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    Black Opal
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    Jesse Lighthouse | Prefetto Black Opal
    'Uh, fico, qui se ci porto Erik è un attimo che mi fa Peter Pan!'
    Jesse aveva esplorato la scuola nei primi mesi del suo primo anno e certamente non c'erano luoghi macroscopici come l'intera torre dell'orologio a lui ignoti (insomma, era idiota, ma c'era un limite ad esserlo!), tuttavia l'accademia poteva essere sempre la stessa, ma lui non lo era: aveva delle persone cui voleva e bene e questo donava una nuova dimensione a tutto, perché un posto non era ora solo bello o brutto, funzionale o inutile, poteva anche esserlo in funzione degli altri, quasi il suo mondo, di colpo, si fosse decuplicato.
    Quando ci pensava giù, e la metteva in questi termini, aveva quasi il mal di testa. Poi si ricordava chi fosse e facendo spallucce tirava avanti: in fondo le idiozie erano il suo forte, non c'era molto su cui riflettere su, anche se, messa giù così, doveva ricordarsi di non essere l'unico idiota 'Uh, forse meglio di no, magari Erik poi apre il lunotto e prova a vedere se può volare credendo veramente nelle fate!' e, trattandosi di Erik, non stava poi molto scherzando 'Ci tengo al mio parabatai, non posso farlo morire così! No no, niente Torre dell'orologio con lui. A meno che non metta un tappetino elastico sotto...e lo regoli in funzione del vento ecco...'
    Jesse indossava la divisa quel pomeriggio, come spesso gli accadeva, si era aggirato senza un vero scopo per l'accademia ed era arrivato all'interno della torre dell'orologio, potendone ammirare i giganteschi ingranaggi, che, ogni minuto, spostavano le lancette inesorabilmente in avanti, con un rumore secco, ma non eccessivamente fastidioso.
    'Sì, beh, se devo regolare io il tappetino è bello che morto... facciamo che non ce lo porto e basta, eh?' concluse lui il suo folle ragionamento, incrociando le braccia e osservando, un po' affascinato, gli ingranaggi "Chissà quale magia li fa muovere..." si chiese lui per un istante, tenendo poi il naso per aria "Roger, tu che ne pensi?"
    Il camaleonte famiglio di Jesse si trovava pigramente sulla sua spalla. La lucertola volse un occhio solo al cielo, osservò nella direzione ove guardava Jesse, quindi riabbassò lo sguardo, cambiando spalla.
    "Uh, dici che forse non è magia? Possibile sai?" com'era possibile che Roger neanche avesse formulato un suo pensiero, in vero. Anzi, diciamocelo, era altamente probabile!
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    NEVER TRUST ANYONE TOO MUCH, REMEMBER THE DEVIL WAS ONCE AN ANGEL

    Quel pomeriggio, Cameron, si stava veramente annoiando. Possibile che non vi fossero altre cose interessanti da fare, in quell'Accademia, quando non c'erano le lezioni? Tipo una palestra; sì gli sarebbe stata davvero utile per tenersi in allenamento in modo diverso dall'uscire a correre ogni mattina all'alba -quando riusciva a svegliarsi- e ritrovarsi congelati.
    Avrebbe potuto esplorare il castello visto che, ad essere onesti, non aveva mai mostrato molto interesse per quell'attività, quindi in tutta probabilità non lo conosceva nemmeno per un quarto, quindi perché no? Piuttosto che stare chiusi in quella sala comune piena di concasati noiosi e scocciatori, l'esplorazione era quasi un'opzione piacevole. Prese quindi Axe sulla spalla e si diresse fuori dalla sala comune, ignorando chiunque tentasse di rivolgergli la parola. Una volta fuori, il magnifico silenzio lo avvolse; un toccasana per le sue orecchie martoriate da inutili e continue chiacchiere senza senso. Quindi, a passo lento, si diresse verso l'ala est. Non sapeva esattamente per quale motivo, eppure era all'opposto del dormitorio dioptase, quindi perché no?
    Mentre camminava, osservava ogni dettaglio di quella scuola, anche se presto ben altri pensieri gli si fiondarono nella mente. Come sarebbe stato camminare in quei corridoi, tra quelle mura, con Arya? Cam era abbastanza certo che sarebbe stata smistata tra gli Ametrin per la sua bontà, la sua dolcezza... un po' come Mia Freeman. Già, la biondina le ricordava in un modo allucinante sua sorella, forse era davvero per quello che non riusciva a starle lontano, che non aveva mantenuto la promessa fatta prima del ballo di lasciarla in pace. Era più forte di lui, non riusciva davvero ad ignorare quella ragazzina che, giorno dopo giorno, si stava insinuando nella sua testa in modo man mano sempre più radicato e, probabilmente, non sarebbe mai più riuscito ad allontanarla. Anche se non era sicuro di volerlo, non era affatto sicuro di voler Mia fuori dalla sua vita. Con questi pensieri che gli stavano vorticando in testa, quasi andò a sbattere contro la porta della torre dell'orologio. Come ci era arrivato? Non ne aveva propriamente idea, ma ormai era lì, tanto valeva entrare. La spinse lievemente con le nocche e questa si aprì con un sinistro cigolio -un po' come tutte le porte in quella scuola- palesando alla sua vista una scalinata che saliva verso l'alto. Ora che la tecnologia stava avanzando anche nel mondo magico, costava così tanto mettere dei dannati ascensori? E poi si chiedono perché gli studenti tardano a lezione... sbuffando, salì gradino dopo gradino finché gli si aprì davanti agli occhi una stanza. Non ricordava di esserci mai stato. Lasciò una carezza sul pelo di Axe -che gli stava graffiando tutto il collo con le sue piccole unghiette- e si guardò in torno, finché una voce lo fece voltare verso una direzione precisa. Oh, Lightcoso disse, puntando le sue iridi nocciola verso l'Opale che si trovava già là. Ma davvero? In tutti i posti in cui poteva andare, proprio là? Sbuffò sonoramente. Non hai proprio nulla da fare? Tipo andare ad abusare del tuo potere da prefetto su qualcuno? chiese, alzando gli occhi al cielo. Dopo tutte le scale che aveva dovuto fare per arrivare fino a là, non aveva nessuna intenzione di andarsene.
    Cameron Cohen -Scheda- -Stat.-
    "Parlato" - "Pensato"- "Ascoltato"

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    Jesse Lighthouse | Prefetto Black Opal
    Roger non era esattamente il famiglio ideale, per nessuno.
    Poverino, non aveva nulla di sbagliato - certo che no - ma era pur sempre un camaleonte, ovvero un rettile, sicché, come tutti quelli di quella classe, era tendenzialmente apatico e privo di reali capacità di interazione con gli esseri umani.
    Certo, era docile e riconosceva in Jesse il suo padrone (o meglio, il suo fornisci-cibo fin troppo rumoroso), tuttavia l'interesse del camaleonte si estendeva al massimo al ragazzo, non certo a ciò che li circondava, se non in funzione di cambiar colore.
    Jesse, per la sorpresa di assolutamente nessuno, non lo aveva molto colto ed infatti tendeva ad associare piccoli gesti del camaleonte come se fossero effettive risposte. A difesa, del ragazzo, comunque, andava detto che egli aveva imparato a legare con Blake: dopo che diventavi amico di una bomba umana, cosa poteva mai essere un apatico camaleonte?!
    Quindi eccolo lì, a parlare con un camaleonte di una torre dell'orologio nel mentre nella sua mente si chiedeva se fosse un buon posto per il suo migliore amico, o per il suo parabatai. O, perché no, per copularci con qualcuno 'Sempre meglio dei bagni, no?' si disse lui, un po' imbarazzato, sollevando poi lo sguardo e lasciando perdere i pensieri lussuriosi per dedicarsi all'ammirazione della tecnica, almeno finché non giunse alle sue orecchie una voce.
    "Mh?" non colse subito chi fosse, forse perché sovrapensiero, forse perché confuso dai rumori della torre, ma quando incrociò lo sguardo di Cameron i suoi lineamenti si tesero di colpo, e non per la paura, bensì per il fastidio 'Che vuole ora questo?' pensò lui, volgendosi verso il dioptase, incrociando le braccia "Per te sono il prefetto Lighthouse."
    I toni duri e le formalità ben poco si adattavano al carattere gentile e solare di Jesse, tuttavia quello era uno degli effetti del Cohen, il quale, pur spiccicando coll'altro pochissime parole, aveva indotto un certo pregiudizio nei suoi confronti 'Sempre a insultare e far casini!'
    "Non sono tipo da abusare dei miei poteri, anche se potrei toglierti 3 punti per mancanza di rispetto ad un prefetto" fece lui presente, sciogliendo le braccia e avanzando verso il ragazzo "Inoltre, Cameron, io non devo renderti conto di quello che faccio. Al massimo, sei tu a doverlo fare con me"
    Decisamente Jesse non si stava comportando da Jesse, questo perché Cameron aveva via via stimolato diversi punti sensibili nell'aspirante marine, come la legalità e l'onore 'Sono un coglione. Ma sono anche un prefetto, e questo lo devi rispettare!' si diceva lui infatti, traendo dalla spilla che portava al petto la determinazione che spesso gli mancava.
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    Quel giorno, Cameron, non aveva nessuna voglia di parlare con qualcuno, quindi aveva pensato che la torre dell'Orologio potesse essere il luogo perfetto dove rimanere in pace e tranquillità da solo con Axe a pensare. Pensare come fosse colpevole della morte di sua sorella, come se lui fosse stato più svelto e avesse saputo nuotare, avrebbe potuto salvarla. Come non era stato in grado di proteggere sua madre da quel mostro che era diventato il padre. Pensare ai suoi sentimenti per Mia che non sapeva né definire né gestire, pensare... a Jamie. Insomma, era un periodo buio per lui -ma lo era da sempre- e di tutto si poteva aspettare, ma non un confronto con il prefetto degli Opali. Per lo meno, il maschio. La prefetta non la vedeva da un bel po' ed era un peccato, aveva davvero un bel culo.
    Certo, provava qualcosa, sebbene non capisse cosa, per la Freeman, ma ciò non gli impediva di certo di farsi qualche bella ragazza; in fin dei conti, la scuola ne era davvero zeppa. Forse era una delle pochissime cose belle che l'Accademia aveva da offrire. Quindi, al massimo, sperava di trovarci qualche donzella, non certo qualcuno del suo stesso sesso.
    Non che fosse omofobo, ma passare il suo tempo in compagnia di un altro, non gli sembrava l'opzione migliore. E, come al solito, lo apostrofò con il suo fare arrogante e presuntuoso.
    Le sue labbra si distesero in un sorrisetto freddo, mentre ascoltava le sue parole. Vogliate scusarmi, prefetto Lighthouse! Spero accettiate le mie scuse lo canzonò, per poi ridacchiare, ma senza vera allegria. Non gli conveniva usare la sua autorità su di lui, non era il tipo che davanti ad un prefetto se ne tornava in dormitorio con la coda tra le gambe. Era un duro, Cohen.
    Ma fu la frase dopo a farlo davvero ridere, senza però reale divertimento. Davvero? Tre punti? Come farò a sopravvivere?... fammi un grande favore e stai zitto tagliò corto, volgendo poi il suo sguardo nocciola verso il panorama che si estendeva all'orizzonte.
    Lo guardò avvicinarsi, cercando di fare il minaccioso. Ma serviva ben altro per intimorire Cameron. Ragazzino, io non do conto a nessuno, nemmeno ai miei di prefetti, quindi vedi di abbassare la cresta e volare basso sbuffò, posandosi con una spalla al muro vicino all'ingresso della torre.
    Non ti conviene metterti contro di me, Lighthouse. Non me ne frega un cazzo che tu sia prefetto, che tu sia il migliore amico di quella mezza sega di Blake -che è talmente stupido che pur di attirare l'attenzione da fuoco a se stesso o agli altri- e che quindi per questo ti credi invincibile. Non lo sei, non sei assolutamente un cazzo di nessuno, almeno per me, quindi vedi di levare le tende o, se proprio vuoi, stai zitto in un angolino e non rompere le palle. Concluse, pacato. Per fortuna, non sentiva ancora montare la rabbia. Per ora, almeno.
    Cameron Cohen -Scheda- -Stat.-
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    Jesse Lighthouse | Prefetto Black Opal
    Forse Elisabeth aveva un culo più bello di Jesse (o quantomeno più interessante per un etero come Cameron), tuttavia si poteva dire che anche quello del Lighthouse fosse stato oggetto di desiderio. Chissà, forse per diventare prefetto degli opali era necessario possedere un lato B considerevole?
    Chissà, misteri della fede. Aldilà delle doti posteriori di Jesse, comunque, chi lo avrebbe mai detto che avesse un simile caratterino da tener testa a Cameron?
    Beh, questo narratore lo avrebbe detto, in effetti, ma in fondo lui era di parte no?
    Vi era un certo astio nei confronti di Cameron, forse anche definibile aprioristico, legato al sentito dire, al poco visto, ad un'etichetta attaccata al ragazzo malamente, ma tutto ciò venne confermato dalle sue prime parole certo, ma anche da quelle dopo 'Puoi insultare me, ma non la mia carica'
    Le sue spalle erano più dritte del solito, così come la sua schiena, il suo sguardo più tagliente nell'approcciarlo ed avvicinarlo, in fondo ciò che aveva detto l'altro, venendo deriso, valeva anche per lui: non era Jesse, era il Prefetto Lighthouse, e per un legale come lui ciò aveva una valenza cruciale.
    Non accettò le farlocche scuse dell'altro, inclinò solo di lato la testa quando l'altro derise anche il suo avviso, sgranando poi lo sguardo quando questi inveì contro di lui e precisò come dovesse star zitto "Tre punti sottratti ai Dioptase per mancanza di rispetto ad un prefetto." sanci a quel punto, sollevando il mento, con far di sfida: gli era stato detto di non parlare e lui esattamente quello aveva fatto 'Io odio i bulli!'
    Jesse era stato bullizzato fin da bambino, del resto era sempre stato lo straniero, il diverso, quello strano, eppure mai nessuno aveva osato sfiorarlo fisicamente, avendo lui sempre avuto intorno una certa aura di forza: prima era stato il fatto di provenire da una base militare, poi direttamente il suo fisico, da sempre forte, perfettamente in grado di gestire una rissa, per quanto non fosse nella sua natura. Quindi sì, era sempre stato bullizzato, ma era sempre anche stato il nemico dei bulli per eccellenza, quello da cui giravano sempre al largo.
    Forse Cameron quella lezione doveva ancora impararla.
    'Ora gli tiro un pugno in faccia...' non disse nulla, ma lentamente strinse i pugni, sempre con più forza, serrando progressivamente anche le mascelle, forse per non urlare, nel mentre l'altro lo apostrofava come ragazzino e si dichiarava sopra ai prefetti, lui incluso "Non osare neanche nominarlo Blake." ringhiò solo quando sentì spostare su di lui gli insulti, soffiando aria dal naso e ingobbendosi leggermente, nel mentre questi concludeva la sua filippica, alle quali Jesse non rispose subito.
    'Ora lo prendo a sberle' tutto ciò cui riusciva a pensare era fargli vedere come non fosse debole o impaurito, ma una parte di lui, anzi, più di una lo trattenevano: vi era il senso morale, ma anche ciò che aveva appreso sulle arti marziali che lo invitavano alla calma; infine, poi, vi era la ragione 'Ma poi chi cazzo ti credi di essere'
    Fece un passo in avanti, uno solo, per portarsi sotto l'altro, quasi a sentirne anche il respiro. Era stato così intimo con un solo ragazzo, ma era così concentrato che neanche vi pensò su "Altrimenti cosa mi fai, Cameron?"
    Il tono era greve, lo sguardo feroce, le mascelle serrate, come ogni muscolo del ragazzo, che appariva al momento contratto, quasi come una molla tesa, pronta a scattare. Sembrava proprio che Cameron avesse davanti una cassa piena di nitroglicerina che chiedeva solo di saltare in aria.
    Stava a lui comprenderlo e agire di conseguenza.
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    Si stava davvero scocciando di quel ragazzino. Cameron non era un ragazzo con una pazienza infinita. Anzi, a dire il vero ne aveva ben poca. Si chiese, per un attimo, chi fosse stato quell'idiota che aveva deciso di dare ad un essere simile la carica di Prefetto. Non aveva mai visto nell'Opale, una persona adatta per quel ruolo. Lui lo considerava decisamente senza carattere, così come considerava senza carattere molte altre persone, come per esempio Ayla. Ma Lighthouse gli stava veramente dando sui nervi con quelle sue arie da superiore. Magari un volo giù dalla torre gli avrebbe fatto capire chi comandava. Ammesso che non fosse morto prima, cosa che a Cameron non è che tangesse poi così tanto.
    Sostenne il suo sguardo, puntando le iridi nocciola dritte dritte in quelle di Jesse, che sembrava quasi volerlo sfidare... e forse era così. Ma Cam non si faceva intimidire da un paio di muscoli e da una spilla insignificante. Chissà se sarebbe mai diventato Prefetto, ma ne dubitava davvero. Non che lui ambisse a quella carica, anzi. Con quella stupida spilla avrebbe avuto dei compiti, delle responsabilità e un determinato comportamento da tenere che non gli si addicevano. Cameron voleva essere libero di fare quello che voleva senza sentirsi delle catene, quali erano le vesti da capetto. Sicuramente erano vesti che gli sarebbero state strette e non era certamente quello che voleva.
    Quando il ragazzo levò tre punti alla sua casata, il giovane si portò la mano destra al cuore, stringendo la maglietta tra le dita. Non farmi soffrire così, ti prego replicò roteando gli occhi al cielo e sbuffando. Non siete certo più importanti degli altri studenti, anche se vi credete dio, quindi come manco di rispetto a loro, lo manco anche ad uno stupido prefetto precisò, tornando a guardarlo con altrettanta aria di sfida.
    Cameron, fin da piccolo, aveva avuto un caratterino piuttosto focoso ed irascibile, però ciò era comunque messo in ombra da un lato del suo carattere molto solare e quasi gentile. Ma dalla morte di sua sorella, ogni traccia di quel precedente carattere solare, era stata spazzata via. Come una foglia autunnale veniva staccata da un albero a causa di una forte folata di vento.
    Non mancò di osservare come stesse stringendo i pugni, probabilmente prossimo a tirargliene uno. Beh, ci sarebbe stato da divertirsi. Forse il dioptase non aveva un fisico chissà quanto muscoloso, almeno all'apparenza, tuttavia sapeva tenere testa a qualsiasi rissa. Ne aveva fatte davvero tante, soprattutto a Dumstrag, soprattutto con Mark come alleato.
    Barnes cominciò il ragazzo è solo un coglione troppo pieno di sé, lo nomino finché mi pare per enunciare la sua dannata stupidità concluse, sistemandosi il ciuffo con due dita. Inarcò un sopracciglio quando Jesse si avvicinò a lui, ma Cameron non fece nemmeno un singolo passo indietro, reggendo nuovamente il suo sguardo. Dire che l'aria era carica di elettricità, era un eufemismo. Sarebbero potuti picchiarsi da un momento all'altro, ma Cameron aveva abbastanza sale in zucca da comprendere che, con i suoi precedenti, non avrebbe potuto iniziare una rissa con un Prefetto ed uscirne indenne... e non nel senso fisico. Però, per fortuna di tutti, Cam scattava quasi non gliene fregasse di niente e di nessuno, solo quando si trattava di Arya. Se qualcuno osava nominarla, si incazzava e parecchio. Sia che la prendesse in giro, sia che semplicemente la nominasse.
    Una risata uscì dalle sue labbra altrimenti serrate. Ma non era certo una risata allegra, quanto più una risata colma di sprezzo. Se pensi che sia così poco intelligente da tirarti un pugno, così che tu possa denunciarmi ai professori e farmi dare una punizione o farmi espellere, ti sbagli di grosso, ragazzino. L'unica cosa che fece, fu portare una mano sulla sua spalla e dargli una spinta per allontanarlo da lui. Quindi, se lui non si fosse scansato o avesse opposto resistenza, avrebbe fatto forza sul braccio per allontanarlo da se stesso senza però usare la violenza vera e propria.
    Cameron Cohen -Scheda- -Stat.-
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    Jesse Lighthouse | Prefetto Black Opal
    Jesse era un bravo ragazzo, una persona insicura e dedita al prossimo, sicché essergli antipatico richiedeva un grande impegno.
    ...
    Ok, no, Jesse era sicuramente un bonbon, ma stargli sull'anima era discretamente facile, come ben sapevano Lilith ed Elisabeth, tuttavia il suo risentimento era molto relativo, in quanto lui stesso si rendeva conto di quanto esagerasse spesso e volentieri e fosse l'ultimo a voler parlare: si trattava di antipatie, di persone che avevano fatto del male a lui o a persone cui voleva bene e, più in generale, che gli facevano in un certo senso paura. Non augurava loro il male, né le avrebbe volute via da Hidenstone, semplicemente si augurava per sé e chi voleva bene di incrociare la loro strada meno volte possibile.
    E poi c'era Cameron.
    'Lo odio.'
    Non lo conosceva molto e quel poco che aveva visto lo aveva odiato. Si era detto fosse una prima impressione, che magari come Lilith ed Elisbeth avesse dei lati positivi, almeno per qualcuno, tuttavia ora che ce lo aveva davanti in tutta la sua boria non riusciva che a detestare ogni sua singola azione, ogni sua singola parola.
    Detestò sentirgli insultare Dio e la Scuola, che lui stava rappresentando e detestò quello sguardo strafottente nel mentre nominava il suo miglior amico "Diglielo in faccia se hai il coraggio" ringhiò, detestando sopra ogni cosa che si facesse bello parlando di qualcuno che non era manco presente 'E che ora non potrebbe neanche difendersi'
    La sola idea che quel damerino potesse insultare Blake e che questi avesse come scelta incassare o essere espulso gli rese bollente il sangue nelle vene, tanto che dovette stringere con forza i pugni e serrare le mascelle nel mentre tutto ciò che c'era stato di carino e dolce in lui spariva, lasciando il posto a quello che per 17 anni si era preparato ad essere: un fiero soldato.
    Lo sfidò mostrando una sicurezza che non possedeva, non tanto perché la stesse fingendo, ma perché letteralmente era non la sua: era quella della scuola, dei suoi colleghi Prefetti, quella dell'istituzione che lui aveva l'onore di servire e rappresentare come sperava di poter fare un giorno per gli Stati Uniti d'America. Era qualcosa di collettivo, di grande, di importante, qualcosa che non emetteva esitazioni e soprattutto non permetteva nulla al di sotto della perfezione 'Io non mi sposterò, Cameron'
    Non c'era nulla da dove spostarsi, a livello fisico, si erano avvicinati l'uno all'altro per abbaiarsi meglio, ma lo spazio era grande e nessuno stava andando davvero qualche parte. Quel non spostarsi era prettamente metaforico, interiore, era quella volontà di affermarsi e far comprendere all'altro come con lui - con i Prefetti tutti - non si scherzasse.
    'Avanti, dai!' sotto all'orgoglio, alla rigidità, vi era però sempre e comunque la rabbia per quella persona così lontana dai suoi valori da dargli quasi un bisogno fisiologico di cancellarlo o, per lo meno, di dargli una sonora lezione, eppure lui, Cameron, proprio non pareva volersi decidere.
    Lo sbeffeggiò ancora, gli disse che non era idiota, che non gli avrebbe dato modo di andare a piangere dai professori, quindi, cercò di spingerlo via. Osservò quella mano con un disprezzo che mai aveva provato, poi rialzò lo sguardo sul ragazzo, nel mentre lui si piantava a terra allargando leggermente le gambe e si assicurava che una leggera spintarella dell'altro non potesse farlo vacillare - figuriamoci spostarlo.
    'Io non mi sposto, Cameron' e questa volta, lo stava dicendo sul serio, anche se poi si contraddisse e fece un altro passo in avanti.
    "Quindi è come immaginavo: sei un cazzo di codardo. E' un'ora che mi minacci e sono qui, sotto di te, mi sono pure fatto toccare da te. Ma tu non farai un emerito cazzo"
    Ehi Jesse, che sono quelle parole? Ti devo lavare la lingua col sapone se continui così!
    "Se non hai le palle, segui i tuoi consigli, Cameron: stattene in un angolino a piangere. In silenzio"
    Lui era pronto alle conseguenze, invece?
    Ma figuriamoci, a cosa mai poteva essere pronto Jesse Lighthouse, parabatai di Erik non-toccare-l'ochu Foster e Blake molotov Barnes? Non aveva idea di cosa fare e di come l'avrebbe poi gestita: semplicemente sapeva cosa non si sarebbe mai perdonato.
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    La miglior qualità di Cameron era sicuramente quella di mettersi nei guai con le "autorità" della scuola, che fosse Hidenstone, Hogwarts o Drumstrag... cosa? Non è una qualità, dite? Beh, per Cam era una specie di piccolo orgoglio personale. Era riuscito persino a farsi togliere tre punti da uno dei prefetti più tranquilli -almeno così aveva sentito dire- della scuola. Tranquilli si fa per dire, in quell'Accademia!
    Il ragazzo non distolse i suoi occhi nocciola dal ragazzo nemmeno per un secondo, chiedendosi a cosa stesse pensando e, nel mentre, sbeffeggiandolo ancora mentalmente. Il problema di Cam era che non sapeva rispettare chi di dovere, mostrandosi sempre strafottente, quasi al di sopra delle regole e di ogni persona. Ma non era sempre stato così, oh no. La vita lo aveva esasperato a tal punto da portarcelo. Non si comportava così per caso, ma perché gli eventi si erano concatenati fino a creare quel nuovo Cameron, totalmente diverso dall'innocente neonato che suo fratello aveva tentato di soffocare con un cuscino solo per fermarne il pianto. Era certo che non fosse l'unico ad aver subito disgrazie nella vita. Anche il Black Opal davanti a lui magari aveva avuto una vita con diversi avvenimenti nefasti, Cameron non poteva saperlo. Anche se era certo che c'era un sacco di gente che aveva preso ispirazione da ciò che di brutto gli era accaduto per migliorarsi nella vita. Beh, quello non era il caso di Cohen.
    Una risata fuoriuscì dalle sue labbra a sentire le parole del prefetto. Ehi, ragazzino. Se fosse qui glielo direi. Ma non temere. Lo farò appena ce ne sarà l'occasione. Non ho paura. Replicò, alzando gli occhi al cielo. Mai possibile che Cameron non riuscisse a farsi neanche mezzo amico in mesi e mesi di scuola e due attentati? Sospirò. Da come ne parli, sembra che tu ne sia innamorato. Dovresti dirglielo. Ed era anche serio nel fare questa affermazione. Insomma, per una volta non lo stava prendendo in giro e il suo tono di voce era neutro, seppur sulle sue labbra permanesse quel ghigno sardonico.
    Si misurarono per lunghi attimi con lo sguardo e Cameron capì ben presto quanto fosse ostinato e quanto i suoi spintoni non servissero a niente. Ma tutti a me gli svitati? pensò, facendo un passo indietro. Non lo fece per paura, certo che no, ma perché odiava avere una persona troppo vicina a sé, qualsiasi fosse il motivo. Lui doveva sempre avere controllo sul suo spazio vitale e su chi lo invadeva. E fino ad ora lo aveva permesso davvero solo a Mia Freeman.
    Sospirò sentendo quelle parole. Ragazzino, attento a come parli. Anche la mia pazienza ha un limite. Minacciò. Non sapeva come sarebbe andata a finire quella serata, non poteva di certo... eppure sentiva che non sarebbe riuscito a resistere ancora a lungo alle sue provocazioni. Stava cercando di essere cauto, ma... c'era un limite a tutto.
    E le sue parole non furono altro che la goccia che fece traboccare il vaso. Cam alzò il pugno, mirando proprio a colpire la faccia di quell'idiota, colpirla in pieno. Il dioptase caricò il colpo reclinando il braccio all'indietro e poi lo lasciò andare verso il viso di Jesse con tutta la forza che aveva. Indipendentemente dall'esito, avrebbe indietreggiato. Se lo avesse colpito, comunque, avrebbe sbuffato, per nulla soddisfatto. Quel coglione era troppo presuntuoso per i suoi gusti. Perché, tu non lo sei, Cameron? gli fece presente la sua coscienza. Ed in effetti era vero, Cameron era un cazzo di presuntuoso idiota.
    Se invece lui si fosse difeso, parando o rimandando il colpo al mittente... beh, Cam avrebbe di sicuro incassato con dignità. Perché lui cercava di rimanere sempre a testa alta, sia quando vinceva che quando gli altri avevano la meglio su di lui. Ma cosa diamine stava facendo? Sentiva la vocetta di Arya dentro la sua testa che gli chiedeva se fosse impazzito, se pensava che fosse una buona idea e tante altre moine del genere. La verità era che non lo sapeva nemmeno lui cosa voleva fare. Aveva provato a colpirlo ma non aveva mai davvero razionalizzato quella mossa che era stata dettata puramente da un feroce istinto che si stava facendo strada dentro di lui.
    Cameron Cohen -Scheda- -Stat.-
    "Parlato" - "Pensato"- "Ascoltato"

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    Jesse Lighthouse | Prefetto Black Opal
    Cameron sapeva contro chi si stava mentendo?
    No, e, in vero, come dargliene una colpa? Jesse appariva tenerello, dolcino, facilmente bullizzabile, con quegli enormi occhi costantemente spaventati, nascosto dietro le gonne di Blake ed Erik, pronto a cacciarsi in qualche guaio e di base sparare la prima cazzata che gli usciva dalla bocca, fino a farsi deridere: come poteva Cameron, razionalmente, aver paura di lui?
    Ne avrebbe dovuto aver rispetto, quello certo, ma nel momento in cui si parlava di un sociopatico che di fronte ad una divinità incazzatissima egiziana disegnava un espeon per la sua crush si poteva davvero pretendere ne avesse per qualsiasi cosa? Ovviamente no, dunque restava una paura, una paura assolutamente ingiustificata.
    Certo, era probabilmente puramente fortuna questa giustificazione a Cameron, del resto il ragazzo non stava mostrando alcun timore neanche nei confronti di Blake, e tutti sapevano come quello fosse dall'incendio facile - figuriamoci quando potesse metterci a far a botte con qualcuno! 'Certo che non ne hai paura: non può toccarti!' pensò lui, soffiando aria dal naso manco fosse un toro, inclinando in avanti il busto quasi stesse preparandosi ad incornar davvero l'altro, letteralmente scandalizzato dalla pochezza della persona che aveva davanti, che appariva assolutamente concentrato su sé stesso e sul volersi vantare a discapito di tutto e tutti, indipendentemente da quale fosse il contesto e il suo reale merito "Dovresti invece: uno come te le lo mangia a colazione" ringhiò quasi, raddrizzando le spalle, fiero "E non ne sono innamorato" ei, Jesse, piano con le affermazioni, che Blake ha pianto per molto meno! (?) "Ed è una persona migliore di te da talmente tanti punti di vista che anche solo paragonarvi è offensivo!"
    Il tono del prefetto era gelido, deciso, come raramente gli era successo in vita sua e rifletteva quella rabbia dura come l'acciaio che lo stava pervadendo, esigendo che il suo corpo, allenato da un decennio, desse un assaggio a lui, Cameron e il mondo intero dell'arma micidiale che stesse diventando. Sollevò lo sguardo all'ennesima vaga minaccia del dioptasio, sostenendolo senza alcuna paura "CO-DAR-DO" scandì con lentezza e precisione, totalmente indifferente a ciò che sarebbe successo, forse proprio perché lui la pazienza l'aveva persa da tempo e ormai era semplicemente una bomba che aspettava di essere innescata per poter svolgere il proprio lavoro. In fondo, si poteva dire, tutto quello che Jesse desiderava era proprio ciò da cui l'altro lo ammoniva: che perdesse la pazienza, cosicché lui si sentisse legittimato a venir meno ai propri principi legali e contrattaccare.
    'Finalmente' fu quindi con quasi entusiasmo che accolse la reazione aggressiva del dioptasio. Non la tradì col volto, troppo concentrato sui cambiamenti che stavano avvenendo nel suo corpo per farlo, ma appunto il suo corpo agì di riflesso. Non deviò il colpo, né lo schivò: lo prese sul viso, allentando i muscoli del colpo per assorbire meglio il colpo ed accogliendo il dolore come fosse uno stimolo liberatorio, come quando si andava al bagno dopo essersi trattenuti troppo a lungo, forse perché, in fondo, era proprio ciò che era successo.
    Non un verso, non un gemito: Jesse fece semplicemente un passo indietro e ruotò di novanta gradi il piede sinistro a terra, scaricandovi sopra il peso. Portò il ginocchio destro al petto e scagliò con tutta la forza che aveva in corpo un calcio laterale al torace di Cameron, urlando a pieni polmoni come aveva imparato in palestra e mettendovi tutta la forza che generalmente riservava a manichini o, quando era fortunato, a ragazzi con addosso protezioni.
    Lo avrebbe centrato al torace, lateralmente, quello era il suo obiettivo, con tutta la sua forza, sperando vivamente che quel singolo colpo potesse mandare in momentaneo shock i suoi muscoli respiratori, provocando al ragazzo, per un minuto circa, la sensazione di soffocare, di non poter prendere fiato, come era spesso successo a lui durante gli allentamenti con gli altri ragazzi, e lui aveva cagionato agli altri.
    Eseguito il calcio, avrebbe riportato il ginocchio al petto, raddrizzato la gamba girata a terra e posato anche il secondo, alzando la guardia con entrami i pugni ed iniziando a saltellare sul posto.
    "Se vuoi un avversario, credimi, sono la persona che fa per te." aggressivo, rabbioso, determinato e sicuro di sé: l'adrenalina e il combattimento stavano stravolgendo il ragazzo, facendo emergere il guerriero che da una vita desiderava essere e che col giusto stimolo sapeva diventare.
    E Cameron, purtroppo, era sulla sua strada.
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    Forse davvero l'intelligenza non era una peculiarità di Cameron, almeno secondo la player. Ma, insomma, buono e zitto non ci riusciva a stare. Non riusciva a portare rispetto nei confronti di nessuno, nemmeno di chi era più grande di lui, figurarsi di un ragazzino (anche se avevano solo un anno di differenza).
    La verità era che ben prima di arrivare a quel punto, avrebbe dovuto girare sui tacchi ed andarsene, non cadere nelle solite brutte abitudini e non cedere alle altrui provocazioni. Ma non ci poteva fare nulla, era una sua peculiarità che solo il tempo e la pazienza avrebbero potuto smussare, ma lui non ci stava mettendo un minimo di impegno, ecco come stavano le cose. A lui andava bene di essere quel che era, non faceva nemmeno mezzo passo in direzione degli altri!
    Sbuffò alle parole di Lighthouse, inarcando un sopracciglio e sfoderando un sorrisetto davvero da schiaffi su quella sua faccia altrettanto da schiaffi. Per il castano era estremamente importante non tentennare mai davanti a nessuno, mostrarsi forte ed indistruttibile, per quanto non fosse così. Ma questo gli altri non dovevano saperlo. Sospirò. Mi dispiace, non riesco ad averne paura. Nemmeno quando me lo trovo davanti. Sì, in quel momento non c'era Barnes, ma la sua presenza era così esplosiva da non poter mancare a lungo. Se lo trovava praticamente ovunque, anche se lo osservava da lontano non sprecando nemmeno un secondo cercando di capire se fosse realmente un idiota, anche se Cameron stesso non era certo tanto meglio. Si vede che per lui provi qualcosa, dai scosse le spalle, sorvolando sulla questione che, a dire la verità, gli interessava talmente poco. Oh esclamò poi, alla sua affermazione successiva. Non sapeva proprio cosa dire... ma non perché lo avesse colto alla sprovvista, bensì perché non credeva valesse tempo spenderci una parola di troppo, quindi glissò completamente sull'argomento.
    All'ennesimo scherno, proprio non resistette e il pugno arrivò, dritto dritto in direzione del viso dell'Opale, eppure...
    Il ragazzo non fece un minimo accenno a difendersi, non provò a spostarsi, a parare o restituire il colpo, non subito almeno. Si lasciò passivamente colpire, quasi non avesse aspettato altro dall'inizio del loro incontro. Cam inarcò un sopracciglio, scrutandolo con i suoi occhi nocciola. Non aveva provato alcuna soddisfazione in quel pugno, forse proprio perché era stato Jesse stesso a voler essere colpito, come se non gli importasse. Inoltre non uscì un minimo suono, dalla sua bocca, che potesse recargli anche un minimo di soddisfazione. Suo malgrado, il dioptase dovette ammettere con sé stesso che aveva incassato egregiamente il pugno, senza un fiato. Ecco, forse un minimo rispetto se lo meritava... ma no, Cam non se lo sarebbe mai permesso. Ma il prefetto non perse tempo a, che so, sfiorarsi la guancia, capire l'entità della "ferita" (anche se è un termine improprio), ma contrattaccò. Cameron vide chiaramente la sua gamba muoversi, avrebbe potuto tentare di spostarsi... ma quel movimento aveva un che di magnetico, quasi fosse frutto di duri allenamenti.
    Quindi gli arrivò un calcio dritto dritto al torace. Troppo forte e preciso per permettergli di evitarlo, anche se, quando si riprese, ci provò. Ma non ebbe esattamente i risultati sperati, poiché un minimo riuscì a scansarsi, ma non a sufficienza e il colpo lo prese, facendolo indietreggiare verso il muro per quanto era forte. Il ragazzo sentì per un attimo mancargli il fiato, sembrava che il suo respiro avesse appeso dentro di lui un cartello con scritto "Torno più tardi" perché in quel momento gli sembrava di annaspare sott'acqua a corto di ossigeno, ma fu solo un momento. Cameron protese le mani all'indietro, posandole sul freddo muro di pietra. Come aveva fatto Jesse in precedenza, anche lui non si lasciò sfuggire un suono dalle labbra, anche se il dolore era stato parecchio.
    Passato questo momento che era parso terribilmente infinito, il ragazzo rialzò lo sguardo puntandolo su quello più chiaro di Jesse. Complimenti, Lighthouse. Dovette dire, sebbene avesse ancora quel suo ghignetto. Non male davvero concluse, prima di girarsi ed imboccare la porta. Avrebbe avuto tempo più tardi per vedere gli effetti fisici di quel calcio. Ma aveva cercato di incassare il più dignitosamente possibile.
    Ci rivedremo furono le sue ultimissime parole.
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    Jesse Lighthouse | Prefetto Black Opal
    Cameron era odioso.
    Ad Hidenstone, a Londra, a Hogwarts, in Francia, in Egitto e probabilmente anche nel grembo materno.
    In vero aveva anche certamente dei pregi, ma il suo scopo nella vita era farsi odiare e quindi perché mai qualcuno avrebbe dovuto negargli ciò che tanto bramava? Mia lo teneva a stecchetto (?), Blake lo insultava, i professori gli davano più punizioni che buongiorno e anche Jesse, quel giorno, intendeva offrire il proprio personale dono sull'altare dell'odio del Cohen.
    Lo avrebbe fatto quel quella faccia da schiaffi, per quel ghigno di chi tutto sapeva e di nulla gli importava, per quelle sue parole melliflue che volevano sporcare il candido sentimento di Jesse per Blake, che sicuramente aveva dei pesanti tratti morbosi, che però lui non poteva minimamente vedere o apprezzare.
    Lo avrebbe fatto, in ultima battuta, perché entrambi se lo erano reciprocamente chiesto, quasi supplicando, del resto Cameron vi mise crudeltà ed arroganza nel proprio gesto, ma Jesse vi mise invece solo sollievo nel ricevere il colpo, proprio perché lui era sempre pronto a farsi del male, anche fisicamente (il dolore non lo aveva mai spaventato), specialmente quando questi significava poter reagire.
    Fu come il colpo di una pistola che segnava la partenza di una gara, fu il suono di una sirena, fu un ordine di Ensor: il dolore penetrò in lui e divenne elettricità, che giunse alle sue fibre muscolari attivando qualcosa di molto prossimo all'arco riflesso, facendo agire in un tutt'uno mente e corpo, portando alla luce quel marine che il Lighthouse inseguiva da anni e che ancora una volta, per qualche secondo, poteva concedersi di essere.
    'Ti insegno io a stare al mondo!' pervaso da un senso di giustizia discretamente mal posto - ma molto americano, a ben pensarci - il castano scaricò la propria potenza sul petto dell'avversario senza neanche un avvertimento, senza esitare, anzi, provando profonda gioia quando comprese che l'altro, forse sottovalutandolo, non aveva reagito abbastanza prontamente 'Ben ti sta!' ghignò dentro di sé, troppo concentrato anche nei tratti del volto per poter far emergere quella crudele gioia, che supportava ancora di più quanto tutto quello fosse sbagliato: Cameron se l'era cercata, sicuramente, ma era anche vero che Jesse aveva fatto tutto ciò che era in suo potere perché lui lo cercasse e lo trovasse, curandosi bene dal metterlo in guardia.
    Cercò di schivare, ma era un mago contro un atleta, e la cosa non gli riuscì, e la violenza fisica, così feroce, mandò comunque sotto shock il Dioptasio, tanto che dovette indietreggiare fino a rimanere spalle al muro 'Ben ti sta' pensò l'aspirante marine, fiero, deciso, crudele, osservando l'altro con tutto il disprezzo che solo un vincitore poteva mostrare (e lui in quel momento ciò si sentiva) "Allarga le braccia" disse, a braccia conserte "Aiuta a respirare meglio" chiarì lui, non tanto per gentilezza, quanto per far presente come sapesse benissimo cosa stesse succedendo all'altro, osservandolo riprendersi con una certa classe e di fatto abbandonare il campo di battaglia.
    "Se continuerai ad infastidre Blake, sicuramente, Cameron." affermò lui, compiendo qualche passo verso l'altro, quasi ad inseguirlo, assicurandosi che lasciasse davvero quel luogo, concedendosi, quando questi se ne fosse andato davvero, un sospiro.
    'E' andata...' pensò lui, scotendo la testa e sentendo una strana frenesia lungo il corpo, che aveva dei tratti dolorosi e dei tratti di piacere. Strinse i pugni e respirò un poco, poi, forse per placarsi, iniziò a fare riscaldamento, in quel luogo, allenandosi poi sferrando calci all'aria.
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