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.Anche quella giornata lavorativa stava volgendo a termine. Orami il negozio aveva iniziato ad ingranare e forse ciò era dovuto al passaparola che aveva interessato il villaggio dopo gli eventi islandesi. Le visite degli autoctoni erano aumentate notevolmente, con la strega che aveva visto pian piano la cassa aumentare il fatturato ad ogni chiusura. Niente di così eccessivo o trascendentale, ma era comunque un notevole passo in avanti rispetto all'apertura.
In quel tardo pomeriggio, dopo aver servito una curiosa nonnina in là con gli anni, era intenta a sistemare gli arrivi settimanali con ben due giorni di ritardo rispetto alla tabella di marcia. Era assurdo osservare che una puntigliosa come lei svolgesse quel semplice compito con così grande lasso di tempo, ma, come già detto in altre sedi, era pur vero che avesse dato un freno a quella frenesia -quasi isterica- di dover avere tutto sotto controllo e in perfetto ordine. Per carità, alcuni atti maniacali le erano rimasti: non un granello di polvere sarebbe stato trovato lì, neanche nell'angolo più remoto del negozio.
L'odore di pulito, misto ai libri freschi di stampa, era pregnante ogni qualvolta si superavano i battenti, senza però risultare invasivo e forse fu prima l'alterazione di quello -quando era passata dalla zona proibita all'interno della stanza principale- a farle percepire la presenza di Garlic prima ancora di sentire la sua voce. «Per te no, assolutamente», aveva alzato giusto di un ottava il tono di voce, ben consapevole di come l'eco del labirinto di scaffali avrebbe finito col raggiungere il bel fabbro. Quello, unito al rumore dei tacchi degli stivaloni sul pavimento, avrebbero permesso al biondo di scoprire la sua provenienza, anticipando quello che di lì a breve lo sguardo eterocromatico avrebbe registrato. In un semplice abito nero, in lana, con chiusura a scaldacuore, la scozzese salutò il compagno che, a modo suo, continuava a sincerarsi che la sua vita procedesse nel migliore dei modi possibile. «Tutto nella norma» soffiò sulle sue labbra, dopo aver ricambiato lo scambio di saliva ed ormoni decisamente non andatto ai minori. «Sì, in effetti Canfora è un ottimo soprammobile di qualità», lo derise bonariamente visto che Garlic, per quanto volesse farsi passare come uno dei tanti bifolchi dell'isola, possedeva una conoscenza da far invidia a buona parte della compagnia dei docenti della Burke. «Tolto te dici? No, oggi tutto piuttosto tranquillo». Il che era vero, gli insulti e le diffidenze nei suoi confronti sembravano scemare fortemente dalla fine di dicembre, ma non voleva cullarsi troppo su quello. «Ti va di aiutarmi con questi?» Indica gli scatoloni con il nuovo materiale arrivato, in particolare roba di cancelleria e libri comuni, visto che quanto di più delicato possedeva era già stato messo al sicuro. «Ovviamente se trovi qualcosa di interessante non esitare a prenderlo, solo avvisami». E con un colpo di bacchetta ordinò ad una serie di boccette di inchiostro colorato di andare a sistemarsi in uno dei tanti ripiani a loro dedicati sulla parete attrezzata al di là del bancone.Kenna Ivonne
MacEwen"Nothing is absolute. Everything changes, everything moves, everything revolves, everything flies and goes away."NegozianteSerpeverdeex-docentecode by ©#fishbone
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.Inspiegabili. Kenna Ivonne MacEwen e Philipp Garlic erano una delle coppie più impensabili di questo mondo. Molto tempo prima erano rimasti vittima della chimica, un'intesa fisica che erano stati capaci di riaccendere dopo quasi un anno finendo con l'iniziare una relazione vera e propria. «Perché sto con uno come te?» Un sussurro il suo che però sapeva sarebbe arrivato al diretto interessato senza alcuna difficoltà. Insomma riferimenti alla sua natura di Predone erano continui, sperava solo che quella buccia di banana rimanesse un caso isolato e non divenisse modo per delineare la loro relazione. Aveva ancora i brividi di un vecchio partener che aveva osato delineare i loro incontri amorosi paragonandoli alla politica americana. «Ripeto: perché?» Se Garlic fosse stato solo quello avrebbe di sicuro fatto il volo dell'angelo una volta appagata la sua vagina, ma per fortuna non era così e continuava comunque ad essere soddisfatta sotto ogni punto di vista. «Ecco, andiamo meglio ora», sorrise divertita, di fatto replicando quello dell'uomo in fatto di sincerità. Si era accorta che da quando c'era lui nella sua vita rideva molto di più, il che la diceva lunga su quanto triste e grigia fosse stata la sua esistenza. «Lì, insieme a tutte le altre», ampliò con un gesto del braccio, assistendo ad un'opera di magia e manualità che mettevano ben in risalto i muscoli e quel sedere da urlo che probabilmente recava ancora qualche graffio. Graffi che sarebbero aumentati se il biondino non avesse rispettato le sue regole, dopotutto un Giudice era duro a morire. «Non funziona così», posò l'ultima boccetta di inchiostro producendo un rumore sordo. «Metti che io venga da te, trovassi una qualche arma o gingillo interessante, lo dovessi prendere e solo dopo ti avvisassi». Si avvicinò quel tanto che bastava a percepire nitidamente il suo profumo e il calore corporeo. «Non mi staccheresti forse qualche arto?» Ghignò, ben sapendo che non solo l'avrebbe fatto ma si sarebbe anche prestato ad improvvisarsi guaritore per rimarginare quanto avrebbe causato. «Lo sai che non attacca più con me questa storia, vero?» Una mano volò sulla sua spalla ad allontanare un peluco invisibile, prima di picchiettarla un paio di volte distrattamente. «Sai perfettamente che quando siamo soli» -il tono si abbassò, le labbra vennero umettate e le iridi verdi volavano dalle sue a quelle linee carnose che bramava- «puoi toglierti l'armatura del rozzo ed ignorante che tutti credono tu abbia». La mano scivolò lungo il braccio un paio di volte prima di salire lungo il collo e da lì l'indice a sfiorare leggera la tempia. «Hai una buona testa che darebbe del filo da torcere a gran parte dei professori lassù». E lo credeva davvero. Probabilmente, rispetto a quando era andata via, il corpo docente aveva subito qualche cambiamento, ma rimaneva indubbio come alcuni non meritassero affatto la cattedra dietro cui sedevano.
«Anche perché se non fossi stato intellettualmente interessante questi mi avrebbero già annoiata da un pezzo», l'altra mano scivolò sul fianco e poi sull'addome ben definito, allungando il viso verso il suo orecchio quasi stesse per confidare un segreto. «Ma diciamo che al momento non sono ancora stanca». Le labbra lasciarono un delicato bacio sul lobo, privo di schiocco, per poi tornare a fissarlo negli occhi. «Di nessuna delle due cose». Poi avrebbe cercato di allungare una mano affinché le loro falangi si intrecciassero. «Ti va di vedere una cosa?»Kenna Ivonne
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.Proprio non ce la faceva: ogni volta che il suo uomo se ne usciva con una perla delle sue la MacEwen finiva o con il sollevare gli occhi al cielo o tentare di fulminarlo con una occhiataccia delle sue. In quel momento fu la seconda ad essere diretta verso il fabbro. «Solo perché gli altri vorrebbero farlo evanescere per sempre», che fosse ironica o seria non lo sapeva neanche lei. Quel che poteva affermare era che, senza dubbio, negli ultimi mesi gli introiti aumentavano esponenzialmente. Come anche le domande sul perché alla fine fosse capitolata proprio con lui, una persona distante dal suo mondo ma con cui sembrava riuscire ad incastrarsi alla perfezione, anche quando si trattava di ipotizzare le più disparate minacce.
«Forse...» si ritrovò a sussurrare nel vederlo avvicinare e carezzare la sua chioma con dolcezza. Durò qualche istante perché poi la sua mano scese a circondare il polso in una stretta ferma e al tempo stesso morbida. «Mmm», mormorò quando venne guidata sotto la sua maglia a stretto contatto con i suoi addominali. «Interessante» riuscì a dire prima di essere invitata in un bacio che di casto aveva solo il nome. Eppure quello non riuscì a fermare la magistorica dal sottolineare come l'uomo fosse tutto tranne che analfabeta, venendo accolta dallo stesso con una risata delle sue. «Ti ricordo che se c'è un musone qui quella sono io», articolò seguendo strettamente il movimento di quelle labbra sulla sua mano prima di passare alla controffensiva.
«Qui non sei mai venuto» annunciò guidandolo nel dedalo degli scaffali fino a fermarsi davanti alla porticina rotonda. Ovviamente i battenti principali erano stati sigillati con la magia qualche minuto prima. Catalizzatore alla mano la strega toccò diverse rune, in un ordine preciso, mormorando parole irraggiungibili all'udito di Garlic. «Penso che qui forse troverai qualcosa di più interessante del libro di medimedicina che avevi adocchiato prima», lo informò rivelando con una mano una piccola saletta raccolta con tanto di chaise long in cuoio scuro. «Qui ci sono alcuni testi rari, altri rarissimi. Capirai bene che non sono per tutti con una semplice occhiata». E avrebbe lasciato a lui la possibilità di esplorare quel luogo e, perché no, forse non solo quello.Kenna Ivonne
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.Sapeva di essere una bella donna. Lo vedeva nello sguardo delle persone che si soffermavano sulle curve del suo corpo messe in evidenza dai tagli dei vestiti che coprivano le sue nudità come una seconda pelle. Per quanto avesse finito con l’abbandonare le gonne a tubino strette a vita alta, che sottolineavano con eleganza il suo fondoschiena sodo e il punto vita stretto, riusciva comunque a risultare sexy, talvolta anche elegante, con fogge di diverso materiale, meno pure della seta o di un abito di alta moda.
Sapeva di essere sexy ed affascinante quando lo sguardo altrui si soffermava sui profondi occhi verdi che si illuminavano di una luce un po’ sin istrua quando nella sua visione periferica entrava qualcosa -o qualcuno- di davvero interessante. Ma, soprattutto, si sentiva sexy quando lo sguardo eterocromico del Predone cercava di privarla di ogni singolo strato che celava la sua nudità, la sua anima.
Eppure, la cosa sconvolgente, fortemente destabilizzante, per lei e per chiunque avesse incontrato il suo cammino furono le seguenti parole dell’aitante biondo. “Io ti vedo sempre sorridere”. Ed era vero. Sembrava quasi che il fabbro denrisiano fosse riuscito ad infilarsi in una delle crepe della sua rigida armatura per trovare quel piccolo tasto capace di far mostrare al mondo intero la schiera di denti e la distinzione di quelle labbra carnose che per anni erano state modellate in una linea di disappunto. «E allora avrai certamente notato che lo faccio solo con te». La lingua schioccò contro il palato prima che la bocca finisse con l’assestarsi in un sorriso enigmatico, complice e di facile lettura solo per l’uomo che teneva a sé per la cintola dei pantaloni.
Se lo trascinò dietro fino a quella porticina rotonda che custodiva i suoi tesori più preziosi. Ovviamente non erano comuni oggetti: testi rari e rarissimi coloravano con le loro coste ripiani di scaffali molto più piccoli di quelli presenti nella sezione aperta a chiunque avesse varcato la soglia del suo negozio. Invece lì, con il Grimorio di Merlino a farla da padrone, c’erano informazioni, storie e magie che non tutti sarebbero stati capaci di comprendere ed usare, con il rischio che, in mani sbagliate, la terza guerra mondiale non sarebbe stata poi così lontana. Non che i conflitti dei denrisiani con il resto del mondo fossero cosa di poco conto. Eppure quel tesoro non sembrava sortire lo stesso effetto su Garlic. «Interessante? Solo interessante?!» Scoccò una occhiata sprezzante, neanche avesse offeso gli avi fino ad arrivare all’inizio della specie. «Se volevi morire giovane bastava dirlo subito Garlic». Ed il fatto che avesse la testa ancora attaccata al collo non risiedeva tanto nella mole infinita di exp, pp, quirk e compagnia bella, bensì risaliva nella consapevolezza che dietro quel sorrisino strafottente, muscoli d’acciaio e canottiere scure che lasciavano poco spazio all’immaginazione, ci fosse un cervellino davvero niente male. Il silenzio accolse i tentativi di spiegazione del suo compagno per cui finì con il produrre un sottile lamento quando, con candore, ammise che la magitecnologia era il punto di arrivo per quella sua ultima ricerca. «Sto forse sviluppando qualche strana forma di feticismo verso i magitecnologi?» Perché, ad onor del vero, il primo della categoria ad essere riuscito a squarciare il velo argento di ragnatele a protezione della sua fagiana era stato proprio Mavericks che, tra l’altro e giusto per non farsi mancare nulla, era un denrisiano. In esilio, certo, ma pur sempre un denrisiano. Un sopracciglio si sollevò quando l’uomo toccò le sponde di lidi che per lei erano decisamente lontani: il druidismo e l’arte della guarigione. Soprattutto per quest’ultima lei aveva seria difficoltà. Piuttosto portata nella manipolazione degli elementi quando si trattava di cantare un semplice emplastrum sudava freddo, neanche l’invocazione di bene con cui fasciare ferite più o meno gravi fosse ben più difficile di quella usata per chiamare e legare a sé un demone. Non che l’avesse mai sperimentato, eppure una parte di lei sapeva che quel pensiero celasse il vero. «Perché ho la strana sensazione che in quel “per sé” finirò con il rientrarci anche io?» E no, non era stato affatto dettato dall’impulso di saltare su piattaforme galleggianti sospese su un fiume di lava incandescente con squali pronti a sbranarti vivo. Tutto ciò non perché fosse ad un tratto impazzita del tutto -o forse sì- quanto perché aveva visto lui in pericolo. Accettare quel gesto e il significato che si celava all’interno non era stato affatto facile, tanto che ancora ora stava provando a metabolizzarlo. Scosse il capo veloce ringraziandolo per quell’invito che aveva tanto il sapore di un’ancora di salvezza. «Andata, ma se mi presenti di nuovo stufato di interiora di dubbia provenienza o quel maledettissimo salame, questa non la vedrai per un po’», e con eleganza formò una v con l’ausilio di braccia e mani ad indicare quel frutto non più proibito. Era dopotutto una signora di indubbia raffinatezza ed eleganza, seppur i modi rozzi dell’isola sembravano far breccia nella sua cortina di ferro. «Prima di uscire ricordati di lasciare i tuoi preziosi galeoni sul bancone e di portarti via quel noiosissimo libro». E lei con lui.Kenna Ivonne
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