Posts written by Evan Jack Peters

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    Evan Jack Peters
    Acromantula | 27 anni
    Odiava immensamente quelle sedute. odiava il fatto che dovesse andare allo strizza cervelli, per di più una femmina ed a peggiorare tutta la situazione erano i suoi capelli rossi. Chi diavolo aveva i capelli rossi in quel mondo? Anche rosso malpelo insegnava qualcosa e seppur faceva finta di essere un ignorante della peggior specie, Evan era un grandissimo lettore ed era intelligente, uno stratega nato, uno che sapeva il fatto suo e per saperlo, studiava, e lo faceva anche in maniera intensa, sincera. Continuò a guardare il suo telefonino, fino a quando non decise di posarlo con forza sulla scrivania. La guardò ancora e poi le fece un'espressione come per dire: allora? Che stiamo facendo? Perdiamo tempo? Perchè era lui che doveva cominciare a parlare? Non era lei la dottoressa che doveva fare domande? Odiava il suo atteggiamento ed aveva una voglia di stringere le mani intonro a quel collo con quella pelle ben curata, rosea e profumata che lei non aveva neanche idea. Aveva un pazzo omicida davanti e non se ne rendeva neanche conto. Inclinò il capo per un momento verso destra e poi verso sinistra. Stava studiando il suo medico in maniera anlitica, quasi clinica. Si, era il momento di cominciarsi a preoccupare per la rossa. Tu credi che se io adesso ti spezzassi il collo,mancheresti a qualcuno?Chiese sapendo che Aaron era il suo parabatai, ma ovviamente non potendo conoscere il loro segreto, come avevano svolto il loro rito, come era stato particolare, come era unico il loro rapporto. Rimase in attesa di quella risposta, con il piede che traballava e le dita che picchiettavano sul bracciolo della poltrona. Se Annie non avesse risposto subito, il suo impulso lo avrebbe sicuramente dominato. Ma c'era ancora tempo. Evan conosceva i suoi limiti e le sue vittime dovevano essere cotte a puntino, dovevano avere paura e soprattutto dovevano dargli quello che voleva. Se no sarebbe rimasto insoddisfatto anche della loro stessa morte.

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    Evan Jack Peters
    Acromantula | 27 anni
    Se Evan poteva essere definito strano, tutto quello che gli stava succedendo intorno, ultimamente, era ancora più strano. Guardò il negozio, curato nei dettagli, molto bello ed affascinante. Cerano degli oggetti infernali, ma sembravano messi li neanche fossero di una collezione di qualche riccone. Toccò un pò di cose, ma quel ragazzino dietro al bancone, era la cosa, forse, più interessante.Lo studiò per benino, cercò in qualche modo di capire esattamente perchè aveva quel negozio, e la cosa più assurda era che non ne trovava il senso. Quella sua risposta, poi fu l'apice di quella conversazione. Rise, si rubò, letteralmente la canna che aveva appena posato tra le mani. Intanto dandomi un accendino. Sembra roba buona questa!Rispose poi guardando il contenuto di quella cartuccia lunga che lasciava trasparire il contenuto un pò verdastro dell'erba. Oppure era fumo? Oppure erano entrambi ben mischiati tra di loro? Ma cosa importava? Alla fine Evan era uno che si era sempre fatto di canne pesanti e non aveva nessuna intenzione di smettere. Tornando a noi, chi lo dice? Andiamo sembri uscito da un romanzo rosa, ed invece dovresti essere un pò più tetro! Chi compra robe perverse da un ragazzino?Lui ad esempio? Era ovvio che stesse li per comprare qualcosa. Ma non era quello il momento ed il punto. Evan amava stuzzicare le persone, amava essere la goccia che faceva traboccare il vaso, anche rimanendo in disparte, anche con un filo che aizzava e correggeva i comportamenti altrui. Era fatto in quel modo, era un metamorpho, sapeva camuffarsi bene, sapeva mutare bene e se voleva essere invisibile o comunque essere qualsiasi persona. Non poteva farci niente, amava la sua natura, amava quello che stava diventando. Posò le sue chiappe sul bancone. Qual è la cosa più brutta e terrificante che hai qui dentro? Voglio quella! Disse poi accedendendosi la canna se il ragazzo gli avesse passato l'accendino.

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    Evan Jack Peters
    Acromantula | 27 anni
    In genere era uno che vagava. Quando non lavorava andava semplicemente in giro per il mondo a fare guai, a spaventare le persone, e spesso e volentieri ad ucciderle. Era una passione che lo contraddistingueva da un sacco di persone e soprattutto era qualcosa che lo rendeva vivo. Non sapeva neanche lui bene il perchè rimaneva per così tanto tempo a Londra, in genere era una città noiosa, dove le persone non facevano altro che lavorare e stare attenti. Erano tutti troppo controllati, erano tutti quanti troppo impegnati ad ubriacarsi e non fare assolutamente niente. Amava di più l'america sotto quel punto di vista, almeno li c'erano i migliori assassini del mondo e non potevi certo lasciare la porta di casa aperta, anche se cavolo se lo facevano! Comunque, voleva davvero che una volta l'anno ci fosse la notte del giudizio, giusto così, per non avere troppe grane a cui pensare a riuscire seriamente a compiere un omicidio urlando al mondo che lui fosse l'artefice. Comunque quella giornata era di riposo e lui aveva tutta l'intenzione di andare in giro per scorpire posti nuovi e di conseguenza si imbattè in questo negozietto dove non era mai andato. Entrò, si guardò intorno e sentì qualcuno parlare, quindi si avvicinò al bancone. Quel posto era pieno di robe oscure, artefatti, cose maledette e soprattutto non capiva perchè ci fosse un ragazzino dietro al bancone a parlare con un animale. Alzò un sopracciglio. Eppure, un posto del genere, dovrebbe essere governato da una persona che fa paura e non ridere! Disse alzando un sopracciglio e guardandosi ancora in giro incuriosito da tutto quello. In fondo era molto carina come situazione, Sinister, a quanto pare, aveva un rivale, nonostante cominciasse a pensare che quel ragazzo fosse semplicemente un commesso. Come si poteva lasciare una cosa del genere in mano ad un soggetto tanto carino, come lui?

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    Evan Jack Peters
    Acromantula | 27 anni
    Non aveva mai avuto tatto e sinceramente la cosa non piaceva per niente neanche a lui. Come faceva a sapere che stava mentendo? Come poteva anche solo pretendere di andare a rubare a casa dei ladri? Era un sociopatico e sua sorella era una bipolare. Che bella coppia no? Non sapeva che la persona che aveva bullizzato alle superiori era suo fratello minore e che avesse una gemella. Erano fratellastri? Possibile, suo padre aveva il suo stesso cognome, ma lui aveva il cognome di sua madre, quello era chiaro, chiarissimo. Non era un coffey e neanche voleva esserlo, ma lei era sua sorella e di conseguenza lo era anche Peter? Nah, forse era tutta una farsa, forse il nome del padre era giunto a lui solamente perchè era un figlio di puttana, in fondo lui aveva bruciato i suoi genitori vivi e lo aveva fatto sembrare un incidente. Guardò i comportamenti della rossa e cercò anche di capire se stesse mentendo per vergogna, per paura o perchè, semplicemente non poteva essere vero. Il problema era solamente uno: avevano un disturbo comune e per entrambi era causato da loro padre. Lo sapeva, aveva rivisto delle foto vecchie e soprattutto, pure se non era suo padre quell'uomo era stato nella sua vita, lo sapeva, lo aveva visto e rivisto nella sua mente. Sapeva che si era scopato sua madre, sapeva che gli aveva fatto del male e sapeva anche che a lui era piaciuto sentire il dolore. Forse era la sua autodivesa. Quell'uomo poteva non essere suo padre biologico, ma lo aveva disturbato così tanto che alla fine la sua mente non aveva fatto altro che danneggiarsi. Sorrise maligno a quelle sue reazioni. Si, c'era qualcosa che lo ricordava, i suoi scatti, la sua pelle chiara. Eppure non potevano essere imparentati. Quando la vide ferirsi, non si mosse neanche di un millimetro. Sei simpatica. Ed invece pensa, sei lo sperma migliore del tuo padre bastardo! Rispose alzandosi dallo sgabello non appena lei cercò di uscire da dietro al bancone. Ma la lasciò andare via, ma non potè non seguirla. Con lo sguardo, con la mente. Aveva dei vaghi ricordi anche della rossa, ma non si ricordava il perchè, il quando, il percome. Era confuso, come se aveva deciso di rimuovere tutta quella parte della sua vita. Prima di andare in collegio era una persona, uscita da li era un'altra. E se lo avesse incontrato li? Doveva saperlo, la sua mente era corrotta e lui odiava profondamente non sapere le cose. Senza contare, inoltre, che il suo disturbo non gli permetteva di razionalizzare e lasciar perdere. Più lei scappava più lui ne sarebbe stato ossessionato, più lei chiedeva pietà con i suoi comportamenti più lui diveniva insistente. La vide lanciare un posacenere nel bel mezzo del niente e rise, rise di gusto. La scena era per lui divertente e di suo gradimento. Si morse il labbro. Mio padre è sicuramente morto in un incendio! Urlava come una femminuccia, non è riuscito neanche a proteggere la mamma. Forse era il mio padre adottivo, oppure solamente un perdente a cui mia madre a messo a credere che io ero il figlio. Non lo so. Ma Matthew centra qualcosa. Era esattamente quello il problema. Il problema che sotto quella situazione c'era qualcosa di strano. Si abbassò, prese un pezzo di vetro rotto del posacenere e poi si alzò la manica del braccio sinistro. La vedi questa? Me la sono fatta in un collegio. Comincio a pensare che non sia stato io, ma io sia stato indotto. Forse volevo attirare l'attenzione oppure venivo ripetutamente abusato da un maledetto stronzo. Fatto si è che se non la smetti di rompere tutto, sarò costretto a ucciderti. Questo casino mi da fastidio.Schizzofrenia portami via! La cosa divertente era che Alyce era famosa non per le sue buone maniere, minacciarla di morte forse non era proprio un'ottima idea, ma a lui cosa importava? Era un sociopatico con le manie di onnipotenza!

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    CITAZIONE (Mal. @ 6/11/2022, 15:40) 
    Numero di partecipanti: 1 dai
    Sezione in cui aprire: Indifferente
    Info aggiuntive: Indifferente <3

    Lo vuoi un cattivone? Ti propongo Evan!
    Fammi sapere così apriamo!
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    Evan Jack Peters
    Acromantula | 27 anni
    Si strinse nelle spalle. Effettivamente non poteva averlo riconosciuto perchè lui non indossava nessuna maschera, era completamente mutato in quanto era un mutaforma. Aveva imparato da piccolo, forse sua madre o suo padre o qualcuno. Fatto si era che il suo aspetto era impeccabile e soprattutto irriconoscibile. Come poteva riconoscere una persona che non aveva mai visto? Ma comunque Evan voleva essere gentile, voleva che Edvrard si sentisse a suo agio e soprattutto voleva che lui gli insegnasse davvero qualcosa. Sogghignò e mutò di nuovo aspetto divenendo così Evan, l'originale. Si erano visti in qualche missione dell'acromantula e la cosa non gli dispiaceva affatto sogghignò. Il fatto di scopare è obiettivo, il mio primo istinto è uccidere e non ficcarlo in un buco. Preferire sentire il sangue caldo tra le mani e non una vagina bagnata ed appiccicosa. Ma sono punti di vista. Ammise poi cominciando ad essere scurrile e soprattutto se stesso. Ecco, lui lo aveva evocato ed Evan aveva risposto, non poteva farci assolutamente niente. A volte erano molto meglio i suoi altereghi rispetto a vero se stesso. Sogghignò ancora e poi sbuffò. Non so come tu abbia fatto, ma non indosso una maschera! Sono un metamorfo! é sempre la mia di faccia, ma posso diventare chiunque! Disse poi diventando esattamente la sua copia. Voleva qualcuno di davvero cattivo e terribile? Bene, allora lo aveva veramente trovato. Sogghignò ancora tornando nel suo verso aspetto e sistemandosi i capelli. Non sono un ragazzino, lavoriamo insieme. Sei tu il coglioncello da pensare che non posso imparare qualcosa da te. Voglio solamente qualche ricetta di qualche veleno, ma di quelli seri, non mi piacciono cose che escono dalla bocca e schiume varie, prediligo i veleni quelli che ti uccidono all'istante, anche perchè voglio uccidere una persona ma vorrei che dessero la colpa ad un altra. Sai i veleni sono armi prevalentemente di donne... Su Edvrard, non fare il difficile! Era un cazzone, ma era seriamente intenzionato a non farlo alzare da li, seppur doveva costringerlo con la forza. Anche perchè Evan era così abituato alla violenza fisica e mentale che quasi ci sperava che Edvrard rifiutasse così da poterlo picchiare, o torturare o costringere in qualche modo. Sarebbe stato divertente, tantissimo. Ma per il momento si stava prendendo cura del suo bicchiere di alcool. Qualsiasi cosa ci fosse dentro.

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    Evan Jack Peters
    Acromantula | 27 anni
    Ogni momento in cui ribolliva quella pozione, i colori che stava assumendo ed il fatto che avrebbe portato alla vera follia un sacco di persone, era qualcosa che lo mandava fuori di testa. Ascoltò attentamente quello che disse Mina e Brian e poi ascoltò i metodi dei suoi compagni mentre continuava a fissare quell'intruglio letale. Quasi bramava il loverlo assaggiare ed essere ancora più folle che mai. Certo, era per gli altri, certo la dose doveva essere massiccia per farli ammalare e forse, i più deboli sarebbero morti, tutti quanti. Ma Evan era già pazzo di per se e avrebbe tantissimo voluto vedere cosa si provava nella pura follia. Avrebbe voluto assaggiare lui stesso il frutto di tanta follia e soprattutto cattiveria, malignità. Ne ispirò l'odore. Era un sociopatico con le manie di grandezza e soprattutto si sentiva immortale, come se niente e nessuno potesse scalfirlo, anche i suoi stessi mali, anche la sua stessa cattiveria. Ma non era quello il punto. La voce di Mina lo fece tornare sul pianeta terra. Sogghignò. Come avrebbe mai potuto diffondere il virus nel minor tempo possibile e alla maggior parte di persone. Bisogna studiarne gli effetti. Prima di dare qualcosa ad un umano, su chi si testa? Sulle bestie, giusto? Gli animali sono i primi a morire, poi ci sono le persone che contano.La sua spiegazione sul colpire prima i babbani era alquanto chiara, prima le persone che secondo lui non valevano assolutamente niente e poi quelle che potevano far davvero capovolgere il mondo. Ti sembra poco puntare all'intera umanità? Chiese con le sue solite manie di grandezza. Era sicuramente una persona assurda Evan e non si sarebbe certamente accontentato di dare il suo intruglio a qualche babbano, se dovevano morire ed avere il controllo di qualcosa e qualcuno, non si sarebbe mai e poi mai accontentato di una persona, seppur potente. A lui piacevano le grandi quantità, l'abbondanza e quella era una cosa risaputa per qualcuno come lui. Magari se lui spargeva panico da un lato del mondo ci sarebbe stata meno attenzione nel mondo magico e di conseguenza chi poteva arrivare ai piani alti ci sarebbe riuscito senza alcun tipo di problema. Si, si sentiva una persona essenziale a prescindere ed era anche giusto così in fondo. Sogghignò, prese la sua boccetta ed annuì alle parole di Brian. Ecco, si se lo inalavano potevano semplicemente portarlo dovunque, ovunque. Basta non dargli modo di creare un antidoto! Aggiunse poi prendendo la sua boccettina, mettendola in tasca e salutando i presenti. Ecco, dopo averla fatta riposare per la notte, non avrebbe aspettato un minuto di più.

    Il giorno dopo Evan si era recato ad un centro commerciale, era affollato, era pieno di gente che cercava degli sconti, il black friday era alle porte ed i negozi erano già tutti completamente addobbati con palloncini neri con delle scritte per lo più bianche. Era giunto il momento. Si era messo un guanto trasparente sulle mani, un pò di veleno liquido sul guanto e pian piano, con la scusa della folla non fece altro che toccare con la mano il maggior numero di persone. Proprio sulle mani. Andò in ogni negozio possibile a toccare qualcosa, per lo più giocattoli di bambini, loro si mettevano sempre tutto quanto in bocca e proprio come il rame con l'elettricità erano un buonissimo conduttore di malattie, infezioni e corrente. Si, un pò di corrente ci stava bene. Inoltre, alla fine, quando il virus fu sparso un pò da per tutto, andò verso il condotto di ariazioni, con un confundus ed un immobilus fece in modo che il custode venne completamente stordito e poi lo mise all'interno del sistema di areazione. Poi, si sarebbe messo una mascherina e si sarebbe goduto lo spettacolo. Chissà se qualcuno moriva all'istante. Era veramente curioso!


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    Era una persona la quale l'attenzione andava sicuramente indotta e soprattutto conquistata. Non era una persona alla uqale bastava poco per essere attento, la sua attenzione veiva rivolta solamente a se stesso e a qualcuno che faceva qualcosa di talmente tanto folle che alla fine risultava essere affascinante ai suoi occhi. Alyce era una di queste, ma solamente perchè sembrava avessero delle cose in comuni, fin troppo in comune. La guardò arrivare, poi guardò anche Brian e sospirò appena. una noia mortale, quella ragazza poteva dire quello che voleva, ma se non arrivava giusto dritta al sodo, non avrebbe mai e poi mai avuto l'attenzione giusta e vera del ragazzo. Ma faceva parte comunque dell'acromantula, quindi dopo un sacco di giri di parole, e dopo che Evan ebbe guardato ogni ancolgo di quella stanza e di quel posto, la ragazza utilizzò le parole giuste. Gli occhi giallognoli del ragazzo vennero puntati sulla ragazza, neanche stesse dicendo la cosa più interessante del mondo. Non gliene fregava un cazzo dell'umanità in se per se, neanche di muovere i fili della stessa, ma sterminare decine e decine di persone che lui reputava inutili... beh, li si ragionava davvero. Il fatto di poter creare qualcosa di così intenso e così decisamente assurdo era veramente eccitante. Lui non era uno che andava veramente a braccetto con le pozioni, ma era uno che sapeva benissimo come portare all'esasperazione la mente umana. Non si fece subito avanti, era un calcolatore, uno stratega, era uno che prima doveva osservare, capire e poi faceva la sua mossa. Non era mai stato una persona troppo impulsiva, tutto il contrario! Era fin troppo riflessivo. Rifletteva sempre quando doveva ar del male a qualcuno e pensava anche che la sua piccola pozione sarebbe stata la ciliegina sulla torta. La mise di fronte a lui guardando gli ingredienti di quella pozione che sarebbe stata micidiale. La verità è sempre qualcosa di sconvolgente. Si mente sempre a se stessi quando non vogliamo soffrire, queste persone sono inutili. Quindi è bene utilizzare la loro debolezza come esperimento. Era chiaro agli altri cosa avesse portato lui. Il veritasserum era una pozione al quanto rara, non per un ladro assassino, non per uno che adorava sentire le persone piangere, gemere ed urlare, implorare pietà solamente per il gusto di farlo. Evan era un torturatore più che un assassino, amava il dolore, lo rendeva vivo più di qualsiasi cosa al mondo un sadico senza fine e tutto quello cominciava a fargli davvero gola. Poi guardò Brian. C'è un modo serio per diffondere questa pozione sui babbani?Odiava le cose non concrete, quindi alla fine aveva deciso che forse era bene chiedere ai membri di un certo livello se era effettivamente possibile, oppure era tutta una prova.
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    Evan Jack Parker - 28 anni
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    Che Evan fosse una persona malata era risaputo a tutto il mondo magico, o meglio a chiunque avesse avuto a che fare con lui in maniera strana. Prima di tutto non si presentava mai con lo stesso nome e quello era già, di per se, un problema. Poi c'era il fatto che era un mutaforma, e quello poteva essere un'altra cosa ancora più ambigua visto che ogni nome della sua personalità aveva anche un aspetto diverso. Ma quando era entrato nell'acromantula aveva portato con se la sua parte più vera ed autentica: Evan. Semplicemente Evan. Un sociopatico con i deliri di onnipotenza e con una personalità multipla! Meglio di quello che poteva sperare l'acromantula. Quella sera si era vestito bene, camicia bianca, completo nero, addirittura un papillon fasciava perfettamente il suo collo. Sorrise allo specchio e poi infilò una fialetta di veritasserum nella tasca. Doveva portare qualcosa di eccitante da mischiare in qualcosa? Bene, per lui non c'era niente di più eccitante della verità. Verità con la quale avrebbbe potuto ricattare, riuscire ad ottenere qualche vantaggio su tutti ed abusare di qualcuno, sia fisicamente che mentalmente, perchè no? Entrò nel locale, cercò tra le persone la proprietaria. Alyce. Chissà se c'era quella tizia strana. L'ultima volta che si erano visti avevano parlato ma la sensazione non era per niente svanita, anzi, era anche peggiorata. Ma non era quello il momento di pensarci. Poi individuò una ragazza dai vestiti dubbi e le si avvicinò. Non dirmi che io mi sono vestito così bene per venire da te. Non era carino, non era divertente e non era una persona che girava intorno alle cose. Evan. E tu devi essere chi ci ha mandato l'invito. Aggiunse poi sogghignando ed aspettando mentre si guardava intorno. Riconobbe Alton, che salutò, ed ancora Spike, con il quale non aveva mai avuto il piacere di interagire, ma che salutò comunque con uno sguardo. La donna castana, invece non aveva idea di chi fosse, ma le fece un occhiolino volante, era comunque una bell donna, non poteva farne ammeno.
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    Era passato un po' da quella notte a casa sua. L’aveva sempre tenuta d’occhio ma aveva deciso di prendere le distanze perché aveva altro di meglio da fare e soprattutto aveva voglia di altro. Evan era uno che si stancava subito e mentre lui diventava l’ossessione delle persone, lui non era mai ossessionato da niente, se non per brevissimi tempi. Se stesso era l’ossessione più vera e dannata e soprattutto più persistente. Quella sera aveva visto che sarebbe andata a cantare nel locale dove lui lavorava e di conseguenza decise che era troppo bello destabilizzare quella ragazza. Era troppo interessante vedere l’effetto che gli faceva, ma lo avrebbe fatto e si sarebbe palesato solo alla fine del concerto, quando lei oramai era stanca e non lo aveva visto per tutto il tempo. Era un mutaforme ed aveva imparato benissimo a butare tutto il suo corpo e non solo il colore dei suoi capelli o della sua pelle. Evan aveva davvero un alterego e forse era esattamente quello il problema. Era quello che lo rendeva schizzo frenico delle volte, uno con due personalità differenti: Evan e Jack. Entrambi maligni, certo, ma Jack, era come se fosse il fratello buono dei due. Un ragazzo moro, con gli occhi verdi, bel fisico, naso all’insù dai modi sempre molto affidabili e gentili, aveva fatto il buttafuori per tutta quanta la sera, aveva sorriso a Madison in maniera gentile e quasi timida, aveva fatto la sua parte e senza neanche troppi sforzi. Era come se quando ricopriva quelle vesti dovesse per forza essere in quel modo, o meglio, era esattamente in quel modo. Il problema di quel suo alterego era che non reggeva la forza e l’esuberanza di evan. Evan era bello, sfrontato, manesco e prendeva sempre quello che voleva, quindi quando la ragazza stava salutando i suoi fan per tornare presumibilmente nel suo camerino, Jack tornò ad essere Evan ed Evan aspettava seduto, con la cannottiera, e mentre mangiava un cornetto, sulla scrivania di Madison, la stessa. Era divertente tutto quello. Apparire e sparire, era estremamente divertente.
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    Evan Jack Parker - 28 anni
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    Quelle sedute erano una tortura per lui, specialmente perché non gli andava neanche un po' raccontare le sue cose, ed Annie era solamente una ragazza che cercava di fare del suo meglio per qualcuno che non faceva altro che dire tutto il contrario di tutto. L’ultima volta che si erano visti lui aveva avuto la sua dose di caccia serale e la cosa lo aveva entusiasmato specialmente per la reazione della ragazza, ma non era ancora abbastanza. Quel martedì, comunque, si presentò in tutta e felpa, non bussò alla porta come sempre e si andò a sedere in silenzio di fronte a lei. Si, avrebbe cercato di capire quale fosse stata la strategia della ragazza per farlo parlare, perché lui non ne aveva intenzione, o comunque non in quel momento. Poi le cose potevano sicuramente cambiare. I suoi occhi particolari si incrociarono con quelli della rossa e lui sorrise, semplicemente. Stava al telefono, chissà a vedere che cosa, chissà a che cosa fare, ma in realtà qualsiasi cosa non gli interessava, tanto che anche lui prese il suo telefono e cominciò ad andare su Instagram. Aveva scoperto cose veramente molto interessanti, a dire la verità e la cosa non gli dispiaceva per niente. Era come se oramai i social avessero dimezzato la privacy anche se non facevano altro che creare regole per tutelarla. Aveva scoperto che Aurore aveva un fratello minore, che Aaron era il parabatai di Annie, che lei era la fidanzata di Lancelot, che Madison era un auror, che Thomas e Madison se a facevano spesso insieme ed erano andati a vivere insieme. Aveva scoperto che un’infinità di situazioni, come alexander olwen cugino di Lacelot, che era appena tornato da un viaggio, che il corpo auror era preso alla ricerca del creatore di una droga che paralizzava e pietrificava le persone e che ve ne era un facsimile che, invece, aveva effetti collaterali della depressione, aveva scoperto un nuovo mercato nero. Insomma internet era un luogo veramente molto ricco per Evan e non aveva nessuna intenzione di mollarlo, inoltre, ed ovviamente, lui aveva account privati e spesso cambiava anche telefono per cambiare id o cose del genere. Era un fantasma se voleva. Tornò a guardare Annie negli occhi continuando la pratica del silenzio.
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    Sapeva che era un folle, e sapeva anche che prima o poi sarebbe arrivato qualcuno e quando sentì aprire la porta decise di fingersi svenuto. Lui non sveniva mai! Figurarsi se si sarebbe spaventato per una cosa del genere. Quando vide quella ragazza rise vedendola così preoccupata. Mi fa ridere questa cosa,non dovresti essere quella che mi dovrebbe calmare? Invece entri più spaventata di un pulcino! rise di nuovo e quando lei solo provò a fare quegli incantesimi lui prese a sua bacchetta e un Protego fece rimbalzare qualsiasi tipo di incantesimo. Voleva curarlo? Allora doveva avvicinarsi. Buttò via l’asta piena di sangue e continuò a guardarla. Certo non era nelle sue piene forze, ma non era stupido, si era tagliato per farsi male, non per uccidersi e quella era la cosa fondamentale. Sorrise ancora a mayra come se non stesse succedendo niente. Era sempre stato in quel modo, era sempre stato veramente un folle e quello non sarebbe mai cambiato. Se proprio mi deve curare, deve prendere una garza, un disinfettante e lasciare la bacchetta. Oppure è uno di quei medimaghi che senza la bacchetta non sa fare proprio niente. Andiamo dottoressa se no morirò dissanguata e lei sarà responsabile della mia vita! Sogghignò. Chi lo doveva dire a Mayra che alla fine della sua giornata lavorativa avrebbe incontrato un pazzo scatenato e folle che il suo unico scopo era quello di mettere in croce la persona che doveva curarlo. Inoltre lei crede che sia più importante un taglio sulla gamba oppure un taglio sulla testa! E si, sono venuto io con le mie forze in ospedale. Lei ha capito cosa sta succedendo oppure è stordita e confusa? Aveva un ghigno assurdo sul viso, come se tutto quello fosse davvero normale, e forse, per lui lo era per davvero.
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    Alzò appena lo sguardo quando sentì qualcuno parlare, si asciugò la mano facendosi una bella strisciata di
    sangue sulla guancia e poi passò a cavallo a quel poverino lasciandolo in pace ed avvicinandosi nella
    direzione della fanciulla incantevole. Sogghignò per le sue parole. Fino a quel momento non si era accorto
    che fosse presente, non sapeva fino dove aveva visto e doveva anche a mettere che non le interessava
    affatto. Era sempre stato un ragazzo menefreghista, opportunista e soprattutto una di quelle persone che
    amava se stesso e che non avrebbe mai fatto a cambio con nessuno. Evan, tra se stesso ed un’altra persona
    avrebbe scelto sempre lui. Evan era uno che non amava neanche troppo essere ripreso e disturbato in certe
    occasioni. Si accese una sigaretta, tirando rosso ed illuminando appena lo sguardo celeste ed
    estremamente ipnotico della donna, poi le diede una rapida occhiata. Non pensi che per
    caso sarebbe opportuno farti gli affari tuoi?
    Era la sua sera di caccia e non voleva rotture di palle in
    giro, ne auror, ne ragazze che decidevano di fare le eroine, ne creature della notte in giro. Si avvicinò
    intensamente a lei e poi sogghignò appena. Emanava una certa sensualità, era una donna bella, vestita
    bene, che aveva visto un ragazzo forte prendere a botte una persona e si era intromessa. Evan era
    intelligente, era un ragazzo fin troppo acuto, in fondo come ogni sociopatico con i deliri di onnipotenza.
    Sei o un licantropo, ma sono più bruttine le donne, oppure un vampiro. O una cacciatrice.
    Ma credo più la seconda, se no non avresti mai proferito parola. Sei una donna bella, con una forte carica
    sessuale, attrattiva. Allora, sei uno di quelli vegani, oppure vuoi favorire?
    Ovviamente non
    intendeva al suo sangue, ma a quello di quel mal capitato che forse era svenuto. Evan era un provocatore nato ed era efficace ed efficiente, era uno che sapeva veramente farci e se tutto quello che pensava
    l’avesse tramutato in bene e fosse entrato nel corpo auror, allora sarebbe stato veramente perfetto. Fece
    un bel tiro alla sua sigaretta. Era felice, seriamente felice di quella presenza perché poteva divertirsi ancora
    di più.
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    Evan era bravo a fingere ed era bravissimo a leggere le persone. Era una persona malata e disturbata
    mentalmente e quello nessuno avrebbe mai potuto negare. Non c’era solamente una cartella clinica a
    testimoniarlo ma anche un’infinità di altre cose, come il suo passato ed i suoi atteggiamenti. Perché voleva
    ingannare quella ragazza? Non lo sapeva, doveva ammettere che gli piaceva, quello si, era bello stare con
    lei, era bello sentirsi quasi veramente una persona così docile. Aveva deciso di avere un certo
    comportamento e di conseguenza agiva. Non voleva fare il pazzo, non voleva che lei scoprisse il suo lato
    violento, quello che invece, aveva riservato a Madison. Voleva che aurore si fidasse completamente di lui,
    sia perché era necessario lo facesse, sia perché, alla fine non poteva farne a meno di completare quello che
    aveva cominciato. Era come se quelle situazioni per lui fossero una droga. Si stava mettendo alla prova da
    solo, voleva vedere se fosse stato in grado di essere dolce, docile, innocente, gentile, di guardare una
    persona senza alcun desiderio di ucciderla, o di stuprarla o fare qualsiasi altra angheria. Bene, fino a quel
    momento ci stava riuscendo con Aurore, o comunque gli istinti riusciva seriamente a placarli. Poi quella
    domanda arrivò all’improvviso. Sorrise e si strinse nelle spalle. La vera domanda è: perché
    non mi dovrebbe piacere una ragazza come te?
    Chiese seriamente ridacchiando prima di mettersi
    meglio sulla sedia e guardarla più da vicino. Le prese la mano. Sei bella, sei intelligente, sei
    una lavoratrice, sei una sarta e quindi hai imparato il mestiere da qualcuno a te vicino oppure ti sei
    impegnata molto per apprendere qualsiasi cosa. Sei divertente e la tua semplicità mi piace tantissimo. E poi
    non c’è un libro con scritto “come non essere una frana con gli uomini”! Spesso gli uomini si innamorano
    delle ragazze semplici e spontanee. Ti stai semplicemente sottovalutando!
    E forse una parte di lui
    davvero la pensava in quel modo. Forse una parte di lui era convinto che alla fine si sarebbe innamorato di
    una ragazza come lei e che proprio una come lei l’avrebbe salvato dall’oblio della sua mente. Poi tornava ad
    essere se stesso e a rendersi conto che no, non era una cosa che sarebbe successa e potuta capitare
    davvero a lui e la ragione era semplice: lui non voleva che accadesse. Continuò a giocherellare con le sue
    mani e poi ridacchiò godendosi la sua espressione.
    Evan Jack Parker

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    citcitcit
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    Evan Jack Parker - 28 anni
    Pureblood
    Acromantula

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    C'era sempre qualcosa di strano nella sua vita, sempre qualcosa di losco ed oscuro. Evan era sempre stata una persona particolare, ma in quel periodo non faceva altro che sorprendersi di se stesso. Doveva ammettere che quella ragazza dagli occhi blu era interessante e gli faceva uscire un lato del suo carattere che non conosceva neanche. Era come se avesse qualcosa di diverso dalle altre. Sapeva che era in netta contrapposione per quello che provava per Maddison. Maddison gli faceva uscire il peggio di se, la voleva e desiderava così tanto che non riusciva veramente a controllarsi, come se fosse un puro istinto, un qualcosa che non sapeva neanche di saper provare. Era pura bramosia, era qualcosa di incredibilmente tossico, sia per lui che per lei, invece, con Aurore, era strano perchè si sentiva calmo, bene, quasi come se fosse la persona giusta per essere una persona normale. Aveva dei modi gentili ed era convinto che fosse una persona che, in realtà, nascondeva un passato quasi oscuro, ma che fosse stata così forte da riuscire a vincere ed abbracciare la luce, che l'ammirava per questo. Lui, di contro, aveva deciso di abbracciare l'osurità, di essere quello per il quale era nato davvero: morte e distruzione. Non si trova molto lontano da qui. Ha un ponticello niente male ed inoltre ha anche un bel laghetto. In genere ci sono delle paperelle e delle oche. Non sono bellissime e docili, ma potremmo anche pensare di sopravvivere alla loro furia! Rispose poi sorridendole e stringendosi nelle spalle. Doveva anche ammettere che fosse veramente, ma veramente bella e la cosa non gli dispiaceva affatto.
    Quella domanda fu tanto strana quanto interessante. Si! Sono un purosangue! Ma sinceramente non mi interessa di queste stronzate, il sangue è sangue! Il che, nella sua testa, senza doverlo per forza specificare, voleva dire che qualunque sangue venisse versato, era comunque ottimo e soprattutto era cibo per delle bestie come i vampiri. Lui si era sempre divertito tantissimo a vedere i vampir sbranare le loro vittime. Si era sempre anche difeso, per carità, ma non aveva nessun problema ad uccidere. In fondo era il ciclo della vita, no? Sorrise appena poi cercando la sua mano, e se la ragazza lo avesse permesso, Evan le avrebbe intreciate così da camminare mano per la mano fino al parco di cui le aveva parlato. Domanda interessante, come mai? Tu non lo sei? Oppure lo sei e ci tieni a queste cose?Chiese poi incuriosito sempre di più da quello sguardo dolce e così innocente. Perchè uno come lui era attratto da un'innocenza tale? Come diavolo si poteva anche solo pensare ad una cosa del genere? Incredibile!
    Evan Jack Parker

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