Il mio miglior amico è un cane

Evrard&Xavier

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  1. Evrard Boyer
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    40 anni - Purosangue - Pozionista - Acromantula
    ★ ★ ★
    La strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni.
    Era una domenica mattina e la sua giornata non aveva in programma alcun incontro con ospiti di vario genere e varia natura, a differenza di tutte le altre settimane precedenti durante le quali aveva dovuto svolgere molte importanti faccende e concludere diverse alleanze. Non che non ne fosse orgoglioso, anzi: la sua vita era fatta per il potere e questo era solo uno dei tanti pezzi utili per costruire l’intero puzzle, che avrebbe dovuto essere riunito in lui. Si sentiva un po' come il dio dei cristiani, uno e trino, immanente, onnisciente. Non mancava, quindi, di grande autostima (troppa a dire della player).
    Ma cosa avrebbe potuto fare? Non aveva altre pozioni di cui occuparsi, quindi, poteva anche passare un po' di tempo con Chivas, il suo cane da compagnia, il suo migliore amico, si direbbe. Era l’unico ad aver conosciuto affetto da parte della sua persona: non accarezzava neanche le donne che si scopava, che si fotteva senza pietà, solo per un soddisfacimento puramente personale. Di loro non gliene poteva importare di meno. Che si soddisfacessero da sole. Lui non avrebbe mai dato piacere ad una donna, ma era convinto che fossero loro a dover servire l’uomo.
    Vestito elegantemente come al suo solito, con panciotto, giacca e cravatta, pantaloni di alta sartoria, cappello a bombetta e bastone, buttò un lungo fischio puntellato di pause per richiamare il suo animale domestico.
    - Chivas! Vieni qua. – disse. Il cane arrivò prontamente, scodinzolando, forse consapevole dell’intenzione del suo padrone. Lo attaccò al guinzaglio e lo prese tra le sue braccia: vivendo a Londra, non avrebbe potuto raggiungere uno dei pochi luoghi in cui poter stare tranquillo, la foresta a ridosso dei cancelli di Hidestone, così, si smaterializzò con Chivas. Atterrarono all’ingresso della distesa: Evrard si guardò attorno. Il silenzio regnava sovrano. Staccò il guinzaglio e lasciò il suo cane libero di scorrazzare, che mando via con una pacca affettuosa sul manto.
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    Xavier MacLeòid
    La domenica mattina Xavier, come la maggior parte dei denrisiani, si svegliava di buon'ora.
    Quel giorno non aveva alcun tipo di missione in qualità di predone né in qualità di membro dell'acromantula, ragion per cui era potuto uscire di buon'ora per raggiungere la tranquillità del folto bosco che dominava a Denrise. Aveva chiamato il proprio Lupo Cecoslovacco, quindi si era diretto fuori dalla propria abitazione, con destinazione quella folta distesa di alberi dove avrebbe potuto allenarsi in tutta tranquillità.
    Aveva con sé uno zaino bello grande e refrigerato con dentro diversi grossi pezzi di carne per sfamare il famiglio all'evenienza e se eseguiva un suo comando correttamente, quindi arrivarono in una radura coperta da un cerchio di alberi e lì Xavier poté iniziare ad addestrare Ghost, anche se invero era già bravissimo, ma lui voleva di più... voleva la perfezione.
    Con un colpo di bacchetta, fece apparire uno stormo di uccelli che costantemente miravano ad attaccare il lupo, mentre lui doveva difendersi. Non avrebbe fermato l'incantesimo finché non avesse atterrato tutti i nemici, quindi considerandolo abbastanza autonomo, si avvicinò ad un albero che aveva un ramo basso quel che bastava da arrivarci flettendo le braccia. Le avvolse attorno al ramo e si issò, sedendovisi a cavalcioni. Era forte e muscoloso, ma voleva senza dubbio di più. Proseguì la sua scalata fino ad una decina di metri da terra, quando venne attirato da un trambusto diverso da quello provocato da Ghost che cercava di proteggersi dagli uccelli. Buttò uno sguardo in basso e vide il proprio cane addosso a qualcuno... o qualcosa. Aguzzò lo sguardo e si accorse che quel "qualcuno o qualcosa" altri non era che un cane. Ma che cosa ci faceva lì un cane? Come ogni volta, il famiglio aspettava il segnale di Xavier prima di combinare qualcosa di irreversibile, come l'uccisione della sua preda. Era un lupo addestrato ad uccidere, non un innocuo quadrupede giocherellone. Con un paio di balzi, i piedi di Xavier toccarono il suolo. Fischiò. Vieni qui, Ghost. Gli ordinò, infastidito. Flipendo sussurrò, puntando la bacchetta verso il suo stesso famiglio. Ti avevo detto di non distrarti lo ammonì, mentre l'altro si leccava le ferite causate dal suo stesso padrone.
    23 y.oPredoneDenriseAcromantula
     
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  3. Evrard Boyer
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    40 anni - Purosangue - Pozionista - Acromantula
    ★ ★ ★
    La strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni.
    Cosa cazzo stava succedendo?! Perché il suo cane guaiva come se fosse stato violentemente attaccato?! Tendendo l'orecchio verso il suono, Evrard si avvicinò a passo svelto al punto in cui Chivas era stato attaccato da uno stormo di uccelli o, almeno, così gli sembrava all'inizio.
    - Fottuti volatili! - imprecò, non proprio sottovoce.
    Raccolse rapidamente la sua bacchetta e la puntò sullo stormo.
    - Glacius! - disse con fermezza e un gelido raggio fuoriuscì dalla sua bacchetta colpendo, senza troppe cerimonie, gli uccelli inferociti, congelandoli a mezz'aria. Non si preoccupò che potessero cadere pesantemente sul terreno.
    Ma, una volta che l'ostacolo fu rimosso, Evrard si rese conto che non erano i volatili, bensì un grosso cane ad attaccare il suo alano.
    - Za! Za! - urlò, battendo i piedi sul terreno e scagliando il suo bastone contro quel lupo, cercando di spaventare l'animale che, tuttavia, sembrava non voler allontanarsi. Fortunatamente, prima che potesse tirare fuori la sua bacchetta, un ragazzo sbucò d'un tratto, saltando da un albero su cui si era appollaiato. Cosa stava facendo lassù?! Era sicuramente il padrone di quel cane, che ora il pozionista sapeva che il suo nome fosse Ghost. Un bel nome, davvero, ma poco consono a quella bestiaccia che, più che un fantasma, sembrava un gorilla assetato di sangue.
    - Chivas, vieni qui, bello! - chiamò a sé il suo cane, ferito e piagnucolante. Gli accarezzò la testolina: aveva una ferita sul muso, gocciolante di sangue, ed altre lungo il corpo.
    Puntò la punta della bacchetta su ogni ferita e con qualche Epismendo guarì ogni danno, fino a quando il pianto di Chivas non si calmò, seppur non del tutto.
    Era contento che quel ragazzo avesse punito il suo cane bastardo.
    - Potresti attaccarlo? Non vorrei accadesse di nuovo una scena del genere! - affermò, con tono ammonitore. Chiunque avesse preso un cane, avrebbe anche dovuto saperlo educarlo e addestrarlo, cosa che lo straniero non sembrava aver saputo fare con quel Ghost.
    Raccolse il suo bastone da passeggio che aveva lasciato cadere a terra, per la prima volta senza alcuna premura.
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2 replies since 23/11/2021, 20:47   69 views
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