Posts written by Edith Arbell Brightstone

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    Narrato - "parlato" - pensato


    Ero impietrita.
    Mi trovavo dinnanzi alla bacheca della Sala Comune dei Dioptase a leggere un avviso per i ragazzi del biennio. Il professor Ensor ci avrebbe costretto a eseguire un test da cui sarebbe stato originata gran parte della nostra valutazione finale. Ma ciò è...magnifico! Finalmente una prova in cui posso mettere in mostra il frutto del mio duro impegno!
    Inutile dire che trascorsi tutta la notte sui libri, convincendo Ana e Paloma - le mie due compagne di stanza - a ripetere con me fino a a che il sonno non ebbe la meglio su tutte e tre. Il giorno dopo mi preparai con assetto da battaglia: un trucco leggero contornava il mio volto, mentre i lunghi capelli ramati vennero raccolti in uno chignon alto per non dar fastidio per quella che sarebbe stata la parte pratica. Come lo sapevo? Con Ensor e la Onfroy c'era sempre una parte pratica.
    Optai per una colazione leggera, dopodiché avanzai verso l'aula del direttore degli opali. Giunta lì, il mio viso si crucciò in una smorfia di dolore. "Buongiorno Tortura, i tuoi artigli sono in splendida forma come sempre." Detto ciò avanzai verso i due docenti, dopodiché feci un piccolo inchino. "Buongiorno professori, mi auguro vivamente che la lezione di oggi vi aiuterà a comprendere meglio le nostre potenzialità." Un sorriso cordiale, dopodiché mi voltai cercando un posto libero. Salutai i miei compagni con la rapido movimento di mano, la quale si posò in seguito sulla spalla di James. "In bocca al drago per la prova di oggi, anche se il mio sesto senso mi dice che non ne avrai bisogno." Rivolsi poi un saluto a Nicholas. "Sei una certezza per la nostra casata, facciamo affidamento su di te." E infine mi sedetti in disparte dal resto della classe. Non volevo essere disturbata, inoltre ero consapevole di essere la migliore del corso e non volevo che qualcuno potesse copiare da me.
    Finiti i convenevoli, Ensor diede un primo compito agli studenti. Rapidamente presi un foglio di pergamena, la mia penna rosa su cui erano riportate le mie iniziali e cominciai a scrivere la risposta al primo quesito.

    "Si definisce adattamento la capacità di una specie di conformare le sue caratteristiche morfologiche, fisiologiche e comportamentali per garantire la propria sopravvivenza. Esempi in natura ce ne sono a non finire, quello più eclatante è l'orso polare: il suo manto a differenza del tipico orso bruno è bianco e più spesso, questo per camuffarsi al meglio con l'ambiente circostante e mantenersi meglio al caldo. Le zampe anche sono più grandi, questo per attraversare meglio il paesaggio innevato. Le orecchie sono più piccole per ridurre la perdita di calore."



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    I libertini ravveduti sono soldati che han perso la voglia di combattere
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    Casata: I anno

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    Narrato - "parlato" - pensato


    Dopo che presi il mio posto a sedere una ragazza si avvicinò e con gentilezza mi chiese se il posto accanto al mio fosse libero. Io la osservai per un lungo istante. La sua divisa vantava i colori degli ametrin e il temperamento solare ben si sposava con quella casata. Sembrava una ragazza molto carina e condividere il blocco di banchi con una ragazza sulla carta interessante non mi dispiaceva affatto. "Accomodati pure, credo che non ci siamo mai presentate ufficialmente. Io sono Edith e sappi che ti stimo molto, finora nelle lezioni te la sei cavata più che egregiamente." Un sorriso smagliante circondò il mio volto, purtroppo però l'attenzione venne poi catturata dal docente.
    Aveva assegnato dei punti casata e io ero tra le ragazze che aveva premiato. Tra questi c'era pure la Farley, ma la cosa non mi infastidì minimamente, dopotutto qualcuno doveva pur vincere la categoria beneficenza.
    La musica cambiò e con essa anche le domande del docente. Rimasero sì personali, ma vennero condite con una punta di teoria per quel che riguardava la sua materia. Ogni studente avrebbe dovuto pescare una runa e parlare di essa. Il mio viso si voltò verso quello della mia compagna e cercai di elargire un sorriso incoraggiante.
    "Ti auguro buona fortuna, anche se già so che sarai bravissima." In fin dei conti ero sempre stata dalla parte delle donne ed ero fermamente convinta della forza del girl power.
    Le parole di Louise non furono sotto la mia aspettativa e dopo di lei molti altri compagni fecero uno splendido lavoro, poi toccò a me. Chiusi gli occhi e con la mano mescolai più e più volte le rune all'interno del sacchetto fatto di quel velluto così morbido. Poi mi decisi ad afferrare una runa e nel tirarla fuori rimasi piacevolmente sorpresa. La alzai per mostrarla al docente e ai compagni di banco più vicino a me.
    "Ho pescato Kenaz proprio come Leah" A dir il vero l'aveva pescata anche Amelia, ma c'era davvero qualcuno che la ascoltava mentre parlava? "Quindi spero di non sfigurare, dopotutto trovo estremamente gratificante che due amiche siano state le uniche a tirar fuori quella runa. Allora, veniamo a noi. A Kenaz vengono attribuiti i significati di illuminazione e creatività, ma il suo significato letterale è la fiaccola. Mi appiglio a questo ultimo significato per dirle perché credo di aver pescato questa runa. Purtroppo per quanto io possa sembrare una ragazza sicura di me stessa a volte mi sento bendata e sola mentre brancolo nel buio delle mie incertezze. Viviamo in una società che ci impone quali sono i modelli da seguire come se fossero dogmi indiscutibili e chi tenta di andar contro il sistema viene additato come strano o diverso. Credo di aver pescato Kenaz perché in quanto torcia brucia la benda che mi ha reso cieca. Intendendo in tal caso l'illuminazione come sinonimo di ragione o di presa di coscienza, in seguito a determinate esperienze, ora ho piena consapevolezza di me, del mio corpo e di chi voglio essere un domani.
    Per quanto sia convinta di ciò che dico, le mie parole non bastano per descrivere Kenaz. Kenaz è anche creatività, credo sia la runa che appartenga a chi ha il coraggio di pensare fuori dagli schemi. È la runa di chi ama sognare, fantasticare e di chi vede la vita a colori. È la runa di chi non abbandona la razionalità, ma di chi cresce senza lasciar morire il fanciullo che è in noi."




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    Interagisco con Louise De Maris e Leah Branwen
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    Narrato - "parlato" - pensato


    Antiche Rune non mi aveva mai convinta fino in fondo. Sulla carta si presentava come una materia antica, fortemente legata al passato, intrisa di rigore e leggi ferree che poco si affacciavano con la fluidità che caratterizzava il presente. Però c'è Olwen come docente ed è un pasticcino d'uomo. Lancelot era tra i miei insegnanti preferiti, quindi non mi stavo avviando verso la sua aula con un sorriso stampato sul volto anche se ciò voleva dire studiare la sua materia di prima mattina.
    Prima di entrare in aula, cercai nella borsa uno specchietto per assicurarmi di essere presentabile: il trucco leggerissimo non appesantiva il viso, quella punta di matita rendeva lo sguardo più profondo e il fondotinta curava ogni impurità. La divisa non mostrava sbavature, così richiusi lo specchietto, lo rimisi nella borsa ed entrai in aula. A passo lento ma sicuro mi avvicinai alla cattedra. "Buongiorno professor Olwen." Dalla tracolla tirai fuori un pesante tomo intitolato "I miti del nord" di Dimitry Romanoff. "Ho preso questo libro dalla biblioteca." Rovesciai il tomo e lo aprii nell'ultima pagina. "In base alla bibliografia sa dirmi se è una lettura valida per la sua materia? La letteratura mi ha sempre affascinata e se può essere utile potrei prende deux pigeon avec une fève."
    Ricevuta una risposta da parte del docente sarei tornata indietro e avrei dedicato un dolce sorriso a tutti i miei compagni. Harry e Giada erano simpaticissimi, James e Ben erano tra gli ametrin più carini che conoscevo, poi c'era Amelia. Capisco, la spazzatura devono pur parcheggiarla da qualche parte.
    Le decorazioni quel dì erano alquanto pittoresche. Si percepiva l'avvicinarsi di Halloween, tuttavia non riuscii a trattenere un sorriso quando il professore ci lasciò decorare l'aula come preferivamo.
    Io scelsi per una decorazione forse un po' banale, ma che ricordava la mia Francia. Lì la zucca è uno degli ortaggi più utilizzati in cucina in quel periodo dell'anno, così optai per intagliarle, ma in maniera particolare. I due fori degli occhi erano composti dalla runa ingwaz e la bocca da una trama di numerose dagaz una dietro l'altra.
    Alla domanda del docente alzai la mano dopo aver terminato la prima zucca. "In Francia la Fête de la Toussaint è suggestiva ed elegante allo stesso tempo. Non solo i cimiteri, ma anche le strade e i balconi sono adornate con profumatissimi crisantemi. Di solito familiari e amici si riuniscono in un'unica casa e durante una speciale cena, solitamente composta da latte, grano nero, pancetta, crepes, gallettes e sidro, si ascoltano canzoni e racconti sul tema della morte. So che può sembrare un po' tetro, ma ci aiuta a non vedere la morte come un avvenimento prettamente negativo, ma come qualcosa che prima o poi avviene per tutti."



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    Narrato - "parlato" - pensato


    Avevo sempre avuto difficoltà nel legare col prossimo. Ognuno tendeva a mostrare la parte migliore di se stesso, quindi era del tutto naturale che nessuno mostrò particolare fastidio nella richiesta del costume. Io provai a far notare il mio disagio riguardo quella situazione e come mia somma sorpresa trovai l'approvazione di Leah che mi permise di star vicino a lei e da Amalea che mostrò uno sguardo comprensivo, ma non avevo idea se lo facesse perché voleva starmi vicina o perché stavo combattendo anche una sua battaglia. Mantenni il suo sguardo, salvo poi portare la destra all'altezza della mia bocca quando sentii la risposta del professore. Non riuscii a comprendere se vi fosse del sarcasmo o meno, ciò nonostante annuivo.
    "Lieta che l'idea vi piaccia. Anzi, ti piace, non sono molto abituata a dar del tu a chi è più grande di me, ma ci proverò. Ti farò recapitare da un Gufo quanto richiesto e sarei lieta della tua collaborazione, magari realizzando tale artefatto potremo sfruttarlo in occasione come quella in cui ci troviamo"
    Mostrai un sorriso compiaciuto, poiché se il docente fosse stato di parola mi sarei sicuramente ricreduta della superficialità di cui l'avevo accusato.
    Una ragazza mi rivolse la parola e ciò mi fece piacere, ma il sorriso che avevo sul volto appassì come un profumato fiore in inverno. Reputava l'artefatto che avevo proposto prima privo di senso, inoltre mi ricordò che eravamo nel ventunesimo secolo, non nell'ottocento. Non riuscii a trattenere una risata, dopodiché alzai un sopracciglio e scossi la testa. Stavo per risponderle, ma Leah fu talmente deliziosa da difendermi. "Leah, sei molto dolce a difendermi, ma non ce n'è bisogno. So badare a me stessa, specialmente se ad attaccarmi è una ragazza con così poca apertura mentale. Ma non è colpa sua, si tratta di ignoranza, va compresa, poverina" Avanzai di un passo verso la ragazza che aveva osato denigrare la mia idea. "Non mi aspetto che chi è così presuntuoso da minimizzare i problemi di una persona abbia la sensibilità o quantomeno l'intelletto per comprendere cosa possa essere utile e cosa no. Poi, qualcuno ha chiesto forse la tua opinione? Non credo proprio, anche perché se cercassi l'opinione di chi indossa un costume come quello che porti l'avrei cercata nei libri di storia" Avvicinai l'indice sotto al mento, facendo chiaramente finta di pensare. "Facciamo inizio 900? Se non erro quello è il periodo d'oro del decadentismo."
    Per quanto fossi convinta che una competizione tra ragazze non giovava praticamente a nessuno, non avrei permesso a una persona priva di stile e saccente di giudicare l'idea che lo stesso docente trovò geniale.
    L'arrivo di Amalthea fu una boccata d'aria. Non sapevo quale fosse la condizione della donna denrisiano, ma vedendola rivolgersi con in quel modo al cugino mi faceva pensare a una certa indipendenza. Tutto ciò è fantastico, anche perché ero convinta che vivessero nel patriarcato più totale.
    Man mano che la discussione procedette la mia stima verso la druida sprofondò all'inverosimile, facendo sembrare Morrigan non poi così male. Il suo modo di parlare era grezzo, da incivili. Forse ciò che manca su quest isola è un corso di galateo e buone maniere.
    A distrarmi fu una domande del professore, ma non alzai la mano per prima, dando modo ai miei compagni di rispondere per primi. Quando ebbi un attimo di silenzio alzai la mano. "Io terrei conto delle caratteristiche di chi immaginiamo dovrebbe cadere in trappola. Sono convinta che una trappola per un animale sia molto diversa da una trappola per un denrisiano, specialmente se consideriamo la possibilità di usare esche"
    Quando arrivò il momento di cercare i materiali Edith optò per la semplicità: cercava conchiglie, alghe e qualche pesce di piccola taglia.

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    Interagisco con Leah e Amalia.
    Ho cercato conchiglie, alghe e pesci di piccola taglia.


    Edited by Edith Arbell Brightstone - 19/9/2021, 21:49
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    Narrato - "parlato" - pensato


    Non sapevo cosa aspettarmi dal viaggio sulla Dragone degli Abissi. Prima di iscrivermi a Hidenstone non sapevo neanche cosa fosse una drakkar e nonostante tutto ciò che si dicesse sul popolo di Denrise era curiosa di scoprire se le dicerie fossero vere o meno. Gli inglesi tendevano spesso a ingigantire tutto: a detta loro, noi francesi, dovremo essere tutti snob, patriottici e amanti de les escargots e quindi chissà quante calunnie erano state rivolte a un popolo abituato a sforzi manuali e a uno stile di vita più semplice. Magari sono come il popolo americano ai tempi della schiavitù dovuta al colonialismo. A conti fatti anche loro per gli europei vivevano in una gigantesca isola e la popolazione aveva le stesse caratteristiche che avevo riscontrato nei denrisiani. Purtroppo è diventato impossibile giungere in un luogo prima ancora del pregiudizio. Scesi dalla e rimasi colpita dall'aspetto climatico. Per quanto possibile faceva caldo, ma non era secco. Adoravo la brezza marina inesistente a Parigi e con passo lento seguii il flusso di gente. Mi osservavo intorno sentendomi un po' una giovane esploratrice in un qualsiasi luogo esotico. Le costruzioni erano pittoresco, così come gli energumeni alle bancarelle e le merci messe in vendita. Ciò che mi incuriosì di più fu la bancarella di una donna. Era sola, proprio come la tizia che vendeva le lenti, e chissà se anche qui le donne dovevano faticare per combattere la concorrenza maschile. A Londra per gestire un'attività fiorente avrebbero dovuto farsi il culo, a Denrise le cose andavano anche in questo modo? Mi avvicinai e gli occhi notarono gli astucci messi in vendita. A Diagon Alley non ne avevo mai visti in questa fattura, così mi avvicinai a un astuccio realizzato con la pelle di Ashwinder, analizzandolo in ogni sua parte.
    "Buongiorno signorina, vorrei prendere questo. É possibile avere un pacchetto?"

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    Vorrei provare a acquistare un astuccio
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    L'inizio delle lezioni è un momento che aspettavo con ansia. Finalmente avrei potuto mettere in mostra le conoscenze apprese durante l'estate. Sfruttare tutto il mio tempo libero nello studio è stato un sacrificio non da poco, ma son certa che da qui in avanti ne avrei raccolto i frutti.
    Stavo attraversando il corridoio dell'ala ovest quando mi raggiunse un colibrì posseduto da un padrone evidentemente troppo generoso data la sua stacca. "Mi hai scambiata per Biancaneve?" domandai chinando lo sguardo e concentrandomi su cosa portava con sé. Una lettera. Mi fermai. La lessi. Mi guardai intorno. Era uno scherzo? Risi. Perché c'era il bisogno di mostrarsi col costuma da bagno? Perché avrebbe dovuto indossarlo dinnanzi a ragazzi fin troppo abituati a vedere il corpo femminile come un oggetto? E se ci fossero stati dei fischi? Hidenstone che politica aveva contro il catcalling? Tutto ciò non era spiegato da nessuna parte e ciò non andava affatto bene.
    Decisi di mia spontanea volontà di non indossare nessun costume per quella lezione e con questa decisione mi avviai verso le coste. Passo dopo passo la testa non la smetteva di rimuginare. Come avrebbe affrontato la lezione una persona che non si sentiva a sua agio col proprio corpo? Purtroppo queste tematiche scatenavano il mio animo libertino e come una valchiria accelerai il passo giungendo così verso le coste.
    "Morgana immacolata!" Sbiancai alla vista dell'orso che subito dopo si rivelò essere il professore. Avevo il cuore a mille e per un istante ho creduto di aver bisogno di sedermi. "Professore, buongiorno." Morrigan era un uomo molto attraente per l'età che doveva avere, forse uno dei signori di aspetto più gradevole che aveva visto negli ultimi tempi.
    La ragazza si avvicinò a Leah. "Ti disturbo se resto vicina a te? Non credo che mi sentirò molto a mio agio in questa lezione e mi piacerebbe restare vicino a una ragazza. Girl Power?" Chinai il capo, incerta su quando aprire bocca. Feci per alzare la mano, ma il docente fu più rapido e si presentò alla classe, ponendo poi delle domande.
    "Io sono Edith Arbell Brightstone. Dioptase. Primo anno. Credo che la Magitecnica sia un punto di incontro tra la tecnologia e la magia e in quanto tale serve per arrivare fin dove la tecnologia e la magia da sole non potrebbero arrivare, credo che il magifonino possa essere un buon esempio di ciò che sto cercando di dire." Poi c'era la seconda domanda, ma non riuscivo più a tener dentro ciò che volevo dire da prima, così mi feci forza e cercai lo sguardo del docente. "Se potessi scegliere un qualunque artefatto opterei per qualcosa che possa sostituire il costume da bagno ai ragazzi e alle ragazze che per un motivo o un altro si recano in spiaggia. Potrebbero esserci persone che non si sentono a proprio agio col proprio corpo, altre che invece preferirebbero non mettersi in mostra di fronte a delle persone con cui ha ancora poca confidenza." Il mio sguardo si spostò verso i miei compagni di corso. "Non vogliatemene, ma ho preferito non portare un costume da bagno per questa lezione. Mi provoca disagio." E se per questo sarei stata punita, avrei accettato con orgoglio la mia punizione.



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    Narrato - "parlato" - pensato

    In sella a Tommy boy, la cavalcata tanto attesa poté avere inizio. Man a mano che il maneggio di Nolan si faceva sempre più lontano la conversazione andò avanti. Si aspettava di conversare del più e del meno, ma Nicholas tirò fuori un'esperienza tanto intima quanto delicata da far sentire Edith a disagio. Come ci si comportava in momento del genere? Cosa bisognava dire? Condoglianze? I suoi occhi cercarono quelli di Nicholas, ma non lo guardò con pena o dispiacere, bensì mantenne un'espressione serena e annuì quando giunse una domanda dedicata a lei.
    "Nick, mi spiace molto per ciò che è accaduto a tuo padre, non oso immaginare l'inferno che tu abbia passato, ma sono certa che nonostante il dolore e il dispiacere i cavalli non ti abbiano mai abbandonato. L'affetto che possono garantire gli animali è incondizionato." Effettivamente da come parlava sembrava che lei stesse avesse esperienza con loro. "In Francia abbiamo animali in casa e fuori casa. L'amore della mia vita è Gigi, una gatta. E' una burmese dagli occhi di ghiaccio e il pelo grigio scuro. Nel nostro giardino ci sono tantissimi pavoni e le loro piume sono spettacolari, mentre non mi basterebbe il pomeriggio per elencare tutti gli animali che vivono nel nostro terreno di caccia. Dimenticavo, mio padre è un assassino, ma prima o poi riuscirò a fargli cambiare idea."
    All'aperto doveva ammettere che si stava bene. Faceva caldo, certo, tuttavia il vento che le carezzava il viso aiutava a rendere più piacevole la passeggiata. Nicholas disse di essere Irlandese. La ragazza lo scrutò attentamente. Non aveva i capelli rossi, tantomeno indossava del verde. C'era un trucco? Forse doveva smettere di pensar a ciò, poiché in volto aveva un'espressione stupida e sorpresa. "Oh, irlandese! Quindi sostituiamo il malintenzionato con il bevitore seriale di birra?" Non riuscendo a mantenere la serietà scoppiò a ridere. "Scherzo naturalmente, anche perché se dovessimo dar retta a ciò che si dice, noi francesi dovremo essere leggermente insopportabili."
    Il luogo in cui si stavano dirigendo non era una delle tappe indicate da Nolan e ciò la incuriosì. "Quindi si tratta di un luogo che hai scoperto tu? Incredibile!" Esclamò mentre cercava di immaginare il paesaggio da quel poco che aveva sentito da lui.
    "Ok, ti seguirò e non farò altre domande sul luogo, così sarà più una sorpresa per quando arriveremo. Magari se ti va una volta giunti lì potremo scattarci una foto, cosa ne pensi?"

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    In un primo momento udire che il suo pensiero fosse simile a quello del padre di Nicholas non fu molto lusinghiero. Stava forse dicendo che ragionava come un uomo probabilmente sulla quarantina? Crucciò un attimo lo sguardo, ma poi rilassò i lineamenti e annuì, concentrandosi sul contenuto di quelle parole. Forse le stava solo dicendo che aveva detto una cosa intelligente come a volte fanno gli adulti e una possibile prova a sostegno della suddetta tesi erano le belle parole che diceva il padre del ragazzo. "Credo sia una riflessione molto saggia." Annuì decisa mentre osservò Nick dar uno zuccherino anche al cavallo che aveva scelto lei. "Sembra che tu ci sappia fare con gli animali" Nonostante stesse interagendo col ragazzo già da una manciata di minuti, la giovane Brightstone ancora faticava ad abbattere il muro della formalità. Non era cosciente della cosa e non la faceva neanche sentire troppo bene e sotto questo punto di vista allontanarsi per cambiarsi fu un ottimo modo per prendere una boccata d'aria.
    Quando tornò nella stalla dovette però ammettere a se stessa che fu felice di vederlo ancora lì. Non solo l'aveva aspettata, ma aveva anche posizionato la sella per lei. "Ti ringrazio per essere stato così gentile." L'incisivo sinistro dopo qualche secondo affondò contro il carnoso labbro inferiore, cosa che accadeva ogni qualvolta la ragazza doveva ammettere un errore commesso. "E vorrei chiederti scusa se quando ti ho visto ho pensato che potessi essere un malintenzionato, ma i miei genitori mi hanno sempre ripetuto di non fidarmi degli inglesi." E nel dirlo uscì quella forte cadenza francese che di tanto in tanto si sforzava a celare e nascondere.
    "Quindi se accetterai le mie scuse, mi farebbe molto piacere star in compagnia tua e di Thunder, senza contare che mi hai incuriosita con la parola incantevole." Spostò lo sguardo in direzione di Tommy boy. "E a te va di andar con loro?" Il cavallo non risposte ma fece un passo in direzione della ragazza.
    Se non ci fossero stati problemi, avrebbe accompagno il cavallo al passo fino all'esterno della stalla, tendando poi di salire in sella. "Mi concedi un indizio sul luogo dove mi stai portando?" Quando l'ignoto si presentava, ecco fuoriuscire il suo lato più curioso e intraprendente. "Secondo me potrebbe trattarsi di una delle tappe indicate da Nolan! Non le ho viste tutte, ma le poche che ho avuto modo di vedere erano caratterizzate da un senso di pace estremo."





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    Mancava meno di un mese al suo debutto presso Hidenstone e l'agitazione era alle stelle. La sua famiglia si aspettava da lei un ingresso trionfale, un percorso accademico ricco di successi e continue lodi su quanto la loro primogenita fosse ben educata e brillante. Spero solo di non sentirmi male. La pressione che Edith provava addosso era notevole, tuttavia era anche vero che sarebbe stato inutile fasciarsi la testa prima del tempo.
    Quella mattina era in giro per Diagon Alley per gli acquisti di inizio anno e, come accadeva anche nella via principale della Capitale francese, Edith non vedeva l'ora di mettere piede all'interno del Ghirigoro.
    Nella Parigi magica la proprietaria era un bijou e il negozio vantava un ordine impareggiabile. Chissà se anche il Ghirigoro mi lascerà di stucco? Le aspettative erano molte, ma non appena entrò si sentì come paralizzata. Nonostante si trattasse di una libreria l'ambiente era familiare e caloroso, percepiva il tipico odore dei libri e non poté far a meno di riflettere sul luogo in cui si trovava. "Chissà quanti libri ci sono." Il cervello in qualche modo si era collegato con la bocca e purtroppo diede voce a quel pensiero.
    Non molto distante da lei c'era una donna. Si muoveva con estrema sicurezza e quella spontaneità che a lei mancava. Sembrava una donna forte, ma solitamente la rossa non si sentiva a proprio agio con le persone che prendevano la vita nella maniera in cui anche lei avrebbe voluto, ma a causa delle convenzioni sociali non riusciva. "Buongiorno, lei lavora qui?" Chiese con gentilezza la giovane, mentre allungò dalla tasca un foglio di pergamena che fece per avvicinare alla donna. "Sto cercando questi manuali per frequentare il primo anno di Hidenstone, può aiutarmi gentilmente?" Da com'era spaesata si vedeva lontano un miglio che non fosse del posto e anche la voce era caratterizzata da una forte cadenza francese. "Io mi chiamo Edith e ci tenevo a farle i complimenti per questo luogo. E' davvero... magico."




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    Le reazione di Nicholas alle prima parole di edith andarono ben oltre l'immaginazione della ragazza e nel vederlo scomporsi in quel modo dovette appellarsi a tutto il suo autocontrollo per non ridere. Ci provò, eppure uno sguardo attento avrebbe potuto facilmente intravedere quei segnali impercettibili sul volto di una persona che simboleggiava un sorriso trattenuto, una risata genuina, una manifestazione spontanea in una società che di spontaneo aveva ben poco.
    Purtroppo Edith stava esagerando e la colpa andava equamente suddivisa tra gli apprensivi genitore e le poche esperienze che aveva vissuto. La giovane Brightstone, infatti, era convinta di essere già uscita dalla sua zona di confort. Recarsi presso quel maneggio con l'amica doveva essere un'avventura, poiché ben lontana dalle imponenti magioni delle famiglie più rispettabili di Parigi.
    Allungò la mano verso il ragazzo per la stretta e sorrise più genuinamente quando udì il suo nome. "Nicholas come...Nicholas Nickleby, il romanzo di Dickens!" Chiuse per un istante gli occhi. Edith, autocontrollo.
    Seguì il ragazzo nelle stalle e rimase a bocca aperta alla vista di quelle meravigliose creature a quattro zampe. Osservò come Nick si comportava con Thunder e si avvicinò con curiosità. "Sembra che ci sia sintonia, ma immagino sia normale, in fin dei conti sei abituato a guidarlo e nel montare un cavallo, noi prendiamo in prestito la sua libertà. Ci hai mai pensato?" Effettivamente quando ciò accadeva era il fantino a scegliere la strada da intraprendere, tuttavia senza fiducia sarebbe stato un po' come avere un'automobile da urlo, ma con le ruote sgonfie.
    L'attenzione poi si spostò verso i due cavalli che le vennero indicati. Dasha aveva un colorito molto particolare, ma i suoi occhi sembravano concentrati più sull'acqua che riempiva il contenitore sotto di lei. Forse stava patendo il caldo o più probabilmente si trattava solo di sete. Neanche l'attenzione di Tommy boy si focalizzava sui due giovani, ma a differenza di Dasha percorreva di tanto in tanto il perimetro della zona dedicata a lui. Doveva aver voglia di muoversi.
    "La mia scelta ricadrà su Tommy boy. Sembra che non veda l'ora di uscire da qui." Si avvicinò a lui, ma evitò di toccarlo. Si lasciò annusare affinché il cavallo potesse prendere confidenza col suo odore. "Riguardo alle cavalcate apprezzo tanto il trotto quanto il galoppo, diciamo che la mia preferenza varia in base alle circostanze." Affermò mentre segnò il nome di Tommy boy sul registro che gli aveva indicato il proprietario. "Ma ciò che è certo è che sicuramente non cavalcherò così. Noleggerò anche l'equipaggiamento. Anzi, se vuoi scusarmi un attimo." Tornò così da Nolan, ma trascorse solo un quarto d'ora prima che tornò in stalla. Aveva i tipici pantaloni bianchi, una maglia azzurra, stivali ai piedi e le vari protezioni sistemate lungo il corpo. "Ho fatto prima che potevo, sei ancora qui?"



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    Lo sguardo freddo vagava alla ricerca di volti noti, eppure era circondata da e stranei. Edith aveva sempre avuto difficoltà a stringere nuove amicizie a causa del muro indistruttibile che metteva tra se stessa e il prossimo a causa delle convenzioni sociali inculcatele dai genitori. Mi sembra quasi di sentirli: "mia dolce bambina e se vedi un malintenzionato? Sai che a Diagon Alley possono mozzarti il polso per rubarti un bracciale e rivenderlo al mercato nero. E se vedi uno sconosciuto che ti rapisce e ci chiede un riscatto che puntualmente pagheremo, ma ti ammazza lo stesso?" A volte i suoi erano davvero esagerati, fortunatamente però esistevano le persone come il signor Nolan che riuscivano a farle rivalutare il genere umano.
    Mentre la ragazza attendeva una risposta da parte sua, un ragazzo entrò nel maneggio. Non era mai stata brava a decretare l'età di una persona, ma non doveva discostarsi molto da lei. Dal suo modo di fare doveva essere un ragazzo alla mano - i peggiori secondo le parole dei genitori - che dopo aver detto qualcosa a Nolan si rivolse a lei.
    Edith batté due volte le palpebre e lo osservò con un'espressione plastica per una manciata di secondi.
    Devo nascondere i polsi? La domanda che le fu rivolta era semplice, tuttavia continuò a non rispondere ma il suo sguardo sosteneva quello del ragazzo. "No, sono qui per..." Le parole morirono dalla bocca, dopodiché ruotò gli occhi al cielo e posò entrambe le mani sui fianchi. "sì, ok, sono qui per cavalcare, ma non tagliarmi i polsi." Nonostante ciò che stesse dicendo non rientrava nella fantomatica normalità, il suo tono di voce era estremamente serio e pacato seppur non mostrava nessuna forma di paura. "Devo però scegliere il cavallo giusto. Nolan, posso comunicarti in un secondo momento il cavallo che scelgo?" L'uomo annuì, chiedendo solo di segnare sul registro della stalla il nome del cavallo che avrebbe scelto.
    "Ti va di aiutarmi a scegliere il cavallo più adatto? Se ancora non mi hai fatto del male non devi essere un malintenzionato. Ho sempre avuto difficoltà a scegliere." Ammise, distogliendo per la prima volta lo sguardo dal giovane. "Credo che qui non ho cavalcato lo stesso cavallo per più di una volta. Non vorrei che si affezionassero per poi non vedermi più." Sospirò. "Comunque sono Edith."


    Edith A. Brightstone

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    I libertini ravveduti sono soldati che han perso la voglia di combattere
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    Casata: I anno

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  12. .

    Narrato - "parlato" - pensato


    Agosto non era il suo mese preferito, dopotutto come poteva esserlo? Il caldo secco dell'estate diventava a tratti insopportabile, era impossibile evitare di sudare persino all'ombra e ogni qualvolta si tentava di proporre un'attività interessante ecco pronta l'accidia che armata della scusa del caldo impediva a chiunque di far tutto.
    Noelle, la sua amica di infanzia, quel lunedì pomeriggio avrebbe dovuto vedersi con lei a Diagon Alley tuttavia mezz'ora prima dell'incontro decise bene di darle buca. 'Perfetto, me lo ricorderò la prossima volta che mi scriverà per commentare le prodezze dell'ennesimo caso umano.' A ogni modo una lady come Edith non era il tipo che si lasciava abbattere dagli imprevisti. Aveva detto alla sua famiglia che quel pomeriggio sarebbe andata a cavallo e così avrebbe fatto.
    Naturalmente sarebbe rimasto complicato andar in giro a cavallo per il centro cittadino, fortunatamente però esisteva un luogo chiamato Trotti e Zoccoli che fungeva da maneggio. Al suo interno aveva una vastissima prateria verde su cui era possibile andar a cavallo dopo averlo noleggiato.
    'Meglio che scriva a Noelle, non vorrei che se la prendesse per il visualizzato.' La giovane mosse rapidamente le dita sul magifonino e digitò il seguente messaggio: Spero che riusciremo a recuperare il tempo perso. A breve partirò per Hidenstone e mi mancherai tanto. Un sorriso si dipinse tra le labbra rosee ed entrò nella struttura che aveva adocchiato. La prima cosa che la colpì fu un grande specchio. Lì potette osservare la sua immagine. I capelli ramati erano raccolti in un'elegante treccia che poggiava sulla schiena spoglia, poiché il suo outfit si concentrava in un vestitino che lasciava le spalle scoperte.
    "Buon pomeriggio gentil signore, prima di poter noleggiare l'equipaggiamento potrei dar un'occhiata ai cavalli?" La voce non mostrava nessuna impurità dovuta a inflessioni dialettali o cadenze particolari. Il tono era cortese, forse un po' distaccato nonostante Nolan (il proprietario) nel tempo si fosse dimostrato un uomo molto gentile e premuroso.
    Mentre attendeva una risposta dall'uomo, Edith fece per guardarsi attorno, nella speranza di incrociare lo sguardo con un volto noto.




    Edith A. Brightstone

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    Edited by Edith Arbell Brightstone - 10/8/2021, 14:15
  13. .
    Adoro i biscotti **
  14. .
    Ti scrivo per mp!
  15. .
    Numero di partecipanti: Preferirei uno per cominciare, in modo tale da poter ricominciare a ruolare
    Sezione in cui aprire: Londra o Diagon Alley
    Info aggiuntive: Edith dovrebbe cominciare la sua avventura a Hidenstone a settembre, quindi direi che sono ottime role di conoscenza a meno che non abbiate idee migliori ^^
22 replies since 3/5/2021
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