Scommesse Perse

Poco più di un mese era passato da quando quella vecchia megera di Victoria le aveva comunicato che il contratto non le era stato rinnovato e che poteva prender baracca e burattini per tornarsene negli States o in qualsiasi altro angolo sperduto del mondo. Aveva persino avanzato la proposta di scriverle una lettera di referenze da presentare a qualche altro istituto magico, ma l'ex responsabile dei Dioptase avrebbe volentieri preso quel pezzo di carta straccia e farglielo mangiare a forza di pugni. Peccato che lei fosse più astuta ed orgogliosa di un momento che le avrebbe lasciato una soddisfazione al momento, la stessa che avrebbe perso non appena uscita dalla Presidenza. Con uno sguardo glaciale ed inespressivo si era congedata da quella donna che l'aveva voluta fortemente e che ora l'aveva messa letteralmente alla porta, promettendo a se stessa che, in un modo o nell'altra, l'avrebbe pagata. Se per mano sua o meno non aveva importanza.
Senza un lavoro, con le proposte dell'Ufficio per la Cooperazione Magica Internazionale già pronta ad attenderla nel suo studio, la donna aveva preso anni ed anni di ricordi accumulati e aveva voltato le spalle ad Hidenstone senza però riuscire a lasciare l'isola. Presa una stanza ad una delle locande, aveva trascorso l'intera serata in compagnia della bottiglia di Ogden Stravecchio, che aveva conservato con gelosia nello scomparto segreto del suo ufficio, per le strade di quel villaggio cercando di trovare un senso a quella vita che le stava sfuggendo dalle dita. Non voleva essere una delle marionette del governo magico inglese, non voleva neanche cercare di trovare una cattedra che la portasse chissà dove, voleva solo... «un posto posto dove stare...» Un pensiero che trovò conferma quando, fermandosi per recuperare una sigaretta, lo sguardo si sollevò sul negozio sbarrato che aveva frequentato tantissime volte negli anni. «Che mi venga un colpo!» L'unica libreria presente sull'isola aveva chiuso i battenti ed una pergamena, affissa sulla porta rosicchiata dalle tarme, annunciava come l'intero stabile fosse in vendita. «Ma da quanto ha chiuso?» Si ritrovò a chiedersi, complice le diverse trasferte sul suolo francese per colpa di consulenze noiose su un antico libro di epoca gallica che si era poi rivelato un falso del tredicesimo secolo. Quanto tempo sprecato! In realtà quanto, nella sua vita, si era lasciata sfuggire perché ligia al dovere? Forse era giunto il momento di provare a cambiare qualcosa nella sua vita. «Ai nuovi inizi!» Un brindisi con la bottiglia del miglior whisky era d'obbligo.

***

Due settimane erano trascorse dall'apertura del Leabharlann, la sua libreria sull'isola di Denrise. Ristrutturata a suo gusto, con il legno a farla da padrone, era divenuta ben presto il suo angolo di paradiso. Tra gli scaffali pieni di libri, alcuni freschi di stampa, l'ex Serpeverde si era ritrovata senza però perdere la rigida compostezza che la contraddistingueva, a differenza dei suoi vestiti. Le gonne a tubino, le camice di seta inamidata, i tacchi a spillo e le acconciature eleganti avevano lasciato posto a vestiti lunghi, freschi, più sbarazzini e grezzi come quello che indossava quel giorno: un maxi dress, senza spalline, verde bosco con ricamate, in una tonalità più chiara, le rune del futhark e che lasciava ben visibili gran parte dei suoi tatuaggi. Chissà cosa avrebbero pensato i suoi ex studenti e colleghi nel vederla in quelle nuove vesti... Un desiderio che presto avrebbe ricevuto risposta. Aveva appena chiuso la piccola struttura adibita a sala lettura quando, percorrendo il giardino verso l'edificio principale, il vento non le portò una musica fischiettata alle sue orecchie. Istintivamente portò il catalizzatore in posizione di allerta, pronta a scagliare qualche incantesimo su un predone poco intelligente. Ma, una volta vicina alla portafinestra, una figura maschile divenne sempre più riconoscibile permettendo di associare quel fischiettare ad un nome: Morrigan Dragomir Maverick, Grifondoro, un anno dopo di lei ed un vero pallone gonfiato, nonché suo collega per una manciata di mesi. Che buffo il destino: lui, l'imbecille di prima categoria, professore e lei... un'umile libraia, che però si dilettava ancora nella ricerca e nelle consulenze con i ministeri di mezzo mondo. «Cosa porta il borioso capitano dei Grifondoro in un posto come questo? Gli unici libri -mimò con le dita delle virgolette sospese nel vuoto a rimarcare il concetto- con cui ti ho visto erano le riviste di Playwitch e lì erano per lo più immagini.» Camminò verso l'uomo, abbassando la bacchetta e riponendola nella fascia di stoffa legata alla coscia resa di facile accesso grazie al profondo spacco. Con l'uomo c'erano stati non pochi trascorsi ai tempi di Hogwarts, complice la classica rivalità tra le case accentuata maggiormente dalla contrapposizione dei loro ruoli sul campo di Quidditch: lei portiere, lui cacciatore ed ogni partita finiva con l'essere il loro personalissimo campo di battaglia. Che poi... tolto quello non è che avessero altri terreni di confronto. Gli occhi da gatta volarono sul bancone dove svettava una bottiglia di rum adagiata su un fazzoletto di un colore che risaltava come un pugno in un occhio. «Gli anni ti hanno reso forse galante? Non avresti dovuto...» Indicò con un cenno del capo l'alcol non credendo affatto che fosse un gentile dono per l'apertura della sua attività, quanto più ad uso e consumo dell'ex auror. Il suo incedere trovò la fine della sua corsa ad un passo di distanza dall'invadere lo spazio personale del docente, non lasciandosi sfuggire l'opportunità di squadrarlo da capo a piedi. «Cosa ti serve? Deve essere così importante da non poter aspettare che riapra domani.» Una chiara frecciatina al fatto che l'altro avesse completamente ignorato l'orario di apertura dell'esercizio, non domandandosi neanche il perché le pesanti porte intarsiate fossero chiuse -sebbene non a chiave- e non spalancate come erano solite esserlo dalle nove alle diciannove di ogni giorno, escluso il lunedì mattina.

Quell'odioso fischiettare finì non appena lei si palesò, aprendo bocca solo per lasciare che il sarcasmo scorresse libero dalle sue labbra. Invero sapeva, grazie ai diversi siparietti del passato, come l'uomo non si sarebbe più di tanto smosso bensì sarebbe passato ad un contrattacco così come si cambiano le mutande o si strappano i cerotti. «Sarebbe stato più corretto dire: fattela una risata.» Un pat-pat sulla spalla fu il massimo punto di espansività che si concesse col nemico-amico di lunga data nel ricambiare quella mossa di espansività che si sciolse presto. «E sei ancora incapace nel fare battute divertenti, Maverick.» Pronunciò alzando prontamente lo sguardo al soffitto quando lui vaneggiò sulle conquiste e i cuori infranti che si era lasciato dietro nei corridoi di Hogwarts. «In effetti ti accontentavi di micette, sia mai affrontassi qualcuna con un briciolo di personalità.» Se l'ex collega era convinto di riferirsi ai trascorsi sul campo di Quidditch la strega non era dello stesso avviso, leggendovi in quelle parole un legame maggiore con le pugnette che si sparava nel bagno del dormitorio e, occasionalmente, infrattandosi con qualche sciocca sprovveduta che preferiva lasciarsi guidare dagli ormoni che dalla ragione. «Che orrore!» Un giudizio che però contrastava con quella bottiglia di rum posata sul suo bancone e che aveva, con ironia, proposto essere un dono per lei. «Come dimenticarsene...» Commentò divertita, incrociando le braccia sotto il seno prosperoso, indifferente ad una eventuale reazione dell'uomo. «Che fortuna, allora, essere tornato sano e salvo.» Se, fino a quel momento, il tono era stato sempre intriso del più becero dei sarcasmi, lì Ivonne si mostrò del tutto indifferente quasi stesse parlando delle condizioni atmosferiche. Non aveva assolutissimamente intenzione di ascoltare delle prodi gesta compiute dall'auror, le bastava già il suo grandissimo ego a farle compagnia. Quello e la sua nuova attività. Attività che aveva chiuso i battenti ma non per Dragomir. «Credibilissimo, proprio!» Eppure l'ex responsabile dei Dioptase si mosse dalla posizione rigida che aveva assunto, scostandosi dal bancone solo per riafferrare la bacchetta per appellare, con un leggero svolazzo della stessa, i bicchieri che teneva nascosti in uno dei ripiani al di sotto del bancone. «Premesso che non ho nessun numero di Playwitch... Cos'è che ti interessa nell'ultimo periodo? Vuoi forse accertarti di soffrire di qualche disturbo?» Avrebbe chiesto indicando con il mento i bicchieri ancora vuoti vicino alla bottiglia in un chiaro invito a stapparla e condividerla per davvero. Non avrebbe mai rifiutato dell'alcol, soprattutto se buono e gratis. «Visto che prima parlavi della tua avventura denrisiana potrebbero interessarti il libro di Norsk sulla storia (non) ufficiale dell'isola.» Sperava davvero che usasse quelle informazioni con un denrisiano, avrebbe goduto ogni singolo secondo di quello scontro bevendoci su dell'ottimo rum. «Oppure visto che ti sei dato alle costruzioni -una piccola frecciatina sul doppio gioco che poteva assumere quella parola che la MacEwen intendeva più come i giocattoli più utilizzati dai bambini- potresti trovare interessante le tecniche che utilizzano i predoni per costruire le drakkar».Nel mentre si rigirava il catalizzatore tra le dita affusolate, curiosa di conoscere la scelta dell'altro ma, soprattutto, per concludere presto quella compravendita per poter godere dell'alcol gentilmente offertole dall'ex Cacciatore.

Se fossero stati su di un palco, per quella loro performance, avrebbero senza dubbio ottenuto una standing ovation soprattutto perché capaci di essere uno nei panni dell'altra. Era raro vedere, ad esempio , Kenna ridere così come l'atteggiamento che adoperò Dragomir era più nelle sue corde che in quelle dell'ex auror. Un gioco delle parti che stava toccando vette di indicibile trash secondo gli standard della strega. «Non puoi farmene una colpa se pecchi di attenzione da ben... quanti? vent'anni di sicuro.» E ancora non riusciva a capacitarsi di come l'uomo fosse riuscito ad accedere all'accademia per gli auror anche se, alla luce di quanto le era successo, comprendeva perfettamente come la qualità fosse un criterio sempre più bistrattato al giorno d'oggi. «Idiota!» Sollevò, ancora una volta, gli occhi, facendoli roteare in chiaro segno di noia. Maledizione, se non era un completo cretino. «I film di quarta categoria li lascio ben volentieri a te... occhio che potresti farne una nuova professione.» Che destino beffardo era quello della serpe e del grifo? Avevano iniziato una carriera salvo poi, gioco forza, dover reinventarsi. Un po' come stava cercando di fare lei con quel progetto che sperava riuscisse a ridarle un po' di umanità che l'insegnamento le aveva privato. Altro paradosso, per giunta. «Fosse stata la Spagna dubito fortemente che sarei rientrata così presto. Anche se... l'America Latina è decisamente più affascinante perché ancora tutta da scoprire.» E con quello recuperò il tomo che esercitò il suo fascino sull'insegnante. Con un sorrisetto divertito lo osservò mentre esaminava la copertina con il disegno di una drakkar incisa senza però esser messa in rilievo da alcuna trama dorata. «E credi che venga dire a te chi sono le mie fonti?» Non era mica un articolo scientifico quello! «Cinquantatré Galeoni e proprio perché sei tu.» Invero non aveva applicato né uno sconto né una maggiorazione. Quando avrebbe ottenuto le monete sonanti le avrebbe riposte nel registro di cassa, mentre il libro prescelto venne incartato e adagiato sul bancone accanto al nuovo proprietario. «Come sei magnanimo...» Non si scompose dopo che l'uomo le rimbalzò il difficile compito di brindare. «Alla coppa di Quidditch che ti ho soffiato al mio ultimo anno.» Ebbene sì, la coppa fu delle Serpi grazie alle sue parate proprio su Morrigan poco più che sedicenne. Fece scontrare il bicchiere con quello dell'altro e mando giù, in un unico sorso, l'intero contenuto. «Ti sfido!» Avanzò un piccolo gioco, stanca di starsene sola per quella sera senza nessuno ad attenderla al piano di sopra. E Maverick sembrava proprio la persona giusta. «Visto che sei un Denrisiano d.o.c. ti sfido a portarmi in un luogo dove sei sicuro che non sono mai stata.» Con la bacchetta avrebbe poi chiuso le ultime imposte prima di seguire il mago sul far del tramonto, qualora avesse accettato il suo guanto di sfida. «Sorprendimi.»