Posts written by Thomas S. Roberts

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    |thomas seanàn roberts|



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    mma le era sempre sembrata il personaggio speciale di un videgioco, uno di quelli che sblocchi all'improvviso dopo un livello particolarmente difficile e che poi scopri di volere a tutti i costi. Per una parte della sua vita era stato totalmente ignaro della sua esistenza, convinto che la sua vita fosse tutto sommato piuttosto piatta e regolare, semplice in un certo senso: era stato adottato, aveva trovato una famiglia che teneva a lui, si era costruito una vita ... niente di sensazionale. Scoprire dell'esistenza di Emma lo aveva sconvolto: ricordava ancora il giorno esatto in cui quell'informazione era venuta fuori, dopo tutte le sue ricerche, e ricordava quella sensazione di straniamento che lo aveva invaso. Si era sentito all'improvviso catapultato in un film, uno di quelli drammatici con cui sua madre piangeva sempre, in cui due gemelli separati alla nascita scalavano montagne e attraversavano mari interi per ritrovarsi. Ecco, lui non era così avventuroso da pensare, come prima cosa, di partire zaino in spalla alla ricerca della sua gemella, ma aveva cominciato ad esplorare tutto Internet, che per lui era quasi la stessa cosa. Per mesi era diventata la sua ossessione, trovare quante più informazioni su di lei possibile era diventata la sua priorità. Ritornare all'orfanotrofio era stato un passaggio obbligatorio, quantomeno per poter raccogliere quelle informazioni che altrimenti avrebbe impiegato una vita a ottenere tipo, che so, un nome. Ecco, partire da un nome era più facile che creare un modello 3d del suo possibile viso basato sui propri lineamenti e sparpagliarlo nei forum di persone scomparse, tanto per dire. Non che ci avesse davvero pensato...!
    Aveva preso quel ritorno alle "origini" con l'entusiasmo che lo caratterizzava e la leggerezza di qualcuno che non aveva grossi traumi da superare legati al posto dove era stato cresciuto. Non aveva grande memoria di quell'unico anno passato lì, nessun trauma da dimenticare, nessuna triste storia da raccontare, eppure quando aveva varcato la soglia era stato travolto da una serie di ricordi che non pensava nemmeno di avere. Per come era fatto Thomas era molto probabile che molti fossero inventati sul momento, come lui che cercava di correre sulle scale con Emma, o i due che ruzzolavano per il corridoio al piano di sopra, ma gli lasciarono comunque una strana sensazione addosso.
    Quando aveva avuto abbastanza elementi per inquadrare la sua gemella la sua ossessione non era diminuita, anzi. Aveva provato a non pensarci, a darsi del "pazzo stalker" ogni volta che apriva i suoi profili social per spiare nella sua vita, ma alla fine non era stato abbastanza forte da impedirsi di andare Hidenstone anche solo per vederla. Poteva ripetersi che lo aveva fatto anche per sè stesso ma mentre la stringeva a se era difficile negare le sue vere intenzioni.
    Sorrise a sua volta, guardandolo con dolcezza. "No, direi di no!" affermò con convinzione, per poi seguirla mentre lo trascinava verso le attrazioni. Rimase sorpreso dalla sua scelta, sicuramente singolare, che lo portò a ridere all'istante. "Penso fosse il mio libro preferito da bambino... mi hai letto nella mente? Abbiamo qualche super potere segreto da gemelli?" buttò lì, anche se già esaltato anche solo all'idea.

    PARLATO - ASCOLTATO - NARRATO
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    |thomas seanàn roberts|



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    rmai sapeva bene che non si fossero trovati così, lui non avrebbe mai avuto il coraggio di andarla a cercare e fare il primo passo. Continuava a sentirsi un codardo ed un idiota per questo, ovviamente, eppure non bastava per convincerlo a fare una vera mossa, fino a quel momento. Messo alle strette, dopo aver ricevuto direttamente in faccia la realtà delle cose, non poteva davvero rimanere immobile e lasciare che Marlee se ne andasse in quel modo. Quella fuga gli era sembrata definitiva, per un istante si era ritrovato il cuore nelle orecchie e aveva cominciato a pensare che se l'avesse lasciata andare ora non avrebbe più avuto la possibilità di riaverla indietro.
    Era già un miracolo che fosse ancora lì per lui, per quel che lo riguardava: era una bellissima ragazza, il cuore più puro che conoscesse, e non poteva essersene accorto solo Brooks. Prima o poi sarebbe arrivato qualcuno molto più coraggioso di lui, l'avrebbe presa e non l'avrebbe più lasciata andare e se c'era qualcosa che gli faceva venire la nausea era la prospettiva di vivere per sempre senza di lei. Non importava in che senso, non importava che nome avesse la loro relazione: non poteva pensare di farcela senza Rere nella sua vita, e ora che aveva capito la profondità di quel che provava non poteva ignorarlo.
    Il Fato aveva, di fatto, accelerato un processo naturale: prima o poi sarebbe dovuto succedere, quante probabilità c'erano che non si incrociassero mai tra le mura di Hidenstone? Una parte di Thomas gli era quasi grata, al destino, per avergli permesso almeno di buttare fuori quello che pensava, anche se, dannato lui, avrebbe potuto quantomeno concedergli qualche segnale preparatorio!
    Adesso che poteva incrociare il suo sguardo, Tom non potè proprio evitare di immaginare Marlee rannicchiata nel suo letto, spaventava, sofferente, in un quadro se possibile ancora peggiore di quello che Regina gli aveva gentilmente fornito. Poteva percepire la sua fragilità, il suo dolore, e anche se lui per primo era stato male, di fronte a quella realizzazione la sua sofferenza gli sembrò stupida e limitata. Davvero aveva permesso che Rere stesse così? Davvero non era riuscito a proteggerla nemmeno da quello?
    Cercò di convincersi delle sue parole, di rassicurarsi che non le aveva fatto davvero male, non in quel frangente almeno, ma la sua tensione non se ne andò del tutto, tanto che Mr Erminio fece ritorno nella tasca della sua giacca, provando a dargli un po' di conforto. Si sentì rigido anche mentre cercava di sedersi accanto a lei, ancora più impacciato e goffo del solito, cercando di trovare una posizione che gli permettesse di sentire il calore del suo corpo senza risultare invadente o pazzo. Non riuscì a dire niente per un po', in parte perchè voleva che fosse lei a parlare, a liberarsi di quel peso che la stava visibilmente schiacciando, e in parte perchè gli sembrava che le parole avessero perso ogni senso logico e che non ci fosse niente di adatto da dire in un momento simile.
    Che cosa poteva risponderle? Tutto era troppo piccolo e sciocco per una discorso come quello.
    "Non... non sei stata stupida." cominciò alla fine, stringendo le sue mani nel tentativo di spronarsi a continuare, il silenzio non era una risposta papabile in quel caso. "Io... temo che sia colpa mia, anzi lo so, almeno in parte. Non che pensi di essere tutto il tuo mondo !So...so che hai altri problemi, è che... è stata anche colpa mia, ti ho lasciata andare e... non volevo. Non voglio che tu te ne vada, non voglio parlarti più... No, aspetta, così suona al contrario, intendo che voglio parlarti ancora, per sempre, se lo vuoi anche tu. Non... non posso stare senza di te, non ci riesco proprio, non ti ho cercata perchè avevo paura di rovinare tutto... e forse l'ho rovinato lo stesso." si ritrovò a farneticare alla fine, cercando il suo sguardo ma non riuscendo a reggerlo per tutto il tempo.

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    bymars

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    |thomas seanàn roberts|



    T
    om si era sempre definito un ragazzo solare, o almeno era abbastanza certo che quello fosse un aggettivo sensato con cui descriverlo. Era abituato a cercare la parte positiva delle situazioni, aveva avuto una vita più o meno felice, alti e bassi a parte, e anche se non faceva tutto quello che facevano i suoi coetanei - non era Brooks, insomma- comunque era abbastanza soddisfatto della sua vita per come era. Certo, Marlee l'aveva sempre resa migliore, ma in ogni caso cercava di non farsi mai abbattere troppo dalla sfortuna e tutto sommato ci era sempre riuscito. Ecco, durante quell'estate trovare i lati positivi era diventato molto più difficile e per un po' non era riuscito ad uscire dall'idea di aver rovinato ogni singoloa spetto della sua esistenza per sempre. Un po' troppo drammatico? Forse, ma rimaneva comunque un ragazzino di fronte a ben più di una relazione che andava a rotoli.
    Da quando aveva visto Emma la prima volta era sicuro che fosse una ragazza gentile e allegra, anche quel suo animo così aperto e accogliente lo aveva convinto a farsi avanti e parlarle dei suoi sospetti, di quel che aveva scoperto anni prima, e anche se sapeva bene che scoprire di avere un gemello non era una passeggiata, si era alluso che con lei sarebbe stato tutto facile.
    Ricevere la sua scomparsa come risposta, scoprire che non lo aveva accolto a braccia aperte nella sua vita come si aspettava, lo aveva spiazzato: se già non era molto bravo a interagire con gli altri e aveva già rovinato abbastanza i rapporti con Marlee da non volersi spingere troppo oltre, comunque la reazione dell'altra era stata spiazzante già di suo.
    Avrebbe preferito di gran lunga vederla arrabbiata, sentirsi urlare in faccia che quello che le stava dicendo non aveva senso, che lei un gemello non lo voleva nemmeno, piuttosto che quella distanza improvvisa che lo faceva sentire sciocco e impotente. Si era domandato più volte cosa avesse sbagliato, cosa di preciso l'avesse convinta ad allontanarsi, ma sospettava di essere apparso, in generale, un po' troppo strano e inquietante.
    Dopotutto non poteva biasimarla e non era nella condizione mentale migliore per imporsi e ricordarle quante cose belle avrebbe potuto fare per lei, se solo gliene avesse data la possibilità. Sospettava che presentarsi alla sua porta -anche solo figurata- ridotto ad uno straccio per aver rovinato per sempre -almeno secondo la sua prospettiva- i rapporti con la sua migliore amica e, come aveva scoperto, crush epocale non fosse una buona idea e per una volta se n'era stato fermo.
    Certo, ora che erano uno di fronte all'altra avrebbe voluto invaderla di parole, sommergerla di scuse e provare a ricucire il loro rapporto, sempre che ci fosse mai stato.
    Era convinto che un ritardo come quello non potesse, in nessuno universo, giocare a suo favore e proprio per questo quando gli gettò le braccia al collo la prese al volo per puro miracolo, spiazzato. Non era quella la reazione che si aspettava, proprio no, ma non poteva dire che gli dispiacesse o che lo avesse rattristato, anzi sentire il suo calore risultò confortante e un vero sollievo.
    Sospirò piano, assaporando il suo profumo e il suo calore e corrucciò le sopracciglia quando arrivò addirittura a ringraziarlo. "Mmmh...prego? Credo...ma non serve ringraziarmi..." borbottò piano, sorpreso anche solo all'idea che si sentisse in dovere di ringraziarlo per qualcosa.
    Venne poi invaso dalle sue parole, e si sentì un po' più compreso e a suo agio perchè dopotutto anche lui non era poi molto diverso.
    "Non è solo colpa tua, anche io sono tipo sparito... non per te, è che è stata un'estate strana... mesi proprio strani in generale, non per via dell'estate in se... non volevo sparire e sono felice che tu mi abbia cercato." abbozzò un messo sorriso, rovinato solo dalle lacrime di lei. "Non stai piangendo per me vero? Non è necessario, non voglio farti piangere, sarei proprio un gemello terribile..." borbottò per poi stringerle la mano di rimando e ritrovarsi a guardare a sua volta il parco, sentendo una piacevole sensazione di famigliarità invadergli lo stomaco.
    "Adoro i parchi giochi! Scegli tu da dove cominciare."

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    |thomas seanàn roberts|



    A
    vrebbe tanto voluto sapersi difendere meglio, riuscire a tirare fuori più grinta e rispondere a tono anzichè bloccarsi del tutto di fronte ad un qualunque Beauvais che non fosse Marlee. Si poteva davvero biasimarlo? Difficile non riconoscere i gemelli anche tra la calca della Sala Grande, e cominciava a sospettare che tutti quanti ce l'avessero con lui, anche se a livelli e su piani diversi. Pensava che Regina fosse quella più arrabbiata, ma che ora che aveva di fronte Adrien cominciava a temere di non aver ancora visto il peggio. Lui non ricordava nemmeno se il ragazzo fosse stato nominato Prefetto, per quel che ne sapeva forse lo avrebbe denunciato direttamente e tutto quello era un modo ulteriore per spaventarlo.
    Non avrebbe dovuto mostrarsi così vulnerabile, era abbastanza certo che non fosse consigliato di fronte a qualcuno che appariva di sicuro molto più incisivo di lui, anche solo ad una prima occhiata.
    Avrebbe potuto provare a dissimulare ma lo aveva preso troppo in contropiede perchè potesse prepararsi una qualche reazione o qualche battuta brillante.
    Stava per ribattere, improvvisando, quando l'altro lo invase con una serie di supposizioni su tutto quello che sarebbe potuto andare storto nel suo allenamento improvvisato, tutte ipotesi alle quali lui non aveva granchè pensato prima di sistemarsi lì, anche perchè eccezione fatta per Adrien nessuno si era avvicinato così tanto da essere in pericolo.
    Okay, forse era arrabbiato e sotto stress, ma non era così stupido o perso tra le nuvole da non rendersi conto se qualcuno era in pericolo per colpa sua, no? Era abbastanza certo di non aver corso quel genere di rischi ma ora che gli aveva lanciato addosso quelle accuse si ritrovò a guardarlo per qualche istante, gli occhi sgranati, immobile, per poi scattare all'istante nel tentativo di nascondere rapidamente le prove della sua colpevolezza.
    "Io... sono stato attento, più o meno, non volevo fare male a nessuno... non c'era nessuno, fino a poco fa..." cominciò a borbottare mentre si affrettava per sistemare le sue cose prima che l'altro davvero chiamasse qualcuno. "Non è necessario chiamare nessuno, non è successo nulla..." continuò a improvvisare, cercando di non perdere tutte le sue cose in giro per il campo per la fretta, anche se per essere uno piuttosto impacciato era improbabile non farsi scivolare almeno qualcosa dalle mani. Si ritrovò infatti a dover rincorrere uno dei bolidi da allenamento, aiutato anche da Mr Erminio che alla fine vi si lanciò sopra per abbracciarlo con le sue zampette e, alla fine, con l'intero corpicino. "Grazie amico..." sussurrò infilandosi cose nelle tasche e nello zaino e recuperando la mazza. "E-Ecco fatto, finito, tutto a posto!" annunciò rapidamente.


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    N
    el caos che stava diventando la sua vita, gli sembrava che qualunque relazione nella sua vita finisse sempre per andare a rotoli, in un modo o nell'altro. Prima Marlee, poi Emma, ora aveva la sensazione non solo di essere una frana con i sentimenti, ma anche di non poter far funzionare un rapporto interpersonale nemmeno per sbaglio. Si era interrogato su che cosa avesse sbagliato, eppure non riusciva a saltarci fuori e più ci provava più gli sembrava di incasinare ulteriormente ogni cosa.
    Di sicuro non si aspettava che la scoperta di avere una gemella sarebbe poi sfociata in una situazione di impasse come quella, dove anche solo un messaggio da parte di Emma lo faceva saltare dalla sedia con il cuore che batteva a mille. Sapeva di averla comunque trascurata, i drammi con Marlee, il loro primo bacio, tutta quella nuova tensione tra loro gli avevano mandato il cervello in pappa e si sentiva incapace di gestire qualsiasi altra situazione, se non altro in modo serio.
    Aveva lasciato correre quasi per tutta l'estate, aveva provato ad agire come se niente fosse ma la verità era che non aveva nessuno con cui parlare di Emma, del loro rapporto, e avrebbe voluto chiarirsi le idee in merito prima di fare qualcosa ma la persone che lo aiutava, in quel genere di cose, di solito era Rere, e ora non poteva certo scriverle solo per quello, ignorando tutto il resto.
    Si sentiva un codardo per non aver fatto ancora nessun passo nella sua direzione, si sentiva sciocco per non aver provato a salvare almeno uno dei due rapporti più importanti che aveva in quel momento, ma bastò il messaggio di Emma per far schizzare le sue aspettative alle stelle, oltre che la sua ansia.
    Lo aveva cercato, significava che non lo detestava poi così tanto no? Era abbastanza sicuro di non aver fatto la migliore delle impressioni, come fratello gemello sospettava di avere parecchie mancanze e di fare anche un po' schifo a ricoprire quel ruolo, ma non gli era stato fornito nessun libretto d'istruzioni in merito e improvvisare non era mai stato il suo forte.
    Fu costretto a rileggere il messaggio più volte prima di riuscire a connettere i neuroni, superare la sorpresa iniziale e capire fino in fondo il senso di quelle parole. Voleva vederlo. Al Chessington World of Adventure, tipo il suo posto preferito di tutta Londra. A mezzogiorno. Quando riuscì finalmente a dare un senso a quelle parole rispose di getto, con un rapido "Sì, certo! Fantastico!" che probabilmente avrebbe dovuto rileggere prima di inviare, giusto per non sembrare il solito disagiato. Ovviamente rispose prima ancora di rendersi conto che mezzogiorno era fin troppo vicino, e che per lui il Luna Park era dall'altra parte della città, ma era troppo tardi rimangiarsi le proprie parole mentre correva a perdifiato dietro un autobus per non perdere la coincidenza e arrivare solo in elegante - e non disastroso- ritardo.
    Si era preparato più o meno alla cieca, senza preoccuparsi troppo di quel che pescava dall'armadio, troppo preso dalla fretta e dall'agitazione per pensare anche a quello.
    Alla fine sarebbe arrivato al luogo d'incontro in ritardo, se non altro di meno di quindici minuti... non era male no?! Comunque per guadagnare qualche minuto in più aveva dovuto correre come un pazzo dalla fermata dell'autobus fino all'entrata del parco, raggiungendo Emma con il fiato corto, dopo averla individuata tra la folla. "C-ciao! Ciao! Scusa io... ho calcolato male i tempi." provò a giustificarsi, passandosi una mano tra i capelli nel tentativo di dargli un vago senso.

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    |thomas seanàn roberts|



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    li bastò la vista di Marlee per fermargli il cuore nel petto e lasciarlo immobile, con la migliore faccia da pesce lesso che aveva in repertorio, immobilizzato da quella visione. Per prima cosa non riuscì a non pensare a quanto la ragazza fosse sempre bellissima, e quanto gli fosse mancato vedere quegli occhi, quei capelli, annusare il suo profumo e sentire la sua voce ogni singolo giorno dei mesi appena passati. Poi la sua mente cominciò ad andare verso una direzione nuova, imprevista, influenzata con ogni probabilità dagli incontri ravvicinati che aveva avuto con i Beauvois nell'ultimo periodo, e comincio ad analizzare ogni dettagli del suo corpo e della sua posa. Si rese così conto, con fin troppa facilità, di quanto sembrasse tesa e sofferente, di quanto i suoi occhi fossero spenti, le sue spalle inarcate, la sua posizione più dolorante che rilassata... quella non era la sua Marlee, e non era nemmeno capace di capire se fosse tutta autoconvinzione o se davvero il suo malessere fosse così evidente. Nel secondo caso perchè nessuno aveva fatto niente? Gli faceva rabbia anche solo pensarlo, ma dove diavolo era finito quel Brooks ora che lei ne aveva bisogno? Perchè nessuno l'aveva consolata?
    Era ovvio che gran parte della colpa fosse sua, che fosse lui la causa di tutto quel dolore, e trovarsi di fronte alle conseguenze concrete delle sue azioni gli causò un senso di nausea sempre maggiore, capace di bloccarlo ancora più del solito. Si ritrovò a fissare la scena di lei che stringeva Mr Erminio come se fosse un istante congelato nel tempo, come se fosse normale guardarli con gli occhi leggermente lucidi senza riuscire a reagire.
    Era un idiota, aveva avuto di sicuro più di una occasione per risolvere le cose e invece aveva aspettato di arrivare a quel punto, aveva permesso a Marlee di soffrire così tanto da ridursi in quelle condizioni prima di riuscire a fare qualcosa di effettivo e, diciamocelo, quell'incontro era più merito del Fato che suo. Quanto altro tempo avrebbe passato a tergiversare, se fosse stato per lui? Quanto ancora l'avrebbe fatta soffrire solo perchè non riusciva a decidersi? In quel momento non avrebbe avuto dubbi, alla risposta "sicuro di meritarla?" avrebbe detto di no, senza vacillare.
    Non l'aveva mai meritata, era qualcosa che si era già detto più volte e che forse lo aveva trattenuto di più, perchè non voleva costringerla in una relazione che non la facesse sentire bene e al contempo non riusciva a capire cosa avrebbe potuto offrirle. Erano sempre stati migliori amici, potevano esserlo ancora? Non era sicuro che fosse qualcosa che poteva garantirle, non era nemmeno più sicuro di essere stato "migliore" in qualcosa e sperava di poter risolvere qualche incertezza prima di affrontarla ma era ovvio che non fosse così.
    Si ritrovò, come capitava spesso, travolto dalle parole di Marlee, e insieme consapevole, fin nel profondo, che stesse mentendo. Continuava a non reputarsi perspicace ma questa volta faticò proprio a non notare l'evidenza, e per quanto in genere tutte quelle parole lo avrebbero spaventato o portato ad accettare il suo volere, illudendosi che la ragazza stesse dicendo la verità - perchè mentire proprio a lui?- si rese conto che agendo come sempre quel loop non sarebbe mai finito.
    "No!" urlò d'istinto, cercando di afferrarle un polso, irrigidendosi non appena si rese conto di non essere stato proprio delicato e attento. Si allontanò all'istante, come se potesse davvero sembrare uno pronto a farle del male, e alzò appena le mani in segno di resa. "Scusa..." si affrettò a dire, dispiaciuto e sorpreso dalla sua stessa reazione. "Io intendevo...puoi andare, se vuoi, ma mi piacerebbe... potremmo parlare? Se non hai di meglio da fare e non sei di fretta, perchè io non credo di stare bene... cioè non che il problema sia io... non che ci sia un problema!" si affrettò a dire, faticando a sillabare per bene le parole e dividere una dall'altra.


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    ra sicuro che a quell'ora nessuno lo avrebbe raggiunto, e per quanto non fosse proprio bravo a rimanere troppo a lungo solo con i propri pensieri senza impazzire. Chi avrebbe mai potuto trovarlo lì? Gli sfuggiva forse di come Hidenstone fosse una scuola troppo grande e affollata perchè qualcuno potesse davvero sperare di non essere trovato. Non sapeva nemmeno che qualcuno lo stesse cercando, questo era vero: se anche Regina aveva dimostrato di serbare un certo rancore, almeno all'inizio, sperava che gli altri Beauvois si sarebbero accontentati di quello, che lei potesse definirsi un messaggero. Non aveva ancora risolto nulla, questo era vero, e poteva arrivare ad immaginare che una chiacchierata qualunque non fosse una soluzione ma era Thomas, riusciva a concentrarsi su un solo enorme problema alla volta, e per il momento tutto ciò che la preoccupava era Marlee.
    Si sentì ancora più idiota quando si ricordò che la ragazza era tutto ciò che lo preoccupava, eppure non riusciva a decidersi ancora a raggiungerla e risolvere le cose.
    Proprio perchè era sicuro di essere da solo aveva abbassato la guardia abbastanza da non accorgersi che qualcuno lo aveva raggiunto, almeno finchè non sentì una voce vagamente famigliare alle spalle, che lo fece fare un piccolo saltino e voltare di scatto, sorpreso.
    Gli bastò quella domanda per andare nel panico più totale: anche per uno non troppo pratico di emozioni come lui era palese che Aidan non fosse troppo contento, e lui non aveva proprio idea di che cosa avrebbe potuto mai dire per migliorare la sua situazione. Poteva davvero impedirgli di denunciarlo ad un Prefetto? E sopratutto davvero gli importava così tanto del Quidditch o c'era altro? Sapeva come poteva apparire, agli occhi degli altri, quel che era successo tra lui e Marlee, e dopo essere stato attaccato da Regina cominciava a sospettare che non fosse solo una sensazione la sua: probabilmente tutti pensavano che fosse colpa sua.
    Non che non fosse così, sapeva che gran parte di quel che era successo era stato causato da lui, ma anche Marlee aveva fatto le sue scelte e a dire il vero non moriva dalla voglia di scoprire che cosa accadesse in casa Beuavais quando qualcuno dei fratelli veniva ferito. Non aveva mai avuto problemi di quel tipo, prima, era sicuro che il rapporto tra lui e Rere sarebbe sempre andato a gonfie vele e che lui non avesse bisogno di preoccuparsi di certe cose.
    Ora sì però e rimase bloccato qualche istante, gli occhi sbarrati, a fissare Aidan senza sapere cosa dire.
    "... Non stavo facendo niente di male?" replicò, un velo di incertezza nella voce perchè non era sicuro che davvero una frase del genere potesse sortire un qualunque tipo di effetto. Che ne sapeva lui di che cosa si faceva in quei casi?! Non che non fosse mai stato ripreso, non era mai stato un alunno modello, ma per qualche ragione Aidan e la sua impassibilità gli incutevano ancora più timore.



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    |thomas seanàn roberts|



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    on era corretto dire che Thomas aveva ripensato alla conversazione con Regina... si era ossessionato con quello scambio di parole. Non era solo il fatto che quella ragazza avesse un carisma invidiabile, e sapesse molto bene come farsi ascoltare, quantomeno da Thomas, erano più che altro le parole che aveva usato. Non sapeva se le avesse scelte con cura, se se le fosse preparate o se avesse improvvisato, di certo non riusciva più a dimenticarle e per quanto ci avesse provato proprio non era capace di pensare ad altro.
    Di certo il suo senso di colpa aveva cominciato a nutrirsi di quel discorso, non poteva smettere di sentirsi un idiota per aver permesso, ancora una volta, che il loro rapporto si allentasse, e non essere riuscito ancora a fare niente per rimediare.
    Ci aveva provato, aveva davvero cercato di riflettere sulle parole di Regina e pensare ad un modo per chiedere a Marlee di perdonarlo, ma nessuna soluzione sembrava sufficiente o "abbastanza" e qualsiasi piano gli saltasse in mente finiva per diventare, in breve tempo, sciocco o irrealizzabile. Aveva pensato a qualcosa in grande stile, anche se sapeva bene non appartenergli granchè, e aveva pensato a qualcosa di più semplice e sentito, ma la verità era che non sapeva proprio da che parte partire.
    Era stupido, aveva sempre detto di tutto a Rere, le aveva fatto confidenza intime, lo aveva visto nelle situazioni peggiori, perchè ora non riusciva ad affrontarla? Forse perchè questa volta i sentimenti che provava erano per lei, e avrebbe voluto che tutto fosse perfetto, avrebbe voluto farla sentire sempre bene, ed era sicuro di non esserne più in grado. Non aveva bisogno di Regina per rendersene conto, sapeva già di aver combinato un casino, ma le parole della ragazza avevano reso quel senso di colpa il suo chiodo fisso.
    In quel casino in cui era trasformata, come succedeva sempre in casi simili, la sua mente, aveva cominciato a pianificare il momento in cui avrebbe davvero raggiunto Marlee e avrebbe provato a chiarire la situazione. Aveva provato più di un discorso allo specchio, aveva anche cercato di immaginare il momento migliore per approcciarla cominciando a fare una lista di tutte le possibilità: a colazione sarebbero stati troppo assonnati, la Sala Comune era troppo affollata all'ora di pranzo, forse avrebbe potuto incrociarla verso il tramonto quando tornava in dormitorio... tutto preparato fino al millesimo, tranne che poi non aveva mai fatto la prima mossa.
    Ormai avrebbe dovuto saperlo che il destino spesso è infimo, avrebbe dovuto aspettarsi qualche sgambetto prima o poi ma era troppo preso dai suoi pensieri per pensarci sul serio. Stava percorrendo le scale, come sempre di corsa, come sempre in ritardo, quando arrivò proprio quel fantomatico sgambetto, sotto forma della voce di Marlee che si propaga per la tromba delle scale, chiara e decisa. Si fermò all'istante, il cuore che saltava in gola, bloccandosi proprio dietro l'angolo, comunque abbastanza vicino da sentire tutto il suo discorso, dritto fin dentro lo stomaco. Boccheggiò un paio di volte, incapace per qualche istante di reagire. Era per lui? Stava parlando con qualcuno? Per quel che ne sapeva poteva essere un discorso con Brooks, probabilmente lo era e lui stava origliando come un idiota e... "No, traditore!" finì per sibilare, quando Mr Erminio sgattaiolò fuori dalla sua giacca per andare incontro a Marlee, la sua amica che era stato costretto a perdere di vista per colpa del suo stupido padrone.
    Ormai la frittata era fatta e si ritrovò a schiarirsi la gola per poi entrare nel campo visivo della ragazza, sempre che non fosse scappata a gambe levate, trattenendo il respiro finchè non la vide sola. "Oh... ehm... ehi... Scusa? Giuro che non ti stavo stalkerando, stavo scendendo le scale... tutto bene?" domandò in leggero ritardo, quando si rese conto di come fosse rannicchiata sulle scale.


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    Edited by Thomas S. Roberts - 7/9/2022, 10:26
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    S
    contrarsi con la consapevolezza di sapere sempre meno della vita di Marlee cominciò a farsi parecchie domande sulla profondità del loro rapporto. Non che la ragazza gli avesse mai nascosto qualcosa, sapeva della sua famiglia numerosa ma all'improvviso non avere conosciuto ogni singola persona presente nella sua vita, non avere mai parlato troppo con Regina, nella sua mente cominciò a diventare un problema.
    Ora, era il primo ad essere consapevole di avere un certo problema con le proprie emozioni, sapeva di non essere bravo ad interagire con gli altri e dopotutto lui per primo non aveva mai fatto un vero primo passo per approfondire la conoscenza con gli altri fratelli di Rere o provare a legare con tutti. Reputava già un miracolo essere così legato a James, anche se ancora si sentiva inferiore di fronte a lui molte volte e la chimica che aveva con Rere rimaneva inarrivabile.
    Non imputava nessuna delle colpe a Marlee, però, era certo di essere lui ad avere causato la maggior parte del problema e non aveva mai smesso di rimproverarsi per aver lasciato che il loro rapporto gli sfuggisse tra le dita. Era già successo prima, avrebbe dovuto imparare dai suoi errori, e invece continuava a sentirsi in colpa senza fare niente per cambiare la situazione.
    Più ci rimuginava e più si sentiva un idiota: per come la stava mettendo giù Regina la soluzione era semplice, gli sarebbe bastato tornare da Marlee, abbracciarla e ricominciare tutto da capo no? Lei lo faceva apparire così facile che per qualche istante si diede solo dello stupido per non averci pensato prima, salvo poi ricordarsi che non era affatto così banale. Aveva già sbagliato, ben più di una volta, e per quanto la sua -ex? Non riusciva nemmeno a pensare a quella parola - migliore amica potesse essere tollerante e paziente poteva davvero rivolerlo indietro? E poi come avrebbero risolto la questione "bacio"? Quello lo spaventava. Perchè? Beh perchè aveva cominciato a scoprire quanto fosse profondo ciò che provava per Marlee, qualunque cosa fosse, e lo era abbastanza da spaventarlo e farlo sentire impotente. Non sapeva come destreggiarsi tra quei sentimenti, non si era mai sentito così con nessuno e non aveva idea di come avrebbe dovuto comportarsi.
    Il discorso di Regina avrebbe dovuto essere incoraggiante, ne era piuttosto sicuro, eppure a lui mise solo ancora più confusione e un disperato bisogno di trovare un po' di pace e mettere in ordine i pensieri. "Io...sì...sì...hai ragione, ha senso..." borbottò, provando a mettere assieme una frase sensata prima di alzarsi e cercare di non sembrare totalmente pazzo. "A me... mi dispiace molto per quello che è successo e... andrò da Marlee. Non ora, cioè presto, giuro, ma... ho bisogno di sistemarmi le idee" ammise, provando a nascondere il panico dai suoi occhi e incrociare comunque lo sguardo di Regina, visto che in genere era una cosa che evitava con cura durante qualunque conversazione. Avrebbe poi cercato di scusarsi ancora, borbottando parole un po' sconclusionate mentre cercava di allontanarsi per trovare un rifugio solitario e silenzioso per ragionare decentemente.



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    |thomas seanàn roberts|



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    on era esattamente il tipo di persona che si sfogava con l'esercizio fisico o che si lanciava a capofitto in una qualunque attività quando stava male, ma nell'ultimo periodo la sua mente era così caotica e confusa che ormai aveva finito le soluzioni per riuscire, in qualche modo, a prendere fiato.
    Se già era in crisi di suo, il suo incontro con Regina aveva peggiorato ancora di più le cose e ora era definitivamente irrecuperabile. Non riusciva più a ragionare, una parte di lui continuava a ripetergli che avrebbe dovuto andare da Marlee, tagliare la testa al toro e cercare di risolvere il problema alla radice, ma più ci pensava e meno riusciva a convincersi che davvero quella fosse la soluzione definitiva.
    Si conosceva bene ormai, lui con le parole non ci sapeva fare, e se per gran parte della sua vita aveva trovato il modo di convivere con quella sua caratteristica, e dopotutto Marlee ormai doveva esserci abituata, ora gli sembrava uno scoglio insormontabile. Sapeva che nel momento in cui avrebbe aperto bocca avrebbe sbagliato ogni cosa, che non avrebbe potuto fare a meno di segnare la fine di un rapporto che, a conti fatti, era il più importante che avesse.
    Si ritrovò a lanciare con rabbia un bolide da allenamento, senza nemmeno controllare dove fosse finito. Ringhiò anche, stringendo i denti con forza abbastanza da farli scricchiolare e sentendo la rabbia ribollirgli il sangue nelle vene, arrossendogli senza alcun dubbio le guance. Aveva i capelli arruffati, il fiato corto e l'aria di qualcuno che non aveva proprio voglio di avere a che fare con un qualsiasi altro essere umano, cosa alquanto rara per Thomas, un labrador versione umana, sempre più o meno accogliente e solare.
    "Perchè sono così stupido?!" finì addirittura per domandarsi ad alta voce, forse anche fin troppo alta, convinto che a quell'ora del pomeriggio, quasi vicina al tramonto, in un sabato pomeriggio d'estate nessuno avrebbe avuto voglia di trascinarsi al campo di Quidditch per un allenamento extra, a meno che non avesse qualcosa da nascondere o qualcosa per cui sfogarsi e in quei casi chiunque aveva voglia di isolarsi più che di chiacchierare.
    Non che Thomas chiacchierasse, in generale, nell'ultimo periodo: Rere era la sua amica più stretta, e se negli anni di distacco era riuscito a crearsi comunque una compagnia di amici decente, seppur non troppo nutrita, ma ora non era più dell'umore per provare a farsi nuovi amici e non avrebbe comunque saputo a chi rivolgersi. Non era sicuro di poter dire di aver creato nuovi legami soddisfacenti, dall'inizio dell'anno aveva avuto parecchi alti e bassi e tutti i suoi buoni propositi erano scemati rapidamente.
    A quella realizzazione non potè fare a meno di recuperare un altro bolide e lanciarlo con rabbia, a mani nude, mettendoci tutta la forza e la violenza di cui era capace.

    PARLATO - ASCOLTATO - NARRATO
    bymars

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    |thomas seanàn roberts|



    T
    utto quello che aveva fatto nell'ultimo periodo andava, senza ombra di dubbio, contro tutto ciò che si era sempre ripromesso. Marlee era la persona più importante della sua vita, ne era sempre stato sicuro ancora prima di realizzare che cosa provasse davvero per lei, e si era sempre impegnato perchè niente e nessuno la ferisse. Aveva detestato Brooks - e lo detestava ancora, inutile negare anche quello- perchè non lo considerava affidabile, ed era quindi alquanto ironico che ora fosse proprio lui quello che la stava ferendo.
    Non era sciocco, sapeva bene che stare lontani non gli aveva mai fatto bene, si era giurati di non lasciarsi più andare quando si erano ritrovati a Hidenstone e lui cosa faceva?! Lasciava la presa. Aveva discusso parecchio con Mr Erminio su quella questione, passando da momenti in cui si sentiva l'unico responsabile e altri in cui invece si ripeteva che se lei non l'aveva cercato forse voleva starsene un po' da sola.
    Sapeva che erano tutte scuse e Marlee gli mancava come gli mancava l'ossigeno dopo essersi immerso troppo a lungo nel lago, ma la verità era che ora non sapeva più come riprendere il discorso. Era bellissima, certo, su questo non aveva alcun dubbio, ma lui non era all'altezza per portare avanti una relazione con lei... come poteva dirglielo senza rovinare ogni cosa?
    Aveva vissuto quella scena così tante volte nella sua mente che ormai pensava di sapere già a memoria come sarebbe andata a finire: avrebbe provato a spiegarle che teneva troppo a lei per rischiare di perderla o non darle quel che meritava, voleva ancora stare accanto a lei ma sospettava che non sarebbe stato tutto come prima, avrebbe finito per dire la cosa sbagliata come sempre però, non si sarebbero capiti e l'avrebbe persa comunque. In un certo senso quella situazione che si era creata era un impasse rassicurante, una via di mezzo in cui aveva finito per rintanarsi.
    Eppure Regina non sembrava in grado di usare mezzi termini e lo trascinò lontano da quel suo "nascondiglio" fatto di bugie rivolte a se stesso e gli sbatté in faccia la realtà: Marlee stava davvero male ed era solo colpa sua.
    La ragazza avrebbe potuto vedere gli occhi persi di Tom farsi più grandi e lucidi, facendolo assomigliare ad un cucciolo dispiaciuto dopo essere stato beccato a fare una maracella. "A me...dispiace...non stavo giocando..." sussurrò piano, perso, senza sapere bene che cosa altro formulare. Che cosa avrebbe potuto dirle? Che gli dispiaceva?! Era decisamente riduttivo.
    Corrucciò le sopracciglia a quella spiegazione collettiva ma in quel momento non era abbastanza lucido da ragionare granchè. "Io e James ci conosciamo..." riuscì solo a replicare, rendendosi conto in quel momento che dopotutto di Marlee lui conosceva solo quello che gli aveva mostrato -ma grazie!- e chissà quanti altri aspetti della sua vita non aveva approfondito. Per quanto potesse sapere dei suoi altri fratelli e della sua famiglia, di fatto quante poche occasioni avevano avuto per approfondire certi aspetti? Si vantava tanto di conoscerla da una vita ma in quel momento più che mai gli sembrò di essere solo uno sconosciuto, qualcuno di cui avrebbe potuto fare a meno senza grossi problemi.


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    bymars

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    |thomas seanàn roberts|



    G
    li ultimi mesi si erano trasformati, nella mente di Thomas, in un enorme blob informe e senza senso a cui non avrebbe saputo attribuire nemmeno un nome o una definizione. Non sapeva nemmeno quando fosse cominciato il tutto, come o perchè fosse finito invischiato fino al collo in un loop che lo faceva sentire così sbagliato e a disagio ma dal quale non riusciva ad uscire.
    Non sapeva nemmeno quando tutto fosse cominciato: un momento prima parlava a Mar di come si sentisse nei suoi confronti, la baciava, e l'attimo dopo tutto si era spento e lui aveva cominciato a vagare in un vuoto che non sapeva spiegarsi, senza meta.
    Aveva avuto paura, di quello era certo: aveva cominciato a temere con tutto se stesso le conseguenze delle sue azioni, e quella paura era diventata così grande da soffocare tutto il resto e impedirgli di agire. Si era isolato, aveva cominciato a pensare che evitarsi per un po' li avrebbe aiutati e quel "po'" era diventato troppo e ora non sapeva come uscirne.
    Sarebbe stato strano saltarsene su dal nulla e chiedere a Marlee di rivederla dopo una settimana no? E dopo un mese?! Aveva rimandato il tutto a tal punto che ora non solo sarebbe risultato inopportuno ma anche parecchio strano.
    " Idiota, idiota, idiota." bofonchiò, la testa affondata nei palmi delle mani, borbottando direttamente contro la propria pelle in un tono lamentoso forse fin troppo alto. Anche Mr Erminio cercò di redarguirlo, mordicchiandogli piano la punta dell'orecchio nel tentativo di trascinarlo fuori da quel tunnel di autocommiserazione, fallendo miseramente.
    Regina, invece, riuscì magnificamente nell'impresa, poco importava dei modi: Thomas si ritrovò a sussultare quando si sentì picchiettare su una spalla e una volta alzata la testa aggrottò le sopracciglia, prima confuso e poi spiazzato.
    La ragazza che aveva di fronte era esattamente il tipo di persona che non rivolgeva mai la parola a quelli come lui se non per sbeffeggiarli o a causa di una catastrofe di portata mondiale, e in quel frangente non avrebbe saputo dire cosa fosse peggio.
    "Uh...uhm...sì..." bofonchiò incerto, la sua mente divisa tra il chiedersi perchè lo volesse sapere e il domandarsi se quella fosse davvero la risposta giusta, per come erano diventate strane le cose nell'ultimo periodo.
    Se stava per porle qualche domanda qualsiasi quesito gli morì in bocca, lasciandolo -letteralmente- boccheggiante di fronte alla sua mano tesa e quel sorrisino che non prometteva nulla di buono. C-cos...eh? Rere non ha fatto niente di male... proprio nulla! Neanche per sbaglio! E non è vero che non voglio guardarla in faccia, lei è bellissima, perchè non... Insomma, cioè, volevo dire...non è che non voglio guardarla in faccia, ecco. Semplicemente...eravamo impegnati." provò a spiegare, finendo però come sempre per inciampare tra le parole e arrossire tra una frase e l'altra, certo di aver detto troppo o troppo poco o la cosa sbagliata in almeno un paio di momenti. Era così preso dalla risposta che impiegò qualche istante ad elaborare tutto il contesto e alla fine strabuzzò gli occhi, colpito dalla sorpresa.
    "Sua...sorella maggiore?!"


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    bymars

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    |thomas seanàn roberts|



    S
    i sentì quasi sollevato dalle parole della docente, che non sembrava particolarmente impressionata dalla sua preoccupazione ma che se non altro lo aveva rassicurato: nessuno sarebbe esploso. E aveva anche rivolto un'occhiata sorpresa alle parole di Brooks, quando lo aveva supportato in quella preoccupazione, cercando di non farsi prendere dai pregiudizi e regalargli un vago sorriso, comunque molto breve.
    Inutile dire che la precisione non facesse parte della sua persona, o meglio riusciva ad essere millimetrico e paziente quando montava i suoi lego o costruiva qualcosa, ma le pozioni non riuscivano a interessarlo abbastanza da spronarlo a mettere tutto sè stesso nel procedimento. Partì col fare bollire l'acqua a fuoco alto, per poi abbassarlo tutto di fretta quando si rese conto di essere partito con troppa convinzione, ma se ne accorse comunque quando aveva già cominciato a polverizzare la pietra di luna. Utilizzò due diversi mortai per la polvere di luna e le ali di fata, anche se utilizzò lo stesso pestello perchè insomma, tanto avrebbe dovuto unire tutto dopo no? La docente aveva specificato solo di usare due mortai diversi, dopotutto!
    Cercò di essere delicato con le pinze, finendo comunque per rompere almeno un paio di ali, che alla fine aggiunse un po' spezzate e cominciò a polverizzare sperando che la docente non lo vedesse, per poi mescolare abbastanza bene con il mestolo di legno per ottenere una polvere omogenea. Dopo questo primo passaggio avrebbe versato la polvere in acqua, cercando di essere paziente e mescolare con calma fino a che non gli sembrò di avere delle stelle nel calderone, tanto brillava. "Oh wow, per me potrebbe anche restare così." borbottò piano, perdendo quindi qualche istante che si tradusse in lui che andava a recuperare con una certa fretta dieci petali di rosa di un bordeaux intenso, lo stesso colore che presero le sue guance quando si rese conto della scelta che aveva fatto, basandosi per lo più sull'istinto.
    Ora, Tom rimaneva un casinista nato, non c'era dubbio sul fatto che si fosse dimenticato del tutto di prendere con s'è un orologio o qualsiasi cosa utile a tenere il tempo, e si sarebbe quindi sporto verso Nick o qualunque altro suo compagno nel tentativo di calcolare bene i tempi nonostante tutto. Inutile dire che all'inizio rischiò quasi di mescolare dal lato sbagliato, mordendosi il labbro inferiore e imprecando a mezza voce, tra sè e sè. "Per ma barba di Merlino..." sussurrò piano per poi mescolare tre volte in senso orario. E si era dimenticato la piuma di Fwopper... borbottò di nuovo, correndo letteralmente alla gabbia e puntando alla base, sussurrando un "Accio piuma" versò una delle piume già cadute sul fondo per procurarsela e correre di nuovo verso il calderone, lasciandovi cadere dentro la piuma e impegnandosi per mescolare in senso antiorario per tre volte e spegnendo poi la fiamma, osservando la pozione per qualche istante cercando di capire se si era dimenticato qualcosa e poteva rimediare.
    "Perchè deve essere così complicato?!" mugugnando piano, senza rivolgersi a nessuno in particolare.

    Certo, quando la Ivanova cominciò a spiegare che avrebbero dovuto fare un incantesimo sul loro compagno di banco. "Oh..." sussurrò piano, sorpreso, lanciando un'occhiata all'altro, ignaro di quanto Thomas potesse essere sbadato o commettere imprecisioni. Proprio perchè temeva di fare qualche danno cercò di scegliere con cura l'oggetto a cui avrebbe voluto legarlo, optando poi per qualcosa di semplice. "Spero di non fare disastri..." sussurrò piano, scusandosi così in anticipo per poi disegnare una spirale in senso orario pronunciando poi un chiaro "Motus libro!", riferendosi al libro dell'altro sperando di ottenere l'effetto sperato. Se non altro vedere l'effetto dell'incantesimo su Shamy fu piuttosto interessante, la donna difficilmente si sarebbe lasciata andare a simile gentilezza verso il Fwopper.

    Cercò di tornare velocemente attento alla pozione, prendendo le squame di sirena dopo aver riacceso il fuoco a fiamma media, e ricordandosi pure di girare in senso orario! Si concentrò parecchio nel non perdere il luccichio della pozione, finendo quasi per dimenticarsi di aggiungere il suo capello, che ricordò all'ultimo, girando quindi in senso antiorario cinque volte per poi allontanarsi e prendere il peperoncino, rimanendo distante quando lo aggiunse, ben attento a non prendersi la polvere in faccia. Avrebbe quindi preso la bacchetta, cominciando a "mescolare" il fumo e augurandosi che questo si depositasse, dichiarando il successo della pozione. L'avrebbe filtrata nel caso e l'avrebbe utilizzata con una certa fierezza.
    Era felice di avere Nick dalla sua parte, era sicuro che fosse più bravo di lui e se avesse potuto, dandogli la pozione, avrebbe fatto le sue domande. "Mmmmh...allora dunque... sei amico di Brooks giusto? Oddio, questa vale come domanda, credo...giusto...uhm.... sai se c'è qualcosa tra lui e Marlee?" si fece scappare, salvo poi mordersi il labbro inferiore e guardarsi intorno sperando che nessuno lo avesse sentito ma aveva parlato piano, per fortuna. "Scusa...non avrei dovuto chiederlo... qual'è il tuo dolce preferito?" avrebbe chiesto alla fine, rendendosi conto di aver probabilmente esagerato.
    Se era già arrossito dopo le proprie domande non potè evitare di arrossire ancora di più nel momento in cui gli fece la sua domanda e, dopo aver bevuto la pozione, non poteva di certo trattenersi! "L-la persona che...che mi piace? Uhm... è in questa stanza, è bellissima, solare, divertente, ho paura di perderla.. oh caz...questa roba funziona davvero!" si ritrovò a constatare per poi cercare di concentrarsi sulle altre domande. "Uhm...sì certo! Certo che sì, sei davvero simpatico e gentile... mi piacerebbe fare più cose assieme ma capisco che non sono molto interessante o divertente, non sono Brooks..." risatina piuttosto imbarazzata "Non è colpa tua è che... non è un'accusa anzi, sei davvero gentile e insomma è tuo amico, lo capisco...è davvero un tipo tosto." aggiunse subito dopo con ancora meno filtri del solito. "Uhm posto preferito?! Oddio tanti... la Sala Comune? Oh beh e anche la Sala Grande, perchè mi piace il cibo e... beh questi, e anche il lago, è bello sopratutto al tramonto."

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    Lancia un sorrisino a Brooks Ryan O'Connor, parla soprattutto con Nicholas Mc Callister
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    |thomas seanàn roberts|



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    homas non si sarebbe definito un tipo fisico, a dire il vero toccare le persone alle volte lo metteva a disagio, non sapeva mai fino a che punto fosse una cosa piacevole e sì, aveva avuto le sue esperienze, ma il contatto fisico e l'intimità erano tutte cose su cui ancora non aveva una precisa opinione. C'erano giorno in cui non gli dispiaceva pensarci, altri in cui si sentiva un'idiota anche solo a pensare di baciare qualcuno, tipo in generale, nella sua vita, anche se era già successo.
    Eppure, anche in questo caso, Marlee era un'eccezione: aveva recentemente scoperto che toccarla, anche solo prenderle per mano, gli veniva facile e naturale, che non aveva nemmeno bisogno di pensarci e che il suo profumo e il calore del suo corpo erano piacevoli, confortanti.
    Mentre correva al secondo piano -perchè si sforzò anche di non accelerare troppo il passo ma quella era una corsa, più che una camminata, e furono fortunati se nessuno gli fermò nel loro percorso - non riusciva quasi a pensare ad altro se non alle loro mani intrecciate, al fatto che Rere fosse lì con lui adesso, a quanto si sentiva bene quando erano assieme, e grazie al cielo conosceva a memoria la strada perchè altrimenti non sarebbero mai arrivati in quella piccola oasi di pace.
    Varcò la soglia, e la barriera sonora, e si ritrovò a respirare profondamente solo una volta dentro, realizzando troppo tardi di aver fatto tutto quello sforzo, tutta quella strada, senza però prendersi tempo per pensare a cosa, per prepararsi un qualunque discorso. Fortunatamente Mar prese la parola prima che lui avesse tempo di cominciare un monologo su quanto si sentisse sciocco e si ritrovò a schiudere le labbra, guardandola negli occhi e sforzandosi di cogliere il significato di quel che stava dicendo e non guardarla e basta. Avrebbe potuto passare delle ore a osservarla, ora ne era sicuro, le era mancata così tanto, non voleva perdere... Marlee aveva ragione - come sempre d'altronde - e gli dispiaceva averla distrutta e averla lasciata in quella confusione.
    "Hai... hai ragione. Non sul fatto che mi hai messo in imbarazzo, quello no! Mi metto spesso in imbarazzo da solo e non hai fatto niente di male, davvero. Però sì dovremmo parlare, davvero... non voglio che tu stia male, mi dispiace, e non voglio perderti, non...non posso proprio Rere." riuscì a rispondere, e che Tom non fosse proprio bravo con le parole ormai lo sapeva bene entrambi, stava davvero provando a sforzarsi.
    Fu molto più difficile venire a patti con la verità, con le parole vere e proprie, ma si lasciò investire dai pensieri di Marlee e provò solo a non affogare nei sentimenti e in quello che gli stava dicendo. Finì per scuotere la testa forse con fin troppa veemenza, preso dalla foga di negare quel che stava dicendo. "Nononononono non hai fatto niente di male, non sono arrabbiato o offeso o... niente di simile! No. Assolutamente!" si affrettò a dire, faticando a rimanere fermo sul posto. "E' che sono un'idiota e non volevo allontanarti ma...il bacio ha complicato tutto. Voglio dire, non in negativo, è stato bellissimo davvero! Cioè non bellissimo da "sono sfigato e dico a tutte che baciarle è bello per avere altri baci" ma davvero è stato...wow, e sei tu Mar, non avevo dubbi che lo fosse! Cioè non avevo mai pensato di baciarti ma se ci avessi pensato prim- Non è stato un incidente però! Volevo farlo. Sul serio. E' che non volevo rovinare le cose, incasinare tutto... E' troppo tardi?"

    PARLATO - ASCOLTATO - NARRATO
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    |thomas seanàn roberts|



    T
    Non potè fare a meno di illuminarsi quando vide Nicholas Mc Callister avvicinarsi, un po' del suo imbarazzo messo da parte quando l'altro si sedette accanto a lui senza troppi problemi, come se compagnia di un viso conosciuto potesse diminuire il potere intimorente delle docenti. "Oh ehi! Sì, sembra una vita fa!" ammise con allegria, annuendo alle sue parole, sorridendo contento quando l'altro gli chiese di Mr Erminio. "Oh sta bene, penso sia ingrassato in queste feste di Natale. Niente di grave si intende! E tu invece come stai? Come hai passato le vacanze?" domandò con ritrovata energia, illuminandosi ancora di più - se possibile - quando Marlee Beauvais fece il suo ingresso nella stanza.
    Si sbracciò nella sua direzione per salutarla, dedicandole un sorriso che brillava di luce propria, per quanto avvolto in un certo imbarazzo, preso più dalla felicità di vederla che dal pensiero che forse non avrebbe dovuto o potuto salutarla in quel modo, non quando lei si era limitata ad un cenno di saluto e lui stava palesemente esagerando, attivandosi ancora di più solo perchè gli aveva riservato un po' di attenzioni.
    Dopotutto non ci stava più capendo niente, non sapeva che cosa succedesse tra loro, ma il sollievo di vederlo lo aveva mosso, tanto da portarlo ad accennare anche un "Ciao Rere com-" che però si spense molto in fretta, nell'istante in cui Brooks la trascinò a sè e cominciò a dirle cose che Tom a quella distanza non poteva e non voleva sentire. La sua voce si affievolì, a quella scena, portandolo a serrare le labbra tra loro, spiazzato perchè era abituato all'allegria di Marlee e alla sua compagnia, non ad averla così distante e tra le braccia di qualcun altro.
    La scena sembrò scavare un piccolo buco nel suo petto, proprio al centro, in corrispondenza di quello che si era cominciato a formare quando li aveva visti baciarsi e che pensava si fosse richiuso anche se chiaramente non era così.
    Ci pensarono le docenti a distrarlo a dovere, in particolare Eva Ivanova : le bastò nominare la magia sentimentale - di cui Tom aveva rimosso ogni nozione - per attirare la sua attenzione e portarlo a voltarsi, arrossendo lentamente ma inesorabilmente. Il ragazzo cominciò a sentirsi a disagio, come se la donna stesse parlando direttamente con lui e non con tutta la classe.
    Si rivedeva nella nozione di affetto, ovviamente, e pensò subito a Marlee, a quanto si sentisse bene con lei, a quanto volesse proteggerla eppure... non voleva controllarla vero? Non voleva davvero trascinarla lontana da Brooks, in quel preciso momento, giusto?! E' che...loro avevano condiviso momenti quando lui non c'era, sembravano così legati che aveva paura potesse dimenticarsi di lui da un momento all'altro...la voleva libera, felice, non voleva soffocarla, assolutamente no...
    Ecco che Eva aveva appena mandato in crisi un ragazzino spaurito, che si ritrovò a perdersi nei suoi pensieri e riuscì a malapena a cogliere la domanda della docente, a cui rispose solo per pura coincidenza, senza nemmeno accorgersi di aver parlato a voce alta. "Quando non vogliamo che quella persona si allontani da noi e non ci rendiamo conto di impedirle di essere libera..." sussurrò a mezza voce, senza nemmeno sapere se qualcuno lo stesse ascoltando.
    Inutile dire che le parole di LadyShamy non riuscirono a sbrogliare granchè il rovo dei suoi pensieri, tutte quelle informazioni che gli stava gettando addosso non sembravano fare presa, tranne qualche parola sporadica e... ecco, sentì bene le frasi usate dalla docente che lo portarono a rizzare la testa e guardarlo sorpreso, di certo non aspettandosi un'uscita simile. "Ma... Q-quindi... se si finisce per parlare così, anzichè come al solito, ma le impressioni sono le proprie... Non è una specie di...uhm... Veritaserum?" domandò confuso, provando a mettere da parte l'imbarazzo della docente che faceva commenti del genere e cercando di non sembrare un completo idiota.
    Se non altro riuscì a stare più attento, portando lo sguardo su ogni singolo ingrediente e sforzandosi di rimanere concentrato. Non doveva pensare a quel che avrebbe potuto dire a Mar dopo aver ingerito una cosa simile nononononono.
    Si schiarì la voce quindi, annuendo alle parole dei suoi compagni.
    "Beeeeh le Sirene seducevano i marinai no...?! Chiunque metterebbe una roba del genere in una pozione che vuole sedurre qualcuno! Anche se non sono così affascinanti come si pensa, cioè sì lo sono ma in alcune culture si dice che attirassero gli uomini per divorarli... insomma, non le amanti migliori che uno possa immaginare." mugugnò piano, salvo poi ritornare in silenzio fissando la lavagna per qualche istante. Provò a pensare ad una pozione a cui servissero le fasi lunari ma, se la sua preparazione in termini di mitologia non era male, la sua memoria per le materie di studio e ancora di più per la teoria di pozioni non era proprio una delle migliori.
    Quando vide l'uccello si illuminò, più che altro attratto dal suo piumaggio colorato, e si sarebbe sporto verso di lui pur non essendo in prima fila. "Ma che car-" cominciò a dire, salvo poi fermarsi quando la docente andò avanti con la sua spiegazione. La risposta gli uscì senza che avesse bisogno di pensare granchè, e di nuovo la sua ansia tornò a circondarlo come se stesse per costringere Marlee a ingurgitare quella roba, cosa che non avrebbe mai fatto. "Si impazzisce..." realizzò parlando più tra sè che altro, come avrebbe fatto anche poco dopo per rispondere all'ultima domanda di Airwen, dopo averci ragionato per molto più tempo di quanto non avrebbe fatto normalmente. "Perchè la persona potrebbe magari cominciare ad amarti e poi...ossessionarsi e impazzire?" buttò lì quasi cupo, lanciando un'occhiata ad Aibileen Beatrix alle sue parole "Beh sì potrebbe anche andare in controcircuito... ODDIO!" si animò come preso da una idea improvvisa. "Tipo con i circuiti, quando si immettono troppi impulsi insieme! Vanno in sovracaricamento, si surriscaldano e ...puf! Alle volte prendono anche fuoco. Non che...le persone pos- non prendono fuoco se assumono la pozione due volte, vero?!" domandò, più agitato verso la fine.

    PARLATO - ASCOLTATO - NARRATO
    bymars

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