Ti porterò a ballare, finché non sorge il sole

Sabato 26 novembre, tenuta O'Connor

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    Brooks era tutto ma non un tipo romantico. Non che non lo volesse ma non ne era proprio capace, era una frana con le ragazze... bastava vedere il disastro che aveva combinato l'anno precedente.
    Ma appena aveva sentito che Victoria stava organizzando un ballo per concludere l'anno, aveva pensato da subito alla sua bella.
    Si ricordava ogni singola cosa di lei ed ogni singola conversazione che avevano avuto, si ricordava di averle detto che avrebbe dovuto valorizzare il proprio corpo anziché nasconderlo con vestiti troppo larghi.
    Qualche pomeriggio prima, si era preso la libertà di scrivere ad uno dei fratelli di Amalea, chiedendogli di sbirciare la taglia di uno dei probabilmente pochi vestiti che possedeva. Probabilmente non erano cose che andavano fatte ma, come già detto, Brooks è una frana enorme.
    Quindi, dopo aver saputo la taglia, le aveva acquistato un vestito da un sarto professionista e molto, molto famoso -grazie ai soldoni degli O'Connor-, di un bell'azzurro che, secondo lui, avrebbe valorizzato la sua ragazza. Aveva intenzione di rendere la serata del ballo il più speciale possibile e doveva fare di tutto perché anche l'attesa lo fosse.
    Il vestito, comunque, non era eccessivo, era lungo come si addiceva ad una principessa, con uno spacco sulla gamba, ma aderiva perfettamente al corpo, permettendole di mostrare ciò che andava mostrato ma con la giusta eleganza.
    Sempre sull'onda di chi non sa essere romantico, aveva ordinato una pizza chiedendola specificatamente a forma di cuore -faceva molto cliché, ma era sicuro che a lei sarebbe piaciuto- con su scritto "Vuoi venire al ballo con me?".
    Se Brooks aveva imparato un minimo a conoscere la sua ragazza, sapeva che probabilmente non aveva messo in previsione di andare al ballo. Forse si riteneva troppo brutta, grassa, sbagliata. Era sempre stato così, anche se lui non aveva mai smesso di farla sentire perfetta e speciale, nemmeno quand'erano migliori amici.
    La loro grande villa aveva una parte di tetto piatta ed era collegata direttamente con la finestra della stanza di Brooks, perciò là aveva preparato una coperta stesa al suolo, con tutt'attorno delle candeline all'aroma di fragola, leggere perché non infastidissero l'olfatto. Ovviamente, le aveva posizionate a distanza di sicurezza. La pizza era posata sulla coperta, chiusa nel suo cartone. E vicino a quello, c'era la scatola con dentro il vestito.
    Tutto era perfetto, mancava solamente l'emblema di quella perfezione. Si era vestito con uno semplicissimo smoking nero e le aveva mandato un messaggio, qualche ora prima.

    CITAZIONE
    Alle 22 a casa mia, ti aspetto in camera. Ho ordinato cibo spazzatura ed ho rinnovato l'abbonamento a Netflix.

    Okay, non era proprio tutto vero. Quello era il piano della serata, sì, ma non subito, Prima avrebbe dovuto dirle qualcosa di molto importante. Le stelle, in tutto ciò, sembravano vegliare su di lui, alte nel cielo.
    Si sedette sul davanzale con le gambe rivolte all'interno della camera in modo che il suo corpo nascondesse cosa il tetto celava e la aspettò, visto che tempo prima aveva dato ad Amalea, una coppia delle chiavi di casa.
    Brooks O'Connor


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    Cogliere l'occasione di allontanarsi da Hiddenstone durante i weekend era divenuto sempre più frequente. Tra gite fuori porta organizzati dai docenti a blitz made in Brooks metteva il naso fuori dall'accademia in metà anno più volte rispetto ai cinque di Hogwarts. In quell'occasione però si trovava ad Ayr, nella casa dei suoi genitori, perché sua sorella Molly aveva chiesto la presenza di tutti per fare un annuncio. Tra una fetta di maialino arrosto e dei fagiolini saltati nel burro, con la mano stretta a quella di Edward, la terza dei fratelli condivise nell'esatto ordine che aspettava il suo primo figlio, si separava dal marito e che si trasferiva negli States insieme alla sua nuova compagna. E ad Edward e al compagno di lui, nonché ex marito della ragazza di sua sorella. Un silenzio assordante era calato sui commensali, persino sui bambini più piccoli impegnati nel loro lancio di cibo, tranne che per lei. Le sfuggì una risata, che si amplificò sempre di più e che alimentò con un sorso di vino che fino a quel momento era rimasto nel suo calice. «Credo di averti appena ceduto lo scettro di pecora nera della famiglia», inclinò il bicchiere in suo onore e lo vuotò tutto. Il tintinnio del bicchiere che si scontrava con le posate per il dolce ancora intonse venne ovattato dai commenti che si scatenarono tra i più grandi. Tutto ciò che fece lei fu di radunare i suoi nipoti in fila indiana e portarli a distruggere il giardino. Quello sarebbe stato l'unico giorno in cui avrebbero goduto della clemenza di nonni e genitori. E che fai, te ne privi? Così mentre bimbi dai tre ai nove anni si lanciavano nei giochi più sfrenati, lei li osservava con un occhio solo, l'altro impegnato a scorrere sui social prima e sul rispondere al messaggio di Brooks poi.

    Mia sorella è una scambista. Sta con una donna ora e si trasferisce con lei, Edward ed il suo ragazzo in America

    Digitò velocemente, richiamando ad alta voce Celia che stava tirando i capelli a Monique ed alzandosi per allontanarle fisicamente.
    Ed è anche incinta. Comunque sì, ci vediamo più tardi.

    Mathias prese meglio del previsto il compito di crearle una passaporta per casa O'Connor. Perse un sacco di tempo per trovare un oggetto -un vecchio pupazzo di pezza di Molly, il suo preferito- e per castarvi gli incantesimi necessari. La trattenne anche con domande sul suo stato d'animo in merito all'intera questione ottenendo in risposta solo un ma che me ne fotte parafrasato. Con lo zaino in spalla era atterrata nel giardino, andandosi a scontrare con uno dei papà di Brooks che stava raggiungendo il marito al pub e divenendo di ogni tonalità di rosso al suo "fate i bravi e non preparate trabocchetti come al solito". Era ancora accaldata quando entrò in camera, trovandola in perfetto ordine e con il Black Opal seduto sul davanzale, gambe penzoloni. «Te l'avevo detto che saresti dovuto venire con me», lo salutò smollando lo zaino sul letto ed avvicinandosi a lui per un bacio a stampo. «Avresti trovato pane per i tuoi denti e poi avremmo potuto pomiciare nel capanno degli attrezzi mentre gli altri si lanciavano i piatti». Aveva trovato spazio tra le sue gambe, le braccia allacciate al suo collo e le loro labbra non così distanti. «Come mai sei qui?» Si mise sulle punte, cercando di sbirciare oltre la sua figura notandovi del chiarore tipico delle candele. «Vediamo un po' cosa stai nascondendo», lo tirò a sé, fino a sgusciare per prendere il suo posto e notare una coperta distesa perfettamente e circondata da piccole tea-light, una scatola grande ed un cartone di pizza. «Hai fatto tutto questo per me?» Gli occhi le si erano illuminati, la mano aveva cercato la sua, dopo aver scavalcato il davanzale e posato il piede sul tetto, invitandolo a seguirlo con lei. Lei che si sedette sulla coperta e che si allungò verso la scatola della pizza, pronta a sollevarne il coperchio con l'acquolina in bocca. L'aprì e fece per prendere uno spicchio di quella circonferenza irregolare quando abbassò lo sguardo e si accorse che non era la forma tradizionale. Un cuore, una pizza a forma di cuore, con rotelle di salame piccante a formare una scritta inequivocabile. Lasciò da parte il cibo per fiondarsi su di lui, sedendovisi a cavalcioni, balbettando «sì, sì, sì» ravvicinati e sempre più bassi che confluirono in un bacio. «Certo che sì».
    Amalea Davidson

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    Era nervoso mentre aspettava Amalea. Sperava che tutto fosse al proprio posto e che apprezzasse cos'aveva fatto ma, cosa più importante, sperava che fosse felice.
    Quando vibrò il cellulare ed il nome della Dioptase apparve sullo schermo, sussultò così forte che per poco non cadde dal davanzale verso il tetto; aveva paura che per un imprevisto non potesse più raggiungerlo... e proprio per quel motivo, aprì la chat con dita tremanti.
    Quando lesse il contenuto, sospirò forte. Un sospiro che presto si tramutò in una risata altrettanto forte. Anche quella lo stava per far cadere gambe all'aria.

    Direttamente da una scadente serie tv americana

    Lo digitò con il cuore molto più leggero, ora che sapeva che non c'erano imprevisti che le avrebbero impedito di presentarsi. Ipotesi avvalorata dal messaggio successivo.

    Ehi, diventeremo zii! Dovresti essere felice.

    Posò il telefono sul davanzale ed iniziò a far penzolare le gambe in attesa che la sua bella si presentasse, ridacchiando al ripensare ai messaggi. In effetti la sua famiglia non era mai stata normale, tuttavia non pensava che sarebbero arrivati fino a quel punto. In effetti quando aveva conosciuto la sua famiglia, si era sentito un po' più normale con i suoi due padri omosessuali.
    Ma a parte quel piccolo dettaglio, Amalea in generale era in grado di non farlo sentire in difetto per tutte quelle piccole anomalie che distinguevano la sua famiglia dalla maggior parte della popolazione, argomento per il quale era stato costantemente preso di mira da piccolo, anche se col sorriso è sempre riuscito ad ignorare il fastidio finché crescendo ha smesso completamente di provarlo.

    Era completamente immerso nei suoi pensieri profondi quando la porta venne spalancata ed un'Amalea arrossata, entrò in camera sua.
    Hai corso commentò. Non era una domanda ma un'osservazione, perché aveva le guance rosse ed i capelli scarmigliati, anche se lui la trovava meravigliosa anche in quelle condizioni. Era perfetta in tutto ciò che lei vedeva come un difetto.
    Un'idea allettante, ma io ne ho trovata una migliore le assicurò criptico, allargando appena le gambe e le braccia mentre si avvicinava, per cingerla ed attirarla a sé in un bacio veloce ma profondo, seppur a stampo. Ci sarebbe stato tempo per il resto. Ehi, non essere curios- non fece nemmeno in tempo a finire la frase che venne sbilanciato e scivolò in avanti, cadendo giù dal davanzale e posando i piedi sul parquet della camera, mentre lei, impaziente come al solito, si precipitava verso la sorpresa che aveva preparato.
    Sospirò esasperato -ma ridacchiò- e scavalcò il davanzale con un balzo, seguendola dopo aver afferrato la sua mano. E per chi sennò, scema? La redarguì bonariamente, lasciando che svelasse tutti i dettagli del suo piano, anche se prematuramente rispetto al suo piano originale ma ha ottime capacità di adattamento. La raggiuse e si sedette sulla coperta, incrociando le gambe ed osservandola, sperando in una reazione positiva.
    Quando ebbe capito che la pizza non era una pizza normale ma uno strano invito al ballo, la abbandonò per fiondarsi su di lui, che la prese al volo, trattenendola con due mani sui morbidi fianchi. Se ho ben capito, vieni al ballo con me rise, ricambiando quel bacio ed avvolgendole tutta la schiena con le braccia per stringerla a sé ed inspirò profondamente il suo profumo. Non desidererei andare al ballo con nessun'altra a parte te le sussurrò a fior di labbra, non accennando a lasciarla andare. Allungò solo un braccio armato di bacchetta per appellare un plaid ed adagiarlo attorno ai loro corpi uniti.
    Ti ho preso anche un regalo, aspetta... si allungò per afferrare la scatola e porgergliela, sperando con tutto il cuore che le piacesse. Il suo stava battendo all'impazzata contro le costole, minacciando di uscirgli fuori dal petto da un momento all'altro oppure schizzargli in gola. Non era bravo a fare regali, ma ci aveva provato.
    Aspettò che aprisse e tirasse fuori il bel vestito azzurro, principesco. Non avrebbe nemmeno aspettato la sua reazione prima di cominciare a parlare, come se volesse mettersi al sicuro da eventuali critiche.
    Vorrei che te lo mettessi al ballo. Sollevò il dito indice e glielo posò sulle labbra, prevenendo eventuali parole prima che lui avesse finito il suo discorso, altrimenti avrebbe perso la concentrazione. Ed in quell'occasione, non poteva permettersi di fare gaffe. Lo so che te ne ho già regalato uno, l'anno scorso più o meno in questo periodo continuò, accennando a quello che l'altra pignola player, ci ha gentilmente fatto notare. Tuttavia... te ne regalerò uno per ogni occasione, pur di farti sentire la più bella di tutte. Anche se per me lo sei persino con una semplice divisa. Sei la stella che brilla di più nel mio cielo, noterei solo te in un corridoio affollato dopo la fine delle lezioni. Un'altra pausa grave, pretenziosa. Si indicò il petto, ma non in corrispondenza di cuore. Per te ho addirittura imparato a fare il nodo alla cravatta. Lo hai notato?
    Brooks O'Connor


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    Certo, la corsa, non era mica quasi morta per l'imbarazzo delle insinuazioni di uno dei papà di Brooklyn. Lasciò che pensasse del suo stato scarmigliato fosse per la voglia che aveva di vederlo dopo una giornata che sembrava essere scritta dal peggiore degli sceneggiatori di soap opera sudamericane, piuttosto che dover ripetere quelle poche parole ad alta voce. Anche perché, una volta che finì con l'essere tra le sue braccia, non le sembrava più essere così importante. Non quando intravide cose che avrebbe dovuto vedere poi, rovinando di fatto la sorpresa dell'irlandese in pochi secondi. L'altro avrebbe comunque saputo apprezzare come l'entusiasmo fu genuino nel vedere quel tetto trasformato in qualcosa di romantico solo per loro due, anche se non come l'aveva previsto. Anche perché darle una pizza dopo che il pranzo di famiglia era andato a farsi benedire in quel momento era meglio di una dichiarazione d'amore. Oddio, avrebbe voluto anche quella, ma si era detta che "ogni cosa a tempo debito" sarebbe stato il suo mantra. Ma quella pizza non finì mai nel suo stomaco, non dopo che era stato scritto un invito al ballo che non aveva mai pensato di poter ricevere. Si buttò su di lui, tempestandolo di tanti piccoli sì increduli ed eccitati, così come i baci che lasciava su ogni parte del suo corpo che le capitavano a tiro. «Certo, che vengo con te», gli occhi brillanti, le guance non più arrossate dall'imbarazzo, le labbra che cercavano le sue per un bacio più inteso di quelli che si erano scambiati fino a quel momento. Avere le sue mani addosso, quelle parole sussurrate tra le labbra e poi quel bozzolo protettivo che creò intorno a lei la fecero sentire amata. Tirando i lembi del plaid fino ad avvolgere anche la sua di schiena, mentre le dita si aggrappavano al colletto della camicia, Amalea sentiva quel prurito in fondo alla gola che le diceva di rivelare i suoi sentimenti, ad alta voce, ma li soffocò di nuovo quando l'altro sciolse l'abbraccio per afferrare la scatola che non aveva visto. «Anche un regalo?» La stava viziando e chi era lei per chiedergli di smetterla? Con il plaid sulle spalle la ragazzina mise la scatola sulle sue gambe, conficcando un'angolo della stessa nello stomaco di Ryan. «Oddio, scusa!» Rise, ma era sinceramente dispiaciuta per la sua goffaggine, la mano già tesa verso il suo addome in una carezza delicata. Indietreggiò, fino a creare uno spazio che le permettesse di aprire senza ferire nessuno la scatola. Vi trovò un vestito, azzurro, dalla scollatura a cuore e diversi pannelli di tulle. «È bellissimo», decisamente fuori dalla sua comfort zone per modello ma non per colore, a differenza di quello ricevuto l'anno prima. Ad oggi non sapeva quale dei due abiti avrebbe scelto, forse proprio quello che lui le aveva appena dato, vista la sua richiesta. «Sei pazzo, lo sai?» Non un'offesa, solo una constatazione per quella sua volontà di riempirla di vestiti che al massimo avrebbe indossato in un paio di occasioni. Ma Brooks era fatto così e a lei andava bene, davvero bene. «Tutorial su magictube?» Dubitava che il gemello infido potesse perdere del tempo in simili quisquilie, soprattutto quando la corbata faceva parte della divisa sin dai tempi di Hogwarts. Riposò la scatola, chiudendola con cura e allontanandola dalla fiamma delle candele; il plaid sarebbe tornato a coprire entrambi e questa volta il bacio avrebbe richiesto tempo, lingua e mani ad esplorare il corpo di lui ancora troppo coperto. «Credo di essermi innamorata di te, profondamente, molto più di quello che pensavo», ammise, nascondendo il viso nell'incavo del suo collo. «Non ti spaventare, penso di esserlo io abbastanza per entrambi».
    Amalea Davidson

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    La curiosità era una delle cose che amava, in Amalea. Sì, nonostante rovinasse sempre tutte le sorprese, incapace di non ficcanasare dove non doveva.
    Si ricordava il quattro marzo di tre anni prima, il loro ultimo anno ad Hogwarts. Aveva provato ad organizzarle una festa a sorpresa in una delle aule in disuso, ma ovviamente era riuscita a rovinare persino quella sorpresa, ficcanasando tra gli appunti che aveva cercato accuratamente di occultare. Probabilmente fallendo. Ma andava bene così, la accettava in ogni parte di lei, perché senza non sarebbe stata la sua Amalea.
    In ogni caso, la sorpresa per invitarla al ballo era riuscita piuttosto bene e lei sembrava felice, perciò non c'era motivo di lamentarsi. La accolse tra le sue braccia e lasciò che sfogasse la sua eccitazione, rischiando ogni tanto di prendersi qualche testata. Era così bella quando sprigionava energia da tutti i pori!
    Se mi avessi detto di no, mi sarei mangiato tutta la pizza da solo. E ti avrei costretta a guardarmi.
    Un'altra cosa che adorava del loro rapporto che fosse l'amicizia prima e la relazione poi, era la spontaneità ed il fatto che potessero scherzare di qualsiasi cosa: non c'era imbarazzo, non c'erano tabù e soprattutto non c'erano cose che non potessero dire.
    Le accarezzò i capelli e la strinse a lui un po' di più, mentre quel plaid gigante della Marvel, riusciva egregiamente a coprire entrambi, tenendoli al riparo dal freddo Irlandese.
    Lasciò che le loro labbra si incontrassero per baci via via sempre più intensi, dolci ma allo stesso tempo pieni di amore e passione. Ma non aveva ancora finito di sorprenderla, ci sarebbe stato tempo più tardi per le effusioni.
    Se vuoi vado a regalarlo a Fitz. Te lo immagini? Rise prima di beccarsi un angolo del coperchio dritto dritto nello stomaco, cosa che gli procurò un gemito più per la sorpresa che per il dolore. Scosse la testa alle sue scuse: non erano necessarie. La prossima volta sarò costretto a punirti annunciò con la massima serietà prima di ridere a sua volta e scivolare all'indietro, reggendosi sul tetto con i gomiti per lasciarle maggiore spazio di manovra e non rischiare di venire ucciso.
    Sono pazzo di te replicò, forse un po' cringe. Ma, andiamo, i gemelli O'Connor erano gli esponenti del cringe più assoluto (Sì, Fitz, anche tu!) ed i rispettivi partner li accettavano anche per quello, quindi non doveva proprio farsi problemi.
    Mi hai scoperto! Scherzò, scuotendo la testa. In realtà aveva costretto entrambi i suoi padri a sedute interminabili affinché il nodo non divenisse perfetto. E c'era voluto molto più tempo di quel che si crede per fare un'operazione di quel genere.
    Quando finalmente posò il vestito di lato, tornò a sorriderle con dolcezza. Ti piace? Non sono un granché a fare regali ma... ho dato disposizioni ad un sarto, mi sono affidato alle sue mani. Gli ho mostrato una tua foto e mi ha detto che quel colore ti starà D-I-V-I-N-A-M-E-N-T-E. Sì, esattamente con questa enfasi. Tornò ad abbracciarla per tenerla stretta a se, mentre i baci ed i tocchi venivano approfonditi sempre di più, rendendo l'atmosfera sempre più calda senza l'ausilio di coperte varie.
    E poi arrivò quella frase.
    Cercò di non irrigidirsi troppo per non ferirla.
    Non è che non ricambiasse, è che non si sentiva ancora pronto a ricambiare apertamente. Perché dirle a voce alta che l'amava, sarebbe significato prendersi un impegno che aveva una profonda paura di non saper rispettare, nonostante sembrasse sempre così allegro e spensierato.
    L'ultima volta che aveva confessato a qualcuno di amarlo, era finita male. Precisamente, si era dovuto abituare a vedere quella persona con il proprio fratello ed immaginarselo tra le sue braccia quando non poteva tenerli d'occhio. Ora, non che rimpiangesse che sopra di lui ci fosse Amalea e non Nick, ma lui era rimasto così scottato che non voleva che succedesse anche a lei. Ma non voleva nemmeno ferirla cambiando argomento o rimanendo nel silenzio più totale. Quindi, pensando rapidamente, allargò un sorriso caldo come il sole d'agosto e la prese per i fianchi. Con un colpo di reni, sollevò se stesso e lei -sembrava magrolino ma in realtà era dotato di una discreta forza- e la stese sopra la coperta, mantenendo il plaid sulle proprie spalle per continuare a godere di quel calore. Si posizionò affianco a lei, girato su un fianco, gli occhi però rivolti al cielo.
    Sono felice di essere qua con te gli sussurrò, posandole una mano sulla pancia e tirandola un po' più a sé. Avvicinò le labbra al suo collo per lasciarle tanti piccoli baci, seguendo poi il profilo della mandibola fino a spostarsi per arrivare alle labbra. In un attimo fu sopra di lei, reggendosi sempre con i gomiti per non pesare troppo su di lei. Fitz è... non lo so, da qualche parte. Credo a scuola. I miei invece non ci sono. Per caso hai incontrato papà mentre usciva? Non dovrebbe essere passato tanto Lo disse con uno sguardo sorridente ed anche un pelo malizioso.
    Brooks O'Connor


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    Era sempre stata una persona curiosa, non per nulla i suoi le avevano dato un nome che recava quel significato, e lei sembrava volersi mantenere fedele ad ogni costo. E continuava a farlo, giorno dopo giorno, ficcando il suo nasino delicato nella più piccola delle faccende, per dire la sua e anche perché non sopportava l'idea di non sapere.
    Brooks ormai la conosceva così bene, tanto che finiva con l'ingegnarsi sempre di più per trovare il modo di nasconderle i regali di compleanno o di Natale. Dopotutto, pur di trovare un preservativo, l'ultimo giorno di vacanze, era entrata in camera di Fitzgerald a rovistare in ogni singolo cassetto. E Ryan la conosceva così bene che sapeva di ferirla se avesse divorato da solo la pizza. «Oh, non avresti osato», lo punzecchiò con le parole ma anche con le dita lungo il fianco, «non si può infrangere la regola della pizza, lo sai». Una regola che avevano stabilito al loro primo anno di Hogwarts dove, per quanto arrabbiati l'uno con l'altra, avrebbero sempre lasciato un pezzo di pizza da condividere, anche quando super affamati. La vitalità di Amalea, la gioia per quella sorpresa che sembrava più essere un domino, un puzzle che si incastrava in un disegno che solo O'Connor conosceva, erano coinvolgenti e poco contenuti. Guardò truce il suo ragazzo al pensiero di dare il regalo al gemello -mai nella vita, piuttosto si faceva suora- e scoppiò in una risata delle sue al suo tentativo di essere minaccioso circa punizioni. Al massimo avrebbe potuto legarla, ma a letto. Arrossì a quel pensiero, concentrandosi sulla stoffa di quell'abito a dir poco bellissimo, dalla stoffa leggera e dall'ipotesi di sentirsi bellissima nell'indossarlo. «Il colore è perfetto, mi piace tantissimo, non vedo l'ora che arrivi il ballo», ammise, inondandolo poi di abbracci, carezze e baci a rimarcare la sua felicità di quel gesto e di quell'accortezza. Ne era follemente innamorata e lo fece intendere, lo disse a modo suo, e non se la prese, almeno per il momento, nel non avere una risposta. Poteva aspettare.
    «Anche io, mi hai salvato da una famiglia isterica», sussurrò, lasciandosi sfuggire un piccolo gemito quando lui iniziò a concentrarsi sul suo collo, e poi a coinvolgerla in un bacio che la fece stendere sulla coperta, non prima di sfilare il plaid e avvolgere lui che la sovrastava. «Coff coff», finse un attacco di tosse, infilando le mani sotto i suoi vestiti in un contatto più deciso con la sua pelle. «Ehm sì, stava raggiungendo tuo padre al pub», si tuffò verso il suo collo, graffiandolo con gli incisivi. «Loro non sanno ancora che io e tu, beh...» si arrestò, posandovi un bacio. «Sì, insomma, stiamo insieme, vero?»
    Amalea Davidson

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    La osservò per un solo ma intenso minuto con serietà, prima di scoppiare a ridere. Posso e lo avrei fatto replicò, scompigliandole i capelli lunghissimi. Ci sono eccezioni alla regola aggiunse in tono solenne, osservandola di sottecchi. Forse per molti quella sarebbe potuta sembrare una regola stupida ma per loro era qualcosa di molto, molto sacro.
    Ricordava una volta, quando erano al terzo anno, che avevano litigato proprio su quel tetto, che era sempre stato il luogo dove i due migliori amici passavano le loro giornate, quando non sapevano cosa fare. I suoi padri ci avevano addirittura piazzato un divano ed una televisione per le serate d'estate. In quel momento, ovviamente, non erano presenti. Insomma, avevano litigato per un motivo talmente remoto che non se lo ricordava nemmeno se si impegnava. Quel che ricordava, era il fatto che sembrasse qualcosa di irreparabile, impossibile da dimenticare. Ed il tutto, poco prima che arrivasse la pizza che avevano ordinato.
    Brooks era furioso ed aveva iniziato a mangiarsi tutta la pizza, ignorando Amalea e la sua isteria -così la vedeva, ai tempi-, ma quando era rimasta l'ultima fetta, una morsa di senso di colpa lo aveva pervaso nel ricordo di quella regola che si erano imposti, stringendosi la mano.
    Lei era giù in salone con Emily, se lo ricordava, che aveva a malapena qualche mese forse. Era sceso con lo scatolone della pizza e glielo aveva porto senza parlare. Da quel momento, avevano ripreso ad essere i soliti Brooks ed Ama senza il bisogno di aggiungere altro. La regola della pizza era insormontabile. Sorrise.
    Ti guarderanno tutti le disse, accarezzando il pregiato tessuto di quell'abito che tanto si era premurato fosse perfetto. Ed il sarto non aveva sbagliato nemmeno una piega, restituendogli le sue idee formato vestito.
    Adorava il suo modo di esternare felicità. Era dolce, fanciullesco, puro. Non c'era nulla di ostentato, non si sforzava di non sembrare una bambina davanti ad un giocattolo nuovo o ad un pacco di caramelle. Lei era naturale e basta.
    Per distrarla dal fatto che ancora non si sentisse pronto a rispondere ai suoi sentimenti, la prese per stenderla sopra la coperta e mettersi affianco -per ora- a lei.
    Rise. Sei ben accetta a casa mia ogni qualvolta vorrai. I miei papà sono un po' strani ma ti amano come se fossi loro figlia. Sorrise, convinto. Conoscevano Amalea fin dalla prima estate dopo Hogwarts, quando l'aveva invitata a casa sua per un campeggio improvvisato nel giardino. Erano ancora due bambini e si divertivano davvero con poco.
    Al pub, eh? Beh, allora davvero non torneranno per un bel po'. Quella frase, un po' maliziosa, lasciò intendere più di un sottinteso.
    Si fermò dal torturarla, a quella domanda, sollevandosi sopra di lei ed osservandola. No sussurrò, cercando cosa potesse aggiungere. Non voleva pensasse che preferiva nascondere ai suoi la loro relazione, ma era tutto ancora molto fresco, voleva che prima si stabilizzassero. Sarebbe stato sincero, con lei.
    Non ho ancora trovato l'occasione di dirglielo, è che... voglio aspettare di vedere come va. Si alzò a sedere, frapponendo le mani tra loro come a volersi scusare. Non che non sia sicuro di noi, però li conosci... penso ci rimarrebbero più male di noi ridacchiò per smorzare qualsiasi tipo di tensione, chinandosi per darle un bacio in fronte. In realtà, aveva un piano ben preciso per comunicarlo alla propria famiglia. Persino Fitz ne era ignaro, per ora. Lo avrebbe saputo probabilmente agli inizi della scuola visto che avrebbero condiviso ogni spazio, ma per il momento nessuno ne era a conoscenza. Ora mangiamo la pizza, ti va?
    Brooks O'Connor


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