What could have been

#WHATIF - Mia&Cameron

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    Erano passati minuti interi da quando aveva cominciato a fissare l’oggetto che teneva tra le mani, abbastanza tempo da smettere di metterlo a fuoco e visualizzarne ogni dettaglio. Non che ne avesse bisogno: ormai la sua mente era altrove, le orecchie piene del suono del suo stesso battito, le mani che tremavano, il cuore che sembrava pronto ad uscirle dal petto.
    Si erano trasferiti a Londra qualche diversi mesi prima ormai, dopo aver vissuto un po’ da Charles avevano trovato un posto che gli sembrava quasi definitivo, e non era sicura di fossero pronti per nuovi cambiamenti.
    Certo, le bastava guardarsi indietro per rendersi conto di quanto tutto fosse cambiato, negli ultimi anni. Non era solo il fatto che la sua vita fosse cambiata da quando conosceva Cameron, ma quanto fossero cambiati entrambi dagli anni ad Hidenstone. Dopo aver finito gli studi avevano cercato di costruirsi un futuro, e contro ogni aspettativa di Mia non avevano mai smesso di pensare che la migliore soluzione fosse provarci assieme. Era la prima a ritenere impossibile che la loro storia durasse così tanto, figurarsi se poteva immaginarsi di cercare casa assieme e frequentarsi ancora una volta che non erano più obbligati.
    All’inizio era stato strano vivere all’improvviso fuori da Hidenstone, tra tirocini e tentativi di trovare un lavoro che li rappresentasse entrambi. Nonostante il tirocinio al San Mungo, ottenuto con l’aiuto di Blake, Mia ancora non sapeva che cosa volesse fare “da grande” e le sembrava che tutto quanto fosse ancora incerto.
    Sapeva però di essere soddisfatta di dove fossero arrivati, per quanto la strada non fosse mai stata spianata: c’era stato un momento in cui era sicura che fosse finita, mille altri in cui i dubbi la assalivano eppure era ancora lì, ad aspettare il ritorno di Cam ogni sera con le farfalle nello stomaco.
    Quella sera ancora più del solito, senza ombra di dubbio.
    Mia non si era mai vista madre, non aveva mai davvero vagliato l’opzione, troppo presa dal lavoro, lo studio, la carriera. Non era nemmeno qualcosa che aveva mai ripudiato, aveva scoperto di non essere poi così male con i bambini -tutto merito dell’esperienza fatta con suo nipote-, solo che non era una priorità.
    Non sapeva nemmeno come Cameron avrebbe preso l'idea di essere padre, lo conosceva bene ormai ma le sembrava comunque ancora capace di sorprenderla, come e quando voleva per giunta. Sapeva del suo rapporto complicato con la famiglia, sapeva che certe ferite non sarebbe mai riuscita a guarirle, e non aveva mai voluto indagare oltre.
    Si sarebbe mai immaginata di finire in quella situazione, in quel momento preciso? No, non ricordava di aver mai sognato così in grande eppure ora, ogni volta che apriva la porta di casa, si sentiva invasa da un senso di pace che non aveva mai provato, non in modo così intenso se non altro.
    In quel momento la casa era ancora avvolta dal silenzio, era stata la prima a rincasare e a parte per il bagno il resto delle stanze era ancora avvolto nell'ombra. Normalmente avrebbe saputo dire anche solo ad intuito quanto mancava al ritorno di Cam, ma ora era così assorta nei suoi pensieri da non riuscire nemmeno a prendere in considerazione cose come lo scorrere del tempo.
    Dopo aver trattenuto il respiro senza rendersene conto, si ritrovò obbligata quasi inconsciamente ad inspirare profondamente, chiudendo gli occhi e provando a distendere la schiena.
    "Con calma, va tutto bene..." sussurrò piano, la sua voce comunque troppo forte per tutto quel silenzio.
    Fu il rumore delle chiavi nella serratura a riportarla definitivamente alla realtà, mandando al diavolo ogni tentativo di rilassamento e portandola a scattare in piedi all'istante, come se Cameron avesse improvvisamente sviluppato la capacità di vedere attraverso le porte chiuse. Si schiarì la voce a vuoto, sentendo le gambi improvvisamente molli, e aprì la bocca un paio di volte senza successo, la vista ancora appannata, ora perchè gli occhi erano lucidi e non perchè troppo concentrata.
    Le servirono diversi respiri più o meno profondi e dell'acqua fredda in viso per riprendersi del tutto, e alla fine ripose quello che teneva in mano sul lavandino, come se all'improvviso fosse troppo pesante da reggere.
    Uscì quindi dal bagno, cercando di accennare un sorriso spontaneo e cercando Cameron con lo sguardo. "Ehi! Sono qui"
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    Cameron era completamente confuso dalla piega che avevano preso gli eventi.
    Lui, ragazzo ribelle fin dalla morte di Arya, lei una ragazza dolcissima che l'aveva cambiata completamente. Non credeva che avrebbe mai potuto innamorarsi né tantomeno andare a convivere con la donna che amava.
    L'amore che aveva con Mia era totalizzante ma non di quelli tossici... non più. C'era stato un periodo in cui aveva avuto una forte infatuazione per Elisabeth, complice la stanchezza della monotonia, ma con la stessa velocità, ci aveva messo fine. Era la Freeman il suo posto sicuro e per quanto la Lynch sarebbe sempre rimasta una sua amica -sebbene non si sentissero da tempo esagerato-, era con la bionda che voleva passare il resto della vita.
    Sorrise guardando l'anello d'oro rosa che brillava come una pietra preziosa sopra il bancone della sua bottega.
    Erano passati diversi anni dalla fine di Hidenstone ed aveva svolto diversi lavori come garzone per un sacco di botteghe, risparmiando costantemente finché non era riuscito a realizzare la sua personale: un negozio di automi. Ce n'erano di tutti i tipi, forme, dimensioni e caratteri. In un certo senso, era stato proprio il Maverik ad ispirarlo, tanto tempo prima, così come anche L'Olwen.
    Passando con delicatezza le dita sull'anello, si chiese che fine avessero fatto, se stessero bene e se insegnassero ancora in quell'Accademia. Aveva mantenuto una corrispondenza con il biondo, ma era da un po' che era stata troncata, complici i propri numerosissimi impegni. Chissà se sarebbe stato felice di lui.
    Sorrise ad Ashura, acciambellato là affianco. Negli ultimi anni, era sempre stato un fedele compagno, per lui, e vedere che stava invecchiando, gli faceva stringere il cuore in una pericolosa morsa. Ma finché c'era, se lo sarebbe goduto.

    La sera era scesa, così come la luna, che abbracciava Diagon Alley con i suoi raggi lattiginosi. Cameron chiude la porta a tripla mandata e si assicurò che gli incantesimi di protezione e l'allarme babbano fossero attivi, dopodiché si allontanò verso casa.
    Dopo aver vissuto a casa di Charles per più di un anno -fortunatamente era così grande che non recavano disturbo, oltre al fatto che l'auror aveva più volte rassicurato i due che la loro presenza gli faceva compagnia-, erano riusciti a trovare una casetta tutta loro. Ci aveva messo anni a farsi piacere dal rosso, anche se alla fine ci era riuscito... ma non gli sembrava comunque giusto abusare della sua ospitalità.
    In fondo, avevano trovato una graziosa villetta a due piani con più stanze di quelle che sarebbero loro servite. In fin dei conti, l'avevano trovata ad un prezzo stracciato e Cameron l'aveva fatta ristrutturare da cima a fondo.

    Arrivò a casa con una semplice smaterializzazione, comparendo davanti la porta. Dopo anni, non aveva ancora imparato cosa fosse la prudenza e nonostante vivessero in un bel quartiere babbano, non si era preoccupato all'idea che potessero vederlo.
    Infilò le chiavi nella toppa e girò, con una grandissima voglia di abbracciare Mia dopo una lunga giornata di lavoro.
    Di solito cenavano insieme raccontandosi delle rispettive giornate e si incoraggiavano a vicenda se c'era qualche cosa che non andasse. La loro relazione aveva trovato un suo equilibrio imperturbabile ed andava benissimo così. Per ora.

    Sono a casa! Si annunciò, entrando nell'area tiepida del soggiorno in penombra. Nell'aria non c'era profumo, quindi Mia non aveva ancora preparato la cena. Non l'avrebbe rimproverata, comunque, sarebbe stato assurdo... il San Mungo la stancava più di quanto avrebbe voluto ammettere e lui lo sapeva. Potevano ordinare una pizza. Infilò l'anello nella tasca interna del giubbotto perché lei non la trovasse, quindi si diresse alla sua ricerca, finché non le arrivò la sua flebile voce. Salì le scale e la trovò a poca distanza dal bagno. Si avvicinò a lei, incorniciandole il viso con le mani e donandole un dolce bacio sulle labbra.
    Ti sei già fatta la doccia? Non mi hai aspettato? La rimproverò scherzosamente in un basso sussurro, ammiccando. Passavano gli anni, ma la malizia non aveva mai abbandonato l'ex dioptase, cosa con la quale Mia aveva comunque imparato a convivere.
    Tutto ok? Si allontanò per vederla meglio. Conosceva lei meglio di quanto conoscesse se stesso ed era in grado di capire se ci fosse qualcosa che la turbava, anche se purtroppo non sapeva leggere nel pensiero e non avrebbe potuto immaginare cosa. Oh, no. Non avrebbe mai potuto immaginarlo.
    Le posò una mano sulla fronte, premuroso. Stasera ordiniamo, va bene? Sembri stanca. Ogni singola volta che Mia stava male, ordinavano qualcosa da mangiare o, al massimo, Cam cucinava un brodino. Non è che la trascurasse, anzi. Si acciambellava sempre nel divano con lei tra le braccia, rifiutandosi di lasciarla anche quando si fosse addormentata. Era una routine ormai consolidata da anni.
    Cameron Cohen


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    Se avesse dovuto dire come si sentisse rispetto a tutto quello che avevano guadagnato, avrebbe detto senza ombra di dubbio di sentirsi orgogliosa. Era orgogliosa di Cameron, di quanto fosse cresciuto e dei traguardi che aveva conquistato, così come era orgogliosa di se stessa, dopo anni passati a lavorare su quel sentimento.
    Non si sentiva ancora adulta, nonostante tutto, una parte di lei continuava a farla sentire come se Hidenstone non fosse mai finita, seppur la cerimonia di fine percorso fosse uno dei ricordi che riviveva più spesso. C’erano momenti in cui la ragazzina timida e inadatta che si era sentita per anni tornava fuori, ma aveva imparato a rassicurarla e metterla da parte.
    Aveva mantenuto la maggior parte dei rapporti con i suoi vecchi compagni, forse anche perché si era abituata così bene alla loro presenza nella sua vita che metterli da parte era quasi impossibile. Aveva rivisto Emma e Aibileen poco tempo prima in effetti, e aveva in programma di vedere anche Blake appena l’agenda dell’altro avrebbe avuto uno slot libero. Aveva lottato parecchio, soprattutto col biondo, perché le vicendevoli scelte di vita non ostacolassero troppo i loro rapporti, ma era abbastanza fortunata da aver trovato persone disposte ad assecondarla.
    Lavorare al San Mungo era una delle sue più grandi soddisfazioni, malgrado la formazione richiedesse impegno costante e pazienza ormai era sicura che stesse andando tutto per il meglio e che avrebbe ottenuto presto ulteriori riconoscimenti. Cameron dopotutto lo sapeva meglio di lei: la studentessa amante dello studio non era mai scomparsa e Mia sembrava nutrirsi ancora di conoscenza, tanto che non sembrava poter smettere di approfondire e spingersi un po’ più in là. Non nascondeva a nessuno di non volersi fermare, e non aveva ancora escluso di prendere una nuova specializzazione per lavorare nel Janus Thickey Ward, con i malati a lunga degenza.
    Certo, la scoperta di quella sera cambiava tutto, ma si sentiva ancora immersa in una bolla di sorpresa, troppo spiazzata per elaborare ancora tutte le conseguenze.
    Il momento della cena era quello che aveva imparato a preferire, insieme ai giorni liberi -sempre troppi pochi- che riuscivano ad avere.
    Con Cam che aveva aperto la sua bottega -iniziativa che aveva appoggiato dal primo giorno e che, per lei senza sorpresa, stava andando più che bene- e i suoi turni sempre intensi, non era così facile ritagliarsi tutto il tempo che avrebbero voluto assieme, e in quel momento non riusciva ancora a realizzare di quanto ne avrebbe avuto a breve, volente o nolente, almeno per qualche mese.
    Uno dei periodi più belli che avevano vissuto di recente, non a caso, era stato il trasloco e la sistemazione della bottega di Cam, a cui aveva voluto partecipare a tutti i costi, e che li aveva visti impegnati per settimane nel tentativo di portare a termine l’impresa. Era in quei frangenti che aveva realizzato quanto fosse felice di tutto quello, nonostante anche lei avesse avuto dei ripensamenti lungo il percorso.
    La monotonia aveva finito per spaventarla, ad un certo punto, e si era trovata a chiedersi se davvero fosse quello che voleva, se ne valesse la pena. Negli anni si era lasciata andare sempre di più, in intimità e non solo, ma per quanto potesse pensare di rendere le cose più interessanti si era ritrovata a pensare che non fosse abbastanza. Lei "abbastanza" non si era mai sentita, ma ad un certo punto si era chiesta se chiunque potesse considerarsi abbastanza da bastare ad un'altra persona per sempre. Eppure erano ancora lì, nonostante ogni previsione.
    La cena rimaneva uno dei suoi momenti preferiti proprio perché facevano sempre di tutto per passare del tempo assieme, nonostante tutto.
    Era solita cucinare lei, quando riusciva ad entrare ad un orario decente, e le piaceva viziare entrambi variando il menu. Ormai era una tradizione, tanto che le mancava quando non riusciva a stare nei tempi, e non era da lei dimenticarsene come aveva appena fatto. Ormai Cameron la conosceva abbastanza bene da sapere che quello non era un comportamento da lei.
    Si rannicchiò tra le sue braccia, un'abitudine che non aveva mai perso, e sorride appena guardandolo dal basso.
    "Non ho fatto la doccia senza di te, non potrei mai." sussurrò con dolcezza e una punta di malizia, seppur messa in ombra da tutto il resto. Non poteva comunque evitare di rispondere alle sue domande a lungo e alla fine annuì brevemente. "Scusami, me ne sono completamente dimenticata... è stata una giornata intensa e ho chiamato Aaron mentre tornavo a casa per chiarire alcuni punti." ammise, optando alla fine per una mezza verità: aveva davvero sentito Barnes, solo che la chiamata non era durata così tanto, la sua mente era stata impegnata con ben altro.
    "La tua giornata come è stata?" domandò poco dopo, accennando un leggero sorriso e accarezzandogli delicatamente un fianco, appena sotto la maglietta.
    Mia Freeman

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    Mia Freeman aveva insegnato a Cameron Cohen cosa fosse l'amore più puro. Avevano avuto degli incidenti di percorso come moltissime coppie, avevano litigato, si erano urlati contro ed avevano abbandonato una stanza sbattendo la porta... era stato inevitabile, soprattutto con il carattere focoso dell'ex dioptase.
    Ma alla fine avevano superato tutte le difficoltà insieme e Cam avrebbe scalato una montagna per vedere il sorriso sul volto di Mia, si sarebbe buttato nel fuoco se questo avesse significato la sua felicità. Ed era felice anche di aver fatto l'importante passo di andare a convivere, perché con il Cohen non era per nulla scontato. Aveva passato anni ed anni a demonizzarsi, a credere di essere un orribile mostro che non meritasse di essere amato e che non sapesse amare a sua volta... almeno finché Mia non era entrata nella sua vita come un fulmine a ciel sereno. Gli aveva fatto capire che non era uno scarto e che anche in lui c'era del buono. Erano andati contro l'opinione di tutti, affrontando il mondo a testa alta poiché erano sicuri di ciò che provavano l'una per l'altro.
    Giorno dopo giorno, erano sempre più uniti e cercavano ogni volta nuovi stratagemmi per spazzare via la monotonia, perché l'amore e la volontà di proseguire, se uniti, erano un connubio esplosivo.
    Ricordava con affetto i lunghi pomeriggi a dipingere il proprio negozio, quando Mia aveva una pausa dal San Mungo, le mattine passate alla magikea per comprare l'arredamento. Gli era sembrato così normale, finalmente poteva avere un po' di pace con la dolce metà che avrebbe voluto al fianco per tutta la vita.
    Suo padre era uscito di prigione, tanto tempo fa... ed aveva riprovato costantemente a rientrare nella sua vita ed in quella della madre, ma lui non aveva mai ceduto. Al contrario della donna ed era per questo che non si parlavano dal suo quarto anno ad Hidenstone. Come aveva potuto cedere a chi l'aveva resa invalida?! Costretta a vita in una sedia a rotelle! Ma poco importava: la sua famiglia erano Mia e Charles, adesso. Dal canto suo, la ragazza non aveva mai spinto affinché si riappacificasse al padre, sapendo ciò che aveva fatto.
    Un altra cosa con cui aveva finalmente imparato a convivere, era la morte di Arya. Quando ci pensava, non aveva più attacchi di panico... la pensava con affetto. Non raccontava più di lei con le lacrime agli occhi, bensì con un dolce sorriso.
    Sì, poteva dire che grazie alla Freeman avesse imparato ad amare ed a vivere senza il peso di un rimorso che non gli apparteneva. Alla bionda doveva ogni suo sorriso.

    Era finalmente rientrato in casa, stanco ma felice. Da quel momento fino alla mattina dopo, si sarebbe dedicato completamente alla sua Mia, lasciando fuori dalla porta ogni problema, perché gli bastava guardarlo per dimenticarsi ogni pensiero negativo.
    Sentendo la sua flebile voce -che aveva rotto il silenzio statico della casa- si era diretto verso la provenienza, ovvero il piano di sopra, poco avanti al bagno. Le rivolse subito un sorriso a trentadue denti. La strinse forte al petto, baciandole la testolina, scaldandola con il suo corpo. Non aveva preparato la cena e già quello, di per sé, era abbastanza strano, ma non l'avrebbe rimproverata. Solo, era preoccupato. Sapeva quanto amasse viziarlo ogni giorno con qualcosa di nuovo, quindi il fatto che non avesse nemmeno acceso i fornelli, nemmeno preparato un uovo, era sinonimo di guai.
    Allora che ne dici, prima di cena... la baciò prima sul naso, poi sulle labbra, scendendo lentamente sul collo. Era molto più disinibita rispetto alla loro prima volta ed a quelle successive e Cam era felice di averla aiutata a superare i propri traumi. Risollevò la testa, fissando le sue iridi nocciola in quelle azzurrissime di lei.
    Scherzi? Non ti devi preoccupare. Tanto avevo voglia di pizze la rassicurò con un mezzo sorriso. Non voleva farle pesare il fatto che non avesse preparato niente, non era sicuramente la sua serva. Anzi, sai che ti dico? La pizza te la faccio io. Stando con una cuoca provetta, per forza di cose aveva imparato a cucinare anche lui e la pizza fatta in casa, era una delle cose che gli riusciva meglio. Ci metterò una pioggia di verdure come piace a te, poi ti preparerò una di quelle tue tisanine strane mentre ti riposi sul divano. Ci stai? Iniziò, rabbrividendo di piacere quando le dita fresche di lei, gli sfiorarono la pelle del fianco. Socchiude gli occhi, posandole due mani sotto i glutei, sollevandola. Ma prima... la doccia! Ridacchiò, portandola in braccio fin dentro il bagno e posandola contro la porta, che con il loro peso si richiuse.
    Oggi non ho avuto un secondo di pausa, infatti ho dovuto mangiare in piedi dietro il bancone. Era sua voce era stremata ma felice perché non aver pausa, significava la presenza di tanti clienti e tanti clienti, voleva dire che il negozio stesse andando bene.
    Non ti hanno strapazzata troppo, al San Mungo, vero? Le domandò, squadrandola con sguardo critico, stringendola di più al proprio corpo, senza permettere di mettere piede a terra. Anzi, sempre tenendola in braccio, si avvicinò alla loro vasca -bella grande- ed accese l'acqua calda, in modo che intanto si riempisse. Ti amo le disse, guardandola. Ti amo anche dopo una giornata di lavoro, quando sei stanca, con i capelli in disordine ed il trucco sbavato le confidò senza alcuna ragione apparente, ma aveva occhi solo per lei.
    Cameron Cohen


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    Non poteva dire che non avessero vissuto i loro momenti no o le loro sfide, come non poteva dire che fossero parte dei motivi per cui erano ancora lì, ancora assieme. Certo, c'erano demoni del loro passato che non potevano mai davvero ignorare, e forse era a loro che la sua mente era corsa quando poco prima aveva fatto la sua scoperta. Cameron aveva un rapporto ancora turbato con la sua famiglia, qualcosa su cui lei aveva sempre provato, seppur con dolcezza e comprensione, a portarlo a lavorare, ma per ora senza successo. Non era importante, era disposta ad aspettare i suoi tempi e fare le cose seguendo le sue esigenze, voleva solo che non avesse troppi rimpianti e fosse in pace con sè se stesso il più possibile.
    Sapeva bene dell'importanza di certe figure, lei per prima non si era mai sentita davvero adatta per certe cose per via dell'assenza di un padre o di una figura genitoriale davvero presente, voleva solo evitare di creare problemi o ulteriori preoccupazioni e avrebbe voluto poterlo davvero impedire, anche se sapeva di non poterlo fare sempre.
    Cameron era diventato la sua casa, il suo porto sicuro, e anche solo sentire la sua voce aveva rotto quella bolla di tensione e isolamento che si stava costruendo da sola. Dopotutto sapeva bene della sua tendenza ad ingigantire i problemi, sopratutto quando li affrontava solo nella sua testa, e aveva lavorato parecchio per imparare a parlare quando qualcosa non andava, prima di peggiorare tutto nel tentativo di non pesare sugli altri. Certo, in quel momento non aveva le parole per condividere quel che stava passando, stava accadendo tutto troppo in fretta per formulare una frase così, su due piedi, e fu più che sollevata di trovare rifugio tra le sue braccia.
    Cam era capace anche di quello, riusciva a farle dimenticare le sue angosce e la portò, senza troppa fatica, a socchiudere gli occhi e gemere piano, mentre le sue labbra le baciavano il collo, uno dei suoi punti più sensibili. "Se me lo chiedi così..." sussurrò piano, riaprendo lentamente gli occhi solo per incontrare di nuovo i suoi.
    Sorrise istintivamente, sbattendo un paio di volte le palpebre, quando l'altro cominciò ad elencarle tutti i modi in cui aveva intenzione di viziarla. Non riusciva nemmeno a spiegarsi come fossero arrivati fino a lì, come il Cameron saccente e tutto d'un pezzo -che comunque esisteva ancora- fosse diventato così romantico e attento ad ogni sua esigenza. Questa volta le sue dita gli pizzicarono giocosamente la pelle del fianco, mentre inclinava la testa con sorpresa. "Addirittura?! Non pensi che potrei abituarmi troppo bene?" lo prese in giro, anche perchè di certo Cam non le faceva mancare nulla e non era la prima volta che si dilettava in cucina.
    Quando l'altro la prese in braccio non potè evitare di lasciarsi scappare un mezzo risolino, mentre il cuore tornava a battere con decisione nel petto e lei realizzava dove stessero andando. Il bagno divenne all'improvviso una stanza diversa, quasi ostile, perchè conosceva qualcosa che per Cam era ancora un segreto e ne conservava ancora le prove. Non potè evitare di sentire lo stomaco chiudersi per qualche istante, fortunatamente riportata subito alla realtà dalla voce di Cameron, ancora una volta.
    Nonostante la stanchezza che accompagna quelle parole non potè fare a meno di guardarlo orgogliosa, dal basso, ben consapevole di quanta fatica e quanti sacrifici ci fossero voluti per mettere su la bottega esattamente come Cameron meritava. "Non ho dubbi, te l'ho sempre detto che i tuoi automi sono i migliori. Sono felice che ora tutti lo vedano." affermò con sicurezza, per poi scuotere piano la testa alla sua domanda. " Nah, non troppo...sono ancora tutta intera. E ho ancora un po' di energia rimasta." replicò con dolcezza questa volta, incapace di resistergli. In momenti come quello le sembrava che ogni preoccupazione potesse svanire, e anche quella nuova ansia che cominciava a scavarle dentro, silenziosa ma rapida, sembrò perdere la sua forza, almeno per i primi attimi.
    Bastò poco perchè, nevitabilmente, il suo sguardo coresse alle spalle di Cameron, sul lavandino, dove la prova di quel che aveva appena scoperto giaceva indisturbata, per lei anche fin troppo evidente. Non che volesse mantenere il segreto chissà per quanto, le sembrava solo che tutto quanto stesse correndo troppo velocemente e di non avere nemmeno un secondo per elaborare le informazioni. Aveva imparato, con il suo lavoro, ad agire rapidamente, senza porsi troppe domande o tentennare, ma questo non significava che fosse qualcosa che le piaceva o che riusciva ad applicare anche nella vita di tutti i giorni. Sentì lo stomaco contorcersi al pensiero di essere nella stana incriminata, di dover affrontare tutto e subito ma alla sola idea di cambiare argomento e snocciolare subito ogni cosa le si seccava la gola. Optò quindi per la strategia più subdola ma l'unica che le venne in mente: la distrazione. Non che fosse difficile, dopo tutti quegli anni continuava a trovare Cameron affascinante sotto tutti i punti di vista e non le mancava certo la voglia di tirarselo addosso e rubargli un bacio appassionato, ancora di più dopo una confessione del genere. Si ritrovò a sorridere contro le sue labbra, improvvisamente quasi euforica, scuotendo piano la testa. "Dopo tutto questo tempo non puoi dire sul serio." lo rimproverò bonariamente, sentendosi ancora più vecchia di quanto avrebbe dovuto. Non stavano certo insieme da una vita, anche se in certi momenti le sembrava che l'alchimia che avevano raggiunto andasse molto vicina a quella di una coppia di vecchi sposi.
    Mia Freeman

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    Era bellissima. Cameron non aveva mai posato gli occhi su una creatura più bella della sua ragazza. Ma non lo era solo per via di quei morbidi capelli biondi e per quel paio di grandi occhi blu curiosi, né per quel corpo così minuto che lo faceva impazzire. No, lei era proprio una bella persona. Erano cresciuti insieme, loro due, il cambiamento era stato messo in atto ben dieci anni prima, quando si erano conosciuti al loro primo anno di Hidenstone. Ancora non riusciva a credere che fosse passato così tanto tempo e che così tante cose erano mutate ma... nonostante i mille ostacoli, erano ancora lì ed erano più forti che mai.

    La sollevò e la strinse a sé con la sensazione di averla sollevata anche dalla stanchezza di quella giornata. A lui, dal canto suo, passava qualsiasi spossatezza, anche solo sfiorandola. C'era comunque da dire che lui era sempre stato uno parecchio sportivo. In tutti quegli anni non aveva mai perso l'abitudine di svegliarsi assieme all'alba per andare a correre, né di giocare a Quidditch. Entrambe dinamiche che avevano contribuito a renderlo più forte, anche se esternamente sembrava sempre piuttosto mingherlino.

    Sorrise appena sentendo i gemiti uscire dalle sue labbra. Era perfetta.
    Ti conosco bene. Potrei viziarti per tutta la vita ma tu continueresti ad arrabattarti davanti ai fornelli le sussurrò, mentre le sue dita sul proprio fianco, continuavano a mandargli scariche elettriche al cervello che, di conseguenza, gli consigliava le azioni successive.
    In seguito, la portò quindi all'interno del bagno e chiuse la porta con il peso dei loro corpi, dando costantemente le spalle al lavandino, ignaro del segreto che custodiva. Sto lavorando su un automa che possa fungere anche da maggiordomo propose, sorridendo ed affondando il viso tra i suoi capelli profumatissimi anche dopo una giornata di lavoro. Potrei portarne uno a casa... così non perdiamo tutta la domenica a pulire... e potrei portarti da qualche parte come facevamo prima sussurrò con la voce ovattata dai suoi capelli.
    Mia era da sempre la sua più grande sostenitrice e non aveva smesso di credere in lui nemmeno quando avrebbe voluto gettare alle ortiche la propria carriera perché non riusciva a far funzionare qualcosa. Così come lui sosteneva lei. Prima o poi sarebbe diventato un medico importante, uno di quelli che non si dimenticano facilmente. Per qualcosa di bello, ovviamente, non per scoperte come una malattia. Chi era così pazzo da dare il suo cognome ad una malattia?
    Quindi... dici che posso fartela consumare io, quella energia? Le sussurrò malizioso all'orecchio, mordicchiandole il lobo per qualche secondo. I loro momenti di intimità erano inevitabilmente ridotti poiché alle volte non avevano energia a sufficienza per fare qualcosa di diverso dallo stendersi sul divano a guardare un film e mangiare pop corn. Non che gli dispiacesse, comunque, adorava qualsiasi attività fatta con la Freeman.
    Ehi ehi ehi cos'è che stai guardando tu? Domandò, notando lo sguardo di lei che correva alle proprie spalle. Ormai la ragazza non poteva nascondergli nemmeno un'occhiata sfuggente. Iniziò lentamente a girarsi, salvo bloccarsi sul posto nel notare che l'acqua stava per colmare la vasca... e che aveva Mia Freeman appiccicata addosso, quindi nient'altro aveva importanza.
    Ti sembra che stia scherzando? La rimproverò bonariamente, facendo seguire l'affermazione da una lieve pacca sul sedere a mo' di "punizione", sempre con l'immancabile sorrisetto furbo. Ogni giorno ti guardo ed è come se fosse la prima volta le confessò, prima di doverla per forza posare a terra. Si avvicinò alla vasca e buttò dentro una grossa quantità di sali da bagno e bagnoschiuma vari. In casa non c'era molta plastica, infatti erano tutti quelli monodose. Quando ebbe finito, una cupola di schiuma la faceva da padrona. Prima le signore la esortò, sfilandosi la maglietta. Non era ancora realmente sceso a patti con la bruciatura che gli sfregiava la schiena, ma davanti a Mia non aveva nessun tipo di problema a mostrarsi. Avrebbe quindi aspettato che Mia si spogliasse ed entrasse nella vasca, quasi divorandola con gli occhi. Avrebbe studiato ogni suo movimento senza perdersi nemmeno un battito di ciglia. Se fosse entrata nella vasca, l'avrebbe seguita poco dopo.
    Cameron Cohen


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    Forse aveva ragione, una parte di lei non si sarebbe mai abituata a tutto quello, poco importava da quanto andasse avanti. C'era una parte della sua mente, che qualche volta ritornava a galla, che non riusciva proprio a spiegarsi come qualcuno come Cameron avesse scelto una come lei e come le cose fossero andate avanti per così tanto tempo, e non accennassero a finire da un secondo all'altro. Aveva acquisito sicurezza e fiducia sempre più profonda, in loro due e nel loro rapporto, ma non significava che le sembrasse più reale. Non che fosse sempre tutto perfetto, ma momenti come quelli sembravano usciti direttamente fuori da una favola e lei non era tipo che credeva alla perfezione.
    Inclinò la testa di fronte alla sua proposta, sciogliendosi in un sorriso dolce. "Oh Cam, certo che possiamo provarlo. Mi piacerebbe andare da qualche parte in effetti..." ammise, mentre una vocina nella sua testa replicò rapida qualcosa che suonava molto come un "Meglio godersela finchè siete ancora solo in due", minacciando di rovinare la dolcezza del momento con un retrogusto amaro. Non aveva mai pensato concretamente a quell'ipotesi, non nel breve termine, ma era abbastanza lucida e rilassata dalla presenza di Cameron che ebbe la prontezza di allontanare quel pensiero invasivo, posticipando ad un secondo momento quel tipo di analisi.
    Proprio perchè la sera era il suo momento preferito della giornata faceva sempre del suo meglio per lasciare da parte ogni dubbio o preoccupazione: non avevano tempo per quello, non voleva rovinare tutto solo perchè in quel momento si sentiva minuscola di fronte ad un mondo potenzialmente infinito di nuove possibilità. "Cam è qui, siamo insieme, andrà tutto bene" si sforzò di ricordarsi, affondando il viso nel suo petto per qualche istante prima di superare la porta del bagno e distrarsi di nuovo.
    Colta in fragrante sentì le orecchie riscaldarsi all'istante, sentendo subito il sangue fluirci rapido, arrossandole. "Uhm niente..." mugugnò piano, tornando subito a concentrarsi su di lui e provando con tutte le sue forze ad allontanare qualsiasi pensiero che non fosse su Cameron. Non era abituata ad avere segreti, non più: tutte le volte in cui la loro relazione aveva incontrato degli ostacoli aveva capito, alle volte a sue spese, che comunicare era fondamentale e aveva smesso di nascondere i suoi sentimenti. Non parlava di tutto subito, quello no, ma ormai era entrata in una piacevole routine in cui, quando qualcosa le sembrava più grande di lei, era Cameron il primo con cui si sfogava e cercava una soluzione. Non aveva intenzione di nascondergli nemmeno quello, ovvio, ma dopotutto le abitudini più radicate son dure a morire e c'erano casi in cui aveva bisogno di elaborare quel che aveva per la testa prima di parlarne ad alta voce.
    Ecco, forse un'attività come quella non era ideale per elaborare, ma non aveva molta scelta e non aveva intenzione di ritrarsi da quelle attenzioni. Ridacchiò, in tutta risposta alla pacca, scuotendo piano la testa e alzando gli occhi al cielo. "Attento, stai diventando troppo romantico." lo prese in giro, senza staccargli di dosso quando cominciò a spogliarsi. Ogni volta che vivevano un momento così intimo si ricordava di quanto amasse ogni parte di lui, anche la più "rovinata", e in momenti come quello era difficile pensare che una qualsiasi svolta nella loro relazione potesse non essere positiva. Si sarebbe spogliata anche lei, poco dopo, lasciando i vestiti per terra e infilandosi nella vasca, prendendo Cameron per mano e portandolo con sè. Si immerse, lasciando che l'acqua tiepida le distendesse i muscoli tesi e si lasciò scappare un mezzo sospiro di apprezzamento, aspettando che Cameron si sistemasse per rannicchiarsi il più possibile contro di lui.
    "Qualche altra novità dalla bottega? Come sta Ash?" domandò piano, anche solo per avere una scusa per sentire la sua voce leggera e famigliare nelle orecchie.
    Mia Freeman

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    La guardò con gli occhi dell'amore, mentre nella sua testa già passavano immagini di mille luoghi dove avrebbe voluto portarla. Sarebbe andato fin sulla luna e gliel'avrebbe portata, se solo lo avesse richiesto.
    Ho già un'idea che potrebbe piacerti, principessa le sussurrò contro il collo, quando l'idea ben precisa di dove avrebbero potuto trascorrere il weekend seguente, gli si formava in testa. Sorrise.
    Non avevano mai parlato concretamente di un futuro, per loro. Dopo gli avvenimenti di Hidenstone, avevano deciso di godersi ogni giorno come se potesse essere quello che sanciva la fine della loro relazione e, sebbene Mia fosse sempre stata una abituata a programmare tutto, aveva cercato di farle piacere quell'idea. Ed in effetti era andato tutto liscio ed avevano sancito molti più traguardi di quelli che avrebbero potuto raggiungere, programmandoli.
    Cam, per esempio, non aveva mai pensato di andare a convivere, eppure eccoli lì... una modesta villetta a due piani dove vivevano loro due con Zeus ed un altro gatto completamente nero che, per contrapposizione, Cam aveva proposto di chiamare Ade e così era stato. Da allora, sembrava andare tutto per il meglio.
    Hai ragione piccola, forse dovrei essere più macho e dimostrarti chi comanda... perciò, da domani dovrai lasciare il tuo lavoro e badare solamente alla casa ed ai figli. Glielo ordinò scherzosamente, prima di ridacchiare. Nonostante i suoi mille difetti, Cameron non aveva mai pensato di tarpare le ali alla sua dolce metà e l'aveva sempre lasciata libera di vivere la sua vita come meglio preferiva.
    Quando l'ormai donna si spogliò, il sangue dell'ex dioptase rischiò di defluire dal cervello a favore di un'altra parte del corpo, perciò dovette concentrarsi sulla sua mano che stringeva la propria. Si immerse con lei, quindi, lasciandola accoccolarsi contro il suo petto e stringendola, avvolgendola con le braccia attorno alle spalle.
    Stava ancora dando le spalle al lavandino.
    Oh bene, ha preso molto seriamente il suo compito da "cane da guardia" sogghignò, ripensando a quanto fossero superflui i suoi sistemi di allarme con il chocobo sempre all'erta. Ad ogni modo, non mi piace lasciarlo alla bottega sempre... vorrei portarlo a casa. Se tu sei d'accordo, naturalmente. Ormai Ashura non era più il dolce cucciolino del loro terzo anno ad Hidenstone, ma era diventato molto più ingombrante e bellissimo, con quelle piume bordeaux.
    Reclinò la testa all'indietro e chiuse gli occhi, rilassandosi dopo una lunga giornata di lavoro. Allungò, nel mentre, le mani sul ventre di Mia, intrecciandovi le dita e tenendola ancora più vicina. Amava quei momenti della quotidianità e non vi avrebbe rinunciato per nessuna cosa al mondo.

    Passò un po' di tempo in silenzio, accarezzando la pelle del ventre di Mia e sorridendo, sempre con gli occhi chiusi. Domani sera non cucinare nulla, voglio portarti fuori le annunciò di punto in bianco, sentendo il peso dell'anello, anche se era abbandonato all'interno della tasca del suo giubbotto, appeso nell'attaccapanni al piano di sotto. Ho una sorpresa per te, sai... sussurrò, facendo scendere lentamente le dita dal ventre di Mia alle sue cosce, accarezzandone la pelle liscia e morbida, apparentemente senza farci caso. Era nervosissimo per ciò che sarebbe successo la sera successiva, ma era positivo che tutto sarebbe andato per il meglio. Non poteva essere altrimenti.
    Cameron Cohen


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    Il fatto che non avessero mai parlato di nulla, che avessero lasciato alle cose la possibilità di fare il loro corso, era ciò che l'aveva sempre affascinata della loro relazione e che, al contempo, l'aveva sempre spaventata nei momenti cruciali. D'altra parte si erano sempre lasciati liberi di sperimentare, di vedere dove sarebbero andati a finire senza imporsi limiti o paletti, il che aveva reso tutto naturale ma i cambiamenti sembravano sempre una sfida ancora più grande. Eppure fino a quel momento era andato tutto bene, avevano trovato un equilibrio più che efficiente, avevano sempre scoperto di essere sulla stessa pagina, ora aveva davvero bisogno di preoccuparsi che non fosse così?
    Sentirlo nominare con così leggerezza la possibilità di avere dei figli di cui occuparsi portò il suo stomaco ad attorcigliarsi all'istante, rendendola per un attimo incapace di focalizzarsi su qualcosa che non fosse quell'unico, sciocco dettaglio, in una frase detta probabilmente senza pensare. Non poteva analizzare ogni singolo particolare, non poteva soffermarsi su tutto, era sicura che Cameron non potesse avere sospetti ed era troppo presto per farsi venire delle paranoie. "Scemo...!" borbottò pizzicandogli un fianco, ovviamente ironica ma senza l'entusiasmo che avrebbe mostrato normalmente, seppur si sforzò anche di aggiungere un sorriso un po' più convinto di poco prima.
    Aspettò Cameron nella vasca per rilassarsi davvero, rannicchiandosi contro di lui e sospirando piano, gli occhi socchiusi, mentre cercava di concentrarsi sull'effetto benefico del profumo di Cameron e dell'acqua calda addosso. In quella bolla tutto sembrava andare bene, ogni cosa poteva risolversi in un attimo e niente poteva spaventarla.
    Ascoltò attenta le sue parole su Ash, non potendo evitare di pensare al chocobo, ormai una costante della loro relazione, a cui si era affezionata sempre di più. Lo andava a trovare ogni volta che poteva, anche se era da un po' che non aveva abbastanza tempo, e nonostante non fosse più giovane e minuscolo rimaneva un fedele amico, per Cam prima di tutto e poi anche per lei. Annuì senza aver bisogno di pensarci sopra, con sicurezza, spostandosi appena per poterlo guardare negli occhi. "Ma certo che può venire a stare qui, abbiamo spazio nel giardino adesso ed è sempre stato obbediente, sono sicura che staremo bene qui tutti insieme." confermò, dimenticandosi quasi del tutto di come e quanto la loro vita sarebbe cambiata presto, non solo per aver deciso di ospitare un chocobo adulto in casa loro.
    Non appena Cameron appoggiò le mani sul suo ventre la sua bolla venne, almeno in parte, violata: la sua mente scivolò altrove, lontano, cominciando a vagare nel mezzo delle sue preoccupazioni e aspettative basate sul nulla.
    Tornò sulla terra solo quando sentì di nuovo la sua voce, aprendo appena gli occhi e provando a nascondere ogni ombra dal viso, aiutata anche dalla sua proposta. Non che non uscissero mai, solo che lavorando entrambi parecchio non era sempre una loro prerogativa, sopratutto nell'ultimo periodo. Quale sorpresa poteva mai richiedere addirittura un'uscita dedicata? Alzò un sopracciglio, cercando di lasciare posto solo alla curiosità. "Una sorpresa che merita addirittura una cena fuori?" domandò, sorridendo appena per poi tendersi per baciarlo, mentre le sue mani scivolavano verso il basso. Si voltò tra le sue braccia, alla fine, appoggiando entrambe le mani sul suo petto e cercando il suo sguardo, provando ad allontanare il suo nervosismo con la sua vicinanza. "Richieste specifiche su quello che dovrò indossare?" sussurrò quindi, provando a lasciarsi andare e concentrarsi sul momento presente, meno spaventoso di tutto il resto.
    Mia Freeman

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    No, Cameron non immaginava minimamente il segreto che stesse custodendo Mia, la sua era solamente una battuta, ma la reazione di Mia lo mise in allarme.
    La conosceva meglio di chiunque altro, lo abbiamo già detto, quindi persino un sorriso meno esteso del normale, lo avrebbe insospettito. Sicuramente non aveva pensato nemmeno per un momento alla possibilità che fosse incinta -in fondo, erano sempre stati attenti, no?- ma era sicuro che qualcosa ci fosse.
    Non voleva rovinare il momento e, per quanto potesse sembrare egoista ad occhi esterni, non fece alcuna domanda. Si limitò a sbuffare falsamente indispettito dal suo pizzico, prima di tornare a sorridere e seguirla nella vasca da bagno, dove il vapore ed il calore dell'acqua fecero scomparire sia la stanchezza fisica che quella mentale e, con loro, qualsiasi sospetto. Avrebbe voluto fermare il tempo nel preciso istante in cui Mia si rannicchiava contro di lui. Avrebbe voluto riavvolgere il nastro e riviverlo di continuo, senza mai stancarsi.

    Il suo sorriso si allargò, quando sentì Mia acconsentire. Sapeva che non gli avrebbe mai detto di no né avrebbe protestato tanto se se lo fosse visto in casa, ma Cameron ci teneva a sapere sempre cosa ne pensasse e con il tempo, aveva perso l'abitudine di fare le cose di nascosto.
    Oh Mia Freeman, si vede che non mi conosci come pensi! La provocò, scherzando e facendole l'occhiolino. Ti porterei a cena fuori anche se dovessi solo dirti quanto ti amo. Il suo tono tornò serio ma il suo sorriso rimase dolce come il miele, cosa che non era per nulla tipica di lui.
    La attirò a sé quando si rigirò tra le sue braccia, posando quindi le mani sulle sue natiche. Sorrise. Sorrise ancora.
    No, devi solo essere bellissima... ma lo saresti anche con un sacco addosso. E quindi la baciò. Ancora ed ancora. Piccolissimi baci, ognuno con un significato ben preciso in un punto ben preciso. Il suo calore addosso era molto più avvolgente di quello della vasca da bagno, così come il suo profumo era molto più buono di quello delle bombe da bagno.
    E quindi, tra le bolle di sapone e la schiuma, la strinse ulteriormente a sé e lasciarono fuori ogni loro pensiero che non fosse sull'ora, non sul domani. Fecero l'amore in quella vasca che era diventata il loro nido. Cameron si sentì finalmente completo solamente sentendosi la bionda addosso, sentendola completamente, sentendola sua. Era il suo posto sicuro, il porto in cui attraccare quando le cose andavano male ed aveva bisogno di un rifugio.
    Era il suo tutto.
    Cameron Cohen


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