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role contest di natale

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    Denrise
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    Philipp Garlic
    Predone | 27 anni
    Denrise non era mai stata una località tranquilla e sobra, ma di recente sembrava che persino i capitani si fossero messi a fare una caciara assurda.
    Certo, nessuno poteva essere ai livelli di Jonathan Baker e del suo bordello, ma il mastodontico predone sapeva essere in ottima compagnia.
    "JAAAASOOOON! JAAAAAASON!" i portentosi polmoni di Philipp Garlic stavano dando prova di sé quel poneriggio di dicembre.
    Era un sabato come tanti, ma evidentemente il ragazzo non si trovava come al solito in armeria ad imprecare contro Brugnir e i clienti ed invece era lì, sotto casa di Jason, come praticamente mezzo villaggio poteva udire "ACCIDENTI A TE, LURIDO DRUIDO PERVERTITO, SMETTILA DI SEGARTI PENSANDO AI CADAVERI E SCENDI!"
    Chiunque si fosse affacciato alla finestra si sarebbe trovato dinnanzi a Philipp Garlic in tutta la sua grazia e finezza (quale?): sguardo eterocromatico, capelli biondi tenuti allo stato brado, ringhio caratteristico ed abiti neri e aderenti. Tre paletti in frassino elegantemente riposti in altrettanti foderi al fianco destro, la bacchetta all'altro fianco. Sembrava pronto per qualche missione, o forse di ritorno, il labbro pareva rotto, come se avesse fatto a cazzotti con qualcuno, inoltre sopra la sua testa ruotava il suo cubo rosso, capace di diventare una spada laser che Morrigan poteva accompagnare solo.
    "JASON, MALEDIZIONE A TE, SCENDI O FAMMI SALIRE, O GIURO CHE SALGO DA SOLO E TI APRO IN DUE COME UN FOTTUTO PESCE!"
    Insomma, in quella classica giornata invernale, Philipp appariva altrettanto classico, persino nell'umore e nella graffiante (e monotona) ironia, cui però ormai Jason doveva essere abituato no? Del resto, quella era la sua natura, e se volevi essere amico di Philipp, soprattutto dopo avergli praticato magia nera necromantica in faccia, dovevi pur accettare qualche effetto collaterale!
    Sempre che l'opzione "ti apro in due come un fottuto pesce" non fosse accettata alla lettera.
    RevelioGDR


    Jason K. Byrne
     
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    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"

    Un pacifico pomeriggio di dicembre. Ecco cosa voleva essere quello per Jason, aveva deciso di aprire più tardi lo Speziale, lasciando che anche Joanne facesse i suoi servizi in chissà quale negozio, dove Seth l'aveva accompagnata e lui finalmente si stava godendo una doccia calda, bollente, per contrastare il freddo del dicembre che ormai si era stanziato nell'isola.
    Doveva semplicemente asciugare i capelli e poi sarebbe stato pronto per un'altra giornata lavorativa, quelle che avrebbe sostituito con qualsiasi altra missione, ma che doveva comunque sostenere a causa delle necessità economiche che battevano allo stipite della sua porta. E, a proposito di battere alla porta, qualcuno aveva deciso di vendicare le buone maniere che il druido aveva avuto pochi mesi prima e non usare il campanello per dirgli che era sotto casa sua: Philipp Garlic.
    Se avessero letto nei libri di legende del posto, Jason poteva essere certo che ce ne fosse una dedicata al predone e questa narrava quanto fosse veramente un cattivo presagio quando il Garlic urlava sotto i tuoi balconi, per attirare la tua attenzione, imprecando come un dannato. Eppure, non aveva ancora trovato quel volume, o avrebbe dimostrato all'intera popolazione di Denrise che aveva ragione. Al primo urlo, il druido aveva indossato uno dei suoi pantaloni di pelle marrone e aveva tamponato i capelli con un asciugamano.
    Alla seconda imprecazione aveva riso sommessamente, sentendo i battenti delle finestre vicine schiantarsi sulla facciata e qualcuno che si affacciava, mentre lui provvedeva ad asciugare i suoi capelli e indossare una maglietta bianca e un gillet della stessa fattezza del pantalone. Quindi si affacciò al balcone «AO! Ma lo sai che il portone è aperto?!» - stava ridendo sotto i baffi, mentre si poggiava comodamente alla ringhiera, facendo gonfiare i suoi bicipidi e godendosi lo spettacolo dei vicini che non avevano il coraggio di dire quanto Philipp stesse rompendo le palle con le sue urla «Movite, sali che t'offro da bere, che me pare che abbia fatto a botte con un muro e lui abbia avuto la meglio. E poi con quel dado in testa, me pari un bersaglio per i vicini.» - chiaramente i vicini avevano paura anche solo a pensare di poter lanciar dietro qualche vaso da notte al cacciatore, ma Jason non aveva questo timore e prendere in giro il biondo non era altro che il suo passatempo preferito.
    Jason K. Byrne

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    Druido, Speziale

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    Philipp Garlic
    Predone | 27 anni
    Quando Jason aveva fatto una piazzata simile a Philipp, il druido si era ritrovato contro tutti i vicini del cacciatore e poi il cacciatore stesso, eppure in quell'occasione la situazione pareva diversa.
    Philipp non era Jason, era un Cacciatore, un Predone a tutti gli effetti, un Capitano per essere precisi, quindi non esattamente uno da provocare o mettersi contro, e già di per sé non aveva mai spiccato per simpatia e non-violenza, il che aveva ovviamente spunto tutti a starsene buoni buoni, in attesa che Jason, tramite il suo sapiente mix di charme e erbette, potesse placare l'uomo.
    A pieni polmoni il biondo reclamò l'altro, il quale come ogni donna si stava facendo attendere, nel mentre il viso del ragazzo diventava rosso come il suo cubo antico, che quel giorno riluceva di un rosso arancionato.
    Solo al secondo reclamo, Jason smise di farsi la ceretta e finalmente dedicò a Philipp le attenzioni che meritava. O almeno, parte di esse. Il Cacciatore lo udì, si mutizzò un attimo e poi inalò aria dal naso "TI HO DETTO CHE SE SALGO DA SOLO TI SVENTRO COME UN PESCE!" urlò a pieni polmoni chiarendo che no, Jason doveva far di più per placare il ciclo di Philipp: era una giovane pulzella esigente, lui, almeno quanto i capelli di Jason (?).
    Mostrò il dito medio al druido, poi fissò il portone "SE FACEVO A BOTTE COL MURO SFONNAVO PURE QUELLO!" commentò lui, lasciando emergere la cadenza denrisiana, segno che quella non fosse una semplice e pura sceneggiata: in qualche modo, per qualche ragione, lui era davvero arrabbiato, afferrando poi il dado e trasformandolo in una spada laser "E SE I TUOI VICINI VOGLIONO GIOCARE COR MIO DADO, CHE VENGANO!" agffermò lui, brandendo l'arma per poi farla tornare al suo aspetto originale.
    Spalancò il portone e salì le scale fino ad entrare nella casa del druido; superò l'uscì, chiuse la porta dietro di sé, poi incrociò le braccia ed iniziò a squadrare malissimo Jason senza muoversi di un pasto.
    "Perché cazzo non sei mai nel posto che dovresti essere?" esordì lui come buongiorno "Come l'altra volta per salvare Kwaku: mi stavo gestendo quel coso mangia-ruggine incazzatissimo con tutta la sua fottuta famigliola, mi giro per vedere perché cazzo il mio druido non mi stava curando e tu stavi come al solito a farti cazzi tuoi cercando maghi neri!" riassunse lui, sciogliendo le braccia e cercando poi di accomodarsi.
    "Beh? 'sta cosa da bere?" chiese lui, protendendo la mano e pretendendo di essere servito.
    'A principessa.
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    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"

    Se qualsiasi altro comune mortale denrisiano avesse iniziato ad urlare sotto casa sua, Jason avrebbe volentieri riempito una bacinella di piscio e l’avrebbe riversata sulla testa dell’urlatore, con un sorriso sornione sul volto. Invece, riconoscendo la voce di Philipp aveva preferito aspettare di continuare a farlo sbraitare, perché – in fondo – era quasi divertente sentirlo urlare a squarcia gola, manco fosse venuto giù tutto il pantheon degli dèi norreni. Un po’ era anche un salvaguardare la propria salute: lo sanno tutti che con i capelli bagnati non si esce sul balcone, no? E poi, mica avrebbe potuto farsi vedere col turbante manco fosse Aladdin sul capo, dal suo predone preferito? Sarebbe stata altra merce che avrebbe fatto in modo che Philly prendesse il via ad ulteriori prese in giro; quando si affacciò al balcone, notò che non era il solo, ma gli altri erano durati giusto il tempo di vedere che giù ci fosse il biondo fabbro ad urlare, per poi barricarsi dietro i vetri, certi che fosse pronto ad un’esplosione. Si beò di quella scena, poggiando gli avanbracci sulla ringhiera e aggrottando la fronte a quell’ulteriore urlo del predone «Se me sciolgo la treccia te t’arrampichi come fosse un principe? No, perché se lo fai calo la corda, eh.» - insomma, un po’ di serietà stonava tra quei due, e poi Philipp stava dando a druido il la per poter continuare. Pareva che teneva il ciclo, il biondo, ma questo – secondo Jason – non era niente di nuovo, cercando di ricordare quando aveva visto il cacciatore senza il suo periodo mestruale ed era quasi certo che questa cosa non era mai avvenuta. In verità, dovette ammetterlo a se stesso, si sarebbe preoccupato di più se avesse avuto davanti un Philipp placato, piuttosto che uno con il cazzo girato.
    Rise a quel dito medio e scosse il capo: simpatico era il fatto che la dialettica di Philipp avesse toccato di nuovo note degne di un vero denrisiano, quasi era fiero di lui, il druido, pensando che lo preferiva certamente quando si lasciava andare a quell’essere buzzurro che si addiceva al vero uomo di Denrise. Jason osservava verso il basso mentre il piccolo Sims di Denrise mostrava il suo spadone ai vicini, che si erano barricati dietro i vetri e spiavano dalle tende. Almeno fino a quel momento: vedendo la spada laser di Luke Skygarlic (?), le tende vennero chiuse e Jason potè quasi sentire la puzza di cacca che molti di loro si erano fatti nei pantaloni «So certo che nun ce sta bisogno!» - rise tornando dentro solo quando il portone di casa venne sorpassato da quello che era uno Skygarlic veramente arrabbiato. Quando fu dentro casa, Jason lo guardò, mal celando sotto la sua barba un sorriso gentile e caldo, verso il biondo che non mancò subito di fare la sua sparata da donna isterica. Jason sospirò, mentre si volgeva verso la sua cristalliera (?) prendendo due pregiatissimi bicchieri di vetro (fossero stati londinesi sarebbero costati poco meno di un sassolino, ma non staremo a badare al prezzo, vero?) quindi le nocciole si posarono di nuovo su Philipp «Lo so che vorresti avermi nel tuo letto, Phil, ma lo sai. Non si può avere tutto dalla vita.» - lo canzonò, mentre stappava una bottiglia di rum, quello vero, quello che solo Jonathan vendeva e lo versava alla principessa, sollevando un sopracciglio «Allora, dove volevi che fossi, questa mattina? O meglio, dove te servivo questa mattina?» - rise, mentre buttava giù mezzo bicchiere di rum senza nemmeno troppi problemi. «E comunque, non per mettere i punti sulle i, non è colpa mia se te piace sbaciucchiarti le creature strane.» - la tranquillità con cui proferì quelle parole fu disarmante, mentre strisciava una sedia e la sollevava voltandola verso il biondo, invitandolo a sedersi al tavolo, mentre lui faceva lo stesso, mettendosi a cavallo della sedia di fronte al biondo accanto alla bottiglia, così da avere la possibilità di arrivarci più facilmente possibile qualora ce ne fosse stato bisogno e, qualcosa nella testa di Jason, credeva che ce ne sarebbe stato bisogno più di quanto ne aveva mai avuto prima d’ora. «Allora, che ti è successo, Phil? Per poco non ci rimettevi le corde vocali prima di salire.»
    Jason K. Byrne

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    Philipp Garlic
    Predone | 27 anni
    Se qualsiasi altro comune mortale avesse rianimato un Infero davanti a Philipp, il Cacciatore non avrebbe certamente avuto un sorriso sornione mentre gli piantava un paletto nel cuore, del resto per lui sarebbe stato qualcosa tra la routine e la scocciatura.
    E invece eccolo lì, a sentire le panzanate di Jason, che pareva godersi lo spettacolo meglio di quanto si sarebbe goduto un branco di inferi sexy rianimati "MI SONO GIA' ARRAMPICATO 'NA VOLTA SU UNA TORRE PER SALVARTI IL CULO!" rispose il Garlic, senza negare involontariamente la sua vena principesca, nel mentre i suoi strepiti e la sua spada laser seminavano il terrore in tutto il quartiere, portando ad un po' di tregua solo quando, alla fine, al biondone fu permesso di salire e andare a molestare Jason più da vicino.
    Non appena furono più appartati, l'umore del Cacciatore si rasserenò: restava diverso dal solito e più scorbutico, ma improvvisamente rimersero anche altri suoi aspetti, come l'ironia "Primo, io c'ho 'na donna in pianta stabile" fece notare lui "Secondo, lo so che a te piaccino i maghi neri perché vuoi che ti piantino con cattiveria il loro enorme cazzo tutto su per il culo" continuò poi, ricordandoci forse perché Kenna lo avrebbe in quei momenti strozzato "Terzo, Byrne, forse a te non è chiaro" e fu così che si avvicinò al ragazzo e tentò di afferrarlo per la maglietta e tirarlo a sé.
    "Tu sei il mio fottuto druido, e io sono troppo bello e troppo forte per non essere anche fottutamente geloso. Quindi quando sei con me, Byrne, ricordati che non ci sono maghi neri e cadaveri da scopare che tengano: prima devi soddisfare me, poi c'è il resto"
    Lo disse maledettamente serio, ma poi a chiosare il discorso inclinò un ghigno ironico, andandosi a sedere e rivendicando il proprio bisogno di essere servito e messo sotto spirito.
    Il Garlic osservò compiaciuto il proprio bicchiere riempirsi di bevanda ambrata made in Baker, volgendo poi le iridi eterocromiche sul druido quando gli chiese cosa avesse voluto, finendo poi per additarlo "Sei tu che scopo in missione, io se pianto un paletto, lo metto nel cuore. E poi quel bastardo di rugginofago mi voleva mangiare l'armatura, che Odino gli strappasse gli occhi e ci giocasse a bocce!" affermò lui, tirando una lunga sorsata.
    "Dovevi essere dove servivi o almeno alla bottuta bottega, accidentaccio a te! Per cercarti ho quasi ammazzato gente, tutto per non ammazzare quel rottinculo di Brugnir, che Ran se lo portasse negli abissi più scuri e ne facesse mangime per i pesci!" affermò lui, posando con violenza il bicchiere (senza romperlo) "Grandissimo vecchio bastardo! Gli ho solo chiesto di aiutarmi a riparare la mia stracazzo di alabarda: sono sei fottuti mesi che quell'aborto di tuo figlio me l'ha sciolta e ancora quel grandissimo cornuto si ostina a dire che devo fare da solo!"
    Il tono di voce del fabbro si alzò man mano, finché non batté un piede a terra al culmine della frustrazione, rosso in volto come non mai "E tutto per colpa del fatto che non sai tenerti l'uccello nei pantaloni! Quindi ora ti subisci la mia ira e mi fai bere quanto basta perché non mi regga in piedi per andare a menare quella mummia rinsecchita!" concluse lui, riprendendo in mano il bicchiere e finendo la propria prima dose, sussultando "Senti un po' Jason... ma se è una vecchia mummia del cazzo, che tu la puoi rianimare? Pote lo lascio scopare pure se vuoi eh: non mi formalizzo certo sul vecchio bastardo!" affermò lui, tristemente fin troppo serio.
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    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"

    Erano diverse le volte in cui Jason si chiedeva cosa cazzo fosse successo tra lui e Philipp, come quell’odio fosse diventata un’amicizia così particolare, a tratti piuttosto sexy se questi lettori concedono; fatto sta (che fatto sto) quei due erano diventati molto legati, seppur Jason non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce, credendo che quelle esternazioni fossero cose da femminucce. Nel frattempo si godeva lo spettacolo e le urla di Philipp, con non poco divertimento, affacciato al suo balcone. Rise a quelle urla che riportarono alla mente immagini decisamente diverse da quelle che Philipp stava descrivendo, ritrovandosi quasi a pensare quanto fosse un principe azzurro un po’ tsundere «E’ questo che fanno i principi, Phi. » – fece notare il druido, mentre Philipp aveva iniziato a giocare con la sua arma; lui non era minimamente terrorizzato dalla spada laser che Philipp sfoggiava, per quanto sapeva che avrebbe potuto ritrovarsela conficcata su per il culo in men che non si dica, se ci fosse stata l’occasione, ma – a differenza degli altri – aveva un certo livello di fiducia per il Principe Tsundere.
    Quando Philipp giunse a destinazione, Jason aveva ancora il suo sorriso sornione sul volto, mentre lo attendeva al centro del suo salottino, con le braccia conserte che facevano gonfiare i suoi bicipiti allenati: a Denrise, che tu sia un druido, un cacciatore o lo spazzino, è difficile non trovare dei muscoli ben allenati, forgiati dalla dura vita del villaggio e dalle missioni per mare; lì anche le donne erano culturiste, Jason ne era quasi certo. Sentì quei primi due punti, osservando il biondo dall’alto dei suoi due metri e più «Na santa, quella donna.» – puntualizzò al primo punto, con tono ironico e scherzoso; così come rise al secondo punto, scrollando appena il capo «Te ce morirai co sta convinzione, t’o faccio scrive sur la lapide “A Jason ce piace er cazzo dei maghi neri” e così ti ricorderemo pe sempre co ste parole.» – Philipp sapeva che Jason scherzava, e Jason non si risparmiava certo in battute alcune. Quando gli giunse vicino e lo afferrò, Jason lo fece fare, muovendo un passo verso il biondo, ma senza minimamente essere intimorito da lui, soprattutto quando sentì quelle parole. Sollevò un sopracciglio, osservandolo divertito e perplesso «Ce semo scambiati i roli: tu fai a principessa mo, io er principe. Me piace st’inversione.» – commentò cavernoso, per poi aggiungere senza nemmeno dar il tempo al biondo di poter dire altro «Tuttavia, poi sta tranquillo: è difficile non pensà a te per quanto casino fai quando sei nei dintorni.» – in un certo qual modo aveva confermato il fatto che anche lui voleva bene a Philipp, perché era questo che si stavano dicendo, no? Sospirò, quindi scegliendo con cura quello con cui avrebbe placato l’animo ubriacone di Philipp. Mentre versava il proprio bicchiere, rimbeccò di nuovo alle parole del cacciatore «Te ce l’hai con la mia attività sessuale, poi dici che nun te frega.» – il tono ironico non lo aveva abbandonato. Si sedette tranquillo e si bagnò le labbra con quel liquido ambrato che aveva un sapore perfetto; quello stronzo di Jonathan sapeva il fatto suo sugli alcolici; ascoltò il Predone, quindi, con molta attenzione non esplicando il fatto che per Philipp sarebbe stato facile ammazzare gente anche se lui si fosse trovato nel posto giusto al momento perfetto. Quindi il problema era la sua alabarda «Philly.» – puntualizzò lui, quando nominò l’aborto del figlio «Ancora non l’hai aggiustata? Ma perché hai bisogno der vecchietto de merda? Li mortacci, quell’omo me sta sui cojoni.» – nel mentre riempì di nuovo i bicchieri di entrambi «E che gusto ce trovi a menà quer coso. Pijate la sua bottega, toglici le chiavi, fa qualcosa. Bruciamo in dar foco. A lui, non a bottega. Ma poi ce lo senti a Sigurd che ce rompe er cazzo perché i vecchietti nun se menano?» – sbuffò, ma effettivamente concordava con Philipp che Brugnir era davvero un palo al culo «Riguardo al mio uccello, di nuovo protagonista dei tuoi pensieri, ce lo avrei tenuto nei pantaloni, se solo Kàra non fosse stata in pericolo. Ce la volevano ammazzà, Phi. Te ricordi che t’è successo quando hai perso la ragione per le visioni su Kenna? Mo me capisci. Nun che Kàra è come Kenna per te, ma te pare che la lasciavo morì? E poi er prossimo saresti stato tu. Me ce volevi vedè tornà pazzo da quella missione?» – si grattò dietro la nuca, confessando quel problemaccio che aveva avuto quando aveva messo al mondo lo schifo «E poi io ce la sento ancora quella stronza de Lloth, pure quando semo annati da quell’altro che s’èpperso.» – guardò il bicchiere e lo buttò giù d’un fiato.
    Rise ancora una volta alle parole del Predone «Nun ce pensà. Quello è cenere che se regge nei vestiti, Phi. Nun ce sta da rianimà. Poi te ce devo sentì che te l’ho pure rianimato.» – ancora un altro bicchiere sarebbe stato riempito «Ma nun te la puoi aggiustà da solo? Te ce posso aiutà, eh.»
    Jason K. Byrne

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    Philipp Garlic
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    Philipp odiava tante cose al mondo, ma sopra tutte i ragazzini, i vampiri, i maghi neri e gli Inglesi. Quindi, esattamente, come era finito a legarsi solo a persone che incarnassero almeno una di queste categorie?
    Era un bel mistero, che forse era saggio tenere tale: non erano domande cui Philipp amasse rispondere senza un'alabarda in mano, del resto lui - come Jason - aveva ben poco di pricipesco, per quanto in mezzo ai denrisiani sembrasse quasi un lord, con la sua cadenza inglese neutra e i suoi termini meno terra-terra dello standard.
    "Ah se fosse santa non mi piacerebbe" lo stuzzicò in merito a Kenna, piuttosto compiaciuto "E comunque è una grandissima rompipalle. E la prossima volta che va da qualche parte in missione senza di me, le do fuoco alla libreria davvaero" precisò lui, come monito, aggrottando poi la fronte quando l'altro gli fece notare che aveva l'ossessione per il pene di Jason e l'evidente sua passione per i maghi neri.
    "Nah, e comunque pensi davvero di campare più di me? C'hai del coraggio!" lo provocò lui "Comunque, quando finalmente ti processeranno per magia nera e ti faranno bruciare come il falò di jul, non preoccuparti, ci scriverò sulla lapide: je piaceva tutto della magia nera: dagli incantesimi al cazzo, senza scordarsi della figa" propose lui, poeticamente, andando poi a prendere i due metri di muscoli di Jason per ricordargli quale fosse il suo posto nella vita.
    Ovviamente Jason non si scompensò: Garlic che abbaiava non mordeva, del resto, ma a quelle parole l'altro si staccò "Non devi fà ne er principe né la fottuta principessa: devi essere lo stracazzo di druido" e magari prenderti una skill di medimagia "Quindi curarmi e non fare magia nera!"
    Nella testa di Philipp non era un concetto difficile, ma nella mente del nostro fabbro di fiducia molti concetti assurdi parevano semplici e logici, non a caso anche quando spiegò il perché fosse così adirato non é che Jason ci capì poi molto, comprensibilmente "Se facciamo secco il miglior fabbro della fottuta Isola quando siamo minacciati da un fottuto bastardo degli abissi e siamo in guerra con gli Inglesi di merda mi sventro da solo!" fece notare lui alle proposte di supporto dell'amico, ricordandogli nel tempo libero come un po' tutta quella situazione fosse anche colpa dei suoi spermatozoi.
    Jason era dispiaciuto e ci teneva a spiegarsi. Philipp lo guardò male, facendo intendere che argomentare non fosse una brillante idea.
    'Io vengo qua per calmarmi e lui me fa incazzà ancora de più' per star zitto bevve dell'altro rum, non lesinando nel riempirsi il bicchiere 'Calma... calma... calma...' si ripeteva lui, sentendo infine l'altro ammettere (con una preoccupazione che non gli sfuggì) come la voce di Lolth ancora lo perseguitasse.
    "PER QUESTO NON LO DOVEVI FARE PORCO IL TUO!" affermò lui, sbattendo con violenza il bicchiere sul tavolo, con occhi fiammeggianti di rabbia, schizzando poi in piedi "IO MICA HO DATO RETTA AL BASTARDO: SONO ANDATO AVANTI PER LA MIA STRADA E HO FATTO IL MIO LAVORO, IL PIU' RAPIDAMENTE POSSIBILE" insultando nel frattanto Kara, ma ehi, a ben pensarci forse anche quello era suo dovere (?).
    Tornò a sedersi "PERCHE' CAZZO TE LE DEVO SPIEGARE IO 'STE CAZZO DI COSE, FOTTUTO DRUIDO!" esclamò ancora "Bravo, hai salvato Kara da una possibile morte, no? Beh, ti ricordo che sono stato io a salvara a colpi di bombarda mentre tu ti scopavi la tipa e ricordami com'è finita poi? Ah sì, io che non c'ho più la mia fottuta alabarda e tu che c'hai una nuova compagna di cervello" affermò lui, indicandolo "La magia nera NON E' MAI la risposta giusta, accidenti a te, quando cazzo te lo ficcherai in testa?" e detto ciò finì il proprio secondo bicchiere, stringendolo poi nervosamente, cercando sì di sdrammatizzare, ma riuscendo a placarsi fino ad un certo punto.
    "NON POSSO" ammise infine, sbattendo per la seconda volta sul tavolo il bicchiere "Il tuo cazzo di aborto era roba magica stranissima che non avevo mai visto e già la mia alabarda era un'arma complessa: certo che posso ripararla, ma se lo faccio da solo..." e a quel punto si fermò e sospirò. Si prese la testa tra le mani e cercò di riordinare le idee "Ci sono troppe cose da tenere a mente, troppe cose che possono andare storte o strane... sono sicuro di poterla riparare, porca troia è la mia fottuta arma, la posso sì riparare... ma... c'è il rischio che se la riparo... non sia più la stessa... magari che sia più corta, o meno affilata, o più fragile..."
    E dopo quella ammissione, si versò il terzo bicchiere.
    "Fosse l'arma di un altro me ne sbatterei i coglioni, ma è la mia fottuta arma... io mi accorgerei di quelle differenze... e ogni volta mi ricorderei di come prima ho lasciato in pasto ad un aborto la mia arma, e poi non sono manco riuscito a ripararla del tutto" concluse lui, avvicinando alle labbra il liquido ambrato, bagnandosele però solo, almeno per il momento "Per questo mi serve il miglior armaiolo dell'isola: voglio che sia perfetta, o migliore di prima. E quel vecchio bastardo di merda mi risponde solo che l'arma è mia e sono cazzi miei." e a quel punto faticò e non poco a non afferrare il preziosissimo (lol) bicchiere e scagliarlo via.
    [/color] affermò lui, tristemente fin troppo serio.
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    Jason aveva due punti cardini nella sua vita al villaggio, uno di questi era Jonathan, che doveva tenere a bada ogni volta che andavano in giro; l’altra colonna portante era Philipp, lo tsundere di quel trio, che aveva uno strano modo per gestire i suoi sentimenti e che spesso rischiava di diventare pericoloso quanto un kraken incazzato. Eppure, se Jason avesse avuto un minimo di capacità di esporre le sue emozioni all’esterno, avrebbe ammesso quanto la sua vita sarebbe stata monotona senza quei due. A Philipp, in particolar modo, era legato da un’amicizia che era fondamentale; nelle sue mani aveva posto la propria vita quando Lloth aveva deciso di mandargli messaggi incisi sul corpo e lo avrebbe fatto altre mille volte se ce ne fosse stato bisogno. Inoltre lo trovava particolarmente divertente quando era in quello stato di incazzatura che lo rendeva più cringe del solito «Tu e Sigurd, effettivamente, dovreste tenere più a bada le vostre dolci metà.» – disse ridendo appena, con un tono esplicitamente ironico.
    Annuì a quella domanda «Se campo più de te, poi te dovrò di pure “te l’avevo detto io”.» – cedette a quella provocazione, com’era facile da prevedere «Me ce vuole na cappella, più che na lapide pe scrive sta poesia!» – lo prese in giro ancora una volta, prima di essere rapito fisicamente dal Predone «Ma io ce lo firmato sto contratto? Me sento sottopagato, ao.» – rise ancora, di gusto «A Phi, nun te ce preccupà che nun te faccio tirà le cuoia, nun ce pare ma mica ce possò rinuncià a sti spettacolini che fai.» – quello era il modo del druido per dire a Philipp che in fondo ci teneva alla sua pelle.
    L’argomento vecchietto divenne poi protagonista, mentre quel liquido ambrato veniva svuotato da entrambi, tanto che Jason andò a recuperare una nuova bottiglia che tra tutt’e due probabilmente sarebbe stata terminata ancor prima di dire Odino aiuto. Mentre versava un nuovo bicchiere, il liquido cadde sul tavolo: Jason non si aspettava che il Cacciatore tornasse ad urlare e lo colse alla sprovvista «Li mortacci, Phi! Me costa na cifra da quello spilorcio di Jo, te pozzino!» – prese uno straccio per assorbire l’oro che era caduto sul tavolo, borbottando ancora qualcosa riguardo lo spreco che aveva appena asciugato. Si voltò verso Philipp, con uno sguardo perplesso «Cazzo è na compagna de cervello, mo? No, anzi, c’ho ripensato nun ce voglio sapè.» – bevve d’un sorso quello che aveva riversato nel bicchiere «Ma tu ce lo sai, vero, che non pratico sta magia nera, vè?» – disse ridendo e riempendo di nuovo il bicchiere, riflettendo sulla situazione «Sfidalo a duello, se vinci tu – e so siccuro che vinci – ce lo costringi a ripararti l’arma. Altrimenti ce vengo pure io, magari posso chiedere agli Anziani se c’è un modo per rende il processo di riparazione sicuro. Ce lo sai mai che quelli hanno la soluzione a tutto, Phi.»
    Jason K. Byrne

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    Macché davero?!
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    Druido, Speziale

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