Where is the bathroom?

1 Novembre | Role in infermeria n°1

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    Jessica Veronica Whitemore
    Black Opal | 17 anni
    Il sole filtrava leggero dalla finestra, accarezzandole la guancia. Dov'era? Che giorno era? Ma soprattutto, perché era lì?
    Jessica aprì gli occhi scuri e alzò la testa per guardarsi intorno. Seppur intontita dal sonno, capì di che non si trovava più nella foresta, né nel suo dormitorio al sicuro. Giaceva in un letto presso l'infermeria. Ma come...? Man mano che si svegliava, i ricordi riaffioravano violenti e inarrestabili, provocandole un moto di nausea che le fece lacrimare gli occhi. Si ricordava. Si era trascinata lì la notte prima sotto ordine di Skyler -anche se lo aveva fatto sembrare un consiglio- ed era crollata sui cuscini, senza pensieri. Si ricordava che l'ultimo con cui aveva parlato era stato Jesse. Si ricordò di aver rifiutato le sue parole con un gesto della mano. Il prefetto Opale le aveva detto che si stavano tutti radunando, ma a lei non interessava. Voleva solo allontanarsi e stare sola dopo aver visto la morte in faccia. Ed era così che si era trascinata esausta in infermeria. Ora però era mattina e guardando fuori dalla grande finestra, l'orrore della notte passata sembrava solo un vago ricordo, se non fosse stato per il dolore che provava sia internamente che esternamente. La testa pulsava come se fosse sotto i colpi di un martello e difficilmente riusciva a concentrarsi su qualcosa. Voleva vedere l'ora ma ci vedeva appannato, ad occhio sarà stata metà mattinata dell'1 novembre. Si rigirò su un fianco e mugugnò di dolore. La bruciatura sulla parte bassa della schiena le dava ancora fastidio, anche se non bruciava più come prima. Ma sentiva ancora il tentacolo addosso, viscido e schifoso. Rabbrividì e si guardò. Era in uno stato pietoso. Il corpo era tutto sporco, aveva perso la giacca, i pantaloni erano tagliati in vari punti e le scarpe erano lerce. Per non parlare della maglietta nera tuta sbrindellata che lasciava ben poco spazio alla fantasia. Ma in quel momento non poteva pensarci; aveva contemporaneamente voglia di dormire e di vomitare. Solo in quel momento, come fulmine a ciel sereno, gli tornò in mente che avrebbe dovuto riprendere Alex dallo zio. Ma per ora sarebbe stato più sicuro là e lei non voleva fosse in pericolo. Con un'altra spinta si girò a pancia in su e rimase per svariati minuti a fissare il soffitto. Avrebbe dovuto alzarsi, lo sapeva bene, ma ad ogni movimento il suo corpo la pregava di rimanere ferma immobile. In quel momento avrebbe tanto voluto che suo padre fosse lì, invece che da qualche parte nei meandri dell'Europa. Quando era piccola ed era triste, lui la abbracciava e la portava a prendere un gelato alla nocciola -il suo preferito- per poi, una volta a casa, metterla a letto e leggendole una fiaba finché non si addormentava. Ma non aveva più sei anni. Anzi, ne aveva quasi diciassette e da circa due mesi stava pensando a come organizzare al meglio la festa. Stava per diventare maggiorenne, almeno secondo il mondo magico, e voleva che fosse una bella occasione, anche se era il 24 dicembre... Scrollò la testa, procurandosi un nuovo moto di nausea che cercò di trattenere. Si trovava in infermeria, giusto? Giusto. Skyler. Dov'era Skyler?
    Non aveva il coraggio di alzarsi per non vomitare l'anima sul pavimento, un po' com'era successo la notte prima. Ma mica poteva stare tutto il giorno lì ferma, quindi si fece forza e, dopo aver rotolato su un fianco, si alzò. Come prevedeva, il mondo iniziò a girare, ma fu meglio del previsto perché non vomitò. Però i ricordi continuavano ad assalirla fin quasi a toglierle il respiro. Se trovo la preside gliene dico quattro... mormorò, conscia che non avrebbe mai potuto farlo, o avrebbe rischiato grosso. Ma magari le cose sarebbero andate diversamente se la preside fosse stata un po' meno cazzona e vigliacca a tal punto da mandare in battaglia dei ragazzini. Si sistemò i capelli alla bell'e meglio e mosse alcuni passi simili a quelli dei bambini che stanno imparando a camminare, barcollando. Dov'è il bagno? Ho bisogno di farmi una cazzo di doccia mormorò alla stanza, senza sapere se qualcuno la stesse realmente sentendo. Avrebbe avuto bisogno di tante altre cose, tipo un antidolorifico e... un semplice abbraccio.
    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato" | Scheda | Stat.
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    Andrè De Long-Prée
    Divinatore | 24 anni

    Guardarsi allo specchio, nel proprio alloggio, analizzando alla perfezione quelle ferite avvolte da una serie di bende per evitare che i tagli inflitti dalla druida si rivelassero mortali in seguito a chissà quale infezione dovuta a batteri di qualsiasi tipologia. Il bendaggio, nonostante fosse magico ed eseguito particolarmente bene, necessitava talvolta di un monitoraggio costante e di una pulizia impeccabile. Osservava ogni giorno quei tagli, pensava sempre che gli fosse andata molto meglio rispetto ad altri studenti ed altri ragazzi, ma in ogni caso non riusciva a trattenere per troppo tempo lo sguardo su quella serie di tagli che, lentamente, sembravano rimarginarsi di continuo. Si sarebbe recato presto in Infermeria per far sì che l’infermiere, quel sexy macho di Skyler, potesse poggiare le proprie mani sapienti sulle sue ferite e medicarlo con il suo modo di fare particolarmente attento, modo che Andrè avrebbe sicuramente ricambiato in futuro per come gli riusciva meglio. Si passa lentamente una mano sulle ferite, in maniera molto lieve, come se fosse una specie di velo sulla propria pelle, per poi strizzare appena gli occhi, un po’ per le fitte di dolore, un po’ per la sua incapacità di osservare il proprio corpo deturpato in quel modo in alcuni punti. Sentiva chiaramente che quelle ferite si sarebbero rimarginate, ma comunque non riusciva a sostenere l’immagine del proprio corpo così distrutto; in un certo senso non faceva altro che dargli difficoltà nell’accettarsi per come era, gli dava solamente un peso dal punto di vista dell’autostima. Era lì, steso sul letto con il suo abbigliamento ‘sciatto’ da camera costituito da una semplice maglia ed un pantalone comodo, ed in quel momento decide di cambiarsi in vista del controllo in infermeria: se da una parte voleva mettere qualcosa di più pratico per permettere a Skyler di visitarlo al meglio, dall’altro voleva fare decisamente colpo su di lui per mezzo del suo portamento e di ciò che indossava. Ecco quindi che, dopo essersi spogliato nudo, indossa un paio di mutande a slip particolarmente attillate, leggere, sottili, con una lieve rifinitura finale in pizzo, mentre tutto il corpo era coperto da una vestaglia di seta nera che, in maniera leggiadra, gli si legava con uno spago del medesimo materiale in vita, sottolineando la vita stessa stretta, il corpo decisamente magro ed allenato, e le gambe lunghe e toniche, oltre che aderire in maniera particolare sulla zona posteriore. Andrè sapeva sempre come essere attraente, anche quando doveva semplicemente cambiare delle bende e medicarsi. Ai piedi, infine, delle semplici pantofole pelose, che andavano a fare contrasto con quell’abbigliamento da “ghepardo” che indossava.
    Esce dai propri alloggi con la sua tipica camminata, lievemente ancheggiante e particolarmente sensuale, andando ad accennare di tanto in tanto un sorrisetto bonario e sincero nei confronti degli studenti che gli capitavano sotto mano. Adorava i propri studenti, non solo perché si portava pochi anni con la maggior parte di loro, ma anche perché sentiva in loro stessi una particolare forza, una decisione che non era tipica di chiunque. Le gambe del ballerino divinatore si portano avanti con destrezza, permettendo al professore di raggiungere in pochissimo tempo l’infermeria. Entrare in quel luogo non era esattamente quello che preferiva, specie in quei giorni, considerata la grande affluenza in quell’ambiente degli studenti che avevano ricevuto una serie di ferite in seguito alla battaglia, ma nonostante tutto si fa coraggio ed entra senza pensarci due volte. All’inizio non sembra scorgere la figura dell’infermiere, osservando invece una ragazza porre una domanda proprio nel momento in cui lui apre la porta. Sorriso bonario da professore, ed ecco che la mano del docente si leva verso la propria destra, indicando la porta del bagno che voleva indicare alla donna stessa. “E’ lì. Come ti senti?” Ricordava quella studentessa, e sicuramente lei si sarebbe ricordata di lui, essendo che ricopriva una carica importante in tutta l’accademia. Proprio come per ogni studente, il professore parlava con fare molto protettivo nei confronti della ragazza, andando subito dopo a mostrare la propria vena premurosa nei suoi confronti. “Stai un po’ a letto, non vorrei che ti stancassi troppo. Se vuoi possiamo fare un po’ di tecniche di rilassamento e concentrazione, così almeno tentiamo di portare via l’attenzione da questi eventi spiacevoli.” Altro sorrisetto, per poi portare entrambe le proprie mani sui fianchi, inarcandone uno appena verso destra, sempre con modo da ‘diva addolorata’, sbattendo le palpebre ripetutamente.

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    Skyler Mave
    Infermiere | 23 anni

    ‘Che schifo la vita - ma quando cazzo arrivano le ferie?’
    Ecco il primo pensiero di Skyler al risveglio, dopo la notte dello scontro con Naga. Sapeva benissimo che era necessario rimettersi a lavorare seriamente, ora che le quattro ragazze rapite erano sane e salve: era plausibile che necessitassero di attenzioni mediche (e psicologiche), anche se forse avrebbero preferito recarsi al San Mungo per una maggiore disponibilità di cure. Inoltre, visto che altri studenti - nonché un prof - erano quasi andati incontro alla morte saltellando allegramente che al confronto un agnello a Pasqua è ben più consapevole, era quasi certo che avrebbe dovuto lavorare più dei prognostici fatti prima dell’effettivo scontro.
    Si rigirò ancora un attimo a letto, godendosi il tepore delle coperte; temeva terribilmente il momento in cui si sarebbe dovuto alzare, soprattutto perché, benché avesse riportato solo una ferita superficialissima, si sentiva ancora scarico di energie mentali. Purtroppo, però, il suono della sveglia che sanciva la fine del dolce poltrire arrivò fin troppo presto.
    Rise & shine un cazzo!’
    Si preparò come sempre un po’ di caffè: col passare degli anni stava diventando quasi la sua bevanda analcolica preferita, dopo la ovvia scelta della SevenUp.
    ‘E se prendessi un gattino? Se è femmina, potrei chiamarla Pocket Coffee…’
    Guardò per un poco SevenUp, pensando come avrebbe reagito il suo attuale gatto ad un’eventuale compagna di giochi. Probabilmente, come faceva con il 90% degli eventi circostanti, se ne sarebbe fregato altamente. Certo, almeno finché non fosse stata in calore.
    Si vestì, mettendo la divisa da medico Babbano simile a quella delle tante serie tv mediche che aveva visto, in primis “Scrubs”. Era particolarmente contrariato dal dover uscire dai suoi alloggi per lavorare, ma purtroppo gli toccava.
    ‘Speriamo che sia almeno una giornata easy…’
    Ad una prima occhiata, notò Jessica: ricordava di averle consigliato di presentarsi in Infermeria a causa delle ferite che aveva riportato. Era stata quasi autodistruttiva quanto Blake, il che era tutto dire; perciò era comprensibile che fosse frastornata e, a dirla tutta, in condizioni pietose.
    Vide poi anche André, che si avvicinò alla studentessa per dirle qualcosa. Ecco, forse la giornata sarebbe stata vagamente interessante. Lasciò che i due interagissero un poco, mentre preparava ciò che riteneva necessario per la ragazza: una maglietta ad occhio e croce della sua taglia, un paio di pantofoline, e infine saponi ed un accappatoio per la doccia. Tuttavia, come avrebbe ribadito a Jessica, prima di poter fare la doccia da sola avrebbe dovuto aspettare almeno che Skyler la visitasse: era meglio accertarsi della totale autosufficienza della ragazza. Se ciò non fosse stato possibile, avrebbe incantato una spugna ed un catino in modo tale che lavassero al meglio la studentessa - ovviamente dopo aver tirato i paraventi per darle privacy.
    ‘Meglio evitare di lavarla io… potrei metterla in imbarazzo, o peggio: incinta. E poi, ho sempre sognato incantare spugne e catini - tipo Mago Merlino ne “La spada nella roccia”...'
    “Come ti senti, Jessica?”: avrebbe aiutato la ragazza a muovere qualche passo, per vedere come si muovesse e valutare il suo grado di forza.
    Si girò quindi verso André, guardandolo da capo a piedi.
    ‘Ma seriamente ha attraversato la scuola vestito da camera? È tipo mezzo nudo, sotto la vestaglia… che sia un nudista? Eppure non mi pare che Markab me l’avesse detto…’
    “Ehilà, André - se ti posso chiamare così - ti sei ripreso? Avete fatto colazione?”: qualunque fosse stata la risposta dei due, avrebbe chiamato un elfo domestico per chiedergli di portare due tazze di tè, cioccolata calda, caffè o qualunque cosa desiderassero, un po’ di biscotti e cose così. “La prima colazione è importante. Soprattutto per te, Jessica…”
    Li avrebbe guardati con uno sguardo che non ammetteva repliche, seppur gentile: quello era il suo regno, e poteva permettersi di dare un po’ di ordini - ovviamente in materia di salute. Avrebbe quindi atteso che i due finissero la colazione che sentivano di mangiare, prima di iniziare a interrogarli.
    “Allora - prima le signorine, presumo (‘Anche se, in questo caso, potrei parlare di entrambi…’): che sintomi hai, Jessica? Se vuoi avere più privacy anche per il colloquio, possiamo andare dietro uno di quelli” disse, indicando un paravento incantato per insonorizzare. “Anche se penso che il professor De Long-Prée non riporterà queste conversazioni a nessuno.” Scoccò un occhiolino sexy di complicità ad André.
    Se la ragazza glielo avesse permesso, le avrebbe poggiato una mano sulla spalla per darle un po’ di supporto; probabilmente, in quel momento aveva bisogno di sentirsi un po’ coccolata.
    "Parlato"- 'Pensato' - "Ascoltato" | Scheda PG Stat.
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    Jessica Veronica Whitemore
    Black Opal | 17 anni
    Se c'era una cosa che Jessica non sopportava proprio, era essere costretta in infermeria. Avrebbe voluto uscire e dirigersi nel suo letto senz'altro più comodo. A quel punto avrebbe preferito le lezioni a quello. Ma più di tutto, desiderava addormentarsi ancora e dimenticare tutto ciò che era successo, anche solo per poche ore. Aveva sempre considerato l'azione del dormire, come l'unico modo per non pensare. Oltre ad alcuni sporadici incubi, durante il sonno lei non pensava assolutamente a nulla; erano i momenti migliori della giornata. Ma era altresì consapevole che non poteva dormire per sempre, i problemi e le difficoltà andavano affrontati a testa alta e magari dopo aver fatto una bella doccia, ecco perché chiese a voce alta dov'era il bagno. Non sapeva nemmeno lei a chi lo stesse chiedendo, invero, però chissà magari i muri le avrebbero risposto. Era in piedi vicino al suo letto e si reggeva su con difficoltà, la testa le girava e le doleva fin troppo. Sarebbe potuta rovinare a terra da un momento all'altro e proprio quando era convinta che sarebbe accaduto, una voce giunse alle sue orecchie. Una voce calma, tranquilla, con una certa inflessione di dolcezza. Riconosceva quella voce, ci aveva fatto lezione diverse volte. Si girò e vide il professore di Divinazione che le indicava la direzione del bagno. Ma la giovane non poté fare a meno di soffermarsi sull'abbigliamento inusuale del suddetto prof. Sembrava quasi che fosse pronto per un pigiama party. Vestaglia e ciabatte pelose che le ricordavano le proprie. Si sarebbe anche stupita, se non fosse stato che di stranezze da parte dei professori ne aveva viste ben di più e di più strane. Quella era solo una stranezza nella norma. Ma ciò non toglieva che quel professore fosse proprio bello. Aveva un viso angelico e dai lineamenti dolci -almeno a parere della ragazza- ed era forse tra i professori più giovani che insegnavano all'Accademia.
    Dopo qualche attimo di silenzio, il professore De Long-Prée le propose di provare qualche tecnica di rilassamento, dopo averle consigliato di stare a letto. Aveva ragione, Jessica si sentiva uno straccio in quel momento e, come detto in precedenza, avrebbe solo voluto dormire. Se prima del giorno precedente avrebbe rifiutato con cortesia, quel giorno non aveva nulla da perdere ed annuì. Non se la sentiva di parlare troppo, almeno se non fosse stato strettamente necessario. E forse si sarebbe messa a letto, sebbene avesse l'impellente bisogno di togliersi di dosso lo sporco -sangue, terriccio e sudore-.
    Sa, ha ragione... forse dovrei stendermi un po'... sussurrò barcollando verso il letto che, comunque, non era molto distante. Anzi, avrebbe dovuto fare al massimo un paio di passi. Prima che potesse fare qualsiasi movimento -tipo cadere come una pera- un'altra voce irruppe nella stanza, distogliendola dai suoi pensieri. Questa volta apparteneva a Skyler, l'infermiere della loro scuola. (Probabilmente il più sano là dentro, ma non diciamolo troppo in giro).
    Mi sento... non sapeva esattamente come rispondere, non si sentiva bene per nulla, ma anche male era riduttivo. ...una merda. concluse, senza mezzi termini. Eh sì, nonostante tutto non aveva perso la sua schiettezza. La aiutò a muovere alcuni passi senza il rischio di cadere, poi si sedette -finalmente- sul letto che momentaneamente occupava in infermeria, mentre Skyler parlava con il professore.
    No, io mi sono appena svegliata e non ho quasi la forza di alzarmi, figurarsi fare colazione tentò di scherzare, anche se poi era anche la verità. Prese ciò che Skyler le porgeva -maglietta, ciabattine e tutto il resto- e le posò sul letto, salvo poi mettersi le ciabatte ai piedi. Poi, senza alcun pudore, si levò la maglietta sgualcita, lì davanti, senza preoccuparsi dell'infermiere e del professore. No, non era solita farlo, ma non si vergognava certo del suo corpo. Solitamente, comunque, non lo faceva, ma in quella occasione pure il pudore era andato a puttane. Non riusciva ad alzarsi, figurarsi andare in bagno a cambiarsi. Non si era certo spogliata davanti ad un gruppo di adolescenti ormonati, dopotutto. Sul suo corpo erano visibili i graffi procurati dalla pianta. Graffi più o meno profondi e sulla sua schiena vi era ancora la bruciatura. Si prese un attimo per osservarsi. Il taglio che le sembrava un po' più grave sembrava essere sulla pancia, dove era stata colpita -e quasi uccisa- dal tentacolo. Fu solo quando un brivido di freddo le percorse la schiena, che decise di mettersi la maglietta che le aveva fornito Skyler. La infilò lentamente dalla testa e, una volta indossata, constatò che era quasi perfetta come taglia, forse leggermente più larga ma le andava bene così. Piegò con cura la maglietta nera. Era ormai inutilizzabile, ma per qualche strana ragione si rifiutava di buttarla via.
    Dopo qualche minuto arrivò l'elfo domestico precedentemente chiamato che portava un bel vassoio pieno di ogni pietanza immaginabile da colazione. Annuì alle parole di Mave e prese una tazza di cioccolata calda fumante. Andava matta per la cioccolata calda e non se lo fece ripetere due volte. Il liquido bollente le scese lungo la gola fino ad andare a scaldarle piacevolmente lo stomaco. Poi prese una brioche -alla nutella, ovviamente- e se la divorò. Sembrava che non mangiasse da secoli, ma sospettava che fronteggiare una puttana pazza e le sue piante da guardia, facesse venire fame.
    Non preoccuparti disse all'infermiere. Come detto prima, il pudore era ormai a puttane e in ogni caso ciò che doveva dire non era un segreto di stato, né doveva dirgli che aveva, che so, l'AIDS. E poi era più che sicura che il professore di Divinazione fosse molto discreto -sotto certi punti di vista, non certo per l'abbigliamento. Mi sembra di avere un martello dentro che continua a battere sul mio cervello... inoltre... ho le vertigini e la nausea... sospirò. Skyler le mise una mano sulla spalla e la ragazza sorrise flebilmente. Era grata a qualsiasi contatto fisico (non pensate male, chiunque stia leggendo), anche se ciò avrebbe potuto abbassare le sue barriere emotive. Infatti aveva solo voglia di piangere e boh di abbracciarlo. Grazie, comunque, per la colazione e la maglietta... e tutto il resto disse infine. Tu come ti senti? azzardò. Okay, non era lei a dover visitare e fare domande, ma era preoccupata per ogni singola persona che avesse partecipato all'attacco. E lei? concluse poi, rivolgendosi al professore.
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    Andrè De Long-Prée
    Divinatore | 24 anni

    Mentre il professore interagiva con la studentessa e le parlava con fare molto calmo e tranquillo, cercando di farla mettere a suo agio e di farla rilassare un po’, ed ecco che il docente inizia a parlare alla ragazza, venendo successivamente interrotto dalla figura di Skyler che si stava avvicinando ai due. “Dovresti semplicemente rilassarti al meglio, non pensare a nulla, liberare la tua men… Oh. Skyler, ma che bello averti qui con noi!” E lo dice con il suo modo di fare espansivo, andando successivamente a sedersi sul letto accanto a quello di Jessica, iniziando quindi il suo gioco di seduzione nei confronti dell’infermiere. Accavalla infatti le gambe, andando a mostrare lievemente le ginocchia e le cosce sotto al tessuto della vestaglia di seta, facendo scorrere appena la mano sulla coscia destra così da tirare appena su il lembo destro della vestaglia stessa e mostrare all’infermiere una parte del suo intimo di pizzo. Eh sì, Andrè – quando aveva voglia di darci dentro – era inarrestabile. Piccolo sorrisino nei confronti dell’uomo, un sorriso che aveva chiaramente uno scopo, per poi sfarfallare appena con le lunghe e sensuali ciglia che rendevano il suo sguardo più felino di quanto non fosse già. “Oh, ma certo che puoi chiamarmi Andrè, Skyler. Dopotutto siamo in confidenza, no?” Segue una piccola risatina, di quelle alla Jessica Rabbit, per poi proseguire il proprio discorso guardando anche la ragazza accanto a lui. “Io non ho ancora fatto colazione purtroppo, così come Jessica, quindi potremmo mangiare qualcosina insieme! Un cannolo, una bomba, un croissant, qualcosa del genere!” Piccolo sorriso alla neo-mamma, poggiandole con fare quasi paterno una mano sulla fronte, mantenendo il proprio sorriso sulle labbra e continuando a preoccuparsi per lei. Purtroppo era venuto a conoscenza delle difficoltà e dei pericoli che la ragazza aveva affrontato in battaglia, motivo per il quale avrebbe voluto a tutti i costi cercare di farla sentire tranquilla e protetta, almeno tra le mura di quell’istituto che avrebbe fornito a lei ed ai suoi compagni un’istruzione di gran lunga superiore a quella di altre scuole ed accademie del mondo magico. Ascolta i discorsi dei due, per poi rivolgersi a Skyler ancora una volta, andando a cogliere alla perfezione il suo occhiolino sexy e ricambiando con un lieve morsetto del labbro inferiore seguito da uno sfarfallamento sensuale delle palpebre. “Acqua in bocca, Skyler! Non dirò nulla di tutto ciò a nessuno, starò per bene con la gola serrata.” E poi unisce le proprie mani, iniziando ad ascoltare assieme all’infermiere le parole della ragazza stessa, annuendo interessato, per poi passarsi più e più volte le mani nel ciuffo biondo così da renderlo sempre più perfetto, guardandosi anche all’interno di uno specchio situato poco distante da lui. Si guarda, compiaciuto, mantenendo sempre quella posizione al limite tra il ‘professore sexy’ e il ‘puttanone da combattimento’, per poi continuare a prestare attenzione alle parole pronunciate da Jessica. Rimane con un sorrisetto e lo sguardo puntato su di lei per un primo momento, per poi rivolgersi tranquillamente all’infermiere stesso, mantenendo il suo tono di voce particolarmente allettante e caldo, a tratti sensuale, ma comunque particolarmente naturale e per niente impostato. “Beh, io per mia fortuna sto meglio in confronto a te, Jessy. Ho ricevuto un attacco da parte di quella bagascia vegana impazzita, ma per mia fortuna è solo riuscita a penetrare le mie membra con delle schifosissime schegge di ghiaccio. Tuttavia, sono qui proprio per permettere a Skyler di cambiare le bende che avvolgono le mie ferite che, come vedi, si stanno rimarginando lentamente, così come si rimargineranno anche le tue! E sono sicuro di ciò. Sono felice che tu sia ancora qui tra di noi, cara!” Ha un senso dell’umorismo pari a quello di un cinquantenne, questo è vero, ma lo fa con estrema naturalezza, cercando di sdrammatizzare in qualsiasi situazione così da non incappare in una nube di pesantezza cosmica. Nel frattempo continua a guardare l’infermiere, attendendo con ansia una risposta da parte sua in merito alla domanda della ragazza, continuando ad accarezzarsi lentamente il ginocchio. Parlando con la stessa donna, ormai riacconciata per le feste, il professore tende a farle una domanda molto delicata che, però, dimostrava tutto il suo affetto nei confronti di lei. “Come sta il pargoletto? Cresce bene? Me lo ricordo con una tenerissima espressione da angioletto!”
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    Skyler Mave
    Infermiere | 23 anni

    “Mi sento… una merda.”
    Skyler annuì comprensivo in risposta alla frase di Jessica: era palese che un’esperienza premorte, se così poteva chiamarsi, non ti faceva sicuro sentire come un piccolo fiorellino primaverile. Tuttavia, apprendendo la notizia che né Jessica né André avessero fatto colazione, ribadì un po’ ipocritamente l’importanza di quel pasto. Certo, lui non aveva bevuto altro che un caffè, però loro che ne sapevano? L‘importante era che i suoi pazienti seguissero le norme di una corretta alimentazione, no?
    “Su su, adesso rimediam… OH!”
    Restò interdetto quando Jessica si levò la sua maglietta sgualcita per indossare quella che le aveva fornito. Non si sarebbe aspettato che quella ragazza li flashasse a quel modo con le sue tette. Tuttavia, dopo un colpo di tosse di ilarità, si riprese e tornò professionale.
    “Jessica, ti pregherei cortesemente - per eventuali prossime volte - di cambiarti d’abito ponendo più attenzione alla privacy. Sai com’è, quest’Accademia è piena di adolescenti ormonati. Non vorrei avere ragazzi che… vabbé, hai capito.” Il tono di Skyler era canzonatorio, ma in un modo leggero e non giudicante. In fondo, era stato un bel vedere - anche se forse non era proprio corretto deontologicamente sbirciare le nudità di una studentessa, se non per visitarla. “Comunque grazie per l’interesse, ma io sto bene: sono stato fortunato.” Rivolse un sorriso carino ai due.
    ‘Non sono stato io ad essere usato come puntaspilli dalla Druida o rischiare un tentacle rape da una pianta mannara. Anzi - mi ha fatto più male il fottuto Bombarda maxima di Brian, che quel cesso decrepito…’
    Diverso fu invece l’agire di Skyler nei confronti del professore: si dovette trattenere fortemente dal fare un commento sul tipo di cannolo di cui il docente aveva voglia, anche se forse trasparì un poco a causa del sorrisino sghembo e dell’occhiolino che fece involontariamente. Tutta colpa di ciò che gli aveva raccontato Markab sul conto di quel loro ex compagno di scuola.
    Starò con la gola serrata - sì, attorno al cannolo… magari. E poi, in parte, essere stato penetrato dalle schegge di ghiaccio è colpa tua - insomma, la vegana impazzita magari non ti avrebbe visto, se non le avessi urlato contro… ma tranquillo, se poi vorrai ti penetro io - ma non con delle schegge di ghiaccio...’. Si trattenne tuttavia dall’esprimere questi pareri ad alta voce: la notte prima era stata concitata e difficile per tutti, e non era il caso di rigirare il coltello nella piaga recriminando gli errori che erano stati fatti. Non avrebbe giovato a nessuno, e probabilmente avrebbe provocato ulteriori danni emotivi - o, forse nel caso di André, un repentino caso di troiaggine pubblica. Non tutti erano stati fortunati come Skyler, che aveva subito solo ferite superficiali sia nel corpo che nell’anima; il suo ruolo in quel momento non era affatto quello di giudicarli o riprenderli, ma solo di curarli.
    “Oh, sì - obiettivamente nessuno dei due aveva propriamente una bella cera, la scorsa notte. Ma di sicuro non eravate gli unici…” ripensò un attimo al braccio di Aaron e alla facciata che aveva tirato per terra: sembrava fosse stato salvato per un soffio. Da lui. Se Skyler fosse morto la sera prima, in quel momento sarebbe stato un cazzutissimo fantasma infestante l’ufficio della Preside per richiedere una statua d’oro massiccio (#modestiamolesta). “Comunque, se me lo permettete, visiterò le ferite che avete riportato - ma stavolta in privato. Meglio non dare altro spettacolo, vero Jessica?” disse, rivolgendosi ridendo verso la studentessa mentre iniziava ad avvicinare i paraventi incantati per essere insonorizzati con un colpo di bacchetta.
    “Se acconsenti, André, inizierei dalla nostra cara teen mama: ieri sera ti ho stabilizzato abbastanza bene, mi pare… le bende reggono ancora abbastanza. Comunque prometto che verrò anche da te.”
    Si sarebbe quindi rivolto verso la ragazza, mentre erano protetti da vista e udito altrui con i paraventi, chiedendole se necessitasse di una pozione analgesica per il mal di testa. Prima di somministrargliela, tuttavia, avrebbe avvicinato una bacinella per permetterle di rimettere, se necessario, nonostante sperasse con tutto il cuore che la colazione le avesse rimesso apposto lo stomaco. Le avrebbe quindi chiesto di spogliarsi per illustrare tutti i punti in cui avvertiva dolore, per visitarli e trattarli di conseguenza.
    Finito con lei, avrebbe quindi rimosso i paraventi, per poi oscurare allo stesso modo la visita con il professore. In quel momento, pensava che la riservatezza fosse il modo migliore di agire.
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    Jessica Veronica Whitemore
    Black Opal | 17 anni
    Osservò il professore nella sua... ehm adorabile vestaglietta ed ascoltò le sue parole che, a dispetto di come si presentava l'uomo, erano piuttosto sagge. Aveva ragione, doveva rilassarsi e svuotare la mente che, comunque, è più facile a dirsi che a farsi. Dimenticare gli orrori di quelle settimane ed in particolare della sera prima, dimenticare di essere stata solo un peso, dimenticare le parole dei professori che, doveva ammetterlo, avevano ragione, dimenticare di aver ballato un lento con la morte... beh, era tutt'altro che una passeggiata. Ma se avesse voluto continuare a vivere in accademia serenamente, avrebbe dovuto fare almeno un tentativo. Ma la loro breve conversazione fu interrotta dall'arrivo dell'infermiere, Skyler,
    Andarono a sedersi in due letti affiancati. Ma in quel momento la ragazza non avrebbe potuto sentirsi più a disagio, una sorta di terza incomoda. Stava per dire qualcosa del tipo "se volete vi lascio soli" perché era piuttosto palese che il professor De Long-Prée ci stesse provando con Skyler. Non che avesse qualcosa in contrario, solo non voleva essere d'intralcio al corteggiamento. Fortunatamente, però, Skyler tirò fuori la questione colazione e solo in quel momento capì di avere veramente fame. Essere stritolati, come dire, mette un certo appetito. Ascoltò annuendo le parole di André. Si trovava completamente d'accordo; tutti i cibi da prima colazione da lui elencati la stuzzicavano e non poco, quindi lasciò perdere la questione "prof in calore" e si fiondò sulla colazione messa a disposizione degli elfi domestici di cui non si fidava troppo per fargli tenere il figlio, ma che erano molto bravi in ambito culinario -se non si pensava a cosa avessero toccato prima di mettere le mani sul loro cibo. La mano del professore -delicata- sulla propria fronte la colse quasi alla sprovvista, ma non si scostò e, anzi, chiuse gli occhi per godersi quel contatto. Era da un po' che nessuno si comportava con lei quasi come faceva suo padre prima di abbandonarla. A quel pensiero, ancora una volta, avrebbe voluto sottrarsi, cancellare l'esistenza di coloro che l'avevano messa al mondo, come avrebbe fatto una spugna con una macchia d'olio. Ma purtroppo, era impossibile ed il dolore sarebbe rimasto per sempre.
    Comunque, il suo gesto di togliersi la maglia con nonchalance davanti a loro, provocò in Skyler una reazione che la fece sorridere. Non preoccuparti, probabilmente gli studenti ormonati o sono a lezione -cosa che dubito- o sono ancora dormienti. Insomma, anche lei se avesse potuto, sarebbe rimasta a dormire tutta la mattina, al diavolo eventuali impegni come le lezioni. Sono felice che stiate bene! esclamò, con un sorriso sincero. Sì perché, tra tutti i suoi difetti, Jessica non avrebbe augurato tutto quello che era successo -ai professori, alunni e densiriani- nemmeno a qualcuno che non sopportava. E sono felice anch'io di essere viva, anche se forse in caso contrario mi eviterei questo bestiale mal di testa commentò, come se non stessero parlando della sua vita. Successivamente girò la testa verso Andrè nel sentire la sua domanda. Penso bene... mio zio credo sia in viaggio proprio in questo momento per portarlo qui. Sa, l'avevo lasciato a lui. È stata abbastanza un'odissea vista l'incompetenza della preside -questo lo disse abbassando la voce- ma alla fine ho ottenuto il permesso per portarlo al sicuro. Poi sono tornata. Stupida, vero? Potevo starmene al sicuro con Alex sospirò, sebbene non si pentisse troppo delle sue scelte. Continuò ad ascoltare le parole di Skyler, annuendo. Già... anche Mia era messa male, se non fosse stato per suo fratello... beh, sarebbe morta... mormorò, sentendosi in colpa per non aver protetto una ragazzina del primo anno, quindi non svolgendo bene il suo compito di ragazza più grande, sebbene non fosse né prefetta, né tantomeno degli Ametrin, seppur non biasimasse certo Erik che, ne era sicura, aveva fatto del suo meglio per proteggere tutti.
    Ora però venne l'ora della visita vera e propria, finalmente, e la corvina sperava di rimettersi abbastanza velocemente per poter lasciare quel luogo che non era propriamente dei più felici al mondo. Una volta dietro ai paraventi, Jess annuì a Skyler. Sì, una pozione analgesica sarebbe cosa gradita. Alla successiva richiesta di Skyler, la giovane si tolse nuovamente la maglia, sebbene l'avesse appena messa, e si girò di spalle per esporre alla vista dell'infermiere quell'ustione non eccessivamente grave ma che le aveva comunque fatto male. Poi non ho nulla di visibile sul corpo, a parte questi disse facendo un giro su se stessa per mostrargli i vari graffi più o meno profondi su pancia, addome e schiena. Per il resto, ho solo mal di testa e spesso e volentieri dei giramenti. Concluse, saggiando distrattamente con le dita un taglio piuttosto profondo -ma non abbastanza da farci rimanere la cicatrice, almeno secondo lei- sulla pancia.
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    Andrè De Long-Prée
    Divinatore | 24 anni

    Il professore continuava a portare il proprio sguardo da una parte all’altra, facendolo rimbalzare tra la propria studentessa e l’infermiere, mantenendo come sempre il suo sorrisetto delicatamente sincero e la posizione accavallata delle gambe, poggiando entrambe le mani sul morbido materasso del lettino dell’infermeria sul quale si era appoggiato per parlare con loro due. Andrè non era così ‘troieggiante’ quasi mai, ma quando sentiva di voler qualcosa in particolare sfoderava ogni sua singola capacità interiore per ottenerlo, lanciando qualche frecciatina e qualche occhiata ogni tanto e rimanendo, tuttavia, sulla linea appena prima del limite che separava decenza e volgarità. Battutine a doppio senso, occhiolini strani e sorrisetti maliziosi facevano parte delle sue abitudini di cattura delle prede, nonostante lui fosse un uomo tranquillissimo nella vita di tutti i giorni, forse lievemente più particolare del normale come qualche suo studente avrebbe potuto confermare, ma nulla di che, visto e considerato che comunque insegnava una materia particolarmente stramba, colorata, libera e, soprattutto, soggettiva. I consigli che dispensa alla ragazza cercano di essere il più saggi possibili, e probabilmente hanno anche i loro effetti, ma nonostante tutto continua ad ascoltare i discorsi dei due e partecipa attivamente alla conversazione accennando qualche espressione shockata e qualche frase di dolore, come se compatisse il male provocato dalla vegana scriteriata. “Ouch, devono essersi fatti male in parecchio… Peccato che tutto questo sia successo per una pazzoide mangiaverdure che si è scordata di usare una buona crema all’argan e olio di cocco. Beh, che dire, ormai è diventata merda concimante per terreni, quindi poco importa, no?” Frasi dette senza alcun pelo sulla lingua, non aveva minimamente voglia di portar rispetto alla salma di una schifosa pazza che ha tentato di uccidere quelli che, al momento, erano le priorità del docente: i suoi studenti. I rapporti con la sua famiglia sono strani, molto distaccati, e l’unica cosa che gli rimane sono i suoi studenti e, ovviamente, i suoi amici. Non permetterebbe a nessuno di fare loro del male, mai. “Ho avuto paura durante la battaglia, ma ho dovuto offenderla in faccia. Non permetto che si attacchi e si metta in pericolo la vita dei miei studenti, tantomeno dei miei colleghi o dei miei amici. Sono felice che sia andata a fine per il meglio, alla fine.” E’ visibilmente incazzato, e lo si può notare per il semplice fatto che fa tamburellare i polpastrelli della mano destra sul ginocchio accavallato, oltre che dal suo continuo distogliere lo sguardo dalla situazione nel tentativo di tranquillizzarsi. La rabbia, per Andrè, era qualcosa di estremamente pericoloso, perché qualora si arrabbiasse avrebbe davvero reazioni da lui non controllate, di qualsiasi genere esse siano, ed avrebbe volentieri ucciso quella troia con le proprie mani se non ci fossero riusciti gli altri con la magia. Sguardo confortevole sulla studentessa, tentando poi di dare una paterna carezza sul volto ed accennando un sorriso lieve, cambiando dunque ‘mood’ da un momento all’altro, per poi rivolgersi ad essa con un tono di voce tranquillo e pacato. “Sono felice che il tuo caro stia bene, salutamelo tanto! Poi ha un bellissimo nome! Se ti andasse di farlo giocare con me, io ci sto! Ho un bellissimo feeling con i bambini, adoro interagire con loro!” Ed ecco che scaglia una serie di frasi fomentato, guardando comunque i due negli occhi e facendo rimbalzare sopra e sotto le mani chiuse in due pugni, per poi portare lo sguardo sull’infermiere che si era rivolto a lui per dargli alcune indicazioni in merito alla procedura di primo soccorso che avrebbe attuato, sorridendo infine. “Certamente Sky, occupati prima di lei! Per me non ci sono problemi, attenderò qui ansiosamente.” Ed attende, osservando da lontano i due dirigersi dietro i due separè. Spariti lì dietro, ecco che Andrè si morde appena un labbro, avendo notato i movimenti particolarmente nascosti e silenziosamente scagliati contro la forza sensuale di Andrè; attutisce i colpi con un lieve sorriso, sicuro che si sarebbe ‘vendicato’ di quella serie di sguardi, occhiolini e sorrisetti, e lo avrebbe sicuramente fatto di lì a breve. E poi, Skyler era proprio bello, Andrè sembrava sempre più catturato dalla sua bellezza magnetica, da quel sorriso perfetto che lo faceva per qualche istante incantare. Si distrae per un attimo, per poi guardare la scena con i due separè disfarsi e rifarsi, dopo poco, proprio per lui, decidendo quindi di raggiungere l’infermiere dietro quella nuova ‘stanzetta oscurata’ che aveva creato unicamente per loro due, andando a mettersi di fronte a lui, ad una vicinanza quasi pericolosa, andando successivamente a sussurrare le parole all’infermiere, allontanandosi gradualmente da lui ma mantenendo lo sguardo dritto nei suoi occhi. “Beh, siamo qui dentro ormai! Quali sono le domande a cui devo rispondere? Sono pronto a tutto, Sky sky!”
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    Skyler Mave
    Infermiere | 23 anni

    Partire da Jessica sembrava essere stata una buona scelta; da quanto aveva potuto intuire dal dialogo che avevano appena svolto, la ragazza era ancora emotivamente scombussolata (‘E come darle torto’). Probabilmente stava riflettendo sulla notte passata un po’ troppo, e forse anche questo poteva contribuire non poco alla sua cefalea.
    “Non ti preoccupare - abbiamo fatto tutti alcune scelte stupide, l’altra notte (‘La mia, per esempio, è stata quella di non accettare l’invito di Markab’)... ma in fondo tutto è bene ciò che finisce bene, no? Dai, siamo sopravvissuti tutti - ora pensiamo a festeggiare!”
    ‘E che cazzo c’entra l’olio di argan con una Druida? Boh - che personaggio strano…’
    Guardò il professore con un sorriso neutro, mentre pensava che se anche poteva aver ragione sul fatto che Naga non se la sarebbe dovuta prendere con degli studenti, aveva sbagliato ad insultarla. Ma in fondo chi era lui per constatare una cosa simile? Assolutamente nessuno: per cui sorvolò su quel discorso, rispondendo con un banale e affabile “Sì, anch’io son felice che tutto si sia risolto!”. Non voleva mica perdere la possibilità di provarci col prof, no?
    ‘Sky? Solo io mi chiamo Sky - boh, avrà usato i superpoteri da veggente…’
    Iniziò finalmente la visita: la ragazza acconsentì all’essere nascosta dalla vista - e dall’udito - degli altri presenti, per cui i paraventi furono posizionati velocemente. Alla risposta affermativa della ragazza Skyler Appellò una pozione analgesica per lei. Finita la visita, avrebbe potuto berla in santa pace e, magari, riposare ancora un poco.
    “Come va, la nausea?” Quando poi la studentessa si scoprì nuovamente, osservò meglio la situazione. “Oh, è una bella scottatura, ma non dovrebbe lasciare esiti cicatriziali… è troppo tardi per l’irrigazione - sono già passate troppe ore, per avere un beneficio ottimale - ma comunque un Incantesimo Cerotto la aiuterà a guarire meglio.” Se la ragazza avesse acconsentito, avrebbe eseguito il movimento dell’incanto (“Emplastrum”); Jessica avrebbe potuto avvertire l’applicazione di un cerotto soffice e leggermente unto di una non ben precisata sostanza antibiotica, per evitare sovrainfezioni della cute, che le avrebbe dato sollievo.
    “Per quanto riguarda i graffi… puoi stare tranquilla, direi: guariranno normalmente, e potrai ancora fare strage di cuori. Solo questo” disse tranquillamente, indicando il taglio più profondo che la ragazza aveva indicato distrattamente “merita un po’ più di attenzione… ma nulla che un altro Incanto Cerotto non possa risolvere.” Sempre dopo aver ottenuto il suo consenso, avrebbe eseguito l’incantesimo con le medesime modalità precedenti.
    “E ora… veniamo a noi: come ti senti, emotivamente? Se ti senti ancora un po’ sconvolta, forse questo potrebbe aiutarti… vieni, Luna!”. Non si sa come la voce di Skyler potesse bypassare in quel modo l’incanto insonorizzante dei paraventi, ma forse era proprio intrinseco nella magia che aveva usato sui peluche; fatto sta che il peluche di un gattino bianco arrivò, passando sotto un paravento, per accoccolarsi sul letto di Jessica. Il tutto, ovviamente, senza sporcarsi minimamente.
    “Questo peluche è una delle mie ultime trovate - non è adorabile? Dovrebbe venire da solo a consolare i pazienti… ma forse devo ancora mettere a punto meglio l’incantesimo. Si chiama Luna - puoi abbracciarlo e coccolarlo come un vero gattino; dovrebbe aiutarti a stare un po’ su di morale… sai” ammise, ripensando al primo incontro tra SevenUp e Josh “a quanto pare i gatti veri non sono sempre il massimo per la pet therapy (‘Anche se dubito sia colpa di SevenUp - però meglio essere sicuri’), per cui… e poi, è ipoallergenico!”
    Finì questa parentesi da gattaro disagiato; se Jessica avesse voluto, avrebbe potuto giocare e/o coccolare il bianco peluche Luna finché voleva.
    “Se non hai altre necessità, ti lascio in pace - sarò comunque qui vicino…” le sorrise, spostando i paraventi per recarsi da Andrè.
    La visita di Andrè non andò esattamente come previsto: Skyler, che era riuscito ad essere alquanto professionale con Jessica, ebbe l’impressione di essere finito quasi sul set di un film omoerotico.
    ‘Aiuto - non è che vuole scopare proprio ora? Non posso - se mi beccano è finita. Ci sono gli studenti; magari una notte che non c’è un cane…’
    “Ehm… beh, Andrè - intanto puoi farmi vedere dove sei stato colpito… sai com’è” disse, in maniera gentile e con un classico occhiolino (‘Forse dovrei smetterla, potrebbero pensare che ho un tic…’) “un Innerva nel mezzo di un campo di battaglia non aiuta propriamente a riprendersi al meglio”. Se e quando il prof gli avesse mostrato le ferite di guerra, Skyler le avrebbe osservate, passando delicatamente un dito in un’area cutanea vicina, per saggiarne la rimarginazione e vedere se ci fosse bisogno di una cura più adatta.
    “Posso palparti l’addome? Non vorrei ci fosse una lesione più in profondità.”
    ‘Certo che sembra proprio una richiesta porno, detta così… vabbè, amen, YOLO - al massimo sarò più chiaro dicendogli che se vuole essere aperto come una porta girevole dovremo organizzare in luoghi più idonei…’
    Se il professore avesse dato il suo consenso, avrebbe quindi palpato il suo addome dapprima superficialmente, quindi in profondità, per vedere se aveva dolore in qualche punto preciso e per avvertire eventuali succulenze date da raccolte di sangue. Aveva come l’impressione che fosse superfluo, ma si sa: la prudenza non è mai troppa.
    E la notte precedente gliene aveva enormemente provato la verità di quel detto.
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    Per Jessica: Luna, il peluche bianco, è incantato per avvertire quali pazienti siano tristi e depressi, e si getta tra le loro braccia per farsi abbracciare e tranquillizzarli: profuma di lavanda.
     
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    Jessica Veronica Whitemore
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    Infermeria. Quale luogo migliore per provarci spudoratamente con l'infermiere? Avrebbe ridacchiato, se non avesse avuto il timore di risultare scortese e beccarsi una qualche occhiataccia dal docente, per quanto non era sicura che ne fosse in grado. Ad ogni modo, non era certo lì per osservare due adulti flirtare, bensì per farsi curare le ferite e il mal di testa.
    Ascoltò passivamente i discorsi del docente e gli insulti che rivolse a Naga, non potendo far altro che trovarsi d'accordo con ogni singola parola. Checché se ne pensasse, Naga aveva attentato alla vita di tutti loro la notte prima e molti avevano seriamente rischiato il culo, quindi il minimo che potevano fare per sfogare la rabbia nei suoi confronti era ricoprirla di un bel po' di insulti, per quanto non avrebbe potuto certo sentirli né sarebbero serviti a niente, ma era in un certo qual modo liberatorio. Accettò poi di buon grado la carezza che il professore decise di riservarle, comportandosi poi come se non avesse sbroccato fino ad un secondo prima.
    Certo, professore. Appena sarà di nuovo qui con me, sarò lieta di passare a farle visita insieme a lui rispose col sorriso. Era felice che la scuola -intesa come membri che ci lavoravano- avesse accettato così di buon grado il fatto che lei avesse un figlio. I professori erano quasi tutti comprensivi su quel lato (Da leggersi: Brian avrebbe volentieri dato fuoco sia a lei che al figlio) e non poteva che esserne felice. Ma ora era tempo che lei prendesse posto vicino a Skyler dietro ai separé insonorizzati e gli illustrasse cos'avesse che non andava. Dopo essersi tolta la maglietta ed aver indicato i punti dolenti, Jess strinse leggermente la boccetta che Skyler le aveva precedentemente dato, quando sentì la viscosità del cerotto e di un qualche liquido, applicarsi alla sua pelle sia dietro che davanti. Rabbrividì un poco, quel liquido era senz'altro freddo e la infastidiva, ma era necessario perché le ferite più gravi passassero, anche se il ragazzo le assicurò che non sarebbero rimasti segni di alcun tipo.
    Eh la nausea a poco a poco sta scemando sbuffò lei, anche se quella sensazione non la abbandonava mai totalmente. Si ravviò i capelli con la mano nel mentre che lui le porgeva una domanda alla quale non fece tempo a rispondere, che richiamò qualcuno... o qualcosa.
    Di colpo un peluche, che sembrava esattamente un gattino, schizzò sul suo letto da sotto il paravento e si accoccolò affianco a lei. Ed effettivamente era un bellissimo gattino bianco e morbido che emanava un delicato profumo di lavanda, non troppo forte e molto gradevole.
    Ma è stupendo! Commentò, prendendo tra le braccia Luna. Ed effettivamente, quando lo ebbe tra le braccia, subito una sensazione di tranquillità la pervase e riuscì, in parte, a scacciare per qualche attimo i pensieri cupi. In effetti non credo che Pantera sarebbe molto adatto alla Pet Therapy... rifletté a voce alta, riferendosi al suo gattino. Grazie Sky Sky disse, abbassando la voce e marcando il nomignolo con un sorrisetto. Al di fuori delle prese in giro, la ragazza gli era davvero grata per l'ottimo lavoro svolto e l'avrebbe ringraziato in qualche modo, magari con un bel regalo di Natale? Oh beh, il 25 dicembre era ancora lontano, c'era tempo per pensarci. Allora ti chiamo, se ho bisogno annunciò distrattamente, con tutte le attenzioni rivolte a Luna, mentre Skyler si ritirava dietro ai paraventi con André. Finalmente sola -si fa per dire- Jess guardò la gattina. Sei davvero carina, lo sai? Era solo un pupazzo, quindi non era certa che l'avesse sentita, però trovava rassicurante chiacchierare con il peluche. Le concesse una carezza tra le orecchie e poi si ricordò della pozione analgesica che aveva momentaneamente posato sul comodino. Effettivamente la testa pulsava ancora, sebbene con meno intensità di prima. Svitò il tappino all'ampolla dopo averla afferrata e, concedendosi un secondo per osservarla, la bevve tutta d'un fiato, sperando che non facesse poi troppo schifo. Per fortuna la sua preghiera fu ascoltata. La sostanza era solo leggermente dolciastra, almeno secondo lei, ma per il resto non aveva chissà che sapore. Dopo aver bevuto tutto il liquido analgesico, si buttò stesa sul letto con Luna appoggiata sul ventre. Facciamo un riposino, che dici? propose la giovane, girandosi su un fianco e stringendo Luna forte contro il corpo. Chiuse gli occhi e, finalmente, riuscì ad ottenere ciò che aspettava da quando si era svegliata: l'agognato riposo.
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    Andrè De Long-Prée
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    Ascoltate le parole della ragazza, ecco che il docente esegue un piccolo applauso euforico, per poi mettere le proprie mani esattamente sopra alle ginocchia che erano accavallate, rimanendo seduto sul lettino di fianco a Jessica. Per tutto il periodo durante il quale i due erano rimasti dietro i paraventi insonorizzati il professore ha accennato qualche motivetto, fischiettandolo di tanto in tanto, passando il tempo con quel modo tutto suo di perdersi nelle melodie, accennando anche qualche colpo di testa a ritmo di musica: era pur sempre un essere umano, chi non ha uno stile di musica preferito? E sebbene lui andasse matto per la musica classica, in quel periodo anche il magi-reggaeton aveva iniziato a prendere parte nella sua mente! Autori come Levios Fonzi, Ricky Witchin, ed altri maghi spagnoli e latino-americani che avevano catturato ormai il suo entusiasmo con i loro modi di fare particolarmente passionali. Dopotutto Andrè era un inguaribile romantico, sempre con la testa tra le nuvolette colorate, che sperava che un principe azzurro se lo incollasse non per via dei suoi attributi prosperosi, ma per quello che aveva dentro. Nel dubbio, però, continuava a mostrarsi disponibile con le persone, nella paura di rimanere solo; ed era questo quello che più lo spaventava nella vita.
    Una volta che toccò a lui, ecco che Andrè si diresse tranquillamente verso Skyler, rimanendo isolato con lui ed eseguendo quelle ‘mosse’ seduttive, senza tuttavia cedere nemmeno un attimo alla sua seducente forma, rispettando comunque i ruoli di entrambi, professore ed infermiere, e non rompendo nemmeno per un momento questa corrispondenza. Si sdraia sul lettino sempre con il suo solito modo di fare accattivante, andando a tenere le gambe lievemente piegate e strette tra di loro, poggiandosi su un fianco, portando chiaramente il sedere a favore dell’infermiere, per poi girarsi a pancia all’aria. Ci si può sempre sbagliare, specie quando si utilizza il termine ‘palpare’ in maniera inadatta, considerando che spesso è abituato a farsi toccare altro. “Oh, scusa, avevo capito male! Adesso sono in posizione corretta, puoi tranquillamente palparmi l’addome! Solo fai attenzione, mi fa male quando mi piego, ad esempio oggi non sono riuscito a raccogliere un libro caduto in classe.” Attende che il ragazzo tasti la zona interessata, per poi portare le proprie mani su quelle dell’infermiere per guidarlo, una volta terminata la palpata della pancia, sulle ferite che si stavano rimarginando lentamente, andando a scoprirsi la parte di vestaglia sulle gambe, poco sopra entrambe le ginocchia, facendogli toccare delle ferite più superficiali. Successivamente stacca le proprie mani da quelle di Skyler stesso, andando a girarsi sulla schiena. Ecco che adesso si spoglia lentamente della propria vestaglia, rimanendo unicamente in mutande, girato con la pancia verso il basso e la schiena a favore dell’infermiere. Una volta spogliata la schiena, ecco che appaiono immediatamente le ferite più profonde, che segnano con il loro colore scuro la schiena snella, scattante e ben muscolosa di Andrè, andando a rendere al meglio il senso della fatica della battaglia e, in un certo senso, la sfiga che ha subito nel ricevere quell’attacco da parte della druida pazzoide. Attenderebbe un qualche movimento da parte dell’infermiere stesso, per poi girare appena il viso e guardarlo negli occhi, accennando un sorrisetto sbieco e malizioso, per poi continuare a parlare con la propria voce melodiosa, tranquilla e, in un certo senso, sensuale. “Mi ha fatto molto male quella pazzoide, ma ho dovuto farlo. Spero solo che queste ferite spariscano presto, anche se ho visto che si stanno rimarginando sempre più. Sono sicuro che con le tue cure ferme e decise riuscirai a darmi il giusto sostegno, sembri un ragazzo in gamba, Sky Sky.” Qualche complimento, giusto per rendere quella parentesi lievemente più idillica ed allegra, accennando successivamente un altro lievissimo sorriso a quarantadue denti, felice di star ottenendo la consulenza necessaria. Decide di dare qualche altra informazione al ragazzo per permettergli di comprendere al meglio il proprio caso, girandosi nuovamente a pancia all’aria e indossando ancora una volta la vestaglia, con le gambe incrociate con eleganza. “Ho avuto delle fitte lancinanti durante la notte, specie quando mi giravo, come se avessi dei coltelli nelle ferite. Potresti controllare in qualche modo che tutte le schegge di ghiaccio siano state rimosse? Non vorrei che facessero infezione…”.

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    Skyler Mave
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    “Eh la nausea a poco a poco sta scemando.”
    Fu rincuorato nel sentire queste parole, pronunciate da Jessica: non era mai stato particolarmente abile nel trattenere l’istinto di rimettere quando gli altri lo facevano. L’odore stesso di… beh, quella cosa bastava per far venire la nausea anche a lui. Quante volte gli avevano ripetuto che non poteva essere un bravo Medimago per quello, e quante volte aveva avuto paura che potesse essere vero? Per fortuna fino a quel momento non era mai stato un vero problema.
    Ma il suo punto di forza, Skyler lo sapeva bene, era il rapporto con il paziente: se nella vita di tutti i giorni era talvolta irriverente e, diciamocela tutta, anche un po’ coglione, coi pazienti dava il meglio di sé. Riusciva infatti ad essere più affabile e simpatico del Medimago medio, potendo anche contare su una buona dose di empatia.
    “Oh, sono felice che ti piaccia Luna - è una mia nuova trovata, pensa che anche SevenUp è contento di questo nuovo acquisto! Comunque - immagino Pantera sia il tuo gatto e… sì, non sempre sono ottimi animali da pet therapy… cioè, SevenUp passa i giorni a dormire, non è proprio un gatto da coccole.”
    Ciò era vero solo a metà, visto che Skyler se ne sbatteva altamente e si faceva coccolare lo stesso - o meglio, stringeva SevenUp finché quest’ultimo non si arrendeva.
    “Sì, chiamami pure… ma magari, non Sky Sky di fronte ai prof…”: il nomignolo era un po’ infantile (e personalmente preferiva Sky), ma finché non lo chiamavano “brutto coglione pezzo di merda” andava tutto bene.
    Dopo aver lasciato Jessica al suo meritato riposo, si diresse verso André, per la Visita-Più-Doppiosenso-dell’Anno.
    “Ehm, no, ecco - sì, così…”: non si aspettava certo che il professore si girasse subito lato culo. Skyler pensò che forse aveva preso quella visita per una promozione del Black Friday, una specie di “rischi di morire per uno, fai la cagna per tre”. Non era stata affatto una brutta vista, tuttavia.
    La palpazione dell’addome andò liscia come l’olio, non evocando in alcun punto dolore al professore. Certo, riferiva una certa dolorabilità durante i movimenti più ardui (per cui, se se lo fosse scop… portato a letto, non avrebbe potuto metterlo a 90?), ma dopo tutto ciò che era successo la notte prima era normale. Stette al gioco quando il prof prese la sua mano per guidarla verso più rosei lidi.
    “Oh, puoi stare tranquillo: queste ferite sono solo superficiali - si rimargineranno da sole… hai detto che ne hai altre?”
    Non fece in tempo a pronunciare questa frase, che Andrè ricominciò il suo sport preferito: girarsi per far ammirare il suo culo, e spogliarsi. Doveva ammettere che effettivamente le ferite sulla schiena, per quanto sembrassero già in via di guarigione, erano più preoccupanti. Skyler si sarebbe messo subito a curarle… se il prof non si fosse girato con un’espressione volutamente provocante. Ascoltò distrattamente le sue parole, mentre pensava alquanto divertito a quanto dovesse essere affamato in quel periodo per comportarsi così durante una visita.
    “Oh, sì - per queste ferite conviene fare qualcosa - fidati di me” disse, mentre saggiava la consistenza della cute attorno alla ferita con un tocco delicato, ma cercando di far venire i brividi al prof. Dal momento che lo stesso Andrè stava giocando un po’ con lui, perché non ricambiare il sensuale favore?
    “Emplastrum!”: avrebbe ripetuto la formula e il movimento dell’incantesimo quante volte sarebbe stato necessario.
    “Direi che le fitte sono normali, visto ciò che hai passato… ecco, magari per qualche giorno evita i movimenti bruschi o i lavori più faticosi… se hai bisogno di un tuttofare forzuto, chiama il sottoscritto”: si indicò col pollice, fingendo un modo di fare da sbruffone, bluffando abbastanza sulla propria prestanza fisica. Non era certo una mezzasega, ma non era di certo così forzuto come faceva intendere.
    “Comunque, se in questi giorni hai bisogno di qualcos’altro, fammi sapere… calmanti, analgesici, ciò che vuoi.” Gli fece l’occhiolino.
    "Parlato"- 'Pensato' - "Ascoltato" | Scheda PG Stat.
    RevelioGDR


    Dal punto di vista di Skyler, la role può considerarsi conclusa - almeno per la parte puramente medica.
     
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11 replies since 18/11/2019, 23:50   246 views
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