Votes taken by Evangeline Ivanova

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    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"

    Era passata già mezz'ora da quando erano lì, quel lunedì mattina in cui Eva aveva chiesto ai colleghi di poter prendere l'intera mattina a disposizione per poter portare i ragazzi del biennio a lezione presso l'ospedale San Mungo.
    L'idea di Eva era quella di iniziare a far capire quanto il mondo degli adulti fosse più complesso di quello dentro le mura di Hidenstone, nonostante l'ultima avventura di quel terremoto che aveva visto scombussolare un po' tutta l'Accademia.
    Aveva chiesto ad Annie ed Aaron di poter inserire i meritevoli studenti del biennio nello staff del pronto soccorso del San Mungo, con tutte le dovute precauzioni. Nonostante il virus incombesse su di loro, aveva deciso che potesse essere un'esperienza decisamente migliore di stare tra i banchi di scuola. Con loro c'era anche il triennio, ma loro avevano altri oneri a cui far fronte.
    Dopo un primo assesto degli studenti, qualcuno più impacciato degli altri, qualcuno già a proprio agio nell'aiutare nel momento dell'emergenza, tutti avevano preso parte a quella lezione con una nota di curiosità, qualcuno con noia, qualcuno perché era costretto (?).
    Le parole di Eva, non appena arrivati al San Mungo, erano state brevi. Affiancata dai due specialisti, la docente si era raccomandata con l'equipe di quel giorno.

    «Confido in voi, se avete dubbi potete chiedere ad uno di noi tre, seguite le istruzioni e mantenete sempre l'attenzione sul compito che state seguendo. Ricordate che non conta quanto sia grave il caso che state seguendo, avete sempre per le mani una persona che confida in voi e nella vostra capacità di aiutarla.»

    Le sue parole erano state dette con il calore e la dolcezza di una madre, mentre osservava in volto ogni studente che aveva davanti, una platea di occhi di giovani ragazzini che lei stava nuovamente mettendo alla prova, come ormai faceva sempre, viste le situazioni a cui dovevano far fronte sempre gli studenti.

    «Se avete domande, potete farle ora. Non temete di prendere iniziativa e agite sempre per il bene del paziente. Una sola domanda prima di iniziare: qual è secondo voi, una delle caratteristiche importanti che deve avere un medimago o chiunque sia coinvolto nell'assistenza di qualcuno che non sta bene?»
    Eva Ivanova

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    Pensa, credi, sogna e osa.
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    Doc. Incantesimi, Resp. Diop

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    //Ciao bimbi del biennio.
    Siete stati mandati tutto il giorno, quindi tutte le lezioni annullate per questa gita al San Mungo, come equipe di appoggio ai medimaghi del pronto soccorso magico. Prima di entrare nel vivo delle visite vi do la possibilità di fare domande a riguardo, ambientarvi, reagire alla situazione etc, oltre che rispondere alla domanda che vi ha posto Eva.
    Con voi ci saranno anche Aaron ed Annie, pronti ad aiutarvi e anche per dividervi in gruppetti, successivamente. Per ora fate il vostro ingresso e andiamo avanti divertendoci tutti.

    Attendete Aaron ed Annie e poi postate voi.
    Rimango a disposizione anche in off per qualsiasi dubbio o incertezza (?).

    Scadenza: 08 Gennaio 2023 ore 23:59
  2. .

    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"

    Spina nel fianco, osso duro o palla al piede che fosse, Eva non si lasciava facilmente intimorireda un omone come Lone, non che non provasse paura, ma la docente era ben consapevole che qualunque persona avesse i suoi trascorsi passati e presenti, sostenendo che in fondo ad ognuno, scavando con accuratezza, ci fosse ancora quella semplicità e dolcezza seppur nascosta di chiunque.
    Probabilmente con Lone si sbagliava, certo, ma lei era una che se non ci sbatteva con la propria testolina, facendosi male, non si sarebbe fermata.
    Scrollò le spalle, non offendendosi seppur lui avesse paventato l'idea che non fosse un complimento. Lei lo aveva preso come tale e non si scomodava a cambiare la propria opinione, era - anzi - lusingata che avesse notato quel lato del suo carattere. Alla fin dei conti, amici o nemici, era giusto che ognuno sapesse il bello e il cattivo tempo dell'altro, no? Nemmeno il suo puntualizzare i difetti della bionda, aveva portato quest'ultima ad infastidirsi. «Ho anche dei difetti, sai? E tu sei scorbutico e un po' orco.» - puntualizzò con tranquillità, senza metterci della vera ironia all'interno di quella frase, ma rimanendo sempre sincera e cristallina nel suo pensiero «E sei diventato il mio obiettivo quando ho visto quella testona sanguinare.» - era nella natura di Eva preoccuparsi per qualcuno che si era ferito, non poteva rimanere zitta e ferma, senza far niente, ben consapevole delle sue capacità.
    Gli occhi cristallini della rumena carpirono quell'espressione furiosa, ma il tono di lui pareva tranquillo. Eva scrollò il capo e prese un sospirone, quasi esasperata dalle sue minacce «Senti, immagino che tu sia abituato a scacciare la gente intorno a te con quello sguardo assassino. Credimi, se non avessi visto di peggio, in vita mia, sarei scappata a gambe levate» - ammise con semplicità, tenendo lo sguardo serio sul volto dell'uomo, come se volesse fargli capire che - per quanto potesse attecchire quello sguardo - non sarebbe stato un deterrente per spostarla dal suo obiettivo, carismatica come sempre, riprese a parlare, fregandosene che fosse stata tacciata di loquacità «... ma con me non funziona. Ho semplicemente accelerato la tua guarigione, niente più, niente meno. E se questo mi porterà a dover comprare una nuova bacchetta, fai pure.» - poggiò la bacchetta sul bancone, mentre Harry guardava la scena terrorizzato «So quanto il mio gesto sia stato pericolo, ma mi sono presa le mie responsabilitò e non me ne pento.» - il suo tono era deciso, serio, seppur la sua espressione fosse pacata e tranquilla.
    Si concesse ancora un sorso del suo martini distogliendo lo sguardo da lui, mentre sentiva quella frase di Lone. Sollevò un sopracciglio, facendo poggiare nuovamente il bicchiere sul bancone e continuando a guardare davanti a sé «Non ho mai avuto paura di bruciarmi. In fondo mi piace giocare col fuoco.» - rispose secca, ritornando a sorseggiare il Martini. Se Lone si aspettava di vedere la classica donna isterica scappare da lui a gambe levate, impaurita e frignante, forse non aveva ben capito con cosa si stesse scontrando in quel momento, con quale donna aveva a che fare.
    E non era solo il fatto che gestiva un numero troppo elevato di adolescenti che facevano a gara a chi avesse gli attributi più lunghi ad averle fatto prendere consapevolezza della sua pazienza, era anche la testardaggine di quella rumena che gli sedeva accanto; lei che aveva raggiunto la sua posizione solo con la sua forza, aveva affrontato un processo ed era ancora soggetta ad un tracciamento da parte del Ministero, non avrebbe mai ceduto il passo a Lone, non si sarebbe allontanata da lui. Non ora. E voleva che fosse chiaro.
    Non rispose a quella nuova provocazione, fingendo che non esistesse fino alla sua proposta.
    Gli aveva dato una scelta, aveva concesso all'uomo di farsi la sua serata senza essere disturbato. Lei aveva proposto, lui avrebbe potuto declinare.
    Ognuno è fautore del proprio destino, no?
    E lui aveva accolto la sua proposta nell'esatto istante in cui le aveva raccontato quello che fosse successo, seppur con poche parole.
    Le bastava.
    Le bastava per riaccendere un sorriso delicato e un'espressione di chi sta pensando «Lo sapevo che era un orco buono!» - scrollò le spalle.
    Si rinfrescò la bocca con l'alcolico e poi riprese a parlare «Pensa, almeno tu sei qui a raccontarlo. Chi si è messo sulla mia traiettoria, l'ultima volta, non può. Credo che stiano ancora staccando i pezzi del suo cervello dal muro.» - ora lo sguardo della rumena era calato sul liquido trasparente, dove galleggiava la buccia gialla.
    Aveva superato la morte di quell'uomo, alla laurea di Barnes, seppur gli incubi di quell'esplosione della testa di lui fossero vividi nella sua mente; ma forse non aveva mai espresso ad alta voce quanto avesse fatto, oltre che con Samuel e gli auror che l'avevano interrogata.
    Anche Harry si era fermato esterrefatto da quella rivelazione e ora la guardava con un espressione che era un misto tra la paura e la curiosità.
    Eva Ivanova

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    Pensa, credi, sogna e osa.
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    Doc. Incantesimi, Resp. Diop

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    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"

    Lone aveva ragione, lei era un osso duro. E per quanto lui fosse scorbutico e scontroso, di contro lei era ugualmente dolce e perseverante.
    Quel gioco li aveva legati e a ricordarlo ad entrambi vi era una fede che anch'essa portava al dito, ormai da quella sera, con quella runa incisa sopra. Forse gli aveva dato poco valore, forse troppo, fatto sta che da quella sera non l'aveva più tolta, anche solo per ricordarsi che quel giorno aveva fatto un passo in avanti a riprendere in mano le redini della propria vita.
    Che poi quest'ultima le avesse giocato un brutto scherzo e le avesse messo davanti il suo perfetto opposto, questo erano un altro paio di maniche. Alla fin dei conti, Eva era abituata ad avere a che fare con teste dure, a partire dai suoi studenti, fino a terminare alla sua Preside, che non era per niente un angioletto da coccolare.
    Forse era per questo che la scontrosità di Lone non faceva altro che farle tenere il punto e non mollare.
    Quando incrociò il suo sguardo infastidito, Eva non si lasciò piegare e non fece alcun passo indietro, continuando a mantenere quel sorriso dolce e gentile sul volto, mentre gli occhi celesti venivano incastrati nello sguardo seccato di lui.
    Rise alle sue parole, non prendendole per niente come un'offesa «Non posso fare altro che ringraziarti del complimento. Sono una che persevera nei propri obiettivi, effettivamente...» - e non stava scherzando, questo era chiaro.
    Inclinò il capo a guardare meglio l'uomo che aveva davanti, facendogli capire che gli avrebbe tenuto testa ogni volta che lui si fosse rivolto a lei in quella maniera, perchè non era capace di allontanarla con questi modi di fare «Sì, certo... sta' zitto e lasciami fare...» - lo rimbeccò mentre gli curava quella ferita sulla testa, scuotendo appena il capo come se avesse a che fare con un bambino capriccioso che voleva semplicemente mostrare quanto fosse un duro.
    Sbuffò alle sue successive parole, lasciando cadere nel vuoto quella domanda che per Eva non meritava risposta alcuna.
    Rimase immobile anche quando parte del fumo del suo sigaro le si gettò in faccia, soffiò appena, a spostarlo, quindi scrollò le spalle «Infatti non mi pare di averti chiesto se volessi aiuto...» - alla fine era così, lei faceva quello che riteneva opportuno fare, Lone avrebbe dovuto imparare a capirlo, ormai.
    Scostò un attimo il suo sguardo cristallo dall'uomo, per afferrare il suo bicchiere di martini e darne un piccolo sorso, godendosi le note agrumate che la buccia di limone lasciava cadere nell'alcol, prima di tornare su di lui e scoprirlo ad osservarla.
    Piano l'occhio scivolò sulla fede che stava accarezzando, scaturando sul volto della rumena un divertito sorriso che cercò di nascondere con un altro sorso nel bicchiere alto del martini, distogliendo definitivamente lo sguardo da lui, quasi a volerlo far cuocere nel suo brodo.
    Sollevò un sopracciglio quando sentì nuovamente la sua voce, brindando a se stessa - mentalmente - per aver avuto un cambiamento di tono dell'uomo, senza realmente far niente. «Mh?» - allargò lo sguardo curiosa di sapere cosa intendesse, quindi scrollò le spalle «Assolutamente niente, finire il mio martini e proseguire la mia serata in tranquillità.» - non era del tutto una bugia, ma stava giocando un gioco dove era l'unica a sapere le regole, probabilmente. Lasciò del silenzio a fare da testimone a quella realtà che gli aveva appena confidato, mentre prendeva un terzo sorso dal suo bicchiere, finendo il martini e facendo segno a Harry di riempirlo di nuovo, sempre con cordiale sorriso sul volto. Il ragazzo dietro al banco fu quasi contento di avere a che fare con lei, piuttosto che con l'uomo al suo fianco, elargendo un sorriso enorme di rimando alla donna, oltre che un rossore quando questa lo ringraziò.
    Eva, invece, aveva deciso che avrebbe tentato di scalfire ancora un po' la corazza di quell'omone, quindi riprese a parlare «A meno che tu non voglia farmi compagnia nel bere qualcosa e magari raccontarmi perchè i tuoi vestiti cacciano fumo più del tuo stesso sigaro.» - gli occhi di cristallo si posarono accoglienti sull'uomo, mentre il suo corpo, questa volta, si sedeva volgendo completamente a lui le attenzioni.
    Eva Ivanova

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    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"

    L'acqua la rendeva sicuramente più tranquilla, le dava un senso di pace che in pochi riuscivano a darle. Era abituata alle gelide acque del lago dell'accademia, dove ogni tanto riusciva a rubare una nuotata notturna, quando tutti ormai erano a letto o almeno fingevano di esserlo.
    Eppure, quella giornata in piscina, Eva aveva deciso di passarla in maniera totalmetne diversa, fuori dal luogo di lavoro.
    Aveva deciso che doveva distaccarsi dall'Accademia, almeno quando aveva un po' di tempo libero. Aveva passato la sua intera carriera dentro quelle mura, sentendosi in dovere di passare il tempo lì dentro con gli studenti, come se a loro dovesse la propria vita.
    Ma non era così e capirlo era stato complicato, c'era voluta la rottura con Black per potersi accorgere di cosa stava diventando, di dove stava cadendo e di come non sarebbe riuscita a risollevarsi se non avesse preso in mano le redini.
    Forse era la stessa forza di spirito che sperava i suoi studenti avessero una volta usciti da lì, ma per poterla veramente insegnare, doveva metterla in pratica.
    Quell'acqua che le scivolava sul corpo le lavava via ogni più infimo pensiero e la rendeva pura, quasi come se stesse sanificando il suo corpo e il suo cuore.
    Ogni volta che risaliva, decideva di ritornare sul fondale e fare altre bracciate, come se quello fosse il suo elemento naturale.
    Lei era davvero convinta che ci fossero dei legami magici con la natura e i suoi elementi e quello che aveva lei con l'acqua era talmente particolare che quasi non riusciva a dividersi dal liquido quando vi si immergeva.
    Tuttavia, dopo una buona decina di minuti decise che era il momento di uscire, sentendosi rigenerata dal freddo gocciolare dell'acqua.
    Fece leva con le braccia sul bordo della piscina e si sollevò, uscendo dalla vasca. Pochi passi e si avvicinò al suo lettino, notando come su quello accanto ci fosse qualcuno che la stesse osservando.
    Non si sentì a disagio, per quanto fosse strano che non avesse notato subito la presenza di quel ragazzo lì; afferrò il suo telo e se lo passò sui capelli, prima di stenderlo sulla sdraio, lasciando la pelle imperlata dalle gocce d'acqua.
    Nel mentre di tutti questi movimenti, la metamorfa lanciava degli sguardi al vampiro, quasi a voler capire se stesse osservando lei o meno. Sembrava quasi un gioco di sguardi sfuggenti all'altro, prima di stendersi sul lettino e guardare con la coda dell'occhio il vampiro «Le do fastidio se sto qui?» - domandò con un filo di voce, socchiudendo gli occhi.
    Eva Ivanova

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    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"

    A volte, le circostanze in cui ci si incontra sono davvero buffe.
    Eva ormai lo aveva capito da diverso tempo, soprattutto adesso che Samuel non c'era più, aveva fatto in modo di lasciarsi andare agli avvenimenti e aveva iniziato a riprendere in mano la sua vita, mettendosi anche fin troppo in gioco.
    Ricordava perfettamente come aveva iniziato, con qualcosa del tutto inaspettato per i suoi gusti, quello strano gioco di coppia che aveva portato la rumena a conoscere un omone dai dubbi modi che però aveva attirato non poco la sua attenzione.
    Ed era comico come adesso, quello stesso omone, aveva fatto ingresso al Paiolo, in quella sera estiva in cui Eva aveva deciso di provare a giocare ancora una volta con la sua vita.
    La sua attenzione venne portata alla porta non appena questa si aprì, facendole notare il barcollare dell'uomo, decisamente dall'andamento malandante e soprattutto, quei tagli sulla pelle che aveva. Aggrottò la fronte, seguendolo con lo sguardo fino a dove si sedette, senza dire niente, accanto a lei.
    Non l'aveva notata, era chiaro. Vide le sue vesti strappate e fumanti. Che fosse venuto fuori dall'inferno proprio ora? No, probabilmente era qualcosa di molto meno apocalittico, un duello o uno scontro, sicuramente.
    Harry sembrava conoscerlo, almeno questo fu quello che gli occhi della metamorfa captarono quando lui chiese il solito. Aggrottò lo sguardo e con tono deciso, non appena Harry fu abbastanza vicino da sentirla «Mettilo sul mio conto, pago io per lui.» - disse, in maniera tale che anche James potesse sentire, se solo fosse stato un attimo concentrato su quello che gli avveniva intorno.

    Forse era un azzardo, ma Eva tentò di richiamare la sua attenzione, avvicinando le proprie dita affusolate a sfiorare la mano dell'uomo, mentre in contemporanea la sua voce soffiò dolcemente in melodia con il suo tono il suo nome, o meglio, quello che ricordava essere il suo nome «Lone?» - cercò la sua attenzione e se l'avesse ricevuta, avrebbe atteso che lui si girasse prima di sorridergli dolcemente «Ti ricordi di me? Sono Eva...» - chissà, non si vedevano da quel programma, magari aveva avuto altro a cui pensare e l'era sfuggita di mente «Cosa ti è successo? Come stai...?» - aggrottò la fronte, cercando la sua bacchetta che avrebbe puntato sulla sua ferita per castare un semplice incanto di cura, affinchè quel graffio sulla fronte si potesse rimarginare, sempre se lui non le avesse spezzato il collo in preda alla violazione dello spazio personale, eh!
    Eva Ivanova

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    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"

    La scuola era ormai terminata, Agosto era il mese del relax e quest'anno Eva aveva deciso di cambiare un po' le sue abitudini: nelle scorse estati aveva preferito rimanere in Accademia, dedicarsi ai nuovi arrivi, a preparare il programma di studio per i primini e soprattutto a sistemare tutto quello che c'era da sistemare per l'apertura del nuovo anno accademico.
    Quest'anno, invece, l'estate doveva essere la sua rinascita. Voleva mettersi in gioco più di quanto non avesse ancora fatto, voleva far sì che prima di essere la Vicepreside di quella scuola, fosse una donna, rispettata e desiderata.
    Aveva ripreso gli allenamenti con il fratello, la cura - mai mancata - del suo corpo e il benessere mentale. La sparizione di Samuel l'aveva buttata a terra, ma aveva trovato il coraggio di rimettersi in gioco, di rendersi di nuovo padrona della sua vita.
    E quel pomeriggio, caldo ma non troppo, aveva indossato uno dei suoi costumi migliori e si era recata nella piscina più sperduta della Londra babbana, poco frequentata e per questo una vera e propria oasi di relax. Il leopardato del suo costume spiccava su quell'abbronzatura che aveva coltivato per mesi, ora era perfetta, così come lo erano le sue forme, che non nascondeva più come faceva prima. Mostrava il meglio del suo corpo e quello era stato il primo cambiamento che aveva voluto mettere in atto per potersi rimettere in gioco.
    Aveva scelto una fascia oraria ancora più solitaria, quella che andava dalle sedici del pomeriggio ed era lì, sdraiata sul suo lettino a prendere il sole, mentre l'olio le faceva brillare la pelle caramellata dai raggi che già le avevano colorato ogni singola parte del suo corpo.
    I capelli erano legati sul capo, disordinati e spettinati, ma comunque rendevano onore ai lineamenti perfetti del suo viso.
    Sul tavolino basso del suo ombrellone, vi era poggiato un martini bianco ghiacciato, con dentro una buccia di limone tagliata a spirale, che dava quel tocco agrumato all'alcol da lei desiderato.
    Non le importava di ricevere sguardi, non le interessava se quelle poche presente a bordo piscina si fermassero ad osservarla: lei stava bene con se stessa e ci aveva messo davvero tanto per ottenere questo status.

    Dopo circa una mezz'ora di tintarella, la docente rumena si tirò a sedere su quella sdraio, stiracchiandosi appena e guardando verso l'acqua cristallina della piscina.
    Si alzò in piedi, mostrandosi in tutta la sua perfezione e si avviò verso il bordo della piscina. L'acqua era invitante e questo non fece altro che farle desiderare di scendere quei pochi scalini per poter stemperare il calore che aveva immagazzinato. Un passo dopo l'altro, come un ninfa che ritorna alle sue acque, scese godendosi il fresco e lasciando che la sua pelle si bagnasse a poco a poco. Scivolò sotto l'acqua, incurvando la schiena così da immergersi fin sul fondale, sfiorandolo con il ventre piatto, per poi risalire in superficie.
    Sì, era decisamente in pace con se stessa...
    Eva Ivanova

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    Era qualcosa di decisamente strano. Insomma, con Samuel le cose erano scemate da diversi mesi, prima che lui andasse via e ora si era concessa un appuntamento con Daniele? Che poi, perchè aveva detto sì? Non poteva negare che quando si erano incontrati qualche mese prima, aveva notato come la morte lo avesse reso diverso anche nell'aspetto fisico, ma era sbagliato quello che stava facendo?
    Aveva perso fin troppo tempo a scegliere quello che doveva indossare, come se fosse davvero importante apparire agli occhi di Daniele, con un aspetto favoloso. Aveva optato per un top bianco, scollato a V, sotto cui non portava niente e un pantalone nero a sigaretta. Ai piedi aveva messo un paio di sneakers semplici, alla fine andavano a vedere le stelle e non voleva mica rimanere incastrata con i tacchi da qualche parte. Inoltre, aveva messo sulle spalle un cappottino nero, così da coprirsi dal freddo. Si guardò allo specchio «Su, Eva... è solo un uscita con un collega, niente di più.» - eppure per lei sembrava così strano aver ricevuto un invito. La storia con Samuel era durata per tre anni, dove aveva abbandonato qualsiasi tipo di pensieri per altri uomini, non che fino a quel momento li avesse avuti chissà quanto. Era strano per lei, concedersi a quel tipo di situazioni. Non che ci fosse qualcosa di male, ma poteva permettersi di uscire con un uomo, così presto?
    Prese un grosso respiro e chiuse gli occhi, scegliendo di uscire da quella stanza e andare finalmente al luogo dell'appuntamento.
    Si meritava quella serata, basta farsi paranoie mentali su quanto fosse sbagliato. Era stata lasciata, ora non doveva far altro che riprendersi la sua vita, cercare di non buttarsi a terra e godersi gli amici.
    Non appena varcò i cancelli di Hidestone, sentì come una boccata d'aria fresca invaderla e socchiuse appena gli occhi per godersela. Poi tornò a spalancare le iridi celesti, incontrando lo sguardo di Daniele «Eccomi qua... spero non ti abbia fatto aspettare troppo.» - gli sorrise appena, imbarazzandosi un attimino, tanto che i suoi capelli biondi presero appena appena delle sfumature rossastre «Allora, dove siamo diretti?» - era curiosa di sapere quale fosse il posto migliore per vedere le stelle.
    Eva Ivanova

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    Effettivamente cenare da sola era davvero uno strazio ed Eva si riteneva fortunata ad aver incontrato Barnes, senza nemmeno farlo a posta. Se si fossero organizzati probabilmente non sarebbe stata così facile vedersi, ma alla fin dei conti a chi interessava? Era in vacanza e questo voleva dire che poteva concedersi qualche attimo di più nel chiacchierare con qualcuno piacevolemente. Alzò un sopracciglio, senza che il suo sorriso si spegnesse «Strano? In che senso?» - domandò incuriosita da cosa pensasse il maggiore dei fratelli riguardo quel suo cenare con lei. Riconobbe in quello slancio di sincerità, il carattere predominante di Blake, ma avevano comunque un modo di dire quello che pensavano, totalmente diverso.
    «Oh, quindi questo posto è di Blake. Mi fa piacere, certo ora come ora fai bene ad amministrare tu, ma sono sicura che appena finirà la scuola sarà abbastanza pronto a fare anche questo nella sua vita.» - Eva aveva grandi aspettative per il futuro di Blake e forse era una di quelle che non aveva mai perso la fiducia in quel ragazzo che andava solo un po' capito.
    «Niente convenzioni, tra noi, Aaron.» - si lasciò andare con una piccola risata. Sorseggiò il bicchiere di vino, poggiando le labbra sul bicchiere e non distogliendo gli occhi di cristallo dal ragazzo. Scosse il capo, divertita da quella recita «Ti darei un oscar se non sapessi che tu stessi mentendo.» - lo guardo, facendo scivolare il suo sguardo anche sul corpo che aveva posizionato perfettamente.
    Allargò gli occhi, stupita da quella valanga di cose che Aaron le disse, quindi allungò una mano a sfiorare la sua «Tu hai bisogno di staccare, anche solo per qualche ora. Che ne dici se lo facciamo proprio questa sera? Io sono sempre impegnata, da quando sono diventata vicepreside le responsabilità sono aumentate, così come anche i doveri che mi tocca portare avanti. E... eccomi qui, a staccare la spina, perchè a volte fa più che bene.» - sorrise dolcemente, mandando giù un nuovo sorso di vino «Direi che ci meritiamo entrambi questo buon vino, allora.»
    Eva Ivanova

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    Parlare con Airwen era sicuramente qualcosa di salutare, alla fine passava molto tempo a correggere compiti e compilare scartoffie. «ma no figurati, avrei dovuto a malincuore rifiutare: qui c'era così tanto da fare... Ehm... Samuel è piuttosto... preso dalla sua alchimia, ultimamente...» - disse con un mezzo sorriso malinconico credendo che forse non era abbastanza interessante, lei, per l'alchimista.

    Tutto quello che dicevano i ragazzi, invece, era molto interessante. Tutti i suoi studenti si erano trovati a esprimere pareri davvero validi, sorrise ad ognuno di loro, per quanto alcuni interventi rivolti verso la docente di pozioni le fecero storcere non poco il naso.
    Sorrise a Beatrix, facendole cenno di accomodarsi « non ti scusare, sbagliare è umano.» - le disse con un tono caldo e amorevole, per poi riprendere ad ascoltare i ragazzi. Ad ognuno di loro concedeva un dolce sorriso materno, lasciando spazio per parlare senza interromperli.
    Iniziò da Giada e con lei proseguì verso gli altri, commentando di volta in volta, indicandoli man mano con un sorriso solare «come darti torto, per voi è un uragano di sensazioni amplificate. Giusto. Una linea sottile che è molto facile da oltrepassare. Talvolta risulta pericolosa.
    Un affetto preteso, interessante osservazione Wood.»
    - si spostò poi verso Nicholas «I colori sono importanti, esatto.» - osservò, poi, lui e julian scambiarsi opinioni, senza interrompere quell'audace scontro dialettico «le emozioni. Bene McCallister, ha centrato pienamente il punto della nostra lezione. Le emozioni. Come gestirle, cosa farne e come... manipolarle.» - poi lo sguardo venne portato su Aibileen «Ti stai spiegando benissimo, Beatrix. Si vede l'altro come oggetto, se posso permettermi di aggiungere qualcosa al tuo pensiero.» - il suo tono continuava a rimanere dolce e gentile. L'entusiasmo poi si fece strada sul volto della rumena alle parole di Thomas «Esatto!» - il tono mostrò quell'entusiasmo, alzandosi di poco «Impedire all'altro di essere libero. Lo incateniamo a noi, non c'è una reciprocità di sensazioni, di affetto, appunto. Libertà, pretesa, emozioni... bravissimi, andiamo andiamo... tutte parole chiavi molto importanti.» - ecco che nemmeno finì di dire quella frase, che subito ne uscì un'altra «Accettazione! Altra parola importante per un sentimento d'amore. O'Connor, complimenti! L'accettazione è importante per questo sentimento così complesso. Vedere l'altro con i suoi difetti e accettarlo per quelli. Ha reso bene l'idea con questi esempi, mi complimento ancora non te, O'Connor.» - era pronta a dargli due punti per quella sua risposta, ma la domanda posta ad Airwen la stizzì appena, tuttavia rimase col sorriso sul volto e un tono dolcissimo «Credo che le relazioni interpersonali tra noi docenti, non dovrebbero competere nè voi, nè l'argomento della lezione.» - l'entusiasmo si spense quando gli interventi che vennero in seguito diventavano sempre più polemici nei confronti della docente di pozione. Eva si poggiò alla scrivania, incrociando le braccia sotto i seni ed osservando i suoi studenti, ad uno ad uno, negli occhi. Il tono anche aveva perso quella vivacità, rimanendo distaccato con alcuni di loro «Molto interessante il collegamento con le religioni! Bravissimo, D'Angelo.» - sorrise al ragazzo, seppur mortificata dai precedenti interventi «Sì, è vero. Come ci ha ricordato Miller, tutto sta nel nostro cervello a volte, crea dipendenza.» - rispose alla sua interessante domanda, prima di annuire alle parole di Fitzgerald e di Marlee, senza nulla da commentare.
    Il suo entusiasmo oramai si era spento, per questo quando arrivò a parlare Nathan, si stizzì non poco per il suo atteggiamento. Trovava irrispettoso come si stavano comportando molti di loro. Tirò un respiro profondo e riprese a parlare, seppur con tono caldo e melodioso, ma sempre meno entusiasta di poc'anzi «Ho visto medici essere ossessionati dalle loro donne fino a diventare i loro persecutori, King. Ma, potrebbe comunque esserci qualche caso in cui l'educazione abbia accelerato il processo. Gli esempi, soprattutto nel periodo di crescita, sono molto importanti. Comunque la ringraziamo per il suo intervento, è stato piuttosto esaustivo» - e Nathan sarebbe stato certo che si stava riferendo al suo tanto gesticolare in maniera teatrale, poi riprese «Tuttavia le chiedo di moderare le insinuazioni, King. Al terzo avviso, sarò costretta a chiederle di rimboccarsi le maniche e iniziare a prendere scopa e paletta.» - gli sorrise dolcemente, un sorriso di promessa «Conosce Tortura, signor King? Il Professor Ensor sono certa che sarebbe lieto di aprire la sua gabbia e presentarglielo. Tuttavia, prima che io possa parlare con lui e chiedere questo vostro incontro con la sua dolcissima creatura, le chiederei di moderare i suoi toni con la professoressa O'Neill e di uscire anche lei dal suo stereotipo. E non mi pare che abbia da ridire qualcosa per la scelta della Burke di far indossare le gonne alle vostre compagne di classe.
    Questa è una scuola di eccellenze, gradirei che eccelliate anche nel comportamento. Non voglio vedermi costretta a sottrarle punti, King, quindi la prego di ridimensionarsi.»
    - ma Regina, l'ultima a parlare, per fortuna facendo tornare un soddisfatto sorriso sulla rumena, che colse la palla al balzo con il termine che le fece venire in mente «La multidisciplinarietà. Bravissima. Forse dovrebbe spiegare cos'è ai suoi compagni, che sembrano avere la mente meno elastica della sua, signorina Beauvais, credendo che ogni materia sia fine a se stessa, probabilmente.» - e il suo sguardo si spostò su Brooks che aveva insinuato di aver rubato il lavoro alla Onfroy e a chi come lui aveva nominato la docente di magia verde (ciao Kàra, Jason ti limona nei suoi pensieri) «L'amore va coltivato, mai parole più giuste. I delitti passionali sono quelli più pericolosi, complimenti Beauvais. Hai appena fatto guadagnare quattro punti ai Dioptase.»

    Lasciò che la parte teorica fosse spolpata per bene, per poi prendere la bacchetta «Veniamo alla parte pratica. Prima di immergervi, però, nella preparazione della pozione e nello studio dell'incantesimo, gradirei specificare una cosa: è importante conoscere anche questo tipo di magia che per molti può sembrare inutile. Ci sono potenti maghi che instillano nelle menti dei loro nemici delle emozioni, li fanno impazzire, li rendono succubi. Voi dovete saper conoscere queste magie, farle vostre e con esse anche le pozioni che sono legate a questa branca. Quindi prestate attenzione. Dovete essere bravi a riconoscere ogni composto, ogni incantesimo, perchè fuori di qua, non potete sbagliare...» - quindi prese un respiro e guardò la sua collega sorridendole dolcemente, prima di tornare ai suoi studenti.
    «Oggi impareremo ad utilizzare la fattura dell'emozione. Questo incantesimo ci permette di instillare nella mente del nostro bersaglio una passione profonda verso qualcosa che decidiamo noi. Una passione che cresce in proporzione al nostro ascendente, alla nostra forza come streghe e maghi. Airwen, se permetti...» - le disse con dolcezza, mentre tracciava una spirale dall'esterno al centro in senso orario e «Motus Fwooper.» - e la docente avrebbe provato una sensazione di passione, un bisogno di protezione verso l'uccellino rosa, doveva proteggerlo.
    «Più il mago è potente, più l'effetto è deleterio. Vi chiedo, ora, di utilizzarlo verso il vostro compagno di banco. Per chi non ce l'ha può provarlo su di me. Gli effetti del vostro incantesimo non toccheranno la mia psiche, state tranquilli. Unico limite, vi chiederei di usare come soggetto della passione, un oggetto sul vostro banco o su quello del vostro compagno: una penna, un libro, una matita...» - quindi sorrise e lasciò che prendessero confidenza con l'incanto.
    //Ultimo post per voi, un altro piccolo sforzo. La pratica dell'incantesimo è su questo in quote qui sotto. Vi ho evidenziato l'effetto che tocca giocarvi, quando lo ricevete.
    Potete autoconcludere di riuscirci.
    Ognuno di voi dovrà giocare la castazione dell'incantesimo+l'effetto dell'incantesimo ricevuto dall'altro, quindi accordatevi tranquillamente tra di voi.
    CITAZIONE
    Nome: Fattura dell'emozione
    Classe: Mentale
    Formula: Motus + Oggetto dell'emozione
    Movimento: tracciare una spirale dall'esterno al centro in senso orario
    Effetto: genera una scintilla rossa che instilla nel bersaglio la passione per ciò che ha desiderato il mago
    Note: la passione rende al bersaglio piacevole la presenza dell'oggetto indicato, provocando bonus alle azioni svolte in sua presenza
    con Carisma≥25 questa passione instilla un reale bisogno di protezione
    con Carisma≥35 il bisogno di protezione è tale che, se è privo del proprio oggetto di passione, il bersaglio tende a subire un malus a tutte le azioni
    con Carisma≥45 il bisogno di protezione è tale che se tenta di attaccare ciò che dovrebbe proteggere attacca con svantaggio e, in caso di fallimento critico, subisce 1d10 di danno

    Scadenza: 24 Gennaio 2022 ore 23.59
    Eva Ivanova

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  10. .

    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"

    Era forse stata l’ansia a farla arrivare prima del dovuto nell’aula della docente di Pozioni. Insomma, stavano per trattare un argomento decisamente delicato e aveva il timore che quei ragazzini avessero capito poco e mischiato i loro sentimenti con quello che avrebbero potuto dire. Per fortuna non lo avrebbe trattato da sola e avere Airwen come collega con cui condividere questo cruccio era sicuramente la scelta migliore che avrebbe potuto fare. La pozionista era riuscita a ricreare una versione blanda dell’amortentia, da proporre ai ragazzini, così da riuscire a destreggiare quel ramo della magia anche nella pratica e quando Eva lo aveva saputo era stata veramente molto orgogliosa della mezza-veela, riscoprendosi stranamente fiera di aver scelto lei per affiancarla.
    «Purtroppo ero troppo ansiosa per non giungere in anticipo, spero che non ti dispiaccia. Due mani in più fanno sempre bene per preparare il materiale, non credi?» – si strinse appena nelle spalle, trovandosi decisamente in imbarazzo ad ammettere che avesse il timore che quei ragazzini fossero poco pronti a lavorare con quel ramo della magia. Per fortuna, la O’Neill stava compensando quel suo stato d’ansia, facendole trovare un briciolo di serenità «Ohw. Hai usato due cavie» – rise appena, mantenendo sempre l’eleganza che la caratterizzava, mentre lo sguardo ghiaccio scivolava sull’aula che veniva sistemata. Quando la mezza ebbe finito, si poterono dedicare ad un paio di chiacchiere leggere e futili, nell’attesa che arrivassero i ragazzi e le ragazze «Oh, il Natale in famiglia, come la tradizione vuole. Io sono rimasta qui a badare ai ragazzi che non sono partiti per le vacanze e a sistemare qualche scartoffia.» – alla fine non l’era poi tanto dispiaciuto, a dire il vero, seppur dai suoi fratelli era da molto che non tornava; tuttavia, l’incombenza della nuova carica le aveva dato delle responsabilità a cui non poteva sfuggire.
    «Hm?» – guardò verso il fuoco e poi tornò a concedere un dolce sorriso alla collega «Tranquilla Airwen, ci vuole ben altro per farmi sentire freddo. Ma ti ringrazio per esserti preoccupata. Ah, comunque la tua maglia mi piace molto, complimenti.» – volse poi lo sguardo all’entrata. Ad ogni studente venne concesso un sorriso e un dolce saluto, mentre guardava tutti prendere posto, percependo come alcuni erano già divisi in coppie. Osservò ad uno ad uno chi entrava, soffermandosi appena esitante su Roberts che pareva un pelino a disagio. Chissà se quell’argomento avrebbe reso l’opale ancora più teso o lo avrebbe sciolto un po’. Notò anche il bacio che Benjamin diede a Giada, trovando molto tenera quell’immagine, per poi cercare di capire qualcosa riguardo il ruolo di un selvatico Julian apparso a lezione. Hargraves si fece riconoscere come sempre con la sua spigliatezza « Non mi lamento, sono stata piuttosto indaffarata e sono volate. Spero che voi tutti abbiate passato delle ottime vacanze.» – rispose dolcemente la rumena, prima di proseguire «Tempo al tempo, Hargraves» – gli fece un sorriso amorevole, non svelando ancora il tema della lezione. McCallister e Regina ebbero un caloroso sorriso da parte della docente, che poi si ritrovò a volgere lo sguardo verso Brooks e Marlee, che parevano avere tanto da raccontarsi; non li interruppe, alla fin dei conti la lezione non era ancora iniziata. Uno degli ultimi a giungere fu King, che non si smentì nemmeno questa volta. Eva gli sorrise, gentile e calorosa come l’era stata con gli altri «Signorino King, la ringrazio. Spero che questo l’aiuti a concentrarsi sulla lezione di oggi. Mi dispiacerebbe se la sua pozione esplodesse e fosse costretto a rimanere qui con noi a ripulire tutta l’aula.» – il suo tono delicato accompagnò quella richiesta di attenzioni verso le materie, piuttosto che sull’aspetto delle docenti presenti.
    Attese quindi che tutti arrivassero e una volta accomodati nei loro banchi, guardò Airwen a cui concesse un sorriso e un cenno del capo, mentre si discostava dalla cattedra e prendeva parola «E’ davvero un piacere vedervi qui, in questa lezione decisamente bizzarra.» – un colpo di bacchetta alle sue spalle, in direzione della lavagna: un gesso rosso iniziò a scrivere poche parole «Magia Rossa» – la rumena diede uno sguardo allo sfondo nero e poi tornò agli studenti «Magia rossa. Quanti di voi mi sanno dire cos’è la magia rossa?» – camminava tra i banchi lentamente, sorridendo quando incrociava lo sguardo di qualcuno di loro «Non abbiate paura a rispondere, anche se è un argomento che non abbiamo mai trattato insieme, sono certa che almeno un’idea ce l’abbiate.» – cercò di rasserenarli, mentre si fermava di nuovo davanti alla cattedra.
    Una volta raccolte le idee, annuì alla platea di ragazzini e passò rapidamente la lingua a umettarsi le labbra «La magia sentimentale.» – appellò quel ramo della magia «Una magia che non può essere definita né buona, né cattiva, ma prende accezione in base allo scopo personale per cui viene usata. Da alcuni antichi popoli veniva chiamata anche la magia dell’amore, ma… cos’è esattamente l’amore, secondo voi?» – non voleva scivolare nel filosofico, ma voleva rendere quei ragazzini più consapevoli e maturi anche da quel punto di vista.
    Lasciò nuovamente lo spazio ai ragazzi di esprimersi, poi proseguì, mentre ancora il gesso venne fatto muovere a scrivere due parole «Ossessione e affetto. Sono due parole che spesso si mescolano tra loro, diventando quasi un’unica emozione quando veniamo trasportarti dalle emozioni, dall’amore verso qualcuno.» – mentre parlava, la bacchetta si mosse a creare due sfere colorate, una rossa e una nera; le fece unire quando parlò di unica emozione, poi le divise di nuovo, mettendole una accanto all’altra, distanti tra loro «Eppure, sono due concetti profondamente distanti, opposti ci terrei a precisare. L’affetto è l’accezione positiva che possiamo dare ad un sentimento verso una persona, che sia essa la nostra anima gemella oppure no. L’ossessione è quella necessità di controllare qualcuno, quella smania di avere il pieno possesso di una persona e di esigere che lei appartenga solo a noi, sentirla di nostra proprietà.» – la sfera nera girò rapidamente tra i ragazzi, con una foga quasi pericolosa, soffermandosi spesso davanti i volti di qualcuno, come per esempio di Roberts, per poi tornare da Eva «L’ossessione ci spinge ad essere tormentati da qualcuno, a credere che appartenga solo a noi, anche al di fuori della sua volontà. Spesso l’ossessione comporta angoscia, impossibilità di razionalizzare le situazioni, tanto da creare idee persistenti qualora l’oggetto della nostra ossessione non si comporti esattamente come noi desidereremmo.» – guardò i ragazzi sperando di non averli impauriti «Chi mi sa dire, quando l’affetto può sfociare in ossessione?» – quindi andò a sedersi al bordo della cattedra, lasciando poi spazio alla collega.
    //Bene, eccoci al secondo post di questa lezione. Mi scuso già per la lunghezza del post, ma ho cercato di interagire con la maggior parte di voi, nel primo pezzo del post. Non uccidetemi.
    Questa, lo sappiamo tutti, è la parte un po’ più noiosa, per dirla semplicemente, la parte teorica. Abbiate pazienza e vedrete che terminerà in un niente! Rispondete come meglio credete e interagite con le domande, senza aver timore di sbagliare. Non ci sono risposte giuste o sbagliate, io valuterò come interagite con la lezione.
    Visto che molti non hanno scritto i posti com’era stato richiesto, abbiamo deciso noi dove si sarebbero seduti, vi lascio qui sotto un ordine preciso delle postazioni scelte/assegnate:
    Regina: A1
    Julian: A2
    Harry: A4
    Ben: B5
    Giada: B6
    Aidan: B7
    Fitz: B8
    Nicholas: C9
    Thomas: C10
    Nathan: C12
    Brooks: D13
    Marlee: D14
    Per i prossimi post, mi raccomando a leggere attentamente sia il post, che lo spoiler ♥
    Scadenza: 15 Gennaio ore 23.59

    Eva Ivanova

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    Attendete il post dell'altra sexy-prof!

  11. .

    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"

    Natale era giunto ormai al termine e con sé aveva portato via un vecchio anno, aprendo poi le porte a quel 2022 che avrebbe sicuramente donato agli studenti tutti novità ed emozioni non ancora provate. Eva era davvero contenta di quelle classi che erano arrivate fino a quel punto, studenti che stava vedendo diventare ottime streghe e egregi maghi; ma non poteva negare di avere davanti a sé anche un'ottima annata del biennio. Insomma, gli studenti - più avanzavano gli anni - più erano bravi e questo le faceva tirare un sospiro di sollievo, quasi sentendosi più leggera nel poter toccare argomenti che ancora non aveva trattato.
    Quella mattina, con suo grande piacere, la vicepreside si sarebbe trovata ospite nell'aula di pozioni, per una lezione che prevedeva l'interclasse tra le due docenti: lei e Airwen avrebbero tenuto quella lezione insieme, trattando un argomento che probabilmente avrebbero potuto trattare al meglio solo loro.
    Era arrivata con largo anticipo, quella mattina, nell'aula di pozioni, così da aiutare a sistemare i tavoli con la docente compagna «Sono davvero contenta che possiamo lavorare insieme, quest'oggi.» - la Ivanova aveva lanciato un dolce sorriso alla mezza-veela, trovandosi a esternare quella veritiera frase, con tono cauto e gentile «Ho lasciato un avviso nelle bacheche questa, quindi tutti gli studenti sono stati avvisati. Credi che sia un argomento troppo complicato e ... pericoloso?» - la preoccupazione materna di quella donna non sarebbe mai venuta meno, non riusciva proprio a non preoccuparsi per i ragazzi che stavano crescendo.
    Il pomeriggio prima, infatti, la vicepreside aveva provveduto a far apparire sulle bacheche delle Sale Comuni, una pergamena scritta con eleganza che riportava le seguenti parole
    CITAZIONE
    «Gentilissimi studenti del primo e del secondo anno,
    la lezione di Incantesimi di Martedì 25 Gennaio, alle ore 14.15, vedrà la comunione con la materia di Pozioni.
    Siamo liete di attendervi nell'aula di Pozioni.
    Professoressa Ivanova»

    Accertandosi che anche i prefetti dessero parola ai concasati di far leggere l'avviso.
    Sospirò appena, andando a poggiare il sedere sul bordo della cattedra e incrociando i piedi tra loro «Sono sempre così preoccupata per questi ragazzi.» - ammise con un po' di imbarazzo, mentre non restava altro da fare se non aspettare gli studenti che entrassero in aula. Aveva indossato un tubino nero smanicato e le gambe, a partire da poco sopra il ginocchio erano scoperte, mentre ai piedi aveva un elegante decolleté nero, con tacco a spillo. I suoi capelli corti erano del naturale biondo «Allora, Airwen, come hai passato queste giornate di festa?» - non era mica vietato fare conversazione prima dell'arrivo degli studenti, vero?
    Comunque, ogni studente che sarebbe entrato sarebbe stato accolto da un sorriso e un saluto caloroso, da parte della rumena.
    //Ciao pulcini belli.
    Allora, questa è l'interclasse di Incantesimi e Pozioni (se non si fosse capito lol) per gli studenti del biennio.
    Siamo al 25 Gennaio, alle ore 14.15 e siete stati avvisati da un messaggio in bacheca che la lezioni di incantesimi si sarebbe unita a quella di pozioni, nell'aula di pozioni.
    Questo primo post vi serve solo per entrare, quindi non temete, il bello arriva dopo ihihih

    Scadenza: Sabato, 8 Gennaio ore 23.59
    Eva Ivanova

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    Attendete il post di Airwen, prima di postare.

  12. .
    lxNGc
    Evangeline Ivanova | Vicepreside | Incantesimi
    Il primo girone di quel torneo si era concluso e aveva fatto venir fuori delle simpatiche personalità che Eva aveva probabilmente sottovalutato durante il corso degli anni. Anche se molte di queste venivano proprio dalle matricole che avevano deciso di esporsi già da subito e mostrare a tutti quanto valessero.
    Era davvero fiera di aver visto quanto molti di loro valessero in campo e - soprattutto - cosa avessero imparato; seppur doveva ammettere di aver notato come dovessero ancora crescere. O forse era lei che pensava che quei ragazzi non sarebbero mai stati pronti a quello che c'era all'esterno?
    Vedeva ognuno di loro come un proprio figlio e da brava madre non aveva ancora il coraggio di tagliare il cordone ombelicale e lasciar spiccare il volo.
    Oggi, Eva, in qualità di arbitro e vicepreside, avrebbe dato inizio al duello che più la preoccupava tra tutti: Jesse Lighthouse e Cameron Cohen. I due ragazzi erano davvero degli ottimi studenti (più Jesse, a dire il vero, ma questo non lo diremo, perché per Eva sono tutti bravi!), ma avevano due caratteri piuttosto diversi.
    Eva vedeva in Cam quella scintilla che avrebbe potuto dar fuoco al mondo intero, mentre in Jesse vedeva quella luce da paladino che avrebbe portato la pace nel mondo.
    «Buonasera a tutti e benvenuti a questo nuovo incontro!» - il pubblico acclamava i presenti, mentre la figura della Ivanova spiccava sul cappello di un fungo fluttuante, affiancata dai due sfidanti del giorno; il pubblicò iniziò a chiamare i loro nomi, mentre quella piattaforma fuori dall'ordinario scendeva giù «Jesse Lighthouse e Cameron Cohen si sfideranno questa sera e noi siamo pronti a goderci questo spettacolo.» - il fungo si ficco in un terreno verdastro, per poi inclinarsi appena lasciando scendere i due sfidanti. La Ivanova rimase sul cappellone del fungo, quindi, questo riprese a fluttuare nel campo «Inutile perdersi in ulteriori chiacchiere, porgete al vostro sfidante un leale saluto e iniziamo! CHE VINCA IL MIGLIORE!» - e all'urlo della rumena, il pubblicò sembrò in visibilio. Vi erano cartelli sugli spalti e ragazzine pronte a lanciare i loro reggipetti se solo i due ragazzi avessero richiesto tali attenzioni, ma per fortuna c'era la barriera a non permettere lo scempio.

    Il campo di battaglia era illuminato da una luce particolare: vi erano dei punti in cui il bianco di alcune lamelle di funghi che pulsavano di una luce bianca, quasi un led fosforescente. Diversi funghi, di diverse grandezze erano posizionati sul campo di battaglia e entrambi gli sfidanti poterono esser certi che quelle lamelle fossero intrise da energia magica; quale fosse, però, avrebbero dovuto scoprirlo loro.
    Alla destra di Cameron, vi era un albero di melograni, piuttosto diversi da quelli che era abituato a conoscere, quanto più per il colore, ma se avesse seguito con attenzione le radici, avrebbe potuto notare che queste prendevano acqua da un laghetto, formato da un ruscello che divideva il campo in due. Non era troppo spazioso, il letto del ruscello, ma le sue acque erano viola. Alla sinistra di Jesse, invece, vi era un albero di conifere, da questo avrebbe potuto sentire acuti ronzii; era come se ci fossero degli spettatori nascosti in quelle fronde. Con la coda dell'occhio, riuscì a captare un battito di ali e un corpicino azzurro ficcarsi in quelle fronte, muovendole appena. Che si trattase di Pixie?
    Ciao piccolini belli della mamma ♥
    Prima di tutto Eva ci tiene a ricordarvi di non farvi troppo male, ma tolto questo:

    Regole
    - ricordatevi che siete studenti e non potete usare tutti gli incantesimi v.v
    - avete due azioni e mezzo a testa;
    - potete portare un oggetto, un famiglio o 3 pozioni. Ricordate di specificarlo in spoiler;
    - postate sempre in spoiler un riassunto delle vostre azioni con anche le skill e i quirk che intendete impiegare in quella specifica azione (o non lamentatevi se ce le scordiamo anche noi). Ricordatevi di riportare solo cose utili al vostro al post evitando una lista di quirk che non state usando o cose simili;
    - io posterò dopo voi due: comincia JESSE;
    - avete 30 minuti per postare;
    - i PV sono calcolati con 40+RES
    - i post dovrebbero oscillare tra le 100 e le 400 parole;
    - serviamoci di telegram per coordinarci;
    - regola fondamentale: divertiamoci!

    Note OFF
    Interagire con l'ambiente vale una mezza-azione (esempio: raccogliere una lamella/frutto et simila)

    PV Jesse: 67
    PV Cameron: 56
    Revelio GdR
  13. .

    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"

    La famiglia Barnes era forse la più prticolare che aveva conosciuto nei suoi anni di carriera, quei due fratelli riuscivano a scombussolare le proprie vite a vicenda, senza nemmeno mettersi d'impegno. Ed Eva li aveva presi a cuore, soprattutto Blake, in primis, visto il rapporto scolastico che vi era tra i due, ma in secundis era arrivato anche Aaron a bussare al suo cuore e ora non poteva non ricordarsi quel volto che tanto somigliava a quello del minore dei fratelli.
    Poteva solo immaginare quanto il grande ci tenesse al meglio per il fratellino, spesso si era ritrovata a pensare che fosse per entrambi difficile trovarsi a fare le veci del padre e del figlio a quelle età così vicine tra loro.
    Quando le arrivò quella bottiglia, Eva non potè che sorridere a quel pensiero dolce che Aaron aveva avuto nei suoi confronti, ma era difficile capire perché non si fosse presentato lui a donarle quel vetro e magari condividerlo con lei.
    Attese una risposta dalla cameriera, che arrivò con la presenza di Aaron, a cui Eva dedicò uno sguardo addolcito dal suo sorriso ampio, mentre con la mano gli indicava il posto di fronte a lei, per invitarlo a sedere «Non mi avresti assolutamente disturbato, Aaron. Anche se fossi stata in compagnia, è sempre un piacere incontrarti.» - il suo tono era quello che una madre avrebbe usato per spiegare al proprio figlio che non importava con chi stesse parlando, lui aveva il permesso di interromperla.
    Alla sua affermazione, poi, la rumena si tinse nuovamente il crine di rosso «Oh Aaron, non voglio assolutamente approfittare della tua gentilezza. Questa bottiglia è già un importante dono, lascia che io sia tua cliente, dico davvero.» - non era abituata a ricevere regali e quella sua reazione ne era la dimostrazione, sorrise poi al suo imbarazzo e sospirò «Facciamo che accetto di essere tua ospite, solo se mi concedi la tua compagnia per questa cena, che ne pensi?» - era un accordo che Aaron non poteva rifiutare, quegli occhi dolci che si erano posati su di lui non volevano un no, aspettavano solo che lui accettasse con grande gioia. «E così questo posto è tuo?» - domandò guardandosi attorno, prima di ritornare su di lui «Davvero complimenti. E' favoloso. Ma dimmi, come stai?» - inclinò il capo, attendendo con ansia la sua risposta.
    Eva Ivanova

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    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"

    Era davvero strano quell'incontro, ma doveva amettere che le aveva fatto piacere constatare che stesse meglio di come lo aveva lasciato. Non aveva accettato molte delle situazioni che si erano create con lui, come la sua espulsione dalla scuola, ma sicuramente era stata fatta per una sicurezza maggiore per gli studenti e su questo non aveva niente da controbattere. Ma perchè cancellare la memoria a Jessica? Diamine, quello per lei era stato qualcosa di molto simile alla tortura, per una studentessa, ma non aveva potuto fare molto per opporsi alla cosa e con il senno del poi, osservando Jessica si chiedeva se fosse stato meglio così o meno. D'altro canto, invece, si chiedeva dalla parte di Daniele com'era stato il passaggio, cambiare la propria vita da zero, rinunciando a tante cose.
    Gli occhi di cristallo di Eva si puntarono su Daniele e gli sorrise dolcemente quando sentì quelle sue parole, scuotendo la testa alla prima affermazione «Non potrei mai chiederti perchè ti sei innamorato di lei. Non è una cosa che si comanda, l'amore.» - alle sue successive affermazioni, aggrottò di poco la fronte, non trovandosi d'accordo totalmente. Il labbro si arricciò, quasi a dimostrare che quelle parole non erano condivise da lei «Io... se posso, Daniele, sono d'accordo con la tua scelta di non farle ricordare. Tuttavia i motivi per cui credi sia meglio che lei non ricordi, non li condivido totalmente. Che non dovesse nemmeno iniziare, intendo... non è una cosa che avete programmato e se quell'amore era vero, sono certa che in un modo o nell'altro farà come un boomerang e tornerà indietro.» - il suo tono era dolce e calmo, lei credeva nel romanticismo e quelle parole ne erano la dimostrazione «E tu saprai controllarti, ne sono certa.» - guardò i suoi addominali e poi rientrò sul suo volto. Insomma, Daniele aveva acquisito un certo sexappeal, lei era da molto che non si guardava attorno e Samuel era sempre preso dalle sue scartoffie. Era pur sempre un ben di Merlino che aveva davanti, doveva assolutamente distogliere lo sguardo da quel fisico, quindi annuì e sospirò alla sua domanda «Non credo ci sia un perché reale. Jessica sta crescendo e come ogni ragazza, ad un certo punto si allontana. Ma non mi preoccupo, lei sa perfettamente che io ci sarò sempre per lei. Per me è quello di più vicino ad una figlia che ho. E come tutte le figlie si allontanano dalle madri, anche lei credo abbia fatto questo.» - sperava anche che non andasse in qualche giro sbagliato, ma trascurò queste preoccupazioni «Cosa fai adesso che non sei più un professore?» - di nuovo gli sorrise, sperando di non essere troppo invadente con quella domanda.
    Eva Ivanova

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    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"

    Eva e Daniele non avevano mai perso molto tempo a conoscersi o a parlare tra di loro, se non per motivi lavorativi e questo forse era stato un male, tanto da non riuscire nemmeno a credere che fosse stata invitata da lui a vedersi, non trovando un vero motivo per la cosa. Daniele era un docente valido e quando fu costretto a lasciare la scuola per tutta quella storiaccia con Jessica, Eva ci rimase davvero male. Gli studenti avevano perso un punto di riferimento davvero molto importante e per lei era qualcosa di troppo grave.
    Quando il vampiro apparve dall'ombra, Eva quasi sussultò, portandosi una mano al cuore e poi sorrise al ricciolotto «Nessun problema, immagino sia qualcosa di importante...» - disse dolcemente, squadrando da capo a piedi il moro, cercando di capire quale fosse il motivo. Esplicò poco dopo, infatti, e la rumena rimase in silenzio ad aspettare quale fosse la reale cosa importante.
    Quando l'ex docente nominò Jessica, il suo cuore ebbe una scossa.
    Il suo silenzio si prolungò ancora, cercando di riorganizzare le idee. Annuì piano «Non vedo Jessica da molto tempo, Daniele...» - iniziò per cercare di smorzare l'animo del vampiro «... ha sofferto tanto di questa sua mancanza di memoria, ha perso ricordi che non coinvolgevano solo te, a quanto ha raccontato e per me è stato davvero difficile starle accanto, sapendo.» - prese un respiro profondo, quindi, spostando lo sguardo dal docente al mare «Tuttavia, non posso che concordare con te.» - improvvisamente si ritrovò a confermare quello che Daniele aveva detto «Jessica deve riprendere la sua vita e queso significa anche andare avanti con le sue esperienze. Tornare indietro non è mai un bene e non credo... non credo nemmeno sarebbe pronta per affrontare qualcosa di troppo... » - non trovava la parola giusta per dire quanto fosse troppo grande per lei, che non le sembrava altro che una bambina, agli occhi amorevoli della Ivanova «Tuttavia, posso chiederti, perchè?» - domandò con una certa curiosità, spostando ora il suo celeste, sul volto dell'uomo.
    Eva Ivanova

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    Pensa, credi, sogna e osa.
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    Doc. Incantesimi, Resp. Diop

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