Nara Keratack Gleen

Il sapore del sangue le riempì la bocca, ma non fu forte e terribile quanto il sapere della sconfitta. Nara odiava perdere ed essere inutile, e in quei pochi istanti aveva fatto entrambe le cose, rischiando pure di morirci.
Aveva appena ammesso a sé stessa di non poter affrontare quei cumuli e questo era lo smacco più grande che aveva subito, almeno da un paio d'anni. Odiava quella situazione, odiava quelle piante e non vedeva l'ora di uscire da lì, viva.
Non riusciva a parlare, ma solo a sputare sangue, ma di certo non poteva star ferma ed essere divorata da dei muschi troppo cresciuti.
Strinse i denti e ancora in volo delle parole furono sussurrate -Vete!- il draghetto si lanciò sulla liana che teneva prigioniera la sua padrona, doveva distruggerla, doveva salvare Nara e liberarla!
Mentre i denti e le zanne del rettile tranciavano come un tosaerba, la bacchetta si mosse -Lunagemino Artemis!- Lo stesso incanto che le aveva salvato la vita.
Poi ci fu il tonfo, ma nell'esatto momento in cui atterrò malamente, la bacchetta si mosse ancora -Cantis!- l'obbiettivo era un gruppo di foglie distanti un paio di metri dalla rossa e lontano dalle altre due. Se tutto fosse andato secondo i piani il mucchio di foglie avrebbe iniziato a cantare a squarciagola una vecchia canzone che Cassandra Gleen era solita canticchiare alla piccola Nara.

Tra sangue e cenere la farfalla danzerà, sottile come un velo, ma forte più del mar.
Tra sangue e cenere, tutto quanto sfiorirà, tranne i colori dell'insetto che mai periran.
Un battito, un girar e la farfalla tifone diverrà... (poi altre strofe e un continuo ripetersi della canzone)

La canzone doveva aver un rumore tale risuonare per tutto lo spazio e confondere i Cumuli permettendo ad una Nara ancora invisibile di strisciare o camminare via verso la foresta.

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Nara Keratack Gleen

Quel giorno, lì riunita a Denrise, c'era un sacco di gente, non bella, ma veramente divertente, che avrebbe potuto riempire di parole quest'umile post, ma il suddetto player aveva una fretta del diavolo e quindi, con la lacrimuccia agli occhi dovette far diventare stitiche le sue dita dal pulsante facile.
Nara desiderava da una vita infilarsi nelle caverne del Nifhelheim, ma non aveva mai inforcato le gallerie più profonde ed ora eccola lì su un portale di una vecchia megera che probabilmente aveva più ragnatele in mezzo alle gambe che sul volto e in un attimo PUF Ottavo piano. Non ci sarebbe mai arrivata alo stato attuale delle cose e mai da sola, eppure eccola lì.
-Allora far gruppo serve davvero a qualcosa! Siete utili mezze-seghe!-
Vete pigolò il suo assenso dalla spalla di una giovane in tutina da battaglia. Armatura da battaglia, Martello di Morfeo alla cintura, affianco alla bacchetta, scudo della banshee alla schiena e nella sacoccia di cuoio, sempre sulla cintura, le 2 fiale con rispettivamente lacrima di primavera e d'estate, insieme però ad un acciarino e una scatoletta di fiammiferi.
-Con me voglio Becca e Marina! Le mie due ragazze!- fece a entrambe un occhiolino. -Scegliete voi il percorso. Mi fdo di voi come non farei con nessun altro di questi porci-

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Nara Keratack Gleen

-Animo!-
Un imprecazione condì il movimento di quelle dita candide che strapparono la freccia dalla gamba manco fosse una zecca.
-Hai un ottima mira, ma sei lenta! Avresti avuto tutto il tempo per fare un altro attacco, ma hai esitato! Perché?!-
La saliva di Nara atterrò nel fango affianco alla sua nuova alunna. Gli occhi di Joanne stavano trovando la determinazione giusta, ma non era abbastanza e questo non abbastanza l'aveva portata a terra, con la fronte piena di sangue.
-Vuoi essere una predona! Allora deve fare male! Lamentati pure, ma in combattimento non troverai nemici pronti a darti tutto il tempo di riposare come sto facendo io. La battaglia è uno scenario spietato. Forza! In piedi e combatti! Basta fare la principessina e diventa una guerriera!-
Che Nara si stesse affezionando a quella giovane donna?
La rossa non si ricordava l'ultima volta che aveva spronato qualcuno così, l'ultima volta che aveva cercato di aiutare qualcuno a migliorarsi. Si sentiva diversa nel guardare quella piccola arcera che credeva così tanto in lei; così tanto diversa che andò contro lo stesso principio che stava cercando di inculcare a Joanne e si lasciò andare in altre parole.
-Lascia che ti dia un suggerimento. In missione non avrai sempre l'arma perfetta per quella situazione, ma ti devi arrangiare e fare di tutto per sopravvivere. Usare l'arco come un arma contundente, usare le unghie, i denti, i calci, la magia. Non puoi permetterti di vacillare ogni volta che un nemico si avvicina troppo.-
Detto ciò la chioma fu scossa come per allontanare tutte quelle strane e fastidiosi abitudini materne e poi, Nara, puntò un sorriso beffardo negli occhi di Joanne.
-Ma ora basta chiacchere e fammi divertire-
Neanche il tempo di finire la frase che il corpo balzò nell'aria come un elastico e il corpo iniziò a roteare, l'intento di Nara era quello di sferrare un calcio volante nel petto di Joanne.

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-Ti piace il metallo? Eccotene un po'!- Il piatto del martello sprofondò nella mascella di un indigeno alzando nel vento una nuvoletta di sangue e un paio di denti. In seguito, solo per un battito di cuore, il palmo lasciò l'asta dell'arma a una mano, la presa fu cambiata e poi il bracciò scatto in armonia con un corpo da gazzella e l'acciaio piombò come un tuono contro il volto di un altro nemico.
-Non ne avete avute abbastanza eh?- un ghigno schizzato di sangue le colorò il viso di eccitazione poi Nara urlò e il martello venne lanciato contro la fronte di uno dei 3 nemici, ancora in piedi, che la circondavano.
Quando l'arma in volo rintoccò l'ultima ora del proprio bersaglio, gli altri due erano già su di lei e la predona sorrise.
Con il taglio della mano destra bloccò quella armata del primo, mentre il palmo sinistro della rossa affondò con uno scatto nel mento del nemico che urlò in confusione, ma non poté fare nulla. Questo perché le dita che avevano bloccato il suo polso si strinsero per poi spingere l'indigeno nella traiettoria d'attacco del suo alleato.
L'ascia di quello che, pervia del lungo copricapo piumato, sembrava essere il capo villaggio, affondò con un suono di ossa rotte e carne triturata nella schiena del suo compagno per poi urlare di furia. Fece per estrarre l'arma, ma Nara spinse il cadavere così forte che sia l'uomo vivo che quello morto caddero nel fango funestato dalla pioggia.
Appena il capo villaggio riuscì a liberarsi dalle membra prive di vita, si trovò sopra una donna armata di martello; Nara aveva fatto in tempo a raccoglierlo.
-Bene, direi che abbiamo finito.-

THUM

La missione data da Ragnar, l'ultima che avrebbe accettato dal suo vecchio capitano in veste di sua sottoposta, era andata liscia come l'olio. Sconfiggere il piccolo gruppo che cercava di fuggire mentre il resto della ciurma saccheggiava il villaggio di Mh-enti.

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Nara Keratack Gleen

Nara Gleen Keratack era una donna che aveva la più piena certezza di ciò che voleva dalla vita; divertimento, ma a Londra non era sempre facile trovare ciò che lei cercava.
-Mi manca Denrise-
Infatti, mentre gli occhi chiusi tornavano al sapore di salso e alla sensazione che esplodeva nelle dita quando il suo martello affondava nella testa di un Kraken, le mani le tremarono.
-E invece sono chiusa in questa cazzo di città!-
Non si poteva certo dire che la City fosse un luogo noioso, ma in quel momento lei cercava altro dalle solite feste senza freni a cui partecipava quando risiedeva lì; o almeno così lei credeva.
-Che faccio? Che faccio?-
I piedi nudi saltellavano su e giù mentre il corpo da antilope affondava nel materasso e il viso lentigginoso nel cuscino da 400 Sterline; bisognava pur spendere bene i soldi dell'odiato paparino no?
Stufa di quell'inedia iniziò a schiacciare il viso sempre più nella morbidezza del memory foam e iniziò l'apnea, mentre i pensieri indugiarono sull'immagine di Rober Stenfield nudo, a novanta, e preso a sculacciate dalla stessa Nara.
-Se le meriterebbe tutte- La predona aveva resistito 3 minuti senza respirare e aveva il fiatone.
-Che faccio? Che faccio?-
Ormai seduta a guardare la vernice rossa del muro, la mente iniziò a vagare alla ricerca di possibili impegni.
-Ho appena fatto un odei soliti furti di Robert, ma mi ha detto di restare a Londra in stand by, Stamattina ho compiuto l'omicidio commissionato da quello stronzo di Lord Gayron... C'è altro?-
La testa della mercenaria fu scossa e proprio allora il bigliettino fu notato. Era nero a scritte rosse e riposava sul comodino.
-Le vie en Rouge-
Quel locale glielo aveva consigliato lo stesso Robert e lei sapeva che l'acromantula c'aveva a che fare, ma se ne era fregata dei dettagli. In ogni caso andare o non andare? Il dubbio amletico era forte, ma tutto sarebbe stato meglio che rimanersene a casa a non fare nulla.

Non ci aveva messo troppo a raggiungere Diagon Alley e quindi il locale, ma non entrò subito. Si era presa un po' di tempo per studiare l'eleganza degli esterni.
-Almeno è un posto diverso dal solito-
La mano scivolava sul mento color del giglio mentre le gambe scoperte erano incrociate. Alla fine si era messa in tiro, un tubino verde smeraldo, decolté dello stesso colore e i capelli rossi, lievemente arricciati per l'umidità che scendevano a cascata sulle sue spalle.
Restò lì ancora un attimo, poi entrò e, una volta nella hall, il cervello fu stuzzicato dal profumo di vaniglia e caramello che svolazzava per il locale, mentre l'occhio iniziò a studiare i divanetti, il grande specchio delle brame, la teca degli squali e soprattutto le cameriere.
-Forse ho fatto bene a venire-
Il ghigno che le si era dipinto sul volto non scomparve nemmeno quando raggiunse il bar.
-Un bicchiere della roba più forte che avete-

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Nara Keratack Gleen

Nara Gleen Keratack era una donna che aveva la più piena certezza di ciò che voleva dalla vita; divertimento.
-Kayla, Kayla... Dovrai fare di meglio per battere la tua maestra- I dadi avevano parlato chiaro e una a una le pietre verdi della ragazza dal volto tatuato furono tolte dal tavolo da mani ferme, mentre quelle di Nara si alzarono a stringere un boccale ciascuna e a reclamare la gloria che le spettava dal resto del locale.
-Chi è la più grande giocatrice di Orlog del villaggio?!-
Un coro di voci che urlavano il nome della rossa iniziò a fare da colonna sonora al fiume di alcool che invase la sua gola; in pochi secondi un boccale era andato e poi, entrambi i contenitori di legno, vuoto e pieno, tuonarono sul massiccio tavolo in quercia. Le ciotole dell'Orlog tremarono e la voce della predona tornò a occupare l'intero spazio della locanda.
-Amo questo gioco!-
Un altro sorso e poi uno sguardo obliquo tipico di chi cerca un complice -Un altro giro Kayla?-
-Stavolta le toglierò almeno la metà delle vite maestra. Si tenga pronta-
-Metà vite? Devi puntare sempre alla vittoria!- il boccale pieno sbatté sul tavolo -ma in ogni caso apprezzo la tua sfacciataggine.-
La ragazza dal volto tatuato sorrise di nuovo ignorando l'ipocrisia della rossa e per un attimo Nara perse la sua arroganza e si sciolse in un volto quasi di madre.
Ricordava ancora quando, quasi un anno addietro, Kayla e le altre ragazze di un isola maledetta l'avevano seguita sulla Maremoto. Erano stordite, svuotate di ogni certezza e lasciate da sole.
Sigurd le aveva accolte, ma Nara aveva adocchiato le più determinate e le stava trasformando in un futuro equipaggio con cui avrebbe potuto aumentare sensibilmente la propria soglia di divertimento.
Kayla era la sorella più rispettata fra le altre sopravvissute, ma anche quella a cui Nara si era più affezionata; adorava la solidità della ragazza, spesso le piaceva cercare di mettere tale qualità in difficoltà, ma in ogni caso era fiera di quanto si fosse ambientata alla sua nuova vita.
-Tutto a posto maestra?-
-Pensa a tirare i dadi!-

Nara aveva vinto anche quello scontro, ma la consapevolezza di un proprio ammorbidimento le si era conficcata nel cervello come una rosa di pugnali e Kayla era riuscita in ciò che aveva preannunciato; metà delle pietre verdi di Nara erano state alzate dal tavolo.
-Oh al diavolo!-
Vedere la faccia compiaciuta della ragazza le fece imbrunire ancor di più il viso.
-Visto che sei tanto brava a perdere... combatti contro qualcun altro!- L'ultimo boccale fu finito con la stessa rapidità in cui l'altro era stato tracannato e poi la sedia di Nara fu spinta all'indietro.
-Ma Maestra!-
-Ho detto combatti! Io...- che cosa avrebbe fatto lei? Il suo divertimento stava per essere seriamente compromesso, aveva giusto bisogno di una -Birra?-
Birger era comparso con un nuovo boccale tutto per lei e quando il denrisiano le indicò da chi era stata offerta un sopracciglio rosso si alzò in tutta la sua curiosità.
-Maestra?-
-Io ho da fare, te divertiti e allenati. Vediamo se un giorno riuscirai a sconfiggermi davvero.-
Era bastato poco per far tornare il buon umore alla donna e farle salutare la sua protetta con un pollicione in su e un sorriso da parata... anche se una stangona con seni gonfi quanto ciliegie di carne e uno sguardo sottile e affilato come una lama di una sciabola, non si poteva certo chiamare poca cosa.
-Un ottimo saluto il tuo-
Nara, quella sera, aveva un look tra il denrisiano tradizionale e la freschezza della moda inglese.
Una camicia di lino le lasciava scoperto l'ombelico del color della neve, mentre le braghe di tela erano strette da una cinghia di cuoio da cui pendeva il porta bacchetta e il fodero di un pugnale, ai piedi dei stivali di pelle. I capelli erano stati raccolte in trecce e i lati del capo rasati; la sera prima lei Kayla e altre ragazze, ospiti nella nave di Ragnar il Vecchio, avevano tranciato la vita di un kraken e lei aveva voluto festeggiare così.
D'altronde "quelle ciocche puzzavano troppo di interiora di mollusco morto" o almeno così aveva detto a qualcuna delle sue compagne.
-E ti sei appena guadagnata un secondo giro offerto da me- coi soldi del padre, ma questi erano dettagli.
In ogni caso, la predona si era avvicinata con passo altezzoso, anche se, nel tragitto, aveva rovesciato un boccale di qualcuno e appoggiato una mano sulla spalla di qualcun altro, ma a lei non gliene fregava niente. Bastava conoscere quella donna così enigmatica e di buon gusto... d'altronde aveva scelto proprio lei come compagna di serata no?
-Io sono Nara- prese una sedia, la girò e ci si sedette appoggiando il seno appena accennato e gli avambracci sullo schienale -e qualunque sia il tuo nome mi stai già simpatica- le fece un occhiolino e alzò il boccale di birra appena ricevuto per sottolineare il perché delle proprie parole.

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Nara Keratack Gleen

Denrise non era mai brillata per la condizione femminile, sebbene, ogni tanto, qualche druida o shieldmaiden emergeva fra quei trogloditi grazie alle proprie abilità; ma questo non includeva per forza che tutti nel villaggio rispettassero queste donne.
-Toh guarda chi si vede! La grande mezzosangue-
-Che modi ragazzi! vi vedo poco informati- Nara scosse la testa e mentre il ghigno strafottente rimaneva ben fisso sul suo volto, gli occhi volarono in quell'incrocio di vicoli; contava 4 uomini. -Io sono figlia di maghi... anche se uno lo ucciderei io stess...-
-Zitta puttana!- le nocche della donna divennero bianche da quanto strinse i pugni -Sai benissimo cosa intendeva!-
L'ultimo che aveva parlato aveva la bacchetta già sguainata e si avvicinò di qualche passo.
-Il capo ti rispetta, il vecchio Ragnar ti rispetta e pure Ludwig.-
-Si sta anche vociferando che ti riconosceranno come capitano. Tu! Una lurida zoccola!-
-Voi donne non potete nemmeno pensare di...-
Non poté finire la frase che la mano di Nara, rapida come il suono, lo colpì di taglio alla nuca; si era avvicinato troppo.
Quello che sembrava il più sveglio fece subito divampare un ondata di magia dalla propria bacchetta, ma a Nara bastò chiudere le dita in un pugno e poi le nocche sferrarono un altro colpo al tipo stordito che fu spinto sulla traiettoria dell'incanto. Il cattivone volò contro il muro mentre il corpo di Nara si fletteva per schivarlo e infine avanzare. La predona, sopra il fango di quel vicolo, sembrava una pattinatrice su ghiaccio e il tipo che aveva scagliato la magia non fece nemmeno il tempo di dire Porco Odino che la magia di Nara gli investì il braccio dominante. -Formiculus-
L'arto sembrò cadere in narcolessi e la bacchetta scivolò dalle dita sporche; ma Nara non aveva il tempo per compiacersi e digrignò i denti quando la lama di un coltello le graffiò il volto. C'erano ancora due nemici troppo vivaci e uno aveva appena provato a cavarle un occhio.
-Anthos!-
La gravità divenne improvvisamente alleata della rossa, scrostò le pareti del vicolo e schiacciò nella melma i due norreni fin troppo tradizionalisti.
-Bene, bene!-
Il pollice scivolò sulla ferita, la lingua succhiò il sangue e poi una scatarrata atterrò sulla faccia di uno dei due intrappolati. -Siamo rimasti solo noi- Gli occhi puntarono il Denrisiano tutto indaffarato a cercare la propria bacchetta nella melma, con una mano sola.
-No ti prego, abbiamo capito! Non ti daremo più fastidio- Il criminale barcollò in piedi per poi iniziare ad indietreggiare.
-No, non hai capito proprio niente. Gambemolli!-
Il tipo cadde in ginocchio e le dita di Nara si strinsero sulle sue guance -Non si tratta così una signorina-
Il tonfo della testata rimbombò per il vicolo e l'urlo del tipo venne soffocato da una tirata di capelli. Gli occhi di uomo e donna si incrociarono a un centimetro di distanza e quelli di lei sembravano volerlo carbonizzare. -Mi fai schifo! Mi fate schifo. Impara la lezione senza palle o continua a strisciare a terra senza rompermi le mie. Ti si addice-
Quasi come per confermare le ultime parole, prima di andarsene Nara non interruppe gli incantesimi lanciati e anzi puntò di nuovo la bacchetta sul mal capitato -Slugulus Erupto-

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Nara Keratack Gleen

Una mensola rotta, il fiatone e lo splendido salone di villa Keratck sporco di sangue mentre la sensazione di pelo e carne sfilacciata fra le mani risaliva come un fiume vene e nervi. Qel ricordo stava affiorando come un iceberg dimenticato da tempo.
Bills aveva sfidato Nara, voleva giocare e lei lo aveva accontentato, ma mentre la rossa correva dietro al gatto, si era chiesta quanto elastico potesse essere un felino; quali fossero i suoi limiti.
Così quando le mani si chiusero come delle tenaglie attorno alle zampe posteriori, con il cuore che pulsava come un vulcano attivo, la bambina di 10 anni ignorò miagoli e graffi e iniziò a tirare.
-Che Joanne abbia fatto bene a chiamarmi?- Non lo sapeva e non le interessava. Quell'urlo liberatorio, così sofferto dalla contadina, e quella goffa dimostrazione di intenti... Joanne era diventato un soggetto d'interesse.
-Ora... quali saranno i tuoi limiti?-
Inutile dire che Nara ora aveva un obbiettivo specifico, mentre il fatto che fosse una persona instabile lo si sarebbe dovuto sapere già da tempo.
Joanne aveva schivato l'attacco e lanciato un offensiva sullo scudo della rossa. -In battaglia non devi impressionare, ma fare male.- La contadina si rialzava con uno spirito nuovo negli occhi, ma Nara continuava a sorridere -Quindi il vero trucco per allenarsi come si deve... è fare male-
Un attimo dopo il braccio col martello era scattato come una frusta e il manico lasciato andare dalle dita sottili. Nara voleva cogliere Joanne di sorpresa, centrarle il petto e toglierle il fiato. Ma quello sarebbe stato solo l'inizio, l'incipit di un altro colpo.
I piedi falcidiarono la distanza tra le due donne e lo scudo della banshee brillò al sole pomeridiano; un colpo rotante di taglio con un oggetto il cui scopo sarebbe stato la difesa. L'obbiettivo era solo uno; la tempia di Joanne Nillson

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Nara Keratack Gleen

Un sorriso spezzato dall'ilarità, una scimitarra stampata sulle labbra; lì in quella brughiera di nessuno, Nara era divertita. -Tutto il mondo vuole cambiare bella- ad ogni passo che la rossa faceva verso la ragazzina la cotta di maglia tintinnava come una risata, poi la mano scivolò sulla guancia di Joanne. -Ed è per questo che tutto non fa altro che andare a puttane- gli occhi erano due pozzi azzurri -tutti vogliono ma sempre meno persone FANNO- La carezza si trasformò in uno schiaffetto e poi i capelli ramati piroettarono via. -FANCULO le parole!- entrambe le braccia si alzarono due volte come un aohla da hooligans -Ripeti con me! FANCULO LE PAROLE!-
La brughiera desolata si era fatta megafono di un eco di liberazione, poi gli occhi da predatrice tornarono su quelli dell'arcera Denrisiana.
-Niente più bla, bla. Solo fatti. Vuoi cambiare allora cambia! Vuoi essere rispettata allora tira fuori le palle e credi in te stessa.-
Nara fece altri passi all'indietro finché la distanza tra le due donne fosse di circa dieci metri. -Sta in attesa- Poi, la mano di Nara scivolò a sfilare lo scudo dalle cinghie di cuoio fissate alla suaschiena. -Il rispetto spetta ai determinati e io sono qui perché ho rispettato la tua determinazione nel chiedermi di allenarti...- Dopo aver legato stretto lo scudo all'avambraccio fu il turno del martello di Morfeo; l'aria ronzò per le sue rotazioni e poi, con uno schiocco, l'arma venne impugnata. -Ma ti ho portato qui anche perché avevo voglia di menar le mani!-
Nara scattò verso Joanne urlando una risata, lo scudo alzato e il fuoco negli occhi. Se la ragazza non avesse fatto nulla si sarebbe presa una faccia del martello in piena bocca dello stomaco.
-Difenditi principessa e mostrami la tua determinazione!-
Nara avrebbe continuato a chiamarla così fino a quando non l'avrebbe vista degna di un altro epiteto.

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Nara Keratack Gleen

Nel turbinio rosso sangue che la sua bacchetta eruttò contro quelle creature gelatinose, a Nara parve di averci scaraventato dentro anche tutta la frustrazione accumulata in quei mesi e nelle ultime ore. Sembrò come se le vene le si fossero alleggerite per trasformare il suo corpo in una piuma, mentre il cuore bruciava di piacere, come la bomba che polverizzò le facce dei suoi nemici -Oddio si! Siii-
I resti dei cosi gelatinosi le volarono attorno come granelli sperduti e mentre gli occhi si perdevano nel loro luccichio, il sorriso si allargò come una vela spiegata.
Nara era appena venuta.
Nemmeno sentì i complimenti di Ludwig, il climax appena raggiunto le stava ancora facendo tremare il cervello e le gambe, mentre qualche goccia dei suoi succhi scivolava sulla battigia. Tuttavia erano pur sempre in un campo di battaglia.
In un moto di lucidità, la predona fece un passo indietro per evitare le onde distruttive di Rebecca che invece travolsero e polverizzarono l'ultimo nemico in vista, ma l'acqua magica fece anche di più; volle giocare a Dora l'esploratrice.
Il tempio che era emerso dai flutti non sembrava imponente, ma di certo importante e nel mezzo portava un suo piccolo tesoro.
Dopo una veloce carezza sul proprio inguine fradicio, Nara accarezzò Vete, raccolse la biglia platinata e iniziò ad osservare la sfera, per poi ridere quando Ludwig si improvvisò un aquilone rotto. -Di certo è ben difesa, ma vale anche qualcosa?-
Forse Robert l'aveva contagiata? O forse aveva passato troppo tempo al canto, vicino a quello spilorcio di Jonatham, fatto sta che in un attimo scosse la testa.
-Hai detto distruggere?- L'umore di Nara, in un attimo aveva completamento voltato faccia. La rossa riuscì a sopportare l'inedia di Ludwig senza scoppiare in monologhi sul patriarcato, ma si limitò a scacciare i pensieri Jonathesci di poco prima e a seguire gli ordini.
-Deprimo!-
Quella formula risuonò due volte, in modo chiaro e limpido, quasi nello stesso momento delle risposte di Jonthan, Airwen e company.
Vete invece, pigolò librandosi in volo, alla ricerca di altri nemici o possibili punti di interesse; informazioni che avrebbe poi passato, come poteva, alla sua padrona.

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