Il peso della ragione

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    Il vento si piegò sotto il peso delle ali di Smaug. Il piccolo drago piroettava a mezz'aria spargendo a destra e manca sfere di fuoco. Non lo faceva per cattiveria, ma per due motivi ben precisi.
    Primo: un gruppo di orfani, reso tale in seguito all'attacco di un mostro marino o una tempesta troppo forte per essere contrastata, sembrava gustarne gli agili movimenti con la passione con cui si ammira una partita di quidditch. Secondo: Morrigan Maverick doveva pur annunciare la sua venuta.
    «Al volo» La mano scivolò nella tasca posteriore dei chino caramello profondo per poi scattare verso il gruppetto. Un gruzzolo di galeoni imprigionato da un manto di cotone secco volò verso il più grande tra gli orfani. «Non usateli per comprarvi la droga» Qualche passo in avanti «Non tutti, almeno».
    Le mani martoriate da tatuaggi, calli, e missioni mortali si portarono contro il caldo portone in battenti del Leabharlann. I muscoli si tesero sotto la camicia di cotone e al leggero cigolio, accompagnato dal sole della tarda mattinata, Morrigan fece il suo ingresso nel locale.
    «Kenna! Dove sei? Sono qui per fare compre» Il collo ruotò alla ricerca dell'amica nemica di lunga data. Smaug planò tra le gambe del padrone e il cranio andò a premere contro il polpaccio invitandolo ad avanzare «Aye, aye».
    Il docente fece un passo avanti, socchiuse il portone alle sue spalle e, ignorando i presenti, si portò le mani sui fianchi in attesa della proprietaria.
    Era passato un bel po' dai loro ultimi incontri. Aveva avuto modo di godere della compagnia della magistorica tra le fronde della foresta eterea e poi nell'isola sperduta in cui avevano affrontato la Madre. Per essere una serpeverde, Kenna aveva le palle, e se la cavava sul campo di battaglia.
    Ma, tra tutte le sue qualità era l'insight a piacergli più di tutti. Sapeva che la donna non credeva nel suo esilio dal villaggio e ora, con la sua presenza, le diede un "Avevi ragioni, vedi?" che a parole non avrebbe mai regalato.

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    Che Kenna si fosse fatta un’idea tutta sua sull’esilio di Morrigan era un dato di fatto. Ne aveva parlato con il diretto interessato nel bel mezzo di una radura troppo vicina ai cancelli della scuola per i suoi gusti. All’inizio aveva pensato ad una burla orchestrata dall’ex auror per combattere la noia che talvolta si veniva a creare tra quelle mura, soprattutto perché negli sporadici incontri avuti con il capo villaggio aveva percepito tutto tranne che una forte lealtà nell’etichetta. Eppure ormai aveva ben intuito come dietro ai denrisiani non si potesse applicare la psicologia spiccia degli altri comuni mortali. Quindi mostrare il volto del “avevo ragione”, per quanto allettante potesse essere quando era lui l’avversario, era quanto di più lontano pensasse in quel momento. Così come voleva dirsi sorpresa, quindi, di vedere il docente di magitecnica varcare la soglia del suo negozio, eppure non lo fece, neanche nel vedere il suo nuovo famiglio che se ne stava tra le sue gambe leggermente divaricate. «Sono contenta di vederti anche io, Morry caro, e sono più che sicura che aspetterai tranquillo il tuo turno». Non ne era assolutamente certa ma sarebbe stata ferma nel servire un paio di donne, dei ragazzini, un vecchietto e poi lui. Infatti fu solo quando i due rimasero da soli che l’ex professoressa di storia e legislazione magica che si rivolse nuovamente lui, muovendo il capo da una parte all’altra per allentare la pressione che le si era formata sulle spalle. «Cosa ti serve questa volta?» Si mosse nella sua direzione, con la lunga gonna in velo bianca a seguire i suoi passi, arrestandosi ad un braccio teso da lui. Chinò il capo verso il drago nano dandogli uno sguardo ben più benevolo rispetto a quello che aveva riservato al suo padrone quando aveva tentato di ergersi a padrone del suo negozio. «Sono sicura che un giorno mi saprai dire cosa ci trovi in lui, Smaug», lo sguardo dal rosso volò sulla fattura delle vesti del grifo fino a reincontrare il suo sguardo. Lasciò che per qualche secondo calasse del sano silenzio tra loro per poi indicargli con un cenno del capo le porte aperte sul giardino interno, mentre con un colpo di bacchetta chiudeva i battenti incisi dalle più diverse rune. «È strano rivederti da queste parti», si sedette con eleganza su una delle panchine in pietra. «Cosa ti inventerai questa volta per non pagarmi il mio drink al canto? Una peste? Una morte prematura, forse?»

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    «Aspetterò certamente il mio turno» Un sorriso a metà bocca gli adornò il viso mentre le mani, poggiando sul bancone, aiutarono le braccia a fare leva sul resto del corpo. In un battito di ciglia il mago si ritrovò seduto dall'altra parte della cassa.
    «Oh, ottima scelta, signore» Le sopracciglia disegnarono un arco romano sugli occhi furbi del magitecnico. «Quello è un ottimo libro sulle rune, ma la nostra è una tradizione che si trasmette oralmente, forse potrei darvi qualche ripasso» Quando il primo gruppo di signore si dileguò, il mago passò ai ragazzini.
    «Ragazzi, non lo sapete che chi legge questo tipo di libri finisce cieco?» Degli adolescenti in piena crisi ormonale potevano ambire a comprare un singolo tipo di libro con più immagini che segreti «Comunque l'ho letto anche io, ottima lettura, 11/10 buongustai».
    E poi toccò al vecchio «Oh, Gunthar, seriamente? Vieni a comprare dei libri? Cosa direbbero di te al molo?». Le palpebre si spalancarono verso l'alto notando come l'anziano lupo di mare avesse di fatto un libro rosa tra le mani «No, scherzo, ti auguro di avere altre mille traversate così tranquille da farti approfondire cliché romantici e happy ending. Anche se questi li fanno meglio in Cina».
    E poi lui.
    «Vedo che hai bisogno di un massaggio» Con un cenno del capo invitò l'altra ad avvicinarsi, e se lo avesse fatto le sue dita sarebbero andati a sciogliere ogni nodo nella carne come un marinaio esperto fa su una drakkar.
    Smaug si rivelò più pacato e con due occhi dolci come quelli di Giulietta, chinò la testa in segno di riverenza per strusciarsi poi sulle gambe della Magistorica.
    «Sto lavorando a dei nuovi sigilli» Continuò lui esercitando una leva opposta a quello che l'aveva portato sul bancone. Gli stivali toccarono terra in un secondo e immediatamente presero a camminare in direzione del giardino interno. «Nell'arco di sei mesi, se il Valhalla non mi chiamerà a sé prima, sarò uno dei sigillisti più famosi al mondo» Nel suo tono arroganza, ma anche verità. « Geroglifici e Logogrammi Magici del Fraser sembra un'ottima lettura per approfondire l'argomento. Cosa ne pensi?» Gatto e cane, ma l'opinione di Kenna delle volte non era così male.
    «E io? Cosa dovrei inventarmi?» Gli occhi dell'ex grifo gravitarono al cielo emulando il gesto caratteristico dell'ex serpe. «Ma se l'ultima volta che sono riuscito a portarti via da questo negozio per poco non mi mangiavi, e non come mi sarebbe piaciuto» Nella sua ingenuità da drago, Smaug annuì confermando il tutto. Chissà Morrigan come lo aveva convinto.
    «E comunque non me ne starò a Denrise troppo a lungo. Progetto di conquistare un'isola e trasformarla nel mio laboratorio personale. Tu, invece, cosa farai quest'estate? Fiera del Libro a Vienna? O Parigi Le labbra si tesero come un arco e la frecciatina venne scoccata. Dei piani così ambiziosi avrebbero potuto portare a una lotta tra Morrigan e lo stesso Sigurd, ma se non a Kenna, a chi confessarli?

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    Poteva mai Dragomir rispettare le regole? Assolutamente no. L'uomo trovava sempre un modo per aggirarle e, quel giorno, non venne affatto cambiato registro. Invece di aspettare pazientemente il suo turno l'ex auror pensò bene di sfoggiare il suo fisico alla olio cuore dove invece di saltare una staccionata in aperta campagna pensò bene di usare il suo bancone come seduta, con tanto di gambe che intralciavano i movimenti della strega. Una piccola vena comparve sulla tempia, iniziando a pulsare allo stesso ritmo delle stronzate che Maverick sparava in direzione dei suoi clienti. Si dovette trattenere con forza nel dargli un pugno allo stomaco quando si offrì come prof di ripetizioni, esclusivamente orali, per un gruppo di signore che lo guardavano con un mix di sentimenti che lei trovò deplorevoli: bastava poco che si togliessero i vestiti di dosso per finire a cavalcioni del docente. «Se la Burke lo dovesse vedere in questo momento invece di un richiamo sarebbe capace di offrirgli una promozione», pensò con disgusto in direzione dell'ex datrice di lavoro nonché Preside di Hiddenstone. Ma il nervosismo venne presto scacciato da un gruppetto di ragazzi e le continue battutine a sfondo sessuale del docente, cui questa volta lei non riuscì a tenersi in disparte, seppur adottando un tono che poté essere udito esclusivamente dall'adulto, visto che si era anche sporta nella sua direzione. «Ora capisco le voci sul tuo intervento agli occhi che circolavano al sesto anno». Così come si era avvicinata, lasciandosi dietro il profumo che l'uomo avrebbe potuto riconoscere facilmente ad occhi chiusi, la donna si allontanò per impacchettare almeno un paio di magikamasutra, sperando che non saltassero a piè pari il paragrafo iniziale sulle avvertenze di un sesso protetto a trecentosessanta gradi. Quanto a Gunthar la donna non si definì sorpresa nel vederlo porgerle un romanzo rosa poiché una dozzina erano stati acquistati in meno di cinque settimane proprio da lui. Almeno aveva iniziato a non mischiarlo con tomi dedicati alla nautica o alle modalità di pesca 2.0 anche se ormai sospettava che le parole di Morrigan avessero portato il nonnino a rialzare la barriera protettiva verso chi degli stereotipi faceva il proprio marchio di fabbrica. «E visto che in Cina li fanno meglio, perché non te ne vai lì a cercarne qualcuno che soddisfi il tuo rachitico ego?» Fu dura ma chiara nelle intenzioni: non c'era la benché minima traccia di gelosia nella sua voce, voleva solo liberarsi di lui al più presto. Per farlo però attese che fossero rimasti da soli prima di rivolgersi a lui apertamente, massaggiandosi il collo. Un gesto che non passò inosservato al Grifo che da buona Serpe pensò bene di sostituirsi alle sue stesse mani. Lo lasciò fare, stringendo le labbra in due linee sottili pur di non lasciarsi andare a suoni facilmente fraintendibili soprattutto per uno che ragionava con le sue parti basse. «Almeno ha preso i lati più passabili di te», bisbigliò la strega in direzione del nemico per non disturbare Smaug passione Giulietta. «Allora potresti parlare con Orteo Dominiyanni, è un ex collega del Mit magico che si sta specializzando proprio nella creazione dei nuovi sigilli. Se ti interessa davvero, oltre a spendere qualche galeone da me, potrei metterti in contatto con lui». Per quanto una fitta di gelosia finì con l'attraversare il suo sguardo verde, Ivonne era sempre stata in grado di riconoscere le qualità negli altri esseri viventi, anche in coloro che avrebbe preferito privare della vita con uno schiocco di dita che Thanos scansate. «Il libro di Fraser è una buona base di partenza, ma tra qualche settimana mi arriveranno dei nuovi testi e sono sicura che tra quelli ci sarà qualcosa in grado di stuzzicare la tua curiosità». Ma l'uomo sarebbe mai stato così paziente? Ad ogni modo la strega appellò il tomo che si adagiò ad una cinquantina di centimetri da loro, sul bancone, qualche secondo prima che lei rivendicasse il pagamento di un ipotetico drink. «Per poco non ti mangiavo, io?! Abbiamo ricordi diversi di quella volta, grifonscemo», perché a voler essere precisi erano stati entrambi a voler pretendere di più e forse fu a quel pensiero che il draghetto annuì o semplicemente era stato del tutto un caso, visto che comunque era una costola del magitecnico.
    «Parigi? Vienna? Se volevi essere avadakedavrizzato avresti potuto dirlo prima risparmiandoti tutte queste manfrine». Qualora il contatto fisico tra i due fosse rimasto fino a quel momento la strega avrebbe posato entrambe le mani sulle sue spalle per allontanarlo da lei. «Piuttosto di tornare in quella città schifosa andrò io alla conquista della tua dannata isola». Lo fulminò con lo sguardo, ricordandosi un dettaglio dell'ultimo minuto. «Piuttosto, sono profondamente delusa che tu non mi abbia invitato al party. Così facendo i tuoi drink da uno salgono a cinque, quindi preparati a perdere monete d'oro, Maverick».

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    Poteva mai Dragomir rispettare le regole? Assolutamente no. L'uomo trovava sempre un modo per aggirarle e, come ogni giorno, rimase coerente a sé stesso.
    «Comunque dovresti darmi almeno il 90% dei guadagni» Sostenne, sollevando gli occhi al soffitto antico del Leabharlann. «Insomma, quel gruppo di signore tornerà qui al 142% che per un magistorico non sembra, ma è tanto» Un leggero colpetto di gomito all'ex collega accompagnato da un sorriso affilato «Scegli tu sotto che forma consegnarmelo, mi accontento facilmente».
    Lui grifo, lei serpeverde, una frase che metteva in risalto mille differenze. Chissà se l'altra ne avrebbe capito anche il messaggio.
    Sul fatto che Morrigan meritasse una promozione però, per quanto narcisista, il docente non era minimamente d'accordo. Dalla sua aveva già mille responsabilità e progetti. Internamente, pensava già al costruire un gruppo di serre di idroponica per la sua cara Kara. Esternamente, aveva in mente di trovare un'isola tutta per sé per costruire chissà quale diavoleria.
    Da poco si era avvicinato al concetto di homunculus, anche se i golem lo interessavano in equal modo. Tuttavia, dopo la festa al Barnes Hotel, in cui la nostra eroica docente di magisprudenza era rimasta a sbronzarsi, quei costrutti gli stavano un po' sullo stomaco. Minchia, ok, non ci riesco a scrivere 700 parole.
    Comunque...
    «Quelle voci? Le confermo tutte, dalla prima all'ultima» Le mani vennero portate ai fianchi e gli anelli di nocciola scivolarono verso quelli ben più pregiati dell'altra. «Ma aspetta» Le palpebre si strizzarono l'una contro l'altra «Da quanto è che hai tutte queste rughe? Hai preso anche a sorridere ultimamente?». Un ghigno a mezza bocca a decorargli il volto «Ci vedo troppo bene, in effetti...». Fortunatamente i denrisiani non ne sapevano molto di interventi agli occhi e quindi, seppur mitigata dalle battutine di Kenna, la minaccia andò in porto come l'ultimo signore che osò frapporsi tra lui e lei.
    «Li ho già trovati ma per barriere di lingua e... logistiche...» Un camion fatica a passare in cunicoli troppo stretti «Posso assicurarti che puoi anche non essere gelosa.»
    Non una minima traccia di gelosia nella sua voce, ma nella mente di Morrigan, beh, le cose erano ovviamente diverse.
    «Orteo? Ma è un coglione» Le labbra si staccarono l'una dall'altra formando una specie di o ma Smaug, al posto di sbuffare fuoco di disapprovazione - quale ombra del magitecnico quale era, si limitò a continuare a strusciarsi. Provolone come il padrone, sisi.
    «Non fraintendermi, eh, però quando stavo al Mim il buon Domi passava le serate a inventare alfabeti» Una risata gli sfuggì dalle labbra come una specie di flatulenza. Niente di male nell'inventare alfabeti, ma l'America - sopratutto quella che si era sviluppata attorno a un campus universitario, pululava di figa. Rimanere a secco per inventare alfabeti era inconceivable per Morrigan.
    «Però ci sta, magari gli anni lo hanno reso una persona diversa. Io potrei insegnargli a vivere e lui potrebbe darmi qualche dritta sulla creazione di sigilli» Il modo più carino e umile per dire "ci sto" che Morrigan avrebbe mai potuto usare.
    «Yep, e Smaug può confermare, serpestronza» La lingua scivolò tra le labbra e scuotendo il capo l'ex grifo si liberò di tutta l'infantilità che aveva in corpo. Ovviamente Smaug non gli diede ragione e, al contrario, continuò a seguire gli ipnotici passi di Kenna.
    «Avada k e d a v r i z z a t o, sei proprio una amica di Orteo, pfh» Gli occhi, ancora una volta, a ruotare verso il soffitto dell'edificio per emulare i modi dell'altra. «Ci scommetti che saprei renderti Vienna divertente? Anzi, ti dirò, posso farlo anche con Parigi» Un invito a uscire? forse.
    «Ma visto che ti lamenti tanto, quest'Estate ti inviterò al party perfetto. Un party così perfetto che anche tu salterai di gioia» Aveva mai visto l'altra saltare di gioia? «E se non lo farai, te ne offrirò mille di drink. Sempre che tu riesca a superare il secondo, pivella» Volente o nolente, l'altra avrebbe dovuto affermare quanto lui fosse il più resistente a bere. Qualsiasi ipotesi contraria sarebbe valsa solo e soltanto di fronte a una coppia di boccali di birra.
    «Ma siccome mi sento parecchio buono, ci sto» Il volto ruotò verso quello dell'altra inclinandosi leggermente verso di lei «Se riuscirai a dimostrarmi il tuo valore in termini di sigilli o glifi, ti coinvolgerò nel progetto. Sono il miglior magitecnico di Denrise, ma un uccellino mi ha detto che ti sei data alla divinazione. Mai provato a unirla all'arte dei sigilli?».

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    Delle volte alla scozzese sembrava di trovarsi su un palcoscenico a recitare battute di un copione dallo strano sapore: un mix di stantio e freschezza che le capitava solo quando l'ex auror incrociava la sua orbita. I loro battibecchi, nel corso degli anni, li aveva trovati avvincenti, noiosi, futuristici ma anche con il retrogusto del deja vu. E proprio in quel momento il sapore di aver già vissuto quella conversazione riempiva la sua bocca, gonfiava le sue labbra che neanche si presero la briga di assumere il fantomatico ghigno anti-Maverick. «Ancora con questa storia?» Inutile era anche sollevare lo sguardo al soffitto come era solita fare, preferendo raccogliere tutte le sue energie per uno spunto più proficuo in termini di resa. Così come non investì troppo nel tono sorpreso che accolse la possibilità di scegliere lei come effettuare un pagamento che lei non credeva affatto meritato. «Mi stai davvero lasciando carta bianca?» pensieri su tiri mancini di discutibile gusto si affacciarono nella sua mente, mischiandosi a ricordi di marachelle che aveva attuato nonostante la spilla che aveva indossato, senza contare quelli che aveva sanzionato. Se la memoria non l'ingannava avrebbe potuto usare proprio qualcosa che M.D.M. aveva fatto ai bei tempi proprio contro di lei. Lei che comunque iniziò a cedere un po' di terreno, concedendogli una piccola parte di sé acida e decisamente in contrasto alla rilassatezza che comunque aveva da quando Garlic era tornato nella sua vita. E non perse occasione di rimarcarlo, dopo l'ennesima punzecchiatura, senza però sottolinearne l'identità ritenendolo decisamente superfluo. «O forse sarà l'effetto di avere un compagno giovane e prestante», suggerì abbassando lo sguardo sul cavallo dei pantaloni per riportarlo poi subito su, nei suoi occhi, per poi tornare a prestare attenzione ai giovani audaci clienti chiosando con un sottile: «ecco, se ci vedi bene vedi di andare...». Non era neanche poi così tanto forte visto che tornarono a battere lidi ben definiti e lussuriosi, con una sottolineatura che non le fece né caldo e né freddo. «Ora, dopo questa informazione, vivo meglio». E dopo che anche l'amante di romanzi rosa andò via nel Leabharlann cadde uno strano silenzio nonostante fossero in tre. Con Smaug a ridicolizzare il padrone, o meglio per lei a fare quello che il padrone avrebbe desiderato fare -almeno in parte- tolto lo strozzarla, arrivarono al punto focale della venuta di lui: i sigilli. Da buona studiosa, nonostante la fama di Dragomir, Ivonne aveva messo a disposizione le sue conoscenze relazionali, in particolar modo nella figura di Dominiyanni che però sembrò incontrare un forte disappunto nell'ospite. «Se per te è coglione allora è davvero un genio», sibilò a voce bassa, mascherandolo con un sorriso, fregandosene se l'altro l'avesse sentita o meno, e soprattutto cercando di non inorridire alle spiegazioni. Questo fino a quando non ne poté più e decise di sbottare. Dopotutto aveva immagazzinato abbastanza energie no? «Mentre te inzuppavi il biscottino in ogni tazza possibile lui è andato avanti con le ricerche, che c'è di male? Sono due modi di vivere e non sta a te dire quale sia più giusto». E cosa ancora più importante, non stava neanche a lei. Chissà, forse era stato quello a portare Maverick a fare un dietrofront ed accettare la sua proposta o forse uno dei suoi animaletti elettronici gli aveva appena dato una scarica al pisello. Impossibile dire con certezza, fatto era che finirono con il toccare l'argomento vacanze(?), con il mago a stuzzicarla fin troppo bene sul tema Parigi. Un tema che portò ad una serie di reazioni a catena e che condussero la donna, con Smaug sempre attaccato a lei, vicino al docente assumendo un tono di sfida aperto. «Non dico sia impossibile, ma altamente improbabile sì. Che fai, stai cercando di portarmi in vacanza da qualche parte?» La lingua che produsse un leggero schiocco quando incontrò il palato.
    «Party? Andata, soprattutto perché non hai chiesto nulla in cambio quando potevi» e si sapeva che chiedere qualcosa dopo aver stipulato un accordo era da veri meschini e lui ne era il Re. Un Re che comunque portò, ancora una volta, a farla ridere apertamente, soprattutto perché dava la dimensione di esser tornato indietro e di non aver guardato oltre la raschiatura che aveva fatto. «Continua pure a sottovalutarmi, dopotutto è chiedere troppo di vedere al di là della tua appendice». Mai sfidare una scozzese, soprattutto se amante del buon drink e, ancor meno, mai sfidare una studiosa, è capace di legarsela al dito e vendicarsi quando meno lo si pensa.
    «Come? Non ero una povera stolta per i tuoi standard?» Si finse sorpresa, portandosi una mano sul petto mentre l'altra corse a tamburellare il legno solido del suo bancone.
    «Ora mi chiedi di unirmi a te solo perché qualcuno ti ha spifferato qualcosa?» Una nuova piccola risata e, se Smaug fosse stato ancora nei suoi pressi, avrebbe rivolto a lui persino qualche carezza di troppo. Un evento più unico che raro per Kenna Ivonne Frigida MacEwen. «Allora... Cos'hai in mente?»

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    «Carta Bianca»

    Continuò, scambiando uno sguardo complice con la vecchia strega.

    «Ma se vuoi ti ci lascio anche un autografo, Kenna.»

    Ormai aveva perso la cognizione del tempo e della realtà. Forse, a dirla tutta, non aveva neanche compreso di cosa l’altra stesse parlando. Perché, caro Lorenzo, posti tardi ritrovandoti a ricordare a stento metà di ciò che hai scritto? Boh.

    «Molto bene, Kenna, i compagni giovani e prestanti sono i migliori.»

    Lui, seppur con qualche limite morale, lo avrebbe potuto confermare nei migliori dei modi. Tutto ciò che abbandonava le sue labbra si originava da una proficua base empirica che, ironicamente, aveva campionato usando proprio quello parte della corpo.

    «Però non sacrificarmelo a qualche dea malvagia appena ti sale la scimmia di fondare un culto o di vendicarti della nostra intraprendente Victoria.»

    No, seriamente, non farlo. Morrigan ha bisogno dei 30 galeoni mensili da insegnante. Brucia Hogwarts, piuttosto.

    Come dopo ogni venuta al punto, il tono adottato dai due cambiò drasticamente. Per quanto tra i due ormai vigesse un rapporto colloquiale, discorsi simili avrebbero avuto un serio peso sul loro futuro.
    La sensuale esercitava un forte affluente sul loro presente, ma la scelta di un sigillo piuttosto che un altro sul campo di battaglia avrebbe potuto fare la differenza tra la vita e la morte dei loro compagni. Ecco perché si fidava solo di sigillisti con uno spiccato senso pratico.

    «Ah, vero, vero, ne sai una più del diavolo, vecchia volpe.»

    Forte della convinzione dell’altra, decise di trattenersi dal farle notare del come tra teoria e pratica ci fosse un mondo pericoloso da esplorare. L’altra lo avrebbe scoperto a breve. C’era un motivo se se la stava portando ovunque Denrise avesse deciso di piantare le radici.

    «A ogni modo è presuntuoso da parte tua denigrare le mie ricerche che mi hanno portato a inzuppare così tante volte questo singolo biscotto a favore di quelle di quel tipo dal cognome strano»

    Così strano che nessun altro tranne che Francesca avrebbe potuto pensarlo.

    «E comunque si, ti porterò in vacanza senza chiedere nulla in cambio. Ho sentito parlare di un’isola particolare che potremmo visitare questa estate… ma comunque non ti reputo così stolta, insomma, Serpeverde ma con un buon Grifondoro al tuo fianco c’è ancora speranza. Per il progetto? Lo scoprirai all’ultimo. E comunque, tagliando la testa all Manticora, quanto ti devo?»

    Il classico sorriso da diavolo a illuminargli il volto. Certamente avrebbe portato Kenna con sé. Morrigan lascia ogni posto meglio di come lo ha trovato, e fa lo stesso con le persone: il suo giovane amante alimenta il fuoco, ma è stata lui la scintilla.

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    Nothing is absolute

    Inutile dilungarsi su quanto la MacEwen avesse ormai le ovaie piene della megalomania autoreferita di Morrigan, così tanto che alle sue battutine sui guadagni si limito ad un: «Anche due, non si sa mai», nello stesso tono che avrebbe usato per dire che mancavano le uova nella lista della spesa. E anche delle gocce di valeriana visto che stava davvero tendendo i suoi nervi oltre ogni misura, in particolare quando avanzò l'ipotesi di lei che sacrificava Garlic per mettere fuori gioco la Burke. Un'idea che ancora carezzava piacevolmente la sua anima ma che avrebbe casomai adoperato quando si sarebbe presentata la giusta opportunità e, soprattutto, con il minor spargimento di sangue possibile. Per cui tutto quello che disse fu una frecciatina che non sapeva neanche lei dove volesse andare a parare in tutta onestà, ma di certo non voleva starsene in silenzio con le narici fumanti. «Non sono un'invasata come alcune tue colleghe», spallucce ed un sorriso tirato che accompagnarono il proseguimento verso Francesca ed il fetish dei nomi {altolà, per una volta prenditela con il generatore automatico dei nomi, non con me}. Anche perché okay che il collega non era poi così attraente ma sapeva che, ai tempi, aveva una vita sessualmente attiva con un giovane studente. «Denigrare? Ho semplicemente presentato la realtà dei fatti», chiosò per non continuare a sottolineare inutilmente la natura di gigolò del lì presente, anche perché c'erano sigilli, la divinazione ed una nuova sfida a profilarsi all'orizzonte.
    Peccato però che Morrigan Dragomir Maverick si comportò come sempre: zero punti di riferimento, niente regole e la mania ossessiva della sorpresa. «Mai una cosa fatta bene, eh?» Odiava non sapere le cose. Odiava non avere il controllo della situazione. Eppure... sapeva che si sarebbe fatta trovare pronta nel caso di richiesta di aiuto.
    Ad ogni modo era giunto il momento di lasciarsi, almeno per quel giorno, con diverse promesse -alcune molto tacite- ed una MacEwen fortemente scettica per la sua realizzazione.
    «Dammi quindici galeoni e sparisci da qui. Tu, Smaug può venirmi a trovare ogni volta che vorrai». Un ultimo sguardo fu riservato al drago, voltando le spalle all'uomo ben prima che uscisse dal suo negozio.

    Everything changes, everything moves, everything revolves, everything flies and goes away




    +1 pp in Intelligenza per Morrigan
     
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