Votes taken by Evan Jack Peters

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    Evan Jack Peters
    Acromantula | 27 anni
    Odiava immensamente quelle sedute. odiava il fatto che dovesse andare allo strizza cervelli, per di più una femmina ed a peggiorare tutta la situazione erano i suoi capelli rossi. Chi diavolo aveva i capelli rossi in quel mondo? Anche rosso malpelo insegnava qualcosa e seppur faceva finta di essere un ignorante della peggior specie, Evan era un grandissimo lettore ed era intelligente, uno stratega nato, uno che sapeva il fatto suo e per saperlo, studiava, e lo faceva anche in maniera intensa, sincera. Continuò a guardare il suo telefonino, fino a quando non decise di posarlo con forza sulla scrivania. La guardò ancora e poi le fece un'espressione come per dire: allora? Che stiamo facendo? Perdiamo tempo? Perchè era lui che doveva cominciare a parlare? Non era lei la dottoressa che doveva fare domande? Odiava il suo atteggiamento ed aveva una voglia di stringere le mani intonro a quel collo con quella pelle ben curata, rosea e profumata che lei non aveva neanche idea. Aveva un pazzo omicida davanti e non se ne rendeva neanche conto. Inclinò il capo per un momento verso destra e poi verso sinistra. Stava studiando il suo medico in maniera anlitica, quasi clinica. Si, era il momento di cominciarsi a preoccupare per la rossa. Tu credi che se io adesso ti spezzassi il collo,mancheresti a qualcuno?Chiese sapendo che Aaron era il suo parabatai, ma ovviamente non potendo conoscere il loro segreto, come avevano svolto il loro rito, come era stato particolare, come era unico il loro rapporto. Rimase in attesa di quella risposta, con il piede che traballava e le dita che picchiettavano sul bracciolo della poltrona. Se Annie non avesse risposto subito, il suo impulso lo avrebbe sicuramente dominato. Ma c'era ancora tempo. Evan conosceva i suoi limiti e le sue vittime dovevano essere cotte a puntino, dovevano avere paura e soprattutto dovevano dargli quello che voleva. Se no sarebbe rimasto insoddisfatto anche della loro stessa morte.

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    Evan Jack Peters
    Acromantula | 27 anni
    In genere era uno che vagava. Quando non lavorava andava semplicemente in giro per il mondo a fare guai, a spaventare le persone, e spesso e volentieri ad ucciderle. Era una passione che lo contraddistingueva da un sacco di persone e soprattutto era qualcosa che lo rendeva vivo. Non sapeva neanche lui bene il perchè rimaneva per così tanto tempo a Londra, in genere era una città noiosa, dove le persone non facevano altro che lavorare e stare attenti. Erano tutti troppo controllati, erano tutti quanti troppo impegnati ad ubriacarsi e non fare assolutamente niente. Amava di più l'america sotto quel punto di vista, almeno li c'erano i migliori assassini del mondo e non potevi certo lasciare la porta di casa aperta, anche se cavolo se lo facevano! Comunque, voleva davvero che una volta l'anno ci fosse la notte del giudizio, giusto così, per non avere troppe grane a cui pensare a riuscire seriamente a compiere un omicidio urlando al mondo che lui fosse l'artefice. Comunque quella giornata era di riposo e lui aveva tutta l'intenzione di andare in giro per scorpire posti nuovi e di conseguenza si imbattè in questo negozietto dove non era mai andato. Entrò, si guardò intorno e sentì qualcuno parlare, quindi si avvicinò al bancone. Quel posto era pieno di robe oscure, artefatti, cose maledette e soprattutto non capiva perchè ci fosse un ragazzino dietro al bancone a parlare con un animale. Alzò un sopracciglio. Eppure, un posto del genere, dovrebbe essere governato da una persona che fa paura e non ridere! Disse alzando un sopracciglio e guardandosi ancora in giro incuriosito da tutto quello. In fondo era molto carina come situazione, Sinister, a quanto pare, aveva un rivale, nonostante cominciasse a pensare che quel ragazzo fosse semplicemente un commesso. Come si poteva lasciare una cosa del genere in mano ad un soggetto tanto carino, come lui?

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    Evan Jack Peters
    Acromantula | 27 anni
    Non aveva mai avuto tatto e sinceramente la cosa non piaceva per niente neanche a lui. Come faceva a sapere che stava mentendo? Come poteva anche solo pretendere di andare a rubare a casa dei ladri? Era un sociopatico e sua sorella era una bipolare. Che bella coppia no? Non sapeva che la persona che aveva bullizzato alle superiori era suo fratello minore e che avesse una gemella. Erano fratellastri? Possibile, suo padre aveva il suo stesso cognome, ma lui aveva il cognome di sua madre, quello era chiaro, chiarissimo. Non era un coffey e neanche voleva esserlo, ma lei era sua sorella e di conseguenza lo era anche Peter? Nah, forse era tutta una farsa, forse il nome del padre era giunto a lui solamente perchè era un figlio di puttana, in fondo lui aveva bruciato i suoi genitori vivi e lo aveva fatto sembrare un incidente. Guardò i comportamenti della rossa e cercò anche di capire se stesse mentendo per vergogna, per paura o perchè, semplicemente non poteva essere vero. Il problema era solamente uno: avevano un disturbo comune e per entrambi era causato da loro padre. Lo sapeva, aveva rivisto delle foto vecchie e soprattutto, pure se non era suo padre quell'uomo era stato nella sua vita, lo sapeva, lo aveva visto e rivisto nella sua mente. Sapeva che si era scopato sua madre, sapeva che gli aveva fatto del male e sapeva anche che a lui era piaciuto sentire il dolore. Forse era la sua autodivesa. Quell'uomo poteva non essere suo padre biologico, ma lo aveva disturbato così tanto che alla fine la sua mente non aveva fatto altro che danneggiarsi. Sorrise maligno a quelle sue reazioni. Si, c'era qualcosa che lo ricordava, i suoi scatti, la sua pelle chiara. Eppure non potevano essere imparentati. Quando la vide ferirsi, non si mosse neanche di un millimetro. Sei simpatica. Ed invece pensa, sei lo sperma migliore del tuo padre bastardo! Rispose alzandosi dallo sgabello non appena lei cercò di uscire da dietro al bancone. Ma la lasciò andare via, ma non potè non seguirla. Con lo sguardo, con la mente. Aveva dei vaghi ricordi anche della rossa, ma non si ricordava il perchè, il quando, il percome. Era confuso, come se aveva deciso di rimuovere tutta quella parte della sua vita. Prima di andare in collegio era una persona, uscita da li era un'altra. E se lo avesse incontrato li? Doveva saperlo, la sua mente era corrotta e lui odiava profondamente non sapere le cose. Senza contare, inoltre, che il suo disturbo non gli permetteva di razionalizzare e lasciar perdere. Più lei scappava più lui ne sarebbe stato ossessionato, più lei chiedeva pietà con i suoi comportamenti più lui diveniva insistente. La vide lanciare un posacenere nel bel mezzo del niente e rise, rise di gusto. La scena era per lui divertente e di suo gradimento. Si morse il labbro. Mio padre è sicuramente morto in un incendio! Urlava come una femminuccia, non è riuscito neanche a proteggere la mamma. Forse era il mio padre adottivo, oppure solamente un perdente a cui mia madre a messo a credere che io ero il figlio. Non lo so. Ma Matthew centra qualcosa. Era esattamente quello il problema. Il problema che sotto quella situazione c'era qualcosa di strano. Si abbassò, prese un pezzo di vetro rotto del posacenere e poi si alzò la manica del braccio sinistro. La vedi questa? Me la sono fatta in un collegio. Comincio a pensare che non sia stato io, ma io sia stato indotto. Forse volevo attirare l'attenzione oppure venivo ripetutamente abusato da un maledetto stronzo. Fatto si è che se non la smetti di rompere tutto, sarò costretto a ucciderti. Questo casino mi da fastidio.Schizzofrenia portami via! La cosa divertente era che Alyce era famosa non per le sue buone maniere, minacciarla di morte forse non era proprio un'ottima idea, ma a lui cosa importava? Era un sociopatico con le manie di onnipotenza!

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    CITAZIONE (Mal. @ 6/11/2022, 15:40) 
    Numero di partecipanti: 1 dai
    Sezione in cui aprire: Indifferente
    Info aggiuntive: Indifferente <3

    Lo vuoi un cattivone? Ti propongo Evan!
    Fammi sapere così apriamo!
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    Evan Jack Peters
    Acromantula | 27 anni
    Si strinse nelle spalle. Effettivamente non poteva averlo riconosciuto perchè lui non indossava nessuna maschera, era completamente mutato in quanto era un mutaforma. Aveva imparato da piccolo, forse sua madre o suo padre o qualcuno. Fatto si era che il suo aspetto era impeccabile e soprattutto irriconoscibile. Come poteva riconoscere una persona che non aveva mai visto? Ma comunque Evan voleva essere gentile, voleva che Edvrard si sentisse a suo agio e soprattutto voleva che lui gli insegnasse davvero qualcosa. Sogghignò e mutò di nuovo aspetto divenendo così Evan, l'originale. Si erano visti in qualche missione dell'acromantula e la cosa non gli dispiaceva affatto sogghignò. Il fatto di scopare è obiettivo, il mio primo istinto è uccidere e non ficcarlo in un buco. Preferire sentire il sangue caldo tra le mani e non una vagina bagnata ed appiccicosa. Ma sono punti di vista. Ammise poi cominciando ad essere scurrile e soprattutto se stesso. Ecco, lui lo aveva evocato ed Evan aveva risposto, non poteva farci assolutamente niente. A volte erano molto meglio i suoi altereghi rispetto a vero se stesso. Sogghignò ancora e poi sbuffò. Non so come tu abbia fatto, ma non indosso una maschera! Sono un metamorfo! é sempre la mia di faccia, ma posso diventare chiunque! Disse poi diventando esattamente la sua copia. Voleva qualcuno di davvero cattivo e terribile? Bene, allora lo aveva veramente trovato. Sogghignò ancora tornando nel suo verso aspetto e sistemandosi i capelli. Non sono un ragazzino, lavoriamo insieme. Sei tu il coglioncello da pensare che non posso imparare qualcosa da te. Voglio solamente qualche ricetta di qualche veleno, ma di quelli seri, non mi piacciono cose che escono dalla bocca e schiume varie, prediligo i veleni quelli che ti uccidono all'istante, anche perchè voglio uccidere una persona ma vorrei che dessero la colpa ad un altra. Sai i veleni sono armi prevalentemente di donne... Su Edvrard, non fare il difficile! Era un cazzone, ma era seriamente intenzionato a non farlo alzare da li, seppur doveva costringerlo con la forza. Anche perchè Evan era così abituato alla violenza fisica e mentale che quasi ci sperava che Edvrard rifiutasse così da poterlo picchiare, o torturare o costringere in qualche modo. Sarebbe stato divertente, tantissimo. Ma per il momento si stava prendendo cura del suo bicchiere di alcool. Qualsiasi cosa ci fosse dentro.

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    Evan Jack Peters
    Acromantula | 27 anni
    Ogni momento in cui ribolliva quella pozione, i colori che stava assumendo ed il fatto che avrebbe portato alla vera follia un sacco di persone, era qualcosa che lo mandava fuori di testa. Ascoltò attentamente quello che disse Mina e Brian e poi ascoltò i metodi dei suoi compagni mentre continuava a fissare quell'intruglio letale. Quasi bramava il loverlo assaggiare ed essere ancora più folle che mai. Certo, era per gli altri, certo la dose doveva essere massiccia per farli ammalare e forse, i più deboli sarebbero morti, tutti quanti. Ma Evan era già pazzo di per se e avrebbe tantissimo voluto vedere cosa si provava nella pura follia. Avrebbe voluto assaggiare lui stesso il frutto di tanta follia e soprattutto cattiveria, malignità. Ne ispirò l'odore. Era un sociopatico con le manie di grandezza e soprattutto si sentiva immortale, come se niente e nessuno potesse scalfirlo, anche i suoi stessi mali, anche la sua stessa cattiveria. Ma non era quello il punto. La voce di Mina lo fece tornare sul pianeta terra. Sogghignò. Come avrebbe mai potuto diffondere il virus nel minor tempo possibile e alla maggior parte di persone. Bisogna studiarne gli effetti. Prima di dare qualcosa ad un umano, su chi si testa? Sulle bestie, giusto? Gli animali sono i primi a morire, poi ci sono le persone che contano.La sua spiegazione sul colpire prima i babbani era alquanto chiara, prima le persone che secondo lui non valevano assolutamente niente e poi quelle che potevano far davvero capovolgere il mondo. Ti sembra poco puntare all'intera umanità? Chiese con le sue solite manie di grandezza. Era sicuramente una persona assurda Evan e non si sarebbe certamente accontentato di dare il suo intruglio a qualche babbano, se dovevano morire ed avere il controllo di qualcosa e qualcuno, non si sarebbe mai e poi mai accontentato di una persona, seppur potente. A lui piacevano le grandi quantità, l'abbondanza e quella era una cosa risaputa per qualcuno come lui. Magari se lui spargeva panico da un lato del mondo ci sarebbe stata meno attenzione nel mondo magico e di conseguenza chi poteva arrivare ai piani alti ci sarebbe riuscito senza alcun tipo di problema. Si, si sentiva una persona essenziale a prescindere ed era anche giusto così in fondo. Sogghignò, prese la sua boccetta ed annuì alle parole di Brian. Ecco, si se lo inalavano potevano semplicemente portarlo dovunque, ovunque. Basta non dargli modo di creare un antidoto! Aggiunse poi prendendo la sua boccettina, mettendola in tasca e salutando i presenti. Ecco, dopo averla fatta riposare per la notte, non avrebbe aspettato un minuto di più.

    Il giorno dopo Evan si era recato ad un centro commerciale, era affollato, era pieno di gente che cercava degli sconti, il black friday era alle porte ed i negozi erano già tutti completamente addobbati con palloncini neri con delle scritte per lo più bianche. Era giunto il momento. Si era messo un guanto trasparente sulle mani, un pò di veleno liquido sul guanto e pian piano, con la scusa della folla non fece altro che toccare con la mano il maggior numero di persone. Proprio sulle mani. Andò in ogni negozio possibile a toccare qualcosa, per lo più giocattoli di bambini, loro si mettevano sempre tutto quanto in bocca e proprio come il rame con l'elettricità erano un buonissimo conduttore di malattie, infezioni e corrente. Si, un pò di corrente ci stava bene. Inoltre, alla fine, quando il virus fu sparso un pò da per tutto, andò verso il condotto di ariazioni, con un confundus ed un immobilus fece in modo che il custode venne completamente stordito e poi lo mise all'interno del sistema di areazione. Poi, si sarebbe messo una mascherina e si sarebbe goduto lo spettacolo. Chissà se qualcuno moriva all'istante. Era veramente curioso!


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    Quelle sedute erano una tortura per lui, specialmente perché non gli andava neanche un po' raccontare le sue cose, ed Annie era solamente una ragazza che cercava di fare del suo meglio per qualcuno che non faceva altro che dire tutto il contrario di tutto. L’ultima volta che si erano visti lui aveva avuto la sua dose di caccia serale e la cosa lo aveva entusiasmato specialmente per la reazione della ragazza, ma non era ancora abbastanza. Quel martedì, comunque, si presentò in tutta e felpa, non bussò alla porta come sempre e si andò a sedere in silenzio di fronte a lei. Si, avrebbe cercato di capire quale fosse stata la strategia della ragazza per farlo parlare, perché lui non ne aveva intenzione, o comunque non in quel momento. Poi le cose potevano sicuramente cambiare. I suoi occhi particolari si incrociarono con quelli della rossa e lui sorrise, semplicemente. Stava al telefono, chissà a vedere che cosa, chissà a che cosa fare, ma in realtà qualsiasi cosa non gli interessava, tanto che anche lui prese il suo telefono e cominciò ad andare su Instagram. Aveva scoperto cose veramente molto interessanti, a dire la verità e la cosa non gli dispiaceva per niente. Era come se oramai i social avessero dimezzato la privacy anche se non facevano altro che creare regole per tutelarla. Aveva scoperto che Aurore aveva un fratello minore, che Aaron era il parabatai di Annie, che lei era la fidanzata di Lancelot, che Madison era un auror, che Thomas e Madison se a facevano spesso insieme ed erano andati a vivere insieme. Aveva scoperto che un’infinità di situazioni, come alexander olwen cugino di Lacelot, che era appena tornato da un viaggio, che il corpo auror era preso alla ricerca del creatore di una droga che paralizzava e pietrificava le persone e che ve ne era un facsimile che, invece, aveva effetti collaterali della depressione, aveva scoperto un nuovo mercato nero. Insomma internet era un luogo veramente molto ricco per Evan e non aveva nessuna intenzione di mollarlo, inoltre, ed ovviamente, lui aveva account privati e spesso cambiava anche telefono per cambiare id o cose del genere. Era un fantasma se voleva. Tornò a guardare Annie negli occhi continuando la pratica del silenzio.
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    Evan Jack Parker - 28 anni
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    C'era sempre qualcosa di strano nella sua vita, sempre qualcosa di losco ed oscuro. Evan era sempre stata una persona particolare, ma in quel periodo non faceva altro che sorprendersi di se stesso. Doveva ammettere che quella ragazza dagli occhi blu era interessante e gli faceva uscire un lato del suo carattere che non conosceva neanche. Era come se avesse qualcosa di diverso dalle altre. Sapeva che era in netta contrapposione per quello che provava per Maddison. Maddison gli faceva uscire il peggio di se, la voleva e desiderava così tanto che non riusciva veramente a controllarsi, come se fosse un puro istinto, un qualcosa che non sapeva neanche di saper provare. Era pura bramosia, era qualcosa di incredibilmente tossico, sia per lui che per lei, invece, con Aurore, era strano perchè si sentiva calmo, bene, quasi come se fosse la persona giusta per essere una persona normale. Aveva dei modi gentili ed era convinto che fosse una persona che, in realtà, nascondeva un passato quasi oscuro, ma che fosse stata così forte da riuscire a vincere ed abbracciare la luce, che l'ammirava per questo. Lui, di contro, aveva deciso di abbracciare l'osurità, di essere quello per il quale era nato davvero: morte e distruzione. Non si trova molto lontano da qui. Ha un ponticello niente male ed inoltre ha anche un bel laghetto. In genere ci sono delle paperelle e delle oche. Non sono bellissime e docili, ma potremmo anche pensare di sopravvivere alla loro furia! Rispose poi sorridendole e stringendosi nelle spalle. Doveva anche ammettere che fosse veramente, ma veramente bella e la cosa non gli dispiaceva affatto.
    Quella domanda fu tanto strana quanto interessante. Si! Sono un purosangue! Ma sinceramente non mi interessa di queste stronzate, il sangue è sangue! Il che, nella sua testa, senza doverlo per forza specificare, voleva dire che qualunque sangue venisse versato, era comunque ottimo e soprattutto era cibo per delle bestie come i vampiri. Lui si era sempre divertito tantissimo a vedere i vampir sbranare le loro vittime. Si era sempre anche difeso, per carità, ma non aveva nessun problema ad uccidere. In fondo era il ciclo della vita, no? Sorrise appena poi cercando la sua mano, e se la ragazza lo avesse permesso, Evan le avrebbe intreciate così da camminare mano per la mano fino al parco di cui le aveva parlato. Domanda interessante, come mai? Tu non lo sei? Oppure lo sei e ci tieni a queste cose?Chiese poi incuriosito sempre di più da quello sguardo dolce e così innocente. Perchè uno come lui era attratto da un'innocenza tale? Come diavolo si poteva anche solo pensare ad una cosa del genere? Incredibile!
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    Evan Jack Parker - 28 anni
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    Ed adesso chi diavolo era Derek Parker? In genere utilizzava sempre le stesse personalità per andare in giro, ma non riusciva sempre a ricordarsele, o comunque era uno che mentiva così di frequente che era impossibile rimanere al passo con se stesso. Fatto si era che anche lui faceva parte dell'acromantula e di conseguenza, era ovvio e normale che più o meno conosceva i suoi membri. Giusto perchè era stato ad un sacco di riunioni e poi essere un metamorfo era diverso, completamente diverso. potevi esseri chiunque persona volessi e quando volevi. Era bello essere una persona diversa ogni giorno, specaialmente per uno che non faceva altro che annoisarsi per qualsiasi cosa. Evan era fatto in quel modo, quando non bussava alla porta di Madison per possederla in malomodo, era un altra persona. Forse solamente con lei riusciva veramente ad essere se stesso e a dire il vero gli piaceva quel lato di lei che faceva uscire tutta quella cattiveria, però non l'aveva mai picchiata. Oddio ci aveva pensato, certo, a volte avrebbe anche pensato che ucciderla gli avrebbe fatto venire uno di quegli orgasmi record che non si sarebbe mai aspettato, ma era difficile e non sapeva esattamente se poi le sarebbe comunque mancata. Era bella e sapeva che solo con lei poteva avere quello che aveva, quindi, forse ucciderla non era una buona idea, ma in quel momento era Derek, e a Derek piaceva Edvard perchè era un suo fan, giusto? Era così che aveva detto? Possibile, ma comunque non importava, aveva ottenuto la sua attenzione. Rise per quella sua affermazione. Se volessi scopare sarei andato da una donna, più avvenente e con una taglia di seno notevole. Credo che sia una parte importante per essere attraente. Diretto, ma cortese ed educato. Lo divertiva così tanto esserlo? Sorrise appena e poi sospirò. So che lei è un grande pozionista e voglio imparare. I veleni sono sempre qualcosa di affascinante. Non trova? Dio quanto riusciva a centrare sempre l'obiettivo. Era malato, era un sociopatico, che sfogava, in particolar modo nella manipolazione e soprattutto con le manie di grandezza e di sapere. Era egocentrico ed egoriferito, ma non come quell'ingenuo di Blake Barnes, ma come qualcuno che davvero sa ucciderti lentamente, e solamente di illusioni. Mentiva per natura, Conosceva e studiava le persone per fargli del male o perchè potevano essere a lui utili. Edvard poteva insegnargli molte cose e a lui serviva.
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    Evan Jack Parker - 28 anni
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    Lo aveva rifatto. Le serviva assolutamente Annie. Entra entrato nel suo studio ed Annie non c’era si era spazientito, aveva litigato maledettamente con Wendy, quella racchia della reception del San Mungo e gli era stato intimato di calmarsi – davvero si chiedeva ad un sociopatico, violento, manipolatore e bugiardo, di calmarsi? – che avrebbero chiamato un’infermiera per medicarsi e che non serviva agitarsi in quel modo. Evan aveva sgranato gli occhi più di una volta e soprattutto aveva cercato di appellarsi al suo piccolo buon senso di non farsi scoprire, per non uccidere quell’incompetente. Perché è di quello che si trattava. Evan era un assassino e non era neanche uno dei più docili. Si morse il labbro, venne condotto in una stanza, precisamente quella delle infermiere e lo lasciarono da solo. Davvero? Lo avevano fatto accompagnare da un ragazzino che era terrorizzato nell’avere una persona piena di sangue sulle mani – evidentemente non suo – in testa e soprattutto con il viso da completo folle e lo avevano addirittura lasciato da solo. Prese un pezzo di ferro che era li per terra e decise che visto che l’incompetenza di quell’ospedale era oramai ben radicata, e soprattutto che il suo medico aveva deciso di sparire, poteva benissimo distruggere tutto. Inoltre era in preda ad un attacco di ira pazzesco, oltre che di pochissima lucidità. Davvero quel tizietto voleva andare via? Sicuro che non si era già registrato la sua faccia, come in effetti era successo? Insomma qualcosa non stava andando nella sua testa e di conseguenza stava reagendo. Sogghignò e poi con lo stesso pezzo di ferro decise di fermarsi, reciderlo con la bacchetta e cominciarsi a tagliare sulla gamba. Non c’era niente da fare, quel tipo di disturbo passava da picchi di violenza sugli altri veramente assurdi ad autolesionismo assoluto. Era impossibile anche solo pensare a qualsiasi cosa, era impossibile ragionarci. Quando e se l’infermiera fosse riuscita ad arrivare, lo avrebbe trovato per terra, in una pozza di sangue., tra il suo e quello di chissà chi.
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    Era seriamente annoiato da quella vita e quando Evan si annoiava non era mai qualcosa di davvero buono, sia perché non era uno che si faceva male da solo e quindi non dava fastidio, sia perché era una persona molesta, subdola e sicuramente uno che non riusciva a tenersi le sue noie solamente per se. Aveva fatto un po’ il giro dei suoi amici, aveva scopato, derubato e picchiato un po’ di persone in giro, aveva addirittura cambiato aspetto e paese per fare cazzate, ma alla fine era tornato a Londra. Li era tutto così bello, il clima non era troppo caldo e soprattutto ci lavorava li. Aveva deciso che si sarebbe interessato ad un lavoro un po’ più serio, forse avrebbe potuto rilevare Sinister e fare un bel po’ di soldi o forse il paiolo magico e bere tutte le sere gratis, ma era ancora qualcosa che doveva progettare. Per il momento si trovava in un locale di ricconi, per di più di persone poco raccomandabili e senza un vero scopo nella vita. A fare cosa? Bah, assolutamente niente a dire il vero, cazzeggio, come al solito e forse qualche ingaggio per qualche serata in discoteca. In fondo aveva la fama di uno che faceva il buttafuori, e se non aveva la fama poteva cominciare a far girare voci. Poteva essere qualsiasi cosa volesse, era un metamorfo ed era abbastanza bravo a modificare non solo il colore dei suoi capelli, ma anche completamente il suo aspetto. Quel giorno, comunque, era se stesso, con i suoi ricci biondi, il suo fare trasandato, le sue t-shirt semplici ed i suoi jeans scuri. Era tranquillo, al bancone e privo di qualsiasi interesse agli stimoli esterni. Sbuffò sonoramente, guardò il barista e gli chiese di rabboccargli il bicchiere. Poi si guardò intorno e decise una vittima qualsiasi a cui rompere le scatole. Questa volta individuò un uomo, che forse aveva già visto da qualche parte, si sicuramente, cambiò colore degli occhi in nero, e colore dei capelli in castano e poi andò verso di lui. Certo quel cambiamento non lo fece davanti a tutti. Quando tornò dal bagno si andò a sedere al tavolo del pozionista e gli sorrise. Buonasera! Sono un tuo grande ammiratore. Posso offrirti da bere? Mi chiamo Derek Parker Era più forte di lui, non riusciva a non mentire, era qualcosa che gli veniva così tanto spontaneo che alla fine, anche se si era ripromesso di non farlo più per un po’, lo faceva e basta!
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    Tutto quello era completamente differente da quello che provava pe Madison. Con Aurore era diverso. Il fatto di riuscire ad essere così naturale con lei era qualcosa di strano. Se la ragazza dai capelli corti ed il corpo sinuoso lo faceva eccitare anche solo al pensiero di lei nuda, e dolorante sotto di lui, Aurore era tutto il contrario. Era un sociopatico non per niente ed il fatto che avesse più personalità ed amasse interpretare qualcuno che non fosse davvero lui era qualcosa che gli riusciva veramente bene, specialmente quando si trattava di persone che gli suscitavano, comunque, una qualche emozione. Per lui le emozioni erano veramente qualcosa di incredibilmente particolare, erano qualcosa che riuscivano a non essere presenti per moltissimo tempo, non era una persona empatica e sicuramente non era una di quelle persone che cercavano di capire l'altro.Non gli interessava proprio per niente, a dire il vero, delle altre persone. Aurore era diversa. Si, stava recitando comunque una parte ma non sapeva fino a quanto lo stesse facendo. Davvero riusciva a stare così calmo e pacato con lei? Perchè poi? Cosa aveva di speciale. Le sorrise più e più volte e poi scosse il capo per quello che disse dei suoi vestiti. Non ci riflettè neanche un secondo per quello che doveva dire.Oh andiamo! Non mi importa di come sei vestita! Sei la sarta più in gamba del mondo magico e soprattutto sei una di quelle persone che starebbe bene anche con un sacco nero addosso! Quindi per me va benissimo! Davvero! Ammise poi sorridendole ancora e dandole ancora una rapida occhiata. Sorrise ancora prima di sospirare e poi farle l'occhiolino. Aveva accettato e la cosa lo eccitava particolarmente. Non sapeva ancora cosa voleva fare, ma aveva intenzione di parlare con lei, di scoprire il suo passato e forse anche fare qualcun'altro, ma non ne era convinto. Era una cosa strana e continuava a sentire sensazioni contrastanti non solo nella sua mente ma nel suo intero corpo. Attese fuori la porta del negozio che lei tornasse e poi fece un fischio di apprezzamento vedendola di nuovo, ma con un abito diverso. Come avevo immaginato! Sei bellissima comunque! Le tese la mano e se la ragazza l'avesse afferrata, Evan avrebbe sorriso ancora e si sarebbe incamminato verso la Londra babbana. Eh si, aveva bisogno di svagare la sua testa, doveva per forza andare in giro e farle vedere delle cose, fino, sicuramente ad arrivare a casa sua. Ma andiamo con ordine. Sei mai stata nella Londra babbana? Io conosco un parchetto veramente, ma veramente bellissimo! Ti va se ci andiamo?Aggiunse poi cordiale. Dio solo sapeva cosa stava macchinando quel cervello infernale che si ritrovava!
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    Evan Jack Peters ~ Acromantula Non stava recitando una parte quella sera. Quando era con lei, era così strano far uscire il se stesso che era rinchiuso in una piccola gabietta, che non era abituato a farlo, a controllarlo, a gestirlo. Il vero Evan, infatti, era esattamente in quel modo. Era distruttivo, era una persona non empatica con il mondo se non con se stessa, era egosita, era un manipolatore, un bugiardo, era una di quelle persone da evitare a prescindere perchè a prescindere avrebbero fatto male, avrebbero deciso di scegliere la via del dolore, quella strada che nessuno mai percorreva perchè ignobile e letale. Evan era esattamente quello che tutte le persone avrebbero voluto non essere. Anche se il suo aspetto tradiva quella sua malvagità, anche se il suo aspetto era letale tanto quanto lui, ma era angelico, era quasi innocente, i suoi occhi, quando celavano la sua natura, era una persona instabile, ma coerente e soprattutto metodica, strategica. In quel momento con lei era tutto al quanto strano, da quando andava da Annie che lo faceva leggermente ragionare, diventava sempre un analisi, anche il comportamento di lei e quando si avvicinava così tanto era come se non ci vedesse più, come se non riuscisse più a capirci niente. Elly gli offuscava la mente, era come se fosse la sua più grande benedizione e maledizione allo stesso tempo. Si allontanò da lei e la lasciò andare. on era uno che si metteva a pregare le persone e se lei aveva veramente intensione o comunque anche solo il fatto che potesse pensare che lui l'avrebbe seguita da per tutto solamente perchè lei lo aveva chiesto, allora non ci aveva capito niente. A Bali? Davvero? No, non ci sarebbe andato se non con il suo stesso consenso e per sua esclusiva volontà.
    Rientrò in quel locale dopo di lei e dopo qualche istante e la continuò sentir cantare, sogghignava perchè sapeva che quei versi erano a lui dedicati, si sentiva importante a prescindere ma per lei, per lei che era la sua più grande ossessione era ancora peggio. Doveva sentirsi al centro del suo mondo oppure ci si sarebbe messo di forza. Non gli importava quanta forza dovesse metterci, era seriamente intensionato a lasciare il segno ed a prescindere da tutto lo avrebbe fatto. Lo avrebbe sicuramente fatto perchè non aveva nessuna intenzione di lasciarla in pace. Quel'indifferenza era momentanea e Madison se ne sarebbe accorta, ed anche molto presto. Era la terza volta che le chiedeva di pensare a cosa desiderava, lo aveva fatto per metterla in guardia da se stesso. Lei non aveva voluto capire e lui non era uno che ripeteva le cose più volte, per lei aveva fatto già un'eccezione.


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    Evan Jack Peters ~ AcromantulaChe fosse una persona imprevedibile era quasi del tutto scontato. Che fosse una persona che faceva le cose solamente quando voleva farle, era altrettanto visibile. Evan era una persona assurda, era uno di quelli che non capivi mai da che parte del mondo erano fin quando non si presentava da te con un coltello in mano e ti tagliava la gola avendo un erezione vedendoti morire e soprattutto sentendo il sangue caldo sulle proprie mani. Ma Aurore aveva qualcosa di diverso, aveva qualcosa che lo stuzzicava e gli piaceva. Era completamente diverso dalla sensazione che aveva quando stava con Madison, era completamente diverso da quando possedeva la ragazzina auor. Ironia della sorte, era appunto un auror che si scopava e voleva essere scopata da uno dell'acromantula, uno dei peggiori a dire il vero, e non tanto per la sua pericolosità fisica ma per il fatto che era uno imprevedibile, non era controllabile e se controllato si sentiva seriamente in gabbia. Non sarebbe mai riuscito in quell'intento, nessuno. I suoi genitori avevano provato ad aiutarlo ed erano morti, così i suoi nonni. Si morse il labbro vedendola e sentendo la sua voce tremante. Oh, non ringraziarmi. Ci ho messo troppo tempo a tornare e sono sicuro che hai pensato le peggio cose di me! Aggiunse poi sorridendo appena alla ragazza e poi porgendole la rosa prima di darle una rapida occhiata. Ti va di uscire?Sono qui per te, ovviamente! Era sincero in quel momento. Era li per lei ed aveva tutta l'intensione di portarsela a letto. Fin quando non avrebbe assaportato quella ragazzina, non l'avrebbe lasciata in pace, quello era un dato di fatto. Se non era il suo genere di persona perchè mai ci provava? Il fatto era che Evan Jack Peters non aveva un genere di persona, aveva solamente delle voglie e quel giorno aveva voglia della sua gentilezza, genuinità e di indossare la maschera del bravo ragazzo che sapeva corteggiare una donna. Aveva bisogno di quello e lui assecondava sempre i suoi stessi bisogni. Era qualcosa che non riusciva a non fare, lui si metteva sempre al primo posto. Ti prego non dirmi di no, devi darmi la possibilità di farmi perdonare! I suoi occhi chiari e particolari erano fissi in quelli scuri della ragazza, quasi aveva assunto un'espressione da cerbiatto. Come poteva dirle davvero di no?


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    Evan Jack Peters ~ AcromantulaIl suo lavoro era notturno, i suo lavoro era in una discoteca, in mezzo alle persone, lui che non solo le detestava immensamente, ma che riusciva sempre a trovare un motivo per detestare ancora di più. Aveva, però, trovato un buon compromesso in quel fantastico locale, dove le risse non mancavano e dove lui era l'addetto alla sicurezza, quindi se doveva spaccare nasi era semplicemente pagato di più e ben rispettato. Oddio come godeva ad essere proprio lui a causarle! Ma cosa ci poteva fare? Come poteva veramente smettere di fare tutto quello. Per quanto Annie si stesse impegnando ed ottenendo degli ottimi risultati con lui, Evan era sempre un sociopatico e la sua cartella clinica parlava da sola. Non era recuperabile, non era per niente nelle sue corde cambiare, forse migliorare ma per un breve termine. Comunque, quella sera si era fermato un pò di più per godersi una birra e vedere la ragazza del bancone piegarsi a novanta per pulire i pavimenti. Ecco si, una cosa era certa, prima o poi quel culo sarebbe stato il suo. Una volta uscito, dato una pacca su quelle natiche che tanto gli piacevano, uscì ed ancora con la bottiglia di birra in mano, si fece un giro in una Londra che dormiva beata ed incosapevole che per le sue vie c'era un dannatissimo e maledettissimo pazzo pronto ad entrare in ogni casa e sgozzarli tutti. Da quanto non picchiava qualcuno? Da quanto non ammazzava qualcuno? Oddio quanto ne aveva voglia, ma ancora non trovava la persona giusta, ancora non trovava quello che davvero lo ispirava. Era un sociopatico e non faceva mai le cose senza un senso, non era una persona che riusciva seriamente a fare il "pazzo" e fare le cose sensa nessun senso. Evan era metodico e strategico. Girò l'angolo e vide un ragazzino, con una bomboletta spray in mano, si avvicinò a lui, così giusto per vedere cosa stesse facendo. I bambini come te non dovrebbero stare a letto già da un pò? Chiese poi bevendo la sua birra e stiracchiandosi. Non aveva particolari attenzioni, aveva una vittima preferita e quela si chiamava peter, ma sfortunatamente per lui non era li. Attese una risposta, quel ragazzino aveva una faccia sveglia a dire il vero, sarebbe stato interessante.


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