche quella lo stava per far cadere gambe all'aria.

    Direttamente da una scadente serie tv americana

    Lo digitò con il cuore molto più leggero, ora che sapeva che non c'erano imprevisti che le avrebbero impedito di presentarsi. Ipotesi avvalorata dal messaggio successivo.

    Ehi, diventeremo zii! Dovresti essere felice.

    Posò il telefono sul davanzale ed iniziò a far penzolare le gambe in attesa che la sua bella si presentasse, ridacchiando al ripensare ai messaggi. In effetti la sua famiglia non era mai stata normale, tuttavia non pensava che sarebbero arrivati fino a quel punto. In effetti quando aveva conosciuto la sua famiglia, si era sentito un po' più normale con i suoi due padri omosessuali.
    Ma a parte quel piccolo dettaglio, Amalea in generale era in grado di non farlo sentire in difetto per tutte quelle piccole anomalie che distinguevano la sua famiglia dalla maggior parte della popolazione, argomento per il quale era stato costantemente preso di mira da piccolo, anche se col sorriso è sempre riuscito ad ignorare il fastidio finché crescendo ha smesso completamente di provarlo.

    Era completamente immerso nei suoi pensieri profondi quando la porta venne spalancata ed un'Amalea arrossata, entrò in camera sua.
    Hai corso commentò. Non era una domanda ma un'osservazione, perché aveva le guance rosse ed i capelli scarmigliati, anche se lui la trovava meravigliosa anche in quelle condizioni. Era perfetta in tutto ciò che lei vedeva come un difetto.
    Un'idea allettante, ma io ne ho trovata una migliore le assicurò criptico, allargando appena le gambe e le braccia mentre si avvicinava, per cingerla ed attirarla a sé in un bacio veloce ma profondo, seppur a stampo. Ci sarebbe stato tempo per il resto. Ehi, non essere curios- non fece nemmeno in tempo a finire la frase che venne sbilanciato e scivolò in avanti, cadendo giù dal davanzale e posando i piedi sul parquet della camera, mentre lei, impaziente come al solito, si precipitava verso la sorpresa che aveva preparato.
    Sospirò esasperato -ma ridacchiò- e scavalcò il davanzale con un balzo, seguendola dopo aver afferrato la sua mano. E per chi sennò, scema? La redarguì bonariamente, lasciando che svelasse tutti i dettagli del suo piano, anche se prematuramente rispetto al suo piano originale ma ha ottime capacità di adattamento. La raggiuse e si sedette sulla coperta, incrociando le gambe ed osservandola, sperando in una reazione positiva.
    Quando ebbe capito che la pizza non era una pizza normale ma uno strano invito al ballo, la abbandonò per fiondarsi su di lui, che la prese al volo, trattenendola con due mani sui morbidi fianchi. Se ho ben capito, vieni al ballo con me rise, ricambiando quel bacio ed avvolgendole tutta la schiena con le braccia per stringerla a sé ed inspirò profondamente il suo profumo. Non desidererei andare al ballo con nessun'altra a parte te le sussurrò a fior di labbra, non accennando a lasciarla andare. Allungò solo un braccio armato di bacchetta per appellare un plaid ed adagiarlo attorno ai loro corpi uniti.
    Ti ho preso anche un regalo, aspetta... si allungò per afferrare la scatola e porgergliela, sperando con tutto il cuore che le piacesse. Il suo stava battendo all'impazzata contro le costole, minacciando di uscirgli fuori dal petto da un momento all'altro oppure schizzargli in gola. Non era bravo a fare regali, ma ci aveva provato.
    Aspettò che aprisse e tirasse fuori il bel vestito azzurro, principesco. Non avrebbe nemmeno aspettato la sua reazione prima di cominciare a parlare, come se volesse mettersi al sicuro da eventuali critiche.
    Vorrei che te lo mettessi al ballo. Sollevò il dito indice e glielo posò sulle labbra, prevenendo eventuali parole prima che lui avesse finito il suo discorso, altrimenti avrebbe perso la concentrazione. Ed in quell'occasione, non poteva permettersi di fare gaffe. Lo so che te ne ho già regalato uno, l'anno scorso più o meno in questo periodo continuò, accennando a quello che l'altra pignola player, ci ha gentilmente fatto notare. Tuttavia... te ne regalerò uno per ogni occasione, pur di farti sentire la più bella di tutte. Anche se per me lo sei persino con una semplice divisa. Sei la stella che brilla di più nel mio cielo, noterei solo te in un corridoio affollato dopo la fine delle lezioni. Un'altra pausa grave, pretenziosa. Si indicò il petto, ma non in corrispondenza di cuore. Per te ho addirittura imparato a fare il nodo alla cravatta. Lo hai notato?
    Brooks O'Connor


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    Brooks era tutto ma non un tipo romantico. Non che non lo volesse ma non ne era proprio capace, era una frana con le ragazze... bastava vedere il disastro che aveva combinato l'anno precedente.
    Ma appena aveva sentito che Victoria stava organizzando un ballo per concludere l'anno, aveva pensato da subito alla sua bella.
    Si ricordava ogni singola cosa di lei ed ogni singola conversazione che avevano avuto, si ricordava di averle detto che avrebbe dovuto valorizzare il proprio corpo anziché nasconderlo con vestiti troppo larghi.
    Qualche pomeriggio prima, si era preso la libertà di scrivere ad uno dei fratelli di Amalea, chiedendogli di sbirciare la taglia di uno dei probabilmente pochi vestiti che possedeva. Probabilmente non erano cose che andavano fatte ma, come già detto, Brooks è una frana enorme.
    Quindi, dopo aver saputo la taglia, le aveva acquistato un vestito da un sarto professionista e molto, molto famoso -grazie ai soldoni degli O'Connor-, di un bell'azzurro che, secondo lui, avrebbe valorizzato la sua ragazza. Aveva intenzione di rendere la serata del ballo il più speciale possibile e doveva fare di tutto perché anche l'attesa lo fosse.
    Il vestito, comunque, non era eccessivo, era lungo come si addiceva ad una principessa, con uno spacco sulla gamba, ma aderiva perfettamente al corpo, permettendole di mostrare ciò che andava mostrato ma con la giusta eleganza.
    Sempre sull'onda di chi non sa essere romantico, aveva ordinato una pizza chiedendola specificatamente a forma di cuore -faceva molto cliché, ma era sicuro che a lei sarebbe piaciuto- con su scritto "Vuoi venire al ballo con me?".
    Se Brooks aveva imparato un minimo a conoscere la sua ragazza, sapeva che probabilmente non aveva messo in previsione di andare al ballo. Forse si riteneva troppo brutta, grassa, sbagliata. Era sempre stato così, anche se lui non aveva mai smesso di farla sentire perfetta e speciale, nemmeno quand'erano migliori amici.
    La loro grande villa aveva una parte di tetto piatta ed era collegata direttamente con la finestra della stanza di Brooks, perciò là aveva preparato una coperta stesa al suolo, con tutt'attorno delle candeline all'aroma di fragola, leggere perché non infastidissero l'olfatto. Ovviamente, le aveva posizionate a distanza di sicurezza. La pizza era posata sulla coperta, chiusa nel suo cartone. E vicino a quello, c'era la scatola con dentro il vestito.
    Tutto era perfetto, mancava solamente l'emblema di quella perfezione. Si era vestito con uno semplicissimo smoking nero e le aveva mandato un messaggio, qualche ora prima.

    CITAZIONE
    Alle 22 a casa mia, ti aspetto in camera. Ho ordinato cibo spazzatura ed ho rinnovato l'abbonamento a Netflix.

    Okay, non era proprio tutto vero. Quello era il piano della serata, sì, ma non subito, Prima avrebbe dovuto dirle qualcosa di molto importante. Le stelle, in tutto ciò, sembravano vegliare su di lui, alte nel cielo.
    Si sedette sul davanzale con le gambe rivolte all'interno della camera in modo che il suo corpo nascondesse cosa il tetto celava e la aspettò, visto che tempo prima aveva dato ad Amalea, una coppia delle chiavi di casa.
    Brooks O'Connor


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    CITAZIONE (Lydia. @ 13/11/2022, 20:58) 
    Numero di partecipanti: //
    Sezione in cui aprire: Da decidere
    Info aggiuntive: In attesa dello smistamento, mi piacerebbe organizzare qualcosa per la mia piccola peste. Venghino signori, venghino. Giuro che non mordo (ma non posso garantire lo stesso per Lydia).

    Guarda, se apri tu, volentieri v.v

    Rispondo con codesto account ma dai pure un'occhiata al mio database e scegli pure tu chi preferisci ùù
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    Gli occhi chiaroscuri di Brooks non si staccavano un secondo dal volto -e dal corpo- della sua amica.. ex amica, direi, visto che si stavano baciando. Ora era qualcosa di più, qualcosa che entrambi avevano combattuto per far venire fuori, anche se entrambi in un maniera completamente diversa.
    Sorrise e delle piccole rughe gli incresparono gli angoli degli occhi, mentre si avvicinava alla ragazzina.
    Avevano passato un anno parecchio complicato ma l'epilogo che stava avendo, avrebbe fatto valere la pena di quelle ed altre cento problematiche, così la pensava lui, ma era certo che anche Amalea fosse della medesima idea.
    Oh giusto. Dimenticavo il tuo essere così dedita all'ambiente sbuffò in una risata, avvicinandosi sempre di più fino a rendere infima e quasi inesistente la distanza tra loro. Aveva a lungo fantasticato su quel momento, facendosi una variegata sezione di film mentali su cosa avrebbe potuto fare, come avrebbe potuto muoversi e su cosa avrebbe potuto dirle, ma era risaputo che la realtà non coincideva praticamente mai con la fantasia, infatti in quel momento tutti i suoi pensieri erano evaporati mentre i suoi occhi, le sue orecchie e la sua bocca erano pieni di lei.
    La conosceva come conosceva se stesso e non gli sfuggì il leggero irrigidimento del suo corpo quando si scostò da lei per posare a terra la bottiglia, lontana da eventuali ribaltamenti. Sapeva di averla ferita spesso in passato e non la biasimò per quella sua reazione, però volle rassicurarla che non se ne sarebbe andato né l'avrebbe rifiutata. Non questa volta. Infatti in un attimo fu di nuovo da lei con l'intenzione di non scostarsi almeno fino alla mattina successiva, quando si sarebbero risvegliati in un groviglio di arti e coperte, pronti ad affrontare il loro secondo anno ad Hidenstone. Quel pensiero per poco non lo fece arrossire, ma era troppo occupato a saggiarne con lo sguardo ogni centimetro di pelle scoperta.
    Sussultò appena quando le gambe della giovane si avvolsero attorno al suo bacino, senza realmente stringere. Era come se si fosse immerso in un lago di serenità dal quale non avrebbe mai più voluto riemergere. E badò bene, in effetti, di non farlo. Anche tu mi piaci. Un solo sussurro fu in grado di infondergli una scarica elettrica che gli attraversò la schiena, percorrendo tutto il corpo. Lo sapeva bene di piacerle, però sentirglielo dire era comunque un toccasana. Eppure era così strano: al contrario suo, non aveva problemi con il proprio corpo, era fermamente convinto che se gli altri vedessero qualcosa di sbagliato in lui, non era minimamente un problema suo. Ma sapere che lei non ci vedeva nulla di male, lo mandava in estasi.
    Lasciò che le sue mani si muovessero intraprendenti, sconfiggendo la timidezza che non perdeva nemmeno quando era in sua compagnia, certe volte, nonostante si conoscessero da anni e per tutto il tempo di Hogwarts, fossero stati come fratelli.
    Amalea le sussurrò, accarezzando con la lingua ogni sillaba del suo nome, pronunciandolo in maniera melodiosa. Le sue mani si posarono ai lati del corpo della ragazza per mantenere stabilità mentre lasciava che lo viziasse con i suoi tocchi ed i suoi baci.
    In seguito, posò entrambe le mani sotto il suo sedere per sollevarla quel tanto che bastava a spostarla affinché occupassero l'intero letto e la testa di lei trovasse la sicura morbidezza del cuscino, così come sotto le loro gambe ci fosse il materasso e non più il pezzo di legno sito in fondo al letto. Ti ricordi cosa ti ho detto in quel vicolo? Le sussurrò di nuovo, all'improvviso, armeggiando abilmente con l'apertura dei suoi jeans.
    Quel giorno dell'anno precedente, non aveva voluto fare l'amore con lei. Ma non era stato per un rifiuto, semplicemente lei meritava di più che un sudicio vicolo. Meritava il mondo e lui il mondo le avrebbe dato.
    Avrebbe atteso che fosse lei a dargli la risposta. Certo, avrebbe atteso prima di parlare ma non prima di muovere le mani, che nel frattempo avevano sganciato quel bottoncino fastidioso che fino ad un attimo prima era premuto contro il suo stomaco. Sfiorò quindi la pelle liscia e fresca del suo basso ventre, sfiorando l'elastico degli slip con dolcezza, attendendo ben poco prima di sollevare anche quello. Non parlò, si limitò ad osare con un paio di dita, avvicinandosi a quella fessura divina che solamente una volta aveva accarezzato e che avrebbe voluto esplorare non solamente con le dita, ma con tutto il resto del corpo... infatti, quel giorno e con più comodità, avrebbe fatto diversamente. Si scostò un'altra volta da lei ma solo per inginocchiarsi tra le sue gambe. Posò le mani sulle sue ginocchia per allargarle le gambe quel tanto che bastava ad avere una visuale completa ed un libero accesso, anche se c'erano ancora quegli indumenti a fare da barriera. Aveva deciso che le avrebbe fatto godere quella sua prima esperienza, non correndo troppo e misurando ogni singolo movimento. Quindi posò la mano tra le sue gambe, toccandola da sopra il tessuto dei jeans, premendo la mano contro la sua parte più sensibile giusto per darle un assaggio di ciò che sarebbe stato di lì a poco.
    Brooks O'Connor


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    Aveva passato un periodo emotivamente burrascoso, Brooks, ma nonostante questo, era ritornato in assetto ed adesso era felice di stare con Amalea, relegando l'amore per Marlee e Nick -soprattutto Nick- in un angolo della sua mente come un felice ricordo del passato ma nient'altro che quello. Tutti e tre erano migliori amici ma nulla di più e gli andava bene così, soprattutto se il Mc Callister rendeva felice quel burbero del suo gemellino.
    Rise alle parole di Ama, scuotendo la testa ed incassandola nelle spalle.
    Immagino l'abbia sgraffignata al bar. Se non gliel'ha data proprio papà. Non sapeva a cosa fosse più propenso a credere, forse la prima, vista l'indole di Fitz. Magari l'aveva presa per fare un po' di baldoria con Nicholas. Oh, poco male...avrebbe potuto procurarsene semplicemente un'altra.
    Rise ancora, scuotendo la testa. Era normale non lo avesse mai sentito, non era una città rinomata come quella dove si trovavano ora. Certo che li fanno, ti piacerebbe andarci? Le domandò, gli occhi che gli si illuminarono. Quel musone di Fitz non lo voleva mai accompagnare perché "preferiva fare altro", "comportarsi da persona adulta", "imparare qualcosa di utile" e tutte quelle frasi fatte che usava lui. Ma Brooks era un eterno bambino ed ogni inverno, non vedeva l'ora arrivasse il periodo natalizio per andare ad esplorare le bancarelle che serpeggiavano da un castello all'altro, il tutto ricoperto da un delicato manto di neve ed un sacco di lucine alimentate ad energia solare.
    Mary Lou è stata piuttosto male l'anno scorso le comunicò con una sincera stretta al cuore. Voleva bene a May May tanto quanto ne voleva ad Emily e sapere che fosse stata un mese in ospedale, che doveva essere un vero mostro per una bambina, lo faceva stare male. Quindi ho deciso di mandare da loro Emily più spesso perché si distragga. Una specie di Pigiama party quindi, sì replicò, sospirando ed avvicinandosi ancor di più al letto con la bottiglia stretta tra medio ed indice.
    Quasi perse l'equilibrio, quando lei lo tirò verso di lei, quindi piegò le braccia fino a posarsi sui gomiti, cercando ancora di non gravare su di lei con tutto il peso.
    Non si oppose a quel bacio più approfondito e dopo lo stupore iniziale -non avrebbe pensato che quel gesto potesse provenire proprio da lei-, si accomodò meglio alla situazione, intensificando il bacio ed accarezzandole la lingua con la propria, baciandola fino a perdere il fiato. Era così bella ed aveva un sapore così... buono. Le lasciò la bottiglia senza tanto pensarci, era troppo distratto dalle sue dita tra i suoi ricci. Mugugnò a tutte quelle attenzioni, salvo alzare gli occhi quando sentì il piccolo scatto del tappo che si apriva.
    Hai preso i bicchieri solo per fare scena? Le domandò Brooks ridendo e guardandola con adorazione. Sì, alla salute ricambiò, aspettando che bevesse, prima di prenderla lui. Ne bevve un sorso generoso, abituato a quel sapore forte e frizzante e la osservò preoccupato appena, sperando non facesse un brutto effetto su di lei.
    E poi un altro bacio.
    Sapeva di lei. Di alcol. Di cioccolato. E... di casa.
    Non si scansò subito, ma lo fece dopo quasi un minuto e solamente il tempo di posare la bottiglia a terra, lontana da dove avrebbe potuto far danni cadendo. Calò delicatamente il suo peso su di lei fino a farla stendere sul suo letto, lui posizionato sopra di lei, a tenerle larghe le gambe con il proprio bacino. Tutto bene? Le sussurrò a fior di labbra, avvicinandole una mano al fianco sinistro, accarezzandole un lembo di pelle appena sotto la maglietta. Lo sai... iniziò, fremendo della vicinanza tra i loro corpi. Sentiva le sue forme contro il corpo e questo stava iniziando a togliergli la capacità di ragionare con lucidità. Dovresti smetterla di usare questi vestiti. Indicò ciò che aveva addosso, un sorriso sornione ad illuminargli il viso. Non devi nascondere il tuo corpo. Sei perfetta. Lo aggiunse prima di sugellare tutto con un ennesimo bacio, mentre le mani si facevano più audaci ed iniziavano ad esplorarle il corpo, dapprima senza troppe pretese. Le sfiorò il seno da sopra i vestiti, fino a posarsi quasi casualmente sul suo interno coscia, stringendo appena. Mi piaci davvero. Soprattutto quando ti metti un vestito. Anche se in realtà sei bella sempre.
    Brooks O'Connor


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    Era un sollievo riaverla lì con lui.
    Nonostante fosse stata dura ed i suoi sentimenti fossero stati poco chiari per diverso tempo, divisi tra Nick e Amalea, il tempo in cui erano stati separati, gli era servito per capire che senza di lei non ci sapeva davvero stare. Era stato stupido a dubitarne. Ama era la sua migliore amica fin dai tempi di Hogwarts, da quando per la prima volta i loro sguardi si erano incrociati.
    Loro ti adorano, lo sai replicò Brooks con un mezzo sorriso adorante. Era vero, non passava giorno in cui non gli chiedessero se Amalea avesse qualche impegno o potesse fermarsi a cena da loro, ed era accaduto spessissimo, ma non avevano mai fatto il passo più lungo decidendo di dormire entrambi nella sua camera. Era bellissimo poter parlare con la dioptase senza doversi preoccupare dei pregiudizi, quelli che lo avevano sempre reso restio a dire di avere due papà. Nonostante avesse imparato a costruirsi una corazza per proteggersi dalla crudeltà altrui, non era pronto a sentire altre prese in giro sulla sua famiglia. Aveva paura di ferire i papà, più che altro. Ma né Ama né Nick avevano di questi problemi e quindi parlare con loro lo faceva sentire tremendamente bene.
    Sei terribile, impiastro le sussurrò con una risatina, mentre continuava ad accarezzarle i capelli. Conosceva i suoi fratelli e non sapeva esattamente cosa pensassero di lui. Gli andava bene che uscisse con la sorella? Un giorno di quelli avrebbe dovuto chiederglielo... l'approvazione della sua famiglia era piuttosto importante per lui, per quanto sapesse che la ragazza non fosse esattamente la principessina di casa. Non dalla nascita della figlia del fratello, perlomeno.
    Sussultò sentendo senza preavviso le sue labbra sulla mandibola e chiuse gli occhi, godendosi quel dolce contatto che aveva pregustato per così tanto tempo e che per così tanto tempo gli era mancato. Sorrise.
    La accolse tra le sue braccia, avvolgendole i fianchi e tenendola stretta mentre avvisava la sua famiglia che non sarebbe tornata per la notte. Ci avrebbero pensato Declan e Kane, la mattina dopo, ad accompagnare anche lei al molo Yggdrasil.
    Rifletté sulle sue proposte, ponderandole una ad una. In realtà non riusciva a pensare molto lucidamente, con il corpo di lei così perfettamente incastrato al suo, come un pezzo di puzzle fatto su misura.
    Quindi... a malincuore, la scostò con delicatezza dal proprio corpo, sentendo improvvisamente un gelo penetrante avvolgergli le ossa nonostante fosse ancora estate. Si alzò in piedi, avvicinandosi all'armadio che era posto vicino alla scrivania, un armadietto di legno ad un'anta, opportunatamente chiuso a chiave. Ovviamente non bastò che un colpo di bacchetta per far scattare la serratura. Lo spalancò e prese una bottiglia e diversi sacchetti di patatine. Questa l'ho rubata a Fitzzy qualche tempo fa, aspettavo l'occasione giusta per usarla, anche se... non so esattamente cosa sia annunciò, tenendola sollevata sopra la testa, osservando l'etichetta scritta, ovviamente, in irlandese. Ricordava, però, benissimo quando si era introdotto nella stanza del gemello mentre era via e gliela aveva sottratta. Tanto lui ne aveva altre!
    Sidro di Armagh lesse ad alta voce, annuendo come se stesse pensando a qualcosa di culturalmente profondo... ed in effetti, forse, era così. Ti ci devo portare, ad Armagh. Sono sicurissimo che ti piacerebbe! Propose. Era una contea situata nell'Irlanda del Nord ed era, a suo avviso, una cittadina che sarebbe potuta andare tranquillamente in contro ai gusti di Amalea. Avrebbero potuto visitare un sacco di chiese e castelli.
    Comunque, tornò vicino al letto e le si posizionò davanti, sventolandole per un paio di volte la bottiglia sotto il naso, prima di posarla a terra a distanza di sicurezza, onde evitare che potesse essere spinta per sbaglio. Non credo di avertelo mai fatto assaggiare, ma è davvero buonissimo... e particolare. Dopo possiamo anche fare la pizza. Emily l'ho portata dai Mc Callister per giocare un po' con Mary Lou. Sembrano gemelle, quelle due... sono adorabili. E poi, così ce la siamo tolta dai piedi. Ridacchiò, ma era evidente dalla sua voce, quanto affetto provasse per la sorellina, sebbene non condividessero davvero un legame biologico.
    Si chinò lentamente su di lei e le scostò una ciocca di capelli dagli occhi, sistemandogliela dietro l'orecchio. A lei l'onore del primo sorso, signorina le sussurrò, prima di annullare le distanze posando le proprie labbra su quelle di lei. Gli era mancata. Il suo sapore. La morbidezza delle sue labbra. L'incurvatura naturale che prendevano quando si toccavano con le sue. Il sorriso che le nasceva spontaneo. Posò le mani ai due lati dei suoi fianchi, sul letto, per sostenersi e non caderle sopra con tutto il suo peso. Per un attimo, fugaci ricordi di ciò che avevano fatto in quel vicolo, gli balenarono in testa. Se solo si concentrava, sentiva le proprie dita farsi strada dentro di lei. Sentiva il suo calore. I suoi gemiti. La sentiva contrarsi contro di lui. Non ne avevano più parlato, in seguito, complice tutto ciò che era successo... ricordava anche bene di non aver voluto fare altro con lei, non in un sudicio vicolo. Sapeva che doveva essere un momento speciale e doveva essere tutto loro. Ma scacciò quei pensieri per concentrarsi unicamente sul bacio. Che fu casto e dolce, in realtà.
    Brooks O'Connor


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    Finalmente poteva tornare in gioco, Brooks. Odiava quell'immobilità forzata e non vedeva l'ora che arrivasse il nuovo giorno ad accompagnare, quindi, un altro gioco. Stavolta l'elemento principale era l'acqua. Brooks sorrise. Finalmente un po' di fresco con quella calura di fine estate. Incredibile, davvero, sembrava ancora agosto.
    Preferiva gli sport di terra, in realtà, ma gli andava bene anche quella piccola variazione, anche se non si sarebbe spinto troppo in profondità. O almeno lo sperava.
    Prima di iniziare, però, si trovò a rischiare di dover sedare una rissa.
    Saltellando, si era avvicinato al Mc Callister -il suo migliore amico, per inciso- per augurargli buona fortuna, il passato gettato alle spalle a favore della sana competizione... eppure si trovò davanti una scena che non gli piacque molto.
    Le sue labbra si curvarono verso il basso mentre sentiva le parole che Adrien aveva rivolto al dioptase. Rallentò la sua andatura. Che fosse colpa sua? Se non si fosse avvicinato ad Adrien il giorno prima, dicendogli quelle cose, forse adesso non odierebbe così tanto Nick. Si morse il labbro, decidendosi a piazzarsi tra i due, anche se la fiamma si stava spegnendo rapidamente.
    Ehi, ehi, ragazzi... non dovremmo... Nick, per favore non gettare benzina sul fuoco gli sussurrò, stringendogli con affetto la mano. Conosceva il carattere focoso del Black Opal e provocarlo non era mai una buona idea, anche se aveva capito che l'amico si era solo difeso. Ma non poté fare a meno di sentirsi in colpa, lo stomaco contorto in una morsa.
    Adrien. Per favore. Non qui. Okay? Lui non lo toccò perché aveva paura di beccarsi una sberla di rimando, però lo guardò con i suoi occhioni da cagnolino abbandonato e bastonato, sperando che capisse l'antifona.
    Si allontanò e si mise in costume, infilandosi gli occhialini. Era mai possibile che non potesse lasciare quei due da soli? Si buttò per recuperare un baule.
    Brooks O'Connor


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    Il post in breve: //
    Azione 1: Aiuta Harry con il suo baule

    Azione 2: //

    Mezza-azione: //
    Quirk Attivo: -
    Skill:-
    Inventario: - Mirai
    Geko del Vento - X - addomesticato

    Caratteristiche: Geko di colore dorato piuttosto schivo, che ama stare nella tasca del suo padrone. Ama camminare sulle pareti, sui soffitti e… per aria. Balzando, infatti, genera dei piccoli cuscinetti d’aria solida che resistono qualche minuto, abbastanza forti perché il padrone (e solo lui) vi si possa aggrappare o appoggiare per massimo 5 secondi.



    Coraggio: 12
    Empatia: 10
    Intelligenza: 9
    Resistenza: 08
    Tecnica: 06
    Intuito: 09
    Destrezza: 08
    Carisma: 08
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    Non voleva più avercela con Nick. Sembrava così affranto che infierire gli sembrava tutto tranne che da migliori amici. Lo aveva rimproverato perché doveva capire che lo aveva ferito e che avrebbe voluto essere messo a parte della sua vita, tuttavia non aveva voluto insistere. Conosceva Nick da quando entrambi ancora non avevano ben capito che opportunità avevano tra le mani, la magia, sapeva cogliere ogni sfumatura di lui e sapeva con certezza che capiva di aver sbagliato, che non si stava scusando solamente per farlo stare zitto.
    Sapeva anche esattamente cosa passasse per la testa dell'amico solo guardandolo per una manciata di secondi e capiva quanto fosse stato un periodo duro per lui, consapevole anche del fatto che solamente là si sentiva libero di essere se stesso al cento percento, visto che Brooks lo trattava da pari, così come i suoi compagni... non lo trattava come un'entità da rispettare, nemmeno avesse avuto il potere di decidere della sua vita. Insomma, ci siamo capiti.
    Un leggero sorrisetto gli incurvò le labbra all'accenno a Fitz, anche se la fastidiosa fitta era sempre presente sottopelle. Tipico di mio fratello, lui manderebbe a quel paese chiunque, in una giornata storta ridacchiò, cercando di consolarlo. Nonostante ciò che provava per Nick ed il terrore di risultare come il terzo incomodo, non era una merda e voleva che fosse felice. Anche se quella felicità non sarebbe stata con lui, non in ambito amoroso, almeno.
    Non ne poteva più di vederlo in quelle condizioni quindi si allungò verso di lui, lo toccò, gli accarezzò il viso e cercò di scorgere un sorriso tra le macerie di un ragazzo con addosso un peso troppo grosso per la sua età.
    Non dirlo nemmeno per scherzo! Lo rimbrottò, crucciandosi. Soffro sapendo di non poter far niente per te... per Mary Lou... per Cam. Mi dispiace. Aggiunse in un soffio, imprimendo in quella parola una marea di significati diversi. Gli dispiaceva di averlo baciato a Bali e di essersi innamorato di lui, di non aver capito prima il suo stato d'animo, di non aver imposto la sua presenza in ospedale, obbligando Cam a dirgli dov'erano esattamente. Gli dispiaceva di tutto e se Nick lo conosceva anche in minima parte di quanto lo conosceva lui, avrebbe sviscerato ognuno di quei significati, comprendendoli senza che lui dicesse niente.
    Amico, queste orribili occhiaie dicono il contrario, sai? Lo prese in giro, sperando di scaturirgli un sorriso. Voleva un bene immenso all'altro e vederlo in quelle condizioni lo lacerava come avrebbe fatto una lama affilata. Avrebbe voluto tanto fare qualcosa per lui. Si illuminò come una lampadina, sorridendogli. Questa estate... potrei venire da te e leggere a May May tutte le fiabe che le piacciono tanto, pensi si possa fare? Gli domandò, speranzoso. Anni prima, aveva iniziato a raccontare alla piccola un sacco di storielle inventate da lui -che adorava il teatro, quindi era bravo ad improvvisare- e alla bambina erano piaciute talmente tanto, che aveva iniziato a scriverle su quaderni, così da non dimenticarsi nemmeno un passaggio. Non voleva deludere la ragazzina.
    E poi lo abbracciò. Come avrebbe abbracciato un fratello. Come avrebbe abbracciato la sua anima. Lasciò che si sfogasse. Sentì le calde lacrime sulla maglietta, sul collo... ma rimase lì, in quella posizione finché l'altro non avesse deciso altrimenti. Anche lui si sentiva a casa, tra le braccia di Nick. Avrebbe dovuto parlare con Amalea e chiederle di fare una visitina a Mary Lou, prima o poi... sicuramente la visita di un'altra donna, le avrebbe fatto piacere. Anche se sospettava che, insieme, sarebbero state tremende.
    Quando il dioptase si scostò, Brooks tornò a posargli le mani sulle guance e la fronte sulla sua, socchiudendo gli occhi. Finalmente. Finalmente sì, era tornato veramente a casa.
    Quella domanda, poi, lo spiazzò. Non avrebbe saputo cosa rispondere, in tutta sincerità. Quel mese era stato troppo preoccupato per lui per poter pensare a se stesso. Ma non glielo disse per non aggravare ulteriormente il suo già enorme senso di colpa. Prese un profondo respiro, scostandosi.
    Beh, la vita qui prosegue tranquilla... Fitz è il solito stronzo. Ma sai una cosa? Credo di averlo sentito pronunciare un paio di volte il tuo nome nel sonno, durante questo tuo mese d'assenza. Fece una pausa, prendendo un grosso respiro prima di continuare il discorso, per quanto gli costasse un enorme sforzo.
    Non farlo soffrire, Nick. Ti prego. Lui... lui non lo dice, ma è più fragile di quel che sembra. Si nasconde dietro la corazza di quello duro, di quello che non può venire scalfito da niente e da nessuno, ma sarebbe così facile... spezzare il suo cuore per sempre. Te lo affido. Alla fine lo disse, ma lo disse con il cuore in mano. Amava Fitz, era la sua anima al pari di Nick ed avrebbe voluto proteggerlo sempre, anche se non glielo diceva mai per preservare l'orgoglio di entrambi. Sarebbe morto, senza suo fratello. Ma sapeva che Nick sarebbe stato quello giusto per preservare il suo cuore.
    Brooks O'Connor


    Black Opal
    II Anno
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    Fitz era proprio noioso ed aveva ragione. Era un vecchio dentro! Ma era il suo adorato gemello, si punzecchiavano con affetto praticamente da sempre. Certo, avevano superato un periodo duro quando lui aveva scoperto che il biglietto per Bali destinato a lui, Brooks lo aveva usato per Nick... ma ora era tutto apposto. Non aveva comunque osato dirgli il vero motivo, però. Sperava che non glielo avesse detto Nickie, ma non ne aveva per nulla la certezza. Sorrise e mise in tasca il telefono dopo aver risposto un rapido: gne gne gne! Muoviti o inizieremo senza di voi.
    Sì, avrebbe tenuto un posto nel prato per lui e... Nick. Ormai erano inseparabili, a lezione spesso andavano insieme, così come ad altri mille eventi e Brooks non aveva dovuto fare altro che abituarsene. Si strinse nelle spalle, concentrandosi su chi era già presente.
    Ehi salutò con affetto la sua bella, non perdendo un attimo ed afferrandole la mano, incrociando le dita con quelle di lei. Avevano vissuto un anno difficile soprattutto dal punto di vista sentimentale, soprattutto grazie alla presenza del Mc Callister e della ricciolina, con la quale era finito con il fare un atto piuttosto intimo sul divano della loro sala comune. Ma l'importante era che adesso fosse tutto chiarito e che la dolce Amalea fosse al suo fianco. Scosse la testa alla sua domanda. No, non hanno ancora annunciato cosa faremo... manca ancora tanta gente. Gettò uno sguardo al gemello che gli aveva scompigliato i capelli, sorridendogli. Non avrebbe saputo esprimere a parole l'affetto che lo legava all'altro O'Connor. Vi va di fare una gita a Denrise, questo fine settimana? Domandò di botto, rivolgendosi a tutto il gruppetto: Nick, il gemello, Marlee, Amalea e sì, anche Cassedy.
    Si girò verso la sua metà e ridacchiò, facendole la linguaccia, per nulla mortificato. Mi pare che anche tu abbia il dono della parola la provocò, attirandola un po' a sé mettendole un braccio attorno alle spalle e giocherellando con una ciocca dei suoi capelli, distrattamente. Come sei bella annunciò alla dioptase, inspirando il profumo dei suoi capelli. Si era guardato bene dall'aggiungere "oggi", perché sapeva che lei aveva già fin troppi complessi perché lui li alimentasse con una frase dubbia. Sorrise a Nick, osservandolo affianco al gemello. Doveva dire che erano proprio carini insieme, per quanto la novità gli facesse ancora un po' annodare le viscere. Non ci badò, cercando di ricordare che nessuno dei due avrebbe voluto farlo sentire il terzo incomodo.
    Ma dovette, poco dopo, far attenzione a ciò che stava dicendo il docente. Nonostante ciò, non mollò la presa su Ama, tenendola vicino a lui come se avesse paura di vederla scomparire. Ascoltò con incredibile attenzione sia le parole di Andrè che di Andrew, nutrendosi di ogni nuova nozione che apprendeva. Sembrava incredibilmente interessante l'argomento del giorno, quindi fremeva già per mettersi in gioco. Osservò ad occhi spalancati la palla di energia sulle mani del non docente, chiedendosi se ne sarebbe stato in grado anche lui.
    Dovette togliere il braccio dalla spalla di Amalea al seguito delle istruzioni, ma non prima di averle scoccato un bacio sulla fronte. Rilassati che andrai benissimo le sussurrò, sapendo quanto fosse ansiosa, prima di sedersi per terra e disegnare un cerchio di terra con la punta della bacchetta, chiudendo gli occhi e concentrandosi.
    Cosa lo distingueva da tutti gli altri? Cosa lo rappresentava? Ci pensò su un attimo e dopo pochissimi secondi, si ritrovò davanti un Pastore Tedesco scodinzolante. Perché proprio quello? Beh, era simbolo di lealtà incondizionata e lui si sarebbe fatto uccidere piuttosto che tradire i suoi amici e la sua ragazza. Quindi sì, era perfetto per lui. Prima che potesse riprendersi dalla sorpresa, l'animale gli porse una domanda.
    Dove vengono raccolte, siglate e custodite le profezie?
    L'O'Connor ci pensò su un po', meditando su quale potesse essere la risposta giusta, poi si illuminò. Credo... al Ministero nella stanza dei... si interruppe, non si ricordava affatto come si chiamasse quella stanza. Doveva pensarci un attimo. Chiuse gli occhi per concentrarsi nuovamente. Nella stanza delle profezie nell'ufficio Misteri! Riuscì a dire, battendo le mani tutto contento per esserci arrivato senza aiuti. Aprì gli occhi e guardò Amalea.
    Brooks O'Connor


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    Interagisce con Cassedy Hartmann Marlee Beauvais Fitz G. O'Connor Nicholas Mc Callister Amalea Davidson
    e gli propone una gita a Denrise per il prossimo weekend.

    Il suo spirito animale è un Pastore Tedesco. Risponde alla domanda
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