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.Era strano quanto Annie ci tenesse ai suoi pazienti e come cercasse di immedesimarsi al meglio nei loro vissuti per poterli comprendere dal fondo, dal loro punto di vista.
Quasi un anno prima era giunta alla sua attenzione la cartella di Evan, un ragazzo a dir poco disturbato e con ogni problematica che questo mondo psicologico potesse conoscere, oltre che carico di un defici affettivo che lui non avrebbe mai voluto ammettere ed una propensione alla violenza che non ci teneva minimamente a nascondere, anzi, che elogiava più e più volte.
Ogni mese avevano ormai la loro seduta psicologica, ma l'estate aveva portato entrambi a dover sospendere, nonostante la dottoressa Welsh fosse stata sempre reperibile per lui attraverso il suo telefono di servizio.
Non che Evan avesse bisogno di questo, visto che conosceva ormai ogni singola abitudine della magipsicologa, oltre a chi essa frequentasse e dove vivesse; Annie era comunque tranquilla e non spaventata da questo modo ossessivo compulsivo del ragazzo nonostante questo usasse queste sue conoscenze come se fossero una minaccia per tenerla in pugno.
Dal canto suo, Annie era davvero convinta che la sua fosse solo una ricerca di tranquillità che sfociava nel dove avere il più completo controllo di chiunque lui conoscesse, per evitare di sentirsi destabilizzato emotivamente e psicologicamente.
Quel martedì di ottobre era esattamente il giorno della sua seduta settimanale e Annie lo aspettava con estrema tranquillità come tutte le volte in cui lui era giunto. Aveva ancora indosso il suo camice, ben allacciato a coprire il tailleur nero che portava sotto, ai piedi il suo decollettè nero, che manteneva un certo qualcosa di eleganza.
I capelli rossi erano sciolti sulle spalle.
Nell'attesa si era alzata per poter riempire dal boccione accanto alla sua scrivania, un bicchiere d'acqua fresca, mentre sbirciava un po' i social dei due fratelli acquisiti per scoprire cosa stessero combinando entrambi: era comunque una sorella gelosa e apprensiva, lei doveva sapere tutto, no?
Sospirò, lanciando un po' di cuoricini in giro per le foto di Aaron. Si rimise a sedere, mentre continuava a sbirciare qua e là anche quaclhe foto di Lilith. Chissà come se la passava la riccia...Annie-Macrae Welsh"Amor, ch'a nullo amato amar perdona."Medimaga"Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"
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.Quelle sedute erano una tortura per lui, specialmente perché non gli andava neanche un po' raccontare le sue cose, ed Annie era solamente una ragazza che cercava di fare del suo meglio per qualcuno che non faceva altro che dire tutto il contrario di tutto. L’ultima volta che si erano visti lui aveva avuto la sua dose di caccia serale e la cosa lo aveva entusiasmato specialmente per la reazione della ragazza, ma non era ancora abbastanza. Quel martedì, comunque, si presentò in tutta e felpa, non bussò alla porta come sempre e si andò a sedere in silenzio di fronte a lei. Si, avrebbe cercato di capire quale fosse stata la strategia della ragazza per farlo parlare, perché lui non ne aveva intenzione, o comunque non in quel momento. Poi le cose potevano sicuramente cambiare. I suoi occhi particolari si incrociarono con quelli della rossa e lui sorrise, semplicemente. Stava al telefono, chissà a vedere che cosa, chissà a che cosa fare, ma in realtà qualsiasi cosa non gli interessava, tanto che anche lui prese il suo telefono e cominciò ad andare su Instagram. Aveva scoperto cose veramente molto interessanti, a dire la verità e la cosa non gli dispiaceva per niente. Era come se oramai i social avessero dimezzato la privacy anche se non facevano altro che creare regole per tutelarla. Aveva scoperto che Aurore aveva un fratello minore, che Aaron era il parabatai di Annie, che lei era la fidanzata di Lancelot, che Madison era un auror, che Thomas e Madison se a facevano spesso insieme ed erano andati a vivere insieme. Aveva scoperto che un’infinità di situazioni, come alexander olwen cugino di Lacelot, che era appena tornato da un viaggio, che il corpo auror era preso alla ricerca del creatore di una droga che paralizzava e pietrificava le persone e che ve ne era un facsimile che, invece, aveva effetti collaterali della depressione, aveva scoperto un nuovo mercato nero. Insomma internet era un luogo veramente molto ricco per Evan e non aveva nessuna intenzione di mollarlo, inoltre, ed ovviamente, lui aveva account privati e spesso cambiava anche telefono per cambiare id o cose del genere. Era un fantasma se voleva. Tornò a guardare Annie negli occhi continuando la pratica del silenzio.Evan Jack Parker"citcitcit"Evan Jack Parker - 28 anniPurebloodAcromantula
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.Sapeva quanto pesassero quegli incontri al biondo che era suo paziente ormai da un anno circa, ma lei ci teneva a continuare a pressarlo con questi incontri perché sapeva che stavano dando i loro frutti, seppur Evan non voleva ammetterlo, o forse non lo vedeva ancora quanto stesse migliorando.
A volte credeva di starsi illudendo, ma ogni volta che poi lui tornava nella giornata prestabilita o le scriveva per un consulto con i suoi modi arroganti e prepotenti, era la dimostrazione di quanto Evan fosse andato avanti. Lei era ancora viva, d'altronde; certo, lui l'aveva stalkerizzata e probabilmente lo faceva ancora, ma Annie cercava di vedere il lato positivo della cosa: se fosse stata in pericolo, sicuro Evan avrebbe fatto qualcosa, non sopportando l'idea che fosse qualcun altro a farle del male e non lui.
Quando entrò nel suo studio con il suo solito modo di fare, Annie non sentì nemmeno il bisogno di sussultare. Sollevò solo lo sguardo ad accertarsi che fosse lui e rimase in attesa della tattica che lui avrebbe attuato quella volta.
Il silenzio, a quanto pareva. Buono a sapersi. Lasciò il telefono con cui stava sbirciando cose, quindi prese una penna dal taschino. Annie era una persona piuttosto paziente sul lavoro, quindi se quella era la carta che voleva giocare, Annie lo avrebbe assecondato.
Ricambiò il sorriso quando i loro sguardi si incrociarono, quindi riprese a scrivere delle cartelle cliniche, come se lui non esistesse. Se non voleva parlare per tutta l'ora, anche lo stare lì in silenzio era un esercizio e ad Annie non disturbava. Con la coda dell'occhio lo vide mentre prendeva il suo telefono ed iniziava a fare chissà cosa, lei calò di nuovo la testa e riprese a scrivere.
Decisamente troppo facile, attendeva quanto sarebbe durato prima di sbattere qualcosa, andarsene o cose del genere.
Sentiva i suoi occhi addosso, ma niente sembrava scalfire la dottoressa, che continuava a scrivere.
Chiuse la cartella e la spostò sopra una pila di altre cartelle, incrociando di nuovo lo sguardo di Evan, a cui donò un ulteriore sorriso tranquillo.Annie-Macrae Welsh"Amor, ch'a nullo amato amar perdona."Medimaga"Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"
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