Happiness is a butterfly pt. 2

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    Prendersela con Mark era stato davvero un toccasana per la corvina; aveva troppo bisogno di sfogare la sua frustrazione per tutta la situazione, per tutto ciò che le stava accadendo. Ma non voleva sfogarsi su chi non le aveva fatto nulla di male. Quindi non su Mia stessa, Jesse, Blake... insomma, nessuno dei suoi amici. Quindi il dioptase era capitato a fagiolo. Certo, anche se la sua vita fosse andata tutta rose e fiori, avrebbe difeso Mia. Che razza di amicizia stavano provando a costruire se vedendola in difficoltà, avesse fatto finta di niente? Avrebbe sempre aiutato un suo amico in difficoltà e ciò glielo aveva insegnato quella scuola, per quanto a volte non in maniera propriamente ortodossa. Ma erano tutti vivi. Ed erano insieme. Dovevano guardarsi le spalle l'uno dell'altro. Non l'aveva detto lei stessa, a Blake, che erano una famiglia?
    E poi Mia Freeman le stava davvero simpatica; stava imparando a conoscerla pian piano, specialmente da quell'Halloween, e aveva capito che fosse una ragazzina intelligente e determinata e che volesse sembrare forte, non far pesare i propri problemi sugli altri. La corvina ci era passata. Anche lei aveva sempre cercato di tenere i propri problemi per sé e aveva ogni volta provato a risolverli da sola. Solo una volta, a settembre, si era dovuta rivolgere ad un professore: Lancelot Olwen. A lui aveva detto quanto fosse sconvolta per il fatto che i suoi genitori se ne fossero andati. Ma con Lancelot sentiva un legame più stretto che con gli altri professori -a parte Daniele- perché, insomma, l'aveva aiutata a partorire. Le era stato vicino laddove vi avrebbe dovuto essere suo padre, ma non c'era. Quindi Jessica si era sinceramente affezionata a lui e gli voleva un bene che non riusciva nemmeno a spiegare... ma, per il resto, non aveva mai cercato aiuto. Non voleva che anche la biondina facesse quello sbaglio. Qualsiasi cosa fosse successa con Mark, Jessica voleva essere per lei una spalla, qualcuno di cui potersi fidare, qualcuno che non l'avrebbe mai giudicata. E poi lei, che andava a letto con un professore, come avrebbe mai potuto anche solo pensare di giudicare qualcun altro?
    Fece un sorrisetto alla sua domanda. Oh, deve solo provarci! La prossima volta non sarà così fortunato. Conosco incantesimi ben peggiori di quello che ho usato oggi ammiccò, cercando di alleviare la tensione.
    Là, parlando con quella ragazzina, le venne quasi naturale pensare di potersi confidare con lei. Sorrise. Non qui. Affermò, alzandosi ed invitandola a seguirla. Percorse alcuni corridoi, decisa su cosa avrebbe dovuto fare. Dopo l'ennesima svolta, si fermò e si girò a guardare la bionda. Aspettami qui le chiese, girando un altro angolo là dove vi era l'entrata per la sala comune Black Opal. Entrò e rimase all'interno giusto una manciata di minuti, per poi uscire con una borsa. So dove Blake tiene l'alcol e il cibo le sussurrò, per evitare che chiunque potesse sentire. Sicuramente ti aiuteranno a rilassarti e potremo parlare con più calma. Le sorrise e, ancora una volta, fece strada lei. Scese le scale fino a dirigersi all'uscita. I portoni erano ancora aperti, essendo abbastanza presto, quindi uscì in giardino e andò a sedersi su una panchina piuttosto nascosta e guardò Mia, aprendo una bottiglia e portandosela alla bocca. Il liquido trasparente le bruciò lievemente la gola e, al contempo, la riscaldò, facendola un po' rilassare. Porse poi un'altra bottiglia alla bionda. Dunque... da dove posso iniziare? si chiese, prima di tornare a fissare quelle iridi così chiare. Sono innamorata di Daniele concluse, senza mezzi termini. Che senso aveva fare tanti giri di parole? Il professore di Astronomia specificò, poiché con solo il nome avrebbe potuto riferirsi a chiunque. La sera dopo il ballo, ci siamo baciati e la sera del suo compleanno, siamo andati a letto insieme. Beh, diretta la ragazza. Sicuramente l'alcol stava facendo in modo che si sciogliesse un po'. Sorrise di nuovo. Lo so, forse l'ho detto in maniera un po' sbrigativa ma... non saprei come altro dirlo. Lo so che è sbagliato, lo so che è una relazione proibita ma... lo amo. Concluse, abbassando la voce. Ormai non sapeva più se stesse parlando a Mia o a se stessa! Ma doveva davvero dirlo ad una ragazza che potesse comprenderla meglio! E Jess era da sempre una ragazza molto diretta.
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    Non avrebbe mai pensato che le cose potessero davvero volgersi a suo favore fino a quel punto. Quando Mark l’aveva costretta al muro era convinta che non le avrebbe lasciato scampo e, anche se si trovavano a Hidenstone e avrebbe dovuto sentirsi al sicuro, per un attimo era stata convinta che il ragazzo avrebbe potuto farle qualsiasi cosa. Di certo non pensava che il destino le avrebbe mandato proprio Jessica, al massimo temeva che sarebbe arrivato Cam e che avrebbe finito per dimostrasi idiota e stronzo quanto il suo migliore amico.
    Certo, l’idea che anche Jessica ora fosse coinvolta, a suo modo, in quella storia, non le era certo di conforto ma se non altro l’aveva trascinata rapidamente mia dal disturbatore e ora si sentiva vagamente più tranquilla. La presenza della ragazza bastava a farle rilassare i nervi, nonostante si sentisse comunque ancora tesa per quel che era appena accaduto: se pensava di essere liberata del ragazzo, quella era la prova che aveva ancora intenzione di tediarla per chissà quanto, e aveva ancora parecchio potere su di lei.
    Le sarebbe piaciuto essere forte quanto spesso cercava di dimostrarsi, avere un polso ben più fermo, riuscire a reagire nel modo giusto in situazioni come quella, ma era chiaro che avesse ancora parecchia strada da fare in quel senso e che avrebbe dovuto lavorare molto di più su se stessa. Non adesso, però, perché Jessica sembrava avere altri piani e Mia aveva seriamente bisogno di non pensare per un attimo.
    Certo, con “non pensare” non intendeva di certo ubriacarsi, ma la personalità scoppiettante di Jessica la rendeva spesso inarrestabile, e la ragazza aveva finito per recuperare cibo e alcool in abbondanza prima ancora che Mia potesse anche solo pensare di fermarla. “Ma sei sicura che Blake non si arrabbierà?” provò ad osservare, ma ovviamente dubitava già di poter sortire un qualunque effetto. Sapeva anche che Jessica avrebbe potuto esagerare molto di più, fare davvero del male a Mark e che ha poco sarebbe servito provare a farla ragionare in quel momento, forse assecondarla era davvero l’unica soluzione.
    Le era comunque grata per essere stata la sua ancora di salvataggio e, nonostante lei non amasse l’alcool e non sapesse reggerlo quanto avrebbe voluto e dovuto, si limitò a seguirla fuori, facendo del suo meglio per ascoltarla e assecondarla dal momento che Jessica l’aveva davvero aiutata in un momento di difficoltà. Avrebbe anche potuto rifiutarsi, certo, ma voleva davvero farlo? In quel momento voleva distrarsi e per una volta non si sentì legittimata a fare la solita guastafeste e rovinare come sempre ogni cosa, l’ultima cosa che voleva era risultare antipatica o incapace di staccare per un attimo la spina. Se Blake fosse stato presente le avrebbe indubbiamente dato della noiosa.
    Così seguì Jessica in giardino e si sistemò al suo fianco sulla panchina, quando venne il momento di bere non si tirò indietro anche se rischiò di soffocarsi poco dopo, alla confessione della ragazza. Non si aspettava che avrebbe parlato così apertamente e così in fretta, anche se si trattava di Jessica e non avrebbe dovuto stupirsi. “So chi è Daniele…” riuscì solo a dire, spiazzata da quella confessione. Non era sorpresa dal fatto che la ragazza potesse trovare l’uomo attraente, quello era innegabile e dopotutto non era poi così tanto vecchio, ma non poteva non essere sorpresa dal fatto che fossero già andati così in là. Non voleva farla sentire giudicata o sbagliata, ma dannazione stavano parlando di un professore, se li avessero scoperti…non voleva nemmeno pensarci!
    Cercò di fare mente locale e, nonostante le sembrasse che l’alcool stesse già facendo effetto, provò a ragionare lucidamente. “Lo…ami? Ne sei sicura? Lui…lui lo sa?” domandò cercando di essere pratica ma anche delicata. Mia non era brava a nascondere i suoi dubbi, ma voleva esserle di supporto non solo perché l’aveva appena aiutata ma anche perché pensava che ne valesse la pena, teneva alla sua amicizia con Jessica e l’ultima cosa che desiderava era saperla sola in una situazione nuova e probabilmente spaventosa come quella. Allungò una mano verso la sua. “Sono molto felice per te, davvero…ma cerca di stare attenta.” provò a suggerire nel modo più dolce che conosceva.


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    Il peggio era passato, per fortuna. Era arrivata in tempo e Jessica era riuscita ad evitare che il dioptase facesse qualcosa a Mia. Ci aveva solo provato... sebbene la cosa non fosse comunque rassicurante. Non era per nulla rassicurante sapere che, libero di girare per i corridoi, ci fosse qualcuno che si divertiva a molestare le ragazze, quasi fosse un vero e proprio hobby per lui. Se avesse saputo che qualche settimana dopo, quello stesso ragazzo avrebbe tentato di violentare lei per vendicarsi... sicuramente Jessica avrebbe soccorso Mia, non l'avrebbe lasciata mai e poi mai in balia di quel tizio solo per salvaguardare se stessa, ma avrebbe agito in modo diverso, magari non avrebbe umiliato Mark a tal punto... o forse lo avrebbe fatto? Non poteva esserne certa. L'unica cosa certa era che, per il momento, aveva salvato Mia e che lo avrebbe fatto ancora, se fosse stato necessario.
    Tuttavia, per ora, era una faccenda passata e Jessica aveva voglia di distrarsi e di distrarre Mia e quale modo migliore che sgraffignare cibo e alcool a Blake? Jess conosceva solo quel modo di "non pensare", oltre ad andare a letto con qualcuno, ma come avrebbe fatto a distrarre Mia in quel caso? L'idea di cercare qualcuno per farle pensare ad altro, non era certo tra le sue opzioni! Si voltò verso la ragazza con un sacchetto pieno di cose in mano e un sorrisetto si dipinse sul suo volto. Oh, che si arrabbi pure... lo conosco bene, gli passerebbe dopo cinque minuti! esclamò, ridacchiando. Sì, forse il suo migliore amico avrebbe potuto prendersela perché gli aveva sottratto qualcosa di tanto indispensabile come l'alcol, ma lo conosceva davvero abbastanza bene da sapere che sarebbe sbollito alquanto in fretta. Inoltre... avrebbe potuto fare rifornimento!
    La condusse nel giardino -deserto- sedendosi su una panchina e prendendo un sorso dalla bottiglia. Era il momento di raccontarle quello che si stava tenendo dentro da troppo e che non aveva ancora detto nemmeno a Blake. Ma di sicuro la bevanda alcolica le avrebbe dato quella spinta in più per dirlo con scioltezza.
    Le venne da ridere a vedere la faccia di Mia quando le disse che amava Daniele e che ci era andata a letto. Forse avrebbe dovuto aspettare che finisse di bere. Era una cosa già abbastanza sconvolgente di per sé, avrebbe davvero rischiato di soffocare, così. Scusami, non volevo essere così diretta riprese Jessica, prendendo un altro sorso. Ma lo sai come sono fatta, schietta e vado dritta al punto... soprattutto con una piccola spinta! Indicò la bottiglia.
    Sì lo amo, sì ne sono sicura... e in teoria lo sa, in pratica devo ancora confessargli davvero i miei sentimenti ammise, con un mezzo sorriso a metà fra il triste e il divertito. E tu, Mia? le chiese, sempre utilizzando un tono di voce dolce e leggermente impastato dall'alcol. Ti sei mai innamorata di qualcuno? Le chiese, avvicinandosi un po' a lei. Non aveva esattamente capito cosa ci fosse stato tra lei e Mark, ma sperava fosse lei a dirglielo, di sua spontanea volontà.
    Certo, starò attenta, Mia promise, senza smettere di sorridere e lasciandosi andare contro lo schienale della panchina, senza comunque allontanarsi dalla bionda. È un qualcosa che non saprei spiegarti nemmeno volendo, un sentimento che mi ha stravolto la vita. Non mi sono mai innamorata così, nemmeno del padre di Alex. A dire il vero, con quel ragazzo era stata più una grande passione e attrazione a travolgerla. Aveva dei modi di fare davvero fantastici, aveva carisma ed era anche dannatamente attraente. Forse era per quello che non aveva funzionato, forse era per quello che lo aveva lasciato dopo appena due giorni di presunta relazione. E poi si chiedeva perché non voleva avere nulla a che fare con suo figlio?
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    Sapeva che quel che era appena successo la metteva in una terribile posizione, non certo per la sua reputazione –che dopotutto nemmeno aveva-, ma perché la esponeva in un modo che fino a quel momento Mia aveva evitato con estrema cautela. Per tutto quel tempo aveva tenuto tutto dentro di sé, si era impegnata per negare il suo malessere, per nascondere quel che aveva provato, per cercare di comportarsi come se niente fosse. Aveva evitato di parlarne anche con Charles e, anche se vista la sua mancanza di amicizie fidate, era stato facile non dirlo a nessun altro, comunque le era costato un certo sforzo inghiottire tutto e fare finta di niente. Mia non era il tipo che riusciva a digerire certe cose, soprattutto quando toccavano gli altri, ma appena le aveva vissute in prima persona aveva capito che piuttosto che condividerle avrebbe preferito votarsi al silenzio.
    Non si trattava unicamente di imbarazzo, ovviamente, Mia era mossa più che altro da un senso di sporcizia che l’aveva perseguitata da subito dopo l’evento. Si era sentita sbagliata, colpevole, come se avesse cercato direttamente lei quel che le era accaduto, come se avesse chiesto lei a Mark di fare quel che aveva fatto. Forse si era data fin troppe colpe, forse era stata troppo severa con sé stessa, ma non aveva mai smesso di credere di essere stata lei quella debole, quella che si era lasciata andare e che aveva permesso una cosa del genere.
    Era cresciuta con un’ideale ben preciso della donna che avrebbe voluto diventare. Aveva sempre sognato di essere forte e indipendente, un giorno, lontana dall’influenza degli uomini o di chiunque minacciasse di tarparle le ali. Si era ripromessa di esse sempre forte, padrona dei suoi sentimenti e mai schiava degli altri o di quel che le facevano provare, poi aveva finito per vivere un periodo infernale per colpa di uno stronzo che si era rubato la sua fiducia e anche qualcos’altro. In quel momento non sapeva nemmeno come sentirsi, era disgustata in un certo senso, si sentiva nuovamente sporca, sbgliata, anche se Jessica si stava sforzando di essere gentile e aiutarla, non sembrava volerla giudicare in alcun modo.
    “Perché non conosce la storia” le ricordò un’infima vocina nella sua testa. Mia cominciò probabilmente a bere anche per mettere a tacere quella vocina di cui aveva quasi scordato l’esistenza, ma che era comparsa dopo quel che Mark le aveva fatto. Non amava l’alcool, detestava non sentirsi lucida e padrona di sé, ma non aveva intenzione di tornare a convivere con certi pensieri e certe sensazioni, non dopo essersi convinta di aver superato ogni cosa molto tempo prima.
    Si lasciò convincere da Jessica che Blake le avrebbe perdonate e bevve un sorso generoso dalla bottiglia, mentre si sforzava di rimanere attenta alle sue parole e seguire la sua logica. Non era sorpresa troppo da quel che le aveva confessato ma era piuttosto preoccupata che l’amica potesse avere qualche problema con l’Accademia. Non l’avrebbe mai giudicata per quel che aveva fatto, fare sesso non era certo qualcosa che Mia avrebbe mai potuto considerare sbagliata –anche se la sua esperienza non era stata delle migliori-, era felice se Jessica era felice, il problema era tutto il resto. Poteva comprendere quanto la ragazza fosse presa da tutto quello, capiva i suoi sentimenti, ma era preoccupata che potessero oscurare la sua ragione e metterla a rischio. Mia non conosceva Daniele, e il fatto che fosse un adulto un minimo la frenava, ma se fosse stato un loro coetaneo non avrebbe esitato ad andare da lui a farci quattro chiacchiere. Certo, se fosse stato un coetaneo molti problemi non sarebbero esistiti.
    “L’importante è che tu ne sia sicura… se pensi che sia la cosa giusta per te continua su questa strada.” si sentì di dirle ma ebbe bisogno di altro alcool per rispondere alla sua domanda. ” Ho il talento di innamorarmi delle persone sbagliate.” ammise piano, e non sapeva nemmeno lei se si stesse riferendo solo a Mark o anche a qualcun altro, casualmente a lui molto vicino. “Mark…è uno di queste. Mi sono innamorata di lui quando avevo 12 anni.” aggiunse poco dopo, e si rese conto solo dopo aver parlato che quella era la prima volta che lo ammetteva ad alta voce. Scosse piano il capo, sospirando profondamente, provando a scacciare il peso di quella frase e sorridendo appena alle sue parole. Forse capiva quel sentimento, era qualcosa che stava cominciando a crescere anche dentro di lei ma che ancora non aveva riconosciuto. “Io sono felice per te se quello che provi è così profondo…” sussurrò piano stringendole con dolcezza una mano, anche se non riuscì ad essere positiva ed entusiasta quando avrebbe voluto, il fantasma di quel che aveva appena vissuto che le gravava ancora addosso.



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    La giovane sospirò piano, guardando l'amica.
    Cosa era davvero successo con Mark? E cosa poteva fare Jessica per aiutare la biondina? Sicuramente non pressarla affinché le raccontasse tutto, preferendo optare per un altro approccio, ovvero mostrarle di essere degna della sua fiducia -fidandosi a sua volta di Mia- e mostrandole che non era assolutamente là per giudicarla. In fondo chi diamine era lei per giudicarla? Era rimasta incinta la sua prima volta, il ragazzo non ne voleva sapere del bambino -o almeno, fino a mesi prima, ora non lo sapeva- andava a letto con un professore e se ne era innamorata. Davvero, lei era l'ultima persona che poteva permettersi di giudicare gli altri. La sua vita era un completo disastro... e poi... Blake era il suo migliore amico. Se non aveva mai giudicato lui per tutti i casini che aveva combinato, non avrebbe giudicato nessuno. Almeno, non se a qualcuno succedeva qualcosa senza la sua volontà o finché qualcuno faceva qualcosa con buone intenzioni. Ed era piuttosto certa che, qualsiasi cosa fosse successa tra lei e il dioptase, non se la fosse andata a cercare Mia. Per lei invece era diverso. Se l'era cercata eccome quello che era successo con il suo ex. Insomma, era stata lei a dimenticarsi di prendere la pillola, non certo lui che glielo aveva impedito. Ma questo non lo aveva mai raccontato a nessuno, nemmeno a Daniele.
    Guardò la bionda prendere un sorso di sambuca -quella che Blake aveva in maggior quantità- e sorrise. Magari davvero l'alcol l'avrebbe aiutata a sciogliersi e a raccontarle quello che le era successo. Di sicuro Jess avrebbe tenuto tutto per sé, non lo avrebbe detto nemmeno al suo migliore amico. Anche perché lo conosceva bene e aveva paura potesse fare qualche cazzata e mettersi nei guai. Forse lo avrebbe detto solo a Daniele... ma a lui difficilmente riusciva a nascondere qualcosa... forse solo la storia di Lucas, ecco. Quella proprio non gliela poteva dire, nonostante si sentisse una merda ogni giorno di più.
    E certo non lo avrebbe detto a Blake... fino agli avvenimenti di due mesi dopo, quando sarebbe stata abbastanza costretta.
    Sì, ne sono sicura... sussurrò, anche se il suo comportamento era così dannatamente sbagliato. Quando sono con lui, mi sento davvero bene confessò, con un filo di voce. Non era da lei esporre così tanto i suoi sentimenti, tuttavia quel giorno fu inevitabile, complice anche l'alcool.
    Dopodiché, ascoltò molto attentamente le sue parole, stringendo i pugni di tanto in tanto. Oh, se avesse avuto Mark davanti, non si sarebbe limitata ad un pietrificus totalus. Non sapeva ancora cosa lui le avesse fatto, ma già quei due dettagli -il fatto che si fosse innamorata di lui e il fatto che lui l'avesse inchiodata in corridoio- le facevano presagire che non fosse andata esattamente secondo i piani di una ragazzina di dodici anni. Ehi, non sei la sola. Ti ricordo che io mi sono innamorata di un professore ridacchiò lei, al solo scopo di farla sorridere e distrarre almeno un po', anche se poi sarebbe voluta tornare sull'argomento. L'amore in sé non è mai sbagliato e lo sto capendo solo da quando c'è lui... sospirò, mordendosi il labbro. È come reagisce l'altra persona il vero problema. Quando lei le sussurrò quelle parole stringendole la mano, sorrise. Un sorriso ampio che dedicava solo a chi teneva davvero, poi continuò il suo discorso. Non colpevolizzarti, avevi solo 12 anni okay? Le disse, accarezzandole la guancia col dorso della mano libera. Qualsiasi cosa sia successa, a me puoi dirla. Non tenerti tutto dentro; so quant'è brutto e pesante non poter esternare qualcosa che ci fa stare male. Dicendolo stava pensando esattamente a quanto successo con Lucas e al fatto che ci andasse a letto, nonostante professasse di amare Daniele... ma questo non era ancora pronta a dirlo a voce alta a qualcuno. Sospirò, tirando leggermente Mia verso di sé e abbracciandola, nel caso lei glielo avesse lasciato fare. Se fosse riuscita ad abbracciarla, l'avrebbe stretta tra le braccia e le avrebbe accarezzato delicatamente i capelli. Quando sto tra le sue braccia, è come se nient'altro esistesse, è come se tutto andasse bene... anche se non è così, tu sei una ragazza bellissima e dolcissima, permettimi di dirtelo, sicuramente troverai il ragazzo che ti farà sentire così.
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    Mia non poteva farne una colpa a Jessica, nemmeno lei avrebbe saputo come aiutarsi in quel momento. La situazione con Mark era ben più grande di lei, ben più grande di entrambe, era qualcosa che una ragazzina della loro età non avrebbe mai dovuto vivere e che ovviamente non sapeva come gestire. Si era convinta di essere sola in tutto quello, si era rinchiusa nella sicurezza della sua mente e nella calma che le dava lìidea che nessuno da fuori potesse intuire quel che aveva passato. Mia non credeva che bisognasse sempre mostrarsi forti e valorosi, quando si trattava degli altri aveva un enorme rispetto per le debolezze del prossimo, le considerava particolarità e tratti da non dimenticare mai. Ma a sé stessa non perdonava mai niente, non le piaceva mostrarsi fragile perché aveva visto come le persone sfruttavano quelle situazioni a loro vantaggio e, dopo tutto quel tempo, non sapeva come fare ad aprirsi di nuovo. Non tutti erano Mark o le sue amicizie superficiali di Hogwarts, ma chi poteva dirlo infondo? Era stata ferita anche e soprattutto dalle persone più insospettabili che conoscesse, come si poteva davvero biasimarla?
    Non era cattiveria la sua, non pensava che Jessica non sarebbe stata dolce o comprensiva, anzi, ma non riusciva a credere di poter davvero parlare con lei di quel che era successo, non voleva crearle dispiacere, venire compatita o cambiare ai suoi occhi. Non voleva diventare la “povera Mia quasi violentata quando era una ragazzina”, voleva mantenere fede alla persona che stava cercando di essere, voleva essere un’amica affidabile e leale, era chiedere forse troppo?
    Se fosse stata più lucida non avrebbe ceduto di fronte a nulla, avrebbe minimizzato e avrebbe cercato di nascondere tutto quanto, come aveva sempre fatto, ma Mia non era lucida adesso, non era padrona di sé stessa quanto avrebbe dovuto e forse era anche un bene. Pensandoci se non si fosse trovavata in quella situazione non avrebbe parlato mai più e forse sarebbe stato anche peggio, per quanto per ora parlare le sembrasse una cosa dolorosa e terribile.
    Infondo anche Jessica si stava esponendo, questo non era altro che un incentivo a fare lo stesso. Mia era sicura che anche ammettere di sentirsi così con Daniele, dirlo a voce alta, fosse complesso: la loro relazione era proibita, Jessica poteva voler tenere tutto per sé, aver paura delle ripercussioni, ma si stava fidando di lei. Mia faticava a credere di meritare tutta quella fiducia ma se l’aveva scelta c’era un motivo, no’ Le sorrise, intenerita dalla dolcezza delle sue affermazioni. “Io…non posso che essere felice per te…” ammise piano. Era ancora preoccupata, non avrebbe mai voluto che Jessica si trovasse in una situazione simile ma se lei era felice, se er quello ciò che provava davvero, come poteva non essere felice per lei?
    In quel clima, di fronte alle sue carezze e alle sue parole, così poco lucida, Mia non riuscì a resistere. In quel momento le parve che parlandone con Jessica quell’enorme peso avrebbe potuto sparire per sempre, le sembrò quella fosse l’unica strada percorribile. E forse la ragazza aveva anche ragione, forse l’amore non era sbagliato ma le persone sì, quelle potevano esserlo. “Io…ero sicura che anche lui fosse attratto da me…alme no un po’ se non altro…Oh, ha recitato bene credimi! Eravamo ad una festa, durante le vacanze… io non sono mai stata un tipo da feste, a dire il vero, ma mi aveva invitata lui… Quando ho ricevuto la sua lettera era al settimo cielo!” ricordò, gli occhi lucidi, la voce vagamente impastata, il cuore in gola rivivendo quelle scene. “La festa…era in una zona di Londra che non conoscevo molto bene, sapevo che mio fratello non mi avrebbe lasciata andare…così ho mentito, per lui capisci?! Ho detto che andavo da una mia amica a dormire, conoscevo la strada…lui si è fidato. E mi ha lasciata andare.” continuò, prendendo una breve pausa per un altro sorso di sambuca, quei ricordi erano difficili da riportare alla mente. “ Mi ero vestita carina sai? Mi ero preparata… pensavo che ci saremmo baciati, e in effetti è successo ma… ma non ero pronta per il resto. Quando mi ha portata in camera… non volevo. Non volevo affatto. Ho provato a divincolarmi, ad andarmene, ma c’erano tutti i nostri compagni che urlavano da sotto, mi sono sentita sbagliata per non volerlo e…ho ceduto.” spiegò, guardando il nulla davanti a sé, cominciando a non sentire altro che un ronzio sordo nelle orecchie e lacrime calde bagnarle le guance. ” Ha detto che sono la sua puttanella…” sputò alla fine, con vergogna, bevendo un’altra volta.

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    Quella serata era parecchio strana e pesante, con quello che era successo, eppure si stava trasformando. Lei le aveva confessato cosa provava per Daniele. Lo aveva fatto sia perché si fidava della biondina, sia per potarla a fidarsi a sua volta. Jess le stava dando un'arma davvero potente in mano, come l'aveva data a Blake. Eppure... Eppure si era fidata abbastanza di entrambi ed era certa che nessuno dei due avrebbe usato quell'informazione contro di lei. Blake era il suo migliore amico in assoluto, non lo avrebbe mai fatto. Nemmeno Mia sarebbe stata capace di una cosa del genere, era una ragazzina dolce e gentile e ormai anche lei stava -se non lo era già- entrando nel cuore della corvina.
    Sorrise alla sua frase. Grazie, Mia. Sono felice di avertelo detto! Esclamò. Ed era felice davvero, era una delle ragazze migliori su cui poter fare affidamento e lo aveva sempre dimostrato, fino a quel momento. Prese un altro sorso dalla bottiglia e la sua mente volò, per un secondo, all'uomo. Le mancava davvero tanto, eppure andava a letto con Lucas. Ma questo ancora non lo disse, davvero non era pronta. Non per Mia, semplicemente si sentiva male al solo pronunciare quelle parole a voce alta.
    Ma poi... beh, la bomba. La corvina, durante il racconto dell'Ametrina, strinse sempre di più i pugni, ferendosi i palmi con le unghie, scavando su quelle piccole cicatrici a mezzaluna. La rabbia si impossessò del suo giovane corpo e si intensificava parola dopo parola. Quel figlio di puttana aveva osato abusare di una ragazzina di soli dodici anni! E il peggio era che quella stessa ragazzina, quattro anni dopo, ancora si incolpava per quello che era successo! Ma non era colpa di Mia, non era stata lei a volerlo davvero. Ma cosa poteva fare una bambina contro un ragazzo più grande? No non era colpa sua, affatto. E avrebbe voluto farglielo capire. Mia iniziò, con voce estremamente ferma e controllata, per quanto avrebbe voluto tornare da Mark e finire ciò che aveva iniziato quella sera. Era stata decisamente troppo gentile con il dioptase, non se lo meritava. Credimi, non è colpa tua. Io non lo penso affatto. Eri solo una ragazzina, va bene? era una domanda retorica, ovviamente, ma voleva che capisse solo che Jess non pensava affatto che fosse una facile, una puttanella, che fosse colpa sua e quant'altro. Non avresti potuto evitarlo, lui ha usato la forza, se non quella fisica, quella psicologica sicuramente. Sospirò, accarezzandole il dorso della mano con il pollice. E non sei una puttanella, non pensarlo mai. Sei tutto il contrario, a dire il vero. Voglio dire, sei una ragazza seria e responsabile nonostante comunque la tua giovane età. E questo lo apprezzo davvero tanto, sai? Non è facile trovare una ragazza come te. E sono felice di essere tua amica, molto felice. Fece una pausa per ponderare bene parola per parola. Io ci sarò sempre per te, se avrai voglia di parlare. Ti autodistruggerai e basta, so cosa significa avere un segreto che per un motivo o per l'altro non puoi o non vuoi confessare. Io ci sarò. Concluse, posando la fronte su quella della ragazza. Okay? Mi prometti che per qualsiasi cosa, verrai da me? Le asciugò dolcemente le lacrime con il pollice.
    Jessica Veronica Whitemore-Scheda- -Stat.-
    "Parlato" - "Pensato"- "Ascoltato"

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    Come on skinny love what happened here

    Non pensava che avrebbe mai ammesso certe cose ad alta voce, non credeva nemmeno di essere capace. Era sicura che l’alcool avesse giocato parecchio a suo favore, e che non fosse tutto merito suo se aveva davvero aperto bocca su un argomento per lei così delicato. La verità era che lo doveva a Jessica, lei l’aveva appena protetto e pensava che fosse giusto almeno spiegarle da che cosa l’aveva difesa. Di certo da quel momento in poi non avrebbe fatto altro che affezionarsi ancora di più alla ragazza, non avrebbe più dimenticato quel che aveva fatto per lei e quel che aveva rischiato, e nonostante il peso della sua confessione non mancò di sentirsi vagamente meglio all’idea di non essere più la sola a sapere di quella faccenda.
    Aveva ancora paura, paura che Mark tornasse, che se la prendesse anche con Jessica, che la sua confessione potesse portare a nuove terribili conseguenze ma per un attimo smise di sentirsi completamente sola ad affrontare qualcosa di infinitamente più grande di lei. Non si era mai sentita così compresa e capita da qualcuno, non pensava nemmeno di poter trovare qualcuno in grado di ascoltarla.
    L’alcool non faceva altro che aumentare la sua percezione di ciò che stava accadendo, contribuendo a farle sentire tutto in modo ancora più profondo e soffocante, quasi. Non poteva evitare di sentirsi travolta da quelle nuove emozioni, ora la paura era mischiata al sollievo, alla preoccupazione, al senso di colpa, alla gratitudine. Non sapeva più come sentirsi, che cosa pensare, ogni dettaglio era confuso, nella sua mente, e provò ad aggrapparsi al tocco di Jessica, così gentile sulla sua mano, e così reale e presente. C’era qualcosa di confortante in quel gesto, qualcosa che la fece sentire protetta e al sicuro nonostante stesse piangendo, bevendo alcool nel parco della scuola, dopo aver racconto del quasi stupro che aveva subito anni prima. Da quando la sua vita era un casino simile?! Cercò comunque di ascoltare Jessica, di farsi attenta e provare in qualche modo a farsi entrare in testa il suo discorso.
    Non era colpa sua…come faceva lei a saperlo? Non voleva davvero darle contro, non voleva discutere adesso e quindi si limitò ad apprezzare con tutta sé stessa la dolcezza con cui si stava rivolgendo a lei, sforzandosi di crederle davvero. Non era abituata ad accettare i complimenti, fosse stato per lei avrebbe sviato l’argomento ma questa volta si limitò ad annuire, come segno che aveva capito e accettava la sua visione delle cose. In quel momento usò le sue parole come rifugio, le fece proprie e provò a convincersi che da quel momento in poi tutto sarebbe stato meno soffocante. ”Grazie…davvero…verrò da te. Mi fido di te…” si lasciò scappare, guardandola dal basso e accennando un leggero sorriso.
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