Posts written by Cameron Cohen

  1. .
    HTML
    [color=#23454a]▪[/color] [URL=https://reveliohogwartsharrypottergdr.forumfree.it/?t=79424714][color=gray]You were my crown, now i′m in exile[/color][/URL]
  2. .
    Cameron conosceva Mia così bene che era certo si stesse dando la colpa di una relazione andata di merda non per causa sua.
    Lei lo aveva compreso, lo aveva accettato ed aveva fatto del suo meglio per renderlo migliore... eppure, certe volte fare del nostro meglio non basta per cambiare una situazione. Cameron era l'esempio lampante che non importava quanto ci si potesse impegnare, certe situazioni erano completamente irrecuperabili.
    E nonostante ciò che era avvenuto, il bisogno di averla vicina in un momento critico come quello, era stato lampante. Aveva provato a soffocarlo sotto strati di indifferente cemento armato, ma alla fine persino lui aveva realizzato di quanto, forse, fosse l'unica che potesse capirlo.
    Conosceva la situazione familiare sua e di suo fratello: sapeva quanto fosse stata crudele la madre di Charles con lei e menefreghista suo padre e sapeva cosa significasse avere dei genitori da temere.
    Elisabeth, invece, per quanto si stesse accorgendo di star covando un forte sentimento nei suoi confronti, non era certo che avrebbe capito il significato delle sue paure. Non fino in fondo, anche se sapeva che si sarebbe impegnata con tutta se stessa per riuscirci, conosceva bene anche lei.
    Rivolse a Mia un sorriso quasi timido, a tratti impacciato. Non riusciva a non volerle bene nonostante tutto ed era convinto che prima o poi sarebbero tornati almeno amici, come due persone mature che avevano chiuso una relazione. Anche se non era stata chiusa in maniera proprio civile.
    Ma è mio padre replicò in un filo di voce, anche se sapeva perfettamente quanto fossero vere le parole di Mia. Non ha tipo... voce in capitolo sui suoi figli? Strinse i pugni finché le nocche non gli divennero bianche, perché se fosse stato un buon padre, forse Arya non avrebbe cercato le attenzioni di un uomo più grande come quel professore, finendo per esserne uccisa. Lo odiava con ogni fibra.
    Volse la testa verso Mia, inclinando appena il capo ed il suo sorriso si trasformò in una linea più morbida, i suoi occhi divennero due pozze di tenerezza. Quel lato della Freeman lo aveva sempre fatto impazzire, anche se in quel momento proprio non se lo meritava. Ridacchiò sommessamente alla sua stizza. Era raro che la ragazzina sembrasse infastidita, ma anche quello faceva parte del suo fascino. Era bellissima.
    Va bene, allora... chiudiamo per un attimo gli argomenti tristi e pensiamo a riempirci la pancia. Ammiccò alla ragazza e le lasciò una carezza sui fili biondi, sollevandosi dalla sedia e porgendole la mano per aiutarla ad alzarsi. Un gesto più di galanteria che di reale necessità da parte dell'ametrin.
    Cameron Cohen


    Dioptase
    III Anno
    Eterosessuale

    code by ©#fishbone

  3. .
    Sembrava quasi una congiura. La sua unica fobia era quella dell'acqua e lo era per un'ottima ragione, eppure sembrava che non facessero altro che far vertere le lezioni o le attività, proprio sull'acqua. Non gli dava alcun problema la sola vista della distesa cristallina, tuttavia l'idea che ci fosse la possibilità di entrarci, lo disturbava.
    Sapeva che il suo amico non faceva mezzo cervello, però era suo amico, quindi si prodigò per risolvere quel codice anche per lui. Non che i suoi neuroni fossero tanto più svegli, tuttavia essere stato anni con Mia e... qualche mese? con Elisabeth, erano stati molto importanti per il suo sviluppo cerebrale. Infatti, seppur con qualche difficoltà, trovò il verso giusto con il quale risolvere il codice.
    Non me lo ricordare. Poi i 100 sms al mese che dovevi farti bastare. Brrr. Rabbrividì davvero al ricordo, mentre scriveva velocemente sul suo quadernino. Finalmente, tutti quei numeri e quelle lettere apparentemente casuali, stavano prendendo una forma ben definita e così come un significato, che stava diventando chiaro man mano che ci lavorava.
    Si rialzò quando lo ebbe risolto, rivolgendosi di nuovo in direzione dello specchio d'acqua, accennando ad una mezza crisi di panico. Sorrise alle parole di Nathan, annuendo. Lo avrebbe davvero aiutato, solo che pochissime persone al mondo sapevano il vero motivo di quello. Ed erano entrambe a quella lezione ed entrambe così terribilmente distanti da lui! Sia Elisabeth che Mia avevano preso la loro strada con gli altri due gruppi ed avrebbe voluto avere più tempo per parlarci. Con la Freeman, comunque, sembrava che le cose stessero andando un po' meglio, mentre con la Lynch... non lo sapeva.
    Nessuno ti potrebbe sostituire replicò con un mezzo sorriso in direzione del King, dopo essere salito sull'automa che avrebbe dovuto aiutarli ad andare alla ricerca del fuggitivo.
    Accarezzò per qualche attimo le rune incise sul legno, prima che questo tentasse di disarcionarli, apparentemente imbizzarrito.
    Finalmente, comunque, accettò i due a bordo ed iniziò a dondolare leggiadro sul pelo dell'acqua, avviandosi verso la direzione prescelta.
    Lo sguardo nocciola di Cameron si abbassò sul fondale visibile, studiandone alcune tracce particolari che sembrano avviarsi verso la costa di ponente e chi era lui per decidere di non seguirla? Quindi, girò la testa verso Nathan. Direi che dobbiamo andare di là iniziò, riferendosi alle tracce che andavano in una precisa direzione, ordinandolo quindi al loro automa.
    Ehi ma quelle boe... secondo te dovremmo prenderne una in prestito? Chiese all'altro, inclinando la testa di lato, pensieroso. Forse non sarebbe stata una grande idea, ma non erano noti per essere proprio dotati di buon senso, quei due.
    Cameron Cohen


    Dioptase
    III Anno
    Eterosessuale

    code by ©#fishbone




    Interagisce con Nathan e propone di rubare una delle boe. Molto intelligentemente.
    Cerca di far andare l'automa a Ponente
  4. .
    HTML
    [color=#23454a]▪[/color] [URL=https://reveliohogwartsharrypottergdr.forumfree.it/?t=79507226#entry663031036][color=gray]What could have been[/color][/URL]



    Role per il contest what if appena in tempo, direi
  5. .
    Sembrava che i docenti ci avessero preso gusto ad organizzare delle lezioni per il sabato. Alle otto del mattino, tra l'altro.
    Fortunatamente, Cameron era già sveglio. Con il sorgere del sole, si era alzato anche lui ed aveva deciso di uscire a fare due passi -per non dire una corsetta- come faceva spesso, poiché lo aiutava a schiarirsi le idee che erano tutt'altro che chiare.
    Le cose con Elisabeth erano strane: dopo averle detto ciò che provava, la sera del ballo, se n'era andato parecchi minuti prima del crollo, senza ascoltare una sua risposta. Era troppo legata al passato, le aveva detto. Ed era ciò che ancora pensava. Non avrebbe fatto più alcun passo verso l'opale, aveva già fatto molto più di quanto fosse solito fare e di quanto avesse mai fatto in tutta la sua vita.
    Per ironia della sorte, una sua stabilità ce l'aveva con Mia. Stavano cercando di ricostruire un rapporto, lui e la biondina. Qualsiasi cosa che risollevasse le macerie che li avevano sepolti.
    Stava per fare marcia indietro e tornare all'accademia -ormai erano quasi tre ore che correva-, quando, sotto al freddo sole di metà febbraio, fece la sua apparizione un orso polare. Se sulle prime non seppe cosa dire o, in generale, che cosa fosse, quando sentì la voce di Morrigan, capì trattarsi del suo patronus.
    Che palle sbuffò una nuvoletta di condensa al pensiero di dover fare lezione anche il sabato, sebbene quell'invito bizzarro lo avesse incuriosito e divertito al tempo stesso.

    Era passato in camera per farsi una doccia e togliersi ogni traccia dell'attività fisica mattutina. Ovviamente non aveva indossato la divisa: non lo faceva durante le lezioni settimanali, figurarsi il sabato.
    Quindi, salendo a bordo di Ashura, si era avviato verso il punto d'incontro, il porto. E non lo trovò proprio come se lo ricordava: la devastazione regnava in quel luogo. Fuoco, legno, fumo sgradevole erano un tutt'uno con quel posto. Batté qualche docile colpo sul collo di Ash per tranquillizzarlo, notando come i denrisiani si stessero già prodigando per rimettere ordine nel caos.
    I suoi occhi dapprima si posarono sul vascello enorme che spadroneggiava nel porto, prima di osservare uno ad uno i propri compagni sia di classe che di levataccia.
    Alla fine, si concentrò sul Maverik.
    In realtà no rispose mentalmente alla domanda di Morrigan, ma tese comunque le orecchie per ascoltare le istruzioni, sennò probabilmente sarebbe andato malissimo.
    Il nome di Renata non gli diceva proprio nulla, ma al sentire il programma per gli automi, drizzò maggiormente le orecchie. Era da un po' che meditava sulla possibilità di creare degli automi, in futuro, quindi quel programma non gli era sconosciuto, sebbene non ne fosse un esperto.

    Spalancò gli occhi quando vide quegli automi uscire dal ventre della nave, elettrizzato. Forse avrebbe potuto smontarli e studiarli.

    Quando Morrigan passò loro gli appunti, afferrò uno strano codice.
    Io credo che andò alla ricerca dell'automa del Mar dei Caraibi. Fece una pausa, osservando i suoi compagni e posando gli occhi su Nathan, il suo amico di scorribande. Finalmente potevano tornare a combinare casini insieme. Vieni con me, vero? Gli domandò con un sorrisetto che non prometteva nulla di buono, prima di tornare serio e riflettere su dove potesse essere andato il loro automa.
    Osservò il foglietto, inarcando il sopracciglio. Bro, tu ci capisci qualcosa? Sussurrò al King, confuso. Non era molto bravo con i codici né altro del genere, quindi... che cosa avrebbe fatto, Mia? Lei sicuramente sarebbe riuscito a risolverlo. Chiuse gli occhi e rifletté, tirando fuori un quadernino e riscrivendo quei numeri apparentemente senza senso. Si sedette per terra. Sollevò la penna ed iniziò a scarabocchiare.
    Dunque, Mia... sì lei è un genio, non si complicherebbe la vita. Probabilmente l'indizio è in queste parole... Pitagora ed Agrippa... nervoso, iniziò a mordicchiare il retro della penna, mentre il suo cervello iniziava a mettersi in moto. In fondo, non era stupido come chiunque pensava -la sua player compresa. Cercò alcune informazioni con il magifonino. E finalmente, si illuminò.
    95= in 13831= acqua 464919= dovrai 3593195= cercare, 695385= finché 35= un 9196= raro 412599135= materiale 6= o 9579549525= ingrediente 565= non 3647195= compare.
    Nella terzultima parola c'è un errore, dovrebbe esserci un 2 al posto del 5, sennò non capisco cosa possa essere. Però credo ora sia giusto.

    Osservò soddisfatto il proprio lavoro, sollevandolo con un sorriso vincente. E' molto semplice, basta utilizzare l'alfabeto di Pitagora. Ad ogni numero, da 1 a 9, corrispondono delle lettere. Quindi, vedi, ho sostituito ad ogni numero, le lettere corrispondenti... e poi si va a tentativi. Questo è il mio risultato. Spero sia giusto. Lo annunciò trionfante, prima di realizzare che cosa implicava il biglietto. Sbiancò, iniziando a scuotere la testa ripetutamente. No col cazzo che io entro in acqua, spero di non dover immergermi. In caso, vai tu vero Nath? Domandò, osservando gli automi che non erano già stati presi dagli altri gruppi. Automa del Mar Baltico... beh, potrebbe sicuramente aiutarci per il nostro obiettivo. Andiamo! Si diresse quindi verso l'automa in grado di attraversare l'acqua, salendoci a bordo ed aspettando l'amico. Vestis pronunciò nel frattempo, procurandosi dei vestiti al contempo termici ed impermeabili, una specie di muta da sub, così da non morire per ipotermia.
    Cameron Cohen


    Dioptase
    III Anno
    Eterosessuale

    code by ©#fishbone



    Decodifica il mess usando l'alfabeto di Pitagora e Agrippa, dopodiché prende l'automa del Mar baltico per dirigersi, assieme ad altri due, all'automa del Mar dei Caraibi. Cercano in acqua poiché così dice il codice
  6. .
    Era da così tanto che non parlava con Mia, che fu come ritornare a respirare. Si rese conto che la semplicità della loro relazione, era come riemergere dopo un'apnea durata mesi. Non c'erano mai state vere complicazioni con la bionda, non come ce n'erano con Elisabeth. E forse era questo il problema: lui era una fiamma e per essere al suo meglio, aveva bisogno della benzina. Mia, invece, era più come un estintore. Il che era andato bene finché Cam non si era reso conto di sentirsi in gabbia. Una gabbia dorata e bellissima, poco ma sicuro, ma pur sempre una gabbia che ne limitava le possibilità.
    Non voleva ridurre Mia ad una carceriera che gli aveva impedito di volare e di vivere, perché non era così. La ragazzina lo aveva sempre lasciato libero di fare, dire e pensare qualsiasi cosa volesse senza mai mettergli davvero un freno, era semplicemente lui che si sentiva così.
    Liz invece era complicata, lo faceva impazzire, tante volte avrebbe voluto strozzarla con le sue stesse mani. Ma buttava benzina sul suo fuoco che aveva un estremo bisogno di essere alimentato.
    Ciononostante, Mia rimaneva una parte importante della sua vita con la quale avrebbe sempre cercato di mantenere i rapporti ed anche quella sua piccola confidenza dimostrava la sua volontà di non estrometterla dalla sua vita.
    Parlare di suo padre era una delle prove più difficili che avesse mai affrontato, soprattutto alla luce del fatto che stava per essere rilasciato dalla prigione. Mancava circa un mese e la cosa lo terrorizzava a morte. Parlarne con Mia ed ascoltare le sue parole così calme e misurate, atte a tranquillizzarlo, erano un vero toccasana per lui e per il suo cuore.
    Ho paura che voglia tornare per forza nella mia vita sibilò con rabbia e paura mescolate insieme. Odiava profondamente quell'uomo che aveva rovinato la vita della sua famiglia, disintegrando anche il proprio rapporto con la matrigna, un tempo così bello.
    Non so se saprei reggere tutto quanto insieme aggiunse poi, mentre il suo cervello pensava ad un'incontrollabile moltitudine di cose. Prima di tutto, il ritorno di papà avrebbe destabilizzato sua madre e sarebbe stato rischioso e difficile continuare la scuola sapendo la donna così lontana ed in preda all'uomo che una volta aveva amato. Di conseguenza sarebbe stato difficile anche il rapporto con Liz -anche se questo non aveva ancora intenzione di dirlo a Mia, l'avrebbe ferita- perché avrebbe dovuto gestire un carico di emozioni maggiori e non sarebbe mai stato molto emotivamente presente. Vorrei solo che... che non venisse rilasciato sbuffò alla fine, rialzando il proprio sguardo verso la finestra. Si rese conto che forse anche su Mia stava caricando troppo carico emotivo e non ne aveva intenzione. Scusami, forse non ho alcun diritto di darti un altro peso si affrettò a chiarire, alzandosi dalla propria sedia e guardando la Freeman dall'alto. Ti va di mangiare qualcosa?
    Cameron Cohen


    Dioptase
    III Anno
    Eterosessuale

    code by ©#fishbone

  7. .
    L'esercizio appariva abbastanza semplice e creativo, quindi Cameron avrebbe potuto sbizzarrirsi a tirare fuori le idee.
    Per prima cosa, si avvicinò ad Elisabeth -non che non lo fosse già- e le mise un braccio attorno alle spalle, scrutandola dai suoi centimetri in più. A quanto pare lavoreremo insieme annunciò, autoinvitandosi nel gruppo della sua -per ora- ragazza. Le sorrise. Non era passato nemmeno un mese da quando stavano effettivamente insieme, eppure il suo cuore si era molto acquietato rispetto a tempo prima, quando sembrava un mare in tempesta.
    Non farmi sfigurare, mi raccomando la minacciò scherzosamente, osservandola con adorazione. Non capiva proprio come tutti potessero considerarla così odiosa, quando aveva così tanto da offrire a chiunque. In realtà, comunque, sarebbe stato lui a non dover far sfigurare lei, visto che a lezione era sempre tra le più brillanti.
    Villaggio della Crimea, eh? Sussurrò tra sé, riflettendo. Adorava il fatto che Lancelot avesse proposto loro un lavoro dove il punto cardine non erano le sole conoscenze apprese sui libri, ma anche frutto della loro logica e della loro inventiva.
    Un popolo piuttosto bellicoso, non credi? Iniziò, iniziando distrattamente a disegnargli dei cerchietti sul dorso della mano con il proprio indice. Non era molto bravo comunque in quel genere di cose, quindi probabilmente gli sarebbero uscite delle idee piuttosto scarne, ma non era mai stato così tanto interessato alla scuola, da farsi quel genere di problemi. Effettivamente si chiedeva come avesse fatto ad arrivare fino al quarto anno senza perderne mai nessuno, visto che i suoi voti spesso peccavano.
    Magari avevano pure rituali violenti. Che ne so, se i bambini non raggiungevano delle determinate caratteristiche, li buttavano in mare. Un po' come facevano gli Spartani o come probabilmente fanno ancora i Denrisiani. Rabbrividì al pensiero che potessero ancora avere quel genere di usanze, anche se dai, doveva essere improbabile... vero?
    Sicuramente hanno un capo villaggio che è sempre in prima linea, non uno che si tira indietro. Ed indice mensilmente qualche genere di scorreria per appropriarsi dei tesori altrui. Sarebbe stato divertente far parte di un popolo così commentò alla fine, lasciando lo spazio alle persone un po' più intelligenti, mentre lui non aveva fatto altro che dire stronzate.
    Cameron Cohen


    Dioptase
    III Anno
    Eterosessuale

    code by ©#fishbone

  8. .
    Se doveva essere sincero, la cosa che più aspettava delle lezioni di Antiche Rune, era proprio tormentare il docente. Ma lo faceva con affetto, eh. Se in un primo momento lo aveva odiato, con il passare del tempo si era trasformato in un mentore, una persona di riferimento che era anche riuscito ad indicargli quale fosse, forse, il percorso migliore per lui da seguire per iniziare il Triennio.
    Beh, quel giorno non faceva eccezione dalle sue aspettative, anche se non si aspettava chi avrebbe trovato al posto di Olwen.
    Era giovedì, un comunissimo giovedì, a sentir scrivere altri, ed in effetti poteva dire che fosse così. Era abbastanza contento; era riuscito a mettere la prima pietra volta a creare un ponte per ricucire un qualche rapporto con la Freeman, aveva invitato la Lynch al ballo che si sarebbe tenuto di lì ad una settimana e non si era ancora ammazzato con Jesse dall'inizio dell'anno. Tutto andava liscio, no? Ma preferì non dirlo troppo ad alta voce per evitare che chiunque manovrasse la Legge di Murphy, lo sentisse.
    Non me lo ricordavo nero, Olwen pensò Cameron, entrando in aula ed osservando il novello docente. Ovviamente non diede voce a quel pensiero perché sembrava che Kwaku potesse spezzarlo con una sola occhiata storta e sebbene Cameron corresse quasi tutte le mattine, non aveva un fisico adatto a contrastare chicchessia.
    Una volta entrato in aula, la nocciola andò subito a setacciare i volti alla ricerca di quello che più di tutti voleva vedere. Non ci mise molto a trovarla, invero, l'avrebbe riconosciuta tra altri mille. Quindi si avvicinò, accostandosi al suo orecchio e sorridendole.
    Volevo portarti dei fiori, ma poi ho pensato che li avresti fatti appassire le sussurrò con una mezza risata. Era sia un complimento che un insulto -anche se affettuoso-, stava a lei interpretarlo come meglio le aggradava. Quindi le si mise di fianco, sedendosi pesantemente sulla propria sedia, stravaccandosi come se fosse casa sua. Meno male che non ho portato Ashura, oggi commentò, riferendosi all'assenza del proprio Chocobo, che aveva preferito rimanere al caldo della camerata, piuttosto che avventurarsi sotto il sole leggero di metà dicembre.
    Osservò il superquattro prima di volgere lo sguardo verso Liz ed attirare la sua attenzione soffiandole contro la guancia. Avrebbe parlato solo quando si fosse assicurato che stesse ascoltando. Questo qui già mi piace affermò, indicando la sua postura che era molto meno rigida ed impostata di quella di Lancelot, anche se aveva qualcosa da ridire sul suo abbigliamento privo di stile. Si strinse nelle spalle e si tese in ascolto di ciò che aveva da dire.
    Trattenne una risata e convenne con se stesso che sì, effettivamente, non era male quel sostituto. Qualcuno ha fatto le ore piccole commentò con una certa malizia e senza preoccuparsi di tenere un tono basso, quello non poteva ucciderlo durante una lezione. Vero? ...Vero?
    Sono d'accordo con Hangover. Esiste qualcuno che non è Team Iron Man? Commentò, informato su tutto quel che c'era da sapere grazie anche al sangue babbano che gli scorreva nelle vene. Gli mancavano ancora alcuni film Marvel a dire il vero, ma ne aveva visti abbastanza per poter confermare la sua scelta. Quindi, tornò a fissare gli oggetti messi a disposizione.
    Io opterei per la croce. Insomma, è un popolo Cristiano e poi è bagnata dal Mar Baltico, la Danimarca. Semplice e coinciso. Non aveva tutta quella voglia di fare grandi discorsi come i suoi compagni, lo trovava abbastanza inutile.
    Thor non c'entra nulla, quelli hanno delle divinità completamente impronunciabili, la nave potrebbe ricordare una drakkar e tutto quello che volete ma non stiamo parlando di Denrise, il vaso boh non l'ho mai visto in tutta la mia vita, ma non credo stiano bene insieme cultura baltica e roba giapponese.
    Una volta chiusa la bocca, incrociò le braccia al petto e tornò a rilassarsi sulla sedia. Non c'era Olwen, non era particolarmente interessato a fare bella figura -meno del solito, s'intende- quindi era in relax completo.
    Cameron Cohen


    Dioptase
    III Anno
    Eterosessuale

    code by ©#fishbone

  9. .
    Era fuori di sé. Si odiava per non aver saputo gestire al meglio la situazione, odiava la situazione stessa che lo aveva portato a rivolgersi in quel modo ad Elisabeth, ad usare quelle parole così dure, che non gli sarebbero però mai uscite, se lei non avesse fatto quei commenti completamente evitabili. O perlomeno, poteva farli lontana da lui, dove non avrebbe potuto sentirli e, di conseguenza, soffrirne.
    Si odiava per essere così complicato. Per non aver fatto nulla per salvare la sorella, per essere rimasto lì a guardarla affogare, si odiava per non aver fermato il padre quando aveva reso la madre alla stregua di un essere, si odiava per aver provato paura quando lo avevano avvisato che il padre sarebbe stato rilasciato con l'anno nuovo. Solo alla piccola Freeman lo aveva confessato, qualche settimana prima, consapevole che lei potesse capirlo, che forse avrebbe potuto anche aiutarlo. E, soprattutto, si odiava per aver trasformato tutto questo in odio ed averlo riversato su chiunque, in particolar modo sull'Opalina che più gli stava a cuore.
    Stava rimuginando a questo e molto altro, quando una voce conosciuta lo richiamò, facendolo voltare prima che imboccasse il corridoio che lo avrebbe portato nella sua Sala Comune e poi al sicuro nella sua stanza, dove solo il Miller sarebbe stato in grado di entrare. L'unico che conoscesse bene tutti i suoi problemi, perlomeno.
    Si girò, quindi, osservandola inespressivo. La sopportava solamente perché era la ragazza del suo migliore amico ed avrebbe supportato ogni sua scelta, anche quelle che riteneva pessime. E lo avrebbe aiutato sempre e comunque, per quanto i suoi gusti potessero lasciare a desiderare.
    Non rispose, limitandosi ad afferrare al volo il bracciale. Lo sentiva bruciare e forse anche un po' pulsare contro il palmo, come se in quello la Lynch ci avesse riversato tutto il suo cuore.
    Ridicola si limitò a rispondere, apprezzando oltre ogni misura, l'arrivo di Julian, magari avrebbe messo un tappo in bocca a quella sua ragazza. Non è che ce l'avesse eccessivamente con lei, ma avrebbe risposto in quella maniera se a parlargli fosse stato persino qualcuno ingenuamente dolce come Howard.
    Julian si avvicinò e gli prese il bracciale. Cameron lo lasciò fare, come se non importasse nulla. Ma, in verità, ora che non ce l'aveva più, una sorta di gelo lo aveva avvolto, come se fosse stato esposto al freddo inverno senza nient'altro che un paio di pantaloncini.
    Il suo migliore amico non disse nulla, fece solo quel gesto, prima di tornare a rivolgersi a Regina. E poi a marciare di nuovo dentro. Non aveva idea di che cosa volesse fare.
    Ju, che cosa vuoi f- non riuscì a finire la frase perché lo vide muoversi in direzione di Joshua e, dentro di sé, imprecò... ma non fece niente per impedire l'inevitabile. Se avesse voluto picchiare l'Evans, non avrebbe fatto nulla per impedirlo, prendendosi quella soddisfazione sebbene non l'avesse provocata lui in prima persona. Ma presto scoprì che la sua meta non era l'ametrino. Troppo intento ad osservare la scena, prese in automatico la penna che Keegan gli stava porgendo, mettendosela in tasca con gli occhi spalancati, pieni d'orrore. Stava andando proprio in direzione dell'ultima persona che avrebbe voluto affrontasse: la Lynch.

    Non osservò tutta la scena, limitandosi a girarsi dall'altra parte, verso i corridoi. Là dove risiedeva la sua salvezza e dove avrebbe voluto rifugiarsi come mai aveva voluto farlo.
    Ma, per qualche ragione, proprio non riusciva a muovere le gambe per allontanarsi, nonostante non guardasse.
    Era grato a Julian per tenere così tanto a lui e dal canto suo avrebbe fatto la stessa cosa, ma aveva una paura terribile di cosa sarebbe potuto accadere.
    Si girò, sperando nessuno fosse ancora morto, e... la vide. Vide Elisabeth Lynch che si avvicinava a lui, anche se era troppo nascosto perché lei lo vedesse a sua volta. Mai come in quell'attimo, avrebbe voluto avere ancora il suo bracciale.
    Quando alla fine anche lei si accorse di lui, il tempo sembrò completamente fermarsi, le persone attorno a loro sembrarono svanire. Non c'era nessuno se non lui e la sua ragazza. Quella stessa ragazza che, notò, non aveva ancora aperto il suo regalo. Non disse nulla, soprattutto perché lo stava facendo in quel momento.
    Se lei si era promessa di non inseguire più nessuno, lui non sarebbe stato da meno.
    Era andato da lei quando avevano litigato dopo che gli aveva confessato di aver svelato di quella loro pseudo relazione, al resto dei Black Opal, attirando addosso ad entrambi, ancora più odio di quello che già riservavano loro.
    Era andato da lei quando avevano litigato, sui Monti, dopo che lei gli aveva detto di essere stata con Joshua.
    Aveva già fatto molto di più di quanto non avesse mai fatto. Non aveva mai fatto niente di tutto quello per nessuna, ma anche le sue capacità avevano un limite. E lo aveva superato di troppo, ormai.
    Quindi, in quell'esatto momento, pensò anche che non aveva nulla da perdere. Troppi erano stati i silenzi e le parole taglienti d'odio. Troppi i conti irrisolti con il passato. E quindi decise di aprir bocca. Non gli importava che attorno a loro ci fosse qualcuno, che Julian e Regina potessero sentire le sue parole. O che potessero sentirle chiunque altro fosse passato di lì.
    Alla fine, fece lui dei passi in sua direzione, rompendo per primo la promessa fatta a sé stesso. Fino a trovarsi a pochissimi millimetri dalle labbra dell'ex serpe.
    Ti amo, Lynch. Glielo soffiò a fior di labbra, sfiorandole senza realmente dar vita al bacio che gli stava bruciando il petto per uscire. Ma non credo tu sia ancora pronta a chiudere con il passato ed io non voglio tarparti le ali. Ti lascio libera di vivere la tua vita come credi. Quelle parole non furono pronunciate con la solita rabbia, bensì con tristezza e rassegnazione. I suoi capelli tornarono al suo solito castano, forse solo un po' più chiaro. Non le avrebbe chiuso la porta in faccia, ma non voleva dividerla con l'impulso di andare da Josh ogni qualvolta lo avesse visto. O di commentare con chi stesse Lucas, indipendentemente dalla natura di quel commento. Si girò per allontanarsi e rifugiarsi finalmente lontano da tutto quello.
    Cameron Cohen


    Dioptase
    III Anno
    Eterosessuale

    code by ©#fishbone




    Julian Miller Regina Beauvais Elisabeth Lynch
  10. .
    Anche Cameron aveva creduto fermamente che la loro relazione potesse durare, non aveva mai messo in conto l'arrivo di una come Elisabeth, che gli aveva infiammato il cuore, portandolo a fare qualcosa che sì aveva già fatto, ma che aveva giurato di non fare mai con una come Mia. Tradire.
    Mia era stata speciale, gli aveva fatto capire che il "vero amore" poteva esistere e che non era solo un'illusione che gli raccontavano da bambini per fargli sperare che la vita potesse essere bella.
    Mia era una parte della sua vita che non sarebbe mai riuscito ad eliminare semplicemente, avrebbe sempre avuto uno spazio per lei, ci sarebbe sempre stato se lei avesse avuto bisogno di lui, l'avrebbe sempre ascoltata, era disposto a fare molto più di quanto pensava, per lei. E glielo avrebbe fatto capire, ma lo avrebbe fatto a piccoli passi. Non voleva in alcun modo spaventarla, ci sarebbe andato piano... ma gli sarebbe davvero piaciuto che diventassero amici.
    Lei lo aveva cambiato. Era uno stronzo arrogante, prima che lei facesse breccia in lui, ed un po' lo era ancora, ma... molto meno. Adesso era capace di amare, di credere che un futuro migliore ci fosse anche per lui, nonostante gli ostacoli che gli stava riservando la vita. Mia sarebbe per sempre rimasta il suo primo amore, indistintamente da come fossero andate le cose, alla fine.
    Si avvicinò a lei, a quel luogo che avevano scelto come loro rifugio tanto tempo prima per abbattere la divisione che gli imponeva l'essere in due casate diverse. Là avevano passato le ore a parlare ma anche in silenzio, mano nella mano, a mangiare qualsiasi cosa capitasse loro sottomano.
    E' andato male... tutto replicò, vago, abbracciando la zona, metafora della loro relazione. Sperava che lei lo capisse, ma comunque continuò a parlare. Le cose tra noi specificò alla fine, sedendosi dopo che lei glielo ebbe concesso. Non c'era ironia nella sua voce, solo tanta amarezza per com'erano andate le cose e, soprattutto, perché erano andate così proprio a causa sua, per quanto avesse provando a nascondere le sue colpe addossando ogni responsabilità alla piccola Freeman.
    Hai ragione. Non cambierà le cose. Ma e nel dirlo volse completamente lo sguardo verso di lei, incrociando il suo sguardo azzurrissimo, una delle cose che lo avevano fatto innamorare. E' un punto di partenza. Non tornerà tutto come prima, però almeno non dovremo più evitarci. Azzardò un sorriso appena accennato e leggermente ironico, uno che aveva sempre addosso ai vecchi tempi. Un tentativo di smorzare la tensione.
    Le spostò la ciocca di capelli dal viso, annuendo. Aveva ragione, però non credeva nel "per sempre" e le cose sarebbero andate così, prima o poi, era inevitabile secondo Cameron. Troverai qualcuno di meno problematico le augurò, senza sapere quanto poco quelle parole corrispondessero a realtà, vista la sua tendenza di attirare solamente casi umani, lui compreso. In effetti se fosse stata adulta, avrebbe potuto essere la migliore amica dell'Olwen, che aveva la stessa tendenza.
    Alla fine, comunque, decise di rivelarle un pensiero che gli arrovellava il cervello, incendiandolo quando ci pensava, da quando era stato avvisato. Il padre era la causa dell'invalidità della madre e della morte della sorella. Sì, Cameron attribuiva la colpa a sé stesso per non aver agito, ma anche a suo padre, perché aveva fatto mancare alla figlia l'amore di un genitore, spingendola a cercare affetto tra le braccia di qualcuno che potesse farle anche da papà.
    Non... lo so. Lo ammise candidamente, stringendosi nelle spalle. Non era mai stato bravo ad esprimere i suoi sentimenti, soprattutto in situazioni così delicate. Credo di non averlo ancora processato confessò, sentendo un sottile e crudele brivido percorrergli tutta la schiena. Penso di aver paura, Mia. Paura come non ne ho mai avuta in vita. Quell'ennesima confessione avrebbe dovuto farle capire quanto fosse ancora importante, perché lei lo conosceva, sapeva quanto reticente potesse essere ad ammettere di aver paura. Era come se quella parola gli bruciasse sulla lingua, ma con lei era riuscito a dirla, come se fosse naturale.
    Cameron Cohen


    Dioptase
    III Anno
    Eterosessuale

    code by ©#fishbone

  11. .
    La osservò da lontano, due bicchieri di succo di zucca tra le mani.
    Era così bella e pura. Quella vista gli faceva male, perché sapeva di averla distrutta, ridotta per lungo tempo ad una sola ombra di se stessa, un guscio vuoto che niente aveva a che fare con la Mia Freeman che aveva conosciuto ed amato, anche se non glielo aveva mai detto. Quelle due paroline avrebbero reso il loro distacco ancora più brutale e difficile da sopportare.
    La verità era che Cam aveva avuto un passato che pochi altri adolescenti potevano raccontare di aver avuto e questo lo aveva forgiato oltre ogni aspettativa, portandolo a determinati comportamenti che a lui sembravano giusti, ma che finivano con il ferire qualcuno, persino chi fingeva di stare bene.
    Aveva raggiunto la consapevolezza di essere un mostro e di riuscire a stare solamente con chi aveva una tempra dura, chi aveva le fiamme che gli ardevano dentro. Mia, invece, era tenera come un dolcetto col cuore di cioccolato fuso, era inevitabile che finisse travolta da quella valanga che aveva innescato il padre, tanti anni prima. Ma aveva capito, aveva compreso e realizzato, che non aveva comunque giustificazioni per il suo comportamento, per il suo essere irrimediabilmente uno stronzo.
    Forse avrebbe dovuto smetterla di avvicinarsi alla bionda, ma ne era attratto come una calamita. Non voleva lasciarsi con il veleno, voleva che riuscissero a ricucire qualcosa, sebbene non potesse essere una relazione.
    L'aver invitato Liz al ballo, gli aveva regalato un po' di quiete, quindi si sentiva pronto anche a parlare civilmente con la sua ex, lasciandola finalmente libera.
    Si era seduta dov'erano soliti loro mangiare prima che accadesse tutto e Cameron lo prese come un buon segno. Avrebbe anche potuto scusarsi per l'irruenza del loro incontro precedente, non era in sé, aveva appena fatto qualcosa che, nonostante tutto, non pensava di essere capace di fare.
    Iniziò ad avvicinarsi a passi lenti, guardando ora la chioma bionda, ora i fiocchi di neve che vorticavano in cielo fuori dalla finestra. Cosa avrebbe dovuto dirle? Come avrebbe potuto iniziare una discussione che avrebbe finalmente messo, per entrambi, il punto? Anche se sicuramente ci sarebbe voluto del tempo per far passare il senso di colpa che lo divorava dall'interno.
    Ma forse, in fondo, era stata anche la cosa giusta... aver lasciato libera Mia, libera di scegliere un ragazzo che non le facesse del male, per il quale non soffrisse come stava soffrendo per lui.
    Finalmente la raggiunse, stando bene attento a non fare movimenti bruschi che potessero farle intendere che avesse intenzioni non dissimili dalla volta precedente.
    Le si affiancò e senza dire niente, le porse uno dei due bicchieri, tenendo l'altro per sé.
    Alla fine è andata male, eh? La domanda fu fatta in tono colloquiale, mentre prendeva una sedia per sistemarsi accanto a lei. Posso? Domandò in seguito e, se avesse ricevuto risposta affermativa, avrebbe allargato le gambe per sedersi al rovescio sulla sedia, posando il proprio petto contro lo schienale ed incrociando le braccia sopra di esso, lo sguardo nocciola puntato verso l'esterno, ad osservare il manto bianco che iniziava a ricoprire ogni cosa.
    Rimase così, in silenzio, ad osservare. Osservare ancora. Passarono lunghi minuti senza che lui proferisse parola, limitandosi a qualche sorsata di succo di zucca, poi alla fine sorrise.
    Sai, mi dispiace. Per tutto. Mia, nonostante tutto, lo conosceva bene ed avrebbe riconosciuto il tono sincero che aveva usato. Non era una bugia oppure una frase detta tanto per. Lo credeva davvero. Forse serviva per farci capire che non era destino. Si volse verso di lei, scostandole delicatamente una ciocca di capelli dal viso e portandogliela dietro l'orecchio. Fu un gesto innocente, un riflesso dei vecchi tempi, non indugiò troppo sulla sua guancia, non voleva darle l'impressione di torturarla ulteriormente.
    Era sempre stata e rimaneva bellissima, un angelo che non si meritava di essere trattata così da uno come lui. Un mostro. Qualcuno che stava ancora lottando contro i suoi demoni. Mi hanno chiamato dalla prigione, lo sai? Iniziò quel discorso, apparentemente buttato là come se non significasse nulla ma Mia sapeva esattamente a che prigione si riferisse e perché l'avesse nominata.
    Con l'anno nuovo, rilasceranno mio padre. Infermità mentale o qualcosa del genere, dicono. Era la prima persona alla quale lo comunicava, forse perché dirlo a voce sembrava così reale... ma doveva accettarlo, sarebbe successo che lo avrebbe ammesso oppure no. Avrebbe dovuto dirlo pure a Liz, prima o poi.
    Cameron Cohen


    Dioptase
    III Anno
    Eterosessuale

    code by ©#fishbone

  12. .
    La cosa che avrebbe desiderato più di tutte, sarebbe stato trovarsi all'interno di una videocassetta, dove il tasto per riavvolgere il nastro, era a portata di mano.
    Indietro a quando si trovava in Norvegia con Elisabeth.
    Indietro al suo ultimo appuntamento con Mia.
    Sì, là dove andava ancora tutto bene, dove non aveva preoccupazioni né problemi. La Freeman era un porto sicuro, non l'avrebbe mai fatto sentire impotente, incatenato come stava facendo Liz.
    Vedere la paura nei suoi occhi, gli prosciugò anche le ultime energie residue. Non le avrebbe mai fatto del male e lei lo sapeva... o forse non come sperava. Riabbassò le mani lungo i fianchi prima di andarsene. Quel silenzio era pesante, un macigno così grande che sarebbe stato fin troppo difficile da rimuovere.
    Cameron non era uno che dava seconde possibilità, ma a Liz ne aveva date due. Tre. Quattro. Aveva sempre premuto quel famoso tasto, cancellando ciò che non andava.
    Era passato sopra il fatto che avesse svelato quanto accaduto tra loro, laggiù nella grotta, mentre lui era solo preoccupato per lei.
    Era passato sopra il fatto che le avesse detto che era andata a letto con Joshua. Non aveva diritto di arrabbiarsi per quello e lo sapeva, nonostante il fuoco della gelosia non lo avesse fatto ragionare lucidamente, lasciando da parte ogni considerazione razionale. Però, a mente fredda, aveva capito il suo errore ed aveva cercato di porvi rimedio, e così l'aveva invitata al ballo, regalandole anche una delle cose più importanti che possedesse.
    Eppure sembrava che ancora, nonostante tutto, non riuscisse proprio a dimenticare i suoi ex.
    Vederla sparire con Joshua fu la goccia che fece traboccare il suo vaso. Ovviamente lui non sapeva i motivi per i quali fosse andata con lui, non aveva idea di cosa stessero facendo perché non li vedeva e non aveva idea se avesse alla fine aperto il suo regalo oppure no, fatto sta che non era andata subito da lui.
    Cameron lo aveva fatto. Era andato da lei ogni volta che un litigio li aveva allontanati. Aveva messo da parte il suo smisurato orgoglio, era migliorato per lei... aveva arrotondato gli angoli già smussati da Mia.
    Aveva sperato di non rivedere Julian per l'intera serata. Non per altro -era il suo migliore amico- ma perché sperava che ognuno si godesse la festa con la propria dama. Sperò che l'altro ci riuscisse nonostante la sua interruzione.
    Abbassò lo sguardo nocciola e lo puntò sul braccialetto, chinandosi sulle ginocchia ed afferrandolo tra le dita. Non aveva il coraggio di distruggerlo o buttarlo, sarebbe stato come fare effettivamente del male ad Elisabeth e per quanto la sua ferita fosse estesa, non ci riusciva.
    Premette la mano, armata di gioiello, contro il petto di Julian, senza guardarlo.
    Sbarazzatene. Facci quello che vuoi ma non lo voglio più vedere. Perentorio, girò sui tacchi e si diresse a grandi passi verso l'uscita, sentendosi libero solamente quando finalmente varcò la porta della Sala, immergendosi nel corridoio semibuio.
    Cameron Cohen


    Dioptase
    III Anno
    Eterosessuale

    code by ©#fishbone




    Julian Miller
  13. .
    Era passato un mese, circa, da quando stavano ufficialmente insieme.
    Quel mese era stato costellato da alti, nessun basso a frapporsi tra loro, ma come sappiamo tutti benissimo, il "per sempre" esiste solo nelle favole e, forse, loro non erano destinati ad essere una di quelle favole, perché c'era sempre qualcosa che incrinava la loro felicità ritrovata, facendoli sguazzare in un lago di rabbia, rancore e tristezza.
    Sperava vivamente che quella serata sarebbe stata diversa, ma nel fondo del suo cuore, albergava la paura che qualcosa rovinasse tutto... paura per niente infondata, come scopriremo in seguito.
    Ma in quell'attimo. Solo in quell'attimo, si sentiva felice, assieme a quella donna che gli aveva fatto riscoprire quanto fosse bella la vita con tutte le sue difficoltà.

    Stai mettendo in discussione l'affidabilità di Julian? Domandò, trattenendo a stento una risata. In effetti, probabilmente lui avrebbe fatto la stessa osservazione se si fosse trovata nei suoi panni. In effetti hai ragione concesse alla fine, rilassandosi mentre l'altra gli raddrizzava la cravatta.
    E poi venne quel regalo, che Cameron osservò in ogni sua più piccola rifinitura, il leggero odore di cuoio che forse solo lui sentiva, così come la leggerezza nel cuore. Non era bravo a dimostrare gratitudine, sebbene la provasse, perciò pensò che il modo migliore fosse premere le labbra contro quelle di lei, anche se forse non sarebbero bastate a farle capire quanto fosse contento.
    Lasciò che lei gli sfiorasse la pelle del polso con i polpastrelli nell'atto di allacciargli quel particolare bracciale che sembrava serbare un significato profondo, che al momento giusto le avrebbe chiesto. O meglio, si sarebbe informato per non fare la figura dello scemo.
    E' bellissimo, Liz. Mentre una mano andava ad intrecciare le dita con quelle di lei, l'altra si sollevava verso la sua guancia, accarezzandola con delicatezza e perdendosi per lunghi attimi nel ceruleo dei suoi occhi, come se fosse un placido mare dentro al quale avrebbe voluto rimanere per sempre. Lo porterò sempre con me, guardandolo quando tu non potrai essere al mio fianco. Non ne avevano mai parlato ma prima o poi anche quell'eventualità si sarebbe presentata. Se fossero durati fino alla fine della scuola, prima o poi anche loro avrebbero preso ognuno la propria strada. Vabbè, non era il momento di fasciarsi la testa, soprattutto perché gli avvenimenti di poco dopo, avrebbero dimostrato che probabilmente non sarebbero durati oltre il Natale.
    Si avvicinarono, quando furono entrambi pronti a varcare le porte, alla pista di pattinaggio, dove si era già radunato un piccolo capannello di studenti che non era per niente ansioso di incontrare.
    Si presentò a Deva, non immaginando quanto le sue parole fossero errate. Forse non conosceva la Lynch tanto quanto gli sarebbe piaciuto. Ciò nonostante, non era ancora a conoscenza di queste informazioni e si limitò a sorridere a quell'amica di vecchia data.
    Ma poi tutto precipitò in un attimo, prima che potesse chiedere alla Lestrange se avesse qualche delizioso aneddoto sulla sua ragazza. A breve ex, probabilmente, visto come stava girando male il vento.
    Non fare la finta tonta, per piacere sbottò a quella sua esclamazione che di stupito non avrebbe dovuto avere proprio nulla. Avrebbe potuto, lei, provare a mettere una toppa sopra le sue parole ed invece continuò imperterrita, peggiorando notevolmente la situazione e facendolo raffreddare ancora di più. Avrebbe davvero potuto far invidia alla pista di pattinaggio ed al ghiaccio che la componeva.
    Smettila cazzo si trattenne a stento dall'urlare, gli occhi fiammeggianti ed i capelli che già mostravano le prime ciocche di rosso. Non aveva mai veramente picchiato una donna in vita sua, ma in quel momento le mani gli prudevano come non mai ed avrebbe volentieri spaccato qualcosa per non rivalersi proprio sulla faccia dell'ex serpe. Non gira sempre tutto attorno a te! Smettila di fare la fottuta vittima. Una pausa grave, forse la quiete prima della tempesta, le sue reazioni erano imprevedibili. La Whitemore mi copia, la Whitemore non sarà mai come sono io, prende i miei scarti, è proprio patetica. La imitò in un falsetto praticamente perfetto ed estremamente petulante. Ma chissene frega? Pensi che a sto cazzo di mondo interessi qualcosa? Pensi che a lei, interessi qualcosa? Non conosceva l'altra opale, però era parecchio certo che non gliene fregasse poi molto di ciò che l'altra pensasse di lei.
    Non si tratta degli altri, Elisabeth, si tratta di te. Forse dovresti chiudere i conti con il passato. Forse tutto ciò -ed allargò le braccia in un simbolico cenno alla loro relazione- è stato un errore ed avrei dovuto capirlo fin dal momento in cui lui è tornato. Si placò, dandole il regalo e voltandosi di spalle, iniziando a marciare in cerca dell'unica persona dell'intera sala che gli avrebbe impedito di esplodere davvero. Si bloccò solo un attimo a quella frase sussurrata di Liz, come se l'avesse sentita e volesse replicare, ma alla fine non disse niente e continuò per il suo cammino, riuscendo a raggiungere l'amico. Solo in quel momento si girò ancora verso la sua ragazza. Non avrebbe dovuto, ma il fatto che non avesse ancora aperto il suo regalo, lo ferì. Ma il colpo di grazia fu vederla scomparire dietro una delle baracche, con Joshua. Non andò da lui, non si scusò per i suoi commenti, incurante di quanto lo avessero fatto stare male. Vederla allontanarsi con Josh per andare chissà dove. Fu quello che lo spezzò. Non aveva aperto il regalo, non era andata a scusarsi, non aveva cercato di riparare le cose. Adesso chi è che scappa? Pensò furiosamente, cercando di ricacciare indietro il dolore che gli martellava contro il cuore, formando tante piccole crepe che solo un miracolo avrebbe risanato. Sentì le gambe di gelatina e solo un'enorme forza di volontà gli permise di non cedere. Tornò a dare le spalle a quella scena rivoltante -chissà cosa stavano facendo e cosa si stavano dicendo, nascosti nelle ombre-, guardando Julian negli occhi.
    E' finita, bro. Se n'è andata con lui. Preso da una rabbia cieca, infilò due dita sotto il cinturino del bracciale che lei gli aveva donato poco prima e tirò con tutta la forza che aveva, fino a romperne la chiusura. Lo porterò sempre con me, le aveva detto. Ed invece nemmeno mezz'ora dopo quella frase, il dono giaceva ai suoi piedi, abbandonato. Stava per calciarlo via, quando un ultimo sprazzo di razionalità, lo convinse a non infierire oltre. Bastava solo il suo cuore ad essere in mille pezzi.
    Cameron Cohen


    Dioptase
    III Anno
    Eterosessuale

    code by ©#fishbone




    Julian Miller Elisabeth Lynch
  14. .
    Nonostante la spavalderia apparente, un leggero stato di turbamento si agitava sotto la superficie. Temeva le conseguenze di ciò che stavano pianificando, ma la rabbia cieca nei confronti di Elisabeth, gli impediva di pensare con reale razionalità, perciò in fin dei conti gli sembrava una buona idea, per quanto forse sia lui che Julian avrebbero dovuto imparare a tenerselo nei pantaloni, se non avessero voluto perdere le donne che avevano conquistato i loro cuori solitari.
    Che fighetta commentò alle rimostranze di Julian in merito al vapore, accompagnando la frase con una risata. Era così bello respirare quella normalità, che quasi aveva paura che potesse finire da un momento all'altro, come una bolla di sapone che scoppia. Ma con il Miller era tutto così facile: erano due coglioni, non c'erano problemi di sorta che non fossero risolvibili con una bevuta. E sicuramente non avrebbe mai fatto portato a letto una ragazza con la forza, privandola di momenti importanti. Lui non è Mark gli ricordò squillante la sua mente. E per fortuna che non lo era. No, lui era un diamante, non poteva essere confuso con la merda che era l'altro norvegese.
    Faccio veloce sospirò, prendendo la canna e rilassandosi completamente. Ci voleva proprio per azzerare i pensieri e permettergli di pensare ad altro, diverso da ciò che lo stava tormentando.
    Ad ogni modo, era ora di andare.

    Dici? Sigurd avrà un sacco di Jacuzzi con tutti i soldi che si fa, zitto zitto replicò in una risata, mentre insieme si smaterializzavano alla volta dell'hotel, dove avrebbe avuto luogo tutto ciò che avevano organizzato per quel giorno.

    Annuì, anche se non poté fare a meno di paragonare il corpo di Giada a quello di uno a lui più noto. Elisabeth. Ma doveva cancellarsi quell'immagine dalla testa o non si sarebbe mai goduto appieno la serata.
    Ha proprio la faccia di una che realizzerebbe ogni nostro desiderio più perverso. Complice la canna, aveva già accantonato i pensieri nefasti a favore di qualcosa di molto più superficiale.

    Finalmente si mossero ed arrivarono dalla ragazza.
    Sorrise alla risposta di Giada, lasciando che poi fosse Julian ad interagirci, mentre si avviavano verso l'interno.
    Scambiò con Julian quell'occhiata d'intesa, aggiungendoci un mezzo sorriso. Quel culo sarebbe stato loro entro fine serata. Per Cam sarebbe stata la prima volta, per Julian no, ma si sarebbero divertiti ugualmente.
    Allungò una mano a Giada, un sorriso fin troppo galante ad illuminargli il volto.
    Si accomodi pure, signorina le disse a bassa voce, calcando sull'ultima parola e gettando un lungo sguardo alla sua scollatura. Cameron era pur sempre Cameron.
    Ascoltando la ragazza, dopo essersi seduta al suo fianco, guardò Julian.
    Questa te lo succhierebbe anche qua se tu glielo chiedessi mimò con il labiale. Si erano allenati in quella disciplina durante i pasti in cui erano costretti a sedersi in due posti lontani e dovevano comunicarsi qualcosa di segretissimo. Oppure quando erano in corridoio e passava qualche professore ficcanaso. O guardone. Come Olwen, per esempio.

    Vada per il chianti, bellezza asserì, osservando Julian. Pagava lui, quindi era quello ad avere l'ultima parola.
    Com'è che io e te non abbiamo mai passato del tempo assieme? Domandò alla dioptase, soprattutto visto che erano nella stessa casata. Mise il braccio sullo schienale della sua sedia.
    Cameron Cohen


    Dioptase
    III Anno
    Eterosessuale

    code by ©#fishbone

  15. .
    Nonostante si fosse immaginato mille volte quella serata, facendosi mille film mentali con altrettanti finali differenti -solitamente erano uno più tragico dell'altro, a dimostrazione di quanto sapesse essere disfattista- ma in nessuno di quelli, Elisabeth risplendeva come faceva in quel momento.
    Era bella. No. Era perfetta. Quel vestito lilla sembrava essere fatto apposta per lei, si scontrava con il ceruleo dei suoi occhi in un connubio perfetto (per quel che ne sapeva Cam di moda) di colori.
    Nonostante i momenti di spiccato romanticismo, era pur sempre il Cameron di sempre ed il suo sguardo non poté far a meno di cadere sui suoi seni, mentre in testa gli balenava l'idea di mandare alle ortiche il Ballo e di andare a cercare qualche anfratto nella scuola dove potesse toglierle quel vestito e passare il resto della serata. E della notte. Tuttavia, sapeva di non potere perché quell'evento era una specie di prova del fuoco per entrambi, il loro primo vero ingresso in "società" come una coppia. Era importante, probabilmente da quello dipendeva tutto il loro futuro. O forse, oltre che disfattista, era pure melodrammatico.
    Quando poi gli parlò, sembrò la voce di un angelo. Cos'ha che non va la mia cravatta? Jul mi aveva assicurato che fosse dritta protestò, subendo comunque passivamente le sue attenzioni, come aveva imparato piacevolmente a fare ormai nei mesi precedenti.
    Va bene, come preferisci acconsentì, afferrando la scatoletta che lei gli stava porgendo, trattandola come se fosse una delicata farfalla. Ogni cosa proveniente dall'opalina, era come un tesoro prezioso. Prima di aprirlo, sfilò quel pezzo di pergamena e lo lesse. Man mano che scorreva le parole, un piccolo sorriso iniziò ad affiorare nel suo volto. Un sorriso che niente aveva a che fare con quello strafottente che solitamente ornava la sua faccia.
    La mia ancora sussurrò, accarezzando il biglietto con delicatezza, sollevando poi lo sguardo, incrociando quello di lei. Tu sarai la mia ancora. Ed io sarò la tua. Qualsiasi cosa succeda, nella buona e nella cattiva sorte. Sempre. Ripeté grossomodo le parole che si erano detti un mese prima e, finalmente, respinse quella piccola distanza poco sociale e posò le labbra sulle sue. Fu un bacio casto, a differenza di quelli cui erano abituati, ma se lo assaporò ogni istante. Rimase così per qualche secondo, prima di scostarsi per aprire il proprio regalo. Tirò fuori quel bracciale, sollevandolo di qualche centimetro sopra la testa ed osservandolo intensamente, cercando di registrare nella propria memoria ogni singolo particolare, ogni rifinitura. Ora, sarebbe stata una bugia dire che Cameron conoscesse l'esatto significato di quel ciondolo, ma persino lui riusciva a capire che c'era intrinseco qualcosa di romantico. E lo adorava. Cos'è che dicevi sulla scaramanzia? La prese in giro, allungando il bracciale nella sua direzione e successivamente facendo lo stesso gesto con il polso sinistro, cosicché non gli desse fastidio quando scriveva.
    Se e quando lei glielo avesse allacciato, si sarebbe perso qualche secondo ad osservarlo, per poi riprenderle la mano e fare ufficialmente il loro ingresso in sala grande.
    E la loro serata non iniziò esattamente nel migliore dei modi, soprattutto perché lo divise dal cibo. Ma non l'avrebbe lasciata andare da sola, quindi scosse la testa. Va bene, tanto il cibo non scappa dovette dire, rassegnato, riprendendole la mano e seguendola, qualsiasi cosa avesse voluto fare. Si morse il labbro quando puntò il suo catalizzatore verso il panda impazzito di Gyll. Per un attimo si chiese se avesse mai usato il vibratore che le aveva regalato. Comunque, osservò la direzione della sua bacchetta. Oh, no pensò, mentre la ragazza eseguiva il suo incantesimo. C'era tanta gente, però, e forse questo rendeva difficile la perfetta esecuzione dell'incantesimo, fatto fu che il Panda iniziò a volare a velocità incontrollata in direzione della sua padrona, piombandole letteralmente in faccia, probabilmente stendendola. Ma Cameron era troppo impegnato a trattenersi dal ridere per notare cosa fosse effettivamente successo. Ma non ebbe proprio grande successo. Bel colpo, Lynch. La prossima volta, però, assicurati di metterla fuori gioco per almeno un mese. Si diede finalmente un contegno, gettando alla fine uno sguardo a Deva, sorridendo. Sembrava un'amica di Liz, quindi avrebbe dovuto comportarsi bene.
    Piacere allungò una mano verso la ragazza, ignorando volutamente il commento della ragazza. In effetti, era molto facile per lui farsi odiare, ma non avrebbe potuto continuare così per il resto del suo percorso scolastico. Avrebbe dovuto farsi degli amici, prima o poi. Deduco che voi vi conosciate da un po'. Non glielo aveva detto esplicitamente, ma non aveva mai visto Deva, quindi probabilmente era una primina e la Lynch era abbastanza dito in culo da non fare amicizia in soli quattro mesi. Con un'altra ragazza, poi.
    Ma, come in ogni storia, la serenità non poteva durare a lungo, non con una come la sua ragazza.
    Alla sua frase, alzò lo sguardo, seguendo quello di lei e non mettendoci poi molto a capire a cosa si stesse riferendo. In uno stesso luogo, erano radunati Joshua e Lucas con... le rispettive ragazze? Non ne aveva idea, non aveva alcun rapporto con nessuno dei due -se non fastidio- quindi non ne aveva idea. Avrebbe anche potuto passarci sopra, se solo non avesse continuato a parlare.
    Si irrigidì sensibilmente e la sua mano perse la presa da quella di lei, mentre dentro Cam infuriava una tempesta che stava facendo di tutto per ricacciare indietro anziché lasciare che fuoriuscisse tutto. Ma non poté evitare tutti i danni, per quanto riuscì ad arginarli. Quindi io sarei un "avanzo" di Mia, secondo questo tuo ragionamento, giusto? La freddezza nella sua voce sarebbe stata palpabile persino a chi non lo conosceva per nulla. E, sempre secondo il tuo ragionamento, tu ti saresti presa i suoi "avanzi". Poteva provare a migliorare per Liz e lo aveva fatto, si era fatto in quattro per dimostrarle quanto fosse importante per lei, quanto fosse l'unica donna a contare, ormai. Anche lui ripensava ancora a Mia, non poteva certo dimenticare una storia importante nel giro di un mese, però aveva sempre avuto l'accortezza di non manifestare nessun fastidio ad alta voce, al contrario di come aveva fatto lei. Era esattamente questo, il problema. Il fatto che avesse detto quelle cose davanti a lui. Forse era sempre più melodrammatico, ma aveva sentito un dolore quasi fisico. Prese il pacchetto argentato e lo fece scontrare contro il petto di Elisabeth. Buon Natale, Lynch. sempre più freddo, non rimase a guardare la reazione di Liz mentre apriva il suo regalo. Anche nel suo c'era un piccolo bigliettino che recitava poche righe.

    "Sei il mio tutto bene anche quando tutto va di merda, ricordalo. Questo è per ricordarti quanto tu sia forte e quanto ti ammiri.
    Cam"



    Come dicevamo, non sarebbe rimasto ad osservarla mentre lo apriva. Deva, è stato un piacere conoscerti. Ora, se volete scusarmi... vado a prendere qualcosa da mangiare. Sempre con la stessa freddezza, si allontanò dalla sua dama e cercò con gli occhi il suo migliore amico, trovandolo solamente dopo un'attenta analisi della stanza. Si avvicinò e se solo fosse stato possibile, Julian avrebbe visto lampeggiare i suoi occhi. Ma i suoi capelli erano diventati dello stesso rosso delle fiamme, cosa che succedeva quando era arrabbiato. O ferito. Arrabbiato e ferito. Sia Elisabeth che Julian lo sapevano.
    E' andato tutto a puttane. Come sempre. Cameron strinse i pugni, non riuscendo nemmeno a trovare la forza di scherzare con il ragazzo. Scusa se ti rubo il ragazzo, Reg. Trovò la forza di mormorare quelle scuse all'altra dioptase, ma era proprio un'emergenza. Non erano in quella stanza da nemmeno dieci minuti e già era una grandissima merda. Avrebbe voluto bere, se solo l'alcol fosse stato disponibile anche per gli studenti maggiorenni.
    Cameron Cohen


    Dioptase
    III Anno
    Eterosessuale

    code by ©#fishbone



    Interagisce con Elisabeth Lynch Julian Miller Regina Beauvais Deva L. Lestrange

    Approfitto di questo post per esitare l'incantesimo di Liz sul Panda di Gyll McKenzy

    d20: 5+4= 9 - ok, più o meno
391 replies since 1/11/2019
.
UP