La famiglia di Morrigan era tra le più rinomate all'interno della civiltà Denrisiana. I suoi avi avevano scritto la storia dell'isola, chi in un modo brutale, chi in uno più legato alla natura. Sua madre rimaneva una dei migliori predoni e suo padre uno tra i più abili druidi. Comico come da due figure così importanti nel villaggio fosse uscito lui: il più visionario tra i magitecnici filo-babbani del mondo.
Il docente aveva fatto della tecnologia il suo linguaggio principale e si era recato lì, nella Foresta, quasi a voler evocare la forza di un ossimoro. Dispersa nel verde, celata da una fitta trappola di foglie e alberi, si trovava una delle tenute della sua famiglia, prevalentemente abbandonata da tutti ma non da lui che, ancora, la usava per qualche scappatella di tanto in tanto.
Nei pressi della casupola, però, si trovava anche altro. Distese su uno specchio d'acqua largo poco più di un paio di metri, dei piccoli anatroccoli sembravano godersi il silenzio del luogo.
«Aw...» L'indice del magitecnico saltò da un volatile all'altro.
«Undici? Ma non eravate dodici?» Si, gli stessi numeri che avevano creato caos nel gruppo di Denrise.
«In effetti qui non c'è un filo di sole e le volpi devono essere piuttosto affamate» L'indice picchiettò contro il mento. Forse c'era ancora qualcosa che avrebbe potuto fare per aiutarle... Prima di tutto renderle più resistenti.
La bacchetta venne puntata verso lo stagno e uno degli anatroccoli fece un verso strano immergendosi nell'acqua.
«Chorium... No, dai cazzo, non muovetevi che già siete tanti» Il braccio si fermò prima di completare il movimento finale.
Delle molliche di pane vennero estratte da una delle tasche dei pantaloni. Normalmente le avrebbe usate per qualche esperimento strano, ma questa volta si limitò a gettarle alle papere. Quando tutte tornarono a galla, il mago prese fiato, memorizzò la loro posizione e sussurrò un
«Chorium Astra» mentre la bacchetta si abbandonava a disegnare il simbolo di Nettuno.
Le sue competenze da Tatuatore Runico gli permisero di incantare più anatre senza problemi. Perché non farlo uno alla volta? Beh, perché così so' boni tutti scus.
«E per le volpi?» L'astro della resistenza avrebbe aiutato gli anatroccoli col freddo, ma non con i predatori: meglio creare un luogo sicuro.
Avrebbe potuto optare per un territorio creando uno spazio incredibile per le anatre. Però erano sempre uccelli, insomma, ok proteggerli ma calma.
«Scripta Maneo» Un limite runico sarebbe bastato... Le prime rune a essere incise sarebbero state le
Othila, dritte, accompagnate da un'altra serie di rune che sarebbe corrisposta alla parola 'Volatile'. Gli anatroccoli in fondo quello erano... e tenersi aperti ad altri uccelli non sarebbe stato un gran male. In quel punto della foresta non c'erano poi così tanti bird of prey.
Inoltre, se fosse servito, avrebbe potuto evocare un uccello per superare la barriera.
«Canete Runae» La punta della bacchetta toccò il cerchio runico e, attraverso una fitta rete di pensieri, Morrigan si sforzò di imprimere nella barriera quante più immagini possibili al fine di renderla più efficiente: volpi che ci sbattevano il muso prima di tutto.
«E ora che ho fatto la mia buona azione quotidiana, passiamo alle cose serie» Qualche colpo di bacchetta e una comodissima poltrona venne trasfigurata dal nulla.
Le chiappe del mago ci atterrarono nell'arco di pochi secondi.
«Accio Geroglifici e Logogrammi Magici» Un tomo volò nella mani del mago. L'indice penetrò tra due pagine nello spazio scandito da un segnalibro e una
figura apparve di fronte all'uomo. Il Seferat era uno tra i sigilli magici più interessanti perché riproponeva al suo interno una moltitudine di elementi grafici che si rifacevano alle diverse correnti del sigillismo. Basato sull'albero della vita ebraico, l'Etz haHa'yim, richiamava a sé gli Sepirot, le modalità o “strumenti” di Dio attraverso cui l’Ein Sof (l’Infinito) si rivela e continuativamente crea sia il reame fisico che quelli metafisici.
«E poi ci sei tu» L'indice e il pollici pizzicarono diverse pagine tornando a una delle
figure principali. Alla base di ogni cerchio alchemico vi era, per l'appunto, il cerchio. In particolare tra le varie interpretazioni c'era una linea di pensiero che aveva spostato in Oriente a interessarlo. Nella cultura cinese il simbolo del cerchio esprime aggettivi collegati al Cielo così come il quadrato indica la Terra: quando troviamo un quadrato dentro un cerchio nell’arte cinese troviamo il tratto di unione tra cielo e terra (la famosa quadratura del cerchio), rappresentata idealmente e simbolicamente dal simbolo del Tao con i segni dello Yin e dello Yang, rappresentanti la dualità dell’esistenza.
Il Simbolo del cerchio racchiude e concentra ogni cosa amplificandone il potere poiché funge da lente di ingrandimento, ecco perché i talismani vengono di solito costruiti racchiudendoli in figure circolari.
«Il Seferat è elegante, ma non è massimizzato» Mancava di efficienza e ottimizzazione, la stessa che guidava questo sporco capitalista che muoveva Morrigan.
«Possiamo rimediare» Per fare ciò avrebbe rinunciato alla bacchetta sfruttando la più letale delle sue armi: le sue stesse mano. Carboncino tra indice e pollice, il mago avrebbe preso a tracciare simboli e forme su un foglio di carta. Tentò di racchiudere gli elementi del Seferat racchiudendoli in un cerchio scomposto, simile a uno spicchio di luna, affinché il potere generato dal sigillo di Dio potesse fuoriuscire verso l'esterno. Se il design avesse avuto successo, avrebbe potuto usarlo come Runa di Legame, che rappresenta l’oggetto e dona stabilità a tutto l’incantesimo, all'interno di un oggetto incantato attraverso altre rune o sigilli magici.
Il risultato finale sarebbe stato un
sigillo che avrebbe ospitato diversi cerchi interni per ogni strumento di Dio, ma anche per altri eventuali modifiche da parte del sigillista che lo avrebbe apposto.
«Parlato»"Parlato"Narrato