una libraia per favore

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    Philipp Garlic
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    'Solo una cazzo di inglese di merda poteva aprire una libreria a Denrise'
    In vero il negozio era ben più vecchio della nuova gestione del locale (non a caso si trattava, appunto, di una nuova gestione), inoltre non vi era qualcosa di finemente ipocrita nell'insultare un negozio salvo poi starci giusto andando?
    Sì e no: Philipp non stava andando al Leabharlann per imparare come lo si leggesse o scrivesse o per comprare un libro, ci stava andando per comprare la nuova proprietaria 'Kenna'
    Ora, i lettori più attenti avranno notato come fosse alquanto strano tutto ciò, soprattutto il fatto che il biondone avesse imparato il nome di una persona non denrisiana (RIP Ariwen), ma anche chi lo incrociava in quel caldo pomeriggio di fine settembre avrebbe potuto avere i medesimi dubbi, del resto il ragazzo vestiva come al solito, ma anche no: anfibi, pantaloni neri, cintura nera con fibbia metallica recante sopra il disegno di un teschio, maglietta bianca iperaderente e sottile, che lasciava poca immaginazione sulla forza e le dimensioni dei suoi muscoli. Nulla di che, appunto, ma era chiarissimo che le scarpe erano più lucide del normale, che la fibbia era ben più evidente del suo stile povero classico e quella maglietta gridava alternativamente "pietà" e "guardamiiii", così come non era certo normale trovare il biondo con un taglio di capelli fresco, curato e rasato da un lato secondo la moda (o almeno così lui credeva).
    "C'è nessuno?" entrò nella libreria senza troppi convenevoli, ostentando sicurezza e forza, carezzando distrattamente al su fianco destro la bacchetta, in un fodero rosso sangue, e sull'altro un paletto in legno.
    Si guardò intorno, posando immediatamente gli occhi sulle novità 'Mh... chissà se c'è qualche saggio interessante' disse colui che ne era un forte patito e qualche minuto prima aveva reputato inutile quel negozio, ma del resto l'ipocrisia era di casa a Villa Garlic.
    Si sistemò il ciuffo e distrattamente sperò che il proprio profumo fosse percepibile ma non eccessivo (oh sì, si era messo pure quello!), quindi rimase lì in attesa, sbirciando intorno e attendendo l'arrivo di chi sperava di rivedere dopo troppo tempo.
    RevelioGDR


    Kenna MacEwen
     
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    Kenna Ivonne MacEwen



    «E con questo sono trecentosessantuno Galeoni.» Informò l'ex docente posando un manuale di magia bianca sopra una pila traballante di libri che un attempato signore era pronto a portarsi a casa. Un attempato signore che non faceva altro che occhieggiare la scollatura del suo vestito. «I miei occhi sono almeno trenta centimetri più su.» E nel dirlo avrebbe sollevato le dita della mano destra fino ad indicare i due profondi occhi da gatta. L'uomo si limitò ad arrossire e borbottare delle scuse maldestre mentre lei non lo degnò di ulteriori attenzioni dopo aver sistemato i suoi acquisti in un paio di sacchetti prima di incassare l'intera somma dovuta. E a quel suo arrivederci non poté che aggiungere un mentale «A mai più.» Non solo era un porco ma era anche uno di quei compratori compulsivi che voleva prima toccare con mano i libri prima di scegliere quello che più lo interessava, finendo con l'avere diversi tomi sul bancone. Fu mentre si allontanò verso lo scaffale dedicato alla mitologia norrena che sentì la voce calda e familiare di un altro uomo. Una voce che fu capace di scatenarle i ricordi di una notte di follie dopo la triste disavventura di Naga Berteg. Perlomeno erano piacevoli. Il viso della magistorica spuntò da uno degli scaffali più vicini alla porta d'ingresso permettendole di poter osservare in tutta libertà il posteriore dell'uomo con cui aveva scambiato della saliva davvero promettente. Ai capelli fluttuanti seguì l'intero corpo fasciato da quel corpino in pizzo e quella lunga gonna di velo color terra bruciata che ben si sposava con il suo incarnato. Se l'abito aveva già suscitato l'effetto indesiderato di un anziano chissà cosa sarebbe successo all'uomo dai tanti paletti. «Phill, qual buon vento ti porta qui?» Avrebbe cercato di coglierlo di sorpresa presentandosi alle sue spalle, senza che le sfuggì quel tic curioso di toccare proprio una di quelle armi che aveva visto in azione lo scorso autunno. Il profumo dell'uomo era più deciso rispetto all'ultima volta e persino il taglio dei capelli sembrava fresco fresco di magibarbiere. Che si fosse messo in tiro per acquistare un libro? Improbabile, seppur la donna conservasse dell'uomo ricordi legati ad una curiosità dirompente per il suo lavoro. O forse era per il suo corpo? Chi mai lo avrebbe saputo con certezza. «Dimmi pure come posso esserti d'aiuto.»



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    Philipp Garlic
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    'Fanculo a lei, a 'sta cazzo di libreria di merda e al mare che non si è portato negli abissi questo cesso a cielo aperto!' insomma, Phil era nervoso e si stava prontamente sfogando su qualsiasi cosa a tiro, fissando la panca con le offerte, così come le alte librerie, leggendo solo per finta nomi ed autori, senza in vero capirci una beneamata mazza 'E soprattutto fanculo a me per essere qui!'
    Il biondone non era mai stato uno semplice, o uno socievole. O, diciamolo, anche solo uno simpatico: aveva sempre avuto un caratteraccio, che aveva limato esattamente come faceva con i paletti, rendendolo solo più spigoloso e pungente, quasi la sua unica missione fosse stare sull'anima a tutti, eppure quel giorno si stava davvero superando, nel suo cuoricino, e ciò doveva pur voler dire qualocosa: cosa diamine lo attirava ed innervosiva tanto in Kenna.
    "Phill"
    'E' lei.' non la percepì giungergli alle spalle, non aveva ragioni per stare sulla difensiva, non aveva mai spiccato in intuito e in generale era troppo nervoso per essere attento, sicché lei riuscì in quella semplice, ma per molti impossibile, impresa: sorprenderlo. Ne godette i frutti, giacché vide quelle natiche contrarsi, erigendo completamente la sua schiena, che si aprì lievemente, allineando le spalle e drizzando il collo e quindi il capo. Come un colpo di frusta, delicato ma scoccante, la favella della donna aveva teso ogni muscolo nel corpo del ragazzo, facendo sì che nel momento in cui si voltò fosse nella sua miglior forma, sottolineando tutto il lavoro di pulizia ed ordine che aveva fatto quel giorno per agghindarsi, per lei, solo per lei.
    'Porca... troia' lo sguardo eterocromatico del Cacciatore si posò sulla donna, sul suo volto, le sue forme, i suoi abiti, e neanche quello sguardo poté rimanere indifferente o quantomeno neutrale, per quanto lui, tendendo le mandibole, ci stesse provando, ma era più forte di lui, era oltre le sue possibilità, come era sempre un po' stato con la magistorica, ragion per cui non era mai riuscito a staccarsela dalla testa: come con lei, non si era mai sentito con nessuno.
    "Kenna" alla fine riuscì a spicciare parola. Cercò di mostrarsi sorpreso [Carisma 20], quindi cercò di mostrarsi fiero, forse fin un po' indispettito "Avevo sentito dire che una pazza aveva deciso di aprire un negozio di libri al Villaggio: volevo vederla con i miei occhi" propose lui, sprezzante, tossichiando anche per mascherare l'imbarazzo, l'interesse e in generale l'emozione. [Carisma 20]
    "Non immaginavo fossi tu" mentì spudoratamente. Cercava di fare il duro e come un bambino stava facendo quello che disprezzava ciò che voleva comprare, trattando male la bambina che gli piaceva, ma lì erano tra adulti e certe dinamiche erano al massimo stancanti, se non ridicole, soprattutto se si sapeva mentire così male e si riusciva così poco a discostare i propri occhi dalle forme del proprio oggetto del desiderio 'Spogliarti?' fu lei a chiedergli come potesse esserle utile e la violenza di quel pensiero sorprese più il Cacciatore di chiunque altro. Non arrossì solo perché se lo avesse fatto si sarebbe piantato da solo un paletto nel cuore.
    'Merda' doveva accorciare le distanze, ne sentiva il bruciante bisogno. Lo fece rapidamente, pericolosamente, imponendo la propria stazza, nonché la propria presenza, nello spazio vitale della donna "In effetti tu non sei mai stata una donna ordinaria" ammise lui, riprendendo il vecchio discorso da lui iniziato goffamente "Sei più il genere di donna che sparisce nel nulla verso chissà quale intricato mistero"
    Lo disse con tono neutro, tenendo il suo sguardo glaciale su di lei: le stava facendo dei complimenti o la stava biasimando? Lui, in vero, non lo sapeva: era troppo occupato a domare la bestia che si era risvegliato in lui, con la quale aveva davvero poca esperienza.
    Lanciò una lunga occhiata alla porta, desiderando per alcuni istanti sprangarla, anche se poi, ovviamente, non fece altro che riportare il suo avido sguardo su di lei "Ti trovo bene, comunque" mormorò quasi, alla fine, sentendo il disperato bisogno di occupare un po' quel silenzio tra di loro, forse nella speranza che lei non lo leggesse come un libro aperto.
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    Kenna Ivonne MacEwen



    Bisognava ammettere che Ivonne mai e poi mai avrebbe pensato di udire la voce del Denrisiano nel suo negozio. Ciò era dovuto al fatto che ben pochi natii del posto riuscivano a superare la soglia di quella libreria riportata a nuovo, preferendo di gran lunga bettole e locali di dubbia moralità a della buona e sana -noiosa- cultura. Una scommessa che comunque la scozzese aveva deciso di fare, investendo parte dei suoi risparmi in quel negozio che era più un luogo di pace e di rifugio che una speranza vera e propria di sostentamento. Fortuna era che i vari Ministeri continuavano a cercarla per eventuali consulenze legali e storiche pagandola fior fior di Galeoni anche per quattro parole scarabocchiate velocemente su un pezzo di pergamena. E la scommessa l'aveva comunque portata ad accogliere persone strambe, persone del passato e a ritrovare persone con cui sembrava avere dei conti in sospeso -non per forza in negativo- proprio come Filippo Aglio. «Il bel culo non è cambiato di una virgola.» Lo sguardo le era scivolato proprio lì, complice quel movimento di natiche sode che si contrassero quando cercò di prenderlo di sorpresa alle sue spalle. E sembrò riuscirci dato che il più giovane dei due si mostrò teso più di una corda di violino. Era certa che se si fosse trovato su un patibolo la sua aria e il suo corpo sarebbero stati di gran lunga più rilassati in quel momento. Eppure erano entrambi in piedi nella sua libreria con lui che lasciò scorrere quello sguardo particolare lungo tutta la sua figura, prima di dar via alla fiera dell'imbarazzo, soprattutto per lui. «Che strano... me lo ricordavo più sicuro di sé.» Osservò l'ex docente sorridendo sorniona a quella finta aria sprezzante volta solo a nascondere un senso di inadeguatezza misto ad un interesse per lei? Che, se ben ricordava, aveva sentito qualcosa di interessante schiacciata contro un muro vicino la locanda dove si erano incontrati. O, semplicemente, era la totale assenza di diversi shot di super alcolici, mandati giù come se fossero bicchierini ad acqua a suon di brindisi per ciascuna ragazza rapita, a renderlo più rigido e non per lo stesso motivo di qualche mese prima. «In effetti pazza mi mancava nella lista di aggettivi che mi descrivessero. Ti ringrazio.» Commentò ironica, sapendo come quelle parole fossero menzognere [Intuito 30?] ricordandole l'incipit di una vecchia commedia babbana dove una mamma rassicurava la propria figlia che se quel maschietto le avesse fatto i dispetti, tirandole le trecce e calciando la sua torta di fango, era perché in realtà cotto di lei. Peccato però che tutta la trama ruotava nell'abbattimento di quello stereotipo. Che invece Phill fosse l'eccezione che confermava la regola? Non si mosse di un passo -semmai ne fece qualcuno in avanti per andargli incontro- finendo con il condividere lo stesso respiro. Fortuna che erano solo loro due, sarebbe stato alquanto sconveniente farsi trovare in un atteggiamento del genere, per di più con un denrisiano. Non voleva mica che si spargesse la voce che la libreria altro non era che la copertura di una casa per appuntamenti. «Descrizione perfetta, Philipp. Ti darei un Eccezionale se fossi ancora una docente.» I suoi occhi da gatta si alternavano tra quelle labbra che conosceva fin troppo bene e quelle iridi così diverse ma affascinanti, rendendo interessante ai suoi occhi quello che, a conti fatti e rapportato a lei, era solo un ragazzino. Figo, ma pur sempre ragazzino. Un ragazzino che però l'affascinava e la stimolava come pochi altri uomini e donne c'erano riusciti in passato. «Anche io ti trovo bene, decisamente.» E la mano affusolata, la destra, andò a posarsi sull'avambraccio dell'uomo a lei più vicino stringendolo leggermente prima di lasciarla comunque lì, a mantenere un contatto fisico oltre che visivo. «Ti offrirei pure qualcosa da bere.. ma ho preferito lasciare tutto al piano di sopra e rende free alcol il negozio.» Spiegò, indicando con un cenno del capo il soffitto, senza però interrompere la connessione visiva. «O così o finivo con l'avere una cirrosi epatica nel giro di un paio di mesi.» Aggiunse divertita solo nel tono e molto meno nell'espressione del viso. Non che fosse una incline al sorriso, quelli erano piuttosto rari e per pochi e per lo più di scherno che sentiti. «Vuoi fare un piccolo tour? Tanto non c'è nessuno al momento... potremmo anche uscir fuori.» E con la mano libera indicò la porta finestra spalancata sul piccolo chiostro ben curato e pulito. Magari avrebbero potuto optare per sedersi comodamente ad una delle panche di pietra invece di starsene lì in piedi come due perfetti idioti. Nel dubbio lasciò scivolare -con molta calma e tanta malizia- la mano dal suo braccio fino a tornare parallelo al suo corpo, guardandolo curiosa in attesa della sua prossima mossa.



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    Philipp Garlic
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    Philipp era un ragazzino?
    Rispetto a Kenna aveva in effetti qualche anno in meno, non troppi, ma neanche abbastanza pochi da reputarli irrisori, tuttavia Philipp certamente non era ed appariva come un ragazzino: combatteva da anni i mostri ed aveva condotto sempre una vita dura e rigida che lo aveva forgiato nel corpo e nell'animo. Niente lo intimoriva o gettava nel panico, e la risolutezza (frammista alla testardaggine) era una sua dote innata.
    Eppure in quel locale, forse un po' un ragazzino lo era.
    Non aveva mai corteggiato qualcuno, men che mai una donna: aveva avuto due relazioni importanti con due fratelli, ma erano stati loro a piombargli in casa e lui era passato dall'una all'altra senza soluzione di continuità (o perdono della prima), poi si erano avvicendate delle persone nella sua vita, dopo la morte di Will, fugaci, rapide, selvagge, non certo il genere di persone che volevano o sapevano essere corteggiate, ma che al massimo potevano essere domate, o potevano domare lui.
    Era un'esperienza nuova, dunque, e il nuovo specialmente con una persona così quadrata significava solo una cosa: paura. Fu la paura a rendere le sue chiappe ancora più marmoree e la sua recita ancora più grottesca, ma come poteva non aver paura quel povero ragazzo? Lei era bellissima, sensuale, sicura di sé, sembrava sapergli leggere dentro e capire cose che lui neanche sapeva da che parte si girassero. E soprattutto era una donna e lui come uomo forse non sapeva essere sicuro quanto bastava e se con perfetti sconosciuti forse ciò non era un problema, con una persona che esordiva ricordando perfettamente il tuo nome forse lo era, al netto soprattutto di quella bruciante notte, che lui mai era riuscito a dimenticare, forse idealizzandola fin troppo e rendendola più che un ricordo piacevole un incubo: davvero poteva esistere al mondo qualcosa di così incredibile? Davvero era in grado, di nuovo e da sobrio, di sentirsi in quella maniera?
    Le domande erano davvero tante e per quanto cercasse di focalizzarsi sulla donna, sulla sua vista e sulla reazione che lui aveva a lei, esse lo tormentavano rendendo solo più ridicolo di quanto non fosse stato.
    "Prego" disse lui, fermo e serio, non sapendo bene se congratularsi per aver recuperato un barlume di dignità o prendersi a calci per aver esordito insultando la bella 'Forse è meglio spiegarsi' del resto entrambe le sue tesi traevano vantaggio da quel gesto: poteva catalizzare quel barlume di sicurezza che stava ostentando e, magari, rimediare al pessimo esordio con altre parole, magari - addirittura - dei complimenti, perché no (erano gratis, no?).
    Si avvicinò a lei e la definì come lui la viveva, incontrando l'interesse di lei, che addirittura gli avrebbe dato la E. A quelle parole inclinò un sorriso morbido, addolcendo anche lo sguardo "E la lode?" chiese lui, forse tentando di giocare con la donna, forse anche rincuorato dal fatto che il suo sguardo accarezzasse il corpo di lei come quello della ex-docente faceva col suo corpo e le sue labbra.
    Tentò di abbozzare un ghigno all'apprezzamento di lei, ma gli morì dentro quando lei lo afferrò per un braccio 'Per le folgori di Thor' quando sentì il tocco di lei, fu come ricevere lungo tutto il corpo una scarica elettrica, al punto che dovette uccidere la propria aria da sbruffone nascente pur di reprimere un sibilo di eccitazione e salvare un minimo la faccia "Mi sono allenato molto in tua assenza. La forgia ha forgiato anche me e il mare ha temprato il resto" disse infine, raccontando qualcosa di sé, sempre nel tentativo di vendere l'immagine dell'uomo forte che voleva essere e che, in fondo, iniziava a credere di essere, specialmente con lei così pericolosamente vicina.
    'Se entra qualcuno lo sfondo' pensò in un impeto di passione o forse di esasperazione, lanciando un secondo furioso sguardo alla porta, riportando poi le assimetriche iridi alla bella quando questa parlò di bere e spiegò perché non avesse molto da offrire lì.
    Seguì il mento, il naso e gli occhi di lei al soffitto, lentamente, e mantenne alto lo sguardo per un poco 'Ma come fa... a farmi sentire così?' e con la consapevolezza che fosse stato per lui l'avrebbe presa, portata di sopra e non fatta scendere più almeno fino al mattino dopo (se fantasticavi, dovevi farlo bene no?), riportò le iridi asimmetriche lei, con una luce diversa, più brillante e decisa "Una fortuna nella sfortuna" ammise lui "Visto che alla fine è venuto fuori che la pazza della libreria sei tu, volevo offrire io da bene" propose, inclinando poi il capo alla proposta di lei.
    Seguì il suo sguardo ed osservò il chiostro, per un po', per diversi secondi, salvo poi riportare lo sguardo alla porta di ingresso del locale, sempre e comunque ancora maledettamente aperta, com'era giusto che fosse. La studiò, poi studiò ancora il chiosco e la donna, poi iniziò a scuotere lievemente la testa.
    "Invitante. Ma prima voglio compare qualcosa" a quelle parole si voltò ed iniziò ad aggirarsi per la libreria, cercando curioso lo sguardo di lei e forse offrendole il proprio braccio "Insomma, non sono molti i denrisiani che sanno leggere" propose con una piccola risata "E poi sono davvero alla ricerca di un manuale sulle creature oscure e oniriche: il problema dei gaunt non è ancora risolto e sto facendo ricerche" spiegò alla bella, sperando che potesse aiutarlo a trovare il testo giusto e, perché no, un aiuto alla soluzione.
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    Kenna Ivonne MacEwen



    L'età è solo un numero. Un detto babbano vero ma fino in parte, dato che a quel numero corrispondevano, solitamente, maturità, stili di vita e desideri diversi che col tempo finivano con l'allontanare due persone. Ma al momento non era il primissimo dei pensieri della Serpeverde, soprattutto perché quanto la sua pupilla riusciva a captare insieme all'olfatto sollecitato dal profumo che si era spruzzato erano stati capaci di far volgere i suoi ragionamenti verso altri lidi. Forse, dopotutto, stava davvero prendendo una nuova strada da quando il suo contratto non le era stato rinnovato. Qualcosa si era iniziato a smuovere con l'acquisto di quel negozio, spostando la sua ambizione su altri livelli, seguito dallo strano incontro con l'ex nemico dai tempi di Hogwarts spostando la tensione che avevano sempre avuto su altri piani, fino ad arrivare a quel giorno con Philipp che si aggirava per il suo negozio rendendo palesissimo il fatto di sentirsi un pesce fuor d'acqua. E che pesce. Scivolare, con grazia, fino a lui, lasciarsi avvolgere dal profumo e dal calore che il suo corpo emanava, complice anche quell'imbarazzo che lo sembrò avvolgere, donandogli ancor di più un'aria da ragazzino. Così come lo scambio di convenevoli affatto convenzionali che comunque non riuscirono ad indispettirla più di tanto -a differenza di qualcun altro- forse anche per quell'atteggiamento adoperato dal biondo nei suoi confronti che aveva più la volontà di difendersi che attaccare davvero. «Oh, per avere la lode dovrai impegnarti molto di più.» Lo sfidò non solo con le parole, ma anche con lo sguardo ed il linguaggio del corpo, con le dita che tamburellavano sulla stoffa del vestito che fasciava e valorizzava i punti giusti del suo corpo sinuoso. Questo prima di non riuscire più a resistere all'impulso di sfiorarlo come a voler saggiare il guizzo dei muscoli ben fasciati da quella maglietta chiara che non lasciava nulla all'immaginazione. Erano i muscoli di un uomo che amava il suo lavoro e che si lasciava temprare da esso in ogni singola fibra del suo essere e a quell'ammissione di allenamento la strega sorrise sorniona senza però pronunciare alcuna parola da quelle labbra dischiuse che lasciarono sfuggire un piccolo sospiro. «E credi che una sola volta potrà bastare? Come minimo mi aspetto un conto aperto al Canto della Sirena a mio nome.» Non era stata una perfetta padrona di casa ma un'ottima proprietaria di un negozio sì, optando per presentarsi sobria, in abiti perfetti, con un trucco curato e fresco piuttosto che sciatta e prossima alla morte come avrebbe desiderato tanto qualcun altro che aveva pensato bene di tradirla. E arrivò persino a proporre un piccolo tour pur di evitare che si trasformassero in due statue o due belve arrapate, come suggeriva lo sguardo eterocromatico che si alternava tra la porta, la mano ferma sul suo avambraccio ed il suo viso. «Mmm... dovrei avere un paio di volumi che potrebbero fare per te e le tue ricerche.» L'ultima parola sembrò più assumere un tono di domanda che di affermazione, dato che l'immagine che il denrisiano trasmetteva era tutto tranne che quella di uno studioso, un po' come tutti gli abitanti dell'isola del resto. «Almeno contribuisci al circolo della moneta sull'isola.» Con un cenno del capo si allontanò fino a prendere il libro di Ramon Torres, suo caro amico di vecchia data, che aveva concentrato i suoi studi sulle creature oscure ed un piccolo compendio dal tono più scolastico e decisamente di più facile reperibilità e fu il primo che, una volta posato sul bancone, fu spinto nella direzione delle più belle chiappe di Denrise. «Visto che dici di saper leggere credo che troverai questo davvero molto interessante. Helizondo è davvero un uomo magistrale.» Lo presentò carezzandone la copertina in pelle nera e con la scritta intarsiata in eleganti lettere d'argento, recante il titolo dell'opera, ovvero "Demoni, Inferi e Creature Oscure". «Ti costerà un po' ma ne vale decisamente la pena.» L'uomo avrebbe potuto accertarsi da solo del prezzo del volume sulla parte interna della quarta di copertina che recava un piccolo talloncino di pergamena applicata che segnalava come sarebbero stati necessari quarantatré galeoni per poterlo portar via.



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    Acquisto di: Demoni, Inferi e Creature Oscure di Helizondo Ramos Torres 43 Galeoni. +1 Coraggio
     
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    Philipp Garlic
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    L'età era solo un numero e come tale opinabile e relativo. Certo, ma tutti sapevamo come in amore fossero importanti i centimetri e le taglie di seno, soprattutto all'inizio di una relazione, quindi sarebbe stato ipocrita dire che sette anni di differenza fossero un'inezia, ed era ovvio che in vari momenti entrambi ci avessero pensato.
    Certo, magari non era il primo pensiero vedendo le chiappe sode del ragazzo o il suo sguardo perso per il locale, conteso tra la sua curiosità in saggistica e la paura di sminuire il virile uomo che tentava di essere, ma era e restava un pensiero, anzi, una realtà. Non fu forse un caso che i due si trovarono a parlare di voti, tra l'altro - anch'essi numeri, in ultima analisi - a ribadire come forse tra loro non sarebbe stata male una bella cattedra e un registro; fortuna che i tempi moderni, ormai, avevano codificato il concetto di MILF, pornoprof e vi fosse ormai una sterminata videografia su docenti molto disponibili nei confronti dei propri allievi particolarmente dotati dal punto di vista fisico, come sarebbe stato il caso di Philipp.
    Ma, ci si teneva a precisarlo, quello non era un film porno "Sei una donna davvero esigente" per quanto i dialoghi, a volte, non si discostassero molto dal genere.
    Philipp prima di parlare aveva emesso un verso di stizza, mantenendo comunque uno sguardo confidente nei confronti della bella donna, del resto l'interesse di lei era comunque evidente, tanto dal suo sguardo quanto poi dal suo tocco e ciò a lui poteva bastare: era un Cacciatore, era nella sua natura faticare e pazientare per avere qualcosa; ciò che lo spaventava era il fallimento totale, non certo il dover sudare, soprattutto sotto le seducenti sferzate di Kenna.
    I suoi muscoli reagirono al suo tocco, prendendo quasi vita. Scorrevano come serpi sotto la pelle del ragazzo, piegando gli arti e le falangi e dando prova della loro indipendenza e della loro forza, continuando che lui lo volesse o meno, tanto che anche mentre si parlava di alcoolici quell'intrigante spettacolo si protraeva.
    "Un conto aperto da quello sboccato di Jonathan con tutte quelle ragazze con neanche la metà della tua classe e un quarto della tua intelligenza?" chiese lui, nel mente ci si teneva a precisare che si stava includendo nel conteggio anche Rebecca, al fine di assicurare che anche in questa role fosse stato debitamente maltrattato un PG di Giada "Se vuoi che ti spacchi il fegato ok, ma potremmo farlo dove non ci possano rompere le palle" propose lui, levando gli occhi sopra di lui, indicando il piano superiore "Tipo qui. O da me."
    Era forse una proposta quella che lui stava dicendo? Era altamente probabile, del resto su una cosa lui e Kenna erano d'accordo, ovvero che fosse ridicolo rimanere in piedi a parlare del più e del meno: lui voleva quagliare, lei almeno andarsi a sedere, ma come spesso accadeva la giusta via di mezzo non prevedeva nessuna delle due vie e passava tramite Ramon e il suo intrigate saggio su Demoni, Inferi e Ceature Oscure.
    "Mai sentito" affermò prendendo in mano il libro e aprendolo, saggiandone soprattutto al tatto la carta "Però da come ne parli sembra quasi che tu lo conosca..." e nel farlo staccò per un istante gli occhi dal libro, fissando lei di sottecchi, forse molto curioso della risposta, scoppiando poi in una piccola risata quando ne seppe il prezzo.
    "Ottimo" disse lui, chiudendolo di botto, dopo aver scorto fondamentalmente solo l'indice "Lo acquisto e anche il prezzo mi sembra buono..."
    Avrebbe reso il libro alla donna e con esso i galeoni dovuti, lasciando alla donna effettuare tutte le commissioni necessarie a formalizzare l'acquisto, piantandole costantemente gli occhi addosso, predatorio ed inflessibile. Una volta concluse le operazioni, forse esasperato dalla situazione, si sarebbe fatto appresso a lei, tentando di afferrarla per l'avambraccio destro per tirarla a sé, tentando di cingerla "Chiudi presto oggi" le avrebbe mormorato, forse a due centimetri dalla sua bocca "Ti aspetterò fuori..." e così dicendo si sarebbe staccato, prendendo la via della porta, agitando il libro "Tanto avrò lui a tenermi compagnia..." propose, volgendo di lato il capo e rivolgendo solo un occhio furbetto ed eccitato alla donna, pendendo la via della porta.
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    ♛ Titolare Leabharlann | ✎ 33 anni |
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    "C’è la storia, poi c’è la vera storia, poi c’è la storia di come è stata raccontata la storia. Poi c’è quello che lasci fuori dalla storia. Anche questo fa parte della storia." M.A.


    Kenna Ivonne MacEwen



    Nell'ultimo periodo stava riscoprendo un vecchio lato di sé, che credeva ormai morto e sepolto, complici proprio i denrisiani: l'arte del flirtare. L'aveva fatto qualche settimana prima con il suo antico nemico a suon di schermaglie, battute e frecciatine che li avevano portati ad un incontro ravvicinato che mai avrebbe pensato di fare, soprattutto non con lui. E poi lo stava facendo proprio in quel momento con l'uomo che aveva intravisto nello scontro con Naga e poi conosciuto ad una locanda salvo poi perdere i contatti per via del suo peregrinare all'altro lato della Manica. Sembrava quasi che quella pausa che era stata messa dopo quel bacio bollente fosse stata sostituita da un play e non da uno stop, poiché la percezione che ebbe la strega fu proprio nel riprendere esattamente da dove si erano lasciati, con forti tinte hard che incendiarono anche gli anfratti più oscuri. C'era poco da dire, Garlic era capace di farle ribollire il sangue nelle vene con un solo sguardo. Così era finita con il dar vita ad uno scambio di battute che mai con nessun altro avrebbe fatto, facendo leva sulla sua vecchia professione permettendo di rivelare quanto fosse esigente e dalle più alte aspettative. Dopotutto c'era il voto dato ad un magitecnologo da superare e se solo avesse saputo davvero della diatriba tra il biondo ed il pizzuto l'avrebbe volta senza dubbio in suo favore, dato che sarebbe bastato toccare i giusti tasti per vedere quanto l'impalettatore sarebbe stato disposto a fare per guadagnare il primo posto.
    Nel contempo però apprezzò seguire con la vista ed il tatto il guizzo di quei muscoli attivati dal suo tocco delicato sul braccio, frenando una risata nel sentirlo -ancora una volta- decantare le sue qualità. «Non è forse la locanda preferita dei Denrisiani? Andrà più che bene lì e poi brillerei ancora di più.» Si passò la lingua ad umettare le labbra. «Tanto paghi tu, no?» Non aveva assolutamente bisogno che qualcuno le pagasse da bere però era un ottimo modo per vedere la reazione dell'altro. Anche se i piani del Predone sembravano essere altri, visto che con candore -tzé- fece comprendere come non volesse altri oltre loro due, con tanto di invito ad una delle rispettive abitazioni. «Hai capito il ragazzino...» Non avrebbe né accettato né negato quell'invito a parole, ma il suo corpo lo fece con un impercettibile cenno del capo e quegli occhi socchiusi già al solo pensiero del sapore dell'alcol sulla sua lingua. E forse non solo di quello.
    Per fortuna che Garlic la richiamò al suo ruolo di libraia, chiedendole qualcosa che potesse contenere le creature oscure della sua ricerca presentandogli due volumi ma consegnandone solo uno. «Sì, lo conosco. Un vecchio e carissimo collega, nonché amico.» Tamburellò con le dita affusolate sul bancone in una riproduzione di un'armonia tutta sua. «Visto che lo prendi mi aspetto un commento quando lo finirai. Sono certa che Hector apprezzerà il commento di un Predone avventuriero come te.» Riprese il volume e lo posizionò sul bancone lasciando poi che la carta marroncina, animata con colpo di bacchetta, andasse a chiudersi in un perfetto pacchetto con tanto di spago come nastro mentre lei si premurava si incassare i Galeoni e rilasciare un piccolo scontrino che infilò in un sacchetto insieme al libro. Tenendolo per i manici sarebbe tornata dall’uomo, pronta a porgergli il sacchetto se non fosse che con uno scatto fulmineo riesce ad attirarla a sé, cingendola. Il respiro, così come allora, si infrange sulle sue labbra dischiuse dalla sorpresa; il calore delle dita sul suo avambraccio si espande con rapidità lungo tutto il corpo; l'eccitazione spazza via lo smarrimento iniziale. Non era tanto un invito quelle che le venne letteralmente mormorato sulle labbra, quanto più un'imposizione. La voglia di dirgli di no era tanta, soprattutto per mantenere fede al suo essere (f)rigida ed indipendente, ma il carisma (lol) di Garlic era ben più forte della possibilità di starsene a girarsi i pollici per la restante parte del pomeriggio. Non che mancasse poi molto alla chiusura. «Dammi un paio di minuti.» Avrebbe affermato quando ormai l'altro era vicino alla porta pronto ad attenderla fuori. Veloce, con la complicità della magia, la strega aveva chiuso la piccola sala, sistemato il registro cassa e preso la sua borsa, insieme ad un cardigan dello stesso colore del ricamo del corpetto da usare qualora fosse stato necessario. «Eccomi.» Sigillò con la magia i pesanti battenti che si era chiusa alle spalle, facendo qualche passo per avvicinarsi all'uomo. «Dov'è che vorresti andare?»



    role scheme © lisa,





    Da segnare per Phill +1 a Coraggio e per Kenna +1 Intelligenza essendo la seconda role di vendita.
     
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7 replies since 23/9/2020, 18:36   117 views
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