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  1. .
    Osservò Maya con i suoi occhi inespressivi e quel sorrisetto che sembrava congelato nella sua faccia. Non poteva negare quanto fosse attraente quella donna e pensò che un secondo giro più completo se lo sarebbe tranquillamente fatto in quel bosco tranquillo.
    E allora cosa ci fai qui? E' un luogo pericolo per una londinese. In realtà non aveva idea se lo fosse o se venisse da qualsiasi altro posto e se glielo aveva detto, non se lo ricordava. Ma, un po' come per tutti i denrisiani, ogni abitante della terra al di fuori dell'isola, era inglese... sebbene non si sentisse davvero parte di quella comunità che lo orripilava.
    Se lo scopri, Maya, spiegamelo ti prego rise lui, accarezzando il suo nome con rudezza, come se fosse un porno, pregustandosi già di sbatterla contro l'albero. Okay, non è che il sesso fosse nella sua lista delle priorità, ma Maya gli risvegliava una discreta quantità di istinti animali che non credeva di avere, di sicuro rianimava la noiosa vita denrisiana.
    A me non interessa depredare proprio alcuna costa. Ci pensano gli altri idioti, io mi godo solo il bottino. Si strinse nelle spalle, ricordando quante volte aveva mandato Ghost a rubare qualche pezzo d'oro -che poi aveva rivenduto- che i marinai troppo ubriachi ed inesperti, avevano abbastanza alcol in corpo per impedirgli di fermarlo. E comunque lo vedevano come un cagnolino innocuo... mai realtà avrebbe potuto essere più lontana, anche se con Maya sembrava stranamente docile. Sbuffò e lanciò il coltello, spedendolo con precisione sulla spalla dell'animale. Conosceva abbastanza la sua anatomia da evitare di beccare nervi cruciali o qualche vena o arteria, ma quanto bastasse per educarlo.
    Quante volte ti ho detto che devi seguire solamente i miei ordini? Si avvicinò con passi lenti, osservandolo con sguardo incolore, arrivando fino ad afferrare l'elsa del pugnale e strapparla via, regalandosi un guaito da parte di Ghost.
    Non credo in quegli stupidi Dei. Sto solo educando il mio cane. Si posizionò di fronte a lei, rifoderando il coltello e sollevando l'altra mano a sfiorarle il volto con una delicatezza che difficilmente qualcuno avrebbe creduto possibile da Xavier. Maya avrebbe potuto scorgere un lampo di gentilezza nascosta nel suo sguardo, ma sparì pochissimi attimi dopo.
    Xavier MacLeòid

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  2. .
    Stava cominciando seriamente a stancarsi e se Ghost non si fosse dato una mossa, ci avrebbe rimesso un arto, non solamente un po' di pelo. Era sempre stato severo con quel cane ed in certi momenti di lucidità, si chiedeva come facesse a non odiarlo ed a non essersi ancora ribellato dalle angherie che subiva quotidianamente. Ma sapeva bene che Xavier non lo faceva per il puro piacere di ferire -forse anche sì, un po'- ma per insegnargli qualcosa, nella fattispecie, la disciplina. Eppure, a volte sembrava troppo duro di comprendonio, come quella volta.
    I sensi tornarono vigili, il pugnale stretto in una mano ed il catalizzatore nell'altra, all'erta su qualsiasi possibile pericolo. Aveva sviluppato ottimi riflessi nel corso degli anni e difficilmente si faceva cogliere impreparato. I cespugli si mossero per qualche secondo e da essi, uscì dapprima il suo Ghost. Fosse stato un altro, non si sarebbe accorto di niente, ma... Chi ti ha bendato? Gli domandò, un sibilo che poteva ferire più di una freccia, diretto al suo cane lupo. Non servì che il cane rispondesse -non avrebbe potuto, comunque- poiché pochissimi attimi dopo, comparve una figura snella e che ben riconosceva. Così come ricordava il suo corpo contro quella porta malridotta.
    Maya Wade la salutò, senza degnarsi di alzarsi da quella roccia, rilassando sensibilmente i muscoli e continuando a giocare con il coltello, anche se i sensi rimasero lo stesso all'erta. L'oggetto riprese a volteggiare in aria, mentre gli occhi non si staccavano dalla donna.
    Sei venuta per continuare ciò che abbiamo interrotto? Le chiese, il tono incolore ma gli occhi vivi come fiamme ardenti. Non era mai stata una sua priorità, infilarsi nelle mutandine di una donna, però avrebbe accolto al volo qualsiasi distrazione che gli avrebbe permesso di uscire dalla monotonia di quella giornata troppo calda per essere quasi metà novembre. Fermò il coltello, tenendolo in equilibrio per la punta, sul polpastrello, lanciandolo successivamente in aria ed afferrandolo per l'impugnatura. O forse ti mancavo così tanto da non poter fare a meno di venire a cercarmi? Lui non aveva più pensato a lei nemmeno per un secondo, da quando si erano separati, eppure non scordava mai né un volto né un nome, cosa indispensabile nel suo lavoro.
    Finalmente si alzò, rifoderando il coltello ma tenendo la bacchetta alla mano, avvicinandosi alla donna solo di qualche passo e facendo cenno a Ghost di tornare da lui. Timoroso di un'altra punizione, zoppicò fino ad arrivargli accanto.
    Xavier MacLeòid

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  3. .
    Flipendo.
    Una sola parola e dalla sua bacchetta uscì un getto di luce che volò dritto dritto in direzione di Ghost, che non sembrava aver tanta voglia di obbedire, quel giorno. E la cosa lo infastidiva alquanto, perché lo aveva addestrato affinché seguisse ogni suo ordine quando glielo chiedeva, non perché si comportasse come un irresponsabile.
    Era seduto su una roccia piatta, perfetta come sedia, mentre impartiva degli ordini al suo canelupo. Nonostante fossero insieme da quando non era altro che un cucciolo, il suo addestramento avrebbe avuto fine solamente con la sua morte, poiché Xavier cercava nient'altro che la perfezione.
    L'incantesimo colpì il cagnolone, lanciandolo di diversi metri indietro. Si schiantò contro un albero con un uggiolio che avrebbe fatto pena a chiunque altro, ma non al ragazzo, che non provava pena proprio per niente e nessuno. Lo osservò rialzarsi con un mezzo sorriso, notando distrattamente il sangue che aveva preso a sgorgare dalla zampa sulla quale era caduto pesantemente.
    Dai, riproviamo un'altra volta. Portami quel dannato coniglio. Aveva iniziato, da tempo, ad insegnargli come predare piccoli animali perché se avesse usato come bersaglio delle persone, sarebbe finito nei guai e Xavier era tante cose, ma stupido non annoverava tra queste. Sorrise ferino, osservando Ghost sparire tra gli alberi. Forse finalmente aveva capito che non avrebbe dovuto disobbedirgli.
    Sospirò, girandosi tra le mani il coltello che si portava sempre appresso, lanciandolo in aria e riprendendolo al volo. Si stava annoiando, ultimamente, annoiando parecchio. Nessuna missione dell'Acromantula, nessuna vittima che decideva spontaneamente di entrare nella tana del lupo. Nessuno stupido auror che sottovalutava la sua vena vendicativa. Digrignò i denti, passando il filo della lama sul suo polso, osservando compiaciuto quella sottile linea di sangue che si andò a creare. Perché Ghost non era ancora tornato? Cazzo, gli aveva chiesto di catturare un coniglio, non un branco di lupi. Stava cominciando a spazientirsi e quando fosse tornato, avrebbe assaggiato la sua lama per averci messo troppo.
    Nell'attesa, comunque, riprese a lanciare e riprendere il suo coltello con invidiabile maestria.
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  4. .
    La donna con la quale stava conversando, era una tosta.
    Raramente aveva conosciuto qualcuno così, nemmeno tra i suoi compagni dell'Acromantula. Era tutto molto divertente, per quanto potesse divertirsi uno come lui, e soprattutto stimolante. Avrebbe persino potuto rinunciare alla propria apatia a favore di un sentimento più profondo, primordiale e benefico.
    La penso come te, ti rovinerebbe le concesse in quella specie di complimento che, in realtà, voleva essere solamente un dato di fatto. Xavier era uno stronzo ed un omicida, ma sicuramente non un pornoattore cieco. Ce li aveva gli occhi e riusciva ad apprezzare la donna. Ma ciò che lo interessava di più non era il suo corpo, ma la luce che aveva visto nei suoi occhi. Una luce diversa dalla maggior parte degli esseri di sesso femminile che avesse mai incontrato. Una luce feroce, carezzevole, micidiale.
    Quindi la seguì verso il bagno, sorridendo con ferocia. Forse, entrambi cacciatori, avevano trovato la loro preda per quella sera. O magari, una volta usciti di lì, avrebbero potuto dare fuoco al locale insieme. Si guardò indietro, Ghost era sparito. Forse stava facendo la guardia com'era solito fare, per evitare che il suo padrone venisse disturbato, qualsiasi cosa stesse facendo. Provava per lui il sentimento più simile all'amore che uno come Xavier potesse provare. E lo faceva sentire estremamente bene averlo al proprio fianco.
    Rise con una certa sadica goduria nel vedere quelle donne darsela a gambe come se avessero visto un mostro. Sicuramente gente come loro, non era alla sua altezza. E non lo sarebbe stata mai.
    Questo né io né loro possiamo saperlo commentò, allungando la mano sinistra sopra la sua testa e costringendola contro la porta che aveva appena aperto. Non la toccò, non la sfiorò nemmeno né le tenne così stretta da impedirle di andarsene in qualsiasi momento. Rimase semplicemente davanti a lei, la testa leggermente reclinata verso il basso per guardarla negli occhi. La lingua di Xavier passò lungo il suo labbro inferiore, mentre uno sguardo feroce gli illuminava il viso. Ma a me le omicide seriali piacciono annunciò con sarcasmo -ma nemmeno troppo, visto quante cose divertenti avrebbero potuto fare insieme.
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    Edited by Xavier@ - 13/2/2022, 22:09
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    Xavier non era un uomo, un ragazzo, che si lasciava molto spesso andare.
    Il suo modus operandi era rimanere fermo, osservare tutto ciò che gli succedeva attorno ed immagazzinare più informazioni possibili, pronto ad usarle come coltelli affilati quando la sua vittima prescelta, avesse cercato di diventare da preda a predatore. Quindi non c'era da stupirsi se non era sceso in pista seguendo la donna che, non lo si poteva negare, era parecchio attraente. Talmente tanto da essere in grado di svegliare anche gli istinti più profondi.
    Non è che Xavier fosse asessuale o qualcosa del genere, tuttavia aveva imparato a controllare il suo corpo molto tempo prima, aveva imparato la sottile arte dell'implacabile ed imperturbabile calma che ora sfoggiava come la sua carta vincente in qualsiasi situazione.
    Osservò Maya dimenarsi in pista, attirando su di sé non solamente sguardi ed attenzioni maschili, ma anche quelle di una donna. Xavier sorrise, pensando che sarebbe stato uno spettacolo interessante. Per quanto fosse quasi apatico nell'espressione, aveva pur sempre un pene tra le gambe, non era completamente insensibile a certe scene.
    Decise di avvicinarsi, però, solamente alle parole di quell'uomo viscido che lui aveva trovato estremamente divertente, così com'era stato divertente distruggere i suoi sogni con poche, semplici parole. Sorrise, Ghost sempre dietro di lui, fido e silenzioso alleato.
    Vide la biondina battere in ritirata e trattenne una mezza risata. In genere, era quello l'effetto che faceva. Nessuno voleva realmente conoscere Xavier. Chiunque da lui non riceveva altro che un'occhiata fredda e spietata, di quelle che avrebbero potuto uccidere senza una parola. Ma la ragazza non sembrava essere dello stesso avviso del resto della popolazione mondiale e questo lo incuriosiva e stuzzicava le sue fantasie più recondite.
    Divertente ghignò, reclinando il pollice verso le proprie spalle, indicando l'uomo che prima stava con quella donna rifatta dalla testa a piedi. Sono certo che se gliene dessi la possibilità, ti farebbe sognare ammise con un occhiolino, non credendo minimamente in quelle parole. Quel viscido probabilmente non sarebbe stato in grado di soddisfare nemmeno se stesso, nemmeno con un ostentato buon lavoro di mano. Sbuffò quando lei si allontanò, colpendolo senza troppa forza, ma abbastanza per tenere catalizzata la sua attenzione.
    Ghost buono ammonì, notando come avesse snudato le zanne a quell'ipotetica minaccia. Non disse altro e come un'ombra, silenzioso e letale, la seguì fino ai bagni. Non erano malaccio, per trovarsi in un locale così scadente. Non erano nemmeno sporchi, si sentiva un certo profumo di fiori nell'aria, ma non ci fece troppo caso, materializzandosi -non letteralmente- alle sue spalle, sicuro e forte come un tronco ben piantato a terra.
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    Reggeva l'alcol piuttosto bene ed i drink andavano giù come acqua. Tuttavia non voleva esagerare, rischiando quindi di perdere qualsiasi forma di lucidità. Aveva ignorato la donna con superiorità, lasciando che fosse Ghost a fare le presentazioni al posto suo. Di solito era un acchiappa-figa niente male, piaceva a tutti e tutte nonostante non fosse poi così amichevole e più di una volta avesse azzannato il polpaccio di qualcuno che non gli piaceva. Ma con Maya sembrava diverso. Non si fidava, ma la tollerava. Sarebbe comunque bastata una mossa del padrone e l'animale sarebbe scattato, ma per il momento Xavier non ne aveva l'intenzione.
    Ignorò volutamente le sue insinuazioni, non incrociando il suo sguardo ed ostentando indifferenza nel mentre lei ordinava degli altri drink. Il Whisky venne ben presto depositato sul tavolo nei quattro bicchierini dal barista, timoroso di doversi scontrare con quei due che non gli ispiravano granché fiducia. E come dargli torto? Xavier era uno che amava torturare ed uccidere e che presto gli avrebbe incendiato il negozio, mentre la donna... aveva un non so che di inquietante e bastava guardarla per rendersene conto.
    Facendo quasi eco ai suoi movimenti, anche Xavier vuotò i suoi due bicchieri, sentendo l'alcolico bruciare piacevolmente in gola come presto sarebbero bruciate le pareti di quel pub, dopodiché con la coda dell'occhio osservò i movimenti della donna. Non la seguì, non subito, ma osservò ogni sua mossa con occhio vispo, senza perdersi nemmeno un movimento, rimanendo però inchiodato contro quello sgabello. Ci sa fare, eh? Domandò d'improvviso una voce che non riconosceva. Era l'uomo palla di cannone che prima si stava sbaciucchiando con l'esponente della chirurgia estetica. Ma sembrava aver abbandonato lei per posare i suoi occhi da maniaco sessuale su Maya, ben più naturale e sicuramente più bella. In effetti la rifatta stava fulminando ciccio con gli occhi, ma lui sembrava non curarsene. Xavier gli mise una mano sulla spalla con fare condiscendente, manco fosse il Re del mondo. Sì ma uno come te non la conquisterà mai. Guardati. Fai schifo. Quelle parole non le disse in un attimo di gelosia o protezione nei confronti di Maya che manco conosceva davvero, però lo divertiva troppo causare sofferenza agli altri. Quindi, si alzò con Ghost al seguito, lasciando il bambinone a leccarsi le ferite. Con movimenti precisi e svelti, andò anche lui in pista, evitando che tutti quei vecchi ubriaconi sporcassero i suoi vestiti con le loro volgari bevande. Non ballò. Xavier non ballava. Hai un pretendente commentò con una smorfia quasi divertita.
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    Gli occhi svegli ed intelligenti di Ghost erano fissi sulla donna che gli aveva parlato. L'animale inclinò la testa verso sinistra come se avesse capito perfettamente il senso di quelle parole e, cosa assurda, non si portò in posizione d'attacco né ringhiò, ma aspettò paziente che la mano di Maya si avvicinasse al suo grosso naso bagnato e gelido. Iniziò ad annusarla con molta attenzione ed il procedimento durò per circa cinque minuti, mentre sembrava che Xavier non si ricordasse nemmeno della presenza di quella donna. Era leggermente chinato in avanti, i gomiti sul bancone e le mani giunte come in preghiera. Aveva gli occhi chiusi e l'espressione disinteressata, ma ad un'occhiata più attenta si poteva capire che non fosse distratto, che stesse ascoltando tutto ciò che avveniva attorno a lui e che avesse i sensi all'erta. Era stato preparato per ogni evenienza, non abbassava mai la guardia nemmeno durante le lunghe notti. Alla fine, il lupo, avrebbe accettato docile le carezze della donna, scodinzolando appena, ancora un po' diffidente per quell'intrusione non prevista dei loro spazi.
    Solamente quando il barista gli pose davanti lo shot, aprì gli occhi e azzardò un'occhiata verso la sua nuova interlocutrice. Anche una persona come Xavier che guardava ben altre qualità nelle persone, tipo la capacità di squartare, doveva ammettere di essersi imbattuto in una figa spaziale. Ma ovviamente non lo disse, mantenendo la solita espressione... inespressiva. Offro io si limitò ad acconsentire, sollevando il proprio cicchetto e facendolo scontrare contro quello della donna, producendo un suono sordo che gli rimbombò nelle orecchie, sebbene fosse un semplice scontro di vetri. Buttò giù in un sorso il contenuto del bicchiere senza molta grazia, infatti notò lo sguardo impensierito del barista, preoccupato che si potesse rompere in mille pezzi. Quindi prese l'acquaviola e la buttò giù con calma. In effetti non era tra i suoi drink preferiti, ma era accettabile. Di solito Ghost è aggressivo con chi prova ad avvicinarsi. Lo disse quasi a mo' di presentazione, come se con quella frase avesse detto il proprio nome, età, lavoro e cose di questo tipo. Ma, a modo suo, voleva quasi essere un complimento.
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  8. .
    Xavier, oramai, faceva spola tra Denrise a Londra molto più spesso di quanto avrebbe voluto. Si annoiava ed uno che amava tortura ed omicidi, annoiato, non era un bene. Era da un po' che l'Acromantula non lo contattava per una missione o qualcosa del genere, ragion per cui era piuttosto frustrato. Era solito, la notte, alzarsi silenziosamente e scivolare come un'ombra nei boschi, seguito dal suo fedelissimo Ghost. In mano un coltello dal filo piuttosto tagliente. Doveva accontentarsi di smembrare piccoli o grossi animali, non poteva permettersi di mantenere un alto profilo, quindi gli abitanti erano fuori discussione, doveva stare lontano da loro. Avrebbe anche potuto chiamare Robert -ora che il wi fi ed i telefoni andavano a meraviglia- e legarlo ad un albero, lanciandogli contro coltelli sperando che avesse una mira abbastanza buona per non colpirlo. Ma come spesso accadeva, era occupato con qualche donna in quella catapecchia che chiamava casa, o meglio ancora in un sudicio bar, quindi non aveva altro di meglio da fare che andare a caccia, visto che il suo unico amico era troppo occupato per offrirsi gentilmente come puntaspilli.
    Quindi, come spesso accadeva, aveva preso il Galeone che faceva la tratta Denrise - Londra più volte al giorno, per quanti viaggi riuscisse a fare, vista l'esosa distanza. Ora, quel coglione del loro capovillaggio aveva anche distrutto l'unica possibilità di smaterializzarsi, perciò dovevano tutti accontentarsi di quelle navi troppo sporche e chiassose, cosa che a lui infastidiva. Era in piedi sul ponte ad osservare le stelle che ormai erano spuntate da un po' mentre ogni tanto il suo canelupo, silenzioso ai suoi piedi, lo colpiva con il muso al polpaccio per richiedere un po' di attenzione. In effetti era l'unico essere vivente che aveva il privilegio di farsi accarezzare con amore da lui. Ma l'ennesimo colpo dovette ignorarlo, siccome le luci sempre più vicine della città, gli dicevano che avrebbe dovuto prepararsi all'arrivo. Non si era portato molto, solamente alcune cose che aveva infilato in una delle sue tasche magicamente espanse. Aveva la bacchetta, il magifonino, una manciata di galeoni e poche altre cose. Finalmente attraccarono, quindi i due scivolarono lungo il ponte e poi al Porto, come se non fossero mai esistiti.
    Non ci misero molto ad arrivare a Diagon Alley, passando per il Paiolo Magico -che sembrava in fase di ristrutturazione- e quindi si ritrovò nella caotica Londra Magica.
    Camminò e camminò fino ad una viuzza buia, male illuminata dai lampioni che campeggiavano ad ogni tot distanza.
    Quindi vi si infilò assieme a Ghost e vi trovò sulla destra un bar. Appena entrò, vide che era in stile rustico, quasi tutto legnoso. Sarebbe stato divertente dare fuoco a quel posto con tutti gli avventori ancora dentro, ignari di tutto finché non fosse stato troppo tardi. Accarezzò docilmente la bacchetta con i polpastrelli. Ma prima si sarebbe concesso da bere.
    Quello che ha preso lei.
    Xavier si era accorto di quella donna e della noncuranza -verso gli altri- con cui aveva preso posto, costringendo persino una donnicciola, avvinghiata ad un uomo grosso come un bue seduto nello sgabello affianco a Maya, a spostarsi irritata. Che schifo, proprio che schifo. Non che a Xavier non piacesse il sesso, ma sicuramente quella coppia era male assortita. Aveva sempre una schiera di donne che cadevano ai suoi piedi quando voleva, ma non per questo era in grado di abbordare. Non aveva mai flirtato davvero. Non che gli interessasse flirtare, non per il momento. Ma accantonò il proposito di far incendiare il locale e prese posto sullo sgabello libero dall'altro lato di Maya rispetto a quello del panzone. Si posò con i gomiti sul bancone aspettando l'ordine, apparentemente disinteressato.
    Xavier MacLeòid

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  9. .
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    Xavier MacLeòid
    Porca puttana sbuffò alla notizia di ciò che aveva di rotto -aveva il sospetto qualcosa ci fosse, ma non era un medico e non avrebbe saputo esattamente dire cosa-. Ad ogni modo voleva tornare a casa, Ghost non era abituato a vederlo per così tanto tempo e per quanto fosse ben addestrato, aveva paure potesse combinare qualcosa, era pur sempre un canelupo cecoslovacco, un animale con forti istinti predatori e per quanto rispettare il suo padrone, non si poteva proprio dire lo stesso di chiunque altro si fosse trovato nelle vicinanze nel momento esatto in cui gli fosse venuto fame.
    Non che a lui interessasse, ma non voleva che qualche stupido denrisiano pensasse bene di vendicarsi, in sua assenza.
    Tutti quei pensieri, uniti ai ricordi della sua quasi morte e dell'aver sfiorato il punto di non ritorno, lo distrassero quasi completamente dal suo interlocutore, facendogli ignorare la sua presenza almeno per un po', anche se al momento non stava parlando, quindi non c'era niente da ignorare. Lo stava visitando e basta.
    Ehi, non mi parlare come se fossi un fottuto bambino. Di solito Xavier era imperturbabile e niente lo faceva visibilmente alterare, ma era anche umano e nessuno era immune ad un dolore di quella portata, anche se avrebbe dovuto imparare ad esserlo per la sua sopravvivenza e per quella dei suoi compagni. Certo, non che tenesse a loro ma i capi non sarebbero stati felici se qualcuno fosse stato catturato o fosse morto proprio a causa della sua bassa tolleranza. Sospirò, pregando non gli desse qualche palliativo, ma che iniziasse seriamente a lavorare.
    L'incantesimo che gli fece, fu abbastanza benefico.
    Ovviamente, visto il suo carattere di merda, non divenne un agnellino tutto cuoricini e bacini, tuttavia ebbe uno straordinario effetto calmante su di lui, soprattutto visto che il tempo fuori era splendido, aumentando quindi gli effetti dell'incantesimo. Okay, fa' quello che devi fare e poi lasciami dormire... per favore. Wow, se aveva usato una formula di cortesia proprio lui, l'incantesimo doveva essere andato alla grande.
    23 y.oPredoneDenriseAcromantula
  10. .
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    Xavier MacLeòid
    Xavier non aveva chiesto di essere curato, per lui poteva anche essere rispedito a casa, non gliene fregava proprio niente che la propria mano stesse sanguinando, né che si trovasse dinanzi a qualcuno che aveva solamente intenzione di curarlo, non di biasimarlo o quant'altro. Lui non aveva bisogno di nessuno, era completamente indipendente e se solo non fosse stato troppo debole, avrebbe tentato una smaterializzazione. Ma le forze non glielo concedevano.
    Ad ogni modo non poté evitare che delle sottili bende bianche e pulite andarono ad avvolgersi alla sua mano, colorandosi ben presto leggermente di cremisi ma fornendo un ottimo lenitivo contro il dolore che si era procurato. Le bende erano così morbide.
    Per qualche strana ragione sì, mi sento più rilassato... non so cosa tu mi abbia fatto. Ma ciò non significa che io voglia stare in questo postaccio protestò ancora, incrociando le braccia al petto e tornando a stendersi sul morbido ma asettico lettino. Ormai doveva rassegnarsi alle altrui cure, non poteva lottare ne andarsene senza risultare sospetto. Perché mai uno che era così tanto ferito, avrebbe dovuto desiderare di non essere curato? Quindi se ne stette buono, rilassandosi a tal punto da abbandonare il formale "lei" anche perché il medimago gli sembrava piuttosto giovane.
    Con la successiva mossa del guaritore, sentì che il dolore si attenuava leggermente, per quanto non scomparì, facendolo sentire meno sofferente e forse anche più incline a collaborare, per quanto potesse essere collaborativo un tipo come Xavier. Si sollevò un po' sui cuscini puntellandosi con i gomiti, fino ad assumere la posizione seduta, quindi osservò il medimago per la prima volta davvero. Era sì giovane, aveva dei profondi occhi azzurri e sembrava gentile. Se Xavier avesse davvero avuto un cuore, si sarebbe dispiaciuto e lo avrebbe trattato come meritava, ma non era niente di tutto ciò. Ora va meglio, fa meno male. Quei dannati mi avranno fratturato tutte le ossa imprecò, sapendo che in realtà molta era anche colpa sua, perché se non si fosse affiliato ad un'organizzazione pericolosa, sarebbe stato ancora sano e salvo.
    23 y.oPredoneDenriseAcromantula
  11. .
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    Xavier MacLeòid
    Xavier avrebbe volentieri spaccato qualsiasi cosa si trovasse nel suo campo visivo, tuttavia dovette accontentarsi di tirare quel pugno al muro, visto che le forze erano decisamente limitate.
    Si osservò il pugno. Le nocche erano sbucciate e macchiate di rosso, così come era macchiato di cremisi il muro probabilmente di cartongesso che era stato vittima della furia cieca di Xavier, che ora aveva un nuovo problema: ovvero la mano che bruciava come fuoco vivo e faceva dannatamente male, ma non lo avrebbe mai ammesso, soprattutto perché era appena entrato un medimago troppo fastidioso per i suoi gusti -non che avesse fatto qualcosa di male, il suo unico problema era l'essere entrato- e mai gli avrebbe detto che stava morendo dal dolore.
    Non mi dica cosa devo fare, costretta in questo posto del cazzo sbuffò il ragazzo, massaggiandosi le nocche con la mano sana, osservando il sangue. Lui amava procurare ferite, torturare ed uccidere, vedere il sangue scorrere dagli altrui cadaveri, forse avrebbe potuto usare questa sua perversione anche per sentire meno il proprio di dolore e magari goderne.
    Non lo so, io sono da sempre un fan della squadra Norvegese di quidditch, quindi ero allo stadio per poter vedere la finale. Poi all'improvviso si fece tutto buio, tutto incasinato e poco chiaro. Ho sentito un forte dolore in tutto il corpo ed ora sono in questo ospedale di merda portato da chissà chi. Negli anni, aveva affinato bene l'arte del saper mentire e per quanto potesse comunque continuare a risultare un vero e proprio dito in culo, riusciva comunque a risultare innocente, vista la naturalezza con la quale raccontava qualche cazzata. Ad ogni modo, mi fa male ovunque. Devono avermi rotto qualcosa quegli stronzi sputò fuori, innervosito dal doversi trattenere più del previsto.
    Ehi, ehi, che cazzo sta facend- la frase gli morì in bocca a seguito dell'incantesimo di Aaron. Sentì qualcosa dentro, qualcosa che stava premendo contro il suo malumore nel tentativo di spingerlo via, ma Xavier non aveva un cuore né tantomeno un'anima, quindi era difficile che da incazzato passasse ad essere felice, tuttavia l'incantesimo ebbe il benefico effetto di farlo smettere di urlare ed inveire contro Aaron, che non aveva proprio nessuna colpa.
    23 y.oPredoneDenriseAcromantula
  12. .
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    Xavier MacLeòid
    C'erano diverse cose da capire, una delle quali era: cosa ci faceva Xavier al San Mungo?
    La risposta era semplice: il giorno prima era quasi morto ed era stato portato al San Mungo da non sapeva esattamente chi, sicuramente i suoi compagni. Certamente non era stata una mossa saggia, visto che erano dei criminali che avevano appena ammazzato un importante capo auror e chissà quanti suoi sottoposti, ma sperava che nel casino generale, nessuno riconoscesse la sua faccia né quella degli altri. Anche perché era successo da pochissimo, quindi la notizia non doveva essere ancora troppo in voga, perciò se la sarebbe scampata.
    Si era risvegliato su di un lettino candido all'interno di una stanza di un bianco asettico, priva di qualsiasi personalizzazione. Aveva un'unica grande finestra che dava sull'esterno con delle tende che tendevano verso una strana sfumatura di azzurro, ma il ragazzo non vi si avvicinò neppure. A svegliarlo, era stato un raggio di sole che era caduto dritto per dritto sul suo viso, disturbando il sogno tormentato nel quale era caduto.
    Non si ricordava esattamente cosa avesse sognato, ma sapeva per certo che c'entrasse il padre defunto. Strinse i pugni lungo il corpo e scosse la testa, cercando di tirarsi su a sedere, ma si sentiva dolorante in ogni fibra del proprio essere e non si sarebbe stupito se avessero scoperto qualcosa di rotto o perforato, visto il caos che si era generato quel giorno durante la finale di Quidditch. Era stanco, addirittura spossato, non era sicuro che sarebbe riuscito ad alzarsi di lì molto presto... ma se il suo corpo era fisicamente inagibile, altrettanto non si poteva dire della sua mente. Odiava essere bloccato lì, odiava dover perdere tempo in quello stupido ospedale invece di continuare a perseguire il suo scopo, ovvero trovare chi aveva ucciso suo padre. Fece un ennesimo tentativo di alzarsi, ma quando subì un altro fallimento, preso dalla frustrazione colpì il muro con un pugno talmente forte da lasciarci diverse crepe.
    23 y.oPredoneDenriseAcromantula
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    Xavier MacLeòid
    La domenica mattina Xavier, come la maggior parte dei denrisiani, si svegliava di buon'ora.
    Quel giorno non aveva alcun tipo di missione in qualità di predone né in qualità di membro dell'acromantula, ragion per cui era potuto uscire di buon'ora per raggiungere la tranquillità del folto bosco che dominava a Denrise. Aveva chiamato il proprio Lupo Cecoslovacco, quindi si era diretto fuori dalla propria abitazione, con destinazione quella folta distesa di alberi dove avrebbe potuto allenarsi in tutta tranquillità.
    Aveva con sé uno zaino bello grande e refrigerato con dentro diversi grossi pezzi di carne per sfamare il famiglio all'evenienza e se eseguiva un suo comando correttamente, quindi arrivarono in una radura coperta da un cerchio di alberi e lì Xavier poté iniziare ad addestrare Ghost, anche se invero era già bravissimo, ma lui voleva di più... voleva la perfezione.
    Con un colpo di bacchetta, fece apparire uno stormo di uccelli che costantemente miravano ad attaccare il lupo, mentre lui doveva difendersi. Non avrebbe fermato l'incantesimo finché non avesse atterrato tutti i nemici, quindi considerandolo abbastanza autonomo, si avvicinò ad un albero che aveva un ramo basso quel che bastava da arrivarci flettendo le braccia. Le avvolse attorno al ramo e si issò, sedendovisi a cavalcioni. Era forte e muscoloso, ma voleva senza dubbio di più. Proseguì la sua scalata fino ad una decina di metri da terra, quando venne attirato da un trambusto diverso da quello provocato da Ghost che cercava di proteggersi dagli uccelli. Buttò uno sguardo in basso e vide il proprio cane addosso a qualcuno... o qualcosa. Aguzzò lo sguardo e si accorse che quel "qualcuno o qualcosa" altri non era che un cane. Ma che cosa ci faceva lì un cane? Come ogni volta, il famiglio aspettava il segnale di Xavier prima di combinare qualcosa di irreversibile, come l'uccisione della sua preda. Era un lupo addestrato ad uccidere, non un innocuo quadrupede giocherellone. Con un paio di balzi, i piedi di Xavier toccarono il suolo. Fischiò. Vieni qui, Ghost. Gli ordinò, infastidito. Flipendo sussurrò, puntando la bacchetta verso il suo stesso famiglio. Ti avevo detto di non distrarti lo ammonì, mentre l'altro si leccava le ferite causate dal suo stesso padrone.
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    Xavier MacLeòid
    Ghost gli camminava affianco silente lungo le strade di Diagon Alley, mentre si avvicinava alle Vie en Rouge. Dopo aver riconsegnato i soldi ad Alyce, si era ripromesso di non mettere più piede in quel posto, eppure si trovava ormai in prossimità dell'ingresso, non aveva idea del perché.
    Il night era una delle sedi dell'acromantula, organizzazione in cui lui era entrato sia perché vi era stato tuo padre prima di lui, sia per vendicare la morte di quest'ultimo, ucciso da qualche auror inetto incapace di fare il proprio lavoro. Non che avesse chissà quale rapporto affettivo con lui, ma era l'unica figura di riferimento che davvero avesse mai avuto, quindi in qualche modo doveva vendicarlo.
    Entrò nel locale, venendo pervaso dall'odore del sangue, uno degli odori che prediligeva di più al mondo e che lo facevano sentire a casa. Sogghignò e si diresse su un divanetto, pronto a rilassarsi e passare del tempo sebbene non molto di qualità, preferiva passarlo a bordo della propria drakkar.
    Stava scrutando la sala con i suoi freddi occhi calcolatori, quando si imbatté in un volto noto, per lui, anche se non riusciva bene a capire dove lo avesse già visto. Era una donna dai lunghi capelli rossi e gli occhi chiari. Si concentrò un attimo finché un'altra immagine si sovrappose a quella della persona seduta pochi tavoli più in là. Ma come aveva fatto a non pensarci prima? Era la sorella di quella ragazza con cui era stato di cui non ricordava il nome ma sapeva essere dolce fino al diabete. Si era divertito con quella ragazzina, l'aveva usata e non se ne pentiva minimamente, anzi se ve ne fosse stata l'occasione, lo avrebbe rifatto. Qualcuno, nella sua famiglia, lavorava al Ministero, quindi era un ottimo aggancio per avere informazioni ed eccome se lei gliene forniva, stupida com'era. Una volta ottenute, però, l'aveva mollata senza pensarci due volte, pregno di disinteresse per un essere così inutile, una molle ameba che gli faceva schifo. Anche il suo lupo cecoslovacco si ricordava di lei evidentemente, dal momento che si destò andando ad avvicinarsi alla donna, mentre Xavier si limitò a fissarla con espressione glaciale.
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    Xavier MacLeòid
    Xavier non aveva la minima idea del perché stesse seguendo quella ragazza, ma forse anche lui voleva una distrazione dalla noia profonda che gli provocava quell'isola ed Elisabeth non pareva la solita ragazzina frignona che gli cadeva subito ai piedi come capitava con la maggior parte delle londinesi con le quali aveva a che fare.
    Lasciò stare qualsiasi discorso, trovandolo inutile, e continuò a seguirla in religioso silenzio, desiderando essere in qualsiasi altro posto meno che quello. In una bella sala delle torture si sarebbe sentito decisamente più a suo agio, visto che non sapeva minimamente interfacciarsi con le persone, men che meno con le ragazzine. Non che avesse qualche problema, ma aveva vissuto la maggior parte della sua vita isolato ed aveva imparato a bastarsi. La sua unica compagnia era quella del proprio lupo cecoslovacco che, almeno, non parlava.
    Non cadrò. Faccio questo da tutta la vita commentò semplicemente, stringendosi nelle possenti spalle. In effetti la sua seconda casa erano i grandi alberi della foresta Eterea e dei monti di Denrise, così alti che non finiva mai di esplorarli, usandoli anche per allenarsi. Adorava la solitudine che garantiva quel luogo.
    La osservò dall'alto allontanarsi, guardandola finché non raggiunse il laghetto, spogliandosi e rimanendo in bikini. Non ammirò il suo corpo e le sue forme come avrebbe fatto qualsiasi ragazzo, anzi i suoi occhi la guardavano senza in realtà vederla, perso nella propria mente. Quel bosco era molto simile a quello in cui avevano ucciso il padre, quegli stupidi e viscidi auror, incapaci di fare il loro lavoro. In quattro contro uno, erano stati quasi messi al tappeto dall'ex membro dell'acromantula che ormai giaceva morto da qualche parte. Xavier aveva giurato vendetta, per quanto il suo legame con l'uomo non fosse di affetto. Era l'unica figura che più si avvicinava -anche se vagamente- a qualcuno cui voler bene.
    Con un balzo, scese dall'albero senza ferirsi grazie ad un repentino molliate che lo fece atterrare con morbidezza senza subire i contraccolpi. Da lassù, perlopiù, aveva notato quel piccolo paradiso naturale, un luogo ideale per trovare qualche pietra preziosa, quindi decise che ci sarebbe andato. Si incamminò in quella direzione e non ci mise molto ad arrivarci, fermandosi sul bordo ed osservando il bagaglio della ragazza abbandonato e successivamente lei stessa a galleggiare sebbene l'acqua non fosse troppo profonda. In un attimo anche i suoi vestiti finirono a terra, mettendo in mostra il suo corpo scolpito. Non si era spogliato per mettersi in mostra, però, semplicemente per tuffarsi in acqua poco dopo. Lo specchio d'acqua si infranse sotto le sue mani unite. Si tuffò con molta più eleganza di quella che si sarebbe potuta dire vista la sua massa, ma successe. Leggero come una piuma, bucò il laghetto e si appiattì sul fondo. L'acqua era limpidissima e riusciva a vedere qualsiasi cosa, compreso il corpo della ragazza che galleggiava poco più su. Era allenatissimo a restare in apnea, quindi passarono lunghi minuti prima che riemergesse. Quando successe, era molto più in là rispetto al punto di immersione, precisamente dall'altro lato del lago, posato ad uno scoglio. Afferrò la pietra con entrambe le mani e si sollevò, risalendo e salendo davanti all'ingresso di una caverna misteriosa, avviandosi ignorando completamente l'altra, dimostrando il suo grande disinteresse.
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