Ma dove si è cacciato?

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    Gyll McKenzy
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    Erano ore che girava per l'accademia, di fretta e furia correndo a destra e manca, alla ricerca di qualcosa. Aveva controllato sotto i banchi, sotto le sedie, sotto le gonne delle compagne. Ovunque. E Pixie non era da nessuna parte.
    Gyll era disperata, la panda aveva rubato i suoi biscotti ed era scappata in giro per l'accademia con attaccata alla coda le sue mutandine. La mezza-veela non voleva recuperare i biscotti, quanto la sua biancheria e lo voleva fare anche abbastanza velocemente.
    Aveva chiesto a quelli del terzo anno se l'avessero vista passare, qualcuno era scoppiato a riderle in faccia, qualcun'altro aveva scosso la testa perplesso dalle domande della mezza-veela.
    Proprio mentre stava abbandonando la speranza di riprendere le sue mutandine, vide la sua panda rossa fermarsi in mezzo al corridoio con aria di sfida e poi scappare di nuovo.
    Gyll iniziò a seguirla a passo svelto, senza correre per non essere ripresa da professori che potevano vederla e la vide passare in mezzo alle gambe di un ragazzino, davanti alla porta dello ripostiglio.
    «Pixie, maledizione.» sussurrò tra sé, avviandosi verso la stanza dov'era scappata.
    Il ragazzo, davanti a quella porta, si era calato per raccogliere qualcosa, in maniera perplessa, e quando Gyll arrivò davanti a lui lo guardò di sfuggita, più interessata alla stanza alle sue spalle «Ehm... mi faresti passare?» il ragazzo non si spostava e lo sentì ridacchiare.
    Gyll fece un passo indietro e mise a fuoco il giovane. Sgranò le iridi da cerbiatto quando in mano, aveva la sua biancheria «Quella è mia, dammela.» quindi allungò un braccio verso la sua mutandina, ma il ragazzo la sollevò, alzando un sopracciglio. Non era per niente intento a dargliela «Oh, dai, Jean. Non fare l'idiota.» il ragazzino scosse la testa e rise, Gyll iniziò a saltare davanti a lui per cercare di arrivare alla sua mutandina «E' mia, mi appartiene, smettila.»
    Jean era un po' come un fratello maggiore dispettoso, solitamente, ma non aveva mai rubato le sue mutandine, la cosa per Gyll era a dir poco imbarazzante.
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    Philipp Garlic
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    'Fanculo, Sigurd, davvero: fanculo!'
    Per la sorpresa di assolutamente nessuno, Philipp aveva un viso truce e nella sua mente stava bestemmiando contro qualcuno: insomma, era una normalissima giornata nella vita del Cacciatore, l'unica vera novità era dove lo stesse facendo (il che era anche la ragione del suo imprecare): l'Accademia di Hidenstone.
    'Eroi di due paia di minchia, Sigurd, fanculo!' il ragazzone, infatti, con Calypso, Jason e Jonathan era stato reclutato per badare all'accademia in assenza di Victoria 'Onore sto cazzo, questa è una rottura di palle bella e buona'
    Phil non discuteva che fosse un incarico in un certo senso delicato e importante, e comprendeva anche che il fatto di poter entrare dalla porta principale e vedersi anche insignito del titolo protempore di capocasata fosse un segno di enorme fiducia da parte di Victoria, che in fondo avrebbe potuto chiamare chiunque da Londra e invece aveva scelto loro, ma restava il fatto che, sotto sotto, quella fosse in vero una gigantesca inculata, giacché aveva costretto i denrisiani a lasciare temporaneamente le proprie dimore e i propri compiti per dedicarsi a fare i badanti di quelli che lui non sapeva descrivere diversamente che mocciosi pestiferi e viziati, comodamente riassumibile in un solo termine di larghissimo uso sulla loro isola 'Inglesi' e nell'enunciarlo nella sua mente, lo faceva suonare come il dinkleberg del papà di Timmy Turner.
    Quindi eccolo lì, con l'alabarda in spalla e i paletti al fianco, dal lato opposto della bacchetta, a chiarire come fosse pronto a sedare qualsiasi crisi o rivolta pacificamente, indossando per l'occasione abiti da combattimento dello stesso colore del suo umore: nero come la pece.
    Stava giusto folgorando l'ennesimo studente quando qualcosa fu colto dalle sue orecchie... e diciamocelo, non è che ci sarebbe voluto molto dato il casino che stava facendo Gyll!
    'E ora che cazzo succede?' e quindi eccolo avviarsi verso la fonte dei rumori, portandosi dietro la poca pazienza che possedeva, assolutamente indispensabile.
    'Io non ci voglio credere' quando egli arrivò, si trovò alle spalle del ragazzo, Jean, avendo anche una parziale visuale dell'opalina e soprattutto delle sue mutandine, verso le quali saltellava 'La bambina idiota' pensò lui alla vista della mezza-veela, riflettendo di averla notata tra i membri della sua casata, cosa che gli fece perdere ancora un po' di pazienza.
    Ora, voi direte, quale pazienza esattamente? Beh, quella che per esempio stava impiegando per non piantare un paletto dentro ciascuno dei due e mettere fine a quella scena ai suoi occhi assolutamente incresciosa; quindi, in effetti, si parlava di parecchia pazienza!
    "Cosa cazzo state facendo?" non lanciò paletti, dunque, grazie al cielo, ma semplicemente arrivò alle spalle del ragazzo e usò un tono arrabbiato ed autoritario, sperando che almeno questo facesse tacere i loro schiamazzi e gli permettesse di riassumere il controllo della situazione.



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    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"

    Stava ancora cercando di prendere la sua biancheria quando dietro Jean apparve una figura inquietante e a dir poco amichevole.
    Gyll aveva sentito parlare di quella gente che era venuta a sostituire i loro docenti, e che il sostituto di Ensor fosse inquietante quasi quanto lui, tuttavia non aveva avuto a che fare con il denrisiano per tutto il tempo in cui loro giravano per l'accademia ma quando lo vide dietro Jean, la mezza veela sgranò gli occhi e smise di saltellare verso la sua mutandine, sbiancando prima ancora che Philipp potesse dire qualcosa.
    Cercò di fare qualche passo indietro, facendo segno a Jean di voltarsi, però non riuscì ad avvisarlo prima che quella frase del predone annunciasse la sua presenza alle spalle del concasato.
    Gyll sentì un brivido lungo la schiena e prontamente cercò di dare una spiegazione plausibile a quel che stavano facendo «Pixie mi ha rubato le mutandine e Jean le ha trovate e... Me le stava per dare. Vero, Jean?» il ragazzo che si era voltato per trovarsi faccia a faccia con il predone scosse la testa dicendo un semplice veramente no di cui si pentí subito dopo quando sentì un calcetto di Gyll vicino il piede destro «Eheheh.. Che mattacchione, Jean.» - la voce le tremava appena, gli occhi non si staccavano dal volto di Phil «Ridammela» - mormorò la ragazzina con un finto sorriso sul volto.
    Non voleva sicuramente scoprire se quel denrisiano fosse anche solo un minimo simile ad ensor anche nelle punizioni, quindi stava cercando di fare il possibile per risolvere la questione senza far perdere le staffe all'uomo.
    Tentò di nuovo di prendere le sue mutandine, ma Jean le spostò nuovamente «Non credo sia vietato prendere in giro una propria amica, vero? » - domandò sfacciato al predone.
    Gyll sgranò gli occhi e quasi voleva scomparire. Cercò quindi di trovare coraggio e fare qualche passo in avanti per mettersi tra Jean e Philipp «Guardi, professore? Dottore? Avvocato? Insomma... Lei... Io e Jean stiamo sicuramente risolvendo la situazione. Che ne dice se... Beh, se adesso io magari regalo le mie mutandine a Jean così me ne torno in stanza e abbiamo risolto tutti?» - sorrise timidamente, la mezza veela, anche se in cuor suo non voleva minimamente cedere i suoi slip al ragazzo che invece se ne stava ridendo e bonfochiava un fifona fingendo una tosse.
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    Philipp Garlic
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    Philipp non aveva una buona opinione degli studenti: intanto perché erano studenti, secondariamente perché erano Inglesi (ovvero non-denrisiani), terziariamente perché erano istruiti in maniera sicuramente buona, ma non denrisiana, ed infatti a loro mancava la cosa più importante, ovvero il rispetto.
    'Beh forse non è così idiota' l'opinione che aveva di gyll, se possibile, era anche peggiore della media, ma nel vederla impietrirsi davanti al suo sguardo e finirla di far casino, un po' si ricredette. Certo, qualcuno avrebbe prima o poi dovuto insegnare al Cacciatore la differenza tra intelligenza e paura, ma qualcuno poteva forse biasimarlo perché reputava idiota chiunque approcciasse due metri di muscoli, alabarda e paletti?
    Il biondo quindi incombette sui due, usando la più terrificanti delle armi in suo possesso: il suo silenzioso sguardo eterocromatico. Lasciò che questo pesasse sui ragazzi, osservando le loro reazioni e ragionevolmente supponendo che ciò sarebbe bastato a portare alla naturale conclusione di tutto, soprattutto data l'arguzia della biondina.
    Ovviamente così non fu.
    'Abbiamo un altro Blake Barnes, che il mare li affoghi tutti?' si chiese lui, volgendo con rabbia lo sguardo su Jean quando lo sentì parlare di divieti.
    "Non sono un professore, un avvocato o un dottore" disse tra i denti, folgorando per qualche istante anche lei, tornando poi al giovane "Sono un Cacciatore. Chiamami Philipp." disse asciutto, lasciando che ella poi portasse a conclusione il proprio discorso.
    'Regalarli?' aveva ascoltato, senza capirci molto in vero, la storia della ragazzina, così come quella sua proposta, sentendo poi lui ridere e percependo, ulteriormente, i suoi insulti coperti dietro colpi di tosse 'Glielo faccio io un regalo'
    Con fermezza, ma senza forza, posò la mano destra sulla spalla di lei, invitandola gentilmente a spostarsi "Ti è andato di traverso qualcosa, tipo il cervello?" chiese rivolgendosi, duro, solo al ragazzo.
    Con naturalezza estrasse il suo catalizzatore "Comunque te ne devo dare atto: nessuna legge vieta di fare scherzi ai propri amici... o presunti tali" e a quel punto lanciò uno sguardo assassino sulla giovane 'E lui non è certo tuo amico, piccola idiota' odiava le vittime, tanto quanto i carnefici.
    'No, non è vero: odio molto di più i carnefici' e fu per quello che si trovò davanti a Jean con tutta la sua rabbia repressa e il suo disprezzo "Quello che voi Inglesi viziati dimenticate sempre è che ci sono fin troppe cose non vietate. E che non siete in cima alla catena alimentare di questa Scuola, figuriamoci del mondo."
    E fu così che agitò il catalizzatore e il povero Jean divenne un paio di calzini.
    Con un ghigno il Predone li afferrò e li sollevò "Che ti sia da lezione" sussurrò agli oggetti, levandoli po al cielo manco fossero una coppa "Chi vuole essere suo amico e fargli uno scherzo?" urlò a pieni polmoni "Offro tre punti casata a chiunque li indossi fino a stasera alle 10."
    Fatto il suo gesto plateale, calò la mano e si volse al Gyll "Raccogli le tue cose" le ordinò "La prossima volta che ti sorprendo a cedere ad un bulletto del genere, trasfiguro anche te" concluse poi, amabile come lui solo sapeva essere.
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    All'arrivo di Philipp, il sangue nelle vene della mezza-veela si raggelò all'istante. Ma Jean non sembrava pensarla a questo modo, forse perché aveva l'abitudine di fronteggiare chiunque avesse davanti con la sua faccia da spocchioso. Jean faceva spesso degli scherzi a Gyll, ma finivano immediatamente e la prendevano a ridere entrambi. Tuttavia, quel giorno sembrava voler andare oltre il limite che aveva sempre avuto.
    Solitamente non erano mai arrivati al far giungere Ensor, consapevoli entrambi che il docente li avrebbe puniti duramente. Forse il fatto che Jean sapesse che Ensor non era presente, lo aveva spinto a credere che il suo sostituto non fosse poi così tanto in grado di gestirli. Invece, specchiandosi nello sguardo di Philipp, Gyll si era completamente raggelata.
    Annuì appena «Io sono Gyll.» - mormorò appena, con una piccola vibrazione nella voce che sembrava quasi un tremore e un tono molto basso e affievolito.
    Si spostò, rabbrividendo al suo tocco. Si godette la scena, voleva quasi ridere per la lezione che Phil stava dando a quel ragazzino, ma non lo fece per paura di godere anche lei dello stesso trattamento.
    Ancora si bloccò il respiro quando un altro sguardo di Philipp venne concesso alla mezza-veela. Poi sussultò ancora alle sue parole rivolte al ragazzino e... un paio di calzini? Aveva davvero trasfigurato Jean in un paio di calzini?
    Sul volto sorpreso di Gyll, si allargò un sorriso quasi di serenità, come se qualcuno, per la prima volta l'avesse difesa come si deve. Non era certa che si potessero usare incantesimi sugli studenti, ma al momento questo non era di suo interesse.
    Prese la sua mutandina rapidamente, quando le venne ordinato, quidni la mise in tasca e annuì diverse volte, con gli occhi stretti.
    Poi quando annusò l'idea che il cacciatore potesse andar via, Gyll scattò sull'attenti «P-Philipp, giusto? Può aspettare un attimo?!» - cercò di allungare una mano verso il braccio del cacciatore, quasi d'istinto, senza pensare che il predone avrebbe potuto staccarglielo a morsi «Voglio diventare come lei.» - sbottò all'improvviso, come se stesse cercando un modello da seguire. Poveretta, che modello orribile aveva scelto.
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    Philipp Garlic
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    Ensor non c'era, e ciò, comprensibilmente era stato accolto con gioia e gaudio in tutte le sale Black Opal, del resto solo un pazzo furioso come Blake poteva adorare quell'uomo e stimarlo, per quanto altri comunque lo rispettassero (come Jesse) o sarebbero stati ben disposti a finirci a letto (Jessica Alyce).
    Insomma, il gatto non c'era e i topi opalini volevano ballare almeno fino al suo ritorno, peccato che la loro fortuna fosse mortalmente morta (impalettata) quando Sigurd aveva assegnato loro Philipp, il quale, decisamente, non era molto più morbido del temuto docente, solo che forse, parlando poco, alcuni non se n'erano accorti.
    Gyll pareva aver capito con chi avesse a che fare, lo aveva tradito col suo sguardo atterrito, raggelato, ma il suo amichetto non pareva essere dello stesso avviso, avendo pure l'ardire di sbeffeggiare il denrisiano, ricevendo a riguardo una punizione alquanto originaria, ma che forse da un fabbro ci si sarebbe potuti anche attendere: lo trasfigurò in un paio di calzini, tra lo stupore di tutti.
    Li levò al cielo come un trofeo e fece la propria offerta e ben presto un paio di ragazzi si fecero avanti "Qualche Black Opal?" chiese lui, vedendo uno dei due annuire. Phil annuì e quindi gli diede una pacca sulla spalla "Indossali subito e tienili fino alle dieci: se fai sport, ti offro da bere" disse lui, malevolo, assegnando i decantati punti immediatamente: lui era un uomo di parola, e ciò, purtroppo, valeva anche per Gyll, che se l'era cavata, anzi, era stata aiutata, ma aveva ricevuto anche un monito alquanto spaventoso, giacché le aveva detto che la prossima volta che l'avesse vista difendere un bullo, avrebbe punito lui e anche lei 'Se hai troppa paura per reagire, allora io te ne metto ancora di più, così avrai più paura di me che di lui e ti farai valere!' quella era la sua contorta filosofia, sicuramente molto denrisiana, che faceva acqua praticamente da tutte le parti, ma ehi, si stava parlando di Phil: si poteva davvero pretendere che producesse un'idea intelligente e sensata?
    La folgorò ancora, lesse il suo sollievo, quindi la vide mettere in tasca la propria biancheria intima 'Bene, ho fatto il mio' decretò come un Milord qualsiasi, pronto a voltarsi verso chissà quale nuova impresa, nel mentre Gyll, dopo aver inanellato una serie di ottime idee ed intuizioni decideva di sfanculare tutto prendendo per un braccio il Cacciatore.
    'E adesso che cazzo vuole?' ok, non le avrebbe staccato un braccio per così poco, ma almeno una folgorazione con i suoi occhi diversi la diede, serrando anche i denti, almeno finché ella non espresse i suoi pensieri, cosa che lo costrinse ad aprire la bocca, sorpreso.
    'Cosa?' fu il suo ovvio pensiero, osservando lo scricciolo da cima a fondo 'Ma si è vista? Questa al massimo si può far addestrare da Jonathan per il suo bordello!' rifletté ancora, corrucciando la fronte nel mentre una singola frase prendeva forma sulla sua lingua, sintetizzando quanto pensato in altri termini "Cazzo è, sei amica di Tessa?" disse infatti, alludendo ovviamente a Theresa, la ragazza che giusto sei mesi prima aveva avanzato una richiesta simile praticamente con gli stessi termini.
    Si liberò dalla stretta di lei con uno strattone, quindi fece qualche passo in avanti per distanziarsi "Io sono un Cacciatore" disse con disprezzo "Tu vuoi avere le palle o saper trasfigurare le persone: per la prima cosa, cresci, per la seconda vai a chiederlo al tuo prof di Alchimia e non rompere le palle a me" rispose lui, educato e disponibile come sempre, incrociando le braccia in chiaro gesto di apertura e comprensione (inserire ironia qui).
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    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"

    Dovette guardarsi attorno, per capire che nessuno degli studenti lì presenti aveva realmente voglia di rispondere a quell'invito che Philipp Garlic stava facendo loro. Gyll tornò a guardare i calzini. Tuttavia, tra gli Opali si fecero avanti due ragazzi che sembravano aver preso la cosa quasi come una liberazione e un divertimento. Uno di questi sembrava moto più propenso all'idea di camminare con il proprio compagno ai piedi e Gyll si chiedeva che sensazione si potesse mai provare a fare una cosa del genere. E poi, chi mai l'avrebbe detto che Jean potesse diventare un paio di calzini?
    Sussultò sentendo l'offerta di bere con lui, fatta al ragazzo che aveva vinto il trofeo e Gyll si chiese se tutto quello fosse realmente possibile. Insomma, Ensor non aveva mai trasfigurato nessuno dei suoi studenti e nemmeno aveva offerto da bere. Poteva farlo? Per un attimo Gyll si chiese come sarebbe stata la scuola se al posto di Ensor, ci fosse stato sempre il cacciatore denrisiano. Vedeva - nella sua testa - i Black Opal diventare ligi alle regole e non dare fastidio più a nessuno, ma non per il timore di una sgridata dalla Burke, ma per la fine che avrebbero fatto una volta entrati nello studio di Garlic. Forse avrebbe potuto anche far di loro un bersaglio umano, chi lo sa. Scosse il capo, per cancellare quell'idea malsana e terrificante dalla sua testolina, per tornare lucida e sul presente, che era molto più fiorente di una realtà alternativa con Philipp a capo dei B.O.
    Però quei punti li aveva assegnati davvero, era davvero motivante nel fare quelle cose strane. Gyll iniziava ad osservarlo con occhi diversi, come se fosse qualcuno da cui prendere ispirazione. Un'ispirazione che da Ensor ancora non aveva trovato, forse perché molto più scostante nel girare intorno al docente, per qualche suo timore.
    Una volta messa via la biancheria, quasi iniziava a sentirsi un po' meno a disagio di prima. Fu forse questo il motivo per cui decise di tentare di fermare il cacciatore, a suo rischio e pericolo, addirittura fermandolo per il braccio.
    Se la mezza-veela avesse ancora avuto il braccio attaccato, sarebbe già stata una favolosa notizia, ma Gyll ci pensò dopo all'evenienza di rimanere mutilata per aver toccato il predone. Sentì gelare, infatti, la mano quando il sostituto di Ensor la folgorò con lo sguardo, che valeva più di mille parole. Si sentì osservata e quasi sotto valutazione, da quello sguardo freddo che le viaggiava addosso.
    Sgranò gli occhi a quella domanda e sbattè le palpebre più volte? «Chi?!» - rispose quasi con un'espressione confusa. Ritirò di scatto la mano, sotto quello strattone e strinse un piccolo pugnetto.
    Chinò lo sguardo alle sue parole, quindi digrignò appena i denti. Gli occhi si fecerò lucidi, alla mezza, ma cercò di ricacciare indietro le lacrime «NO!» - urlà con lo sguardo ancora calato a terra e i pugni lungo le braccia. Sollevò le iridi di ghiaccio a cercare di sostenere lo sguardo di Philipp, con il cuore che le batteva all'impazzata, in gola «Non andrò da nessun professore! Loro sono capaci di insegnare, ma sono anche tenuti a farlo e ad essere comprensivi anche quando sbagliamo. Io... io voglio imparare da te! E non mi importa se ti rompo le p-palle» - sembrava quasi come se avesse detto una parola vietata «Verrò a bussare alla tua porta anche se me la chiuderai in faccia ogni giorno. Voglio essere come te.» - ok, ora poteva anche svenire. Le gambe, infatti, si erano fatte mollicce per aver tentato di imporsi davanti a quell'uomo.
    Gyll McKenzy

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    Philipp Garlic
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    Gyll si poteva considerare un'amica spirituale o almeno un'erede di Tessa?
    La giovane veela in effetti aveva un tocco magico extra (e se ci pensiamo bene anche le veela diventavano animali) e soprattutto aveva molta voglia di rompere le palle e morire male, anche se, purtroppo, non pareva conoscere o almeno ricordarsi della compagna di classe.
    "Nessuno: una rompicazzo idiota inglesina del cazzo con un carattere di merda e atteggiamenti da dea scesa in terra" ringhiò lui all'uscita alla Alexander Ensor della bella, tradendo tutto lo sdegno che amava mostrare nei confronti di Theresa, senza davvero però provarlo, del resto, per quella ragazzina avrebbe, un anno prima, fatto di tutto, incluso farsi perculare da Jonathan.
    Osservò severo la piccola bionda, levando progressivamente un sopracciglio alle sue parole 'Ma che cazzo vuole questa ora?!' la giovane in effetti non sembrava neanche lei sapere bene cosa volesse, o almeno, forse lo sapeva anche, ma non riusciva a trasmetterlo in maniera efficace al biondone, il quale, diciamocelo, non aveva mai spiccato per acume.
    La sentì parlare di comprensione non richiesta e la vide insistere, di essersi decisa e volere lui e solo lui, e di essere disposta a tutto, anche a bussare alla sua porta, ogni giorno, facendosela sbattere in faccia, ma a colpire il biondo non fu tanto ciò, né tanto meno le sue minacce, che lui reputava alquanto vuote, quanto il modo in cui lo stava dicendo: urlava, certo, ma tremava al contempo 'Le gambe vorrebbero scappare, ma lei resta qui' era qualcosa di ridicolo, molti al notare quelle gambe tremare sarebbero scoppiati a ridere, ma Phil no, anzi, fu a quel punto che il ragazzo sollevò il mento, riallineò le spalle raddrizzando la schiena e parve osservarla davvero per la prima volta, dalla testa ai piedi.
    "Non so cosa farmene di uno scricciolo come te: meglio se vai a parlare con Jonathan, quello degli Ametrin. C'ha un borello: perfetto per una come te..." propose lui, incrociando le braccia, senza metterci alcun impegno, alcuna energia, in quella voce, questo perché, alla fine, stava semplicemente latrando perché lui sapeva parlare solo insultando, in quanto quelle gambe sommate a quegli occhi volevano dire solo una cosa 'C'ha coraggio la ragazzina' del resto, come altro si sarebbe mai potuto definire l'affrontare le proprie paure a muso duro?
    "Comunque io lavoro alla forgia di Brugnir" disse, quasi distrattamente "Trovala e vacci da sola, e forse potrei essere disposto a insegnarti qualcosa" del resto, forse poteva anche essere vero che non avesse molto da insegnarle, ma era anche vero che si trovava davanti ad una ragazzina coraggiosa 'Se c'hai fegato, non ti serve imparare molto dalla vita' specie se contavi di morir giovane (?).
    Il ragazzo sollevò il mento in segno di saluto, regalando alla giovane un ghigno, quindi si voltò e se ne andò.
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