Posts written by Kenna MacEwen

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    Scusate per il ritardo! Ecco i risultati.

    Giada McCarthy
    15/20 O +10exp
    Avrei gradito un maggiore approfondimento, con evidenze e riflessioni ulteriori. Un po' troppo didascalico il tuo elaborato. Avresti potuto fare di più!

    Regina Beauvais
    20/20 E +11exp
    Elaborato ben scritto, riflessivo e brillante in ogni singolo passaggio. Berkana è una runa nominale potente e se queste sono le premesse sono sicura sarai capace di mantenerti ad essa fedele. Continua così!

    Cassandra Hartmann
    14/20 O +10exp
    La runa nominale è univoca non può esservi una coppia. Prima di farvi affidamento e sprigionare il potere che essa richiama ti invito a riflettere maggiormente su chi tu sia. Kenaz ed Hagalaz sono evocatori di fuoco e vento, illuminazione e distruzione, complementari in un aspetto opposti nell'altro. Ti auguro di trovare al più presto la tua identità.

    James Beauvais
    15/20 +10 exp
    Facendo l'analisi del mio nome attraverso l'alfabeto runico ho legato le varie rune a ogni lettera del mio nome, James. Ecco cosa è venuto fuori:

    - J/ Runa Jera (Successo, lavoro)
    - A/ Runa Anduz (Lingua, onestà, incontri)
    - M/ Runa Mannez (Intelligenza, solidarietà)
    - E/ Runa Ehwaz (Movimento, progresso, alleanza)
    - S/ Runa Sowilu (Energia, salute)

    Dopo questa analisi iniziale ho trovato di avere queste affinità con quello che ha rivelato la medesima, cioè amo il successo, sono onesto, e socievole quindi sono legato agli incontri, amo il movimento, sono solidale, solare, energico, non mi spaventa la fatica di lavorare, mi ritengo intelligente e mi piace lavorare in gruppo. Invece le discordanze possono essere il fatto di non amare troppo le lingue estere dato che preferisce parlare la sua lingua madre, l'inglese, anche se la mia famiglia è nativa francese e lo so parlare fluentemente. Poi mi piace restare con quello che ho senza cercare troppo il progresso. Infine arrivo alla mia runa nominale, si tratta di Jera, che è legata al mio nome, l'iniziale dello stesso la "J". Il successo è alla base del mio stile di approccio, di vita e in generale di me stesso. Voglio sempre provare a raggiungere un successo in più, un qualcosa in più nella mia vita.

    Come per la tua collega nei Dioptase avrei gradito una maggiore introspezione nel tuo lavoro. Ciò che riporti nel tuo elaborato è ancora fin troppo scolastico.

    Punti:

    Ametrin
    14+15= 29/2= 14,5 - per eccesso 15 punti

    Black Opal
    4+4=8/2= 4 punti

    Dioptase
    15+20= 35/2= 17,5 - per eccesso 18 punti

    Kenna MacEwen: +1 Tecnica
  2. .
    Compiti ricevuti via mp:

    Giada McCarthy
    CITAZIONE
    Analizzando il mio nome, Giada, con l'alfabeto runico, viene fuori questa analisi:

    - "G" Runa Gebo che equivale a fortuna e generosità
    - "I" Runa Isaz che vuol dire conservazione e stasi
    - "A" Runa Ansuz cioè lingue, onestà e incontri
    - "D" Runa Dagaz cioè completamento e mutazione
    - "A" Runa Ansuz alias lingue, onestà e incontri

    In queste caratteristiche ho trovato diverse affinità tra me stessa e cioè che dicono le rune affibbiate al mio nome. Per esempio mi ritengo fortuna, generosa e mi piace molto la socialità quindi sono legata molto agli incontri. Mi piacciono le lingue straniere e cerco di portare a termine cosa inizio quindi amo il fatto di poter completare le cose. Sono in grado di mutare e cambiare nel caso che una cosa possa portarmi dei vantaggi. Le discordanze invece non sono molte e esse sono il fatto che non sono conservatrice, non amo stare in una situazione bloccata quindi in stasi e infine non sono mai del tutto onesta se non con alcune persone alle quali tengo. La mia runa nominale è invece legata al mio soprannome "principessa", quello con cui mi chiamano diverse persone. Quindi alla "P" è legata la runa Perth. Essa vuol dure segreti, allegria e leggerezza. Mi trovo del tutto in quelle caratteristiche.
  3. .

    Compiti Rune
    Biennio 2022/2023

    Tutti abbiamo un nome, ma non lo scegliamo, ci viene dato alla nascita. Ma quanto questo nome ci rappresenta? Quanto rispecchia la nostra personalità?
    Analizza il tuo nome attraverso l'alfabeto runico, individuandone affinità e discordanze con la tua persona. Successivamente, indica tra queste, se c'è, la tua runa nominale, ricordando come questa debba essere calzante alla propria identità e che sia una iniziale di nome, cognome -poco differenzia se materno o paterno- o se è un soprannome.

    Note off: avrete tempo fino al 30 settembre per l'esercizio. Potete anche giocarvelo in on, basterà inviarmi il link della discussione per mp, purché:
    • vi siano almeno tre post a pg;
    • le motivazioni vengano effettivamente approfondite e non appena accennate.
    Ovviamente, avrete tre exp extra se aprirete una role.

    Buona analisi e divertitevi!
    RevelioGDR
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    Kenna Ivonne MacEwen
    Passare del tempo col magitecnico significava battere, volta dopo volta, il guinness world record per sollevamento di occhi al cielo a seguito di affermazioni alquanto discutibili da parte sua. Oltre a quello si stava formando un callo, seppure la stratificazione dell'epidermide fosse equiparabile alle ere geologiche e non al tempo canonico per una donna, di più di trent'anni in perfetta salute. Lasciò scorrere l'acqua -non cheta- sotto i ponti, risolvendo -metaforicamente parlando- il problema della carenza delle risorse idriche per l'intera popolazione mondiale, preferendo avere un dialogo quasi esclusivamente con la proprietaria ed evitando il ragazzino che aveva scambiato per suo figlio. Era un demone -uno spettro, un che ne so perché non me lo ricordo più- e doveva aspettarselo da una ex consorella ambiziosa dallo sguardo più freddo dei ghiacciai artici (non che fosse poi così difficile, ma basta parlare dei problemi climatici che il passo da una gran gnocca magistorica e altri nomi altisonanti a Greta Thunberg è un attimo). Persino quando la sua nemesi aveva avanzato l'ipotesi di far assumere l'aspetto di una modella all'essere dalle sembianze fanciullesche, la MacEwen si limitò ad una alzata d'occhi -l'ho già detto che ha battuto l'ennesimo record?- ed uno sguardo insofferente verso la Stonebrug, lo stesso che si poteva lanciare quando lo zio ubriaco molesto, alla cena di Natale, decideva di mettersi in ridicolo ballando la conga su un tavolino da caffè traballante. «Parliamo di cose serie. Prendo le lenti spia con gli effetti di quelle del camaleonte e del serpente e...» riportò lo sguardo su di lei, dopo aver indicato i pezzi che voleva, «una caratteristica a tua scelta, so che non mi deluderai». Dopotutto se l'Osservatorio stava andando alla grande non poteva essere che per merito esclusivo della donna. «Oh, anche una piccola porzione di quell'intruglio che hai dato a Maverick. Non vorresti mica favorirlo a discapito di una tua consorella?» Quanto al denaro era consapevole di non poter avere uno sconto, ma sarebbe stata pronta a lasciare un bel po' di Galeoni nelle casse di Marina.


  5. .
    Kenna Ivonne MacEwen
    Passare del tempo insieme a Morrigan Maverick significava salire su una montagna russa senza sapere mai quando il giro avrebbe avuto fine. Non esistevano percorsi lineari con lui, nulla di logico, ma solo istinto, passione e una grandissima possibilità di finire con l’avere una crisi di nervi epocale. Kenna lo sapeva bene, lo aveva sperimentato sulla sua pelle per sette anni e poi ancora negli ultimi due, tre, da quando i loro cammini si erano incrociati. E alla fine aveva ceduto. Una smorfia avrebbe rivelato il fastidio non solo di quel pensiero ma anche dell’ingratitudine dell’uomo davanti alla sua opera trasfigurativa. Lo scandagliò con lo sguardo, soffermandosi alla cintola dei pantaloni dalle mille tasche, trasformando la smorfia in un ghigno divertito. Con Garlic aveva vinto il jackpot.
    E continuava a vincerlo con frequenza. La lingua schioccò contro il palato, il sorriso a farsi più aperto alle azioni e reazioni del monile del suo uomo ed uno dei suoi amanti. Che il primo avesse mantenuto la memoria del suo forgiatore e, pertanto, gli abbia trasmesso un sentimento di ostilità nei confronti dell’ex auror? Ai posteri l’ardua sentenza. «Se ci tieni ai gioielli di famiglia, fossi in te, non ci penserei», ribatté serafica. Probabilmente ci sarebbe stata un’altra risposta se i pensieri della Stonebrug fossero stati condivisi, dopotutto era da diverso tempo che non le capitava di avere rapporti con una donna, oltre che a tre.
    Ma non è quello il caso. Infatti, sul banco degli imputati Kenna aveva chiamato proprio Marina, rea, a suo dire, di non averla informata di avere un figlio. Forse. Si irrigidì, momentaneamente presa in contropiede dalla risposta dell’ex Serpeverde, fino a divenire ancora più rigida al cambio di spoglie del finto ragazzino dalla lingua lunga. Puttanella sembrava essere la sua parola preferita. Quanto a Morrigan… «Stai facendo prove di paternità?» Una domanda che avrebbe udito solo lui, poiché mantenne il suo vibrato bassissimo, forse per non essere catturato dall’essere. E sull’essere vi si soffermò brevemente, non scattando per difenderlo o sollevarlo dal dolore che la consorella gli stava provocando. Ricordiamoci che lei era pur sempre la donna che dava malus ai propri alleati. Ed a proposito di malus, i bonus. Kenna ascoltò i consigli della verde argento, seguendola nel cammino e leggendo le descrizioni di ogni singolo entusiasmante manufatto che le presentava, ma la sua attenzione venne catturata dalle lenti. La lente dei linguaggi sarebbe stata utile in passato quando aveva finito con l’approcciarsi a nuove lingue, quella del camaleonte nella sua carriera di insegnante, così come quella del falco. Eppure… «Queste». Indicò delle biglie colorate il cui cartellino recitava “lenti spia”. E quelle sarebbero state di gran lunga utili nei vari dungeon che aveva visitato. Ma non solo. «Si potrebbero adattare altre caratteristiche?». La narratrice ha spulciato il listino, ma Kenna no. Coff, coff. «Magari con gli effetti delle lenti del camaleonte», ragionava a voce alta, non sapendo se Dragomir fosse nelle sue vicinanze e che Marina stesse seguendo lui. «O anche quelle del serpente…?» In vero, bisognava ammettere che voleva uscirsene da quel luogo con almeno un pezzo per ogni offerta proposta dal negozio. Delle volte scegliere era difficile e lei, da brava bilancia qual era, non sapeva proprio dove far pendere definitivamente il suo piatto.


  6. .
    Kenna Ivonne MacEwen
    Destra, sinistra. Nulla.
    Avanti, indietro.
    Sembrava come se il sentiero avesse registrato il peso del suo corpo, come posava i piedi ad ogni passo, fino ad una lieve pressione dove si era fermata per stanarlo con lo sguardo; ma del docente di magitecnica nessuna traccia.
    Stava per mandargli un nuovo messaggero elementale - questa volta accarezzò l’idea di scatenare un piccolo incendio per crearlo ed avere la possibilità di bruciacchiarlo, quando un rombo sordido attirò la sua attenzione.
    Il verde bosco si perse nel cielo terso di un tardo pomeriggio di fine maggio oscurato da una figura umanoide che man mano diveniva sempre più grande. «Morgana! Proprio non sa dove sia di casa la sobrietà», bofonchiò, mentre l’altro compieva i pochi passi che li distanziavano rispetto alla sua zona di atterraggio.
    Nero come la notte nel cuore della primavera. Scosse il capo, puntandogli contro la bacchetta per un vestis veloce. I suoi abiti da emo avrebbero lasciato il passo ad un paio di pantaloni cargo verde militare e ad una camicia di lino bianca, pronta per essere stropicciata al minimo movimento. Ai piedi lasciò i suoi stivali magici, non voleva di certo rischiare la morte per una banalità del genere. «C’era forse lo sciopero degli elfi che si occupano della lavanderia?» Avrebbe domandato avvicinandosi verso il negozio dell’ex compagna. I discorsi virarono automaticamente -coff, coff- su Hiddenstone, una cornice di cui iniziava un attimino ad avvertirne la mancanza. Ovviamente l’altro non poteva esimersi dalla possibilità di rigirare il coltello nella piaga a costo zero, facendo storcere il naso all’ex docente. «Guarda che ho diretto più M.A.G.O. di te, idiota». Perché era facile dimenticarsi che lei c’era stata fin dalla sua fondazione di quelle quattro mura.
    Nel mentre avevano varcato la soglia de L’Osservatorio e se la MacEwen si era fatta rappresentante del detto “non fare agli altri ciò che non vuoi che venga fatto a te”, Morrigan pensò bene di urlare.
    Il rimprovero era pronto a lasciare le sue labbra ma l’anima senziente all’interno del suo braccialetto -ricordiamoci essere opera del suo compagno che non faceva nulla per nascondere una certa avversità nei confronti dell’uomo al suo fianco- attivò Sjalusi, che con la sua coda scagliosa da serpente andò a colpire il sedere dell’auror, in un silenzioso richiamo al decoro. Fatto fu che la gentilezza di Kenna e l’urlo di Maverick portarono all’ingresso della proprietaria, in vesti impeccabili ed un mortaio con il suo pestello volto alla preparazione di qualcosa di unico, magari un nuovo intruglio da mettere in commercio. Non lo sapeva con esattezza. L’arte della pozionistica non rientrava propriamente tra i suoi interessi. Non al momento, almeno.
    Li presentò, o meglio ricordò l’un l’altro chi fossero, con Dragomir tirato in gran spolvero nelle sue sembianze di vecchio volpone e mega pavone dalla imponente coda a ruota che esisteva con l’unico scopo di essere ammirata. Apprezzò le parole della Stonebrug in risposta, sventolando la mano da una parte all’altra in segno di non curanza. «Io, ormai, con lui ho rinunciato. Lascialo crogiolarsi nelle sue becere convinzioni». Asserì, volgendo lo sguardo verso il bancone, sbattendo più volte le palpebre per essere sicura che fosse la realtà e non un ologramma. Lì dietro c’era un ragazzino. «Non mi avevi detto di avere un figlio», lo disse in modo indelicato, ma non potè frenare quella vena di disgusto che le era risalita prepotentemente in gola, così simile a quella che aveva avvertito qualche Natale prima tenendo tra le braccia il figlio di una sua vecchia studentessa. Si ricompose, cercando di non volgere le iridi da una parte all’altra -con la stessa velocità con cui si seguiva un incontro di tennis- per evitare di cercar di carpire la differenza di età o ritrovare anche la più piccola delle somiglianze. «Ehm, sì», fece un passo avanti, ruotando di poco il busto perché così facendo avrebbe dovuto muovere del tutto il capo per osservare l’intruso. «Che cosa acquisteresti del tuo negozio se fossi nei miei panni?»


  7. .
    Kenna Ivonne MacEwen
    Mantenere la parola data non era solo una frase fatta, bensì uno stile di vita per la MacEwen. Aveva mantenuto le promesse più disparate e discutibili, per cui quale motivo poteva ancora trattenerla dal visitare il negozio della Stonebrug? Marina era venuta a farle visita per ben due volte al Leabharlann, lei invece aveva sempre tergiversato, adducendo scuse su scuse, tipo non sapere a chi lasciare il negozio. Per l’appunto erano solo alibi, perché non ci sarebbe stato nulla di male nell’anticipare di una mezz’ora la chiusura in giorno infrasettimanale come poteva essere il mercoledì, ma sapeva che da sola, forse, non ci sarebbe mai andata. Il suo compagno lo aveva escluso, troppo preso dalla fucina di Brugnir e le lezioni ad Hiddenstone. Non poteva negare di aver sentito il cuore perdere un battito quando le aveva rivelato di aver ottenuto il posto vacante del docente di Alchimia. La gelosia e l’invidia si erano fatte lentamente largo nel suo sguardo, divenendo più gelido e distaccato mentre si congratulava con lui. Perché per quanto ormai si sentisse denrisiana, avesse un negozio e la sua vita privata fosse piena, avvertiva la mancanza dei suoi studenti e dell’insegnamento. Per cui no, tolto Garlic e con una conoscenza ancora blanda degli altri abitanti del villaggio, la magistorica aveva deciso di inviare un messaggero elementale, del vento, ad un altro abitante del castello, dandogli appuntamento davanti al negozio della druida(?). Sarebbe bastata una finestra aperta del suo studio o dell’aula per recapitare poche parole: ci vediamo all’osservatorio alle 18.30, sii puntuale. Gli orpelli li lasciò ad altri, perché con Maverick erano alquanto inutili, soprattutto visti i loro trascorsi.
    Chiusi i battenti runici, Ivonne si incamminò direttamente verso il negozio di una persona (ri)trovata senza passare dalla sua abitazione per un cambio. Aveva i capelli raccolti in uno chignon scomposto, un top dalle bretelle sottili verde brillante e degli short in lino chiaro che mettevano in risalto le sue gambe nude. Sulla spalla destra, infine, vi era la borsa in cuoio che accompagnava ogni suo passo fino al luogo dell’appuntamento. Era in anticipo di qualche minuto, ma questo non significò che la donna non guardasse sbuffando la direzione che aveva appena percorso per vedere se il magitecnico fosse in arrivo. L’avrebbe trovata a poco meno di tre metri di distanza dall’ingresso del faro-negozio dell’ex Serpeverde, con le braccia incrociate sotto al seno ed un paio di occhiali dalla lente grigia con una punta di verde a mascherare e proteggere iridi chiare che altrimenti avrebbe visto come indispettite. «Problemi in paradiso Avrebbe domandato, anticipando -forse- una qualche battuta sarcastica sul suo nuovo collega, procedendo verso la loro meta senza neanche sfiorarlo per un caldo saluto. Dopotutto erano nei pressi di una torre e, seppur diversa nella funzione e struttura, la mente aveva compiuto l’associazione col passato.
    La mano andò a percorrere i sigilli astronomici che adornavano le porte e una fresca brezza marina corse a smuovere i ciuffi ribelli e a rinfrancarla dalla calura insolita di quel mercoledì di fine maggio. Il marmo è abbagliante, così in contrasto con la scritta richiamante una notte stellata luminosa che aveva apprezzato maggiormente dopo aver sollevato sul capo gli occhiali da sole, ma l’oggettistica presente iniziò già a stuzzicare la sua curiosità, ma prima di farlo le sue parole, iridi e attenzioni sono tutte per la proprietaria. «Marina?» il nome risuona nel faro, dandole quasi l’idea di essere nel pieno di una eco marina. Una volta palesata, si sarebbe avvicinata alla consorella con un sorriso sincero che rivelava quanto fosse sbalordita. «Negozio davvero incantevole, quei sigilli sono alquanto interessanti», le avrebbe stretto l’avambraccio con delicatezza, prima di fare un passo a destra e ruotare di tre quarti per allargare il braccio ed indicare il magitecnico. «Lui dovresti conoscerlo. Oltre ad essere denrisiano è quel grifonscemo con cui ho avuto qualche problema ad Hogwarts, se ricordi…» Lasciò in sospeso quelle parole, perché c’erano un paio d’anni di differenza tra loro e forse non tutte le dinamiche che li avevano visti protagonisti erano alla portata di tutti. «Marina, ti presento Morrigan Maverick», uno scambio di sguardi con quest’ultimo come ad avvertirlo di non fare il solito piccione idiota. «Morri caro, Marina Stonebrug». E poi tacque per vedere la reazione di entrambi, anche se forse erano stati compagni di merende quando ancora giravano con un pannolino addosso o complici in qualche spedizione capitanata da Sigurd.


  8. .
    Kenna stava riscontrando come i Denrisiani avessero ragion veduta a trattare gli inglesi come feccia, nettezza umana. Insomma, non solo si era prodigata nel mostrarsi un’ottima padrona di casa, indossando le vesti di guida visto che era la prima volta che l’uomo aveva varcato la soglia del suo negozio, ma era rimasta anche al palo nello scoprire come questi non avesse mosso nemmeno un dito. Per tutta risposta un libro -precisamente quello che aveva suggerito- nell’arrivare ai pressi dell’auror finì col colpirlo alla nuca prima di adagiarsi sul bancone. Quanto al suo contributo circa l’importanza di essere oggettivi nell’approcciarsi alla storia, se fosse stata ancora una docente avrebbe assegnato la lettera più bassa nel sistema di valutazione. T, di Troll. E sarebbe stata anche magnanima. Fin troppo. «E poi non dovrei dare ragione ai denrisiani quando criticano gli inglesi», stendendo poi anche un velo pietoso -purtroppo metaforico- sulla compagine auror, ormai facilmente equiparabile a tutto muscoli e zero cervello. Passò lo sguardo sprezzante sul corpo di Wyatt giudicandolo fortemente carente anche da quel punto di vista, senza neanche dover fare paragoni con il suo compagno. «Per Circe, ora capisco perché Morrigan abbia deciso di abbandonare gli auror», si ritrovò a pensare, appuntandosi mentalmente di sbeffeggiare l’ex amante che non aveva affatto lasciato il posto meglio di come lo avesse trovato.
    Tornata al di là del bancone, dopo tanta fatica, ricordiamolo, Kenna guardò con disprezzo l’acquirente, sollevando un sopracciglio nel sentirlo affermare di come questi avrebbe acquistato solo la sua ultima proposta. Almeno, visto il disturbo che le aveva arrecato, oltre la mancanza di rispetto, sarebbe stato opportuno che le lasciasse ben più di trenta galeoni. «Quindi i libri di Bloomidale non le interessano più?» Voce fredda e distaccata, ma nelle iridi e pupille della donna avrebbe scorto le fiamme dell’inferno pronte a divorarlo.
    Kenna Ivonne
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  9. .
    Doveva ammettere che rispetto al loro primo incontro, dopo diverse decadi, Kenna avesse finito col trovarsi maggiormente a suo agio in quel frangente con la Stonebrug. Sedute ad una delle panchine in pietra del patio, complice una discreta giornata -non sapeva neanche questa narratrice in quale momento del dì fossero- primaverile, le due disquisivano di argomenti che avrebbero fatto storcere il naso al capovillaggio, non tanto perché donne quanto più per non essere Predone. L’ultima volta che aveva controllato le due serpi in seno non disponevano di una drakkar o di una ciurma. Ad ogni modo si trovò concorde con le parole della consorella, cercando di non mostrarsi sorpresa alle parole di lei circa la presenza di manufatti magici potenti e sorridendo, un po’ accondiscendente, quando parlò di guerra di ideali. «Sappiamo entrambe che i conflitti non nascono davvero da un conflitto di ideali, quanto più per ragioni economiche. Denrisiani e maltesi si combattono per avere la supremazia su tutti i mari ormai da secoli, per arricchirsi delle risorse delle terre conquistate». Le bevande avevano fatto ormai il loro corso ed il momento del commiato davanti alla cassa era infine giunto. «Sono quindici galeoni per il libro di Imago», comunicò incartando il libro e porgendoglielo con grazia. «Sarei curiosa di ascoltare uno dei racconti degli antichi denrisiani, magari la prossima volta che ci sarà un incontro potresti inviarmi un gufo», solo ai meri fini di conoscenza, sia chiaro. E poi sperava che il suo nuovo rango di sacerdotessa la rendesse ben vista agli occhi della comunità degli antichi saggi. Era nelle leggende, alcune le aveva scoperte quando era ad Hiddenstone, che si trovava l’aspetto più veritiero e profondo della comunità legata alle divinità borrente. «Ad ogni modo ci vedremo presto, ho intenzione di venire a ficcanasare nel tuo negozio alla ricerca di qualcosa di interessante». Quanto all’auspicio di trovarsi a combattere fianco a fianco in una prossima spedizione la magistorica si limitò ad annuire con un cenno del capo, ben consapevole che Garlic non avrebbe avuto da ridire della sua presenza, soprattutto se l’invito partiva da lei.
    Kenna Ivonne
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    Marina:
    +1 pp in intelligenza
    -15 galeoni dalla camera blindata di Marina
    +2 galeoni per la camera blindata di Kenna
  10. .
    Da grandi azioni derivano grandi responsabilità, mai parole furono più profetiche e veritiere, nonché costante della sua vita.
    Ai tempi della scuola si era fatta notare per il suo rigore, per la sua etica, per il suo essere profondamente legale, giudice, tanto da meritarsi dapprima la spilla da Prefetto dei Serpeverde e poi quella di Caposcuola. I riconoscimenti non finirono lì, continuando anche al di là dell’oceano, in una terra straniera che aveva potenziato, stravolto e riformulato molte delle sue convinzioni. Il suo essere una discreta discente, con l’amore per la creazione di legami tra aree che sembravano distanti tra loro, avevano attirato l’attenzione di una delle più potenti streghe di quel secolo, ottenendo una cattedra e la guida di una delle case. Aveva avuto la fiducia di Victoria Burke per diversi anni, prendendo molto spesso potere e parola, fino a sostituirsi a lei in situazioni cruciali, come quella di rimproverare una studentessa troppo poco matura, senza pensare alle conseguenze delle sue azioni non tanto sulla sua vita, quanto più per qualcuno che avrebbe dovuto contare su di lei per molto tempo, come un figlio. Forse si era presa troppi spazi, libertà, coltivato anche altri interessi e legami di potere da perdere di vista l’insegnamento, tanto da non vedere il suo contratto non rinnovarsi e costringerla a reinventarsi. Da lì aveva iniziato il suo processo di integrazione a Denrise, fino ad essere riconosciuta come qualcosa che da sempre aveva visto come lontana da lei. Il rispolvero di quanto aveva vissuto in quasi due anni le diede il peso di quanto poco si fosse lasciata coinvolgere davvero dalla vita, compiendo sbagli ed uscendo più volte del previsto dal percorso che aveva seguito rigidamente. Non sapeva dire se la miccia fosse stata quella sera di quasi tre anni prima, ad una delle taverne, dove aveva lasciato che Garlic la sbattesse contro il muro per una raccolta fuori stagione di limoni; così come probabilmente l’esplosione c’era stata nel momento in cui aveva visto Maverick dopo più di un decennio, finendo con lo spostare il suo asse gravitazionale.
    Il nocciolo di tutto quello risiedeva nella consapevolezza che era l’insieme di tante piccole azioni, che l’avevano condotta fino a lì, in quel negozio, davanti ad una vecchia consorella. Una consorella curiosa, con cui non aveva un profondo legame, ma che era capace di smuoverla un po’ con i suoi quesiti. «Per Feyr, no, niente preghiere», si aprì in una rara risata, alla possibilità di lei di recarsi al tempio per ottenere una strada più veloce e diretta al Valhalla. «Cosa farei se fossi al posto di Vikkard?» Ripeté la domanda, guidandola verso il patio e poi indicandole la seduta dura, appellando con un colpo di bacchetta bicchieri ed una serie di bottiglie, dove la sacerdotessa avrebbe potuto servirsi sia di un succo dai frutti tropicali, che da alcolici per affrontare meglio il discorso, così come della semplice acqua fresca. Tutto mentre questa narratrice finiva col tormentarsi sul fatto che quando c’eran di mezzo determinati personaggi Kenna finisse sempre col richiedere dell’aiuto alcolico. «Farei leva sui legami che ho costruito nel corso del tempo, oltre a quelli storici che Denrise ha stretto nel corso dei secoli. Così come diversi sono i villaggi che appoggiano i crociati, anche noi abbiamo i nostri alleati», iniziò, servendosi una generosa dose di acqua che mandò giù velocemente. «Negli anni Denrise ha accumulato tanti nemici, ma ha anche fatto fin troppi favori. Quindi, cercherei di recuperare anche quelli, studiare una strategia per valutare quale sia l’opportunità più vantaggiosa, se attaccare e rimanere fedele ai propri usi oppure se evolversi e valutare la strada della diplomazia». Accompagnò l’ultima parte con una leggera smorfia, segno di quanto invero fosse cambiata nel vivere -e convivere- da Denrisiana. «Invece, se tu fossi al posto del capo villaggio, cosa faresti?» Una domanda che prima o poi avrebbe posto a Morrigan, perché sapeva che da lui avrebbe avuto parole molto più visionarie e rivoluzionarie. Senza nulla togliere a Marina.
    Un colpo di bacchetta fu fatto alla richiesta della verde argento, limitandosi ad un cenno affermativo. Infatti, una volta rientrate nella parte principale del Leabharlann avrebbe visto il volume richiesto sul bancone, pronto per essere portato via dietro pagamento, ovviamente.
    Kenna Ivonne
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    Non metteva piede a Londra da svariati mesi ormai. Sembrava quasi che quell’isola avesse gettato su di lei una malia che la spingesse a rimanere lì o al più muoversi per spedizioni proposte dal capo villaggio o l’offerta di collaborazioni da parte di ministeri magici sparsi per il mondo. In poche parole sembrava come se gli inglesi non nutrissero stima delle sue capacità e competenze, portandola a sposare buona parte delle ideologie insite nella cultura denrisiana. Lì, in quell’isola governata da predoni dall’alba dei tempi, la donna aveva fatto il suo rifugio, intrecciando una solida relazione affettiva priva di tossicità, riuscendo ad ottenere riconoscimenti per il suo valore e la sua cultura, fino a rimettere in piedi un’attività che molti avevano deriso. Una libreria in un luogo dove sembrava che la grettezza e l’ignoranza fossero dei baluardi degli autoctoni. In realtà col tempo la MacEwen era riuscita a rivedere i pregiudizi sugli abitanti che aveva scorto più volte dall’ufficio all’interno di Hiddenstone, così come i denrisiani avevano iniziato ad apprezzare lei e la sua libreria. Ma, a quanto sembrava, i poteri dei libri erano giunti fino al di là del mare, portando visitatori stranieri anche dopo gli avvenimenti di settembre. Uno di quelli si rivelò il giovane davanti a lei, che puzzava di ministero da diversi metri, che aveva sorvolato velocemente sull’ambiente, affermando come in realtà lo apprezzasse. La donna non seppe dire se fossero parole di circostanza o di educazione, o se davvero l’altro avesse posato lo sguardo sul dedalo di scaffali che ricordavano il labirinto; la cura nel proporre un tavolo delle offerte o i battenti aperti verso il chiostro e poi da lì verso un piccolo edificio dedicato alla lettura. Ma andava bene così, soprattutto per lei che venne richiesta come consigliera per libri appartenenti più alla sfera della narrativa che alla manualistica. Annuì col capo alla sua richiesta, superando il bancone e lui per guidarlo verso gli scaffali dedicati alla storia prima, e alle biografie poi. «Questi sono i due volumi di Bloomidale che mi aveva richiesto», annunciò sfiorando con le falangi le coste dei volumi dedicati agli avvenimenti del ventesimo secolo ed anche ai suoi più grandi protagonisti. Avrebbe lasciato all’uomo la possibilità di sfilarli lui stesso e portarli con sé verso altra scaffalatura che raggiunsero con un paio di svolte a destra ed una a sinistra. «Qui può trovare le biografie dei più grandi maghi della storia», da Silente a Grindelwald, passando per Voldemort, fino ad incontrare le figure della storia a loro più vicina. «Mi dica se sbaglio, ma credo che lei sia un ministeriale, giusto?» Le iridi erano fisse e dure in quelle di lui, come a sfidarlo ad affermare il contrario. «Magari potrebbe esserle d’aiuto leggere qualcosa sulla vita di una delle più grandi streghe dei giorni nostri», e sfilò con cura il libro dedicato a Cora Delaine. Perché per quanto il ministero e parte dell’opinione pubblica sposasse l’idea che lei fosse una terrorista, era innegabile che fosse una grande maga capace di sollevare quesiti che nel ventunesimo secolo non potevano più essere taciuti. «Oppure se l’affascinante Denrise, potrebbe leggere qualcosa attraverso la vita del nostro capovillaggio», stavolta non si premurò di sfilare il testo che narrava delle gesta di Vikkard, preferendo muovere il catalizzatore per appellare l’opera di E. J. Norsk. Infatti, se si fosse avvicinato l’uomo avrebbe potuto leggervi “Sui mari noi solchiam. Storia irriverente sugli abitanti, gli usi e i costumi di Denrise”, un libro che i Denrisiani odiavano profondamente. «Consiglio l’acquisto congiunto per avere la possibilità di conoscere la storia attraverso due punti di vista differenti», continuò, scrutandolo per vedere se l’altro fosse davvero sul pezzo. «Presumo, dalle richieste che ha fatto, che lei sia un amante della storia. Pertanto spero di non essere in errore nel credere che lei sposi l’idea che essa viene fin troppo spesso raccontata dalla parte dei vincitori, ma uno storico -od un aspirante tale- deve essere capace di andare al di là del velo e cercare di ricostruirla anche attraverso le testimonianze dei vinti. Osservare, analizzare e catalogare le diverse parti può essere utile nel trovare il mezzo, la sede di quella che potrebbe essere la verità». Quell’ultima parte del suo discorso erano parole che nel corso degli anni aveva pronunciato ai suoi studenti e alle sue studentesse all’inizio di ogni anno accademico. Per un attimo il suo cuore si fermò sotto il peso dei ricordi della sua vecchia professione. Le mancava e non poteva negarlo. «Allora, quale pensa di prendere?»
    Kenna Ivonne
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    Negoziante
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    Il venerdì mattina rappresentava per la donna il preludio a diverse giornate di fuoco, poiché era nel weekend che gli studenti di Hiddenstone, i suoi studenti, complici le belle giornate si riversavano tra le strade del villaggio. Di solito impiegava le ore diurne per sistemare i libri che le erano arrivati la sera prima, aggiungere le scorte di cancelleria e decorare l’angolo delle novità con le offerte della settimana. Pertanto, anche quel giorno chiunque sarebbe entrato l’avrebbe trovata intenta a sistemare la cancelleria con svolazzi di bacchetta, in ritardo sulla tabella di marcia. Infatti, la MacEwen aveva aperto il negozio appena qualche minuto prima che la lancetta dei minuti si fermasse sulle dodici, quella delle ore sulle undici, complice un risveglio non proprio piacevole dopo essersi presa una sbronza la sera prima. Il motivo di tale scelta risiedeva nello strascico degli avvenimenti delle acque internazionali di qualche giorno prima, dandole non pochi grattacapi soprattutto per quanto riguardava la sua etica che era ad un passo dall’essere stravolta definitivamente, dopo che era stata puntellata da Maverick, Garlic e tutti i denrisiani. Ad ogni modo, ancora distratta, finì col sussultare, impercettibilmente ma lo aveva fatto, quando aveva udito un saluto alle sue spalle. Un accento puramente inglese, aveva constatato, mentre si voltava in direzione dell’uomo. Assottigliò lo sguardo, mettendo su un sorriso di circostanza, cercando di studiarne i tratti per comprendere se avesse mai avuto a che fare con lui. Di certo non a scuola, visto che era ben più piccolo di lei, al massimo con la possibilità di averlo incrociato solo per un paio di anni. «Benvenuto al Leabharlann», il sopracciglio che si era inarcato all’udire la sua domanda, mentre cercava di mantenersi professionale e non lasciare che il suo animo denrisiano venisse troppo a galla. «In cosa posso esserle utile? Cercava qualcosa in particolare?» La bacchetta ancora in mano ma col braccio lungo il fianco coperto da uno dei suoi vestiti dall’aria boho, quel giorno di un intenso verde smeraldo che richiamava il colore delle sue iridi.
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    Il problema delle persone del passato è che non sempre rimangono lì, fermi nella loro dannatissima bolla, chiudendovi anche le problematiche a loro correlate. C’era stato Black che, in uno strano duello, le aveva rivelato di essere stato innamorato di lei quando erano solo due studenti; Morrigan, la sua nemesi più diretta, un’attrazione che veniva mascherata da una finta indifferenza e da battute non sempre tali; infine, la donna dalle vesti violacee e dagli occhi magnetici. Marina era diventata una bella donna, con delle curve perfette ed un sorriso che poteva mozzare il fiato. Probabilmente, se non avesse avuto una relazione con il Garlic, avrebbe valutato l’ipotesi di passare una notte con lei. Eppure, tra lei ed il fabbro, nonché Capitano della Nightwing, le cose si erano fatte più serie rispetto a quando avevano limonato duro contro il muro di una casa a poche centinaia di metri da lì. All’epoca era ancora una docente, ad un passo dall’alcolismo cronico.
    Mentre ora, aveva più nomi della regina dei draghi. Quasi. «Allora alla prossima chiamata potremmo fare squadra», di rimando la stava invitando sulla Drakkar di Garlic senza passare dal Capitano. Ci avrebbe pensato poi a giustificarne la presenza. Al momento era impegnata nel porgere un cenno del capo, in segno di affermazione, circa le vite che erano andate perdute in un triplice attacco. «Più che un aneddoto una preoccupazione per il futuro», ammise a mezza bocca. «Gli equilibri con Malta sono saltati e Denrise non è un paese famoso per essere diplomatico», qualcosa che dall’esterno non era mai riuscita a comprendere, sin da quando aveva messo piede per la prima volta sull’isola. Ma vivendo con loro, frequentando uno di loro, aveva iniziato a vivere, pensare ed agire secondo i loro usi e le loro consuetudini. E la lista che ne seguì dalle labbra piene della denrisiana non fece che ricordarle come fosse perfettamente equiparabile ad una gatta con nove vite. Quante ne rimanevano? «Hai dimenticato giocatrice di Quidditch», lo disse in tono scherzoso, il meglio che poteva fare per essere un pizzico simpatica. «Sono sempre la cara e vecchia Kenna», incrociò le braccia sotto il seno, posando un fianco contro la superficie solida del bancone. «Comunque, in cosa posso esserti utile per oggi? Pensavi già a qualcosa?»
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  14. .
    Gli eventi della spedizione al villaggio africano ancora si ripercuotevano sull'animo della magistorica. Era quanto mai innegabile come quanto accaduto avrebbe lasciato dei pesanti strascichi nella sua vita, più che in quella degli altri. Con l'arrivo dei brasiliani e con la sua presenza su una delle navi che supportavano Katrina era ben consapevole di come non avrebbe visto arrivare missive dal dipartimento manufatti magici e storici per una consulenza. Una mancanza di introiti, ma anche un'ombra silenziosa che andava a macchiare un curricula di tutto rispetto. Da contro peso vi era stata però la visita di una vecchia sacerdotessa che, dopo un confronto con il capovillaggio, le aveva concesso libero accesso al tempio, elevandola a sacerdotessa. All'inizio aveva pensato che fosse uno scherzo, che lei, la più rigida e di poche ampie vedute scozzese, nonché restia a tutto ciò che avesse a che fare con l'esoterico, ma soprattutto il culto, aveva a disposizione ben due supporter al circolo dei riti. Non aveva potuto far altro che acconsentire con un cenno del capo, evitando di parlare perché non era perfettamente consapevole di quali parole avrebbero abbandonato la sua lingua. Era un passo importante quello, lo doveva ammettere, un senso di accettazione raro per una donna straniera, inglese, benché quell'appellativo fosse già sprezzante per lei che era molto più a nord di quell'epiteto comune. Senza nascondere la possibilità di apprendere nuovi riti e mettere mano magari su testi o manufatti che fino a quel momento non avrebbe pensato neanche esistessero.
    Ma tempo al tempo, dopotutto aveva ancora una libreria da mandare avanti e quindi i battenti sarebbero stati aperti, pronti a ricevere nuovi e vecchi clienti. I rumori di stivali la precedettero, insieme a una stoffa viola svolazzante, il colore sacro ad Ade oltre che in una veste sacrale. «Marina», una veste di un marrone caldo e brillante, con ricamate delle rune di un paio di tonalità più chiare, poteva intravedersi solo per la parte del busto. I capelli erano stati lasciati cadere morbidi sulle sue spalle, muovendosi nel seguire i passi che la portarono al di là del bancone. «Mi aspettavo di vederti alla chiamata di Katarina», un sorriso ampio sul volto che però non coinvolgeva del tutto lo sguardo. «Credo l'avresti trovato interessante».
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  15. .
    Che tipo di legame poteva mai esserci tra un rozzo capitano denrisiano ed un arcangelo? Nei libri di storia cristiana -ew- l'arcangelo Michele, o Mikael per essere british con beneplacito di Denrise, era famoso per essere colui che combatteva il male, il diavolo, schierandosi con il bene. Indi per cui, perché cazzo aveva stretto un patto con Christofer?
    Per quanto volesse credersi sul pezzo la donna in realtà era confusa da altro, precisamente dal suo compagno che sembrava avere un rapporto uno a uno con la capitana sconosciuta verso cui scatenò la potenza di un vento infinito -ci sarebbe stato con loro a creare danni, vero?- finendo però con l'essere presa in piena spalla e fianco da un incantesimo offensivo, che non riuscì a schivare come avrebbe voluto. E indovinate anche per colpa di chi? Di quel maledettissimo anello luminoso che proprio non ne voleva sapere di andare giù. E ci aveva riprovato di nuovo, chiamando le tenebre proprio quando il verso del suo compagno ferito giungeva a riempirle le orecchie, mentre con la coda dell'occhio lo vide cadere in ginocchio. «Phill, parlami», il tono imperioso, freddo, cui però lui avrebbe potuto trovare una profonda traccia di preoccupazione, ansia, rabbia mentre del sigillo rimaneva solo un'ombra. Non si affannò neanche ad esultare, corse verso il suo uomo, incurante del dolore che le trafiggeva il lato destro del suo corpo. «Qualcuno venga a curarlo, dannazione è il capitano!» Urlò nel caos generale, mentre gli allungò una mano per farlo rialzare. E in quel movimento vide, per la terza volta, una scintilla andare a riaprire quel dannatissimo marchio però privo di barriera. «Non finirà mai se non lo mettiamo fuori gioco», osservò la donna, avvicinando per un attimo il viso a quello di Garlic lasciandogli un bacio sulle labbra, cercando di non pensare al sapore del sangue. «Ti amo», fu un sussurro così basso che non ebbe neanche la certezza di averlo detto davvero. Probabilmente non avrebbe mai visto la sua reazione perché la sua mente ed il suo corpo si dissero pronti ad una smaterializzazione dopo aver visionato il Capitano Christopher, con il chiaro intento di coglierlo alle spalle e da lì castargli un «Chorium runae» Berkana inverso, seguito da un'alfa e «Nebula Iunctam». Che la forza della supernova sia con lei. E con il suo spirito.
    Kenna Ivonne
    MacEwen

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    Serpeverde
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    Mezza azione: Smaterializzazione alle spalle di Christopher
    Destrezza, 30

    Azione 1: Chorium Runae berkana inversa su Christopher
    PP di riferimento: Tecnica, 32 Intelligenza, 44
    Skill: Rune I

    Azione 2: Nebula Iunctam su Chris
    PP di riferimento: Carisma, 32 Intelligenza, 44
    Skill: Astro I
    Incantesimo: Supernova: il proiettile lanciato esplode causando scottature aumentate (d8 danni da fuoco) e malus alla vista (-d4 alla mira del nemico).

    PP
    CITAZIONE
    Coraggio: 21 (quest non acc)
    Empatia: 20
    Intelligenza: 43 +1 di conversione
    Resistenza: 28 +4 di conversione
    Tecnica: 32
    Intuito: 37 (quest non acc)
    Destrezza: 30
    Carisma: 32

    Skill
    CITAZIONE
    Rune I
    Tec I
    Elem I
    Inc I
    Div I
    Astro I
    Nera I
    Aritmanzia Applicata (Astro II-IncII)
    Sigillo di Uisgesearbhag: sigillo ricostruito da kenna rielaborando gli incanti oscuri della Madre. Tracciandolo come una Linea Runica, fa cadere nell'area delimitata una pioggia acida che danneggia i nemici della strega e le cose artificiali, risparmiando Natura e alleati. [azione avanzata: provoca fatica e consuma 2pv/turno].

    Oggetti:
    CITAZIONE
    1. Sjalusi (d20+2): monile a forma di serpente smaltato d'oro o d'argento che si trasforma in una frusta di 3 metri di lunghezza. Se Kenna viene attaccata o toccata contro la sua volontà, acquisisce parziale senzienza, tentando di frustare l'aggressore (1d6 di danno se è nel raggio di azione dell'arma). Per attivare la funzionalità passiva del bracciale nel tempo è necessario sintonizzare la propria aura magica con l'oggetto al costo di un'azione.
    2. Sfera di luce: la sfera che dava vita al mostro e che sei riuscita ad attirare a te prima che venisse completamente distrutta; ha ovviamente perso parte dei suoi poteri e si è abbastanza rimpicciolita da essere inseribile in un vasetto. Se portata con te, ti garantirà +1 PV a turno.
    3. velo di Svanhildur; velo nuziale mai impiegato dalla principessa groenlandese. Il manto al tatto ha la stessa considenta della neve. Castandovi sopra una runa, essa avrà un effetto Duraturo e non più temporaneo su chi porta il velo.
    4. Memoria d'estate: rubino a forma ottagonale che incarna momenti di gioia pura e assoluta. -2 danni da fuoco, +1pv se il mago esegue magie di fuoco.
    5. (free tec I) dado runico giallo: cubo nero con sopra incise 6 Sowilu gialle luminescenti. Il cubo levita spontaneamente e se trasfigurato mantiene questa capacità, così come le sei rune luminescenti. Se attivato, diventa una pistola laser con capacità di Penetrare gli scudi.


    Quirk

    CITAZIONE
    Tutti si bagnano… tranne me:
    Se applichi Oceanum Plenere, attivando questo quirk, si creerà una zona protetta in grado di proteggere te e massimo un alleato.

    La storia non è noiosa... quanto me.
    Diciamolo, Kenna sa essere adorabile, ma quando vuole è proprio insopportabile.
    +2 Carisma se cerca di dissuadere qualcuno dal far qualcosa con un discorso di più di 40 parole.

    Vipera
    La lingua biforcuta di Kenna pare avere l’abilità di colpire sempre nervi scoperti degli altri. Se provoca malus a qualcuno con le sue parole, la durata dello stesso è maggiorata di un turno.

    Supporto runico:
    Kenna è una docente ed archeologa e quando traccia una strada, per quanto antica, è bene seguirla. Quando si serve di Circularis, l'archeologa può servirsi di una sua mezza azione per incantare con una specifica runa tutte le piattaforme evocate. Quando una persona si trova su una delle piattaforme, subisce l'effetto di un Chroium Runae con quella runa, che termina appena se ne stacca

    Pesca la tua carta, Kenna!
    Scelte sbagliate nella storia hanno causato vere e proprie catastrofi. Unicamente durante il primo post di una quest o un evento, Kenna può usare una delle sue due azioni per pescare una carta dei tarocchi e il master darà un indizio a sua scelta su ciò che accadrà nella giocata.

    (pioggia) Acida: le conoscenze in fatto di pioggia e acidume sono enormi nella magiarcheologa. +1 se cerca di mettere la pioggia con Meteo Recanto, inoltre può rendere tale pioggia acida, provocando danni ad area su amici e nemici.

    Astro del fiele: che la lingua di Kenna sia benedetta da Saturno? In molti, in effetti, lo credono. +1 ad astra congrego saturno, inoltre la protezione del pianeta permane sulla donna fino al termine del turno successivo, conferendole +1 ad un altro incanto astrale saturnino.
263 replies since 18/1/2015
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