In a dream

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    Le dita s'insinuavano a ripetizione tra i lunghi capelli di Amalea, accarezzandoli, mentre la ragazza era stesa sul divano del salotto degli ospiti di casa O'Connor con la testa sul suo ventre.
    Aveva scoperto che quella stanza poteva diventare un piccolo angolo di paradiso, soprattutto quando non c'era proprio nessuno in casa.
    Fitz era uscito. Forse era da Nick, forse da qualche altra parte... il gemello era sempre stato un tipo molto enigmatico e non sempre gli confidava dove andasse e, dal canto suo, Brooks non faceva domande. I gemelli erano diametralmente opposti, diversi come il giorno e la notte, ma proprio come loro, si completavano.
    I loro padri, invece, erano stati invitati ad una cena a casa di alcuni amici, quindi Brooks aveva la casa tutta per lui. Era l'ultimo giorno delle vacanze estive e l'indomani avrebbero dovuto presenziare al molo per salire sulla Dragone degli Abissi, sperando che quell'inizio anno non sarebbe stato traumatico come il precedente, per svariati motivi.
    Ehi, ma perché non resti a dormire da me, stanotte? Così domani andiamo al molo insieme le propose, strappandola dalla lettura della versione de "La canzone di Achille" scritta in Irlandese. Non aveva idea che ci fosse anche quella traduzione, ma quando l'aveva vista in una libreria, aveva pensato subito a lei. Sapeva perfettamente ogni libro che Ama possedeva nella propria libreria e ricordava anche che Nick le aveva raccontato di aver incontrato la ragazza intenta a leggere quel libro, mesi e mesi prima, anche se non era voluto scendere nei dettagli del loro incontro. Brooks aveva scosso le spalle senza provare alcun tipo di gelosia. Si fidava di Nicholas e gli avrebbe messo in mano la sua stessa vita, non aveva avuto modo di pensare male di un incontro solitario.
    Si era, dunque, ripromesso che avrebbe insegnato la lingua alla ragazza ed aveva pensato che non ci fosse modo migliore che regalarle quel libro.
    Sapeva di essersi comportato non benissimo durante l'anno, ultimo il fatto di essersi separato da lei per breve periodo solamente tramite un bigliettino. Il fatto era che, nonostante tutto, doveva proprio far chiarezza sui suoi sentimenti. Ci aveva messo mesi a lasciar andare ciò che provava per Nick, ma alla fine ce l'aveva fatta o almeno così sperava, ed avrebbe potuto dedicare a lei tutto il tempo. Farsi perdonare, come pensava, non era stato affatto facile. Lei lo aveva ignorato, era stata con lui il più fredda possibile, ma Brooks non ha mai mollato ed alla fine era riuscito ad ottenere di nuovo aperto il suo posto nel cuore della ragazza. Quindi aveva cercato di passare più tempo possibile con la sua metà, invitandola a casa sua oppure portandola da qualche parte o, ancora, presentandosi da lei. Ciononostante, non l'aveva ancora presentata ai genitori in qualità di "più che una semplice amica" ma voleva fare le cose fatte per bene, con calma. E poi nella relazione erano in due, l'importante era che stesse bene a loro.
    Che ne dici?
    Quella proposta era stata fatta con innocenza, tuttavia era la primissima volta. Lui non aveva mai dormito da lei -anche perché probabilmente ad aspettarlo ci sarebbe stato il padre con il fucile- né lei da lui. La mano che prima era sui capelli, scese seguendo distrattamente i contorni del suo corpo, fino a posarsi mollemente sulla sua pancia in un fare piuttosto protettivo. La osservò con dolcezza, sapendo bene i suoi problemi ad accettarsi fisicamente. Si conoscevano dal primo anno ad Hogwarts, sapeva tutto di lei, ma la trovava bella così com'era, anche se era altrettanto consapevole del fatto che probabilmente non sarebbe bastato solo quello a farle passare tutte le fisse. Ragion per cui, fin dal giorno in cui si erano conosciuti ed avevano iniziato ad instaurare un sano rapporto d'amicizia, aveva giurato che l'avrebbe fatta sentire ogni giorno come se fosse la più bella al mondo.
    Doveva ammetterlo, specie in quell'ultimo anno aveva completamente fallito e lei si era sentita messa da parte, seconda scelta in tutto. Era assolutamente intenzionato a rimediare e non avrebbe permesso a nessuno di ferirla ancora. L'avrebbe protetta sempre come aveva giurato quel pomeriggio di tanti anni prima. Le posò un bacio tra i capelli ribelli.
    Brooks O'Connor


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    Ultimo giorno di vacanze, ultimo giorno di dolce far niente. Se ne stava rannicchiata contro il petto del suo miglior amico, con il naso immerso in una versione di uno dei suoi libri preferiti, dono di colui che in quel momento giocava con i suoi capelli, un po' ricci, un po' lisci. Non li aveva mai capiti del tutto, come lei d'altronde, meno li lavorava e più erano passabili secondo il suo standard. Era forse quella la pace? Credeva di meritarselo, soprattutto dopo tutta la sofferenza patita negli ultimi mesi. Incomprensioni, allontanamenti improvvisi e la sua testina che lavorava frenetica per essere se stessa, una Amalea nuova, un po' più confidente in se stessa, senza dover per forza finire ad appoggiarsi a Brooks.
    L'irlandese -che è inglese con qualche parola un po' ostrogota- scorreva sotto i suoi occhi leggermente socchiusi, rilassata dalle attenzioni del Black Opal. Le era mancato, tanto; il suo cuore aveva sussultato quando se lo era trovato nuovamente davanti in carne ed ossa, non frutto della sua fervida immaginazione. Avrebbe voluto mostrarsi fredda, distaccata ed indifferente al ragazzino, ma aveva fallito. Nuova sì, ma con ancora il cuore a comandare per lei. L'aveva stretto in un abbraccio, arpionandogli le spalle con le unghie a lunetta giusto per dargli un piccolo pizzico di dolore, infinitesimale rispetto a quello che lui aveva provocato in lei negli ultimi dodici mesi. Quasi stentava a credere quanto fosse accaduto in quelle settimane: scuola nuova, persone vecchie e nuove nel suo cammino, lezioni e compiti con una marcia in più rispetto ad Hogwarts e... l'amore. In tutte le sue forme. «Mmm?» infilò un segnalibro improvvisato tra le pagine, voltandosi a guardarlo. «Dormire qui? Per i tuoi papà andrà bene?» In effetti un po' ci aveva sperato. Erano giorni ormai che i due sembravano voler recuperare il tempo che avevano trascorso lontani e non erano cose di coppia, ma più che altro mood che li caratterizzava sin dal primo anno di Hogwarts. «Mando un messaggio a Mathias così mi faccio portare i bagagli» un sorriso si aprì sulle labbra, mentre l'indice andò a premere sulla punta del naso del riccio. «Guarda caso mi sono portata avanti e sono pronti». Si allungò per lasciargli un bacio sulla mandibola, La canzone di Achille scivolò dall'addome fino al letto su cui si erano lasciati cadere qualche minuto prima, il braccio a scavalcare il corpo di Brooks per recuperare il magifonino che aveva lasciato sul comodino. Si abbarbicò a lui mentre digitava frenetica messaggi rapidi, sollevando gli occhi al cielo per le rimostranze di uno dei suoi fratelli. La parolina magica però fu: così non dovrete accompagnarmi a Londra. Un okay lampeggiò. Lo lasciò non visualizzato, scivolando di nuovo al suo posto, incurante di come si era modellata al corpo di O'Connor per tutto il tempo. «Fatto». Cercò i suoi occhi. «Stavo pensando di finire il libro durante il viaggio, quindi cosa facciamo?» Le dita erano posate mollemente sul suo braccio, quasi a non voler staccare del tutto il contatto da lui. «Potremmo preparare la pizza per tutti. Credo che Emily sarà un sacco felice di trovarne una più grande della sua faccia con patatine e wurstel». Perché la piccolina di casa era un po' anche sua. Aveva cinque anni ed era stata adottata da Declan e Kane quando era ancora in fasce. Nulla si sapeva dei suoi genitori naturali, per cui il signor Sullivan era sempre pronto a scattare per far passare come piccoli incidenti babbani un'eventuale manifestazione involontaria di magia. Ma ad oggi, per quel che sapeva, il piano #emilyisawitch era sempre rimasto solo un piano. «Oppure potremmo andare al pub di tuo padre. Credi che sia disposto a chiudere un occhio per una volta e a darci dell'alcol? Nel mondo magico siamo maggiorenni!» Però per quanto potessero avere diciassette anni quelli non erano di certo i ventuno che permetteva loro di prendersi una bella sbronza in tutta legalità. Conoscendo poi il padre, dubitava potesse mai contravvenire alle regole, soprattutto per i suoi figli. Oddio, forse a Fitz un bicchiere l'avrebbe pure allungato per non doversi sorbire tutta la sua negatività. Per fortuna era andato chissà dove con Nick. Nicholas. Un altro colpo al cuore il suo. Sapeva che non avrebbe potuto continuare a sfuggirgli una volta tornati ad Hidenstone, perdinci, erano nella stessa casa. «Quindi...» Lo sguardo tornò in quello cioccolato di lui, in attesa di una risposta alle sue varie proposte.
    Amalea Davidson

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    Era un sollievo riaverla lì con lui.
    Nonostante fosse stata dura ed i suoi sentimenti fossero stati poco chiari per diverso tempo, divisi tra Nick e Amalea, il tempo in cui erano stati separati, gli era servito per capire che senza di lei non ci sapeva davvero stare. Era stato stupido a dubitarne. Ama era la sua migliore amica fin dai tempi di Hogwarts, da quando per la prima volta i loro sguardi si erano incrociati.
    Loro ti adorano, lo sai replicò Brooks con un mezzo sorriso adorante. Era vero, non passava giorno in cui non gli chiedessero se Amalea avesse qualche impegno o potesse fermarsi a cena da loro, ed era accaduto spessissimo, ma non avevano mai fatto il passo più lungo decidendo di dormire entrambi nella sua camera. Era bellissimo poter parlare con la dioptase senza doversi preoccupare dei pregiudizi, quelli che lo avevano sempre reso restio a dire di avere due papà. Nonostante avesse imparato a costruirsi una corazza per proteggersi dalla crudeltà altrui, non era pronto a sentire altre prese in giro sulla sua famiglia. Aveva paura di ferire i papà, più che altro. Ma né Ama né Nick avevano di questi problemi e quindi parlare con loro lo faceva sentire tremendamente bene.
    Sei terribile, impiastro le sussurrò con una risatina, mentre continuava ad accarezzarle i capelli. Conosceva i suoi fratelli e non sapeva esattamente cosa pensassero di lui. Gli andava bene che uscisse con la sorella? Un giorno di quelli avrebbe dovuto chiederglielo... l'approvazione della sua famiglia era piuttosto importante per lui, per quanto sapesse che la ragazza non fosse esattamente la principessina di casa. Non dalla nascita della figlia del fratello, perlomeno.
    Sussultò sentendo senza preavviso le sue labbra sulla mandibola e chiuse gli occhi, godendosi quel dolce contatto che aveva pregustato per così tanto tempo e che per così tanto tempo gli era mancato. Sorrise.
    La accolse tra le sue braccia, avvolgendole i fianchi e tenendola stretta mentre avvisava la sua famiglia che non sarebbe tornata per la notte. Ci avrebbero pensato Declan e Kane, la mattina dopo, ad accompagnare anche lei al molo Yggdrasil.
    Rifletté sulle sue proposte, ponderandole una ad una. In realtà non riusciva a pensare molto lucidamente, con il corpo di lei così perfettamente incastrato al suo, come un pezzo di puzzle fatto su misura.
    Quindi... a malincuore, la scostò con delicatezza dal proprio corpo, sentendo improvvisamente un gelo penetrante avvolgergli le ossa nonostante fosse ancora estate. Si alzò in piedi, avvicinandosi all'armadio che era posto vicino alla scrivania, un armadietto di legno ad un'anta, opportunatamente chiuso a chiave. Ovviamente non bastò che un colpo di bacchetta per far scattare la serratura. Lo spalancò e prese una bottiglia e diversi sacchetti di patatine. Questa l'ho rubata a Fitzzy qualche tempo fa, aspettavo l'occasione giusta per usarla, anche se... non so esattamente cosa sia annunciò, tenendola sollevata sopra la testa, osservando l'etichetta scritta, ovviamente, in irlandese. Ricordava, però, benissimo quando si era introdotto nella stanza del gemello mentre era via e gliela aveva sottratta. Tanto lui ne aveva altre!
    Sidro di Armagh lesse ad alta voce, annuendo come se stesse pensando a qualcosa di culturalmente profondo... ed in effetti, forse, era così. Ti ci devo portare, ad Armagh. Sono sicurissimo che ti piacerebbe! Propose. Era una contea situata nell'Irlanda del Nord ed era, a suo avviso, una cittadina che sarebbe potuta andare tranquillamente in contro ai gusti di Amalea. Avrebbero potuto visitare un sacco di chiese e castelli.
    Comunque, tornò vicino al letto e le si posizionò davanti, sventolandole per un paio di volte la bottiglia sotto il naso, prima di posarla a terra a distanza di sicurezza, onde evitare che potesse essere spinta per sbaglio. Non credo di avertelo mai fatto assaggiare, ma è davvero buonissimo... e particolare. Dopo possiamo anche fare la pizza. Emily l'ho portata dai Mc Callister per giocare un po' con Mary Lou. Sembrano gemelle, quelle due... sono adorabili. E poi, così ce la siamo tolta dai piedi. Ridacchiò, ma era evidente dalla sua voce, quanto affetto provasse per la sorellina, sebbene non condividessero davvero un legame biologico.
    Si chinò lentamente su di lei e le scostò una ciocca di capelli dagli occhi, sistemandogliela dietro l'orecchio. A lei l'onore del primo sorso, signorina le sussurrò, prima di annullare le distanze posando le proprie labbra su quelle di lei. Gli era mancata. Il suo sapore. La morbidezza delle sue labbra. L'incurvatura naturale che prendevano quando si toccavano con le sue. Il sorriso che le nasceva spontaneo. Posò le mani ai due lati dei suoi fianchi, sul letto, per sostenersi e non caderle sopra con tutto il suo peso. Per un attimo, fugaci ricordi di ciò che avevano fatto in quel vicolo, gli balenarono in testa. Se solo si concentrava, sentiva le proprie dita farsi strada dentro di lei. Sentiva il suo calore. I suoi gemiti. La sentiva contrarsi contro di lui. Non ne avevano più parlato, in seguito, complice tutto ciò che era successo... ricordava anche bene di non aver voluto fare altro con lei, non in un sudicio vicolo. Sapeva che doveva essere un momento speciale e doveva essere tutto loro. Ma scacciò quei pensieri per concentrarsi unicamente sul bacio. Che fu casto e dolce, in realtà.
    Brooks O'Connor


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    Chilling e Netflix era il passatempo preferito per i ragazzi della sua generazione. Oltre a feste e festini, viaggi in compagnia, quello che si agognava era starsene comodamente tra le braccia della persona che si desiderava a crogiolarsi in attività piacevoli, rilassanti. Non era la prima volta che finiva col rimanere a dormire a casa degli O'Connor, approfittando di un calore familiare che i suoi non erano in grado di darle, almeno non come loro cinque. Però era la prima volta che ci dormiva da quando avevano portato il loro rapporto a qualcosa di più. I disastri erano stati tanti, sbagli da ambo le parti, sparizioni improvvise e la confusione che aveva finito con l'ingigantire fino allo spasmo, come un'adolescente qualsiasi alle prese con il primo amore. Se si fermava a ricordare doveva ammettere che diverse erano state le volta in cui aveva letto un buon libro mentre lui prediligeva videogiochi o magifonino. Eppure il peso del suo braccio era diverso, così come il tocco delicato con cui l'accarezzava o giocherellava con i suoi capelli. Amalea Davidson si sentiva felice. Forse lo era veramente.
    Carica, dopo aver avvisato uno dei fratelli, aveva iniziato a proporre attività da fare insieme, azzardando persino qualcosa che andava al di là della sua zona di comfort, timorosa che Ryan potesse provare noia a stare con lei. Che poi, quando si erano mai annoiati insieme? Avevano fatto le migliori battaglie di palle di neve e organizzato scherzi da maestro -okay, lei si era limitata a far solo da aiutante e a metterci il cervello, data la sua goffaggine- ed il fatto che spesso finivano col baciarsi o toccarsi non cambiava nulla tra loro. Vero? Perché il calore ed il languore che gli provocava la sua vicinanza c'era ormai da un bel po'. Così come riusciva a percepire, prima che avvenisse, il momento del distacco. Si mise sui gomiti, osservandolo mentre si avvicinava all'armadio e cacciare ogni ben di Dio.
    «Non so se voglio sapere come abbia fatto a recuperarla» il riferimento al gemello brutto e cattivo, mentre si sollevava e incrociava le gambe sul letto su cui fino a quel momento erano stati sdraiati quasi uno sull'altra. «Che?! Sembra una parolaccia» rise, appellando un paio di bicchieri che sapeva essere all'interno di uno dei cassetti della scrivania e direzionandoli sul comodino. «Non fanno tipo i mercatini di Natale?» Non ne sapeva niente, probabile che avesse confuso il nome del paese con un altro. Deglutì vedendolo avvicinare al letto, oscillando la bottiglia ed informandola di come anche la piccolina di casa fosse impegnata, il problema sorse nell'udire quel cognome che le richiamava qualcuno che aveva pensato fosse un suo amico. Lo era ancora? «Pigiama party immagino, quasi quasi le invidio» più per la spensieratezza dell'età che avevano che per altro. I muscoli del viso tornarono in azione sollecitati dal sorriso che venne richiamato dalla dolcezza che Brooks stava mettendo in campo. Un brivido partì dalla piccola porzione di pelle che era stata sfiorata nel tentativo di metterle dietro l'orecchio un ciuffo ribelle di capelli fino a giungere alla punta dei piedi. L'effetto O'Connor era appena stato usato contro di lei. Indietreggiò con la testa, reclinandola per poter andar incontro alle sue labbra, aggrappandosi alla sua maglietta per tirarlo giù con lei. Le lingue impegnate a dar vita ad un nuovo passo a due. Aveva osato, approfondendo un bacio che altresì sarebbe finito in un paio di battiti. Sentiva i suoi muscoli in tensione sotto le sue dita, su quelle braccia tese ai suoi lati per sorreggerlo. Le dita salirono fino al collo, tra i capelli, mentre il braccio più vicino al bordo del letto e alla bottiglia si tese per afferrare quest'ultima. Con la speranza che fosse ancora sigillata -o per lo meno chiusa- avrebbe cercato d'infilarla tra i loro petti, scivolando all'insù fino a incontrare la tastiera del letto, non prima di avergli mordicchiato il labbro inferiore.
    In poche e semplici mosse aprì la bottiglia, chiudendo nel pugno il tappo, il collo nei pressi delle labbra. «Alla salute?» Era ancora così che si brindava o era un modo boomer radicato dalla sua famiglia? Il frizzante del sidro fu la prima cosa che avvertì, seguito da un po' di asprezza e alcol. Decise che le piaceva, ma non l'avrebbe mai detto a Fitz. Allungò la bottiglia verso l'Opale invitandolo a bere il più in fretta possibile. Ne voleva un altro. E non di sorso.
    Si sarebbe avvicinata lei, questa volta, vincendo la paura di essere rifiutata e premendo le labbra sulle sue.
    Amalea Davidson

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    Aveva passato un periodo emotivamente burrascoso, Brooks, ma nonostante questo, era ritornato in assetto ed adesso era felice di stare con Amalea, relegando l'amore per Marlee e Nick -soprattutto Nick- in un angolo della sua mente come un felice ricordo del passato ma nient'altro che quello. Tutti e tre erano migliori amici ma nulla di più e gli andava bene così, soprattutto se il Mc Callister rendeva felice quel burbero del suo gemellino.
    Rise alle parole di Ama, scuotendo la testa ed incassandola nelle spalle.
    Immagino l'abbia sgraffignata al bar. Se non gliel'ha data proprio papà. Non sapeva a cosa fosse più propenso a credere, forse la prima, vista l'indole di Fitz. Magari l'aveva presa per fare un po' di baldoria con Nicholas. Oh, poco male...avrebbe potuto procurarsene semplicemente un'altra.
    Rise ancora, scuotendo la testa. Era normale non lo avesse mai sentito, non era una città rinomata come quella dove si trovavano ora. Certo che li fanno, ti piacerebbe andarci? Le domandò, gli occhi che gli si illuminarono. Quel musone di Fitz non lo voleva mai accompagnare perché "preferiva fare altro", "comportarsi da persona adulta", "imparare qualcosa di utile" e tutte quelle frasi fatte che usava lui. Ma Brooks era un eterno bambino ed ogni inverno, non vedeva l'ora arrivasse il periodo natalizio per andare ad esplorare le bancarelle che serpeggiavano da un castello all'altro, il tutto ricoperto da un delicato manto di neve ed un sacco di lucine alimentate ad energia solare.
    Mary Lou è stata piuttosto male l'anno scorso le comunicò con una sincera stretta al cuore. Voleva bene a May May tanto quanto ne voleva ad Emily e sapere che fosse stata un mese in ospedale, che doveva essere un vero mostro per una bambina, lo faceva stare male. Quindi ho deciso di mandare da loro Emily più spesso perché si distragga. Una specie di Pigiama party quindi, sì replicò, sospirando ed avvicinandosi ancor di più al letto con la bottiglia stretta tra medio ed indice.
    Quasi perse l'equilibrio, quando lei lo tirò verso di lei, quindi piegò le braccia fino a posarsi sui gomiti, cercando ancora di non gravare su di lei con tutto il peso.
    Non si oppose a quel bacio più approfondito e dopo lo stupore iniziale -non avrebbe pensato che quel gesto potesse provenire proprio da lei-, si accomodò meglio alla situazione, intensificando il bacio ed accarezzandole la lingua con la propria, baciandola fino a perdere il fiato. Era così bella ed aveva un sapore così... buono. Le lasciò la bottiglia senza tanto pensarci, era troppo distratto dalle sue dita tra i suoi ricci. Mugugnò a tutte quelle attenzioni, salvo alzare gli occhi quando sentì il piccolo scatto del tappo che si apriva.
    Hai preso i bicchieri solo per fare scena? Le domandò Brooks ridendo e guardandola con adorazione. Sì, alla salute ricambiò, aspettando che bevesse, prima di prenderla lui. Ne bevve un sorso generoso, abituato a quel sapore forte e frizzante e la osservò preoccupato appena, sperando non facesse un brutto effetto su di lei.
    E poi un altro bacio.
    Sapeva di lei. Di alcol. Di cioccolato. E... di casa.
    Non si scansò subito, ma lo fece dopo quasi un minuto e solamente il tempo di posare la bottiglia a terra, lontana da dove avrebbe potuto far danni cadendo. Calò delicatamente il suo peso su di lei fino a farla stendere sul suo letto, lui posizionato sopra di lei, a tenerle larghe le gambe con il proprio bacino. Tutto bene? Le sussurrò a fior di labbra, avvicinandole una mano al fianco sinistro, accarezzandole un lembo di pelle appena sotto la maglietta. Lo sai... iniziò, fremendo della vicinanza tra i loro corpi. Sentiva le sue forme contro il corpo e questo stava iniziando a togliergli la capacità di ragionare con lucidità. Dovresti smetterla di usare questi vestiti. Indicò ciò che aveva addosso, un sorriso sornione ad illuminargli il viso. Non devi nascondere il tuo corpo. Sei perfetta. Lo aggiunse prima di sugellare tutto con un ennesimo bacio, mentre le mani si facevano più audaci ed iniziavano ad esplorarle il corpo, dapprima senza troppe pretese. Le sfiorò il seno da sopra i vestiti, fino a posarsi quasi casualmente sul suo interno coscia, stringendo appena. Mi piaci davvero. Soprattutto quando ti metti un vestito. Anche se in realtà sei bella sempre.
    Brooks O'Connor


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    Si irrigidì nel sapere della piccola di casa Mc Callister. Ignorante delle sue condizioni di salute era andata giù pesante nei suoi pensieri contro il suo compagno di casa. Infantile poteva essere etichettato il suo comportamento visto che con l'altro con cui era arrabbiata stava condividendo un account Netflix, un letto ed una bottiglia sgraffignata al gemello. Infantile poteva essere ritenuta la sua decisione di non inviargli neanche un messaggio per sapere come stesse la sorellina, la sua famiglia e lui. Così come infantile sarebbe stato un approccio con lui l'indomani al molo di Yggdrasill. Ma non se ne curò. Non le interessava minimamente. Preferiva concentrare la sua attenzione sul liquido che si agitava nella bottiglia ad ogni passo di Brooks, alle sue mani a tastare la qualità della stoffa delle sue vesti e alla consistenza delle sue labbra. Decise di relegare in una parte oscura della sua mente il pensiero del migliore amico di lui, godendosi le sensazioni che quel bacio -man mano andava approfondendosi- era in grado di scatenarle. Quante volte la Ama del passato aveva fantasticato di fare quelle cose proprio in quelle quattro mura? Una fantasia adolescenziale che stava divenendo sempre più tangibile, reale, forte come quell'amaro che scese a scaldarle gola, cuore e stomaco. Tossicchiò nel tentativo di rispondere alla sua provocazione. «Ho fatto solo del bene all'ambiente. Pensa quanto abbiamo risparmiato in acqua, composti chimici ed alberi». Cosa centrassero gli alberi in quel dato contesto non lo sapeva neanche lei, alla fine loro erano sempre protagonisti nei racconti degli ambientalisti. E lei, a modo suo, ne sposava comunque la causa.
    Allungò la bottiglia al ragazzo verso cui non staccò minimamente gli occhi di dosso come un predatore faceva con la sua preda. Il suo obiettivo, come dichiarato precedentemente, non sarebbe stato l'alcol, bensì le labbra dell'opalino che voleva sentire, saggiare, ancora una volta. Una vera prova di coraggio dal sapore del "definitivo" perché sapeva che questa volta non si sarebbe tirato indietro.

    O forse sì.

    Sgranò gli occhi nel non sentirlo più con la mente che lavorava frenetica sul come ritirare indietro rabbia, delusioni e lacrime pronte ad essere sganciate come una testata nucleare. Cosa ne sarebbe stato di loro dopo l'ennesimo rifiuto? Cosa avrebbe potuto dargli se non un muro in cemento rinsaldato? Cosa avrebbe potuto...
    Brooklyn tornò. Con il suo peso, con le sue mani, con quel corpo che parlava per lui suonando una canzone che forse avrebbe imparato a realizzare anche lei facendone propria la melodia per comporre qualcosa di nuovo. Insieme.
    Seguì quei comandi con l'istinto più che con la razionalità, come se quell'ammasso di muscoli, ossa e ciccia sapessero cosa fare, come adagiarsi su quelle lenzuola ormai sfatte, accogliendolo tra le sue gambe che non ricordava neanche di aver aperto.
    Tutto bene? «Splendidamente, fantasticamente, deliziosamente perfetto» fu la risposta a toni alti nella sua mente, ma tutto ciò che riuscì a fare fu un accenno di assenso del capo che fece incontrare le loro labbra ma non aiutandole nell'incastrarsi perfettamente. Ma andava bene comunque perché era impegnata a non trasalire troppo per il tocco sul fianco che aveva al contempo provocato una distesa di pelle d'oca. Le gambe strinsero il bacino di lui in un riflesso privo di forza. «Cosa?» La sua voce era più bassa, come quella volta nel vicolo di Denrise ma lì nella paura e nell'eccitazione di essere scoperti non aveva poi fatto tanto caso. Aggrottò la fronte sul suo giudizio in merito al vestito che indossava, confusa, poiché non ricordava minimamente cosa avesse indosso. Le iridi chiare superarono la barriera del mento posandosi sul seno che era schiacciato e tendente verso l'alto stretto in una semplice t-shirt bianca non troppo aderente ma che accarezzava morbidamente le sue curve decisamente generose. Ricordò che aveva scelto un paio di pantaloncini di jeans in un lavaggio blu scuro. La certezza la ebbe grazie al contrasto del ginocchio con le lenzuola. E seppur ci fosse molta più pelle esposta di quella che era solita mostrare quando non indossava la divisa rimaneva comunque la stretta volontà di nascondersi.
    Nascondersi perché quando vedeva il riflesso nello specchio vedeva il rotolino sui suoi fianchi, il seno troppo grande, il sedere paragonabile ad una pista d'atterraggio e le gambe troppo grandi e le spalle strette e... sei perfetta.
    Ed un pensiero si fece largo tra gli altri: «se lui mi vede così perché non posso farlo anche io?» E sorrise in quel bacio che fu a dir poco perfetto, rispondendo al tocco e sobbalzando quando sentì la sua mano sulla coscia.
    «Anche tu mi piaci» ammise qualcosa che persino i muri ormai sapevano. E per quanto anche lui ne fosse consapevole tornare a ricordarlo non poteva far altro che lasciar andar via quelle parole, con timidezza. La stessa timidezza che caratterizzava le sue mani che dal collo scesero lungo la schiena saggiandone la consistenza, i muscoli appena accennati fino alla curva del suo fondoschiena. Cercò nuovamente le sue labbra per coinvolgerle in un bacio pieno ma veloce perché ora voleva mordicchiare il mento, la mascella fino all'orecchio dove i denti avrebbero tirato il lobo trascinandosi con tutto il suo corpo in una frizione con il suo. E nella risalita delle sue mani queste si infilarono sotto la sua maglietta, toccando la sua pelle calda e tesa. Sospirò lasciando andare il lobo per scendere lungo il collo fino a quando le sarebbe stato permesso da lui e dalla posizione.
    Amalea Davidson

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    Gli occhi chiaroscuri di Brooks non si staccavano un secondo dal volto -e dal corpo- della sua amica.. ex amica, direi, visto che si stavano baciando. Ora era qualcosa di più, qualcosa che entrambi avevano combattuto per far venire fuori, anche se entrambi in un maniera completamente diversa.
    Sorrise e delle piccole rughe gli incresparono gli angoli degli occhi, mentre si avvicinava alla ragazzina.
    Avevano passato un anno parecchio complicato ma l'epilogo che stava avendo, avrebbe fatto valere la pena di quelle ed altre cento problematiche, così la pensava lui, ma era certo che anche Amalea fosse della medesima idea.
    Oh giusto. Dimenticavo il tuo essere così dedita all'ambiente sbuffò in una risata, avvicinandosi sempre di più fino a rendere infima e quasi inesistente la distanza tra loro. Aveva a lungo fantasticato su quel momento, facendosi una variegata sezione di film mentali su cosa avrebbe potuto fare, come avrebbe potuto muoversi e su cosa avrebbe potuto dirle, ma era risaputo che la realtà non coincideva praticamente mai con la fantasia, infatti in quel momento tutti i suoi pensieri erano evaporati mentre i suoi occhi, le sue orecchie e la sua bocca erano pieni di lei.
    La conosceva come conosceva se stesso e non gli sfuggì il leggero irrigidimento del suo corpo quando si scostò da lei per posare a terra la bottiglia, lontana da eventuali ribaltamenti. Sapeva di averla ferita spesso in passato e non la biasimò per quella sua reazione, però volle rassicurarla che non se ne sarebbe andato né l'avrebbe rifiutata. Non questa volta. Infatti in un attimo fu di nuovo da lei con l'intenzione di non scostarsi almeno fino alla mattina successiva, quando si sarebbero risvegliati in un groviglio di arti e coperte, pronti ad affrontare il loro secondo anno ad Hidenstone. Quel pensiero per poco non lo fece arrossire, ma era troppo occupato a saggiarne con lo sguardo ogni centimetro di pelle scoperta.
    Sussultò appena quando le gambe della giovane si avvolsero attorno al suo bacino, senza realmente stringere. Era come se si fosse immerso in un lago di serenità dal quale non avrebbe mai più voluto riemergere. E badò bene, in effetti, di non farlo. Anche tu mi piaci. Un solo sussurro fu in grado di infondergli una scarica elettrica che gli attraversò la schiena, percorrendo tutto il corpo. Lo sapeva bene di piacerle, però sentirglielo dire era comunque un toccasana. Eppure era così strano: al contrario suo, non aveva problemi con il proprio corpo, era fermamente convinto che se gli altri vedessero qualcosa di sbagliato in lui, non era minimamente un problema suo. Ma sapere che lei non ci vedeva nulla di male, lo mandava in estasi.
    Lasciò che le sue mani si muovessero intraprendenti, sconfiggendo la timidezza che non perdeva nemmeno quando era in sua compagnia, certe volte, nonostante si conoscessero da anni e per tutto il tempo di Hogwarts, fossero stati come fratelli.
    Amalea le sussurrò, accarezzando con la lingua ogni sillaba del suo nome, pronunciandolo in maniera melodiosa. Le sue mani si posarono ai lati del corpo della ragazza per mantenere stabilità mentre lasciava che lo viziasse con i suoi tocchi ed i suoi baci.
    In seguito, posò entrambe le mani sotto il suo sedere per sollevarla quel tanto che bastava a spostarla affinché occupassero l'intero letto e la testa di lei trovasse la sicura morbidezza del cuscino, così come sotto le loro gambe ci fosse il materasso e non più il pezzo di legno sito in fondo al letto. Ti ricordi cosa ti ho detto in quel vicolo? Le sussurrò di nuovo, all'improvviso, armeggiando abilmente con l'apertura dei suoi jeans.
    Quel giorno dell'anno precedente, non aveva voluto fare l'amore con lei. Ma non era stato per un rifiuto, semplicemente lei meritava di più che un sudicio vicolo. Meritava il mondo e lui il mondo le avrebbe dato.
    Avrebbe atteso che fosse lei a dargli la risposta. Certo, avrebbe atteso prima di parlare ma non prima di muovere le mani, che nel frattempo avevano sganciato quel bottoncino fastidioso che fino ad un attimo prima era premuto contro il suo stomaco. Sfiorò quindi la pelle liscia e fresca del suo basso ventre, sfiorando l'elastico degli slip con dolcezza, attendendo ben poco prima di sollevare anche quello. Non parlò, si limitò ad osare con un paio di dita, avvicinandosi a quella fessura divina che solamente una volta aveva accarezzato e che avrebbe voluto esplorare non solamente con le dita, ma con tutto il resto del corpo... infatti, quel giorno e con più comodità, avrebbe fatto diversamente. Si scostò un'altra volta da lei ma solo per inginocchiarsi tra le sue gambe. Posò le mani sulle sue ginocchia per allargarle le gambe quel tanto che bastava ad avere una visuale completa ed un libero accesso, anche se c'erano ancora quegli indumenti a fare da barriera. Aveva deciso che le avrebbe fatto godere quella sua prima esperienza, non correndo troppo e misurando ogni singolo movimento. Quindi posò la mano tra le sue gambe, toccandola da sopra il tessuto dei jeans, premendo la mano contro la sua parte più sensibile giusto per darle un assaggio di ciò che sarebbe stato di lì a poco.
    Brooks O'Connor


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