L'amore è un pressure test...

Howard & Adamas - 5 aprile 2020

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    Adamas Vesper
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    Erano giorni davvero strani: il Coronavirus dominava ormai il mondo Babbano, e le notizie su quella malattia erano giunte anche ai maghi, seppur al momento questi ultimi sembrassero fortunamente immuni. Tuttavia, anche un Purosangue come Adamas doveva ammettere che la situazione per la comunità magica fosse preoccupante, per cui tutto sommato cercava di mantenere una certa distanza sociale - insomma, più o meno come aveva fatto ad Hogwarts.
    Solo che… l’Ametrino non era lo stesso che era stato ad Hogwarts.
    Ormai era riuscito anche a farsi degli amici, e avrebbe tanto voluto farsi stare insieme ad un ragazzo speciale. Ma, dopo la loro conversazione di quasi un mese prima, non aveva più fatto molte mosse - o almeno, nulla degno di rilievo. O che Blake avrebbe biasimato apertamente.
    Ma stare tranquillo ad aspettare che entrambe le tempeste, quella sociale e quella emotiva, passassero… ecco, non sembrava più un’opzione.
    Ed è così che Adamas si era ritrovato, in quel periodo, a leggere online vari articoli su come chiedere ai ragazzi di uscire e melensaggini simili. Non era propriamente convinto di tutto ciò, anzi: sapeva che avrebbe avuto bisogno di un confidente, un amico - insomma, qualcuno che non fosse Blake (che probabilmente l’avrebbe semplicemente dissuaso dal fare una mossa con Jesse), e che non fosse Jesse stesso.
    ‘Non ti puoi confidare con il ragazzo per cui hai una cotta… questo è stato ampiamente appurato, vero Adamas?’
    Aveva pensato a lungo chi, in tutta l’Accademia, avrebbe potuto capirlo e magari dargli buoni consigli.
    Jessica? No, anche perché non sapeva come le cose stessero tra la ragazza e Jesse. Si erano baciati, e magari non c’era stato altro; però come puoi confidarti ad una tua ipotetica ma probabile rivale in amore? Aveva così scartato anche le altre ragazze: non si sentiva pronto per chiedere consiglio a loro, tanto più che… magari provavano qualcosa per Jesse.
    Erik? No, era troppo legato al Black Opal, e chissà che non provassero qualcosa l’uno per l’altro.
    Blake era stato scartato, per ovvi trascorsi turbolenti su quello stesso argomento.
    Qualche giorno prima, a lezione, aveva avuto l’idea: Howard. Gli era sempre sembrato un ragazzo carino e per bene, e probabilmente se non avesse provato qualcosa per Jesse gli avrebbe chiesto di uscire - sempre se avesse trovato il coraggio. E poi, probabilmente avevano vissuto esperienze abbastanza simili da potersi capire.
    Perché, in quel momento, ciò che serviva ad Adamas (e alla maggior parte delle persone) era avere un amico vicino, se non fisicamente, almeno emotivamente.
    Aveva avvicinato Howard sopo cena, in maniera imbarazzata, con una scusa futile che ormai non ricordava neanche più, prima di aprirsi un pochino.
    “Ascolta… non voglio disturbarti, ma al momento mi servirebbe qualche consiglio per una questione di cuore e… non so davvero a chi chiedere.”
    Ricordava, come al suo solito, di aver abbassato gli occhi arrossendo un poco; tuttavia pareva che il buon cuore di Howard avesse prevalso, visto che quella domenica (addirittura, la Domenica delle Palme) si erano dati appuntamento.
    ‘Ma… perché proprio le cucine? Ma… possiamo davvero stare qui? Boh, non mi pare che Howard sia il tipo da infrangere le regole… speriamo bene!’
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    Adamas ha adottato Howard per il compleanno del Revelio
     
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    Howard H. Van Leeuwen
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    Howard ne capiva qualcosa di amore e di relazioni sociali? Assolutamente no: era un ragazzo solare e disponibile, ma tremendamente timido e introverso a tal punto da essere insicuro su qualsiasi parte di sé: aveva paura di essere brutto, di essere antipatico con gli altri, di apparire come saccente per via dei suoi successi scolastici; insomma, una serie di complicazioni che non facevano che accrescere la sua incapacità di comportarsi da ‘ragazzo sociale’, richiudendosi in sala comune a leggere libri di ricette o, più semplicemente, studiare.
    Forse il suo timore di socializzare con chiunque l’aveva portato a credere di avere una difficoltà particolarmente seria, ma tutto era stato chiuso nei cassetti della memoria per evitare che uscisse fuori a creare preoccupazioni. Semplicemente aspettava che fossero gli altri a fare la prima mossa, forse perché non aveva il coraggio di prendere realmente in mano una situazione e dominarla da zero in ambito relazionale. Aveva amici? Sì, ma nessuno di estremamente stretto, almeno per quel momento.
    Durante la cena, che aveva consumato abbondantemente come al suo solito, premurandosi di terminare quanto era previsto e di assaporare bene tutto, aveva notato che la scolaresca era in subbuglio. Non sapeva il perché, ma non se ne fece un problema, sicché decise di prendere il proprio zainetto di pelle con delle spille colorate appuntate sopra, iniziando a dirigersi verso la porta di uscita. Qualche secondo passò prima che, improvvisamente, si sentì chiamato ed un ragazzo iniziò a parlargli: era Adamas, un ragazzo degli Ametrin che Howard aveva sempre reputato un tipo interessante, e soprattutto sapeva delle sue capacità a livello scolastico che non erano niente male, motivo che lo rendeva ancora più apprezzato dal secchioncello Dioptase. Non appena se lo ritrovò davanti accennò un sorriso, mostrando appena la dentatura bianca, smagliante, e rispose immediatamente alla richiesta dell’altro. “Ma certo che posso consigliarti, sono tutto-orecchi!” Il che era assurdo, visto che Howard in ambito di relazioni non ne capiva veramente nulla. Però, secondo lui, c’era la possibilità che Adamas riuscisse molto nel suo intento, ed il modo per farlo era assolutamente quello di coinvolgere le capacità di Howard in cucina. Aveva subito pensato ad un modo, ma di certo non lo avrebbe di già spoilerato all’Ametrin, al quale disse solamente di stare tranquillo e di fidarsi di lui.
    Gli aveva dato appuntamento alle cucine, così che avrebbe potuto eseguire al meglio in quel posto il suo piano. Non sapeva propriamente se fosse contro il regolamento quell’azione che stava commettendo, questo perché non aveva mai letto nulla a riguardo, ma per una potenziale amicizia da coltivare Howard avrebbe fatto questo ed altro, mostrando assolutamente come si sarebbe premurato di correre un rischio pur di aiutarlo. Dopotutto, in amicizia c’era comunque bisogno di fare dei sacrifici e di prendersi dei rischi, no? Intanto Howie era già arrivato sul luogo, ed era anche entrato all’interno delle cucine così da predisporre gli utensili e gli ingredienti per ciò che aveva intenzione di far fare al ragazzo. Avrebbero preparato insieme dei dolci che Adamas avrebbe potuto regalare a Jesse, magari dei muffin o dei biscottini, o anche una torta, perché no. Avrebbe lasciato l’altro decidere, ma avrebbe sicuramente avanzato delle proposte interessanti così da rendere il tutto particolarmente più interattivo e, chiaramente, dare i consigli di un esperto quale lui era. Quelle cucine davano disponibilità di molti ingredienti, ed effettivamente la cosa sembrava interessare molto Howard che aveva deciso che avrebbe fatto richiesta esplicita alla preside per poterle usare anche per, eventualmente, cucinare dei succulenti pranzetti per l’accademia e prepararsi per la selezione di Masterchef UK per la quale si stava già documentando: dopotutto sarebbe stato in estate, quindi non avrebbe tolto alcun tempo alla scuola per effettuare le riprese e, perché no, magari vincere. Dopo aver terminato di preparare le cucine, dunque, uscì al di fuori della stanza e proprio in quel momento si ritrovò davanti l’Ametrin che sembrava contemplare qualcosa. “Ehi, ciao! Non ti aspettavi che fossi già dentro, vero?” Ed accennò una risatina lieve, invitandolo ad entrare con un cenno della mano ed andando a spiegargli il proprio piano subito dopo. “Per conquistare qualcuno, il miglior modo è prenderlo per la gola! Dunque, oggi si cucina. Cosa ti andrebbe di preparargli? Hai idea di quali gusti possano interessarlo particolarmente? Io ti consiglierei dei cupcakes Red Velvet, tremendamente romantici e gustosi, ma sei libero di consigliarmi qualsiasi altra cosa!” Sì, Howard si sarebbe rivelato premuroso ed avrebbe sicuramente assecondato le idee dell’altro, anche perché padroneggiava i vari gusti nella pasticceria ed avrebbe sicuramente fatto fare un figurone ad Adamas con quelle deliziose leccornie. “Intanto che decidi, dimmi un po’… com’è che vi siete avvicinati? Quando è nato qualcosa? Sono curioso, tanto ormai siamo in confidenza, no?” Ed accennò un sorriso, prima di dirigersi verso un bancone della cucina ed iniziare ad aprire il pacco della farina che sarebbe sicuramente servita per fare qualcosa.
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    Adamas Vesper
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    L’improvvisa comparsa di Howard colse di sorpresa Adamas che, come al suo solito, sobbalzò; aveva ormai perso il conto delle innumerevoli volte in cui era successa una cosa simile, ma ormai non dava più troppo peso alla sua pavidità. Si ricompose velocemente, salutando Howard con imbarazzo: non essendo estramamente in confidenza, si trovò indeciso tra stringergli la mano o fare gesti più amichevoli. Ruppe gli indugi, facendogli ciao con la mano - un po’ fuori luogo, ma le situazioni sociali non erano certo il suo forte.
    “Ehm, no - devo ammetterlo… non sapevo neanche che noi studenti fossimo ammessi nelle cucine… siamo ammessi, vero? No, anzi - non dirmelo… se per caso fosse proibito, preferisco non saperlo… cambierei idea troppo velocemente”; produsse una risatina imbarazzata, mentre scrutava guardingo i dintorni. Entrò velocemente, cercando di non essere visto (nonostante avesse appurato che non ci fosse nessuno nelle vicinanze).
    “Ehm… cucinare?”
    Adamas era cresciuto come l’unico rampollo di una famiglia di Purosangue che considerava di poco conto qualunque attività che avesse anche solo la parvenza di essere Babbana, e ovviamente la cucina era tra quelle. Pur essendo buongustai, i suoi genitori non volevano assolutamente essere messi al corrente delle attività del loro personale, ragion per la quale avevano sempre avuto una governante; le rare volte che Adamas si era avvicinato alle cucine da bambino era stato redarguito e, alla seconda o terza effrazione, punito.
    “Non so come dirtelo, ma… non ho mai cucinato. E sinceramente, non so cosa possa piacere a Jesse… questi cupcake, dimmi, sono appropriati?”
    Velluto Rosso era certo un nome elegante, per dei dolci.
    “Non sono proprio nelle condizioni di decidere,” ammise al Dioptase “visto che non so assolutamente nulla… dovrai proprio farmi da insegnante.”
    Alla fine, era andato a Hidenstone anche per capire come vivessero i Babbani e per avvicinarsi alla loro cultura: come gli avevano insegnato alcuni anime (una specie di rappresentazione teatrale disegnata giapponese, detta anche cartone animato), spesso si cucinava per il proprio interesse romantico. Probabilmente Jesse avrebbe approvato ciò che Adamas stava imparando dalla cultura nerd.
    Le domande successive di Howard, pur mettendolo un poco a disagio, gli fecero piacere; era la prima volta che qualcuno gli chiedeva dei suoi sentimenti in maniera interessata e non minacciosa. Le poche volte che ne aveva parlato era successo il finimondo: ad Hogwarts suo padre aveva minacciato di diseredarlo, e ad Hidenstone Blake… beh, si era comportato da Blake.
    “Ecco… in realtà non è nato ancora niente di concreto… ho conosciuto Jesse alla cerimonia di inaugurazione di settembre - non so se la ricordi… beh, ho praticamente preso il volo in una bufera di neve”. Il ricordo, benché ormai lontano, era abbastanza vivido da farlo arrossire. “Jesse mi ha… ecco, si è spogliato e mi ha dato la sua felpa…”
    Non voleva che Howard pensasse che fosse interessato a lui solo per il suo fisico: “Sì, cioè, non è che mi piaccia solo per come è esteticamente… cioè, sì, è un bel ragazzo, ma insomma… è anche galante, a modo suo… mi ha salvato dal freddo e poi mi ha regalato un fumetto, a Natale… abbiamo anche fatto allenamento insieme…”
    Nella miglior tradizione Lighthouse, si rese conto che più parlava più si agitava; non voleva dare una brutta impressione di sé. Decise che forse era meglio evitare di aggiungere ancora qualcosa, per cui emulò Howard, prendendo anche lui un pacco di farina.
    “Ti ho detto tutto ciò che c’è da sapere finora… anche se uno dei suoi migliori amici mi ha praticamente detto di stargli alla larga, io vorrei… ecco, provare a lavorarci su…”
    Cercando di rendersi utile pur non sapendo quali fossero le cose necessarie da fare, cercò distrattamente di aprire il pacco di farina, prima di tempestare l’altro di domande.
    “E invece tu? Cioè… voglio dire - c’è qualcuno che ti piace, qui a scuola? O magari hai un ragazzo fuori… scusami, non voglio essere inopportuno - non so quali siano i paletti in queste situazioni e dove fermarmi con le domande…”. Era un’affermazione strana da fare, dopo che il tuo interlocutore gli aveva chiesto vita, morte e miracoli, ma ad Adamas era stato insegnato che fosse opportuno solo rispondere alle domande, e non farne. Soprattutto se erano sulla vita intima di qualcuno.
    Il panico sociale ebbe la meglio su Adamas che, dimenticandosi del povero pacco di farina, fece il primo di una probabile, lunga serie di pasticci: il pacco scoppiò, e la farina cadde per terra e sui suoi vestiti, quasi a ricordare nuovamente la bufera di neve.
    “Oh - OH CAVOLO… scusa scusa scusa - ti ho preso, per caso?”
    Imbarazzato e con le mani piene di farina innocente, restò imbambolato.
    A casa sua, per un caos simile, sarebbe stato severamente bistrattato.
    'E adesso? Dovrei pulire...'; per l'imbarazzo, tuttavia, non si mosse.
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    Howard H. Van Leeuwen
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    Osservò Adamas e percepì immediatamente la sua ansia, la sua agitazione; erano due elementi che scaturivano facilmente dalle parole del ragazzo, e che Howard non poteva far a meno di notare. Non appena gli venne chiesto riguardo la legalità del trovarsi nelle cucine, Howard sembrò iniziare a parlare, frenando la propria voce in gola con suono strozzato non appena sentì Adamas terminare la frase, aprendosi poi in un innocente sorriso del tipo ‘non so se sia concesso, quindi nel dubbio facciamolo’. Attese che l’altro rispondesse alla propria domanda in merito alla cucina, andando poi a sfarfallare con le proprie ciglia in maniera molto sorpresa: com’era mai possibile che un ragazzino non avesse mai avuto la curiosità di mettersi al lavoro in cucina? “Uh, davvero non hai mai cucinato? Nemmeno un uovo fritto?” E glielo chiese con voce sconvolta, sebbene non volesse comunque metterlo a disagio. Si schiarì la voce, andando successivamente a rispondere alle parole dell’altro, anticipandole con una risatina lievemente nervosa, quasi di circostanza. “Ma certo che ti insegnerò io! Vedrai, ti darò dei compiti facili e divertenti.” E cercò di sfoderare il proprio sorriso migliore, mostrando la dentatura regolare e ben curata di cui disponeva.
    “I muffin Red Velvet sono adattissimi! Sono ispirati ad una celebre torta americana, che è appunto la Red Velvet, e sono davvero golosissimi. Sono il dolce tipico degli innamorati perché, come dice il nome, sono di un bellissimo colore rosso e spesso si guarniscono con decorazioni a tema amoroso.” Piccolo sorrisetto, seguito successivamente dalle parole del ragazzo. “E chiaramente sono delle bombe iper-caloriche, dato che contengono molti ingredienti grassi ed un solo cupcake è sulle cinquecento calorie.” Ammise, senza dare troppo peso all’apporto calorico, decidendosi immediatamente a mettere la farina che aveva preso assieme ad altri ingredienti all’interno di una ciotola, aspettando che Adamas parlasse della storia tra lui e Jesse.
    Era così tenero nel raccontare, e sicuramente Howard non lo avrebbe giudicato per quel suo commento sul corpo di Jesse: anche lui era un ragazzo adolescente, ed anche lui adorava guardare il corpo di chi era oggettivamente bellissimo, suvvia. Per Howie ne era stato esempio la gita che avevano fatto a Parigi: aveva conosciuto un certo Apil a Babilonia, e non si era minimamente fatto problemi a farsi trasportare da quel ragazzo muscoloso per il braccio. Sì, Howard era tenero e coccoloso, ma aveva sempre a disposizione dei bollenti spiriti da accendere per benino, come qualsiasi persona della sua età. “E’ un racconto molto bello, si vede che ti piace molto! E lascia perdere assolutamente chi ti dice che devi stargli alla larga: loro non sanno minimamente cosa tu provi nel tuo profondo, e sei tu che devi mostrarlo a chi vuoi, decisamente non a loro. Questi amici che si intromettono nelle storie sono insopportabili!” Non sapeva che si trattasse di Blake, ma in ogni caso il suo pensiero non sarebbe mai oggettivamente variato nemmeno di una virgola. Quando gli venne chiesto a riguardo della propria vita sentimentale, ecco che il visino di Howard diviene più paonazzo del solito, accennando poi un sorriso impacciato. “Owh, emh. Al momento sono single, ho avuto un ragazzo ma prima di venire qui ci siamo lasciati; ha preferito continuare a studiare in un altro Stato, e poi avevamo anche litigato.” Ammise, accennando un piccolo sorrisetto malinconico, simbolo che dopotutto lui ancora pensava un po’ a quello che era stato il suo primo vero fidanzato. Avrebbe preso il latte ed il colorante rosso se, improvvisamente, Adamas non avesse fatto cadere il pacco di farina a terra. Accennò una risata quando accadde, chinandosi ed iniziando a recuperare la parte più superficiale di quanto era caduto, salvaguardandola all’interno di una busta, ripulendo tutto il resto con una paletta ed una scopetta da mano, rispondendo alle parole dell’altro che era estremamente in imbarazzo per quanto successo. “Ma stai tranquillo! E poi, anche se mi avessi sporcato, si laverebbe via facilmente! Devi prendere confidenza con la cucina, per questo ora ti chiedo di mettere il latte in una ciotola e di mescolare assieme adesso qualche goccia di colorante! Quattro gocce dovrebbero essere sufficienti! Comunque, come va con la scuola?” Gli chiese di quell’argomento solo per allentare un po’ la tensione, continuando a mescolare gli ingredienti come se non fosse accaduto nulla, cercando in tutti i modi di far sentire Adamas a proprio agio.
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    Adamas Vesper
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    “Ehm… no - davvero, non ho mai cucinato… cioè, i miei sono Purosangue un po’ troppo… all’antica. Qualunque attività Babbana viene considerata alla stregua delle Arti Oscure; anzi, forse se fossi un Mangiamorte o simili probabilmente sarebbero più tolleranti…”
    C’era da dire che, durante la guerra contro Voldemort, i suoi avevano fatto parte di quei Serpeverde che si erano astenuti dal combattere per entrambe le fazioni. Quando era stato abbastanza grande per capire la situazione, era rimasto deluso da quella macchia nella storia della famiglia; poi, crescendo, aveva capito la verità.
    Erano semplicemente dei privilegiati, che non sarebbero stati interessati neanche dall'ascesa del Signore Oscuro. Pochi potevano godere dello stesso status.
    “Cioè, pensa che hanno licenziato la mia prima tata perché mi ha fatto conoscere alcuni sport Babbani…”
    Era pronto a dire che gli sport in questione fossero solo la ginnastica artistica? No, assolutamente no. Per cui sorvolò sulla questione.
    Ascoltò con attenzione la spiegazione dettagliata di Howard sui cupcake: certo che i Babbani avevano inventiva anche in quelle piccole cose. Sorrise imbarazzato all’idea delle decorazioni amorose: trattandosi di Jesse, probabilmente avrebbe scelto altro per decorarli. Forse armi?
    “Maaa… le decorazioni… possono essere di qualunque tipo? E poi… sono edibili anche quelle?”
    Adamas era palesemente all’oscuro dell’esistenza di qualunque programma culinario.
    ‘Forse Jesse non avrà piacere nel ricevere un regalo ipercalorico, visto quanto è sportivo... boh, intanto proviamo a cucinare qualcosa… poi vedremo’
    “Oh… mi dispiace per il tuo ex - cioè, per te. No, scusa, mi è uscita male la frase…”: Adamas era sicuramente impacciato, nei rapporti sociali. “Volevo dire… mi spiace che sia andata così, perché sei un ragazzo a posto… simpatico e carino… ecco… comunque - magari tornerete sui vostri passi, non si sa mai, no? Dov’è andato a studiare?”
    L’ansia sociale non migliorò di certo dopo la grande bufera di farina che si abbattè su di loro.
    “Scusami - Wingardium Leviosa”; mentre Howard lavorava di buona lena con la scopa e la paletta, Adamas sollevò i piccoli residui di farina sfuggiti al suo impegno per sollevarli in una piccola nuvola da posare poi in un lavandino vicino. Come si poteva facilmente capire, era assolutamente impreparato al lavoro manuale; usava la magia per qualunque faccenda domestica. Almeno, quelle rarissime volte che le faceva - più spesso (quasi sempre) erano gli elfi domestici ad occuparsene.
    Una volta che il pavimento fu ripulito, seguì le indicazioni di Howard, dovendosi trattenere dall’usare ulteriormente la bacchetta.
    Versò il latte in una ciotola, prima di cercare il colorante da cucina; quel piccolo oggetto faceva parte, nell’immaginario di Adamas, delle piccole magie Babbane che stava scoprendo. Sapere che anche loro potessero cambiare i colori delle cose a loro piacere (e soprattutto senza magia) era affascinante.
    “Ok, così? Ops!”; distratto com’era dalle sue divagazioni mentali, sbagliò le dosi di colorante, mettendo quasi il doppio delle gocce.
    “Ehm… dici che troppo colorante può uccidere qualcuno? Comunque… beh, a scuola vado sicuramente meglio che in cucina!”.
    Si mise a ridere, imbarazzato per l’ammissione di colpa ma comunque ben intenzionato a impegnarsi, perlomeno per evitare che Howard si pentisse di quella giornata.
    “Non pensavo che l’avrei mai detto, ma… sono abbastanza felice che l’anno scolastico stia finendo… ecco, non so se tu hai partecipato alla ricerca delle quattro ragazze rapite ma… non è stato facile, quest’anno. Hogwarts era effettivamente più noiosa di Hidenstone - o almeno, nell’era post-Potter lo è stata…”
    Mescolò con attenzione il latte, facedogli assumere un colore rosso sangue poco invitante. Beh, almeno non aveva sporcato ovunque. Forse stava compiendo qualche piccolo passo.
    “A te come va? Io… beh, sono un po’ preoccupato per i M.A.G.O...” (‘Tra le altre cose’) “So che non li abbiamo quest’anno, però gli esami mi mettono un po’ di ansia - soprattutto Aritmanzia… e vabbè, Ensor.”
    Aveva appena riferito ad Howard la materia che trovava più ostica ed il professore di cui aveva più timore.
    “Ma dimmi… come mai hai deciso di frequentare Hidenstone?”
    Ricordava ancora il suo primo incontro con Nick, con il quale avevano parlato proprio del perché avessero scelto di frequentare quell’Accademia; ora, anche se Nick era andato chissà dove, quella era diventata un po’ una domanda di rito che rivolgeva ogni tanto a se stesso. Era bello rivolgerla anche a qualcun altro, talvolta.
    “E… dopo il latte di sangue, come si procede?”
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    Howard H. Van Leeuwen
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    Ascoltò il racconto di Adamas riguardo la sua famiglia, andando lentamente ad annuire alle sue parole, seguendo con interesse tutto quello che lui gli stava dicendo con lo scopo di capire per bene di che tipo di ragazzo si trattasse. Forse era schizzinoso, o forse ancora era abituato a ricevere tutto e subito, un aspetto che Howard gli avrebbe smussato, almeno in cucina! Non voleva trarre conclusioni affrettate, decidendo dunque di rivolgere un sorriso al ragazzo, così da mostrare tutta la sua disponibilità nei suoi confronti, oltre al fatto che fosse molto interessato nel conoscerlo meglio. “Uh, capisco la tua situazione, ma per fortuna in casa mia avviene totalmente il contrario. Siamo purosangue sin dalla prima generazione, ma in ogni caso c’è una meravigliosa cultura del ‘diverso’ in casa nostra.” Disse, sempre con il sorriso sulle labbra, iniziando con entrambe le mani a pesare delle quantità esatte di farina, zucchero ed altre eventuali polveri necessarie per l’impasto. “I miei genitori mi hanno sempre insegnato che siamo tutti uguali, e che le idee ‘puriste’ sono ormai troppo superate! Oltretutto, noi siamo olandesi, io non sono nemmeno nato qui, quindi abbiamo sempre cercato l’aspetto multiculturale nella nostra vita.” Finì per asserire, osservando con attenzione il numero sul bilancino di cui disponeva la cucina di Hidenstone, sfarfallando con le proprie ciglia un paio di volte giusto per mantenere viva la propria attenzione. “Uh, io ho frequentato uno sport babbano: la ginnastica artistica! Se vuoi, qualche volta, ti faccio vedere qualcosa!” E glielo dice con estrema disponibilità, dipingendosi sul volto di un bellissimo sorriso bianco e perfetto, per poi mettersi una ciocca di capelli ribelle dietro l’orecchio destro, continuando a pesare gli ingredienti, riversandoli dopo poco in una ciotola capiente da lì poco lontana. Nel vedere l’impaccio di Adamas, sotto sotto, sembrò quasi rispecchiarsi in lui: Anche Howard era estremamente incapace di intrattenere conversazioni sociali, e per questo motivo cercava sempre di far prendere iniziativa agli altri; non era perché non avesse interesse, ci mancherebbe, ma perché in qualche modo aveva molta vergogna, si sentiva in imbarazzo per tutto!
    “Beh, noi possiamo decorarli con tutto ciò che vuoi, in verità! Avevo pensato ad una cremina da mettere con la sacca da pasticcere sopra, e poi potremmo cospargerli con degli zuccherini colorati, o con delle palline di zucchero, o che so… poi vediamo quello che c’è! Ovviamente deciderai tu come decorarli!” E glielo disse con il solito modo delicato, saltellando appena sul posto, andando a mescolare in maniera molto precisa le uova con il composto di farine che aveva ottenuto, facendo ben attenzione a non originare grumi di alcuna tipologia, ma rimanendo pur sempre molto cauto perché si sarebbe servito dopo poco del latte colorato dal ragazzo. “Non preoccuparti, non fa niente se c’è più colorante, verranno più tinti!” E iniziò ad aggiungere anche quel latte mentre, nel frattempo, rispondeva alle sue curiosità circa il proprio rapporto con l’ex fidanzato. Howard sembrò accennare un sorrisetto, quasi come se ricordasse felicemente quei momenti, per poi rispondere in maniera molto tranquilla, sinonimo che ormai avesse superato quel momento di difficoltà. “Ti ringrazio dei complimenti, li ricambio tutti anche io! Comunque, abbiamo chiuso in maniera piuttosto brusca, non penso che torneremo mai insieme. Poi era molto possessivo, in alcuni casi ha anche alzato le mani per via della gelosia, ma sono cose che ho sempre cercato di perdonare perché lo amavo. Comunque è andato a studiare in America, contento lui, contenti tutti!” Ed accennò una risatina per smorzare l’aria della situazione, andando poi a sorridere alle parole del ragazzo, continuando a mescolare il latte con le farine, rispondendo prontamente alle sue parole. “Beh, è sicuramente stato un anno particolarmente difficoltoso sotto alcuni punti di vista, specie per via di tutto quello che è accaduto di strano. Quella druida, le quattro ragazze rapite, e poi anche il fatto che io non abbia molti amici. Però preferisco stare qui, ad Hogwarts mi avevano preso di mira dei bulletti che mi sfruttavano per fare i loro compiti, qui invece posso mostrare le mie abilità con tranquillità.” Ed effettivamente era riuscito a mostrarsi in tutto e per tutto per com’era, secchionissimo come non mai, ma anche capace di farsi una risata di tanto in tanto. “Per fortuna gli esami non mi spaventano, sono l’unica cosa della quale sono realmente poco preoccupato. Credo nelle mie capacità intellettive, per mia fortuna ho molta autostima dal punto di vista mentale, peccato che non ce l’abbia anche sotto tutti gli altri punti di vista. Comunque, se hai bisogno di una mano con Aritmanzia, a me va benissimo darti un aiuto! Mi piace molto come materia!” Che poi, Adamas chiedeva giustamente cosa l’avesse portato lì ad Hidenstone. Come mai era finito lì? Cosa lo aveva spinto a continuare gli studi in quell’accademia? “Non so, in realtà mi ispirava il fatto di frequentare un’ottima accademia con degli ottimi professori. Spero solo di poter frequentare tutti i corsi anche per gli esami G.E.M.M.A., perché sarebbe un vero peccato privarmi di conoscenze che potrebbero tornarmi utili. Comunque, adesso misura 150 grammi di burro, e successivamente mettili a sciogliere in un pentolino!”
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    Adamas Vesper
    Studente | 18 anni

    Se qualcuno avesse detto ad Adamas ciò che sarebbe successo di lì a pochi mesi, probabilmente avrebbe ricevuto un’occhiata incredula da parte dell’Ametrino (oltre che un consiglio mentale di farsi ricoverare presso la psichiatria del San Mungo); purtroppo però in quei giorni di aprile era ancora ben lontano dalla consapevolezza di sé che avrebbe acquisito in seguito, per cui socializzare era molto più ostico del previsto.
    “Dev’essere bello vivere in una famiglia inclusiva…”: col senno di poi, Adamas avrebbe appreso che alcune volte basta combattere per ciò in cui si crede e alzare assertivamente la voce, per essere uditi. Sentendo però la proposta di Howard, gli si illuminarono gli occhi.
    “Davvero… davvero hai fatto ginnastica artistica?! Uno dei miei sogni…” ponderò un attimo se esprimere ad alta voce ciò che gli frullava per la testa, ma l’entusiasmo era troppo “è vedere dal vivo le Olimpiadi Babbane di ginnastica artistica! Tu… tu l’hai mai viste?”
    Ormai, a quasi 18 anni, Adamas aveva raggiunto quello che per i suoi sarebbe stato il punto di non ritorno: essendo maggiorenne anche per la legge Babbana e, a maggior ragione, frequentando un’Accademia così tanto a contatto con il mondo non magico, avrebbe finalmente potuto esplorare quel mondo proibito. Si sentiva quasi un Ulisse che, incurante dei limiti posti dagli Ercole prima di lui, finalmente poteva spingersi in acque sconosciute.
    L’importante era non fare la brutta fine dell’Ulisse dantesco.
    Osservò con attenzione le abili mosse di Howard, che riuscì a mescolare in maniera eccelsa il composto dei cupcake: ‘Dev’essere bravissimo, in Pozioni… ma certo! Sarà anche una disciplina diversa, ma la cucina richiede lo stesso grado di meticolosità… credo?’
    “Oh, meglio così; temevo che il latte di sangue potesse rovinare tutto.” disse, azzardando una risata imbarazzata. Era un piccolo pesce fuor d’acqua, in fondo. “Comunque - la pasticceria sembra una branca divertente.... hai mai provato a cucinare con la magia? Che ne so… è possibile, per così dire, ibridarle?”
    Il racconto di Howard riguardo alla sua ultima (unica?) relazione, Adamas rimase esterrefatto: non credeva che l’amore potesse diventare abusivo. Si rese conto di avere gli occhi lucidi, quando il Dioptase gli raccontò delle percosse subite; quando parlò, il suo tono di voce era indignato.
    “Ma… come… perché si permetteva di - sì, insomma, di picchiarti! Posso capire l’amore, ma un ragazzo così… non ti merita affatto… meno male - per lui - che si sia tolto di mezzo da solo. Altrimenti una bella fattura non gliel’avrebbe risparmiata nessuno.”
    Adamas non era ancora abituato a sentirsi così vendicativo e protettivo nei confronti di qualcuno, e doveva ammettere che era una parte di sé che lo spaventava grandemente.
    “Comunque direi che anche la tua vita è migliorata da quando hai lasciato Hogwarts… sembra veramente che succeda ciò che dice quel progetto… come si chiama? Mmm… forse It Gets Better? Bisogna soltanto tenere duro, impegnarsi… e poi arriva per tutti, il momento. O almeno, spero che sia così - ma ce lo dirà solo il tempo!”
    Sorrise ad Howard; forse era un discorso alquanto retorico, però si sforzava di crederci con ogni fibra del suo corpo. Scoprire che il mondo Babbano fosse molto più tollerante (ed è tutto dire) di quello magico era stato un sollievo, e Adamas voleva assaporare quella libertà. Condividerla con qualcuno poteva solo renderla ancora più dolce.
    “Sì, guarda - con Aritmanzia accetto volentieri una mano… ho avuto un po’ di difficoltà. Ovviamente se hai bisogno anche tu di aiuto, non farti scrupoli a chiedere!”
    Pesò la giusta quantità di burro con una bilancia da cucina, evitando l’uso della magia e cercando di non spandere burro ovunque (‘Sarebbe peggio della farina… tutto scivoloso - rischieremmo di cadere!’) mentre ascoltava le parole del ragazzo.
    “Ah, ma quindi tu hai già idea del tipo di carriera che vuoi fare dopo? Io sono venuto per un mezzo compromesso: in realtà avrei voluto esplorare il mondo e fare conoscenze, ma i miei non erano così d’accordo. C’è da dire che Hidenstone è un buon compromesso.” chiese, mentre cautamente metteva il pentolino sul fuoco, sospettando che al burro piacesse scoppiare quando scaldato. È comprensibile: un mago è abituato a maneggiare sostanze ben più pericolose, che alla minima sollecitazione potevano farti male spesso sia fisicamene che spiritualmente, e soprattutto senza conoscenze Babbane così profonde, poteva essere così in difficoltà. Come potete ben capire, le conoscenze culinarie di Adamas erano davvero carenti.
    “Ok - spero che il burro non esploda. Non so, può esplodere, il burro? Quali sono i prossimi passaggi?” chiese, senza trattenere il timido entusiasmo che lo stava permeando.
    Era quasi divertente, cucinare.
    "Parlato"- 'Pensato' - "Ascoltato" | Scheda PG Stat.
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    Howard H. Van Leeuwen
    Studente | 17 anni

    Ascoltò le parole del ragazzo, annuendo effettivamente al fatto che vivere in una famiglia inclusiva fosse molto stimolante, per poi grattarsi appena la nuca nel momento in cui avrebbe dovuto rispondere in merito alle Olimpiadi Babbane di ginnastica artistica. Beh, Howard le aveva viste davvero, motivo per il quale si limitò ad accennare un movimento del capo, seguito successivamente dalle sue parole relative proprio a quell’argomento. “Sì, ho avuto modo di vederle dal vivo, per fortuna! E poi ho anche gareggiato ad alcune competizioni regionali e nazionali, anche se non sono mai riuscito a piazzarmi come vincitore effettivo in queste ultime.” Accennò un piccolo sorriso sempre in direzione del ragazzo, per poi sbattere le palpebre con la sua solita grazia, aggiungendo qualcosa solamente dopo. “Tu hai mai fatto ginnastica artistica? Perché, se ti piace, posso insegnarti qualcosa!” Ed era effettivamente vero: Howard non era ovviamente il migliore in ambito di ginnastica artistica, ma comunque era sufficientemente abile da poter insegnare qualcosa agli altri!
    Accennò un piccolo sorriso quando l’altro chiese di coniugare la magia e la pasticceria, annuendo vistosamente e rispondendogli con estremo interesse: Adamas aveva centrato uno dei punti fondamentali del pensiero di Howard, e lui glielo avrebbe assolutamente detto. “In verità è proprio il mio sogno quello di riuscire a coniugare la pasticceria e la cucina in generale con la magia, anche se effettivamente immagino che sia molto meglio fare le cose a mano: a mio parere il gusto verrebbe diverso. Ma vorrei anche riuscire a convogliare le pozioni alla pasticceria, secondo me sarebbe geniale!” Ed accennò una risata anche quando l’altro iniziò a parlare di latte di sangue, lasciandosi dunque sfuggire un piccolo risolino acuto, a tratti anche imbarazzante quasi come il miagolio di un gattino appena nato. Non appena la conversazione sembrò virare sul suo ex fidanzato Howard fece spallucce, sbattendo appena le palpebre, cercando dunque di spostare il punto dell’attenzione su altro: era chiaro che non gli fosse semplice ricordare quegli avvenimenti, motivo per il quale tentò in tutti i modi di far parlare l’altro. “Beh, purtroppo l’ha fatto, ma per fortuna ora è lontano anni luce da me. Tu hai avuto altre relazioni in passato? Oppure quella per Jesse è la prima cotta?”
    Il discorso sull’It Gets Better sembrò convincere molto Howard, il quale si lasciò ad un lieve commento in seguito, che gli sembrava venire direttamente dal profondo del cuore. “Questo è vero, però secondo me non ci si può affidare solamente alla provvidenza, non si può solo sperare che tutto cambi. Come dici tu, bisogna impegnarsi e continuare a seguire i propri sogni per poter dire, un giorno, ‘ce l’ho fatta!’.” Ed effettivamente era ciò che Howard avrebbe voluto dire un giorno, quando magari sarebbe riuscito a diventare un primario di fama mondiale, come sperava potesse accadere. “Io stesso sono venuto qui ad Hidenstone perché adoro studiare, mi piace proprio tanto, e mi piacerebbe diventare un medimago di altissimo livello. Tu non hai ancora idea di cosa vorrai fare in futuro? Nel caso è normalissimo, c’è tanto tempo per poter scegliere cosa fare!”
    In quel momento prese il composto di burro del ragazzo e lo aggiunse all’impasto che stava creando, mescolando ed ottenendo una bellissima consistenza cremosa. Fu quello il momento di iniziare a travasare il tutto in alcuni pirottini colorati, e lui lo fece solamente in uno, riempiendolo di poco più della metà per mostrare all’altro come fare. “Adesso devi mettere il composto all’interno dei pirottini, riempiendoli per i tre quarti, e poi mettere tutto in forno per 20 minuti a 180 gradi! Forza, forza, puoi farcela!”
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    Adamas Vesper
    Studente | 18 anni

    “No! Seriamente? E… com’è stato?”; le Olimpiadi Babbane sembravano estremamente più interessanti dei campionati mondiali di Quidditch, o forse era così perché non aveva mai avuto occasione di vederle e le aveva per certi versi divinizzate. Sapere poi che Howard fosse addirittura entrato in gara gli fece brillare gli occhi per l’ammirazione; cercò di trattenere l’ondata di domande, rimandandole ad un secondo momento.
    “Sì, ecco - ho fatto qualcosina, un po’ da autodidatta. Poi vabbé, ho scoperto YouTube solo recentemente, ma ho iniziato a provare qualcosa di più avanzato, anche se devo ammettere che non sono molto bravo.”; probabilmente avrebbe dovuto fare un altro tipo di allenamento, ma in quel periodo stava seguendo Jesse e, forse, avrebbe modificato il suo fisico per…
    ‘Boh, forse a Jesse piace una fisicità più massiccia… non so. Anche se non dovrei allenarmi per piacere a lui, ma a me stesso...’
    “Oh, pozioni e pasticceria… non ci avevo pensato… ma dimmi, anche la cucina Babbana ha ingredienti folli come quelli delle pozioni? No, perché…” disse, indicando imbarazzato il burro che si scioglieva “ho paura che possa esplodere!”
    Ascoltò quindi attentamente il discorso del ragazzo, lanciando di tanto in tanto uno sguardo interessato a ciò che stava facendo; tuttavia, forse la cucina avrebbe richiesto un grado di attenzione maggiore, perché quando Howard gli soffiò il burro da sotto il naso non se ne rese quasi conto.
    “Scusa, avrei dovuto passartelo… i pirottini sono questi aggeggetti? Sembrano dei cappellini colorati - sono carini. Guarda se riesco…”
    Tentò di riempire i pirottini alla stessa maniera che aveva fatto Howard, riuscendo solo per alcuni; altri si trovarono con una quantità insufficiente di impasto, e altri ancora con un po di impasto fuori, visto che aveva sbagliato mira. Ripulì al meglio quelli sporchi, ma non c’era abbastanza impasto da rabboccare gli altri.
    “Mi dispiace - alcuni forse verranno più piccoli… ok, 20 minuti in forno… 180°C… dovrebbe essere acceso, vero? Dovevo pigiare quel tastino e basta?”
    Se Howard avesse controllato il forno, l’avrebbe trovato ancora spento; Adamas ce la stava mettendo tutta, ma la tecnologia non era ancora il suo forte.
    “Medimago dici? Puoi chiedere a Skyl… ehm, l’Infermiere Mave se ha qualche dritta da darti… mi ha detto che qualche studente è andato da lui per un motivo simile. Ehm, non pensare male! È… sì, insomma, sono andato per chiedere qualche consiglio… sembra che per alcuni sia un bravo consulente.”
    Non se la sentiva di dire ad Howard che aveva usufruito di Skyler come Magipsicologo, poiché era una faccenda estremamente privata; certo, quel giorno si erano avvicinati, ma era comunque abituato a mantenere una certa omertà sulla sua vita.
    “Io… credo finirò a lavorare come Magiricercatore di letteratura o cose simili - è il lavoro che ha sempre fatto mia madre, e sin da piccolo mi hanno fatto studiare molto i classici latini e greci… dicevano che erano pieni di esempi di forme più primordiali e pure di magia. Insomma, la magia degli Déi non usa formule magiche o catalizzatori… e forse la risposta sta nei libri.”
    Arrossì un poco, pensando che fosse un’idea di famiglia stupida e antiquata. Controllò l’orologio: il tempo stringeva. Avrebbe aspettato che i cupcake fossero pronti, prima di congedarsi da Howard e andare a studiare.
    "Parlato"- 'Pensato' - "Ascoltato" | Scheda PG Stat.
    RevelioGDR


    Lo considererei quasi un exit per Adamas
     
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8 replies since 5/4/2020, 15:21   162 views
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