Ancora foreste

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    Il drago catturò lo scoiattolo a mezz'aria. Quell'ammasso di scaglie rosso-oro e zanne, seppur in miniatura, condivideva nel sangue la stessa passione per la caccia dei lontani antenati.
    «Molto bene» Le mani di Morrigan si persero in un applauso mentre le gambe, cinte da jeans blu terminanti in stivali spessi, avanzavano tra i sentieri della foresta. La bacchetta era legata al fianco e la punta era nascosta sotto la maglia nera dell'uomo. Per quanto fosse stato bandito dal villaggio, il magitecnico aveva deciso di continuare a passare il suo tempo - almeno quello non connesso a pianificazioni terroristiche e marmocchi - nella sua terra natia.
    «Al mio fianco» Il mento, circondato dalla classica barba portata ordinata, venne rivolto al drago nano. Per quanto Morrigan avesse deciso di far abituare il suo nuovo amichetto - acquistato mesi prima al negozio di Gerd - al caldo clima di Denrise, sapeva che ciò non sarebbe potuto durare a lungo «La senti anche te, eh?».
    Il battito d'ali sembrava essere l'unico rumore in quel ventre verde che era la foresta eterea. I passi rumorosi dell'ex grifo, accompagnati dalla presenza del drago nano, avevano portato alla fuga insetti e uccelli «Il vento del cambiamento sta tirando» In uno spiazzo circolare formato da alti alberi e cespugli, Morrigan notò un largo monolite disteso di traverso «E mentre qualcuno costruirà muri, sarà nostro compito ereggere mulini».
    Il drago lo ignorò. Al contrario continuò a sgranocchiare lo scoiattolo che aveva catturato poco prima.
    «Chissà se lei saprà capirmi» I rapidi gesti della bacchetta disegnarono in aria i movimenti richiesti per l'evocazione del messaggero elementale. In una questione di secondi, un orso traslucido denso come un banco di nebbia prese a brancolare accanto al magitecnico «Vai da Kenna» Alla donna aveva accennato del suo esilio da Denrise con la stessa semplicità con cui uno studente parla della giornata di studio. Per Morrigan era naturale venir esiliato o scontrarsi con la legge, ma i motivi del suo esilio erano più sciocchi del previsto - inoltre Sigurd era giovane, anche lui doveva sbagliare di tanto in tanto - e, in quel momento, il magitecnico fu solo curioso di scoprire la reazione dell'altra.
    Nel messaggio aveva scritto le sue coordinate e il titolo di un libro. Sostenere l'economia locale aiutava a lasciare i posti meglio di come vengono trovati, e magari una chiacchierata con la Serpe avrebbe fatto lo stesso effetto al Grifo.

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    Il sole brillava ancora alto in un cielo stranamente terso per essere fine febbraio. Le giornate si stavano decisamente allungando e la scozzese faceva di tutto per non perdersi la luce naturale, godendosi l'ingresso del suo negozio anche in un'orario dove pochi erano gli avventori nella settimana. Seduta su un barilotto in legno di quercia tratta, la strega stava leggendo, per l'ennesima volta, un vecchio libro sulla mitologia norrena che aveva quasi le sue stesse primavere quando uno strano orso traslucido giunse lei con un messaggio davvero inconfondibile, come se l'animale potesse averla confusa minimamente.

    Egregia Kenna
    Grifa, ho bisogno di "Dall'uovo agli inferi: guida pratica per l'allevatore di draghi" di Christopher Shakebeat. Raggiungimi appena puoi alla Foresta Eterea, tu sai dove.
    Serpe


    Le pupille volarono su, insieme alle iridi, lasciando libero spazio alla sclera di mostrarsi al vuoto assoluto. Erano mesi che a stento si parlavano, poche erano state le missive che si erano scambiati e al più erano stati commenti fugaci sull'astruso bando imposto da Sigurd. Aveva avuto modo di conoscere il capo villaggio nella spedizione dell'iceberg ma onestamente gli era sembrato uno tutto fuorché interessato a rigide etichette e formalismi. D'altronde, tra i presenti, era stata lei l'essere più spigolosa e pigna in culo.
    Il suo vecchio animo di magigiurista aveva vibrato sotto i colpi dell'ingiustizia ma il suo precario legame con l'isola e i suoi abitanti l'avevano fatta desistere, preferendo terminare con l'anteporre il proprio interesse, la sua ambizione di essere quanto meno accettata dopo il viaggio, da non metterla a repentaglio solo sulla base di racconti spezzati da parte del docente di magitecnica. Inserì con cura il suo segnalibro, chiudendo poi le pagine del tomo e rientrando all'interno per recuperare una borsa a tracolla in cuoio, il suo mantello verde bosco -che ben si sposava con i suoi denim, un maglione a dolcevita beige e gli stivaloni della stessa fattura dell'accessorio principale- e il manuale richiesto dall'uomo. «Cosa deve farci poi con sto libro?» tamburellò con le dita sulla quarta di copertina, prima di infilarlo sotto all'ascella sinistra e sigillare con la magia i battenti del suo negozio.
    Il cammino fino alla foresta, quasi al confine con i territori di Hiddenstone, fu interamente dedicato alle possibili motivazioni per cui avesse richiesto proprio quel testo ed il perché non si fosse riservato della possibilità di richiedere il suo acquisto tramite gufo, come ogni comune mortale. Che non volesse dare troppe spiegazioni ai suoi colleghi durante la colazione? Era da stupidi visto che avrebbe potuto farglielo recapitare direttamente al suo studio. «Idiota di un Maverick!» E poi lo vide con una strana piccola macchia rossa volteggiare sopra di lui. «Per tutti i Murtlap! Ha davvero preso un cazzo di drago!» E che fosse nano e probabilmente acquistato al negozio della bellona giù al villaggio poco ne fregava. Morrigan Maverick con uno di quelli era fottutamente pericoloso. «Ti sei portato a letto la proprietaria per convincerla a vendertelo?» Fu il suo semplice saluto, recuperando ciò che più interessava lui dalla borsa per porgerglielo. «Sono venti Galeoni. E no, non iniziare a far storie, che cinque sono per il servizio reso. Sai perfettamente che avrei potuto chiedere molto di più». Il fatto che i due avessero trascorso, mesi prima, un'intensa notte di passione e che avessero flirtato ampiamente sulla drakkar per arrivare all'isola della Caria non significava che tra loro i rapporti erano del tutto privi di quell'aura di odi et amo -anche se avrebbe più sposato un odio e disprezzo- che li aveva caratterizzati per quasi vent'anni.
    Kenna Ivonne
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    Quando l'egregio signor Morrigan vide arrivare spedita l'egregia signora Kenna, poté quasi leggerle tra la mente e la carne ciò che la sua testa a forma di diamante stava pensando. Negli ultimi mesi il mago aveva ingaggiato situazioni particolari: era entrato in Excalibur con la speranza di cambiare l'organizzazione dall'interno e si era avvicinato a nuovi progetti oltre mare e oltre questa stessa dimensione valutando se lasciare o meno la cattedra di Magitecnica.
    In quel trambusto, ma non lo avrebbe mai ammesso, vedere quel volto accigliato, dai lineamenti spigolosi e il contenuto ancor più eccitante, fu come notare il nord in una bussola. Si, Kenna era un punto di riferimento, ma lei non lo avrebbe mai scoperto.
    «Per tutti i Murtlap? E questa dove l'hai sentita?» Gli occhi rotearono al cielo, le braccia si incrociarono e il voltò virò nella direzione opposta da quella in cui stava arrivando Kenna. Il sorriso sbocciò sulle labbra del magitecnico subito dopo «Punto primo, ora hai capito cosa devo farci con sto libro» Interessante. " 'Sto ". La ragazza stava imparando il romano denrisiano. «Punto secondo, coraggioso da parte tua ignorare la possibilità che sia stata la proprietaria a portarmi a letto per convincermi a comprarlo» Il che sarebbe stato completamente possibile ma, per un motivo o per un altro, in questo universo non era accaduto.
    Quando l'altra avanzò il prezzo maggiorato per il servizio reso, il capo dondolò ubbidiente come a voler dire "va bene". Poi la mano destra scivolò nella tasca sinistra tornando in superficie con un sacchettino in tela.
    Il braccio scattò come un fendente. Il gruzzolo ruotò a mezz'aria dritto verso Kenna. Il drago sbuffò, come a volerlo intercettare, ma poi se ne restò. Sia Morrigan che il suo nuovo amichetto erano curiosi di testare i riflessi dell'altra, più per divertimento che per informazione vera e propria. Morrigan sapeva quanto Kenna sarebbe stata abile a prenderlo; le sue mani potevano compiere meraviglie: e pervertiti, il grifo lo aveva scoperto giocandoci a Quidditch! Cosa stavate pensando?
    «Sono 20 Galeoni da cui ho tolto 5 Galeoni, per il servizio di "averti tirato fuori da quelle mura per goderti una bella giornata", per un totale di 15» Le spalle si chiusero tra loro e le mani di Morrigan andarono a posarsi sulla roccia sotto le sue nautiche mentre lo sguardo, disperso nel cielo, tentò di ignorare gli occhi dell'altra. Se non altro ora la bibliotecaria sapeva perché il docente non avesse richiesto un gufo - E non stiamo parlando del fatto che il suo drago se lo sarebbe pappato prima di subito -.
    «Ti sei trovata bene in Islanda?» Avrebbe domandato, sperando di ricevere nell'altra qualche notizia interessante sull'iceberg. «E toh, visto che sei una a cui piace trovare nomi complicati» Il capo indicò il drago che, ancora, svolazzava a qualche metro da terra tenendo stretto tra le grinfie il castoro maciullato «Come suggerisci che dovrei chiamarlo?».

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    Il suo arrivo ad una piccola radura nella Foresta Eterea, così come le sue osservazioni a voce normale ma a distanza considerevole, parvero non passare così in sordina.
    «Non sapevo avessi l'udito così sviluppato, Maverick», bisognava ammettere come gli alberi e la naturale eco avessero potuto contribuire a far arrivare quelle parole sino a lui e viceversa. Ma furono le successive parole a turbare, in un certo senso, l'animo della magistorica. «E, se per questo, neanche che fosse in grado di ascoltare quanto detto in negozio», pensiero che andò a concludere la frase pronunciata ad alta voce. In ogni caso, nulla le avrebbe vietato, al rientro, di mettere a soqquadro il negozio per vedere se avesse messo qualcuna delle sue cimici -ovviamente modificatissime, visto che all'esterno di Hiddenstone la magitecnologia sembrava svalvolare fortemente- per ascoltare tutto ciò che succedeva al suo interno. Ovviamente l'uomo avrebbe scartato buona parte delle registrazione, custodendo al più qualche incontro piccante vissuto col fabbro. «Gusti», commentò per poi virare i discorsi sul nuovo famiglio dell'ex auror e di come se l'era procurato.
    «Mpfh, non direi. Molto più nelle tue corde, Grifo». L'accento sui colori che aveva indossato decenni prima poteva sembrare un insulto, mentre per lei sarebbe stato solo una semplice attestazione di ciò che era. Un serpe travestito da Grifone, ma pur sempre Grifonscemo.
    «Spero tu abbia usato come si deve i cancondom». Un sorriso stiracchiato fu rivolto, recuperando poi l'oggetto per cui era arrivata fin lì, con tanto di botta e risposta sul costo effettivo dello stesso. «Ah ah, che simpatico!» Ovviamente una risata che più finta non si può proruppe dalle sue labbra voluttuose, con l'immancabile sguardo sollevato all'insù per così tanto ego che l'altro comunque continuava a manifestare con lei. «Più diventi vecchio e più sei tirchio. Bell'affare», commentò, facendo comunque ricadere il sacchetto di monete sonanti all'interno della sua borsa, prima di accomodarsi accanto a lui. Bisognava riconoscergli che fosse riuscito a tirarla fuori dal Leabharlann e quindi ne avrebbe approfittato per godersi un po' di sana aria pulita, sebbene un po' impestata dall'odore dell'uomo.
    «Benissimo, soprattutto perché non c'eri tu» Invero quasi le era dispiaciuto non vedere il viso del magitecnologo tra i membri della spedizione, però il blocco che aveva ricevuto dal capo villaggio sul finire di ottobre ancora permaneva a distanza di mesi.
    «Sai, non so se ti dà più fastidio che tu sia stato bandito o che io abbia partecipato a una spedizione del genere. Ma dimmi, cosa diamine hai detto per scatenare l'ira funesta di Sigurd? Dalle poche cose che mi hai scritto ho paura di non aver ben compreso. Okay essere criptici per paura di essere intercettati ma... hai un po' esagerato» Il riferimento era al breve scambio di messaggeri elementali avuti nel cuore dell'inverno, con la naturale curiosità della Serpe che pretendeva di essere soddisfatta. Ed ora avrebbe potuto ampiamente banchettarvi visto che erano lontani da occhi ed orecchie indiscrete.
    «Io nomi complicati? Forse mi confondi con qualcun'altra, eh» E seguì i movimenti della creatura che stringeva tra gli artigli la carcassa di un castoro che aveva visto giorni migliori. «Comunque direi Dearg, Lasair o Teine, ovvero rosso, fiamma o fuoco. Nomi brevi e facili da ricordare» Era normale pescare tra i termini del vecchio gaelico scozzese -dopotutto era pur sempre un'originaria della nazione che ancora oggi chiamava a gran voce la propria indipendenza dalla corona- prima di passare a qualcosa di più vicino al denrisiano.
    «Mentre se vuoi qualcosa legato agli antichi dei... Fafnir o Niddhog non sono affatto male. Anche se entrambi sappiamo che il migliore è Jörmungandr, al massimo lo accorci in Jörmung o Jörm. Insomma, hai così vasta scelta». Invero avrebbe potuto attingere a diversa letteratura fantasy babbana per trovare un nome che poteva esser degno per il drago nano e che riscontrasse i suoi gusti, così come ricercare qualcosa appartenenti a terre lontane, come la mitologia cinese o giapponese.
    Kenna Ivonne
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    Che una sempliciotta come Kenna si potesse scordare di quanto fossero sviluppati i sensi di un orso bianco segugio ex auror come lui lo diede per scontato. Sopratutto perché la stessa aveva avuto modo di provare quanto fosse sviluppato anche altrove. Madre natura non gli aveva dato l'umiltà, ma era stata fin troppo generosa con tutto il resto «Ora lo sai, MacDonald». Al contrario non si sentì in dovere di spiegare come fece a sapere tutto il resto. Kenna leggeva i libri e Morrigan le persone; la prima era stata letta dal secondo tante di quelle volte da perdere il conto, e avrebbe avuto bisogno di "sfogliarla con le dita" soltanto in altri lidi, su altri torri.
    «Certo, sarò il primo sponsor ufficiale per i cancondom. Hai iniziato a lavorare sul brevetto?» Le mani scivolarono sul sasso che lo stava sorreggendo, donandogli equilibrio e allargandogli le spalle. «Dici?» Ammiccò verso la mezza offesa dell'altra schioccando la lingua seppur mantenendo gli occhi fissi sul drago «E io che ti ho chiesto solo 5 galeoni e non 50 per tirarti fuori da quel posto? Sai quanto è difficile far uscire una libraia come te dal suo negozio? Non meno di recuperare un sonaglio da uno zouwu o da Giulietta».
    Il drago continuò a svolazzare a mezz'aria per tutto il susseguirsi dello scambio di battute. L'attenzione del magitecnico tornò sulla magistorica soltanto quando questa prese a parlare della spedizione. "Benissimo" Per quanto Kenna potesse essere stupida, non si aspettò che potesse usare parole simili in una spedizione che aveva visto la scomparsa di ben due giovani anime. Si, a Kenna serviva proprio una boccata d'aria.
    «Paura di essere intercettati?» Rise. «Se non fossi così criptico, una runista come te non avrebbe interesse nel decifrarmi» Affermò, senza sottolineare che in quanto detto ci fosse la considerazione che Kenna potesse riuscire a decifrare uno come lui. « Fantasmi in rivolta, porta rinforzi al tempio di Freyr. Victoruccia dice: liberiamoci del corpo di Fritzgerald, grazie. Baci, Morrigan Maverick» Quelle parole se le ricordava come se le avesse scritte ieri. Nella sicurezza il magitecnico era persino finito per chiedersi se il capo villaggio, a forse di andare per mare e offrire il suo sedere agli affamati vichinghi che portasse con sé, non fosse finito per trasformarsi in una primadonna da un momento all'altro. La risposta sembrava essere sì. Ma tra i tanti culi che Morrigan avrebbe potuto leccare, quello sfondato di Sigurd non sarebbe stato il primo.
    «Eh, no, penso proprio di non essermi confuso» Continuò lui, ammiccando all'altra. « Dearg, Lasair o Teine? Il tedesco non è il mio pane quotidiano» Sussurrò criptico e cremisi. «Dammi qualcosa di fantasioso ma moderno, su» Continuò, mentre il drago svolazzò fino al suo fianco.

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    Che con Dragomir fosse richiesta una dose di pazienza grande quanto quella che avrebbe usato con i dieci studenti più indisciplinati che aveva conosciuto nella sua carriera ormai ne era certa, quasi quanto il fatto che forse era rimasto al suo terzo massimo quarto anno ad Hogwarts in fatto di battute et simila. «Ti hanno servito pane e simpatia a colazione?» Non era la prima volta che storpiava il suo antichissimo cognome scozzese con quello della catena di fastfood più famosa del mondo e ora, come allora, le dava ancora fastidio, con una alta voglia di puntargli la bacchetta alla gola e privarlo una volta per tutte della sua voce. Ma sapeva anche che quel gesto non sarebbe bastato a fermare la sua personalità prorompente come un fiume in piena. Così come il suo estro, la sua parte più creativa e corva, come quella per i cancondom e il ridicolo spot che aveva messo su nella torretta diroccata. Se solo avesse saputo che lui avrebbe finito col fottergli l'idea per proporla in uno dei suoi compiti per il triennio dei G.E.M.M.A avrebbe finito col chiedergli più di 5 o 50 miseri Galeoni. «Non dovevi lavorarci tu? Eravamo rimasti così l'ultima volta», lasciò in sospeso il discorso, quasi il suo cervello volesse sorvolare il più velocemente possibile ciò che era seguito dopo quel momento, preferendo concentrarsi sul presente e il futuro più prossimo. Come le loro catene.
    «Lo sai che a conti fatti sei più tu quello in trappola tra i due? Il castello è solo una prigione dorata e tu, molto presto, te ne stancherai, se già non l'hai fatto» lo sguardo dai suoi occhi scivolò alla creatura senza nome prima di affrontare quanto accaduto all'iceberg. Lei aveva rimediato una cicatrice sul fianco, ben nascosta dagli strati di vestiti pesanti, dovuta più alla difesa pensata da Garlic per difenderla dagli squali che dalle creature o dalla lava incandescente. Ma forse, senza di quella, il viaggio di ritorno l'avrebbe fatto insieme ai corpi senza vita dei compagni di avventura di Nara e Rebecca.
    Per fortuna però quel momento passò velocemente per affrontare il motivo per cui fossero più vicini alla scuola dove lei aveva insegnato fin dalla sua fondazione e non nel suo negozio: un bando che, a conti fatti, sembrava davvero essere esagerato. «In effetti la tua grafia è di difficile comprensione e ne ho viste di scritture passarmi sotto il naso», osservò prima di librarsi in qualcosa di liberatorio.
    Kenna scoppiò in una risata genuina, di pancia, con spasmi che percorsero tutto il corpo tanto da costringerla ad alzarsi in piedi e a passare i polpastrelli agli angoli degli occhi. «Victoriuccia? Oddio, penso di non sentirmi bene» riuscì ad articolare, ancora con il riso a sgorgare dal suo viso che si era molto più ammorbidito lontana da Hiddenstone. «Due sono le cose: o è vera la storia che circolava su lui e la vecchia o davvero credo che abbia sbattuto la testa da qualche parte. Al più avrebbe dovuto bandirti per mancanza di grettezza, non di etichetta». Dopo tutto il capo villaggio le era sembrato un uomo di sostanza, poco attento alle apparenze, etichette e formalismi dove lei poteva essere eletta regina tra gli abitanti di Denrise a mani basse.
    E poi Maverick la confuse di sicuro con qualcun'altra, perché davvero non riusciva a spiegarsi perché proprio a lei -pg, non player- avesse posto un quesito del genere.
    «Tedesco? Freya dammi tu la forza! È gaelico scozzese» si portò le mani sul petto a fingere un mancamento, senza perdere del tutto la compostezza, complice gli occhi affilati che rivolse lui. «E poi parli proprio tu che hai il nome da donna?» Se proprio voleva trovare qualcosa di anticonformista avrebbe fatto meglio a chiedere ai suoi genitori, se ancora in vita, non a lei. Lei che al più avrebbe potuto fargli un piccolo favore. «Guarda, se proprio vuoi mi faccio spedire da una casa editrice babbana un paio di libri sui nomi, magari puoi trovare qualcosa di utile e... moderno». Una mano si posò sul suo braccio, quasi a tranquillizzarlo. «Ovviamente sarà un presente, per lei, non per te». Poi il suo viso si voltò in quella direzione che sapeva essere luogo di una casa ormai non più sua. «Cosa si dice al castello? Novità interessanti?»

    Kenna Ivonne
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    «Pane e simpatia?» Gli occhi volarono al cielo «Andiamo, l'ultima volta che ho sentito una frase del genere avevo ancora paura dei capitani fantasma» Un sorriso gli sfigurò il volto sciogliendo quella maschera di stoicità che aveva finto, per emulare l'altra, di possedere.
    «Oggi sei particolarmente audace» I fianchi si fecero morbidi e Morrigan si lasciò cadere con la schiena contro il masso. «Coraggioso da parte tua presupporre che quel castello riesca a contenermi» La voce si fece morbida. «Sai già come Hidenstone sia collegata per metropolvere alle più importanti città babbane o magiche» Per non offendere l'intelligenza dell'altra si limitò a farle intuire come l'uso di questi fosse limitato agli studenti ma non ai docenti. Morrigan guadagnava parlando di ciò di cui avrebbe parlato ugualmente, ma con un pubblico diverso, la mattina; e la sera se la spassava tra New York e Shanghai. Di come fosse solito introdursi al villaggio sotto polisucco (rigorosamente rubate dalle dispense della scuola) non disse nulla: Kenna rimaneva la guardia pronta a fare la spia al professore.
    E, in ogni caso, si sarebbe dovuto subire un "Eh, perché allora mi hai fatto venire fin qui gneh gneh".
    «Beh, è di difficile comprensione perché sono un tatuatore runico ormai. La mia abilità è anni luce di distanza dalla tua, aye, forse fra qualche punto in tecnica la capirai anche tu» Colpo di fianco per sfondare la quarta parete e poi riprese a sorridere.
    Il tuonare della risata di Kenna gli fece sembrare il corpo più leggero «Boh, lasciamolo stare. Sigurd è giovane, avrà tempo per migliorare». Sempre che non fosse morto alla prossima necessità di badarne il corpo inerme mentre degli schiopodi sparacodi erano pronti a banchettarci sopra «Mi rivedrai al villaggio per la prossima missione. Ti avverto» Il magitecnico continuò a fissare il cielo, rigato dai rami della foresta.
    Come una iena prese a sogghignare nel notare come quello scambio di lingue avesse fatto incazzare l'altra. Kenna era il suo libro preferito, e continuava a leggerlo anche dopo averlo finito parecchie volte. «Smaug, cosa ne pensi?» La domanda era rivolta all'altra ma il drago prese a svolazzare fino a posarsi sul masso di Morrigan. I denti si spalancarono e in una scatarrata gli ossi di scoiattolo vennero buttati a terra «Non sta succedendo niente da un bel po'. Sei quasi fortunata a non insegnare più» Continuò lui «Però sento che nell'aria qualcosa sta cambiando. Diamogli tempo».

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    «Perché ora non te la fai sotto con i fantasmini?» Che fossero fantasmi reali o interiori non importava, perché per quanto fosse pieno di sé Dragomir avrebbe sempre finito con il ricevere il conto dal karma. Fosse stata in lui avrebbe scherzato molto meno, ancor più quando non si rendeva conto che lui -come lei- stesse cambiando, insieme agli eventi. Come il suggerimento che lei aveva provato a dargli finendo però con l'essere incompresa o forse volutamente fraintesa. «Sai perfettamente che non mi riferivo al mero spostamento notturno o ai bagordi che tanto ti affascinano. Parlavo di qualcosa di più, ma ovvio che tu al momento non voglia sentire». Non si trattava proprio della vita oltre l'insegnamento ma proprio quella cattedra che in qualche modo legava il pizzico bronzo-blu che era in lui, con quella fame di avventura che a stento veniva soddisfatta dalle missioni svolte con e per i Predoni. Il sangue denrisiano che gli scorreva nelle vene non si smentiva mai e lui sarebbe passato alla prossima preda da lì a breve e, in ogni modo, anche se le duoleva un po' ammetterlo, stava mantenendo fede a quel marchio di fabbrica che metteva un po' ovunque: lasciare un posto meglio di come l'aveva trovato.
    A scuola almeno.
    Perché con lei, quel giorno, stava facendo di tutto per fare decisi passi indietro rispetto a quelli compiuti in avanti sul finir dell'estate. E preferì lasciar scivolar via lo sfondamento della quarta parete -ha sfondato altro, piuttosto- e concentrarsi sul riso scatenato dalla sua missiva per Sigurd, salvo poi farsi seria alla certezza con cui affermò che sarebbe stato presente alla prossima missione. «Come scusa? Il bando ha quindi una scadenza o ti stai dilettando con la divinazione?» O direttamente un piccolo accenno di meta? «Ad ogni modo un uomo in più fa sempre comodo», si avvicinò a lui, portando i loro visi alla stessa altezza e abbastanza vicini. «Forse» e si allontanò, dando il via alla fiera dei nomi, con un finale che aveva largamente previsto, dando il peso di quanto conoscesse il magitecnico, sebbene lui avrebbe sempre cercato di sbugiardarla in proposito. «Smaug? Serio? Tu volevi essere moderno, fuori dagli schemi, e mi prendi il nome di uno dei draghi di Tolkien?» Un facepalm -l'ennesimo con lui- venne riprodotto dalla strega, risparmiandosi l'occhiata di traverso ed il fatto che avesse preso i suoi suggerimenti per buttarli letteralmente nel cestino. In poche parole: odioso.
    «Il vento sta cambiando, solo che non so in che direzione ci porterà. Sarà meglio che vada ora, spero di vederti in vesti e luoghi più degni» Recuperò le sue cose, pronta a ripercorrere la strada che l'aveva condotta sin lì, salvo poi girarsi e rivolgersi direttamente alla creatura. «Ah, Smaug, cerca di far rigar dritto il tuo padroncino. Ne ha bisogno».
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    MacEwen

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    Nothing is absolute. Everything changes, everything moves, everything revolves, everything flies and goes away.
    "

    Negoziante
    Serpeverde
    ex-docente

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    +1 Intelligenza per Morrigan e da inserire in oggetti il libro "Dall'uovo agli inferi: guida pratica per l'allevatore di draghi" di Christopher Shakebeat.
     
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7 replies since 25/2/2021, 16:43   110 views
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