Posts written by Giadì

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    Se c'era una cosa che non si poteva certo dire ad Hidenstone, era che ci si annoiasse. Ogni giorno c'era qualcosa di nuovo -o, in quel caso, qualcuno- che movimentava le lezioni, rendendole sempre uniche nel loro genere.
    Quel giorno non faceva certo eccezione ma non si sarebbe aspettata niente di meno da una lezione di rune, visto che l'Olwen aveva sempre una certa inventiva, un po' come Ensor ma meno mortale, sebbene non si aspettasse certo un furto di cattedre.
    Comunque, incrociò le braccia sul banco, osservando uno ad uno i membri -inesistenti- del suo gruppo, ascoltando se avessero qualcosa da dire, sennò avrebbe preso la parola, riepilogando tutto ciò che era stato detto e scrivendolo in un foglio.
    Dunque... Il villaggio giapponese è più avanzato rispetto agli altri villaggi, hanno tecniche in più ed anche più innovative. Non si riducono ad attività brutali come quelle dei denrisiani e forse sono anche abbastanza civilizzati. Per quanto riguarda la loro religione, sono monoteisti e credono nell'esistenza di un solo Dio, quindi, al contrario di tantissimi altri popoli. Questa potremmo considerarla una bella innovazione. Potrebbe essere un villaggio di pescatori, perché è così che spesso viene raffigurato il Giappone, soprattutto se è un villaggio vicino al mare. Crediamo possano avere usi e costumi poco "brutali", come per esempio l'assenza di strane e pericolose iniziazioni, per quanto siano molto più severi rispetto ai popoli occidentali, quindi sicuramente hanno prove dure da superare che però non implicano la morte. Che ne so, devono impararsi a memoria la "Guida al bravo pescatore" o qualcosa del genere. Potrebbero anche avere delle statue del Buddha disseminate per il villaggio ed alle quali rivolgersi prima di un'ipotetica missione o se qualcosa va storto. Sollevò la penna dal foglio, riflettendo su cos'altro potessero aggiungere. Ci teneva che i suoi voti non scendessero mai sotto la O, soprattutto perché quello era l'ultimo anno e, come tale, andava celebrato. Sarebbe interessante visitarlo per farsi un'idea. Dovreste portarci lì, in gita. Quel particolare non era proprio parte essenziale del tema, ma avrebbe adorato una visita ai popoli orientali.
    Jessica Whitemore


    Black Opal
    IV Anno
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    Fa cagare ma non avevo materiale
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    Vide la frusta arrivare poco dopo aver sentito lo schiocco, ma non fece assolutamente nulla per fermare la sua avanzata verso Lucas. Una bella svegliata gli avrebbe fatto solamente bene, quindi sorrise e scosse la testa.
    Dovevi stare attento gli sussurrò con una mezza risata. Stai bene? Gli sussurrò ancora alla fine, anche se non c'era poi così tanta preoccupazione, nel suo tono di voce. La preoccupazione maggiore andò, piuttosto, verso quello che il fake docente disse pochi attimi dopo.
    Inarcò le sopracciglia, detestandosi per aver sbagliato. Quando non riusciva ad eviscerare e rispondere alle domande trabocchetto correttamente, si innervosiva, perché sentiva il bel voto al quale ambiva, sempre più lontano... ma non tutto era perduto, suppongo. Avrebbe recuperato nella parte pratica, ma l'idea non le impedì di rimanere abbastanza interdetta quando l'uomo indicò il vaso giapponese, forse l'unico con il quale non era riuscita a trovare un collegamento. Stritolò la mano di Lucas per il nervosismo, prima che il loro ritardatario docente di rune, facesse il suo ingresso all'interno dell'aula.
    Osservò il battibecco tra Kwaku ed Olwen con un certo divertimento, abbandonando per un attimo il nervosismo precedente. La cosa che la sollevò maggiormente, però, fu l'espressione "quasi impossibile" perché forse stava a significare che nonostante avessero fallito, avrebbero tenuto in considerazione il fatto che ci avessero provato nonostante fosse una domanda così difficile.
    Finalmente sembrò, comunque, che il furore di Lance si spegnesse il tanto che bastava per permettere a Kwaku di continuare la lezione. Scrisse alla lavagna i nomi dei sette mari.
    Ascoltò piuttosto affascinata la storia denrisiana, scrivendo di tanto in tanto qualche appunto sul proprio taccuino, ripromettendosi di mettervi ordine più tardi, quando le lezioni fossero finite o avesse avuto un'ora buca.
    Man mano che la spiegazione andava avanti, si riscoprì ad ammettere che avrebbe ascoltato il non-docente per ore ed ore. Elargiva più o meno le stesse spiegazioni che avrebbe potuto dare Olwen, solo che era meno soporifero. Cosa che, comunque, non avrebbe detto al biondino.
    Quando vennero eletti dei capitani, pochi attimi dopo, Jess si alzò e senza troppa indecisione, si diresse verso la Clarke.
    Si sedette affianco a lei, sorridendole. Beh, è da un po' che non lavoriamo insieme... diamoci da fare esordì, ammiccandole. Ripensò al Villaggio che era toccato alla Prefetta Dioptase, cercando qualche informazione utile nella sua mente.
    Dunque, per quello che so sui Giapponesi, i loro usi e costumi sono totalmente diversi dai nostri, quindi immagino che nonostante sia comunque un villaggio, quindi meno tecnologicamente avanzato, possano avere delle conoscenze in più che ad altri villaggi -un po' come Denrise- non hanno. Oltre che probabilmente potrebbero essere più tolleranti rispetto ad altri nei confronti di tutto ciò che è diverso, popoli compresi. E poi, probabilmente, non hanno un rapporto totalmente cattivo con il ministero. Che ne dice? Sussurrò a Lilith ed a chiunque altro si fosse aggiunto a quel gruppo.
    Jessica Whitemore


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    Charles super presente alla seconda 🥰

    Scusi Sibillino ma non so ancora copincollare da iPhone 🤣
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    Rune era una delle sue materie preferite assieme a Difesa ed Incantesimi, sebbene fosse -tra le tre- quella di più difficile comprensione. Ma andava bene così, le piacevano le sfide, la stimolavano sempre a fare meglio.
    L'ora precedente ce l'aveva avuta libera, non frequentando Magia Verde, quindi ne aveva approfittato per rispolverare un po' il suo manuale di rune, leggiucchiando tutto il programma del triennio. O meglio, il programma del quinto anno, precisamente, e con lui, tutti gli argomenti. Aveva solamente un'ora, quindi ovviamente è stata una letta veloce, ma tanto le è bastato per darsi un'idea complessiva su che cosa avrebbero affrontato quell'anno.
    Quando il suo magifonino segnò meno dieci minuti all'orario di inizio della lezione, Jess chiuse il libro e lo mise sottobraccio, sollevandosi ed abbandonando il confortevole calore della sala comune a favore di quello molto più freddo dell'esterno, di quei corridoi ancora così pieni di spifferi, una caratteristica che da sempre, accomunava Hidenstone ad Hogwarts.
    Arrivò al primo piano, fermandosi in corrispondenza dell'enorme porta dell'aula. Ricordava chiaramente che la cosa che più l'aveva affascinata, era stato il fatto che quella porta si aprisse sempre nei modi più disparati e genericamente, a seconda di che stagione vigesse in quel periodo.
    Quel giorno, visto che ormai l'inverno era prossimo, si disciolse in un turbinio di neve molto affascinante, che le diede appena il tempo di osservare i simboli runici intarsiati su tutta la superficie, indubbiamente opera di una mano esperta.
    Quando riuscì a superare i fiocchi che danzavano, innocui, attorno a lei ed entrò ufficialmente nella classe, rimase per un secondo interdetta nel non vedere come al solito Olwen, magari con le sue camice verdi ed i pantaloni cachi. Al posto suo, c'era la sua versione più muscolosa... e meno bianca. Non le ci volle molto per apprendere chi fosse quell'uomo palestrato e vestito come se dovesse andare a caccia, poiché era abbastanza famoso nell'isola anche per chi in quell'isola non ci aveva messo mai piede fino all'inizio dell'Accademia.
    Si trattava di Kwaku: compagno -in teoria- di Sigurd nonché noto superquattro in quella lega duelli che lei aspirava a conquistare, una volta uscita da quella scuola. Ora che ci pensava, mancavano solamente pochi mesi. A dividerla dal futuro, solo una manciata di lezioni e la pressione degli esami GEMMA a gravare sulle spalle di ognuno di loro.
    Buongiorno salutò il neo docente, guardandosi attorno per scorgere volti conosciuti. Sconosciuti no di sicuro, visto che stavano assieme da una quantità innumerevole di anni. Individuò subito Jones in penultima fila e sollevò gli occhi al cielo, per nulla rincuorata del fatto che le cose non fossero cambiate nemmeno con l'avanzare degli anni. Proprio quella mattina, aveva dovuto tenerlo sveglio, altrimenti si sarebbe assopito dentro la propria colazione. Passando, salutò con un cenno della mano Blake, Jesse ed Howard, riservando ad Elisabeth solamente uno sguardo di sbieco, dirigendosi poi verso il moro, scivolando nel posto accanto al suo.
    Almeno in classe te lo potresti togliere commentò a bassa voce, accennando al cappellino con il mento. E siediti composto, quel tizio ha l'aria di uno che potrebbe spaccarti in due solo col pensiero. Anche se sembra molto più chill di Olwen. Una pausa drammatica, mentre lo osservava da capo a piedi con espressione sconsolata. Fra dieci anni, non venire a lamentarti da me se avrai mal di schiena. Un mezzo sorrisetto le illuminò le labbra, osservandolo ora con la coda dell'occhio, i gomiti posati sul banco e l'espressione lievemente assorta in direzione di Labaan.
    Chissà, magari si è intrattenuto nel letto con Annie sussurrò a Lucas, quasi a voler dire che avrebbero potuto fare la stessa cosa invece che andare alla lezione. Anzi, senza "quasi". Per quanto adorasse Lance e le sue lezioni, a volte sapeva essere veramente pesante con la sua parlantina. E con le sue paternali. Sorrise con affetto al pensiero, prima di concentrarsi sull'argomento della lezione: la cultura baltica.
    Osservò tutti gli oggetti con aria pensosa, indicandoli e catalogandoli uno ad uno nella propria testa, cercando un nesso logico che li potesse unire.
    Mh... Thor, il Dio norreno del tuono, preso così com'è non c'entra nulla, ma se consideriamo che anche la cultura baltica prevede la credenza in più Dei, potrebbe corrispondere a Pērkons, il loro Dio del Tuono. Era d'accordo con le parole di Blake: ognuno di quelli oggetti, poteva essere ricollegato alla Cultura Baltica, anche se il fatto che l'uomo avesse detto che solamente un oggetto era ad essa legato, un po' la mandava in crisi. Che fosse una domanda trabocchetto?
    Quindi, in senso ampio, possiamo considerarlo legato a loro. Allo stesso modo in cui quella romana e greca sono state legate, immagino. Si soffermò sull'oggetto successivo, soppesandolo con il pensiero. Non capisco quale sia la risposta giusta sussurrò a Lucas, in modo che solo lui sentisse, mentre nella sua testa tentava di trovare una quadra. Non so, credo anche io che la risposta sia La Croce, sia perché appunto erano un popolo cristiano, sia perché in un certo periodo, i danesi hanno dominato il territorio. Basta, quello era tutto ciò che sapeva. Il fatto che un quesito così facile l'avesse mandata in crisi, la innervosiva parecchio e temeva di aver sbagliato risposta.
    Jessica Whitemore


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    Saluta Blake Barnes Jesse Lighthouse Howard H. Van Leeuwen ed interagisce con Lucas Jughed Jones
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    Blake aveva un carattere difficile, burrascoso. O lo si odiava o lo si amava, non era in grado di accettare vie di mezzo. Jessica, rientrava in questa seconda categoria. Nonostante non fosse semplice averci a che fare, lei aveva deciso di rischiare e lottare per lui, come avrebbe lottato per il suo stesso fratello... anche se lui era molto, molto di più.
    Non avrebbe mai osato sperare di vederlo comparire in quel salotto devastato, ma era successo. Evidentemente il loro legame era straordinariamente più forte di quanto avesse percepito ed il che era un bene, perché l'aveva salvata da una situazione scomoda. Non avrebbe avuto né la voglia né la forza di svelare a quel bugiardo di Daniele, di essere diventata un licantropo. Prima di tutto, ne avrebbe dovuto parlare con Blake e prima o poi sarebbe arrivato il momento. Ma non era quello, avevano altre cose di cui parlare.
    Diede le spalle a Daniele per correre da chi l'aveva sempre sostenuta nonostante i loro periodi di distacco l'uno dall'altra, da qualcuno che non era fuggito da lei solo perché sapeva essere una ragazza scostante e complicata.
    Si lasciò infilare la felpa di Blake, dovendo sciogliere di malavoglia il loro abbraccio. Sapeva di pace.
    Sussultò appena quando lui la prese in braccio, ma non durò molto la sorpresa. Allacciò le braccia attorno al suo collo per aiutarlo a reggersi, affondando col viso nel cappuccio e posando la testa sulla sua spalla, socchiudendo gli occhi. Blake non l'aveva mai vista così vulnerabile, nemmeno nei suoi momenti peggiori, nemmeno quando avrebbe voluto partire con lui per andare a Dubai, nemmeno quando gli aveva tirato quello schiaffo, nemmeno quando Daniele li aveva scoperti accoccolati sulla cima della torre, dopo aver origliato le loro confidenze.
    Casa sussurrò quasi sovrappensiero, pensando che casa sarebbe stato qualsiasi posto in cui poteva stare vicina a lui. Glielo stava per dire, ma poi quelle sue due parole successive, le fecero gelare il sangue nelle vene. Sapeva bene che non era detto tanto per dare aria alla bocca; ciò che diceva il suo migliore amico, presto o tardi si sarebbe trasformato in realtà.
    Blake sussurrò con dolcezza, in un probabilmente vano tentativo di calmarlo. Detestava Daniele per quello che aveva fatto a tutti loro, ma ugualmente non era in grado di augurargli ogni male, lo aveva amato troppo ed una parte di lei, lo amava ancora. Lascia stare... non merita... il tuo tempo ansimò preoccupata, trovando stridente l'accostamento tra la saliva che pareva erodere il pavimento e le sue labbra dolci e calde posate sulla sua fronte. Ma nonostante ciò, se le godette fino all'ultimo secondo.
    Se sono con te, non ho più paura replicò e fu l'ultima cosa che disse, prima che venissero risucchiati dalla smaterializzazione per andare molto lontani da lì, al sicuro.

    Quando furono realmente lontano da ogni rischio, si concesse il lusso di rilassarsi, inspirando profondamente l'odore di Blake che impregnava ogni centimetro di quelle lenzuola e dei cuscini. Ogni cosa era perfetta, in quel momento.
    Si stese anche lui e l'abbracciò da dietro, quindi si accoccolò meglio contro il suo petto, chiudendo gli occhi ed aspettandosi quella sua domanda.
    Perché... sai che avevo questo ricordo che non riuscivo ad afferrare, no? Beh, tutto mi portava da lui, anche se non avevo proprio idea del perché. Ma mi conosci, devo capire, ero stanca di tutti quei mal di testa. Si è avvicinato a me, mi ha baciato e... beh, ecco tornati tutti i ricordi mormorò, girandosi verso di lui in modo da poter specchiare le sue pozze nere sui ghiacciai di lui, respirando la sua stessa aria. Si sentiva meglio.
    Jessica Whitemore


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    Vyl mi 6 mankata
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    OH NO
    Ecco perché il mio mercoledì sta facendo schifo ed ecco perché sono costretta ad andare al mc a sfruttare le offerte.
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    Non credo che "buon mercoledì" sia un augurio molto positivo

    Ben ritrovata ❤️
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    Jessica era completamente persa nelle sue riflessioni, osservando quasi ossessivamente il telefono per controllare se Nathan avesse risposto.
    Avevano avuto prevalentemente una relazione fatta di solo sesso e libertà, ma non aveva potuto fare a meno di affezionarsi al ragazzo e di preoccuparsi nel vederlo in giro un po' sottotono, soprattutto in quell'ultimo periodo. Era da prima della fine dell'anno precedente che non avevano veramente modo di confrontarsi ed era impossibile incrociarlo a lezione, essendo di due anni troppo diversi, che non avevano nessuna lezione in comune. Ma ora lui era approdato al triennio... tuttavia, anche in questo caso, aveva scelto un percorso troppo differente al suo e che non collimava con le sue scelte, di conseguenza anche in quel caso, ritrovarsi alle lezioni era più unico che raro.
    Scrollò la loro chat nervosamente, prestando a malapena attenzione alle canzoncine di Natale, ritornando con i piedi per terra solamente quando la voce di Lucas la riportò alla realtà. Si morse il labbro, annuendo.
    Stavo pensando a quando ho conosciuto Nathan iniziò, ricordando ogni momento di quel loro incontro. Ma ovviamente, alcuni dettagli li avrebbe omessi, nel racconto a Lucas.
    Prima che arrivassero quei... fantasmi. Non so se te lo ricordi, probabilmente sì. Insomma... Cazzo. Non poteva giustificare il come Nathan avesse creduto che Lancelot fosse il padre di Alex senza partire dal principio. Ma era acqua passata, no? Lucas doveva accettare il suo passato, non esserne geloso.
    Lancelot ci ha beccati dietro una delle bancarelle. Decise di restare sul vago e lasciare che fosse la fantasia di Lucas a fare il resto. E quando si è allontanato, ho dovuto seguirlo per spiegarmi. Una pausa. Un'altra occhiata al cellulare. Nessuna risposta.
    Dicevo... il fatto che Lance- si bloccò, mentre i ricordi di come fosse andata da lui prima che le venisse cancellata la memoria, il giorno stesso, la assalirono fin a farle appannare la vista. Che Olwen -si corresse- fosse così preoccupato per me, lo ha fatto subito giungere alle conclusioni sbagliate, quando poi gli ho detto di avere un figlio. Ed io potrei averglielo lasciato credere. Una risatina le uscì automatica al ricordo di quanto avesse fatto la figura dello scemo davanti al docente di Rune, nonché del loro litigio proprio contro quella cattedra che per un pelo non avevano usato per fare dell'altro ottimo sesso.
    E glielo ha detto. Lo ha detto a Lance, accusandolo di non essersi preso le sue responsabilità o qualcosa del genere. Non lo ricordava con esattezza, erano passati pur sempre due anni carichi di avventure, tuttavia il ricordo era ancora memorabile. Riuscì finalmente a rimettere nella borsetta il magifonino, sollevando lo sguardo verso Alex. Non aveva idea -probabilmente, no- se quella storia avrebbe effettivamente fatto ridere Lucas, ma glielo aveva chiesto lui, perciò si era stata costretta a raccontarla.
    Alla fine, comunque, riuscì anche a rispondere alla proposta del moro, trovandola adorabile. Aveva ben percepito la momentanea freddezza nella sua voce e non voleva che si facesse strane idee, solo che Jessica era fatta così: non riusciva a non preoccuparsi per i suoi amici, indipendentemente da come fosse nata la suddetta amicizia.
    Credo tu gli abbia fatto una domanda un po' complicata. Ama i colori, probabilmente te la farà dipingere arcobaleno scherzò lei -ma nemmeno troppo- sollevando una mano per intrecciarla con le ditina del figlio, così piccine che per avvolgere un dito di Jess, doveva usare la mano intera. Beh, sul colore avrebbero avuto tempo di trovarlo, prima di mettere in moto quel progetto.

    Gio - su - a ripeté Alex, quando arrivarono dinanzi l'ametrino, poco tempo dopo, in seguito al loro ingresso in quella stanza. Sentiva l'aria elettrica e sperava che il bambino bastasse a smorzare quell'atmosfera.
    Finse di non notare lo sguardo di Lucas in direzione di Elisabeth, mentre Joshua si allontanava proprio in quella direzione, lasciandoli con la sola compagnia di Lilith per solo quell'attimo, prima che anche lei abbandonasse la scena per portare con sé Alex. La osservò allontanarsi, come se potesse sparire con il figlio. Se ne andavano tutti, prima o poi. Compresa quella presenza che aleggiava in quella stanza, sebbene la figura della sua mente, non fosse fisicamente presente. Sentiva il peso di quel ballo mai concesso, di quei baci non dati e di quel silenzio troppo pesante e che troppo a lungo aveva attentato al cuore troppo fragile dell'opalina, per quanto tentasse di nasconderlo.
    Non voleva, però, rovinare la serata al suo cavaliere e, come se avesse percepito il suo turbamento, ci pensò lui a distrarla.
    La avvicinò a lui, una mano sulla schiena. Rabbrividì al contatto, sebbene quella mano non fosse fredda, ma tutt'altro.
    Penso di sì. Giusto una ventina di volte. Ma sentiti libero di ripeterlo all'infinito gongolò, sorridendo, persa in quei due frammenti di ghiaccio. Non poteva negare che adorava quando le facevano un complimento, soprattutto se quel complimento usciva dalle sue labbra.
    Sollevò le braccia e le adagiò sulle sue spalle, incrociando le mani dietro il suo collo, senza smettere di sorridere. Ora era come se fossero soli, se chiunque, al ballo, non esistesse più... così come tutti i problemi che l'avevano afflitta.
    A mezzanotte è il mio compleanno sussurrò e, mannaggia al suo cuore, quello aprì un altro ricordo. Aveva ancora quella giacca rossa nel suo armadio. Da quando aveva scoperto la verità, non aveva più avuto il coraggio di metterla. Ma nemmeno di buttarla. Così come non aveva ancora avuto il coraggio -o il tempo, diceva a sé stessa- di buttare quell'anello d'argento che le scintillava al dito. Osservando alle spalle di Lucas le proprie mani, si accorse inorridendo che, in effetti, lo aveva indosso anche in quel momento. Non significava nulla, ora, ma sanciva un passato importante che era difficile da dimenticare e divampava come un incendio nel suo cuore. Socchiuse gli occhi e quasi sentì il suo ciondolo pulsare, come se potesse sentire le parole di Jesse -artefice di quella collana-, quelle che le aveva rivolto un paio d'anni prima.
    Per un solo attimo, venne colta dalle vertigini ma le ricacciò indietro, aggrappandosi alle sue spalle e provando a concentrarsi sul suo viso, segnato anch'esso da mille sofferenze ma che non aveva perso la forza di sorridere. Come di riflesso, ampliò il disegno delle sue labbra, tornando a lui.
    Senza nemmeno che se ne accorgesse, si stavano lentamente muovendo su quelle note così dolci e familiari: sapevano di casa, di serenità.
    E fu in quel momento che lui riuscì a stupirla di nuovo. Bastò un versetto di quella canzone che amava, forse era tra le sue preferite, sempre a capo della sua miglior playlist. Non lo aveva mai sentito cantare e, a dire il vero, non sapeva nemmeno ne fosse in grado. Quante altre cose avrebbe potuto scoprire su quel ragazzo così tenebroso?
    Baby, I'm dancing in the dark, with you between my arms si ritrovò a completare in un sussurro, elargito a pochi millimetri dalle sue labbra. Una distanza che, comunque, non durò che per un battito di ciglia, quando le loro labbra si incontrarono per un bacio dolce come non si sarebbe mai aspettata di ricevere. Come non si sarebbe mai aspettata di meritare.
    E per un attimo, tutto il mondo scomparve. Non c'era più l'ombra, non c'era più Elisabeth, Joshua, Lilith ed Alex, Gyll ed i panda rossi dritti in faccia. Erano loro, soli, per qualche interminabile e memorabile secondo.
    Ma la bolla scoppiò poco dopo com'era giusto che fosse, ma lentamente, con semplicità.
    Lily sa essere dolce, su, non dire così. Ricordava perfettamente la loro conversazione nella propria camera e quanto potesse essere vulnerabile, anche se cercava di non darlo a vedere per difendere il proprio cuore, ferito tanto quanto lo era quello della corvina.
    Sorrise al suo tocco, annuendo comunque.
    Io... ho pensato di darlo in adozione, Lucas. Più di una volta. Una confessione che si sollevò dalla sua anima come il macigno che rotolava in uno dei gironi dell'inferno voluti da Dante. Non pensava di essere una buona madre e forse con quel comportamento apprensivo, cercava solamente di alleggerire il suo senso di colpa nei confronti di una creatura innocente che non aveva fatto nessuno sbaglio se non quello di venire al mondo. Ed anche in quel caso, non era colpa sua.
    Sollevò la testa ad incrociare il suo sguardo, annuendo.
    Più che di chiunque altro replicò e stava per aggiungere altro, quando un leggero trambusto le fece alzare gli occhi da sopra la spalla del ragazzo. Però non mi fido molto di lui. Arpionò le sue spalle come se fossero la sua unica ancora di salvezza, i pozzi neri incollati sul volto di Julian, che aveva dato una spallata violenta a Joshua. Non aveva idea esatta del drama che si stava consumando poco più in là, ma non ci voleva un genio a capire che quel colpo fosse stato intenzionale. E poi lo vide avvicinarsi ad Elisabeth. Guai in vista sussurrò al suo compagno di ballo, stringendo ulteriormente la presa su di lui, nervosa. Era pronta ad intervenire per placare il dioptasio, in caso l'ametrino avesse reagito in qualche modo. Nel frattempo, il capannello attorno a Liz, si stava ingrandendo. Come per istinto, si voltò a cercare Alex e Lilith nella sala, sperando che fossero abbastanza vicini da poter intercettare lo sguardo dell'amica.
    Proprio in quel momento, sentì vibrare il magifonino contro il fianco e, speranzosa si trattasse del King, lo tirò fuori.

    CITAZIONE
    Non ce l'avrai ancora con me per quella storia!

    Digitò, lasciandosi sfuggire una mezza risata che allentò un po' la tensione al suo stomaco, che finì per tornare quando pensò che la situazione avrebbe potuto rapidamente precipitare.

    CITAZIONE
    Tutti i balli che vuoi. Avrò sempre uno spazio per te, lo sai.

    Era a metà tra l'ironico ed il serio e sebbene per messaggio non si potesse percepire, era certa che lui avesse capito. Avevano sempre avuto una grande intesa.
    Ed alla fine, eccolo là, non troppo distante, assieme ad Amelia. Sorrise, pensando che forse avevano risolto parte dei loro problemi dei quali lei non era a conoscenza.
    Perdonami, dopo dovrai concedermi per un ballo a Nath sussurrò a Lucas, ignara della sua precedente gelosia, svelandogli limpidamente il contenuto dei messaggi. Non aveva nulla da nascondere.

    Jessica Whitemore


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    Partorire Alex, è stato più facile e veloce.

    Interagisce ovviamente con Lucas Jughed Jones
    Ad una certa, tiene d'occhio Julian Miller per evitare che faccia casini
    Risponde a Nathan Parker King

    E più in generale, osserva tutto (?) e cerca con lo sguardo Lilith Clarke
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    Il ballo si avvicinava, ma con lui anche il suo compleanno e soprattutto il Natale.
    Avrebbe potuto dire che fosse il suo periodo dell'anno preferito, ma non era così. Era proprio in quel periodo che era nata, ma anche in quel periodo, che era rimasta profondamente segnata. Aveva trovato quello che possiamo considerare il suo primo amore ed aveva avuto il compleanno migliore della sua vita, ma col senno di poi si chiede se quel giorno non avesse potuto andare a festeggiarlo con i suoi amici anziché presentarsi da Daniele. Forse sarebbe stato meglio, non avrebbe sofferto così tanto nel corso dei mesi, degli anni. Non starebbe soffrendo ora. Sì, perché nonostante adesso stesse riprendendo a sorridere, non poteva scordare quello che lui le aveva fatto, l'averla privata di oltre un anno di dolci ricordi. Era stato crudele e non ci credeva che lo avesse fatto per il suo bene piuttosto che per un atto meramente egoistico. No, l'aveva fatto solamente per pulirsi la coscienza con la classica frase "l'ho fatto per te" alla quale Jess aveva smesso di credere molto tempo prima.
    Con un moto di rabbia, diede una mescolata un po' troppo vigorosa alla cioccolata calda che ribolliva nella pentola, sollevando gocce di nettare degli Dei, che le macchiarono la maglietta -non sua- ed il viso.
    'Fanculo sbottò, mollando il mestolo per dare un'occhiata ai danni.
    Si trovava, come ormai quasi ogni weekend, nella dependance di Lucas, per la precisione in cucina. Avevano deciso di addobbarla (Leggersi: lei lo aveva obbligato) per il Natale in arrivo. Per prima cosa, quella mattina -era sabato-, l'aveva tirata a lucido, buttando ogni lattina di birra scadente, ogni sacchetto di patatine e cartone di pizza che era stato abbandonato ovunque tranne che nel cestino, dove avrebbero dovuto stare.
    Indossava, come ormai praticamente sempre, una maglietta di Lucas abbastanza lunga da coprirla fino alle cosce. Ormai, il suo guardaroba era diventato il proprio. Stava preparando la cioccolata calda perché avevano deciso di stare a casa tutta la sera per poter preparare al meglio la casa, inoltre Alex aveva espresso la richiesta, anche se a modo suo, di poter ascoltare le canzoncine di Natale. Ed ovviamente, ormai fin troppo complice con il moro, gli aveva chiesto se avrebbe potuto mettere lui la stella.
    Jessica, dal canto suo, adorava vedere quanto il figlio si fosse affezionato al Jones e quanto quest'ultimo, lo trattasse proprio come se facesse parte della sua famiglia e non come un fastidio che doveva sopportare solo perché la corvina non se ne sarebbe mai separata. Lo accettava con amore, non con disprezzo. E ciò le scaldava il cuore.
    Ma in quel momento il suo cuore era un blocco di ghiaccio, che era stato ferito una volta di troppo. Non aveva ancora raccontato a Lucas quanto successo con l'ex docente alla fine di quell'estate, né ciò che era avvenuto quella stessa notte con Blake, il fatto che l'avesse raggiunta. Che l'avesse salvata dall'odio di Daniele. Un odio immotivato e che lei non meritava e sebbene lui non lo avesse detto chiaramente, si percepiva bene che ci fosse qualcosa a non andare.
    Ancora una volta troppo distratta per badare a quello che stava facendo, sentì improvvisamente il dito farle male e si rese conto, un po' troppo tardi, di star toccando l'acciaio della pentola senza guanti né presine. Ahia! Protestò, scostandosi così violentemente da far vibrare la pentola sui fornelli. Perché è così difficile?! E non si stava riferendo solamente alla preparazione della cioccolata.
    Jessica Whitemore


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  11. .
    Sul fatto che Lucas, per certi versi, fosse un debole, Lilith non aveva torto. Avrebbe fatto qualsiasi cosa lei avesse voluto, se solo si fosse impegnata. Però per fortuna del Jones, lei voleva un uomo, non uno zerbino. Quindi non avrebbe cercato di ordinargli di fare niente, anche se avesse provato a buttare là dei suggerimenti, sperando lui li cogliesse. Come smetterla di andare in giro con quel cappellino, anche se lo trovava perfetto anche con quello.
    Ricacciò indietro il sentimento d'affetto che le stava crescendo dentro al petto, tornando a concentrarsi su Lilith, che aveva molto più bisogno di lei di qualcuno che le stesse accanto in quel momento difficile.
    Forse hai ragione, sai? Gyll dovrebbe smetterla di indossare quei vestiti ridicoli. Ti giuro, quando mi ha mostrato quello che vuole mettersi al ballo, ho meditato di legarla al letto per impedirle di uscire. A dir poco ridicola. Voleva bene alla ragazzina, ma era un po' troppo infantile per essere ormai al terzo anno di Hidenstone, dove normalmente bisognerebbe essere abbastanza maturi per capire che cosa andasse fatto e cosa no.
    Credo stia bene, non ci parliamo da un po'. So che ha passato un periodo strano, tra Aidan, Gerald e probabilmente qualcun altro. Poverino, Aidan è più cornuto di un giovane cervo. Fece quella considerazione ridacchiando, nonostante fossero passati mesi e mesi ed ora lui sembrasse molto più sereno vicino ad Aibileen, per quel che lo conosceva, almeno.
    Si fermò ad osservarla da testa a piedi, accarezzandole i ricci con lo sguardo, scendendo poi sul seno, i fianchi, la pancia piatta, le gambe... era la perfezione, quella ragazza. Nessuna sarebbe riuscita ad eguagliarla, qualsiasi cosa avesse deciso di fare Blake.
    E' completamente diverso dal sentimento che vi ha uniti per questi anni le assicurò. Non lo stava solo dicendo a mo' di contentino, era sinceramente convinta di ciò che stava dicendo.
    Quando Blake se ne accorgerà, tu non devi essere pronta a ricaderci. Glielo disse come un consiglio da migliore amica, perché si sarebbe fatta solamente del male. Troppo male. E poi lei avrebbe dovuto raccogliere i cocci. Amava entrambi i suoi migliori amici e voleva che nessuno dei sue soffrisse, quindi forse non erano destinati a stare insieme ma, magari, con il passare del tempo il loro rapporto si sarebbe saldato in un'amicizia imprescindibile, come quella dei film. Jessica ci sperava tanto.
    Pensa che l'ho trovata a frignare nella torre, ha lanciato via le cuffie come se avesse cinque anni e la mamma le avesse tolto un giocattolo. Sospirò, pensando a quella ragazzina che era grande solo fisicamente, ma dentro rimaneva comunque una poppante, qualcuno che non sapeva realmente come affrontare il mondo. Non lo diceva solo per solidarietà nei confronti dell'amica, ma in lei aveva percepito qualcosa che la infastidiva ed era forse il fatto che fosse troppo appiccicata a Blake. Certo, si ricordava di averle anche detto che per Blake, lei non fosse solamente un giocattolo... non era incoerente, pensava ancora che fosse così, ma non c'erano comunque paragoni rispetto alla prefetta dioptase.
    Per fortuna, poco dopo l'argomento venne accantonato a favore di qualcosa di più frivolo, come il vestito che avrebbero indossato per andare al ballo. Sorrise mentre piroettava per mostrarlo nella sua totalità, poi le posò una mano sul braccio per evitarle che le venisse la nausea e che le sporcasse il letto. O il pavimento.
    Rise ancora. Povero Miguel, dai. Sicuramente è stato davvero carino. E poi sarei proprio curiosa di sapere che cosa nasconde sotto la cintura commentò, sollevando gli occhi al cielo. A dir la verità, non biasimava affatto la sua amica, nemmeno Jess era una facile in fatto di gusti, quindi probabilmente la sua risposta sarebbe stata uguale a quella della riccia.
    Sì, è verissimo. Ma il problema non è suo. Forse lo difendeva perché conosceva il ragazzo da anni, eppure ne era convinta. Chi è che deve rimanere fedele? Chi è fidanzato o chi non lo è? Domandò con ovvietà, perché entrambe sapevano benissimo la risposta. Certo, avrebbe potuto essere più rispettoso nei confronti di Benjamin, però la vera troia è lei. Ne era fermamente convinta, era lei che doveva tenersi allacciati i pantaloni, ma la cosa che più la lasciava basita, era il fatto che Ben non l'avesse ancora lasciata. Cornuto ma contento, insomma.
    E a te piace un po' troppo fare la preziosa, amica mia la schernì con una risatina, scuotendo la testa ed osservandola.
    Afferrò il vestito che le aveva lasciato e lo buttò su una poltrona, ridendo.
    Sei una donna emancipata, Lil. Potevi chiederglielo tu ridacchiò, annuendo alle sue stesse parole. Magari è solo timido.
    Avrebbe fatto qualsiasi cosa perché la sua amica sorridesse, compreso lasciare che andasse con lei e Jones. Non le interessava l'opinione del moro in quel frangente, se ne sarebbe fatto una ragione. Si avvicinò a lei e le andò in contro con il busto, prendendola una mano prima di sedersi sul letto.
    Dai Lil, mi conosci abbastanza bene. Le strinse la mano e le sorrise, negando con un cenno ciò che lei aveva detto fino ad ora. Qualsiasi cosa che ti possa far sorridere, viene al primo posto, per me. Non sarà l'ultimo ballo della nostra vita né l'ultima occasione che avrò per stare con Lucas. L'importante è non vedere più quel broncio su quel tuo bel visino. Allungò la mano libera ad accarezzarle la guancia. Voleva un bene non quantificabile, a quella riccia ribelle, per quanto il loro rapporto fosse nato dall'odio per un ragazzo che Lilith credeva volessero entrambe, anche se quello con Jess era solamente di cortesia.
    Captò benissimo il riferimento a Daniele e sospirò, abbandonandosi sul letto. Ricordava anche lei quel ballo, il fatto che avesse sperato che lui le rivolgesse più di qualche parola di cortesia, aveva sperato che la invitasse a ballare nonostante fossero studentessa e docente, ma forse sarebbe stato sconveniente. Ricordava bene, poco dopo la mezzanotte, come si era presentata nella sua stanza, come lo aveva baciato, come lo aveva abbracciato e soprattutto di aver dormito con lui.
    Pochi secondi dopo, si ritrovarono di nuovo in piedi davanti lo specchio a figura intera a guardarsi.
    Saremo le migliori convenne, annuendo. Joo si pentirà di non averti invitata. Vedrai che ti chiederà un ballo prima della fine della serata. Sarà impossibile che si resista!
    Jessica Whitemore


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  12. .
    Tutto avrebbe pensato, tranne che trovarsi Blake davanti. Lì. A casa di Daniele. Dopo aver fatto sesso con lui. Rimase immobile senza nemmeno pensare a coprirsi, tanto non era niente che il Barnes non avesse mai visto... ed ad ogni modo, in quel momento aveva sentito un sollievo così profondo, che non avrebbe pensato a coprirsi nemmeno se avesse avuto un lenzuolo a disposizione.
    Si alzò in piedi, abbandonando il fianco di Daniele, mostrando nello sguardo una debolezza ed una vulnerabilità che non aveva mai dimostrato, nemmeno nelle occasioni peggiori. La sua vita era stata appena stravolta, la perfezione che pensava di aver raggiunto con tanta fatica, era appena stata sgretolata davanti ai suoi occhi, quindi si sentiva confusa e non riusciva più a capirci niente. Mosse qualche passo incerto come un bambino che avesse appena imparato a camminare, andando in direzione di Blake e dimenticandosi dell'uomo alle sue spalle, almeno per un momento. I suoi occhi erano completamente incatenati a Blake, incredula che fosse lì, come se avesse letto i suoi desideri.
    Avevano sempre avuto un rapporto speciale, loro due, un rapporto che avrebbe anteposto a qualsiasi altro, perché sapeva che la loro amicizia fosse imprescindibile e che nessun'altra relazione l'avrebbe eguagliata. Era parte della sua anima, come se ad unirli fosse lo stesso cuore.
    Bibi sussurrò, arrivando finalmente all'amico ed avvolgendogli le braccia attorno al collo, ancora l'ombra delle lacrime a rigarle il viso, il trucco che aveva prima, per fortuna molto leggero, sbavato sugli occhi. Premette la testa contro la sua spalla, respirando profondamente come se stesse per sopraggiungere un attacco di panico. Il profumo di Blake le invase le narici, facendola sentire a casa nonostante a casa non lo fosse. Ma la sua casa era lui, era il suo tutto, la sua metà perfetta. Lo amava, forse non come aveva amato Daniele, no. L'amore tra Blake e Jess era qualcosa di puro, che andava oltre l'infinito. Era quasi angelico.
    Per fortuna sei qui... ti prego, portami via piagnucolò, stringendo la presa su di lui, come se volesse essere cullata come una bambina che ha appena avuto un incubo... ed in effetti, lei, un incubo lo aveva avuto ed era stato ad occhi aperti. Un'onda d'urto di ricordi l'aveva investita senza preavviso, strappandole il cuore e poi giocandoci come fosse stato un antistress. Forse sarebbe stata meglio senza quei ricordi, con solo la convinzione di essersi persa qualcosa, però niente di importante. E invece no, era tornata indietro a tempi più felici, quando tutto quello non era nemmeno un lontano pensiero. E invece no, adesso era anche costretta a beccarsi l'odio di Daniele. Come se fosse stata colpa di Jessica quant'era successo a Dubai, come se fosse stata colpa di Jessica il fatto che lui avesse deciso di abbandonarla, di andarsene. Lei era abbastanza forte e lo sapevano entrambi, aveva vissuto così tante disavventure che aveva le spalle larghe, poteva sopportare qualsiasi cosa. Ed invece no. Lui aveva scelto la via più facile... ed ora la detestava.
    Jessica Whitemore


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  13. .
    Se solo non avesse tenuto Alex sulle spalle, Jess avrebbe dato uno schiaffo a Lucas dietro la nuca. Uno di quelli leggeri, non violenti, ovviamente. Però rise, annuendo. Quando il ballo fosse finito e Alex si fosse addormentato, probabilmente avrebbero avuto l'intera scuola per loro, coperta da quella coltre di buio che li avrebbe protetti. Non era mai stata una studentessa modello -dal punto di vista del comportamento, perché sui voti era ineccepibile- nemmeno quand'era una Prefetta, figurarsi ora che era libera dal peso delle responsabilità e da una spilla che, forse, in fondo le stava stretta.
    E poi a mezzanotte scattava il suo compleanno, voleva che fosse tutto perfetto e se ciò stava a significare una violazione delle regole, beh, si vedeva costretta.
    Non dire queste cose con Alex qui sibilò in un sussurro appena udibile. Sapeva che il doppio senso fosse abbastanza sottile da non essere inteso da un bambino di tre anni e mezzo, però era sempre meglio non rischiare. Avrebbe avuto diverso tempo per apprendere quelle cose, non serviva che succedesse prematuramente.
    Tuttavia, iniziò già a pregustarsi quel pensiero per arrivare preparata a quando fosse giunto il momento.
    Ammesso e non concesso che non fosse venuta a sapere quant'era successo sui Monti, ovviamente. In quel caso, lo avrebbe mollato lì senza dire una parola. Nessuna scenata in pubblico, nessun grido isterico. Sarebbe andata a divertirsi con qualcun altro e basta, tanto era pieno di persone che conosceva. Nathan, per esempio, era da tanto che non lo sentiva. In quel momento, le venne in mente di mandargli un messaggio, così, per sapere come stesse.

    CITAZIONE
    Ehi, sto per chiamare gli Auror. Comincio a pensare che ti abbiano rapito.

    Tra loro c'era stato qualcosa che andava ben oltre un'amicizia, visto che avevano finito con l'appartarsi, diversi anni prima, in occasione della partenza, al porto, quel primo settembre. Da allora erano rimasti sessualmente in contatto per un po', ma tutto era finito perché ognuno aveva troppi problemi e troppa poca voglia di parlarne. Ma non stava a significare che non tenesse al ragazzo. E, tra parentesi, sperava non ce l'avesse ancora con lei per averle fatto credere che il padre di Alex fosse Lancelot. Non è che glielo avesse detto esplicitamente, aveva fatto tutto lui. Ridacchiò nel ripensare al fatto che era proprio andato a dirlo ad Olwen, accusandolo di aver abbandonato suo figlio. Avrebbe pagato qualsiasi cosa pur assistere alla scena, ma purtroppo era stata chiamata quand'era finita.
    Si distrasse dai suoi pensieri solamente quando Lucas parlò di nuovo, prima che arrivassero in sala grande. Non afferrò immediatamente il significato delle sue parole, ancora con la mente a metà concentrata su Nathan, perciò scrollò la testa per dedicargli completamente la sua attenzione. Ma non rispose subito, come se stesse riflettendo. Era una richiesta così strana, che non si era preparata a rispondere. Non uno "strano" negativo, semplicemente... strano. Nessuno aveva mai fatto niente del genere, per lei, quindi si trovava in difficoltà anche nell'articolare qualsiasi frase di senso compiuto.
    Passarono svariati secondi di silenzio, dove si sentivano solo i ticchettii dei loro passi che rimbombavano per il corridoio, poi prese un grosso respiro.
    Sì, potremmo concesse, già immaginandosi come avrebbero reso quella stanza per adattarla ad Alex. A patto che tu la metta in sicurezza, che la ridipinga e ci faccia costruire una finestra. Ricordava bene o male quella stanza e come la maggior parte dei magazzini, non aveva una finestra. O se ce l'aveva, era di quelle piccole ed impiantate in alto, sul muro. Non era un no ma nemmeno un sì effettivo. Lo sarebbe diventato, se avesse apportato quelle migliorie.
    Stava osservando Lucas di sottecchi, mentre varcavano la soglia della Sala, trovandolo adorabile quando arrossiva. Non sapeva se lei fosse di parte, ma si chiedeva come potesse, Lilith, non fidarsi di lui. Ma in effetti moltissime delle persone delle quali avrebbe dovuto fidarsi, non si erano mostrate così degne.

    Sentì benissimo la pressione da parte di Lucas per non muoversi da quel punto e, possibilmente, andare dal lato completamente opposto. Ma erano tutti adulti, lì, avrebbero dovuto affrontare eventuali divergenze e riuscire a parlarsi in modo civile. Che poi era molto curioso che fosse proprio lei a dirlo, visto come non riusciva proprio a mandar giù la sola vista della sua nemesi, Elisabeth. L'ultima conversazione che aveva avuto con lei (e durante la quale non si erano scannate) era stata durante gli Hidenstone Games, qualche mese prima. Ma fortunatamente, la sua meta non era lei, ma Joshua e Lilith, la sua migliore amica. Il ragazzo era forse uno dei pochissimi amici che erano realmente tali senza alcun secondo fine, assieme forse solo a Jesse ed Erik. Con tutti gli altri ci doveva essere finita a letto almeno una volta. Forse quel rapporto si era stretto proprio quando, quelli che sembravano secoli prima, aveva scoperto di essere incinta mentre era insieme a lui, in quel freddo seminterrato.
    Strinse la mano del ragazzo per trasmettergli forza, dopodiché si rivolse direttamente ad Evans.
    Quando invece parlò con Lucas, sperò che sapesse rivolgersi a lui senza sputare odio. Lucas, intendiamo. Evans, dopotutto, era la parte meno lesa dalla faccenda di Elisabeth, per quanto le cose non fossero comunque andate secondo i piani. Ma non erano affari suoi e Jones avrebbe già dovuto voltare pagina da un bel pezzo.
    Passò un momento in cui Alex cercò disperatamente di sillabare il nome di Joshua ma probabilmente quell'accostamento di esse ed acca, per non parlare della jay, lo misero non poco in difficoltà.
    Alla fine, dopo mille peripezie, uscì fuori dalle sue labbra qualcosa come: Osua!, che era bene o male la sua personalissima pronuncia, togliendo tutte quelle lettere ed accostamenti che lo mettevano in difficoltà.
    Comunque, nonostante Alex avesse visto Josh l'ultima volta quando aveva solamente pochi mesi, Jess gli aveva sempre parlato molto di lui -come degli altri- e comunque glielo aveva indicato, poco prima, pronunciando anche il suo nome.
    Quando l'ametrino si avvicinò a suo figlio, non poté fare a meno di sorridere. Lei poteva anche essere odiata da qualcuno, disprezzata da qualcun altro... ma praticamente tutti, davanti alla dolcezza di un bambino, non potevano fare a meno che seppellire almeno momentaneamente l'ascia di guerra. Con Josh, comunque e fortunatamente, non ce n'era bisogno.
    Alex, all'inizio un po' titubante, allungò l'esile manina verso Joshua in un carinissimo cenno di saluto, mentre sul viso gli si allungava uno di quei suoi sorrisoni innocenti da bimbo.
    Alla fine, salutò Joshua quando si allontanò, restando sola con Lucas e Lilith. In mezzo tra due fuochi, praticamente.
    In tutto questo, aveva dedicato parte delle sue attenzioni anche alla Clarke. Sorrise anche lei a quell'epiteto che, per Jessica, era anche un chiaro rimando alla propria casata d'origine, prima di giungere tra le fila dei Black Opal.
    Quando furono soli, osservò la Clarke avvicinarsi a Lucas e guardare nella direzione del piccolo Alex. Sorrise alle sue parole.
    Ne sarà felicissimo, è tutta la sera che mi chiede quando gli do le caramelle replicò Jess, guardando il figlio con un affetto che non credeva di poter dispensare né avere nel proprio corpo, sempre troppo concentrata su se stessa per immaginare di riuscire a dedicare attenzioni ad una piccola vita che aveva costantemente bisogno di lei.
    Proprio in quell'esatto istante, le parole di Lucas le arrivarono forti e chiare all'orecchio. Smettila. Non mi stava guardando. Non come pensi tu, almeno lo redarguì, alzando gli occhi al cielo prima di tornare a sorridere. Quella sensazione per la quale non aveva indagato per proteggersi, era in mezzo tra loro come un terzo incomodo.
    Il bimbo si protese felicemente verso Lilith -era facilmente corruttibile- e le strinse forte la mano, una volta a terra.
    Non diede un eccessivo peso al fatto che Lilith si fosse avvicinata così tanto a Lucas, perché il suo sguardo si perse nella sala, come a voler ricercare qualcuno di particolare. Ma c'era solo l'ombra di vecchie presente ad aleggiarle sopra come una scure.
    Grazie, Lil... Però non serve che ti guasti la serata. Facciamo un ballo poi lo vengo a prendere. Non è che non si fidasse di Lilith, anzi, però temeva che si sarebbe stancata a star dietro a suo figlio per lei, quindi le assicurò che non lo avrebbe sbolognato a lei per il resto della serata.
    A dopo Lily. Mi raccomando, non fargli mangiare troppe caramelle la pregò, perché sennò il piccolo avrebbe avuto mal di pancia almeno per due giorni. Si morse il labbro vedendola allontanarsi, sentendo un'improvvisa morsa allo stomaco come se, piano piano, stava iniziando a rendersi conto di quanto suo figlio valesse e di quanto si sentisse vuota ad averlo lontano da sé. Ma poi il Jones catturò tutta la sua attenzione nuovamente, portandola a sorridere. Posò una mano sul suo braccio, annuendo. Un solo ballo, che a mezzanotte finisce l'incantesimo. Ammiccò, riferendosi a quella favola babbana, proveniente da un libro che Mia aveva regalato ad Alex qualche tempo prima. Non aveva idea se Lucas conoscesse Cenerentola.
    Gli occhi si mossero a cercare comunque la riccia ed il figlio, mentre cercava di ricacciare indietro tutte le sue preoccupazioni. Credi che starà bene? Gli domandò, mentre sembrava quasi che la console avesse sentito la richiesta di Lucas, iniziando a suonare un lento. In quella domanda, tutta la sua preoccupazione di essere una pessima madre.
    Jessica Whitemore


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    Interagisce con Lucas.
    Manda un messaggio a Nathan Parker King
    Parla con Lilith Clarke e Joshua B. Evans (anche se in realtà è più Alex ad interagirci, a sto giro (?))
  14. .
    Era stata dubbiosa su quel ballo, in effetti. Erano successe così tante cose nella sua vita, negli ultimi anni e soprattutto proprio nell'ultimissimo, che forse l'idea migliore sarebbe stata rimanere chiusa nella propria stanza a studiare per gli imminenti -ma non troppo- GEMMA. Avrebbe dovuto proporre a Lucas una serata alternativa, visto che anche lui avrebbe dovuto impegnarsi per superare gli esami con buoni voti, se non ottimi. Lo avrebbe minacciato in qualche modo.
    Ma forse -e dico forse- quella era solo una copertura per il nervosismo che l'aveva invasa fin da quando lui l'aveva invitata. Aveva capito che lo avrebbe deluso, rifiutandosi di andare all'ultimo. E soprattutto, avrebbe deluso se stessa. Doveva provare a voltare pagina, lasciarsi il passato completamente alle spalle, per quanto avesse segnato la sua vita in modo importante e per quanto fosse difficile. Ma doveva scrivere un nuovo capitolo della sua vita, uno più felice e che le permettesse di godersi il suo vero e proprio ultimo anno di adolescenza.
    Quindi non si tirò indietro, cercò anzi di essere perfetta e rendere quella serata altrettanto perfetta affianco ad una delle pochissime persone che aveva messo da parte tutti i suoi difetti e le sue insicurezze, prendendole la mano ed aiutandola a superarle.
    E' tutta la sera che parla di te, spera che gli regalerai "un'altra vasca di palline". Ridacchiò nel ripensare a quanto successo nella stanza delle Necessità ed al sorriso del piccolo Alex mentre si tuffava tra quelle palline rosse, gialle, verdi e blu. Era stato uno spettacolo molto significativo, per lei.
    Lo aveva detto e pensato mille volte, lo aveva anche riferito a Lilith. I bambini non erano in grado di mentire, quindi se Lucas piaceva al figlio, non doveva essere poi tanto male.
    Abbassò di nuovo lo sguardo su suo figlio, trattenendosi a stento dall'allungare una mano a scompigliare quei capelli biondi che così tanto accuratamente aveva spazzolato per metà della sera, prima di decidere che fosse il suo momento di prepararsi, altrimenti sarebbe arrivata in ritardo.
    Non ti piace? Replicò provocatoria alla sua frase, indicando col pollice la porta che si era appena lasciata alle spalle. Faccio ancora a tempo a cambiarmi, magari mi metto una tuta.
    Sapeva bene due cose: la prima era che a Lucas piacesse, lo stava solo prendendo in giro. La seconda era che non si sarebbe cambiata nemmeno per lui, perché stava iniziando a riprendere consapevolezza del fatto che doveva piacersi, stare bene con sé stessa prima che con gli altri.
    Intrecciò quindi le dita con le sue, sentendo uno strano ma piacevole calore risalirgli lungo il braccio e rischiare di tingerle le guance di un tenue color pesca, che poteva benissimo passare inosservato nella penombra del corridoio. Forse Victoria non aveva pagato le bollette, vedendosi costretta a ritornare alle care vecchie torce alle pareti che tanto l'avevano aiutata, ad Hogwarts, a percorrere i corridoi durante le sue scorribande notturne.
    Non fece a tempo a rispondere a ciò che disse dopo perché quella distanza venne sgretola ed un altro bacio apparve a siglare quella loro intesa finalmente ritrovata, dopo interminabili mesi di lontananza e svariati contrasti, che però si erano conclusi quasi sempre allo stesso modo.
    Lo vizi troppo rise lei, iniziando a dirigersi verso la Sala Grande, mano nella mano con lui e sempre un occhio di riguardo ad Alex, aggrappato ai capelli di Lucas come se fossero delle redini e fosse lui a decidere dove il moro dovesse andare. Ovviamente, si illuminò al sentir pronunciare tutte quelle leccornie ed iniziò ad usare la sua testa come un tamburo, tutto contento.
    camarelle! Eslcamò, avendo un debole piuttosto intenso per quella categoria di dolciumi, un po' come sua madre. Sorrise per l'ennesima volta.
    Uh, per fortuna che ci hai pensato tu. Ho dimenticato di mettergli il cappellino del completo. Deve essermi scivolato. Osservò quel gesto così piccolo che però le scaldò il cuore. Anche Alex sembrò apprezzare, infatti si portò le mani alla testa per accarezzare la lana morbida.
    Ora pono te ridacchiò tutto allegro, iniziando a saltellare sulle sue spalle. Jess scosse la testa, tornando a prendere la mano al suo cavaliere. Ormai erano nei pressi della Sala Grande, presto avrebbero dovuto fare il loro ingresso. Venne invasa da uno strano nervosismo.
    Sono pronta ribatté con meno sicurezza di quella che avrebbe voluto emanare. Ma non avrebbe potuto rimandare per sempre.
    Una volta dentro, setacciò tutto con gli occhi alla ricerca di qualcuno che conoscesse bene, giusto per lasciare la sua comfort zone solo un passo alla volta. Ed alla fine individuò forse l'unica persona con la quale avrebbe voluto davvero parlare in quella stanza: Lilith.
    Ma c'era un problema ed era proprio Joshua. Cioè, non era un problema per lei, anzi erano amici. Ma era certa che potesse risultare un problema per Lucas, visto il loro passato non proprio idilliaco. Ma avrebbe dovuto anche lui voltare completamente pagina, ragion per cui non si sarebbe fatta fermare da quel particolare. Avrebbe dovuto essere forte ed affrontare quella prova, oltre al fatto che forse Lil avrebbe iniziato a fidarsi un po' di più del Jones.
    Vieni, andiamo a salutare Lily! Lo trascinò lungo tutta la stanza fino ad avvicinarsi nei pressi della pista di pattinaggio, allungando il braccio per farsi notare da lei, visto che stava ballando con Joshua. Avrebbe aspettato che avessero finito o che si la Clarke la notasse, prima di avvicinarsi.
    Lil! Sei bellissima. Ma questo lo sapevo già. In fin dei conti, avevano scelto insieme i propri abiti, sapeva già come sarebbe stata, ma vederla lì era tutt'altra cosa.
    Strinse di più la mano a Lucas come se volesse infondergli forza. E Josh, è bello rivederti finalmente. Non era certo la prima occasione di vederlo e non lo aveva appena scoperto, ma non avevano mai avuto granché occasione di parlare. Suppongo ti ricordi di Alex, anche se lo hai visto l'ultima volta quando era piccolissimo. Sorrise, indicando il bimbo sulle spalle di Lucas, che indossava proprio la tutina che lui ed Elisabeth gli avevano regalato qualche Natale prima. Ehi, cosa ci fai qui? Dovresti essere a ballare con qualcuno in particolare sussurrò a Lilith in modo che solo lei potesse sentirla, dopo aver lasciato la mano di Lucas per prendere quella della riccia tra le sue.
    Jessica Whitemore


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    Interagisce con Lucas.
    Entra nella Sala e va a salutare Lilith Clarke e Joshua B. Evans, dopo aver aspettato che finissero di ballare
  15. .
    Erano giorni che si preparava per quell'evento. No, non giorni... settimane. Aveva accuratamente scelto il vestito assieme alla Clarke in una serata di strane confidenze, scartandone veramente tantissimi prima di arrivare al risultato che le soddisfacesse. Era stata una serata strana, tuttavia sentiva che finalmente ogni residuo della barriera che così a lungo l'aveva divisa da Lilith, era finalmente crollato.
    Avevano optato per un abito giallo giusto perché a Jessica non era mai piaciuto attirare l'attenzione degli altri. E per rafforzare il concetto, aveva scelto delle scarpe dello stesso colore ma di una sfumatura un po' più tenue, come se questo sarebbe bastato a smorzare il tutto.
    Passò almeno un'ora e mezza davanti allo specchio, dopo essersi fatta una doccia lunga altrettanto, perché fosse tutto perfetto.
    Anche l'anno scorso aveva aspettato con ansia il ballo, ma di sicuro non come quest'anno. Aveva la sensazione che, nel apparentemente lontano 2019, Jesse l'avesse invitata solamente per cortesia o per pietà, quindi -per quanto gli fosse grata- non era stato un vero invito. Ma quest'anno era diverso e Lucas aveva fatto le cose in grande, non voleva deluderlo prendendo alla leggera l'evento.
    Al polso, aveva saldamente agganciato il bracciale che le aveva regalato, gemello di quello che aveva anche Alex.
    A proposito del bambino, lui era seduto a terra poco più in là con degli insulsi soldatini, insignificante regalo dello zio, tutto bardato nella sua tutina, regalo di Joshua ed Elisabeth per il suo primissimo Natale, mentre avvolta attorno alle spalle, aveva la coperta con gli orsacchiotti che gli aveva regalato Adamas.
    Pono un pupereroe mamma! Aveva iniziato a saltellare per la stanza -anche se piuttosto impacciato- portandosi appresso la coperta a mo' di mantello. Era dannatamente adorabile... e pensare che aveva meditato più volte di darlo in adozione. In quel momento, non sapeva come avrebbe fatto a separarsene, se avesse dovuto.
    Comunque, dopo avergli scompigliato i ciuffi biondi, tornò a guardarsi allo specchio per meditare su come fosse meglio acconciare i capelli. Ma alla fine, dopo svariati minuti, decise che sarebbe stato meglio lasciarli naturali, quindi si limitò a pettinarseli e lasciare che ricadessero leggeri sulle spalle, solleticandole la pelle nuda. Per concludere in bellezza il proprio outfit, indossò un pendente in argento con una graziosa radice in rubino, regalo di Jesse di qualche anno prima.
    Solo dopo quella che le sembrò un'eternità, fu finalmente pronta per uscire dalla propria Sala Comune. La maggior parte delle sue compagne era già uscita, compresa Gyll -strano ma vero-, mentre poche altre si attardavano ancora nei preparativi, forse per conquistare qualche accompagnatore oppure per far pentire qualcun altro di non averle invitate... ma non era affar suo, visto che il suo cavaliere ce lo aveva.
    Non indossava i tacchi da un po' ma nonostante ciò, non aveva perso il suo portamento elegante ed uscì anche dalla Sala Comune, trovandosi ben presto nel corridoio invaso di spifferi e per un solo attimo, si pentì di non essersi preso una giacca.
    PUCAS!
    Il bambino individuò l'altro prima di lei, correndogli incontro e cingendogli entrambe le gambe con le sue braccine esili. Jessica sorrise a quella scenetta ed incrociò lo sguardo con quello del Jones, avvicinandosi teatralmente, osservandolo da capo a piedi. Il fatto che tu non abbia il cappellino è più o meno una dichiarazione d'amore, Lu ridacchiò, notando piacevolmente quanto si fosse sforzato di essere elegante. Perdona il ritardo, volevo che ogni dettaglio fosse perfetto. Come te. Stai bene in quell'abito, dovresti indossarlo più spesso. Si avvicinò a lui quel tanto che bastava per concedergli un veloce bacio a fior di labbra e non di più, laddove tutti avrebbero potuto vederli.
    Jessica Whitemore


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    Interagisce con Lucas e si ferma fuori dalla sua Sala Comune
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